Lo spadaccino e la kunoichi dalle iridi ametistaWest Gate e dintorni

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  1. Shinodari
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    Y Danone
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    La Via del Guaritore


    Intro




    Quando pensi che il passato non possa più tornare.
    Quando pensi che i ricordi non possano più ferirti.
    La storia non ammette tregua.
    Il flusso degli eventi è destinato a ripetersi.



    Non saprei dire se fu il fato a guidarmi o una semplice coincidenza. Mi ero ritrovata nelle vicinanze del cancello occidentale, immersa nei miei pensieri.
    Ko mi volava accanto in silenzio, sfruttando il leggero vento che si era alzato da qualche minuto.
    Qualcuno mi oltrepassò di corsa, sembrava avere una certa fretta. Lo seguii con lo sguardo, per poi ridirigerlo in direzione dell'ingresso.
    Feci cenno al cucciolo di seguirmi, mentre acceleravo l'andatura.
    Oltre il cancello, a poca distanza dalla base delle mura, un gruppo di guardie si trovava accanto al corpo di un giovane. Era disteso al suolo, la schiena in contatto con il terreno.
    Che è successo? Domandai loro, avvicinandomi al corpo esanime.
    Uno degli shinobi si voltò nella mia direzione, aveva un'espressione interrogativa sul volto.
    Chi siete? Non è uno spettacolo per voi. Stiamo aspettando la squadra medica, dovrebbe essere qui a momenti. Osservò in tono secco.
    Non me la presi, il tempo trascorso lontano dal villaggio aveva cancellato il mio ricordo. Non potevo pretendere che si ricordasse di me.
    Shinodari Kazekumo... Jaku? Non sembrava sortire alcun effetto Ninja medico di grado chunin, se mi lasciate passare posso controllare le sue condizioni. Aggiunsi, fronteggiando lo sguardo dell'altro.
    Avete un documento che attesti la vostra... Si interruppe. Uno degli altri colleghi gli stava dicendo qualcosa. Sebbene il timbro di voce fosse volutamente basso, non era un ostacolo per chi, come me, aveva un udito sviluppato.
    Shinodari... bla bla... ex... bla bla... ex... bla bla... Decisamente troppi ex, sospirai E' arrivata... bla bla... Il drago... bla bla...
    Ragazza ninja, non è che muore prima te lo lascino curare? Osservò Ko, fissando il giovane.
    In effetti non è che avesse tutti i torti.
    Se non è un problema, io mi occuperei di lui, mentre voi continuate a scambiarvi informazioni sul mio conto. esordii assumendo un'aria angelica, facendomi strada per raggiungere il mio paziente.
    Mi sedetti sui talloni per osservarlo meglio. Chiunque fosse stato il responsabile, non c'era andato leggero. Ad una prima occhiata, sembrava che la maggior parte delle ferite presenti avessero smesso di sanguinare.
    Mi concentrai nel fermare il sanguinamento di quei brutti tagli attorno ai polsi e alle caviglie, lasciando fluire il mio chakra curativo per rimarginare le parti lese.


    Successivamente mi focalizzai sul flusso di chakra e sull'entità dei danni inferti al corpo. Era privo di conoscenza, probabilmente un sonno indotto, da quanto potevo dedurre in base alle mie capacità di analisi. Abrasioni, ematomi, probabili ossa incrinate, ferite di varia profondità e quella scritta, che marchiava la parte corpo dal petto fino a poco sopra l'ombelico.
    Oto no Akuta... Mi sforzai di non pensarci, dovevo mantenere il sangue freddo.
    Fra quanto arriverà la squadra medica? Domandai, senza voltarmi nella loro direzione.
    Supponiamo a breve. Potevo attendere e lavorare in team con gli altri guaritori, probabilmente sarebbe stata la decisione più sensata. Non era in pericolo di vita, ma uno spostamento senza le dovute cautele poteva far precipitare il quadro clinico. D'altra parte quella frase incisa sulle sue carni, non doveva essere motivo di spettacolo. Andava rimosso da quella posizione. Quello che potevo fare per lui, ora, era di togliere il marchio prima che si risvegliasse, prima che quelle parole lo infamassero più del necessario. Purtroppo le notizie si sarebbero sparse fin troppo rapidamente. E io non potevo sapere se lui fosse consapevole di quella scritta. Ai drammi psicologici ci avrei pensato in un secondo momento.
    Non intendo aspettare la squadra medica in questo posto di passaggio. Esordii con un tono di voce, che non ammetteva repliche. Mi servono dei volontari, che mi aiutino a trasportare il ferito in un luogo più riparato. Aggiunsi, mentre riversavo il chakra curativo nelle zone più critiche, assicurando di non causare danni durante lo trasporto.
    Le guardie non sembravano entusiaste all'idea. Non potevo dar loro torto.
    Me ne assumo tutta la responsabilità. Mi alzai in piedi e mi girai, fronteggiandoli. Non intendo lasciarlo qui un istante di più.
    Ma non... Ancora una volta nuovi bisbigli attirarono la mia attenzione.
    Lei è l'allieva di “quella” persona. Quale persona? Che stai dicendo? Come quale...Bla Bla...Non ti dice niente? Non può essere... Un improvviso pallore comparve sul volto dello shinobi reticente, lo vidi indietreggiare, un riflesso condizionato più che vero timore, ma ebbe il sangue freddo di recuperare lucidità nel giro di pochi istanti.
    La mia sensei era solo un nome, una storia che si stava perdendo nel tempo. Un giorno sarebbe stata dimenticata, ma, per chi aveva vissuto il periodo di transizione, non era così facile dimenticare la sua eredità.

    Mi feci aiutare a trasportarlo nella loro guardiola, stando attenta che nessuno facesse movimenti bruschi, mettendo a rischio le cure effettuate per stabilizzarlo. Per il momento l'ospedale non era un'opzione.
    Lo feci adagiare sulla branda e con la massima cautela gli sfilammo le scarpe, che poggiamo sul pavimento ai suoi piedi; successivamente la parte superiore dei vestiti irrimediabilmente compromessi, lasciandolo a torso nudo. L'equipaggiamento lo adagiammo in un angolo. Osservai con un certo disappunto il resto dell'abbigliamento indossato, che violava ogni possibile norma igienica. Le scelte possibili erano solo due, ma rimandai la questione all'arrivo della squadra medica, sperando che avessero un camice sterile da far indossare al giovane.
    Sgombrai il tavolo, poggiandoci sopra la mia attrezzatura. Aprii il contenitore e presi un flacone di disinfettante per sterilizzarmi le mani. Per sicurezza. Poi rovistai alla ricerca del materiale che mi sarebbe servito.
    Glissai sul rispondere al motivo del perché andassi in giro con un kit di pronto soccorso nello zaino. Non avevo esattamente l'aspetto di un medico.
    In altre circostanze si sarebbe trattato di pura casualità. Quel giorno avevo scelto scientemente di portarlo, essendo intenzionata a fare un giro nelle zone più problematiche.

    Le guardie, che mi avevano assistito, tornarono al loro posto, con l'avviso di farmi raggiungere dalla team medico.
    Ko si era acciambellato sopra una delle sedie, il muso reclinato, gli occhi socchiusi.
    Nell'attesa di procedere alla rimozione delle cicatrici, mi riconcentrai sulla cura. Agii sulle zone più critiche, cercando di risanare dove potevo arrivare con le mie sole forze, per evitare che collassasse durante l'operazione. Era stato fortunato, si era spinto al limite e aveva rischiato di non tornare più indietro.
    Non potevo fare l'impossibile, una volta risvegliato, avrebbe dovuto restare a riposo per un po'. Una breve degenza in ospedale poteva essere una soluzione, per rimettersi rapidamente in sesto, sebbene non fossi sicura sul consigliare una tale ipotesi. Ancora dovevo comprendere appieno le dinamiche interne ed esterne della struttura.

    L'incontro con il team medico mi chiarì alcuni dubbi. Il giovane si chiamava Tasaki Moyo, un chunin, otese di adozione, che aveva sfidato a duello il Mizukage.
    Déjà vu... ma questa volta potevo intervenire, questa volta non sarebbe morto nessuno.
    Avevano prestato le prime cure allo shinobi, ma era stato imposto loro di non risvegliarlo. Ed erano stati testimoni impotenti dello sfregio sul corpo esanime dello sconfitto.
    Almeno gli era stata risparmiata quella umiliazione.
    Prima o poi avrebbe saputo: non oggi. Al suo risveglio non avrebbe avrebbe trovato alcuna cicatrice.
    D'accordo non era il luogo ideale, ma il gruppo di supporto aveva l'equipaggiamento necessario per renderlo il più sterile possibile. Dovendo agire in ambienti esterni all'ospedale, dovevano essere abituati a scenari ben peggiori.
    Dopo aver controllato i parametri vitali ed esserci sincerati che il paziente non fosse cosciente, iniziammo l'operazione.
    Procedetti con l'incisione della prima cicatrice. I tessuti sottostanti erano lesi, il taglio era sceso in profondità. Mentre i miei colleghi tenevano sotto controllo la lacerazione utilizzando le arti mediche, iniziai a ricucire gli strati di tessuto con il filo di chakra, partendo da quelli più in profondità risalendo fino alla superficie. Se funzionava per un arto amputato, sarebbe servito allo scopo anche in questo caso. Ogni volta stavo attenta a far combaciare le estremità, che venivano rimarginate con il chakra curativo. Un lavoro lento, scrupoloso, senza margini di errore.
    Esegui la procedura per le restanti scritte.
    Non mi resi conto del tempo che passava.
    L'operazione terminò senza complicazioni. Lavorare in team aveva i suoi vantaggi.
    Mi sentivo esausta e non faticavo a credere che lo fossero anche i miei colleghi.
    Un ultimo sforzo per sistemare tutto e poi ci saremmo potuti concedere qualche attimo di riposo.
    Riempii un bollitore e misi a scaldare l'acqua su un fornelletto, che si trovava su un ripiano del locale. Recuperai dei bicchieri, non mi aspettavo di trovare un servizio di tazze in fine porcellana. Servii il tè a tutto il gruppo: avevamo bisogno di bere qualcosa di caldo.
    Ancora una volta glissai sul perché mi portassi dietro una scatolina con la mia fragranza preferita.
    In realtà la risposta sarebbe stata fin troppo banale: adoravo quell'aroma.
    Sorseggiando la bevanda, compilai la mia parte di rapporto, che consegnai loro.

    Li salutai con un inchino formale. Sarei rimasta io a vegliare sul giovane.
    Una volta che avesse ripreso conoscenza, avrei valutato il trasferimento in ospedale.
    Avvicinai la sedia accanto alla branda. Ko dormiva placidamente.
    Tasaki aveva indosso il camice ospedaliero ed un lenzuolo lo copriva fino al petto.
    Il respiro era regolare, i parametri vitali nella norma. Il riposa l'avrebbe aiutato a riprendersi.
    Il riposo... una parola così allettante.
    Chiusi gli occhi.
    Solo per un istante... o così credetti...






    Off Topic
    Essendo una free, sono andata molto a sentimento.
    Ho sfruttato l'aiuto del team medico, che era stato chiamato per supervisionare lo scontro tra Tasaki e il Mizukage. Ho supposto che fossero preoccupati per le condizioni di salute di Tasaki. Ho semplicemente ritardato il loro arrivo al Gate e ho considerato che il Mizukage non fosse più presente alle mura.
    Tasaki non ha recuperato tutto, ma quello consentito dalle abilità mediche. La scritta è stata rimossa con un'operazione. Non era esattamente il luogo adatto, ma Shinodari ha operato in condizioni peggiori.
    Non penso sia un problema, in quanto la free non pregiudica il suo completo recupero per altre giocate.





     
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5 replies since 24/9/2021, 08:05   140 views
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