Il Mistero del Fabbro

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    Alcolici e Minorenni


    III







    Fece spallucce alla richiesta di Akira.

    Non sapevo come funzionassero questi interfoni, pensavo che gli ambienti fossero sigillati, invece sono semplici condutture.
    Poco eleganti per Meku invero.


    La voce però non tardò a rispondere.

    E chi cazzo parlava con te impicciona?

    Rispose rapido come una frustata, fin troppo avvezzo agli scontri verbali di quella risma, se prima la ragazza l’aveva intimidito per via della reazione causata ad Akira ora l’aveva incuriosito, era da un po' che non vedeva qualcuno che parlasse la sua stessa lingua.
    Stava per fare un passo avanti con l'espressione di chi aveva la negoziazione già in tasca che la stanza si riempì di sangue ad una velocità impressionante, saturando addirittura l’aria con quel suo tipico odore stomachevole.

    Boahhh, che schifezza, ti credo che poi ti resta addosso questo odore.

    Aveva deglutito più di una volta nel tentativo di ritardare un conato, riuscendo a restare al limite per parlare solo quando Midorinaka gli commentò i capelli.

    Ah si?
    Li preferivi prima?
    Devi aver ammirato a lungo i volti degli Hokage.
    Ma quindi non ho chances di conquistarti ora?


    Mise su una faccia ostentatamente triste per qualche secondo.
    Durante quella giornata sembrava che i capelli fossero i protagonisti, ovunque andasse arrivavano prima loro, ed era certo che per qualche tempo la cosa sarebbe andata avanti, se non altro era positivo che lo reputassero una figura sufficientemente levata da stonare con una zazzera simile.
    Al termine degli sproloqui della Kenkichi comunque Raizen avrebbe inspirato a lungo, era abbastanza semplice vedere nella sua fronte una vena perdere volume, terminato il suo piccolo mantra avrebbe fatto qualche passo verso la ragazza puntando in realtà al topolino che le versava da bere.
    Se gli fosse stato permesso avrebbe preso la boccetta del sakè e l'avrebbe annusata qualche secondo agitandola leggermente. Era tiepida, e non era un buon segno, il sakè veniva scaldato solamente in assenza di aromi più delicati e pregiati, quando era necessario far emergere dal cuore quelli più intensi di modo che se ne potesse notificare la presenza, rispetto a ciò che i veri maestri sapevano fare quello era poco più di uno sciacquabudella adatto a pasteggiare in un triste bancarellino in centro, non in periferia, questo poteva concederglielo.

    Quindi, sei chiusa da due ore in dieci metri quadri a cercare di sbronzarti con il più scadente dei Sakernello, con un topo a farti da maggiordomo, e la prima cosa che dici è lasciatemi in pace?
    Che vita di merda.
    Finita la bottiglia per passare il tempo inizierai a piantarti dei chiodi sotto le unghie?


    Si, la sua espressione era proprio quella di qualcuno che la commiserava.

    Senti qua, tutti abbiamo fretta, ma se rilasci questo schifo che hai fatto alla stanza posso farti portare del sakè vero, non di quello che si paga quattro spicci alla sagra di paese, ma di quello che viene regalato quando ti serve un favore, quel cadavere con la lingua secca di Meku non sa cosa sia la gratitudine, quando per il tuo lavoro vieni pagato tanto nessuno mette un extra e se lo fa non si impegna di certo affinché questo resti memorabile.
    Se vuoi solo un secchio per affogare i ricordi invece… beh, di sicuro non è il riso che ti serve.
    Poi ce lo beviamo in due perché questo kiriano è fatto d’acqua e lo sprecherebbe, e nel mentre ti facciamo vedere quanto il mondo è colorato fuori da questo buco.
    E credimi, nessuno lo sa meglio dell’unico Hokage che si è fatto annunciare con uno spettacolo metal.
    Non vorrai farmi credere che avevi l’intenzione di passare una settimana chiusa li dentro, spero.


    Gli porse la bottiglietta con una smorfia.

    Così magari ci dici cosa combinava Meku qui dentro quando sei arrivata e magari anche un resoconto su di lui in generale, se sai che è qui è probabile che tu sappia qualcosa in più su di lui rispetto a noi.
    Hai solo da guadagnarci.
    Ah, Raizen Ikigami, comunque.


    Avrebbe teso la mano se lei avesse mostrato segni di accondiscendenza, tralasciato per il momento il fatto che la sua presenza e le sue azioni lì erano sospette a prescindere da tutto. Se non avesse avuto nulla da nascondere, visto che il suo riposo le era tanto caro e non sapendo chi fossero loro due, poteva tranquillamente aspettare che magari, come tanti altri, se ne andassero, invece aveva pensato subito a difendere la sua posizione per renderla lecita, magari per timore d'esser scoperta.
    Inoltre, doveva davvero aspettare un intera settimana all’interno di quella stanza praticamente murata?
    Certo si era liberata facilmente, ma perché tutta quella fatica a nascondersi se poi lei stessa rivelava così la sua posizione?
    Per quanto brava a distruggere il muro infatti non pareva avere lo stesso talento a ricostruirlo se aveva fatto uso del sangue per sigillare l’ambiente, cosa che l’avrebbe portata ad interagire con qualsiasi scocciatore fosse giunto durante la settimana, e considerando gli affari in sospeso di Meku potevano essere scocciatori parecchio testardi.
    Se non avesse accettato la serata proposta da Raizen con un sospiro avrebbe tentato l'ultima via.

    Beh, se il tuo unico problema è che lui non faccia ritardi a questo punto stai pure seduta, noi ci facciamo in giro nella casa e vediamo se c'è qualcosa che ci interessa.

    E senza attendere risposte, di cui non necessitava, avrebbe iniziato a far fluire il chakra verso la mano destra, avvolgendola di potenti scariche elettriche, mentre si dirigeva verso una delle pareti non ancora esplorate.
     
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