Il Mistero del Fabbro

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  1. Febh
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    Č colpa tua. Ratty

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    Il Mistero del Fabbro


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    La Fucina di Meku

    Il laboratorio di Meku si trovava a Konoha, questo sapevano i pochi sufficientemente ricchi o ben ammanigliati, che in genere lasciavano un messaggio in una casella postale anonima e attendevano risposte o inviti. All'interno di questa člite, un'ancor pił piccola frazione di persone, meno di venti, conosceva l'esatta posizione della sua fucina e residenza, e la complessa trafila necessaria a raggiungerla. Sfruttando dei Doton e chissą quale altra diavoleria, Meku si era assicurato che chiunque volesse contattarlo dovesse prima entrare nel villaggio, quindi uscirne e poi rientrare seguendo un preciso percorso fino alle pendici del monte dei Kage. Qui, bussando sul muro, ma solo dopo aver percorso la strada corretta, avrebbe ottenuto l'apertura di una botola a breve distanza, con ripidi scalini che portavano nella sua dimora. Avendo studiato a lungo con lui, ovviamente per Raizen rammentare la procedura era poco pił che una formalitą facilmente dissimulabile se avesse voluto nasconderla al suo accompagnatore, e inoltre sapeva bene che quel meccanismo era automatico: che Meku fosse presente o meno, la fucina avrebbe aperto la sua porta...salvo poi trovare le mura interne del tutto sigillate in caso di assenze del proprietario.

    I gradini erano come li ricordava, ripidi e stretti, ma era passato molto tempo dall'ultima volta che era passato di lą...o forse solo alcuni mesi, se per caso la fucina era il luogo in cui Meku aveva ucciso il Raizen Originale, la cui anima opportunamente dislocata era trasmigrata nel corpo del clone reale. A camminare piano, le scale procedevano per quasi venti minuti nelle viscere della terra, con le pareti ben illuminate da moderne lampade a risparmio energetico (un tempo erano buie, si doveva essere aggiornato) e il pavimento era pulito e intonso, come se nemmeno la polvere osasse disturbare l'alacre lavoro del Fabbro Immortale. Raggiunsero l'anticamera, un mero cubo di roccia ben illuminato e discretamente riscaldato, decorato unicamente da una singola statua di un Oni sulla parete opposta a quella da cui erano arrivati, e nessun mobile nč altre uscite. Normalmente Meku usava i Doton per creare di volta in volta i mobili che gli erano utili, e oltre quelle pareti dall'aria solida, ma mobilizzabili grazie a semplici ninjutsu, si trovavano gli altri ambienti di quella fucina. Nessuna voce li accolse, nč percepirono presenze negli immediati dintorni. Nessuno era in casa.

    Ma qualcosa di forse irrilevante venne notato dall'Hokage, che ben conosceva quei luoghi, qualcosa che stonava terribilmente con quella situazione. Meku era un maniaco della pulizia, che si sincerava che nemmeno una singola particella di cenere o fuliggine sporcasse il pavimento del suo laboratorio, mentre nell'angolo alla sinistra era chiaramente visibile un mucchietto di cenere (meno della punta di un cucchiaino) con un lungo capello nero vicino, di origine ignota. Nessun suono, nessuna macchia, solo quel capello e quel minuscolo grumo di polvere nell'angolo di quel terreno compatto e immacolato.
    Normalmente la fucina di Meku era divisa in sei o sette stanze che lui spostava con i Doton per farle combaciare o separare secondo le necessitą, altre volte le lasciava affiancate e spostava solo i muri separatori, ma in generale usava le statue dell'Oni presenti in ogni ambiente come una sorta di interfono, e ora nessun rumore giungeva da essa. Come potevano procedere?
     
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