La Bilancia Nera

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  1. ~Cube
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    Il Fiore Lupo

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    La Bilancia Nera
    Parte II






    La donna tramutò la sua vetusta ma non per quello meno affascinante Katana nuovamente nello Shamisen, e ad ogni domanda che i giovani Genin posero alla Jonin un rintocco di quel strumento musicale così raffinato risuonò nel piccolo giardino interno all’Accademia.

    Alle domande di Fudoh di Kiri su come era organizzato esattamente, o meglio su come avvenivano gli scambi commerciali tra quella comunità dispersa nelle foreste del Paese dell’Orso e l’Accademia la donna rispose, dimostrando una superficialità eccessiva, soprattutto considerando il suo grado: - Non ne ho idea – fu la risposta disarmante – Per la questione potenze straniera, o organizzazione, di base la escludo. Nel caso peggiore ruberebbero i carichi, di certo non ucciderebbero o sostituirebbero i lavoratori di quella regione. Estrarre e lavorare quel legname è un’arte unica e tramandata oralmente da generazioni. Una volta persa verrebbe dimenticato anche il modo in cui produrre il Legno Vivo. Diciamo che sono in grado di far valere il loro peso professionale, e di conseguenza contrattare bene al tavolo con l’Accademia. Comunque avete il vostro contatto in quel paese, lui è conoscenza di dettagli a me ignoti. Io sono la vostra responsabile in quanto vi precederò in una missione al Paese dell’Orso. Forse è collegata alla vostra, forse no… Chi lo sa. – nuovamente risuonò un rintocco dello shamisen. Le domande di Hebiko-sama furono più pratiche, dirette al nocciolo della questione – Questa Katana e questo Shamisen - la Kakita distinse bene i due oggetti, quasi come se fossero effettivamente due entità distinte – Sono costituti di legno vivo. Il fodero della mia Katana sarebbe in grado di spezzare il migliore acciaio del Ferro, e questo Shamisen intona note dalla squisita dolcezza. Ci sono pochissimi posti conosciuti in questo modo dai cui alberi si può trarre il Legno Vivo, ed esso è fondamentale per la costruzione di armi, oggetti e quant’altro di fattura eccezionale. Il Raibuuddo è in grado di moltiplicare la forza del Chakra, lo amplifica come una cassa di risonanza. E fino ad oggi è stato un vantaggio che solo noi Accademici abbiamo avuto. Dunque è fondamentale, consideri questo. Non ho idea di cosa non può trattare o cosa può trattare. Lei è una Consigliera… Mi auguro che sappia fare il suo mestiere e improvvisare a dovere quando si troverà davanti al problema. – di nuovo un rintocco musicale e di nuovo una terza risposta – Il Machete serve per evitare di rovinare il filo delle vostre armi. La foresta è fitta e potreste trovarvi parecchio in difficoltà. Ho preferito abbondare con le provviste ed è per quello che di fatto avete scorte a sufficienza per tutti voi. – alla domanda di Satoru la donna non rispose, in fin dei conti aveva già risposto al Foglioso indirettamente riferendosi con Hebiko.

    La Kakita sbuffò alla comparsa del Jonin anziano. Non se lo era dimenticato, semplicemente non l’aveva detto – Vecchio Saito, sei troppo premuroso. L’avrei detto a breve…– fu l’unica sua risposta. Invero il Jonin della Foglia esprimendosi verso tutti i presenti rispose, senza dare però informazioni concrete- No, non vi dirò il motivo del perché vi ho consegnato questa lettera. Tenete a mente solo le mie parole. Nessuno di voi ha pensato che più informazioni, più collegamenti una persona conosce più probabilità ha di dimenticarsele? Meno ricorderete, meno dimenticherete… visto che non sapete. – un sorriso comparse sul suo volto e con quella frase a dir poco enigmatica si sarebbe voltato, e incrociando le mani dietro la schiena con un passo lento, quasi fastidioso si sarebbe incamminato scomparendo di fatto in mezzo ai corridoi dell’Accademia. E allo stesso modo, dimostrando una grazia ricca di anni di esperienza, la Kakita si alzò da terra piegando flebilmente le proprie ginocchia per darsi la forza necessaria ad alzarsi e ruotendo lo sguardo in direzione opposta ai Genin si limitò ad un breve commiato: - Vi voglio vedere qui, a missione terminata. Possibilmente tutti interi, giovani Ninja. L’Accademia ha bisogno di voi, mai quanto come in questo periodo. – I più attenti di loro avrebbero notato che né la Katana né lo Shamisen erano presenti. Erano semplicemente scomparsi.

    Il viaggio non avrebbe riservato alcun genere di sorpresa. E a parte la lunga camminata che sarebbe spettata ai Genin sarebbero arrivati a Hagumi nei giorni stabiliti. Il luogo che gli avrebbe atteso non sarebbe stato nulla di straordinario. Un semplice villaggio con poco più di una cinquantina di case, ovviamente in legno, e una lunga strada battuta che divideva a metà il paese. In quella via avrebbero notato la presenza della locanda, e allo stesso tempo di qualche struttura essenziale: un piccolo commissariato, un emporio, un barbiere e quello che sembrava a tutti gli effetti un ambulatorio medico.

    Tuttavia i loro sguardi di certo sarebbero stati attratti in una direzione ben diversa rispetto a quella del villaggio. Davanti a loro infatti si presentava la Foresta della Vita, Inochi no Mori. Una distesa infinita di verde, di alberi secolari, fitta come le maglie che componevano un vestito nuziale. Bellissima e tremendamente inquietante. Perché se si scendeva con lo sguardo gli alti alberi e le loro fronde coprivano il cielo e impedivano alla luce di arrivare in basso.

    La Foresta della Vita era anche la foresta dell’oscurità.




    Comunque appena sarebbero entrati all’interno della locanda non ci avrebbero messo molto a incrociare il loro contatto. Avrebbero visto un omaccione, alto quasi due metri con la barba lunga fino a metà torace, e dai muscoli delle braccia talmente sviluppato che praticamente faticavano ad entrare nella camicia a quadri neri e blu. Quel tizio era proprio quello che aveva la fascia rossa sul braccio. Il petto sporco, villoso e lo sguardo truce erano indizi che si trattava di un vero falegname, di quelli sudati. E di conseguenza di quelli seri. Ai suoi piedi appoggiava un’ascia, grande quando una gamba e strani intarsi correvano lungo quell’arma. Ai Ninja non restava che avvicinarsi.
     
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