Il tè tra gli Spettri

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    Il Volto del Tennin



    "Alla sera della vita
    ciò che conta...

    c'è solo l'odio."

    Capitolo 1 - L'incontro tra gli Spettri


    Ne era passato di tempo da quando avevo di nuovo varcato le soglie del Mondo. Da quando ne avevo assaporato il Freddo; ricordandomi del suo dolore. Del calore che potevano trasmettere alcuni momenti vissuti in quel villaggio. Avevo preso quel tempo per riflettere. Per capire il significato delle Torri che mi si ergevano intorno e del motivo per cui la Divina Provvidenza mi aveva portato di nuovo in quel mondo. Per giunta, servendosi delle mani di un teppista come pochi altri. “Per portare il fuoco” - mi ero risposto diverse volte, mentre cercavo di tracciare le linee di ciò che sarebbe diventato molto più che un semplice piano. Certo, restare ad Ame a guardare le formiche che si muovevano lontano sotto i miei piedi poteva sembrare molto divertente. Vedere il loro modo di fare. Di scorrere della vita. Capire il motivo che spingeva così tante persone a respirare. A sopportare. A far finta che tutto andasse bene nonostante i mille problemi e le tantissime difficoltà.

    Ero un po’ come loro. Minuscolo. Insignificante. Almeno in quel momento. Non potevo ottenere ciò che desideravo; non nel mio stato attuale. Non da solo. Anche in collaborazione con entità antiche quanto il mondo stesso e potenti come il Diavolo che ogni cosa divorava, non mi restava che osservare e cercare di riprendere la forza e le energie che ero riuscito a ottenere molto tempo prima. - “Di sbarazzarmi dell’eredità lasciatami…” - pensai ricordandomi di Kiri e di ciò che quel putrido villaggio, miscuglio di nebbia, fango e cemento, mi aveva fatto. Sarebbe arrivata anche la sua ora. Né ero certo. Le Fiamme avrebbero coperto il mondo nel suo intero, divorando il Continente in un sol boccone. Distruggendo ciò che era stato costruito. Seminando odio al posto dell’amore. Posizionando il rancore sopra alla comprensione. Spingendo la madre contro la figlia e mettendo un fratello contro un altro. Proprio come avrei desiderato.

    No. Non sarei stato io a spingere quel mondo nell’Abisso, da cui Demoni e Mostri sarebbero giunti sostituendo il popolo del mondo e rendendolo un posto migliore. Non sarebbe nemmeno stato Il Flagello, con il suo modo spensierato, diretto, potente… Sarebbe stata l’Umanità stessa a sopperire. Ne ero certo. Intrisa di ipocrisia oltre ogni limite. - E’ arrivato il momento, - pensai ergendomi in piedi vicino al limite della torre da cui si vedeva la terra distante diverse decine di metri. Non potevo essere solo nella mia lotta contro il mondo rivenuto, costruito da divinità che dopo averlo impostato se ne sono dimenticate. Da quelle che avevano preferito rinchiudere i loro confratelli nel Buio, pensando che le Stelle Danzanti non sarebbero mai rivenute alla luce.

    - Sciocchi, - sbuffai. C’era una sola persona nel mondo che desideravo vedere. Quella che mi aveva aiutato. Amato. Odiato. Non sapevo se era ancora viva, ma tanto valeva espormi. Tentare. Provare. Del resto, prima o poi il mondo sarebbe comunque venuto a conoscenza di chi fossi. Avrebbe scoperto la mia identità. Mi avrebbe dato caccia, come molti anni prima per mano dei falsi Mizukage.

    Quello stesso giorno mi recai sulla frontiera del Paese del Fuoco, in una piccola cittadina dove, sicuramente, non ero un ricercato e dove, sicuramente, non avrebbero mai capito chi fossi davvero. Usando una semplice illusione sul volto, lo modificai rendendolo diverso nei lineamenti e nelle forme, giusto per prendere qualche precauzione e scongiurare i pericoli. E quello stesso giorno una lettera dunque partì da una delle cittadine sulla frontiera tra Konoha e Ame verso Kiri. Con un corvo, come sempre. Con un sigillo normale. Niente di accademico. Niente che potesse destare sospetto in un normale atto di comunicazione Kiri - Konoha. Perché tra gli alleati ci si parlava, o no? Quello stesso giorno tornai ad Ame, tra i miei rifugi e dimore, a continuare la mia vita di fantasma e spettro, nell’Oscurità, aspettando la rinascita del Fuoco.

    La lettera sarebbe giunta all’indirizzo della casa di Etsuko, laddove me la ricordavo (e io me la ricordavo abbastanza bene, dovevo dire), il giorno dopo l’invio, tempo necessario affinché il corvo compisse il viaggio. Il chunin kiriano avrebbe trovato il corvo con la missiva sul davanzale della casa e, prendendo la lettera in mano, avrebbe ben presto scoperto che non si trattava di una missione (strano, no?). Tutt’altro. Sembrava quasi… una lettera d’amore? Leggermente piegata. Accuratamente profumata. Sulla parte esterna si notava benissimo la scritta “A Etsuko Akuma… con amore estremo…”, quasi come se la missiva fosse stata inviata da un fan del chunin kiriano.

    Aprendola, tuttavia, la prima impressione del chunin sarebbe, forse, stata leggermente diversa:

    “Etsuko Akuma,

    Per un incontro con il Passato…
    Per un incontro tra Amanti…
    Per un tè tra gli Spettri…

    Ti aspetto…”


    A quelle brevi righe seguiva la data d’incontro, l’ora e, ovviamente, il luogo espresso in precise coordinate geografiche, risalenti a uno dei tanti vicoli di Ame. Di quelli bui. Dove i segreti nascevano e restavano; e da dove nulla sarebbe potuto fuoriuscire, a meno che i partecipanti a quell’incontro tra gli spettri non avessero voluto fare in modo contrario.

    A quel punto, ricevuta la missiva e le informazioni che essa conteneva, la palla sarebbe passata a Etsuko: recarsi ove dichiarava la lettera o restare a casa e aspettare la visita dei Fantasmi ritornati da un passato nemmeno troppo lontano?

     
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    il Tè Tra Gli Spettri

    fugaci incontri



    Cupe le notti, da troppe sere ormai.

     un baratro senza fondo e lui lì, al bordo del precipizio. il corpo sporto in avanti e l'irrefrenabile voglia di lasciarsi andare. di gettarsi, nell'abisso di cui non vedeva la fine per raggiungere forse un piccolo sentore di libertà.

    molti dicono che in questa notte qualcosa di straordinario avvenga, un cancello si apra tra il mondo dei vivi e quello dell'ultraterreno. non si sa di preciso da quanto tempo questo avvenga nè il perchè, tanto che miti e credenze si fondano circondando di arcano mistero lo scoccare della mezzanotte.

    I Celtici lo chiamavano Samhaim. A quanto pare, durante questa festa, che rappresentava il Capodanno celtico, la credenza riteneva possibile un contatto tra mondo dei vivi e mondo dei morti, era dunque un momento magico di annullamento delle distanze spazio-temporali, in cui tutto poteva succedere. In effetti, è un po’ ciò che accade nel Dia de Los Muertos.

     è il momento Etsuko... ora o mai più. è giunta l'ora!

     Shinjutsu stazionava dietro il kiriano ai margini delle desolate lande dell'afflizione, lì dove le anime si lanciavano nel vuoto divenendo quello che il destino riserva ai morti.

    è il momento perfetto...

    urlava seppur la voce pareva ovattata e la sua immagine riflessa a tratti sfuocata, come se non fosse realmente lì presente. Ed era chiaro che non lo fosse, Verità usava tutto il suo potere, per raggiungere dalla villa dei Naminaka, colui con il quale aveva saldato un forte legame, raggiungendolo ai confini del mondo.

    Si fidò Etsuko, abbandonandosi al suo destino, non ricordò per quanto precipitò ne quanto a lungo. improvvisamente avvertì un bagliore e una immensa sensazione di calore. chiuse gli occhi per un attimo e li riaprì precipitando su un giaciglio morbido, in un corpo che di lì non si era mai spostato e che riconobbe immediatamente essere il SUO...
    Era a casa. 


    ... L'INDOMANI MATTINA ...
    Bastardo... com'è successo?l'urlo introspettivo dell'imbattuto vendetta lo svegliò, seppure in modo brusco. Etsuko lo apprezzò piacevole, sintomo di liberazione della sua prigionia. il sigillo era stato spezzato, l'anello crepato, intrappolava l'imbattuto in una condivisione corporale di cui Però Etsuko aveva riavuto il controllo.

    non rispose il Kiriano, decidendo di ignorarlo per lasciarlo disperare nell'indifferenza. si recò in cucina e si preparò una tazza di Thè, sorseggiandolo pensieroso sullo sgabello dello spazioso tavolo padronale. fù lì che il maggiordomo Auron lo trovò, sorprendendosi che il padroncino avesse ripreso le vecchie abitudini che nell'ultimo tempo aveva abbandonato a discapito di una più pretenziosa e per lui servile condotta.

    Buongiorno Auron.

    lo sguardo del maggiordomo sbigottito, seguì un balbettato:

    Buongiorno Signorino...

    si alzò dallo sgabello decidendo di uscire in veranda per respirare la piacevole aria mattutina e ne apprezzò la diversità, la leggerezza e la salubrità rispetto l'irrespirabile tanfo delle ultime settimane.
    finquando non fu rapito da un rumore proveniente dallo scorrimano in legno poco distante.

    Un Corvo e una missiva...
    accarezzo l'animale sottraendole il contenuto.

    ... MISSIVA D'AMORE...

    l'effige della Foglia l'aveva preparato ad un contenuto non propriamente diplomatico, essendo la lettera giunta a casa Akuma, si aspettava qualche parola dall'Hokage, forse informato sugli ultimi accadimenti che lo riguardavano. non era tuttavia minimamente preparato a quel contenuto che a dirla tutto lo lasciò interdetto.

    che fosse una trappola? non era mai stato ad Ame ma la fama della città era evidentemente un motivo in più per valutare quella opportunità. Lo era anche la possibilità di un incontro segreto e clandestino.
    annusò il profumo di cui la lettera era intrisa e qualcosa si smosse a non voler essere del tutto esplicito... probabile a causa dell'astinenza da prigionia.

    che lurido Porco...
    Taci essere asessuato e inutile!
    meglio che essere depravati come te...

    inutile dirvi che Etsuko come Vendetta aveva ovviamente potuto nella sua mente sondare, aveva già accettato l'invito.


    ... TRA LE STRADE DI AME ...
    il viaggio era stato tutto sommato comodo e gli aveva dato modo di riadattarsi al suo corpo, non si era mai sentito solo, data la presenza dell'imbattuto con cui ormai lo condivideva. Vendetta dispensava consigli e battutine sarcastiche, su quello che il kiriano adesso avrebbe potuto fare della sua vita. quello che si erano dimostrati essere i suoi amici, i suoi compaesani i suoi colleghi.Aveva bruscamente interrotto ogni tipo di interazione con gli abitanti della nebbia, semplicemente ignorandoli. aveva avvertito gli occhi inquisitori di taluni e timorosi di altri mentre varcava i cancelli del villaggio. non aveva ancora deciso il da farsi forse quel viaggio gli sarebbe servito a rischiarirsi le idee.aveva viaggiato completamente avvolto in un mantello nero, nascondendo ogni segno distintivo. aveva persino tolto e conservato il coprifronte e gli era parso di liberarsi di un peso e adesso vagava tra le stradine di Ame pronto a incontrare gli SPETTRI di cui sparute lettere su di un foglio profumato ne presagivano presenza.


     
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    "I'm searching for some hope now.
    Some sign that this is not true.
    If I have to wait here forever.
    I'll wait forever for you."

    Capitolo 2 - L'Incontro tra gli Spettri


    Arrivò. Lo vedi spuntare tra le ombre. Non mi servì nemmeno attivare il Magan, per assicurarmi che fosse lui. Le stesse forme del viso. Lo stesso sguardo di cui mi ricordavo e che, sotto-sotto, amavo. No! Era diverso lo sguardo quel giorno. Insolito. Quasi come se fosse cambiato qualcosa. Più severo. Più attivo. Più… eccitante? Passai la lingua sulle labbra. Sì.

    Mi avrebbe visto saltare giù dalla parete di quel vicolo di Ame, coperto dal mantello e dalla Maschera praticamente del tutto vuota. Bianca. Come lo era il foglio da cui iniziavo il mio percorso verso il Vuoto. Il coprifronte di quel putrido villaggio era stato nascosto da qualche parte. Il mantello copriva parte del suo viso. Su di esso scivolavano le gocce di pioggia cadendo con un sordo tonfo sull’asfalto.

    Era così, sotto i fulmini di Ame, che i fantasmi si re-incontravano dopo un lungo periodo di assenza. Al pensiero di quanto fosse maestosamente affascinante quella situazione, sorrisi e i miei occhi si illuminarono di rosso. Etsuko avrebbe potuto vederlo senza alcun problema, anche sotto la pioggia del villaggio. Anche sotto la maschera avrebbe visto il Magan. Quello vero. Non avrebbe potuto scambiarlo con nient’altro. Con nessun altro colore al mondo: quel rosso intenso era Unico. Il Segno del Diavolo. Il segno dell’Akuma. Il Regalo che Amatsu Mikaboshi no Kami, il vero Creatore, aveva fatto al Creato nel suo intero. Il Magan… L’unico strumento in grado di agire sulla mente altrui. Di evitare i ninjutsu. Le mura. Gli ostacoli fisici. Di agire sulla mente. Sul cervello. Di coloro che un cervello lo avevano.

    In pochi erano dotati di quel potere. Così insolito. Così differente. E al contempo così versatile. In pochi riuscivano a sfruttarne a pieno le potenzialità. In pochi né capivano il potere. Io ci ero riuscito, molti anni prima. Prima di beccarmi il coltello nella schiena da persone che ritenevo alleati, ma che si erano rivelati nemici.

    - Sei venuto, - dissi a voce leggermente felice. Il Magan non fece altro che confermarmi ciò che pensavo già: mi trovavo dinnanzi a Etsuko Akuma. In carne e ossa. Con lo stesso chakra. Con la stessa energia vitale. Il mio… famigliare.



    Anche Etsuko poteva attivare il Magan e riconoscermi. La maschera era un travestimento inutile contro gli occhi del Diavolo e perciò, con un gesto lento della mano, me la tolsi. Tanto per schiarire qualsiasi dubbio, abbassai anche il cappuccio, restando solo con il mantello addosso. Era quello che Etsuko avrebbe voluto vedere, no? L’Ombra del passato dinnanzi a lui. Lo stesso figuro che egli odiava e amava.

    - Mi sei mancato, - dissi. - “Nonostante tu non abbia fatto nulla per evitare ciò che era successo.” - Pensai poi guardando quel gentile viso e facendo un passo verso di lui, tanto per poterlo osservare meglio mentre gli occhi dal color-rubino lo scrutavano da capo a fondo, illuminando quello stretto passaggio con del rossore in più. Non sapevo se per lui valeva la stessa cosa. Se anche io gli ero mancato. Ma, d’altronde, era così importante?
    Nel mentre un altro fulmine avrebbe squarciato i cieli di Ame, suddividendo l’orizzonte dalle sue torri. Lanciando tetri lumi su quella città. Spingendo… a pensare.
     
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    il Tè Tra Gli Spettri

    -2 Perchè?




    e piovve...
    la gente cominciò a correre in cerca di un riparo mentre l'acqua iniziava a rapprendersi tra e tetti, scivolando sulle tegole e cadendo dalle grondaie sin sul pavimento allagandolo.
    un lampo prima squarciò il cielo a seguire il boato di un tuono, non tardò a giungere. il Temporale era molto vicino.
    Etsuko tuttavia con passo lento continuava le sue ricerche tra le viuzze indicate della lettera. l'annusò di nuovo, aveva perso fragranza, coperta ormai dall'odore della pioggia. Fu in una di quelle vie che lo trovò.
    agile calò da un tetto, coperto da una maschera, bianca come il volto di un fantasma, se non fosse che poco prima aveva fatto un balzo dal mondo dei vivi a quello dei morti, non avrebbe potuto credere ai suoi occhi.
    un brivido gli attraversò la schiena non appena vide quegl'occhi e l'attivazione della sua innata dissipò ogni ulteriore dubbio.

    − Perché mi fai soffrire? − Perché ti amo.
    − No, non mi ami! Chi ama vuole la felicità, non il dolore.
    − Chi ama vuole solo l’amore, anche a costo del dolore.
    − Mi fai soffrire apposta, allora. − Sì, per vedere se mi ami.

    TU...



    improvvisamente i ricordi violentarono la sua mente, tanti aveva tentato di scacciare di sotterrare per il dolore che gli avevano provocato, per l'onta disonorevole di cui era stato investito nel corso del tempo e che ultimamente aveva crepato i rapporti con il suo villaggio.
    il dolore, la rabbia ribollirono nel kiriano investendolo di un alone incontrollabile e travolto da quel sentimento per un attimo fu VENDETTA a riprendere il controllo. un ghigno si tinse sul volto, appena visibile coperto dal mantello, due fiamme rosse brillarono nel buio e fu il buio nella mente.
    sollevato l'arto bionico piccole lame affilatissime di Ametista, taglienti quanto le più affilate lame esistenti al mondo, affusolate e pronte a trafiggere persino il più resistente dei materiali.

    TU... Con quale coraggio... ti presenti davanti ai miei occhi...
    hai la vaga idea di quello che mi hai fatto?


    l'ira di un amante tradito, la follia che scaturisce dall'abbandono del non sapere nulla, il peso del vuoto lasciato. tali erano i sentimenti di cui si nutriva vendetta, rendendolo forte e pericoloso.
    caricò il braccio pronto ad attaccare e lo avrebbe fatto senza alcun rimorso.
    MA...
    all'ultimo il bracciò deviò il suo obbiettivo, il gomito meccanico si aprì esternamente scagliando i suoi letali proiettili sul muro laterale che delimitava la viuzza in cui si trovavano.

    Noooooo



    Etsuko aveva ripreso il controllo di se... e non poteva. non poteva far del male a quell'uomo, sebbene egli gliene avesse fatto.
    il volto ora era provato e il respiro affannoso, sintomo di aver compiuto una immane fatica seppur agli altrui occhi, quel corpo non si era mosso.

    Cosa vuoi ancora da me?

     
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    Capitolo 3 - Il Tè tra gli Spettri



    Nemmeno ero riuscito a togliermi la maschera, che già mi beccavo il suo sguardo freddo, la sua voce glaciale. I suoi occhi rossi, - uguali ai miei, - iniziavano a scrutarmi e analizzarmi alla ricerca di punti deboli. Era così che facevo anche io. Anche quando non volevo espormi, come avevo fatto quel giorno. Dovevo dire che non era quella la reazione che mi aspettavo. Non solo: non era quello l’Etsuko di cui mi ricordavo, ma non potei ancora capire se fosse cambiato in meglio oppure in peggio.

    Le sue parole risuonarono comunque come delle lame affilate. Come un modo per ferirmi. Per danneggiarmi. - TU... Con quale coraggio... ti presenti davanti ai miei occhi...
    hai la vaga idea di quello che mi hai fatto? -


    Alzai un sopracciglio, cercando di capire se stesse recitando o se quei sentimenti potevano essere almeno parzialmente veri. Sembrava che lo fossero, comunque.
    - Cosa? - Domandai curioso e innocente e facendogli capire che non ero sicuramente venuto in quel vicolo di Ame per sentire le frignacce di un mio parente di chissà quale grado. Non che servisse a chissà quanto: Etsuko prese delle armi, caricò il braccio e invece di scagliarmele contro, le scagliò contro la parete.

    - Sicuramente hai perso di autocontrollo, - ghignai senza farlo vedere all’altro Akuma. Di quanto mi ricordassi, la caratteristica degli Akuma risiedeva nel freddo calcolo e nella capacità di controllarsi. Io non ero mai stato bravo in quel compito; Etsuko, invece, aveva quell’abilità molto più di me. Eppure, sembrava proprio che il tempo avesse comunque fatto delle correzioni. Che avesse reso quel Diavolo più… caldo. Sì. Vedevo il Fuoco nei suoi occhi. La fiamma che bruciava in quei zaffiri. - Il che è un peccato… dato ciò che siamo. - Abbassai il capo riferendomi al fatto che fossimo davvero “unici”: più deboli fisicamente degli altri, eravamo abituati solo ad agire tramite i nostri occhi, della nostra mente. La natura ci aveva tolto in un campo per darcelo in un altro. E noi, a volte, semplicemente gettavamo via le armi dateci dalla natura per abbandonarci alle passioni.

    - Cosa vuoi ancora da me? - Sbrattò di nuovo, al che inarcai le sopracciglia.
    - Mi hanno tagliato la testa. Mi hanno affondato un pugnale nella schiena. Durante una rivolta. Tre contro uno. La conosci quella storia. - Dissi, rivelando la verità su ciò che era successo. Non che fosse un segreto… almeno pensavo.

    - Tre contro uno. Forse tu non sapevi che fossi io quello lì. Ma sicuramente sapevi che era un Akuma. Eppure… dov’eri quando i kiriani eliminavano i membri del nostro clan? In quale pozzo ti nascondevi? Perché lasciavi che quei traditori facessero il loro? Perché hai lasciato che la nostra famiglia venisse attaccata? - Mi sarei avvicinato a passo lento. - Io sono il Mizukage, Etsuko. -

    Mi fermai per dargli il tempo di metabolizzare ciò che avevo appena detto.



    Forse dopo quelle parole Etsuko avrebbe potuto pensare che lo avevo chiamato lì perché volevo diventare il Mizukage, riprendere il villaggio. Una questione di potere. Sarebbe stata una buona idea, da qualche parte in futuro, giusto per seminare altro odio e altra rabbia in giro. No.

    - Il Clan deve riprendere il controllo di Kiri, Etsuko. Altrimenti loro vedranno in noi, in quelli come me e te, sempre una minaccia. Si inventeranno di tutti per ucciderci. Capisci? E’ una questione di tempo prima che inizino a uccidere sempre più Akuma. -

    Le mie parole sarebbero risuonate in modo sincero. Diretto. Non che al mio interlocutore potesse importarne molto. E chissà se Etsuko avesse intuito che, in realtà, del clan me ne importava poco. Volevo solo che Kiri scomparisse dalle mappe e una lotta fra i clan era sicuramente uno dei migliori per fare ciò che desideravo. E per riuscirci avevo bisogno di alleati tra le mura di Kiri. Alleati che avrebbero acceso la scintilla del Genocidio. Che avrebbero fatto scontrare Kiri contro Suna, contro Oto, contro Konoha, contro il mondo al suo interno.

    - Che tu voglia credere o no, l’unica cosa che volevo è semplicemente vederti.

     
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    Pensieri Proibiti



    inspirò prima di emettere un consistente sospiro, mentre riprendeva totalmente il controllo di se e ritornando alla sua naturale freddezza. il figuro d'inanzi diciamolo, non lo lasciava indifferente... vi erano stati trascorsi tra i due che non sto qui a descrivervi, anche perchè persino il narratore non li ricorda. se ve lo state chiedendo, sì c'entra qualcosa anche l'attrazione sessuale. più che attrazione la definirei una vera e propria calamite. persino in quel momento il kiriano non poteva esimersi da immaginare atti impuri, due corpi finalmente avvinghiati, le lingue sinuose cercarsi nel carnale desiderio, i baci lascivi e frequenti sul corpo sino a raggiungere parti intime e luoghi inesplorati... ma lasciamo perdere, stiamo abbandonando il normale percorso narrativo.

    - Sicuramente hai perso di autocontrollo, -
    sussurò... quasi stesse leggendo nella sua mente, quasi potesse scorgere i desideri proibiti ma probabilmente si riferiva ad altro.
    sei è tua buona parte di tale merito.

    Mi hanno tagliato la testa. Mi hanno affondato un pugnale nella schiena. Durante una rivolta. Tre contro uno. La conosci quella storia.
    sì. l'ho sentita questa storia, spesso la raccontano a Kiri, la descrivono con scherno, soprattutto le figure più influenti.
    alzò la testa verso il cielo terso, mentre la pioggia scivolava sulle guance, donandogli un aspetto terribilmente sexy.
    non hai mai avuto un carattere facile...
    sottintendendo quanto quello avesse influito sugli accadimenti passati.
    ti aspettavi forse che ti salvassi ancora una volta?
    non sai quanto ho dovuto pagare per le mie scelte, sono adato via da Kiri per la vergogna e in quel frangente non ero in patria...

    giustificò così la risposta alla domanda del primo.

    Io sono il Mizukage, Etsuko. -
    che pessimo tempismo. Sorrise pensando a quello che gli era successo poco prima, gli eventi di Kiri, la sua morte. le Scelte del Kage, quanto gli erano sembrate ingiuste.
    non voglio più sapere di Kage, di villaggi, di responsabilità. è arrivato il momento di pensare a me stesso Seinji... e questo presuppone scelte difficili, come puoi immaginare.
    lo guardò intensamente, assicurandosi che avesse inteso cosa quelle parole significassero.

    - Il Clan deve riprendere il controllo di Kiri, Etsuko. Altrimenti loro vedranno in noi, in quelli come me e te, sempre una minaccia. Si inventeranno di tutti per ucciderci. Capisci? E’ una questione di tempo prima che inizino a uccidere sempre più Akuma. -
    l'abilità del Clan Akuma è sempre stata al servizio di Kiri, sin da tempi immemori, dalla storia dei teschi, con il nonno defunto... sempre sfruttati, sempre mandati a morire, sacrificabili pedine... non è forse questo lo scopo di un ninja?
    come pensi di poter cambiare le cose?

    lo guardo sicuro che non avesse una risposta che l'avrebbe soddisfatto. aveva riflettuto tante volte su questo tema ed ogni volta aveva desiderato di non averlo fatto.
    poi avvenne l'inaspettato:

    - Che tu voglia credere o no, l’unica cosa che volevo è semplicemente vederti.
    dobbiamo ammetterlo signori, in quel momento arrossì, per fortuna c'era il buio, c'era la pioggia ma il colorito sulle guance posso confermarvelo io, c'era.
    Così improvvisamente ripresero anche i pensieri sconci, chinò leggermente il capo.
    anche a me fa piacere...
    sussurrò.



     
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    Capitolo 4 - Il Tè tra gli Spettri



    - Io? - Domandai alzando un sopracciglio. - E’ vero, non sono un tipo facile. Ma siamo una famiglia. E io ho sempre cercato di aiutarti. -

    Ascoltai poi quello che ebbe da dire il mio cugino, sebbene senza smuovere la maschera priva di qualsiasi emozione dal mio volto. - Importa poco. - Risposi, tacendo invece sul fatto che non avevo un carattere facile. Quello era un dato di fatto e c’era decisamente poco da obiettare. Abbassai il capo di lato, come per ammirarlo meglio. Le linee gentili. Uno sguardo molto simile al mio. Un’anima che mi pareva la mia. - Kiri non ti vuole bene, Etsuko. - Risposi con la voce gelida. - Tutto ciò che è successo a Kiri dopo la mia dipartita, Etsuko, è il frutto di un colpo di stato. Tutto ciò che vi è successo è… innaturale. - Non sapevo cosa gli fosse successo, ma ascoltai ciò che ebbe da dire a proposito di Kage, villaggi, responsabilità. - Clan. - Aggiunsi. - In questo mondo possiamo contare solo sui membri della nostra stessa famiglia. -

    Lo ascoltai di nuovo, capendo che Etsuko intuiva il significato delle mie parole molto meglio di chiunque altri. - In un mondo normale, il Clan mette le proprie abilità a disposizione del villaggio, mentre il villaggio s’impegna a proteggere il Clan. Così funzionano le cose. O dovrebbero funzionare. A Kiri, invece, gli Akuma fanno il lavoro degli altri. E poi vengono uccisi. Perché sono migliori degli altri. - Aggiunsi prendendomi un attimo di pausa per ammirare le bellezze di quel volto così gentile. Così giovane. Eppure provato dal dolore. I cui lineamenti erano come se sottolineati dalle ciocche capelli corvini che cadevano sulla fronte e sulle guance, macchiate anch’esse dalla pioggia.

    - Io non voglio cambiare le cose. Tutto ciò che mi importa in questo mondo sono io e sei tu. E vogliono spezzare il nostro legame, Etsuko. Perciò... Dobbiamo agire. - Gli sussurrai. Era… solo una parte del mio piano. Kiri era costruita con il sangue e con il cemento. Una sola persona non sarebbe bastata per cancellare il villaggio. Nemmeno due. E nemmeno un clan, forse. Non di sicuro il clan degli Akuma, che dalla loro avevano la mente, qualche illusione, ma di sicuro non il fisico, né la velocità, né la forza, né i riflessi.

    - Non devi andare via dal villaggio. Per cancellare l’idea stessa di Kiri, devi restare dentro. Inizia a spargere i semi lì, Etsuko. Dall’interno. Uccidi, ma non farti scoprire. Stupra, ma non far pensare che sia tu a farlo. - Mi avvicinai, allungando la mano nella sua direzione. - Tortura, ma non lasciare tracce. - Mi avvicinai ancora. - Elimina anche qualche membro del clan Akuma, facendo credere che a farlo siano stati i ninja del clan dominante. Uccidi i bambini. Uccidi gli anziani. Piano. Senza fretta. - Sorrisi. Leggermente. Come un diavolo che creava trame. - Questa è la strada della salvezza della nostra famiglia, Etsuko. - Mi avvicinai ancora, quasi mettendo il mio volto dinnanzi al suo. - E poi… Metti fratello contro fratello. Padre contro figlio. Fa combattere un kiriano contro un altro. E quando non ci sarà più spazio per l’Odio… seminane ancora di più. Quando la rabbia e il rancore traboccheranno dal vaso, versacene ancora. - Ridacchiai divertito.

    - Cancelleremo Kiri dalle mappe. Una volta e per sempre. Ma senza fretta, Etsuko. Trasformeremo la vita a Kiri in un incubo. Faremo sì che il finto-Kage viva quell’incubo. Toglieremo dalla sua vita le persone più care. Se ha dei figli, li uccideremo. Se ha una moglie, la stupreremo. Se hai dei fratelli, glie li manderemo nell’amministrazione a pezzetti. Finché egli stesso non vorrà morire e allora gli regaleremo ciò che desidera. Perché noi siamo la Misericordia, Etsuko. E la Giustizia. Diventa la mano destra del Kage... E allora otterrai ciò che la tua anima desidera maggiormente. - A causa della vicinanza, avrei provato a mettergli una mano sul petto. Ad accarezzarlo. A sentire quella sua energia. Le giovani vibrazioni del giovane Akuma. - Mi serve saperlo, Etsuko. Sei con me? - In realtà sapevo già la risposta. A livello di vibrazioni. Di emozioni. Di sensazioni. - Perché se sei con me, ho bisogno d’informazioni. - Solo a quel punto, - solo allora e non un secondo prima, - avrei avvicinato il mio volto al suo, le mie labbra alle sue e il rossore si sarebbe unito sotto la pioggia, sempre se Etsuko avesse voluto. Perché lo sapevo, - sì che lo sapevo, - che in fondo gli piacevo. Gli piaceva il mio corpo. Il mio volto. La mia ANIMA. E allora, tanto valeva sfruttarlo. Tanto valeva continuare a tramare. A intrecciare lingue e destini in vicoli oscuri e dai risvolti imprevisti e imprevedibili.



    Solo allora, quando la mia lingua avrebbe assaporato la sua, avrei sentito la SUA voce nella mia mente. - Tic-toc, tic-toc - diceva il Dio delle Stelle e del Caos, Sua Maestà Amatsu-Mikaboshi-no-Kami, il Kotoamatsukami originario, che dal Giardino Celeste era stato espulso e nel Vuoto confinato da forze malvagie, da forze terrene. - La strada è lì; ora bisogna percorrerla. -

     
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    Scheda di Etsuko della Nebbia

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    l'ultimo Bacio



    Un bacio, per essere perfetto, deve peccare di presunzione.
    Fino a credersi il primo…


    le lingue s’intrecciarono sotto la pioggia, come poteva rifiutarlo? era quello che aveva sempre desiderato… Forse. “Aveva”...
    ma quel bacio, l’accettarlo richiedeva sacrificio, un ricatto passionale che pagava un prezzo, che il kiriano non era disposto più a pagare.
    ne voleva che fosse una ricompensa per tutto quello che era stato fatto.
    contraccambiò l’intrecciarsi di lingue, il vorticare di una passione mai sopita e ora finalmente risvegliata. il rosso degli occhi Akuma, l’uno nell’altro, un turbinio di emozioni e l’incesto più profondo, proibito ma tanto desiderato.
    poi tutto d’improvviso si spense e terminò così come era iniziato.
    l’allontanò interponendo tra i corpi desiderosi la sua mano, spingendo indietro il frutto del desiderio.

    Tu… Tu mi chiedi Ancora sacrifici… ed io ho già deciso…

    non sarebbe rimasto un attimo ancora a Kiri, in quel villaggio che l’aveva rinnegato che l’aveva ucciso. tra gente spietata e irriconoscente.
    la sua strada era tracciata e non passava più per il villaggio della Nebbia.

    mi dispiace ma non posso aiutarti…

    laconico ultimo sussulto di volontà, a testimoniare che in nulla l’avrebbe assecondato, non di certo a Kiri, in cui non avrebbe avuto più dimora.
    un seme l’aveva accolto e che fosse quello dell’odio, della vendetta che in esso stesso riviveva, solo il destino l’avrebbe svelato.
    lo guardò ancora una volta negli occhi, consapevole di averlo deluso, consapevole del suo piano, consapevole di ciò che quel bacio in realtà rappresentava. “era un mezzo” che sfruttava una sua debolezza, ciò non significava che pure il suo contraccambiarlo non fosse un “MEZZO” per fini ancora ignoti…

    Akuma… e Adesso? adesso che sai che non ti aiuterò a Kiri? che non sarò la tua pedina per seminare odio? che non sarò lo strumento della tua vendetta?
    che farai…?


    conosceva dentro sè la risposta… sarebbe andato via come aveva fatto in passato, senza rimpianti senza remore, alla faccia della famiglia, della passione, dell’amore che dimostrava di provare… o fingeva.

    gli avrebbe rubato l’ultimo bacio, per l’ultima volta forse.
    lo prese dalla collottola e lo spinse a per far riprovare il sapore delle sue labbra, della sua saliva, della sua voglia.
    mentre la pioggia cadeva sui loro volti a coprire magari anche una lacrima versata per quell’imminente forse abbandono.








     
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    Il Volto del Tennin


    Capitolo 5 - Il Tè tra gli Spettri



    Sapevo già che avrebbe fatto in quel modo: era prevedibile Etsuko e, nonostante odiasse Kiri, avrebbe provato restare più fedele al villaggio che a me. Era il tipico Etsuko di cui mi ricordavo: fedele nonostante tutto, nonostante ogni cosa. Oppure, beh, era semplicemente il modo in cui Etsuko voleva che lo… tranciassi… Con il mio modo di fare.

    - Quindi è l’ultimo bacio? - Chiesi ascoltando la sua risposta per poi allontanarmi da lui. Non di molto. Giusto di qualche centimetro. In maniera tale da vedere comunque i suoi occhi. Quel bagliore negli stessi.
    Non mi amava. In nessun modo. Lo vedevo bene. In quelle iridi rossastre, con qualche sfumatura di rubino. Nel suo modo di comportarsi. Di guardarmi. Era cambiato Etsuko e non ero sicuro che sarebbe stato per il meglio.

    - Come desideri, - gli risposi alla fine di quel rifiuto. Si aspettava, però, che lo lasciassi andare così? In quel modo? No.

    Quando mi prese per il colletto, lasciai fare. Al contempo, gli avrei messo una mano dietro alla nuca, in quel che sarebbe dovuto diventare un lungo bacio. Lo avrei spinto verso di me, proprio mentre lui mi tirava per il colletto. E mentre le mie dita si infiltravano tra i suoi capelli, lasciai il chakra scorrere nella mano, lasciandogli un ultimo regalo di cui egli non avrebbe mai riconosciuto, - forse, - la presenza. Quattro simboli, di piccolissime dimensioni, situati sotto ai capelli, coperti dai peli stessi, mentre la mia mano lo spingeva verso di me e la mia lingua si faceva avanti nella sua bocca.

    [Tecnica - Simbolo del Pensiero]



    Ovviamente, quei pensieri non si sarebbero manifestati subito ed Etsuko non avrebbe mai saputo nulla dell’esistenza di quei simboli. Io, dal canto mio, dopo quel lungo, caldo, caloroso e passionevole bacio, mi sarei distaccato da lui:

    - Rispetto la tua scelta, - gli avrei sussurrato a voce bassa, staccando poi la mano dalla sua nuca. - Ma devo camminare sulla mia strada. E tu… Potrai di nuovo trovarmi quando lo vorrai. -

    Lui aveva fatto la sua scelta. Io la mia. E con quelle parole, mi sarei allontanato, saltando prima sulla parete vicina, per poi addentrarmi sempre di più nell’oscurità. Non sarei, però, scomparso del tutto: sopra la torre, avrei osservato Etsuko.

    Le sue azioni.

    Davvero se ne sarebbe andato, lasciandomi solo? Lasciando che camminassi senza altri sulla mia strada?

    Mettendomi in pericolo? Me?

    Dovevo saperlo.
     
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    Capitolo 5 - Il Tè tra gli Spettri



    lo vide allontanarsi, dopo quel lungo bacio passionale, lo lasciava andare?
    non avrebbe voluto ma non poteva costringersi a rimanere lì dove non si sentiva più al suo posto. sacrificarsi ancora per gli altri senza pensare a sè stesso.
    aveva ancora in bocca il suo sapore, senza sapere del regalo che gli aveva fatto. Sarebbe servito? si sbagliava.
    non aveva bisogno d’incentivare ad aiurarlo, già in passato l’aveva fatto dimostrando quando ci tenesse. l’altro invece cosa gli dimostrava?
    Così facendo… disinteresse!!!
    ma potevano aiutarsi ancora, l’uno con l’altro, non necessariamente come aveva pensato il traditore.
    c’erano innumerevoli altri modi.

    LO Raggiunse…

    lo prese per il polso sinistro, spingendolo ancora a se, questa volta erano ancora più vicini se possibile. i due corpi muscolosi e longilinei quasi fusi l’uno nell’altro, poteva sentire il suo corpo, così sexy, così desiderabile e ancora i suoi occhi.
    non ti aiuterò come tu vuoi…
    ma non ti lascerò andare, ci sono mille altre possibilità, troviamone insieme una, per una volta.


    lo portò a se, cercando ancora un bacio, più passionale, più caldo, spudorato quasi.
    che avrebbe fatto il Kiriano?
    Ame, piangeva, come soleva fare, 2 corpi dispersi tra i suoi viali pensavano a dove la vendetta gli avrebbe condotti, nonostante fosse lì tra loro come terzo incomodo.

    “PATETICI UMANI”






     
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    Il Volto del Tennin


    Capitolo 6 - Il piano



    Lo sapevo. In fin dei conti, lo sapevo. Lo conoscevo. E sapevo cosa pensava. Intuivo quali sentimenti ci fossero nella sua mente. Quali tendenze lo muovessero. Cosa lo spingeva ad agire. E in che modo. Alla fine dei conti, nonostante tutti i cambiamenti, Etsuko era pur sempre Etsuko. Agiva più guidato dalle passioni che dall’intelligenza strategica. Sapeva che quel bacio era guidato da un solo motivo: io che volevo sfruttare lui. Renderlo la pedina nelle mie mani. Fare in modo che diventasse uno strumento nelle mani del Caos.

    Quando mi raggiunse, ghignai leggermente, mentre ero girato di schiena verso di lui. Uno di quei ghigni che aveva un preciso significato e che, - considerando anche il Simbolo ormai sulla sua testa, - ormai era in balìa dei miei giochi.

    - Una possibilità? - Chiesi girandomi poco dopo. - Etsuko… Se non vuoi fare tu il lavoro che ti chiedo, allora lascia che lo faccia io. -

    Dissi.

    - Sei un amministratore, no? - Avrei domandato. - Potresti fare molto se restassi al tuo posto… Ma se proprio non vuoi far parte del mio gioco, allora lascia che io lo faccia da solo. -


    Ciò a cui stavo accennando era molto semplice da capire, ma altrettanto difficile da realizzare. Anzi, a dirla tutta: quasi impossibile. Non mi sarebbe bastato “semplicemente” cambiare i lineamenti del mio volto. Quello lo avrebbe potuto fare ogni scemo con un bisturi in mano e di chirurghi estetici il Continente ne era pieno.

    No.

    Mi sarebbe servito cambiare la mia energia vitale rendendola uguale a quella di Etsuko, altrimenti il primo idiota kiriano che avrebbe attivato il Magan avrebbe scoperto che l’energia vitale di Etsuko non era, in realtà, di Etsuko. Non solo: immergendomi nel ruolo di Etsuko avrei dovuto agire come Etsuko, pensare come Etsuko, parlare come Etsuko. Con quella nota di fatalità e passionalità, talvolta mista a negligenza. Per non parlare della percezione del chakra di Etsuko: probabilmente tra me e lui non avrebbero visto molte differenze, ma ogni illusione doveva essere perfetta per funzionare. Anche se non era propriamente un’illusione.

    A tutto questo si aggiungeva anche la necessità di stabilire una via di fuga in caso di problemi. E la necessità di proteggere, in qualche modo, la mia mente dalle abilità di coloro che sapevano leggere i pensieri e i ricordi. Soprattutto i ricordi.

    In pratica, il piano a cui accennavo avrebbe richiesto una preparazione straordinaria, ma se fosse andato in porto avrebbe potuto portare altrettanto straordinari frutti. Ciò che mi stava dicendo (e chiedendo) avrebbe comportato rischi enormi per me e per lui, ma se non c’erano altre strade…

    - Vuoi davvero farlo? - Avrei chiesto avvicinandomi di nuovo a lui. - E a cosa sei disposto per riuscirci? -


     
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    Capitolo 6 "il tè tra gli Spettri"




    Aveva già preso la sua decisione, da quando tempo prima quella donna l’aveva persuaso, l’aveva accolto e iniziato. non ufficialmente s’intende ma ormai conosceva la rete e nonostante avesse la sua etica portava avanti discretamente i suoi affari non non pochi profitti, tanto da lasciar parlare di sè i piani alti.
    la ricerca di nuovi stimoli aveva dato i suoi frutti e se ben non ufficialmente aveva lasciato alle sue spalle in villaggio ormai da tempo.

    Giocare dici?

    si rivolse al giovane che pensava di manovrarlo.

    amo giocare… ma questa non è più la mia partita, ho passato la mano per quel che riguarda Kiri.

    il richiamo al famoso gioco di carte non era casuale ma l’uomo che aveva davanti come poteva saperlo?

    la sua partita invece si giocava proprio lì in quel momento. aveva dato in pasto ai Kiriani un alto traditore del villaggio. un kage spodestato in cerca di vendetta avrebbe di certo attirato l’attenzione delle alte sfere se mai fosse stato scoperto.
    se non lo fosse stato… beh che importava? un falso Etsuko sarebbe vissuto a Kiri seminando discordia in nome della vendetta che il vero lui covava in corpo.
    lui e con lui intendiamo quello vero, sarebbe finalmente stato LIBERO… senza vincoli, né umani, né morali, né affettivi.
    libero di essere chiunque avesse voglia di essere e ricercare qualsiasi cosa egli volesse cercare e ottenere.
    Era consapevole del fatto che ciò avrebbe comportato qualche sacrificio. si toccò il volto amabile e sexy che possedeva, consapevole del fatto che non sarebbe potuto essere più il suo. era un prezzo che avrebbe potuto pagare.

    lascio a te la possibilità di provare ad amministrare Kiri nel modo a te più congeniale. Dopotutto era quello che desideravi da tempo…
    non è vero?


    sorrise in riferimento alla proclamazione a kage più breve della storia di Kiri, leggende e storie che si narravano come passatempo nelle taverne della nebbia.

    io pagherò il prezzo che vi è da pagare ed entrambi ne avremo Vantaggio.
    Tu la tua vendetta ed io la mia LIBERTA’...
    tu sei pronto a pagare il tuo prezzo?


    tutto quello che seguirà sarà la storia futura di KIRI e non solo…
    che ruolo avrà in futuro Etsuko nella storia del continente NINJA?





     
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    Il Volto del Tennin


    Capitolo 7 - Il piano



    - Capisco, - commentai semplicemente ascoltando le sue parole. Alla fine dei conti, si era stancato di Kiri. Un po' come si stancavano tutti. La sua partita, dunque, doveva finire, mentre la mia doveva iniziare. Un perfetto modo per riprendere ciò che avevo lasciato e anche oltre. Per riportare un bel po' di caos nel mondo. Avrei dovuto giocare una partita quasi perfetta per riuscirci. Dovevo sistemare tutto in maniera tale da non destare sospetti. Da non lasciare tracce. Di non far capire che io ero io. E al contempo dovevo continuare a seguire le tracce lasciatemi dalla Provvidenza.

    - I tempi sono cambiati, Etsuko, - avrei risposto. - Ma sì. Amministrerò Kiri nel modo a me più congeniale. Finché non mi scopriranno. -

    Se era così convinto di quel piano, sarebbe stato meglio per me assecondarlo. Alla fine dei conti, dopo non aver avuto nulla, avrei avuto la seconda carica di potere nel villaggio. Il tutto con uno schiocco delle dita, grazie a come si erano sistemati gli eventi. Eppure, la partita stava solo iniziano. I pedoni venivano mossi in avanti. I cavalli erano pronti al sacrificio. Mancava solo la figura del Re avversario: tutto il resto era chiaro.

    - Io non pagherò alcun prezzo, caro cugino. Sono tornato da poco e ciò che mi proponi è il meglio di ciò a cui potrei aspirare. -

    A quel punto l'affare era fatto, a quanto pareva. La strategia era stata stabilita. I dialoghi erano stati svolti. Lui voleva la libertà. Non era forse libero in quel di Kiri? Cosa gli mancava?

    - Prima, però, devo sistemare alcune faccende qui, ad Ame, e spero che tu possa aiutarmi a farlo. Ci vediamo qui tra qualche giorno. -

    Con quelle parole mi sarei nuovamente girato di spalle a lui. A lui, che era già diventato un'importante parte del mio gioco. A lui, che era stato Marchiato e che ora si sarebbe portato quel marchio per chissà quanto tempo ancora. Sì, sarei ripartito da lui, proprio come la Provvidenza desiderava, per portare a compimento il mio compito.

     
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