Fuoco e Vendetta

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  1. Waket
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    III



    Avrebbe potuto ascoltare le avventure del Kaguya per giorni. Ed il Kaguya stesso non si sarebbe stancato nel raccontare in ogni dettaglio. Aveva un'aura incredibilmente positiva tutt'intorno a lui, che contagiava chi gli stava vicino. L'incredibile immaginazione di Youkai inoltre gli permetteva di immergersi in modo tutto suo nelle avventure raccontategli. Non aveva idea di cosa fosse un armadillo, ma aveva un guscio e persino un intero villaggio sopra di esso. Feng inoltre fu d'aiuto con i suoi consigli da veterano: non c'era un vero modo per prepararsi ad un viaggio, poteva solamente addestrarsi ad affrontare ogni possibile evenienza. Forse non era il più rincuorante dei consigli, soprattutto considerando com'era la situazione degli ultimi anni, le probabilità di incontrare qualcuno di pericoloso erano sempre altre. Ma il suo consiglio lo avrebbe aiutato a capire che poteva sempre trovare una soluzione se avesse avuto sufficiente adattabilità. Ed era un'ottima strada da percorrere per un giovane chunin dalla fervida immaginazione. La birra, oltre a migliorare l'aspetto della sua chioma, avrebbe sicuramente aiutato anche in questo contesto.


    Gli adulti avevano iniziato a parlare, e gli argomenti erano generalmente troppo noiosi per Youkai, la cui attenzione non riusciva ad attecchire, distraendolo con l'aiuto del suo taccuino. Almeno fino a che qualcosa non gli faceva rizzare le orecchie, facendolo così intervenire. Feng sembrò apprezzare di buon cuore. Raizen... forse un po' meno. Il rosso boccheggiò un paio di volte, incerto su come ribattere. No, non gli ho detto segreti... Portò le mani dietro la schiena, calciando qualche sassolino con lo sguardo basso. Aveva evitato di dirgli del suo vuoto un po' perchè era ancora in fase sperimentale, un po' per gli effetti devastanti durante il suo primo utilizzo, che seppur non fossero interamente dovuti al Vuoto, c'era un rischio non insignificante di perdersi nuovamente nel suo spazio sicuro, e lasciare al suo posto un guscio vuoto avido di energia. "Non fidarti di nessuno" era più facile a dirsi che a farsi per uno come lui.

    Il Kaguya sembrò aprirsi, seppur leggermente restìo all'idea, condividendo così informazioni a lui care, con la promessa che in breve Raizen avrebbe fatto lo stesso. Un gesto di fiducia per un bene più grande. Forse, fosse stato più coraggioso e maturo, Youkai avrebbe potuto aiutare entrambi fin dal principio a stabilire un saldo accordo con una solida base di fiducia e rispetto, ma per com'era ora, veniva ancora troppo distratto da faccende personali per poter davvero ragionare a mente fredda, ed era ancora fin troppo ingenuo per poter comprendere con il solo sguardo chi fosse degno di fiducia e chi stesse cercando di manipolarlo. Forse un giorno sarebbe stato un ottimo mediatore.

    Raizen decise di spostarsi in un modo più appropriato per due shinobi del loro calibro. Youkai sussultò allegro quando vide apparire il dragone, osservandolo rimpicciolirsi con stupore. Non avrebbe avuto tempo per chiedere nulla o solo provare a toccarlo, che l'Hokage avvolse il suo braccio intorno a lui, alzandolo di "peso" (probabilmente una soffiata di vento un po' più forte del solito sarebbe riuscita a fare lo stesso), ed il ragazzino vide che il Colosso si mosse verso il precipizio del monte, iniziando ad agitarsi. Si-SignoR RAIZEN! La strada è DALL'ALTRA- Oh? A quanto pare non erano in caduta libera, e l'Hokage non aveva perso la testa. Un trucchetto che aveva sicuramente usato per fare bella figura con l'ospite. E aveva fatto l'errore di mostrarla al ragazzino più curioso di tutta Konoha, che lo avrebbe molestato fino allo sfinimento per conoscerne tutti i segreti.


    Si accomodarono nell'elegante ufficio del Kage, chiedendo a Youkai di occuparsi del vino. Il rosso portò le braccia dietro alla schiena, cercando di assumere la sua posa professionale, parlando anche con un tono leggermente diverso dal solito. Non per mancarle di rispetto, ma il mio amico credo apprezzi di più la birra. In ogni caso... Zompettò verso la cantina, dove i vari consigli di Hitomi ronzarono nella sua testa, molto confusi. Ricordava bene di dover descrivere la bottiglia nel più meticoloso dei modi, e di offrire annate più vecchie a seconda dell'importanza dell'ospite. Mise in un secchiello colmo di ghiaccio due bottiglie di vino e tre lattine di birra che aveva recuperato nel frigo del personale. Dopo essersi schiarito la voce, presentò la prima bottiglia, tenendola tra le mani con eleganza. Questa è una bottiglia verde con l'etichetta azzurra di una barca, quindi è stata fatta in mare. Il vino è di colore... Stappò la bottiglia, versandone un po' in uno dei calici posti sul tavolo. Giallino. E ha le bollicine come la soda. Il sapore non lo so, perchè il signor Raizen non me lo fa bere. Questa invece è una bottiglia blu con l'etichetta di una tigre. Oh, uh. Non credo ci sia davvero una tigre all'interno. E il colore penso sia rosso. Avrebbe stappato anche quella se nessuno lo avesse fermato. Queste invece sono lattine di birra con un kirin disegnato sopra. Ce le ha sempre il signore che vende ramen qui vicino, ed in Amministrazione la bevono un sacco di persone, quindi penso sia buona. Sarebbe rimasto in piedi, da bravo camerierino improvvisato, fino a che non avesse avuto modo di servire Feng, prendendo poi posto in una delle poltroncine.

    Youkai tornò tranquillo, il posto era cambiato ma i discorsi erano tutto sommato simili. Sembrava discretamente interessato alla questione di questa ragazza: non era di certo un medico, ma avrebbe dato tutto se stesso per poter salvare qualcuno. Si alzò per raggiungere l'Hokage, parlandogli nell'orecchio per evitare di rivelare un segreto che Raizen non voleva rivelasse. Forse potrei mettere in stallo l'anima della signorina finchè non riuscite a curarla? Propose, incerto. Voleva fare qualcosa, e non restare con le mani in mano, almeno in una situazione simile. Sarebbe tornato poco dopo al suo posto, quieto... Almeno fino a che non vennero nominati gli Uzumaki. Nell'Accademia. Forse coinvolto in un inganno che aveva portato alla morte di centinaia di innocenti. Sarebbe affondato sulla sedia, incerto su cosa pensare. Non avrebbe interrotto i due se non interpellato, e stavolta, seppur sembrasse comunque distratto, lo era per motivi ben diversi, pensando e ripensando a cosa potesse essere successo e se davvero il clan da cui proveniva ormai faceva parte di una categoria di persone targate come "i cattivi".
     
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