All'Ombra di SareshigamiFudoh, Yato, Akira & Hoshi

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  1. -Hidan
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    All'Ombra di Sareshigami


    I


    Erano passati cinque anni, cinque lunghi anni da quando avevo fatto la mia prima conoscenza con le Armi di Iwa.
    L'apparizione di quello che era chiamato lo Spettro dei Miracoli aveva sconvolto una piccola cittadina a confine tra Taki e Konoha, Tsuya. Un uomo in maschera con uno strano ombrello che appariva nelle notti di pioggia, camminando sulle gocce di pioggia: la Mansuetudine di Hayate. L'inviato della Setta era lì per scoprire cosa stava succedendo in quel paese, ed in effetti, un'oscurità si muoveva nelle profondità di quel posto.
    I Cremisi erano stati molto vicini a prendere possesso del Gashadokuro, uno scheletro di 50 metri in grado di assorbire la vita da tutto ciò che si metteva sulla sua strada, utilizzandola poi per immani attacchi di un'energia devastante. Fu lì che ero intervenuto, insieme a tanti altri ninja, e lì avevo capovolto la situazione. I Cremisi avevano sostituito molti abitanti di Tsuya, alcuni degli eredi del sangue di Pangu, con dei cloni dei guerrieri Kijin, mentre un jonin di Taki aveva spezzato il rituale che aveva ingabbiato il Gashadokuro. Solo l'intervento dello Scriba del Mondo e della sua Divinità Proibita permise a me e agli altri accademici di capovolgere la situazione.
    L'Arma venne distrutta e l'energia vitale dello Scriba del Mondo creò un'enorme albero. Il Culto di Sareshigami da quel giorno prese ancora più forza.

    Dopo cinque anni, però, la pace di quel piccolo luogo venne nuovamente turbata.
    Omicidi e rapimenti. E non casuali. Gli stessi abitanti rapiti dai Cremisi anni prima erano i protagonisti di quelle sventure.
    Il caso non poteva influire in tutto quello.

    Fu per me una questione personale, quando ricevetti la lettera dell'Accademia.
    Ero legato a quel posto. Era lì che Pangu aveva deciso di donarmi il Simbolo del Vuoto, e solo il mio cuore sapeva quanto quel gesto avesse influenzato la mia vita. Seppur lontanissimi eredi, con solo una goccia di sangue dello Scriba del Mondo e della Regina dei Mari, dovevo mettere fine a quella storia.

    Fu così che giunsi poco fuori la città di confine. Quasi avevo scordato quanto fosse grande... Esclamai, osservando l'albero Sareshigami in lontananza, prima di notare due figure a poca distanza di me. Uno era Fudoh, lo strambo medico barbone di Kiri, da poco promosso di grado dopo i fatti dell'Abete. L'altro ninja, invece, un ragazzo moro a me sconosciuto ma con un coprifronte di Konoha.
    Atterrai, saltando da un albero, vicino a loro. Buonasera ragazzi, immagino che sarete due dei tre ninja chiamati ma... Dov'è il Rosso? E' da tantissimo tempo che non lo vedo! Esclamai. Complimenti per la promozione, Fudoh, adesso forse potrai permetterti una casa. E te... Saresti? Bingo. Incominciai a ridacchiare. Tu sei Yato Senju?! Ahahah! Non ci posso credere, il destino ultimamente è veramente fantastico con me... Non ci crederai, ma Kensei aveva appena inviato un corso a Konoha per te... Ti informava che sarei venuto a cercarti, per una questione. Inoltre mi aveva informato di te anche il nostro amico Kaguya in comune, il mercenario... Sorrisi. Sulla strada ho ricevuto la missiva accademica, quindi direi che non ci sarà più bisogno di alcuna lettera. Incrociai le braccia. Ti parlerò di questa faccenda successivamente. Io sono Akira Hozuki. Mi presentai. E hai letto bene, sono io l'Akira dei rapporti che avrai letto. Ho fatto parte dei ninja che hanno distrutto il Gashadokuro cinque anni fa, insieme al Rosso, tra l'altro. Ero ancora un genin, all'epoca... Per quanto riguarda ipotesi o suggerimenti, posso solo pensare che le vicende siano collegate. Le persone uccise o rapite, sono le stesse persone che all'epoca vennero rapite dai Cremisi e sostituite con alcuni cloni. Dei contenitori per i guerrieri Kijin, che avrebbero dovuto proteggere l'attivazione dell'Arma di Iwa. Per fortuna di tutti, riuscii a scoprire il loro piano, e limitai al massimo la presenza di questi cloni durante lo scontro finale. Presi fiato, ripensando ai fatti successi. Non so cosa stia succedendo e perché, ma non permetterò che altre persone soffrano per una guerra non loro.

    Fu allora che, nelle prossimità del villaggio, che un grido di aiuto attirò la nostra attenzione. Un'aggressione, ma qualcosa di strano echeggiava in quelle parole. A nessuno dei chunin sfuggì. Certo che dobbiamo andare a vedere. Nel caso di problemi, state dietro di me. E con quelle parole, presa la posizione più avanzata, entrammo a Tsuya.
     
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