La Bilancia NeraQuest C

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  1. Historia
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    Magistra Vitae

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    Il legno della vita


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    Harumi afferrò l'asciugamano portole dal maggiordomo e si deterse il sudore che le imperlava il viso, per poi passare al collo e alle braccia. Il suo allenamento mattutino con la spada si era fatto più intenso dopo il duello in arena contro il rappresentante della Nebbia, sotto l'occhio attento di entrambi i kage. Il suo maestro nella Villa le aveva insegnato tutte le basi della scherma e la giovane era autonoma nella sua routine, perciò si era sorpresa nel vedere Antares osservarla chi sa da quanto, comparso silenziosamente come suo solito. Grazie. Accettando il panno offerto, rinfoderò la wakizashi dalla lama lucida. Dovere. Ah, signorina Harumi, è arrivata una lettera per lei. La ragazza alzò lo sguardo, curiosa. Doveva essere quello il vero motivo della sua presenza lì. Sulla busta campeggiava il sigillo dell'Accademia. Aveva tutta l'aria di essere una missiva ufficiale, quindi l'aprì senza indugio. In effetti si trattava della convocazione per una missione, di cui però non era fornita alcuna informazione. Increspando le labbra, si rivolse al maggiordomo con voce cortese, ma ferma. Per favore, avvisa Diogene-sama che mancherò per un po'.

    Il variopinto gruppo di genin, che contava almeno un esponente per ciascun Villaggio, stava seduto con malcelata impazienza ad ascoltare i versi declamati da una donna di una bellezza eterea e sfuggente, come i suoni a cui dava vita pizzicando delicatamente le corde del suo shamisen. Personalmente ad Harumi quell'atmosfera rilassante non dispiaceva, e trovava invece un peccato che non fosse stato servito loro del tè per apprezzarla a pieno. A spezzare l'incantesimo bastò però un singolo, innocente, petalo di ciliegio. Allo strumento musicale fece posto la spada, agli haiku parole di guerra. Già, erano ninja in procinto di partire per una pericolosa spedizione in fin dei conti, non annoiati cortigiani radunati per apprezzare l'arte e conversare sulle ultime mode dei daimyo.

    La jonin della Nebbia non si dilungò nelle spiegazioni, comunicando loro il minimo indispensabile. Quella mancanza di dettagli fu notata da tutti i presenti, i quali non avrebbero perso tempo a colmare tali lacune tramite una serie di puntuali e serrate domande mirate al nocciolo del problema. Non per niente erano i migliori genin che i quattro Villaggi potessero offrire al momento, a sentire loro. La giovane, dal canto suo, non era sicura di potersi annoverare a buon diritto tra di loro, ma non era più neppure una novellina. Le sembrava passata una vita da quando, salvata da un fine orribile, era giunta ad Oto. Per una serie di coincidenze, fortunate o sfortunate a seconda dei punti di vista, era stata accolta a Villa Mikawa, di fatto adottata da quello che sarebbe divenuto da lì a poco il nuovo capovillaggio. Ed ora si trovava lì, sapendo di dover dimostrare tanto ad Oto quanto a Diogene di non essersi sbagliati quando avevano visto qualcosa in lei.

    La kunoichi rimase in silenzio mentre veniva assegnato alla Vipera del Suono il compito di parlamentare con i locali. Quel soprannome era più che meritato, ma non solo per il suo legame con i serpenti. La sua lingua era biforcuta, anche fisicamente in effetti, e piuttosto acida, pronta all'ira e accondiscendente solo con i potenti, e a volte neppure con loro. Insomma, la peggiore opzione disponibile quando si trattava di contrattare. Tuttavia, questo valeva ad Oto. Forse, trovandosi in un altro contesto, rivestita di una responsabilità non indifferente per la buona riuscita della missione, avrebbe sostituito al veleno il miele. Harumi sospese il giudizio sulla neo consigliera, attendendo di vederla all'opera, ma aveva un brutto presentimento.

    Le sorprese, tuttavia, non erano finite. Un anziano signore, incredibilmente arzillo per la sua età, li mise in guardia verso una possibile perdita della memoria. Ancora, la jinchuuriki non lo interruppe, ma assottigliò gli occhi, sospettosa. Era chiaro che stavano nascondendo qualcosa, una precauzione tale non si prendeva senza un fondato sospetto. Accettò la lettera, riponendola immediatamente nella tasta interna del corpetto, al sicuro. Matatabi, hai sentito? Un brontolio sordo dentro la sua testa da parte del nekomata, che prese come un segno d'assenso, la tranquillizzò. Qualsiasi cosa li aspettasse nella foresta, sapeva di poter contare sul Nibi.

    Appena giunti nelle sale dell'Accademia c'era stato poco tempo per le presentazioni e i saluti, ma erano riusciti a scambiarsi almeno i convenevoli di rito. Quando Fudoh l'approcciò, la giovane socchiuse gli occhi a mezzaluna, sforzandosi di ricordare gli eventi lontani a cui si riferiva. Ma certo! Sì, mi sono portata a casa un grazioso carillon quella volta...è stato divertente! Soprattutto considerando che aveva passato metà del tempo a riposare di fianco a Diogene e l'altra metà a risolvere indovinelli come ad un gioco a premi, senza rischiare attivamente la vita come la maggior parte degli sventurati coinvolti. Io sono Harumi! Piacere di rivederti Fudoh, spero che andremo d'accordo! Glissò elegantemente sui nomignoli affibbiati ai suoi colleghi, di cui più o meno intuiva l'identità, anche perché la sua attenzione fu attratta da un ragazzo con un occhio coperto dal coprifronte della Nebbia. Youshi-kun, sono contenta di averti al mio fianco questa volta. Harumi gli sorrise in un modo che avrebbe fatto arrossire più di un adolescente. Guardami le spalle, d'accordo?

    Un trattamento simile, anche se meno esuberante perché li incontrava per la prima volta, riservò agli shinobi di Suna e di Konoha, entrambi circa della sua stessa età, o forse appena più giovani. Il mio nome è Harumi, mi affido a voi. Fece loro un piccolo inchino, dimostrandosi affabile. Matsumoto le diceva sempre che la prima impressione è importante, ma se c'era una cosa in cui si era scoperta brava era andare d'accordo con le persone. Abbastanza sconcertante, viste le sue esperienze infantili. L'unica con cui difficilmente sarebbe andata d'accordo in quella stanza era proprio l'altra ragazza, di Oto per giunta, ma lì il problema dipendeva più dalla consigliera che dalla portatrice del Due Code. Hebiko-san. Un cenno del capo appena abbozzato e un educato saluto distaccato sarebbe stato il massimo che la Vipera avrebbe ottenuto, a meno che non fosse lei la prima a rivolgerle la parola. Non correva buon sangue tra le due da quando lei aveva insultato Diogene, il quale non solo era il kokage del Suono, ma anche il custode di Harumi. La kunoichi si augurò che collaborare non risultasse troppo complicato, per il bene di tutta la squadra.

    Una team in effetti ben nutrito, quasi troppo per una missione all'apparenza così banale, come ebbe modo di notare una volta che fossero stati congedati dalla loro referente. I suoi compagni avevano fatto delle domande interessanti, che sperava avrebbero permesso di chiarire almeno alcuni punti, mentre lei si era limitata ad osservarli e a guardare in giro, con un fare che avrebbe ricordato a qualcuno quello di un gatto curioso. La prima ad aprire bocca fu Hebiko, la quale rimarcò la raccomandazione dell'uomo di non aprire assolutamente la lettera se non in caso di necessità. Non aveva detto niente di sbagliato, ma il tono con cui lo impose, unito ad una non velata minaccia, irritò il sensibile Tokugawa. Harumi gli si avvicinò, sfiorandogli il braccio per tranquillizzarlo. Youshi-kun, Hebiko-san si è espressa male, ma ha ragione, quella lettera è una sorta di assicurazione sulla vita. E poi ancora, dopo averne ascoltato la proposta. Buona idea! Magari quando saremo vicini alla meta potremmo scriverci sull'interno del braccio leggi la lettera, così nel caso non ne capissimo il senso a causa della perdita della memoria per prima cosa la apriremmo... Dovrei avere un pennarello indelebile da qualche parte... Si mise a cercare nella sacca porta oggetti, lasciando che gli altri nel frattempo ne discutessero. Ne approfittò anche per estrarre una mappa del continente, non troppo dettagliata a causa della scala, ma con diversi appunti aggiunti a penna. Intanto direi di studiare l'itinerario. Direi di fare una piccola pausa qui, prima di inoltrarsi nel bosco, in modo da essere freschi. Per ogni evenienza. In ogni caso prima di uscire si sarebbe recata da chi di dovere, chiedendo la carta più aggiornata del Paese dell'Orso a loro disposizione.

     
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