Il Fulmine Nero di Ame

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    Il Fulmine Nero di Ame


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    Sarebbe passato diverso tempo da quel momento in cui avevo contattato Etsuko per rivederlo dopo diverso tempo fino all'istante in cui ci saremmo di nuovo ritrovati per le vie di Ame, ove Etsuko mi aveva proposto un piano e io, alla fine dei conti, lo avevo accettato, sebbene mi desse più rischi che possibilità e mi portasse a rischiare non solo il corpo ma, probabilmente, anche l'anima. Alla fine di quel breve incontro ci eravamo ritrovati con una promessa e con un progetto da svolgere. Ci serviva solo un filo da srotolare e più di qualche passo da compiere. Era quello che si aspettava la Provvidenza da me. Lo sentivo. Era quella la strada che avrei dovuto percorrere per restare fedele alle esigenze della Provvidenza.

    Il problema era sempre lo stesso: come? Per fortuna, quando ci lasciammo con Etusko ed egli tornò in quel buco pieno di cemento e nebbia che Kiri era, mi ricordai di ciò che ero stato poco prima della mia dipartita. Era quella al via che avrei dovuto percorrere. Quella era la strada segnata di passi. Mi ricordavo della setta che avevo contattato poco prima di diventare Mizukage, quando ero ancora ad Ame e che voleva unire gli Occhi Rossi dei Demoni con la possibilità di apparire in ogni momento, in ogni istanza, ovunque volesse. Tracciando simboli. Aprendo portali.

    Da quel punto di vista, la Strada era chiara, ma era pur sempre oscura. Ci sarebbero stati sacrifici da fare. Sangue da gettare. Alla fine dei conti ci ero abbastanza preparato, come se fosse ormai una meccanica sempre prese. Un elemento che ero entrato nella mia vita da sempre e che ci era diventata una parte fondante.

    Quello stesso giorno due cose sarebbero accadute:

    1) Io mi sarei recato nel tempio di Somujo ad Ame, trovandolo vuoto o quasi, ma con più di qualche elemento a cui mi sarei potuto agganciare per condurre le indagini e giungere al punto di fine delle investigazioni.

    2) Un corvo sarebbe di nuovo volato verso Kiri, oltrepassando le mura e le difese per raggiungere Etsuko Akuma, ovunque si fosse trovato nel villaggio in quel momento. Probabilmente nel suo ufficio oppure altrove. Nella missiva poche parole, ma chiare:

    - Oscurità e Sangue, affinché il debito dell'antico Dio venga ripagato. -



    Come di solito, Etsuko avrebbe trovato in allegato a quella missiva una breve aggiunta con delle coordinate e, quando sarebbe giunto sin lì, avrebbe trovato un tempio che molto tempo prima era già stato visto da Kato, nella sua forma ancora umana, e da Tasaki di Suono, prima che fosse andato a pascolare i campi dopo essersi rotto il cazzo di Oto.

    Comunque fosse, era un tempio non troppo alto, nascosto tra le ombre della pioggia, coperto dall'acqua stessa, un po' decaduto, ma sicuramente con molte energie interiori, come se tanti sacrifici vi fossero stati fatti e molti mali vi fossero stati commessi, ma se c'era qualcosa che vi si poteva ottenere, in quel posto, era la Benevolenza della Provvidenza, la capacità di sottomettere il Tempo e lo Spazio al proprio volere e di mettere al servizio del Caos, l'unica vera forza che ogni essere umano e divino sarebbe dovuto seguire. Per farlo, tuttavia, un Sacrificio sarebbe dovuto venir fatto, una nuova forza appresa, del sangue gettato sull'Altare del Caos. E solo allora, il Fulmine Nero di Ame, forse, avrebbe fatto la sua comparsa sulla scena.

     
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    non aveva più ricevuto notizie eppure sapeva che non sarebbe passato troppo prima che uno dei suoi corvi giungesse nuovamente in quel di Kiri per portare avanti la preparazione e l'avvicinamento al loro grande progetto.
    Erano giorni concitati quelli per l'amministratore di Kiri, Vendetta covava silenzioso in attesa di essere liberato per prendersi il suo spazio. le nuove faccende del Kiriano che spianavano la strada alla sua nuova vita gli rubavano gran parte del tempo. l'altra parte la dedicava all'amministrazione e alle faccende del villaggio... ancora per poco...
    così quando il corvo picchiò con il becco i vetri dell'amministrazione lo lasciò entrare leggendo il contenuto della missiva.

    - Oscurità e Sangue, affinché il debito dell'antico Dio venga ripagato. -



    non avrebbe capito quelle parole sin da subito ma la cosa non lo sorprese, l'uomo era criptico e tante volte aveva taciuto i suoi piani quidi le coordinate allegate al messaggio bastavano a far comprendere il Kiriano che quello era un nuovo appuntamento.
    un passo in più verso i comuni accordi, un passo in più verso l'allontanamento dal villaggio.

    [... Ad Ame, il Tempio di Somujo ...]

    il luogo versava in condizioni d'abbandono, aquitrini ovunque e persino la struttura portante o quel che ne rimaneva sembrava sprofondare dell'acqua stessa. come la maggior parte dei luoghi della pioggia.
    entrando si sarebbe trovato di fronte ad un vistoso e inquietante altare, le emanazione della pietra erano demoniache, pregne di sangue di sacrifici passati consumati per chissà quale sorta di rituale.

    però... non smetto di sorprendermi del tuo romanticismo!

    disse ironico l'amministratore.

    non mi sarei di certo aspettato un invito a cena ma questo è troppo persino per te.
    immagino che questo posto sia legato al prossimo passo da fare per il tuo nuovo domicilio a Kiri...
    Spiegami che ci facciamo qui...


    attese una risposta guardandolo negli occhi, così profondi così ormai vuoti da impressionarlo.









     
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    Spiegargli semplicemente cosa facevamo lì avrebbe richiesto tempo e sforzo che, in fin dei conti, non avevamo nemmeno, motivo per cui non potevo permettermi di restare lì a spiegargli l’intera storia di quel tempio, di quel villaggio, di quei passi che stavamo facendo. Perciò, quando venne e mi chiese di spiegargli cosa stessimo facendo lì, avrei indicato il tempio in rovine con un cenno del capo. A prima vista Etsuko avrebbe visto che non si trattava di un tempio operante; si trattava, al più, di rovine di ciò che era stato il tempio ancora pochi anni prima, quando per compiacere Somujo e i suoi diretti discendenti vi venivano commessi sacrifici umani.

    - Moltissimi anni fa, quando Izanami non era ancora stata imprigionata a Yami-no-Kuni da Izanagi, nel tempo degli antichi déi di cui noi siamo i diretti discendenti, c’erano moltissimi templi in giro per il Continente. In vari angoli del mondo venivano venerate divinità differenti: alcune malevoli, alcune benevoli, alcune solo per migliorare il raccolto, altre per la salute, per la prosperità e così via. Qui, ad Ame, le divinità venerate erano tante, ma la maggior parte delle stesse era collegata alle guerre, alle battaglie, agli scontri, in quel che era una tendenza verso il Duello Primordiale, verso quell’eterno Conflitto che anima il mondo e lo rende vivo. - Mentre parlavo, le nubi si sarebbero di nuovo addensate su quel di Ame, portando ombre e gocce di pioggia sul mio volto. Le rovine dell’antico tempio si sarebbero anch’esse colorate di nero, assumendo un tetro aspetto che nell’arco di pochi secondi lo avrebbero reso ancora più spaventoso. - C’era però un dio in particolare che si differenziava dagli altri, Etsuko. Uno di quelli che non era direttamente collegato alle guerre, ma che, al contempo, donava ai propri adepti più fedeli una forza che pochi altri aveva: permetteva loro di piegare al proprio volere i piani interdimensionali, dando loro la possibilità di spostarsi da un posto del mondo all’altro in battito di ciglia, non importava quanto fossero lontani i due punti. - A quel punto il mio sguardo si sarebbe di nuovo spostato dal tempio verso Etsuko, i suoi occhi rossi, quegli antichi rubini che avevo imparato a riconoscere tra i molti e che, proprio come era accaduto con gli adepti di Somujo, gli donavano un potere tanto antico quanto particolare. Anche io avevo quel potere. Il potere d’influire sulle menti altrui. Di stabilire un legame con le connessioni interneuronali nel loro cervello. Di manipolare quelle connessioni spingendoli a vedere cose che non c’erano. - Quella divinità, Etsuko, si chiamava Somujo-no-Kami. La sua linea di discendenza tutt’ora non mi è chiara, perché i testi in merito si contraddicono, tuttavia probabilmente apparteneva alla linea di Izanami-no-Kami e che fosse rimasto al di fuori da Yomi-no-Kuni, quando Izanami vi venne imprigionata. Attualmente abita nel Vuoto, laddove era stato incluso il Caos primordiale stesso, e, insieme alle altre divinità caotiche, cerca una via d’uscita per comparire nel mondo per piegare la realtà interdimensionale al proprio volere. - Ridacchiai cercando di cogliere sin le più minimali reazioni che Etsuko avrebbe avuto alle mie parole. Forse non lo sapeva ancora, ma anche il suo, - il nostro, - potere proveniva da quelle dimensioni, da realtà tanto lontane quanto particolari, da quell’Oscurità in cui le energie fluttuavano, si addensavano e ricomparivano in diversi angoli del mondo, trasportandovi non solo l’Ombra stessa, ma anche le emozioni, i pensieri e soprattutto i Volti.

    - Noi siamo Diavoli, Etsuko. Lo dice il nostro cognome. Il nostro Clan. Siamo degli Akuma, cugino. Diavoli nel suo stato più puro. Diavoli capaci di creare. Ingannare. Manifestare. E per questo siamo qui: siamo qui per allargare le porte interdimensionali tra i mondi, per portare il Caos sul Continente e, soprattutto, per donare la Libertà ai nostri parenti che tutt’ora fluttuano nell’Antica Oscurità, in cui solo il freddo e il vuoto regnano sovrani. -

    A quel punto, sperando che la mia breve spiegazione gli fosse bastata, mi sarei incamminato verso il tempo facendogli cenno di seguirmi, anche perché la giornata sarebbe stata lunga ed egli, di certo, avrebbe fatto meglio a prepararsi a quel che sarebbe venuto in seguito.

    - Conosci la storia del 4° Hokage? - Gli avrei chiesto facendo un salto dal tetto del palazzo su cui mi trovavo per avvicinarmi alla porta del tempio, un portone in legno inciso con dei simboli sopra. - Pare fosse stato l’unico ad aver sviluppato la stessa capacità di spostamento interdimensionale. - Appoggiando il palmo della mano sul legno del portone, lo avrei aperto rivelando a Etsuko l’interno del tempio.



    Totalmente in rovina all’interno, con delle pozzanghere sul pavimento e delle statue ai lati, con un’intensa luce più in avanti e un’enorme statua frontale, che ritraeva una figura alta e alata, con diversi occhi, 4 braccia e 7 code, alle spalle del quale c’era, ancora in quel momento, una fiacca luce giallastra.

    - Fulmine Giallo di Konoha, lo chiamavano, Etsuko. Si spostava così velocemente da non poter essere colto. Visto. Inafferabile. Presente ovunque. Morto per pura volontà di autosacrificio, altrimenti nessuno mai sarebbe riuscito a toccarlo. -

    Con quelle parole i miei passi sarebbero risuonati all’interno del tempio, mentre le mie mani avrebbero rapidamente trovato una torcia che in pochi secondi avrei acceso illuminando le antiche rovine. A quel punto il mio cugino avrebbe visto le antiche statue in maniera più nitida e precisa, come se fossero reali, presenti. Come se da un momento all’altro si potessero spostare, muoversi. Aggrapparci. Non erano umane; no. Erano divine. Altri occhi che ci guardavano, scolpiti nella pietra. Su quella superficie liscia il fuoco della mia torcia si sarebbero riflesso come una stella nell’Oscurità, segnalando alle divinità presenti nella nostra dimensione e nell’altra la presenza di due Diavoli.

    Passo dopo passo avrei iniziato ad avvicinarmi alla statua in fondo al Tempio, laddove solo pochi anni prima la setta dei Somujo offriva sacrifici umani (e non solo) all’Antico. Due Diavoli, seppur ancora deboli, non sarebbero di certo passati inosservati in nessuna delle dimensioni. Le energie a quel punto avrebbero iniziato a fluttuare; reali, come noi stessi. Etsuko le avrebbe viste. Le avrebbe percepito intorno a noi. Correre. Girare. Vorticare.



    -Sei pronto, cugino? - Gli avrei chiesto osservando il portale alle spalle della statua. - Ogni potere ha un prezzo; ogni debito dev’essere ripagato. Ogni promessa va compiuta. -

    Con quelle parole mi sarei avvicinato al portale inserendovi il palmo della mia mano. Al contempo avrei percepito l’energia vibrare. Come la materia stessa cercasse di comprendere la nuova realtà. Di capire da dove provenisse quella mia mano e dove fosse diretta. Di quali realtà si aprissero dall’altra parte.

    -Sei pronto a incontrare l’Antico? - Avrei domandato con un ghigno sulle labbra. Senza attendere oltre, mi sarei inoltrato nel portale aperto, laddove solo il Sangue e l'Oscurità avevano importanza.


     
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    il Fulmine nero di Ame

    il dio del Caos



    Le porte del tempio si spalancarono sino a rendere visibile ai loro diabolici occhi, l'altare che sovrastava tutto l'ambiente.
    sebbene dismesso e eroso dal tempo, conservava il suo putrido e terrificante aspetto. brulicava di energia oscura, malvagia, nera come la pece e d'odore ferroso tipico del fetore del sangue rappreso.
    si aprirono alla sua mente scenari di sacrifici umani e chissà quali altri satanici rituali.
    tutto fu confermato dalle parole del cugino che quanto mai prolisso gli spiegò la storia di quei luoghi.
    se non fosse stato per le sue ultime esperienze ad Ame che l'avevano iniziato a esperienze altamente al di fuori dell'immaginario, avvolgendolo in un vortice di voluttà, potere e macchiandolo di ogni colpa di cui l'umane gesta potessero macchiarsi. A nulla di quanto pronunciato avrebbe potuto credere, come chiunque al di fuori dei contesti di cui abbiamo appena accennato avrebbe fatto.
    suvvia, si parlava del mondo del Caos, di antiche divinità che governavano elementi, poteri sovrannaturali. la capacità di teletrasporto associata al quarto Hokage, l'origine stesso del loro stesso potere, definito Diabolico e Caotico. Tutto sembrava un calderone in cui il cugino aveva mischiato, miti, leggende e decorato con un pizzico di realtà per renderlo similmente credibile.
    Ma come vi ho già detto... io gli credevo!
    così quando egli poggiò il palmo della mano sullo stipite di quello che parve essere un portale verso chissà quale dimensione, attivando un flusso energetico che disegnò sulle mura una sfera di luce aprendo un varco. non mi sorpresi.
    provai ad attivare il Magan e allertai le abilità da sensitivo per recepire e percepire il più possibile di quello ch emi capitava attorno. La mia sete di Conoscenza e quindi di potere ora me lo imponeva. mi sarebbe prima o poi tornato utile.
    avvertì in quel momento urla di dannati e gemiti di piacere, in estremo contrasto. i primi probabilmente vittime dei rituali antichi, i secondi fautori di quelli stessi rituali e attori di orgiastici e contemporanei riti sacrificatori. Godevano dell'altrui dolore, mischiando l'orrore della morte e del dolore al piacere estremo del sesso. donando al contempo piacere e l'estremo castigo.
    non riuscì verosimilmente a comprendere la fonte del potere, che pareva trarre vigore dai loro stessi corpi e dal portale che si era appena spalancato.

    -Sei pronto, cugino? - - Ogni potere ha un prezzo; ogni debito dev’essere ripagato. Ogni promessa va compiuta. -

    le statue attorno a loro osservavano gli eventi, gli era parso persino che qualcuna si fosse voltata ad osservare, ghignando e attendendo che entrambi compissero il definitivo passo.

    se il prezzo da pagare è proporzionato alla forza ricevuta. qualsiasi prezzo vale la pena di essere pagato...
    mai in passato avrei creduto di pronunciare quelle parole, il vecchio Etsuko era morto e il nuovo godeva della sua dipartita, libero di agire senza nessun freno inibitorio, spinto solo dalla sete di potere.
    così attraversammo il portale, in un turbinio di fioche luci e splendenti ombre.
    il mondo che si aprì ai loro occhi era surreale, un paesaggio apocalittico, edifici straziati da una pioggia continua di meteoriti infuocate, le fiamme che le avvolgevano erano di natura infernale di una luce bluastra e quando impattavano al suolo non creavano danni evidenti ma rilasciavano al suolo corpi agonizzanti ammassati e urlanti tutto attorno a loro era Caos.



    osservavo il paesaggio e il mio cugino non parve in nessun modo turbato si aspettava tutto questo e forse si aspettava anzi bramava quello che sarebbe successo di lì a poco.
    una meteorite, in misura e intensità luminosa più grande delle altre, con un fragoroso frastuono, impattò proprio davanti a noi sbarrandoci la strada. un bagliore che accecò del tutto i nostri occhi, quasi non ci fosse dato osservare quello che l'astro proveniente dall'infinito trasportava. non appena si dissipò la luce fu palese...
    il colosso dalle mitologiche fattezze, aveva arti inferiori taurini oltremodo sviluppati, il busto avvolto in una intarsiata corazza, dalle dita tracciava nell'aria dei simboli di sangue e nell'altra brandiva una spada che rinchiudeva in se il più terribile dei flagelli, sinonimo di morte.
    delle ali piumate gli attribuivano un aspetto angelico, non legato una sensazione di protezione, anzi, il contrario. pareva l'angelo sterminatore e dispensatore di sventura.
    il volto non era un volto, lì dove solitamente vi era racchiusa la fisionomia c'era un buco... IL CAOS e la corona di ferro che sovrastava il capo.
    CHIARIVA per chi avesse mai avuto dubbi...
    questo è il SIGNORE DEL CAOS.





     
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    Il Fulmine Nero di Ame


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    Alla fine dei conti mi aveva seguito, il mio bel cugino dallo sguardo profondo e conoscenze antiche, in quel che era molto di più rispetto a un semplice portale. Laddove le energie dei mondi si addensavano formando porte che potevano portare verso altre dimensioni, più o meno sottili, visibili e non. Etsuko-san lo sapeva, in fondo alla sua anima e cuore, che i nostri poteri, gli occhi degli Akuma, non erano di quel mondo. Appartenevano a dimensioni tanto oscure quanto profonde. A tempi antichi. Quando non erano solo i muscoli a fare il loro dovere, ma soprattutto la mente.

    Quell’antica energia che vibrava al di fuori dai mondi conosciuti, Etsuko l’avrebbe percepita in pieno. Quelle fluttuazioni - le avrebbe sentite non solo sulla propria pelle, ma anche nell’anima, come se fosse una quintessenza in grado d’influire oltre la materia, su ciò che materiale non lo era affatto.

    Comunque fosse, era chiaro che il mio cugino non era più lo stesso di molti anni addietro. In quei momenti era diverso. Più evoluto. Un essere migliore. Dagli occhi in grado di vedere più in fondo. Dallo spirito di chi non voleva restare immischiato nella fango della mediocrità per andare oltre.

    - Vedo che sei diventato libero. - Gli avrei detto prima di addentrarmi nello specchio di ombre e anime prima di rispuntare dall’altra parte, nel mondo delle fate in cui solo il vuoto regnava, donando agli avventurosi poteri che mai si sarebbero mai potuti aspettare.

    Ciò che vidi dall’altra parte era… comune. Non più il Vuoto, l’oscurità più nera che avevo visto molti anni prima. No. Quel giorno Dio mi aveva regalato un qualcosa di totalmente diverso.
    -Il futuro… - pensai. Era quel futuro che avevo sperato avvenisse. Il futuro di Unione. Il futuro di speranza, in cui il materiale e l’immateriale potesse vivere insieme. Combattere insieme. E morire insieme. Tra gli edifici costantemente battuti da odio e oscurità, in mezzo alle meteoriti e agli alberi morenti. In mezzo alle fiamme in grado di bruciare non solo il corpo, cellule e atomi, ma persino l’anima stessa. Il Caos, del resto, avrebbe divorato tutti, spostando il vivente nell’oscurità, nell’Abisso, negli anni di odio.
    Dinnanzi a quel paesaggio il mio volto gelato non cambiò in alcun modo. Tutt’altro. Il Caos creava. Disegnava. Progettava. Architettava.

    - Il Caos è Costruttore, - dissi. - Il Signore degli Universi. -

    Fu in quel momento che notai un’enorme figura dinnanzi farsi strada tra edifici creati dall’oscurità e le altrettante meteore che vi si facevano spazio. Non avevo alcun dubbio che quell non fosse il Dio vero. Sapevo che era soltanto uno dei suoi avatar, tra l’immensità di volti e dimensioni che il signore del Caos poteva avere. La corazza, gli altri e quant’altro ancora non facevano altro che confermare le mie impressioni originarie, come se provenissero da una mia profonda comprensione dello stato delle cose. Angelo e demone al contempo, come se fosse un diavolo difficile da trovare altrove. Come se si trattasse di un demonio unico nel suo genere.

    Non avevo alcun dubbio in merito al fatto che si trattasse davvero di un avatar del Caos. Di un Volto serafico immerso tra le ombre. Senza volto, ma con un’anima più grande di quelle che avevo mai percepito. Con un’energia vitale infinita. Con un aspetto immenso. Un titano in mezzo ai titani. Un gigante tra le infinite linee dell’universo.

    Mentre si muoveva, vidi un dito alzarsi nell’aria, quasi come se fosse immerso nel vuoto, tra gli astratti disegni. Lo vidi puntare verso un edificio, anch’esso immerso nelle ombre.

    - Ci indica qualcosa, - dissi al mio cugino spostando lo sguardo in direzione mostrata dalla divinità oscura. Se il cugino di Kiri mi avesse seguito, ben presto ci saremmo ritrovati all’interno dell’edificio indicatomi dall’Avatar, laddove altre ombre e altre linee fluide regnava in un paesaggio che definire surreale era poco.

    - Un libro, - avrei detto indicandolo con un dito. Non mi sarei avvicinato, però, allo stesso personalmente. Nonostante fossi sicuro di trovarmi in mezzo a un ambiente che mi si addiceva, d’altro canto era anche chiaro che ogni passo sbagliato, fosse anche un respiro, si poteva rivelare per me alla pari di un errore. Forse anche uno di quelli che non sarei mai riuscito ad annullare.

    Ma mandarvi mio cugino? Quella mi sembrava un’altra decisione assurda a cui, probabilmente, non sarei mai riuscito a rimediare. Era una pedina, vero, ma una pedina troppo importante per me. Quasi… centrale.

     In fin dei conti, fui io stesso ad andare laddove indicato dal dito divino. Fui io stesso a percorrere i passi. Ad avventurarmi sulla strada. Ad aprire il libro, - non senza sentimenti negativi, lo ammetto, - trovandovi una guida.

    - Dei simboli? - Chiesi. - Vuole che io impari a disegnare? -

    Guardai la divinità dalla corona appuntita con un sopracciglio rialzato, quasi fosse un fantasma o qualcosa del genere.

    Lessi le pagine di quel libro con velocità e dedizione, come se fossero la mia Bibbia, e anche se non ci capii molto, era chiaro che avrei dovuto provare.

    - Dunque, concentrare il chakra… - dissi apponendo la mano sulla parete. - Far fluire il chakra. Sentire il chakra. Percepirne il flusso. -

    Avrei fatto come richiesto dal libro stesso, disegnando il Simbolo del Caos sulla superficie del muro per poi osservarlo restare lì, fisso.

    - Come dovrebbe funzionare, tutto ciò? - Domandai di nuovo guardando l’ammasso di energia e vitalità che mi restava dinnanzi come un muro inerme.

    “Prova… Allontanati… E diventa un’unità sola con il simbolo.”

    Feci come mi chiese, allontanandomi da tutto: dalla casa, da Etsuko, dalla divinità stessa, per ritrovarmi in mezzo alle meteore a diverse centinaia di metri di distanza. E allora cercai di percepire il simbolo. Di sentire quel flusso di energia e materia. Di diventare uno solo con lo stesso. E, infine, di smaterializzarmi nei tessuti interdimensionali per poi ricomparire sul simbolo stesso.

    - Hmm… - Dissi poi. - Il primo passo. -


     
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    Traslocazione



    come detto il mio cugino non parve sorpreso del colosso che avevamo davanti. era già stato in quel mondo e conosceva le regole che lo dominavano. cominciai a comprendere i cambiamenti che con il tempo aveva palesato. Era venuto a contatto con qualcosa di sovrannaturale, che lo aveva turbato, forse reso più consapevole, più prudente forse?
    l'avatar che sino a quel momento era rimasto immobile, impassibile agli intrusi che erano comparsi nel suo mondo. ora mosse l'arto per indicare la via.
    la meta, un edificio poco distante, in parte distrutto, in parte incendiato dalla fiamma blu che tutto ardeva e traeva forza dal caos stesso.
    seguì il ragazzo, senza mai distogliere l'attenzione da ogni minimo particolare che vedevo attorno. quando entrammo, venni invaso da un calore e un potere destabilizzanti, al centro dell'ampia sala dove si trovavano, vi era un leggio, su di esso ovviamente un Tomo.
    in questo momento, fu l'unico in cui lo vidi tentennare... cosa fare? andare, restare. impulso o prudenza? alla fine si abbandonò al volere del caos al gioco che il destino aveva scelto per lui... Per Loro.
    così si avvicinò e io li fui dietro, non l'avrei lasciato solo l'affetto che provavo me lo impediva, così come la pulsione e la sete di conoscenza.
    l'intarsi sulla copertina erano neri, di un colore lavico quasi, e sebbene l'origine antica della scrittura era evidente, le pagine parevano immacolate, quasi come mai nessuno in precedenza l'avesse sfogliato.
    Appena il cugino l'aprì, ancora quella sensazione di potere, ancora quel calore. era il potere della conoscenza. l'interno nascondeva i segreti del caos, una tecnica o una abilità proibita probabilmente. dei sigilli, utili a smaterializzare e materializzare il corpo o chiunque li toccasse da un punto all'altro. le istruzioni erano minuziose, le quantità di chakra necessarie. tutto era impresso nel dettaglio.
    vidi studiare il tomo, parola per parola finchè forse tutto gli fu chiaro, nella teoria almeno, adesso bisognava provarlo sulla sua pelle.
    lo osservai...

    a Che pensi?

    una domanda ovvia la mia...
    non vedeva l'ora, vibrava dalla voglia di voler sperimentare la conoscenza acquisita.


    lo vidi avvicinarsi ad una parete e seguire le indicazioni del tomo, concentrare il chakra per apporre il Siggillo che illuminato, si tracciò tra le croste d'intonaco dell'edificio.

    e la parte di preparazione è andata...
    pensai mentre si allontanava. non lo seguì, sapevo perfettamente cosa si apprestava a fare, lo vidi uscire dall'edificio seguendolo con la mia vista vitale, qualche metro oltre le rovine, tra gli astri cadenti e le anime dannate e lo vidi applicare le nuove conoscenze, spostandosi nel sigillo impresso all'esterno.
    e poi...

    Thrash

    lo squarcio nello spazio tempo, la traslocazione, il movimento troppo veloce per essere avvertito ad occhio umano, la smaterializzazione?
    ed eccolo...


    riapparire lì dove aveva poco prima tracciato il sigillo.

    Sensazionale!

    esclamai.

    come ti senti, qualche effetto collaterale?
    mi pare di aver letto che il viaggio ti dia anche vantaggi fisici, sfruttando la spinta dimensionale che ottieni viaggiando tra i sigilli... potremmo riprovare, creando io dei simulacri che provino ad attaccarti. probabilmente potrebbero trarre forza dall'energia che è stantia in questi luoghi, se è vero che il nostro potere oculare nasce qui... per provare a metterti un pochettino in difficoltà...
    che ne pensi.


    se avesse accettato, avrei atteso che il mio parente riprovasse ad usare la tecnica, allontanandosi nuovamente per poi generare dei costrutti illusori, che attenti, avrebbero creato ad aggredirlo nel momento in cui fosse riapparso nella sala.



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    Post 4 - Lo Spazio-Tempo



    Le uniche regole che dominavano quel mondo era… l’assenza di regola. I filamenti energetici che si intrecciavano nei tessuti interdimensionali aveva abbastanza energia per poter creare mondi e distruggere i mondi, aprire le porte e chiuderle. Se c’era un posto in cui la creatività e la fantasia poteva rivelare l’essenza, quello era sicuramente l’universo in cui ed Etsuko eravamo capitati, per volontà nostra o per desiderio altrui. Nessuno di noi, difatti, sapeva se era davvero complice e artefice unico del proprio destino, oppure se eravamo, in un qualche strano modo, guidato da una forza esteriore a noi, esterna, forse, all’Universo stesso. Quella che dal Vuoto traeva le proprie radici e che espandeva le metastasi fino ad altri mondi.

    Sorrisi.

    Il Caso creava. Il Caos distruggeva. Il Caos accompagnava. Parlava. Influiva. Faceva nascere pensieri e idee. Ero sicuro che anche il mio cuginetto avrebbe sicuramente percepito, in quell’ambito di Creazione, quella tendenza. L’avrebbe sentita in maniera forte e decisa. Come se fosse… già presente. Come se fosse lì. Come se in qualche modo ci appartenesse.

    Ed ero sicuro che tutte quelle regole, le norme di un mondo diverso, oscuro e lontano, le avrei scoperte presto grazie a quel libro. Il Sacro Tomo che mi ero ritrovato. Il suo potere… beh, lo sentivo. Le conoscenze che mi avrebbe fornito le avrei percepito ben presto, provando a spostare al di là i limiti della Morte. Sempre più in là. Finché il mondo non sarebbe stato invaso da anime e spiriti oscuri come la Pece. Come il Diavolo stesso voleva.

    Etsuko lo avrebbe approvato. Lo sapevo. Lo sapevo perché il mio cugino aveva amato la conoscenza molti anni prima, come se la Conoscenza stessa fosse stata per lui un frutto proibito che egli aveva volontariamente assaggiato.

    - E’ così che Egli parla con noi, - spiegai. - Attraverso pagine, lettere, illustrazioni. Soprattutto per mezzo di Simboli tanto antichi quanto lo è il mondo stesso. -

    “Un libro vergine… in un mondo oscuro…”



    I polpastrelli delle mie dita sfogliavano quelle pagine in modo delicato. Curioso. Quasi come se scandissero una specie di oscuro ritmo. Come se volessero portarmi oltre i limiti di cui mi ero già ricordato. Mi dimenticai persino della presenza di quell’Essere vicino a me. Di quel mio cugino che, forse, non sarebbe mai riuscito a provare le stesse emozioni, a scoprire la stessa conoscenza.

    Mi domandò cosa ne pensassi e, distogliendo lo sguardo dal Sacro Tomo, lo guardai di risposta, con quel mio sguardo felice, attento, sicuro, concentrato. E, sebbene minimamente, innamorato.

    - Penso che l’Antico mi stia portando laddove dovrei trovarmi, - risposi osservando attentamente i simboli all’interno del testo. Erano quasi tutti uguali. Quasi tutti occulti. Come le simbologie divine che solo un essere Divino poteva comprendere.

    In quel momento sapevo già che quel Simbolo mi avrebbe dato un potere. Non sapevo ancora, però, che tipo di potere sarebbe stato e come lo avrei sfruttato, ma ogni avventura iniziava da un primo passo che veniva fatto e quella non era mica un’esclusione dalla regola.

    Sentivo il peso del suo sguardo sulle mie spalle, mentre mi allontanavo dal Tomo e da Etsuko, per ritrovarmi ancora una volta tra le meteore di fuoco che cadevano su quel suolo. Oltre altre rovine ancora. In mezzo alle anime di coloro che avevano perso la strada e la luce.

    Quando lo Spazio-Tempo si attivò dandomi la possibilità di viaggiare tra i tessuti della materia, accolsi quell’opportunità con lo stesso viso di sempre. Il potere era quello; la capacità di spostarsi tra i filamenti allo stesso modo di un Dio non era altro che una delle tante capacità che avrei dovuto usare.

    Solo un asso nella mia manica.

    Notai lo stupore di Etsuko con lo stesso sguardo dapprima.

    - Questo è il potere del Caos, - sottolineai.

    Capii l’entusiasmo del mio cugino, ma… Come vi ho già detto, poco dipendeva dall’abilità in sé. Molto dalla capacità di saper usare quell’abilità nel modo giusto. Come se fosse… Una pedina sulla mia scacchiera.
    Le idee del mio inventivo cugino e della sua fantasia non tardarono ad arrivare. Fu egli stesso a suggerire che i nostri poteri oculari provenissero proprio da quella dimensione e, - anche se non era del tutto corretto, - non era nemmeno troppo lontano dalla realtà dei fatti.

    - D’accordo, - risposi al mio ammirabile cugino per poi scuotere il capo. - Un po’ di nausea. Mi gira la testa. Ero abituato a farlo grazie alla tecnica del Teletrasporto, comunque. Niente di nuovo. -

    In parte quello che avevo detto era assolutamente vero. Durante la mia vita terrena, in quegli strani anni che mi avevano preceduto, usavo spesso il Teletrasporto. Era la mia terza natura; la cosa che più preferivo dopo le illusioni e le bombe.

    Comunque fosse, la proposta di Etsuko non sarebbe rimasta inascoltata e, quando mi avrebbe preparato il campo da gioco, avrei fatto come da lui richiesto. Di nuovo, con il simbolo impresso nella mia mente, avrei concentrato il mio chakra per trasmetterlo al pavimento sotto ai miei piedi, il che in quello scenario sembrava surreale. Poi di nuovo mi allontanai, questa volta non più di 10 metri e in quel momento stabilii il contatto mentale ed energetico con il Simbolo Maledetto che avevo creato poco prima.

    - Pronto, - dissi al mio cugino per poi [attivare il collegamento - Slot Tecnica 1] tra lo spazio e il tempo e, infine, penetrare di nuovo nel tessuto tra le dimensioni. -

    Non appena lo feci, passarono pochi istanti ed ecco che pochissimi istanti dopo fui sul sigillo dall’altra parte. Fu in quel momento che si attivarono i miei muscoli, spingendomi a schivare [Slot Difesa 1 - Schivata] il primo costrutto, che impattò sul terreno al mio fianco senza causarmi alcun danno a causa della sua bassa velocità.

    - Hmm… Vorrei provare la stessa cosa in attacco, - avrei detto. - Fammi provare. -

    Con quelle parole mi sarei avvicina a Etsuko, posizionando il simbolo a 1.5 metri vicino a lui. Poi mi sarei di nuovo allontanato e, infine, sarei nuovamente riapparso vicino a Etsuko. Sfruttando quell’apparizione, avrei dunque tentato di [toccarlo - Slot Azione 1] con il palmo della mia mano, sfruttando appunto la velocità aumentata in seguito a quella mia dislocazione.

    - Davvero, - avrei detto. - Dopo la dislocazione sono più veloce. -




    - Hai altre idee su come sviluppare quest'abilità, - avrei chiesto mentre intorno a noi continuavano a cadere meteore e le anime dannate continuava a intonare la loro oscura sinfonia.

     
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    Tu sei il Caos...



    successe, certo che successe, ve lo garantisco!

    Il più grande nemico della conoscenza non è l’ignoranza, è l’illusione della conoscenza.

    l'avevamo capito, quel luogo, così estraneo alla realtà che conoscevamo quali altri misteri poteva nascondere? quali altri poteri celare?
    era bastato sfogliare un tomo al suo redivivo cugine/Amante, per poterne trarre potere. in quei sigilli fluiva l'abilità straordinaria della traslocazione, la capacità impensabile di abbattere le barriere del tempo e dello spazio. traendone inoltre uno slancio, aumentandone seppur per breve tempo i parametri corporei.

    Sorprendente

    mi limitai a sussurrare conscio di quanto il Caos potesse insegnarci.
    mi toccò e raggelai. quel tocco sfuggente e inaspettato, dopo la traslocazione. fugace come spesso fugaci erano stati i loro carnali incontri. Lui bramava potere, non amore, come me d'altronde. su cose allora si basava quel rapporto? mero interesse e parentela? voglia di Vendetta? convenienza?
    chi avrebbe potuto dirlo... forse neppure loro lo sapevano!

    di certo è una abilità molto utile, Cugino!
    per conoscerne i punti di forza però dobbiamo conoscerne i limiti...
    non credi?


    osservai i sigilli tracciati, sfiorandoli con la mano, tracciando mentalmente i segni che il suo parente realizzava.

    traslocare velocemente ti darà un vantaggio a Kiri. se Scoperto!
    ma sarà sufficente?
    la mano nera del Kage è veloce e si muove tra le ombre, un'abilità per certi aspetti paragonabile in velocità a questa. poi Kensei e le sue molteplici abilità.


    l'impresa che l'attendeva non era cosa da poco, non avrebbe gradito l'idea del suo volto su una picca, seppure non realmente il suo e neppure quel grazioso viso, sangue del suo stesso sangue.
    infiltrarsi nel villaggio della nebbia, per diffondere il morbo dell'inganno e della disperazione dal suo interno, non era cosa da poco.

    dobbiamo capire tra quanti di questi sigilli al massimo riusciresti a spostarti! il LIMITE della Tecnica.
    con quanta furtività riusciresti a farlo per scappare più veloce delle ombre e più infido dei pipistrelli del Mizukage.


    gli accarezzai il volto.

    sarai coraggioso cugino e porterai il Caos a Kiri, la casa che ci ha rinnegato, la casa che ci ha ingannato, la casa che ci ha sfruttato.

    come Byakuei anni prima, la storia si ripeteva e il Clan Akuma ancora una volta ne pagava le conseguenze. l'epilogo questa volta sarebbe stato differente.
    lo vedeva Etsuko nel volto del cugino.

    gli prese il volto tra le mani fissandolo nelle iridi.

    TU SEI IL CAOS...

    Ben venga il caos, perché l’ordine non ha funzionato.



    avanti, scoviamo i limiti della tecnica e sopperiamo ad eventuali mancanze.





     
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    Post 5 - I Limiti



    - Sorprendente, - lo sentii. Una parola che sottolineava l’avvenuto manifestando l’essere in tutta la sua bellezza. Cercando di evidenziare il mondo in cui agivano le coscienze, dando vita all’energia, che a sua volta creava la forma da cui si manifestava tutto il materiale e l’immateriale.

    Il Caso poteva rivelare altre strade a noi. Ci poteva fornire altre idee per lo sviluppo. Per evolvere. Diventare migliore.

    Lo avevo capito io. Lo aveva capito anche il mio cugino.

    - Conoscere i limiti? - Domandai. - Sì, sarebbe un buon modo per capire in che modo usare i nuovi poteri. -

    Di sicuro molti limiti di tutto ciò che era successo risiedevano nei sigilli che il Caos mi aveva insegnato a fare. Quelli che sembravano aprire i portali tra i mondi. A tessere la materia stessa infiltrandosi tra le fila che l’aveva creata

    - Spostarsi di così pochi metri? - Chiesi. - No. Non mi servirà a molto, immagino. Ma se si potesse fare lo stesso senza alcun limite? Cancellando ogni regola della fisica? -

    Le mie domande sarebbero ovviamente rimaste senza risposta, perché erano retoriche e alla fine si tornava sempre allo stesso punto di sempre: se si potevano superare i limiti del tempo e la materia, andando oltre, si poteva anche creare tutto ciò che la fantasia era in grado di creare. L’unico limite diventava, appunto, quello della fantasia che, come ben si sapeva, di limiti non ne conosceva.

    - Mano Nera del Kage… - ripetei. - Tssk. Certi mammiferi non cambiano mai. -

    Quando mi appoggiò infine la mano al volto, volli sorridere, ma non lo feci. Mi limitai ad appoggiare la mia mano alla sua, in quel che sembrava essere un gesto romantico. Percepii subito il calore del suo corpo, della sua cute, grazie a quella pelle così delicata e liscia.

    - Cuginetto, - sussurrai.

    Percependo i palmi delle sue mani sulle mie guance. Aveva ragione. Dovevamo ancora capire i limiti. E così fu. Su sua richiesta mi mossi per disegnare 2 sigilli e alla fine provare a metterne uno terzo. Tuttavia, non fui capace di farlo e capii che potevo fare solo 2 simboli. [Slot Azione 1]

    - Due, - dissi. - Pochi, ma forse dovrò allenarmi per sviluppare la capacità di disegnarne di più. -

    Per quanto riguardava la sua seconda richiesta, quella in merito alla furtività, non sapevo come potevo misurarla. Ciò che sapevo, però, era che potevo in qualche modo cogliere all’improvviso persino Etsuko stesso. E così provai a [spostare - Slot Tecnica 1] il simbolo in maniera tale da avvicinarlo a 2 metri alle sue spalle e poi, attivando di nuovo il legame spazio-temporale, posizionarmi dietro di lui. [Slot Tecnica 2]

    - Sono qui, - avrei detto. Solo dopo, con la furtività aumentata a causa di quello spostamento improvviso.

    “Sono il Caos,” - mi ripetei le parole di Etsuko stesso. E avrei fatto sì che anche gli altri ne sarebbero divenuti portatori. Ingranaggi di una forza superiore. Mani del Caos. Affinché sentissero il Caos. Percepissero il Caos. Apprezzassero il Caos.
    Affinché solo il Caos regnasse in quel mondo e negli altri.
     
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    che il piano abbia inizio



    la sua mano si posò sulla mia e senti il suo calore, il volto era inespressivo ma nascondeva l'emozioni che provava, la sua come la mia era una maschera.

    “Ogni falsità è una maschera, e per quanto la maschera sia ben fatta, si arriva sempre, con un po' di attenzione, a distinguerla dal volto.”

    lì in quei luoghi fuori dal tempo e dallo spazio, governati dal Caos assoluto, due consanguinei, membri del clan Akuma, mettevano in pratica il loro elaborato piano. per farlo, avevano bisogno di quel potere. il piano di fuga li contemplava.
    lo ascoltai, le sue parole mai pesate, sottovalutavano forse gli avversari che avrebbe dovuto affrontare. in un mix tra coraggio e sconsideratezza che a dir il vero gli era sempre appartenuta.

    Cugino... è pur sempre uno scaltro assassino e lui è pur sempre il Kage.

    certo com'ero che quelle parole nulla avrebbero potuto, rispetto alle sue certe intenzioni.
    mi rammaricai per un momento, il tempo necessario utile affinchè egli spostasse la sua mano dal mio volto e mi ridestai.

    due soli segni... dovrai ambire a qualcosa di più!

    dissi analizzando le situazioni in cui si sarebbe trovato qualora fosse stato scoperto nel villaggio della nebbia.
    quella che un tempo era stata la loro patria, il loro asilo, il loro porto sicuro. li aveva rinnegati, scacciati, allontanati, come clandestini in cerca di Asilo.
    lui più di me, desiderava vendetta. seppure l'imbattuto abitasse in me. il suo onore era stato macchiato ed era passato alla storia come il kage meno longevo di tutti.
    mentre riflettevo su tutto, senti sfiorarmi la schiena e mi voltai.
    sorrisi...
    non mi ero accorto di nulla, la sua furtività mi aveva sorpreso ma avrebbe anche in quel caso dovuto fare molto meglio.

    non male...
    ma dovrai accrescere le tue conoscenze e il tuo potere!
    per cominciare, fossi in te... manterrei un profilo basso!
    ecco...


    in quei luoghi gli raccontai tutto quello che avevo vissuto alla nebbia, dagli eventi più importanti a quelli di più scarso interesse. degli incontri, delle alleanze e delle inimicizie.

    ti servirà sapere ogni cosa...
    non dovrai tralasciare nulla!
    se dovessero chiederti qualcosa di scomodo... sii confuso, cerca di ricordare. l'esperienza di morte che ho subito avrà pur lasciato delle lacune nella mia memoria e vedrai che questa cosa non sorprenderà nessuno.
    chiedi di Fudoh nel caso, lui sa cosa abbiamo vissuto in quella stanza di ospedale!
    lui potrà testimoniare.


    così passarono il loro tempo insieme mentre meteore martoriavano quelle lande, e quei luoghi pieni di segreti e di per loro, SPERANZE.
    ora anche l'ultimo preparativo è compiuto,
    che il dio del Caos di preservi e ti conservi nel suo disordine.
    che ti mostri la via e che la renda TUA.


    sembrava un commiato il suo e lo sarebbe stato se il cugino non avesse aggiunto altro.



     
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    Post 6 - I Ricordi di Etsuko



    In mezzo al Caos totale, mio habitat naturale, la Casualità divenne Ragione e il mio tocco sulla sua cute divenne quell’inizio che dopo diverso tempo avrebbe potuto provocare eventi imprevedibili. Del resto, eravamo Diavoli per natura e per cognome. E come diavoli agivamo da tali, facendo prevalere la nostra volontà su qualsiasi altra cosa.

    - Assassino… - ripetei. Kiri era piena di assassini. Mammiferi che iniziavano a scannarsi gli uni con gli altri non appena ne capitava l’occasione. - Lo terrò a mente, - dissi cercando poi di capire in che modo avrei potuto fare più simboli. Certo, ogni Simbolo del Caos mi avrebbe permesso di aumentare la distanza dei miei spostamenti in quel che sarebbe presto potuta diventare una macabra danza di sigilli e respiri.

    Solo una cosa era ancora poco chiara: io non desideravo Vendetta. Non avevo alcuna voglia di abbassarmi al livello dei mammiferi che abitavano quel pianeta. Ero un Diavolo. Ero Superiore. Non solo alle persone, ma anche ai concetti e alle emozioni. Tutto ciò che volevo era portare il Caos sulla Terra e prendere il posto di Etsuko era il miglior modo per farlo.

    - Certo… - risposi. - Profilo basso cugino. Del resto… dovrò vestire il tuo volto. - Dissi poggiandogli una mano sul retro del collo, per poi fare lentamente scendere il palmo della mia mano. Prima lungo la spina dorsale. Poi poggiandola sul suo fondoschiena.

    Da dietro, dunque, gli avrei poggiato il mento sulla spalla, quasi come a voler sentire il suo respiro. A mordere il suo labbro inferiore. In quel modo così delicato. Così sexy. Del resto, se dovevo diventare Etsuko Akuma, sebbene solo per qualche mese, avrei dovuto imparare quel “ruolo”.

    Così, mentre restavo dietro di lui, con le mani incrociate sul suo basso ventre e la testa sulla sua spalla, ascoltavo delle sue “avventure” in quel di Kiri, che proprio avventure non erano, ma va bene così. Storie, alleanze, nemici e quant’altro ancora: ogni cosa, ogni verà prendeva posto nella mia mente affinché diventassi Etsuko in tutto e per tutto.

    - Come vuoi, - ribattei al suo “sii confuso”. - L’esperienza di morte è sempre traumatica per la memoria… hehe. - Mi annotai quel “Fudoh” nella mente e vidi una meteora che cadeva non molto lontana.

    Il suo ultimo discorso, poi, un augurio al Caos stesso, mi parve molto emotivo, sin troppo, e anche abbastanza azzardato, ma era pur sempre Etsuko Akuma, quello. Qualcuno che tra non molto avrebbe dovuto vestire una nuova faccia mentre io avrei vestito la sua. Lui così avrebbe iniziato una nuova vita, mentre la mia via sarebbe iniziata dalla sua.

    - Sarà come dici, - risposi prendendolo per mano e avviandomi verso il portale da cui eravamo giunti. Eravamo stati in quel posto giusto per qualche ora, forse, ma sembrava fossero passati giorni. E così, dopo qualche passo, mano nella mano oppure senza, ci saremmo di nuovo ritrovati ad Ame, dove le nostre strade si sarebbero, per poco, divise di nuovo.

     
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    Epilogo



    sentì le sue mani sfiorargli il collo, scendere accarezzandogli il dorso e schiena sino a palpargli il fondoschiena. Sospirò..
    sa come farti felice questo tizio
    già, sa proprio come prendermi...
    sorrise, apprezzando il tocco del cugino e si lusingò sentendo la durezza del suo membro, al contatto con il suo corpo.
    qualcosa si è risvegliato lì sotto. quanto siete incestuosi... Mi Piace!
    ricambiò il morso sulle labbra e ne apprezzò il sapore, rimase avvolto nel suo caldo abbraccio, raccontandosi, in ogni minuzioso dettaglio per trasmettere tutte le sue esperienze.
    Partiamo, in un bacio, per un mondo sconosciuto.
    quel momento lo sapeva non sarebbe durato a lungo, sebbene si accompagnasse spesso con uomini che lo eccitavano, uomini con cui aveva provato ogni genere di esperienza e sperimentato ogni genere di perversione, con lui sentiva un legame speciale che andava oltre all'attrazione. ora Tra il Caos, si sentiva quanto mai al sicuro. Ma fu un attimo e tutto svanì.
    è ora di tornare.
    il tragitto a ritroso fu breve, come il ritorno da un viaggio, la percezione del tempo nel rientro è sempre più breve rispetto a quello impiegato per la partenza. quella volta fu sin troppo breve.
    e furono ad Ame. le mani si staccavano e fu il tempo della separazione! ancora una volta per chissà quante volte ancora.
    Ogni incontro implicava una separazione, e così sarebbe stato finché la vita fosse stata mortale. In ogni incontro c'era un po' del dolore della separazione, ma in ogni separazione c'era anche un po' della gioia dell'incontro.
    mi raccomando... non farti ammazzare.
    lo sai che si farà ammazzare...
    non lo farà...
    è imprudente... istintivo. Morirà!
    smettila, lui vivrà... se non su questo mondo ma nel mio cuore, lui vivrà-




     
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