Il torneo del drago nero

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    Il Torneo del Drago Nero


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    Se c’era un torneo che restava da quasi sempre al centro delle attenzioni degli esperti degli arti marziali di quasi tutto il mondo, quello era sicuramente il Torneo del Drago Nero. A farla da padrona non era tanto l’abilità dei combattenti in sé, ma da di tutto ciò che vi si poteva incontrare: teste tagliate, corpi bruciare, gambe spezzate, crani frantumati e molto altro ancora. Come diversi tornei inventati in passato, quello del Drago Nero cercava di richiamare le attenzioni dei visitatori soprattutto grazie alla propria brutalità e spettacolarità: si diceva che più vi si avanzava tra un round di qualificazione e l’altro e più sangue, budella e teste tagliate vi si potevano vedere in quel che erano degli scontri senza alcuna pietà. Scontri che, anzi, puntavano unicamente sulla violenza.

    Io ne avevo sentito parlare circa 5-6 anni prima della mia dipartita per mano di un signore che al tempo mi sembrava un folle, ma che ora mi sembrava un genio. Era stato lui a parlarmi di questo fantomatico torneo che veniva svolto in un posto celato nel Paese delle Cascate, in cui i migliori venivano invitati per picchiarsi malamente e senza esclusione di colpi, con tutto ciò che gli veniva dato dagli organizzatori… o, per meglio dire, dal Caso stesso, giacché gli equipaggiamenti, le arene, e tutto il resto vi veniva scelto in maniera del tutto randomica.

    Ovviamente, erano più coloro che si iscrivevano al torneo e facevano una brutta, bruttissima fine, piuttosto che coloro che riuscivano a giungere alla fine delle competizioni aggiundicandosi non solo un ricco premio in denaro, ma anche la gloria eterna, la Coppa del Drago e i ringraziamenti degli organizzatori. Ciononostante, sembrava proprio che il numero degli interessati alla competizione sanguinosa non tendesse a diminuire nel corso degli anni.

    Anzi.

    Avevo persino sentito che l’ascolto per le gare di quella stramba competizione tendesse, per qualche motivo, ad aumentare.

    A me, tuttavia, non interessava né picchiarmi, né guadagnare i soldi e nemmeno m’interessava la famosa coppa. Ciò che mi interessava davvero era la storia del posto.

    Una specie di lore.

    I racconti legati al torneo e a quella specifica zona del mondo parlavano di un drago. Si diceva che esso vivesse tra quelle montagne, nascondendosi tra una cascata e l’altra, un po’ come un fantasma che aveva posto delle condizioni alla gente dei villaggi: organizzare, in qualità di tradizione, un torneo sanguinoso e brutale, in cui i combattenti-perdenti stessi fossero dati in sacrificio al drago… altrimenti, beh… altrimenti il drago avrebbe distrutto i villaggi situati lì, nelle vicinanze.

    Si raccontava che vi fossero anche altri tesori in quella parte del mondo. E che il Drago né fosse il custode. Che solo una parte degli stessi venisse concessa ai vincenti e che molto, molto altro c’era ancora da scoprire, poiché nascosto nei meandri delle montagne, laddove solo i ninja più pazzi, un po’ come il sottoscritto, potevano puntare.

    Qui entro in gioco io. E quel pazzo ninja del Suono che avevo conosciuto.

    [...]



    Lo avrei di nuovo richiamato, un po’ come il Caos che richiama la propria maschera. Lo avrei fatto venire di fretta, promettendogli nella solita letterina qualcosa che lo avrebbe reso forte, - ovviamente avrei taciuto sulla possibilità di morire malamente, - e che gli avrebbe dato la possibilità di confrontarsi con i migliori (i migliori macellai in cerca di fortuna… bisognava dire, gente che sapeva combattere, ma che non era in alcun modo afflitta da vincoli o catene di regole o morali).

    Del resto, se voleva veramente migliorare, crescere, quello sarebbe stato un buon modo per farlo. Bisognava solo… iscriversi al torneo. E di questo lo avrei informato io stesso, ancora con quel mio volto falso che mi ero montato all’ospedale di Oto.

    - Hey… come stai? - Lo avrei chiesto allargando le labbra in un sorriso. - Senti, ho sentito di un torneo interessante in quel di Taki… Ti interesserebbe mica? - Gli avrei chiesto.

    - Si tratta di un torneo di arti marziali e potrebbe interessarti. Potresti iscriverti allo stesso per migliorare le tue capacità ed eventualmente migliorare, oltre che vincere molti soldi! -


    Una proposta come quella avrebbe sicuramente interessato tutti. O quasi tutti.

    - Diciamo che è un po’ sanguinoso… quel torneo… ma c’è anche dell’altro… - E a quel punto gli avrei spiegato della lore del posto, incluso il Drago Nero che, - raccontavano, - viveva tra le montagne, con tanto di tesori che avrebbero fatto comodo a Oto e all’Accademia tutta.



    - Forse nasconde anche delle nuova, - gli avrei detto. - Uova di drago che il Kokage apprezzerebbe molto! -

    Sotto-sotto ci speravo anche io. Avere a portata di mano dei nuovi draghi mi avrebbe ben presto permette di accelerare la Venuta del Caos in quel mondo. Di spargere altre fiamme, - odio e oscurità, - sul continente.

    Tutto, però, si trovava ora nelle mani del giovane ninja. Per andare lì dovevo avere qualcuno pronto a prendere parte al torneo. E lui era il candidato perfetto.

    Per combattere.

    E forse per morire.

     
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    alba su oto: l'inizio di una nuova avventura

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    L'alba sorgeva su Oto, tinta di sfumature rosate e arancioni che danzano sulla città. Le prime luci del giorno penetravano attraverso le finestre semiaperte del dojo dal clan Akodou, gettando un bagliore dorato sul pavimento di legno levigato. Il suono leggero del vento che accarezzava le foglie degli alberi si mescolava con il ritmico respiro del Ninja di Oto, immerso nei suoi addestramenti mattutini.

    Il dojo è un luogo sacro, un santuario in cui la disciplina e la concentrazione regnano sovrane. Le pareti sono adornate con pergamene antiche, testimoni silenziosi dei grandi maestri che hanno camminato prima di lui. L'aria è impregnata di un'energia intensa, palpabile, come se ogni angolo custodisse segreti millenari pronti ad essere svelati solo a coloro che sono degni.

    Il Ninja, vestito in abiti neri che si fondevano con le ombre circostanti, si muoveva con grazia felina. I suoi movimenti erano fluidi, precisi, il risultato di anni di allenamento e dedizione. Ogni colpo, ogni parata, era eseguito con una perfezione senza pari, riflettendo la sua maestria nell'arte marziale.

    Mentre il sole continuava il suo lento risalire nel cielo, il Ninja sentiva il richiamo del dovere crescere dentro di sé. Sa che la giornata sarà densa di impegni, ma per ora, si concentrava solo sul presente, lasciando che il calore dei primi raggi solari lo avvolgesse in una sensazione di pace e tranquillità.

    Poi, con un respiro profondo, riprese i suoi esercizi, lasciandosi trasportare dalla danza silenziosa della sua arte. Ogni movimento era un'offerta alla notte che si era appena dissolta, un tributo alla luce che prometteva un nuovo inizio. E mentre la sua mente si librava libera come un falco nel cielo, il Ninja sa che sarà pronto ad affrontare tutto ciò che il destino gli riserverà.

    Un ragazzino poco più giovane di Kuroshi, si avvicinava al dojo del Ninja. La sua figura era avvolta da un mantello nero che ondeggia leggero al vento. Ha il compito di consegnare il un messaggio al giovane genin. Intento nei suoi esercizi, percepisce la presenza del ragazzino prima ancora che questi abbia varcato la soglia del suo santuario.

    Quando si avvicinò e gli porse la busta con un inchino rispettoso, il Ninja accolse il dono con gratitudine silenziosa. Una strana tensione lo avvolse mentre il sigillo veniva rotto, e il cuore gli batteva un po' più forte nel petto, anticipando quello che potrebbe essere scritto all'interno.

    Le parole scritte con inchiostro nero su carta bianca catturano la sua attenzione immediatamente, come se avessero il potere di incantare la sua mente e rapirne i pensieri. Riconobbe immediatamente la calligrafia, era senza dubbio quella di Takamoto.

    Il Ninja lesse con attenzione, le sopracciglia aggrottate in una espressione di concentrazione intensa. Come al solito gli inviti del ninja di Kumo erano sempre celati dal mistero e avvolti in un enigma. La lettera menzionava solo una certa possibilità di migliorare le capacità di Kuroshi. Cosa che non gli dispiaceva affatto, il problema era che le trovate di Takamoto avevano sempre un lato pericoloso.

    Si trovò a riflettere anche sul fatto che ogni volta che lo aveva convocato, lo aveva fatto tramite missiva. Non si era mai avvicinato al villaggio del Suono. Ciò gli parve strano, e si chiese chissà come mai? Ma alla fine decise di andare ad incontrarlo e sentire cosa avesse da proporgli.

    Il Ninja di Oto sollevò leggermente lo sguardo quando la voce del suo compagno lo raggiunse. Era nel solito punto in cui si davano appuntamento: il bosco che fiancheggiava l'ospedale in cui si erano conosciuti. Hey, sto bene, grazie per chiedere, rispose con calma, è un pò che non ci si vede!. Poi, mentre ascoltava attentamente la proposta del torneo a Taki, i suoi occhi si accesero di interesse misto ad inquietudine.

    Sembra interessante, rispose, il tono della sua voce trasmettendo un mix di curiosità e ansia. Come al solito Takamto nascondeva sempre l'altro lato della medaglia. Era sicuramente un evento più brutale di quanto volesse ammettere.

    Un torneo di arti marziali potrebbe davvero essere un'ottima opportunità per migliorare e testare le mie capacità. La prospettiva di vincere soldi era allettante, ma il Ninja era mosso più dall'opportunità di crescita personale che dall'aspetto finanziario.

    Tuttavia, quando il suo compagno menzionò la natura sanguinosa del torneo, il Ninja annuì con comprensione. Capisco, disse con serietà. Ma a volte bisogna affrontare i rischi per ottenere grandi ricompense. La sua mente era già in movimento, ponderando le implicazioni della competizione e valutando se valesse la pena il rischio. Aveva pronunciato, forse, ingenuamente quelle parole, visto e considerato che non aveva la minima idea di cosa aspettarsi da quell'evento.

    Quando il compagno gli raccontò della leggenda del Drago Nero e dei tesori che si diceva fossero nascosti tra le montagne di Taki, gli occhi del Ninja brillarono di eccitazione. Una leggenda interessante, commentò, il suo desiderio di avventura bruciando dentro di lui. Sembra che ci sia molto da scoprire oltre alla competizione stessa. La prospettiva di avventurarsi in terre sconosciute alla ricerca di tesori perduti avrebbe sicuramente accresciuto il suo interesse per il torneo a Taki.

    Il Ninja di Oto era pronto ad accettare la sfida, consapevole dei pericoli che avrebbero accompagnato il viaggio verso Taki e il torneo di arti marziali. Ma la promessa di avventura, crescita e gloria era troppo allettante per resistere. Con una determinazione ferrea e uno sguardo risoluto dietro la sua maschera, il Ninja si preparò mentalmente per l'ardua strada che lo attendeva.


     
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    Il Torneo del Drago Nero


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    "Meno male che tra gli animali del posto ci sono sempre quelli molto curiosi" - pensai divertendomi nel sentire l'entusiasmo del giovane ninja, nonostante gli avessi spiegato e sottolineato più e più volte che quella non era di certo una passeggiata qualsiasi e che egli si sarebbe trovato dinnanzi a un'enorme varietà di pericoli. A me servivano le uova di drago, a lui la fama di shinobi che avrebbe portato a Diogene ciò che questi desiderava e che avrebbe ulteriormente migliorato le proprie capacità in un torneo che metteva la morte prima di qualsiasi altra cosa, in quanto il torneo stesso era stato creato per deliziare la morte e gli spettatori e fornire al Drago il sangue rituale di cui questi aveva bisogno per calmarsi e stare tranquillo.

    - Bene, - risposi tranquillo. La mia missione era semplicemente quella di spiegargli i termini della missione. Tutto il resto avrebbe dovuto deciderlo egli stesso. E se fosse stato abbastanza bravo, probabilmente sarebbe sopravvissuto a tutte le avventure che da lì a poco sarebbero giunte. Quindi era un'altra situazione solita per molti ninja: o la va o la spacca. Avrebbe trovato un modo per sorpassare gli ostacoli che si sarebbero presentati dinnanzi a lui oppure sarebbe perito.

    Dalla mia parte non avrei potuto fare molto altro che aiutarlo a fare la sua parte, giacché dal modo in cui egli avrebbe fatto il suo, io avrei potuto fare il mio. - Sappi che nel torneo sarai solo. Se sarai in difficoltà, non potrò intervenire. Se starai per morire, non potrò aiutarti. Si tratta di un torneo crudele. Fatto di scontri tra gladiatori. Non vi è onore lì. E non vi ci si può arrendere. - Insomma, la questione era abbastanza chiara e, dunque, non potevamo più perdere il tempo in merito.

    - Andiamo, - gli dissi. - Prima arriviamo e meglio sarà. -

    Ovviamente, prima ancora d'incamminarci per strada, gli avrei detto di prendersi le proprie armi, che gli sarebbero serviti, anche se, d'altro canto, al torneo gli avrebbero fornito.



    Solo per qualche altro secondo i miei occhi si sarebbero poggiati sul povero otese. Non sapeva ancora incontro a cosa stava andando e quali problemi avrebbe avuto durante quel suo viaggio.

    [- Il Viaggio -]



    La strada da Oto a Taki non era particolarmente breve e anche a causa delle particolarità geopolitiche delle zone in questione... non era mica semplice. Soprattutto, non era sicuro. Per la prima di quella strada avrei cercato di parlare al mio compagno di viaggio per capire un po' come andava la sua vita. - Non hai ancora cambiato idea sul mestiere? - Gli avrei chiesto al confine del Paese delle Risaie. - Sei sempre volenteroso di aiutare gli altri? -

    Purtroppo, come sarebbe stato prevedibile, quel nostro dialogo venne ben presto interrotto e, indipendentemente da ciò che il piccoletto avrebbe risposto, ben 5 persone ci avrebbero sbarrato la strada.

    - Hey! Voi! - Avrebbero urlato loro. - Questo è territorio nostro! Pagateci la tariffa oppure crepate! -

    Per qualche attimo il mio sguardo si sarebbe poggiato sul mio compagno di viaggio. A quanto sembrava, i tizi che ci trovavamo di fronte non erano forti. Avevano catene, bastoni... Sembravano aggressivi, ma non pericolosi. E la vera domanda era una sola: come egli avrebbe risposto a quella specie di sfida?

     
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    il sentiero del coraggio: un viaggio da oto a taki

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    Il giovane ninja avanzava con determinazione, i suoi passi leggeri e silenziosi come quelli di una pantera nella giungla. I suoi occhi brillavano di una luce che tradiva l'emozione che pulsava dentro di lui. Le parole e il racconto di Takamoto aveva attivato l'immaginazione del ragazzo, che già pensava a come sarebbe stato esplorare Taki e a tutte le cose fantastiche che avrebbe visto durante il viaggio.

    Takamoto poteva percepire l'energia che emanava l'otese, come se fosse un fiume in piena, pronto a travolgere tutto ciò che gli si parava davanti. Ogni tanto, lanciava uno sguardo al cielo, immaginando e sperando di individuare il volo sinuoso di un drago. Le uova di quel misterioso animale erano il loro obiettivo, ma sicuramente che ottenere ciò che volevano sarebbe stato solo l'inizio di una serie di prove ancora più difficili.

    L'adrenalina gli bruciava nelle vene, alimentando la fiamma della sua determinazione. Era come se nulla potesse fermarlo, come se il solo pensiero della missione imminente lo trasformasse in un essere invincibile. Aveva però ben ascoltato le parole del suo compagno, in quanto quella non sarebbe stata una passeggiata qualsiasi, e la loro ricerca avrebbe portato a scontri con pericoli che non potevano essere sottostimati.

    Nonostante la sua fantasia vagasse, d'altro canto sapeva bene che unendosi a Takamoto avrebbe affrontato pericoli che minavano la sua stessa vita, come già accaduto in passato. Doveva però ammettere che da quando lo aveva conosciuto era di certo divento più forte e un ninja più abile.

    Il respiro si fece più rapido mentre le parole del suo compagno gli facevano da eco nella testa. Era come se il mondo si fosse fermato per un istante, lasciandolo solo con il peso delle sue parole. La sua mente riecheggiava delle sue avvertenze, una litania di pericoli e sacrifici che lo attendevano nel torneo a cui si stava dirigendo. Ad un tratto l'immagine fantasiosa del mistico drago che sorvolava sulla sua testa, si diradò, portandolo nuovamente alla realtà.

    Si sforzò di mantenere lo sguardo saldo, di non mostrare alcuna incertezza di fronte a lui. Era un ninja, e come tale dovevo affrontare ogni sfida con fermezza e determinazione. Ma dentro di lui iniziò bruciare un fuoco di dubbi e timori, un'ombra che minacciava di offuscare il suo slancio.

    Le sue parole risuonarono nella mente del genin come un'eco lugubre. "Se starai per morire, non potrò aiutarti." Era solo. Solo di fronte alla tempesta che si stava avvicinando. Ma doveva andare avanti, non c'era altra scelta. Era la una prova da superare, doveva continuare a migliorare e diventare più forte, se voleva raggiungere i suoi obiettivi.

    Lo so, rispose con voce ferma, anche se il suoo cuore martellava nel petto. Sarò pronto.

    Si alzò e si mise a seguire quello che per certi versi poteva definire una mentore nelle profondità dell'oscurità. Sentiva il peso delle sua armi al suo fianco, un ricordo costante del pericolo che lo circondava. Avrebbe potuto avere tutto ciò che gli serviva al torneo, ma non poteva fare a meno di sentirsi più sicuro con le sue armi tra le mani.

    Partiamo, disse, cercando di ignorare il nodo che si stringeva nella sua gola. Non c'è tempo da perdere.

    E così, si incamminarono lungo il sentiero verso il torneo, consapevole che ogni passo lo avrebbe portato più vicino alla sua prova finale. La sua mente era un turbine di pensieri, ma sapeva che dovevo restare concentrato, pronto a tutto ciò che il destino avrebbe lanciato contro di lui.

    La strada si snodava davanti a loro come un serpente oscuro, una serie di curve e tornanti che li avvicinavano sempre di più alla loro destinazione. L'otese guardò il suo compagno di viaggio, erano entrambi immersi nel silenzio, si domandò come faceva e restare sempre cosi calmo, nonostante i pericoli che li aspettavano alla fine del loro viaggio.

    Quando raggiungemmo il confine del Paese delle Risaie, Takamto forse sentì il bisogno di rompere il silenzio che li circondava. Kuroshi si fermò un attimo nel valutare la risposta. Ci penso una decina di secondi: Direi proprio di no! Son sempre di quell'idea e credo che difficilmente cambierà! le parole uscirono quasi involontariamente dalle sue labbra. Mostrava ancora la stessa determinazione che lo aveva spinto a intraprendere la vita di un ninja. La strada che avevamo scelto di percorrere non era certo per i deboli di cuore, e non aveva mai avuto dei dubbi sulla sua scelta e del perché lo facesse.

    So che a Oto le cose sono un pò particolari, diciamo cosi......ma resto convinto del fatto che anche un posto fatto di feccia e criminali possa cambiare. Nonostante la sua storia da emarginato e le innumerevoli difficoltà affrontate nel corso della sua breve vita, dovute al fatto di essere mezzo Kunese di discendenza non aveva perso fiducia. Si augurava di poter cambiare Oto, ingenuamente e infantilmente? forse.....ma questo lo avrebbe deciso solo il futuro.

    Improvvisamente, un gruppo di criminali sbarrò la strada al duo. A un primo sguardo sembravano dei delinquenti da quattro soldi, ma erano comunque armati. Avanzarono la pretesa di volere essere pagati per aver messo piede in quello che definivano il loro territorio.

    La tensione nel mio petto del genin si acuì mentre i suoi occhi si incontrarono con quelli del suo compagno per un breve istante. Non c'era tempo per esitazioni, doveva decidere rapidamente come affrontare la situazione. Le parole dei cinque individui che li stavano affrontando rimbombavano nell'aria, una minaccia sottolineata dalla loro presenza intimidatoria.

    Le catene tintinnavano mentre si avvicinavano, i loro volti contorti dalla prepotenza. Kuroshi lasciò che un'espressione di calma si diffondesse sul volto, mentre cercava di leggere la situazione. Siamo due ninja del suono in missione, non è consigliabile intralciare il nostro lavoro, e ne tantomeno abbiamo l'obbligo di pagare dei banditi., disse con voce calma. Minacciare degli shinobi è reato, e in tal caso potremmo intervenire secondo l'autorità conferitaci. continuò in modo molto professionale come si compete a uno shinobi disciplinato. Lasciateci passare senza problemi, e fingeremo di non aver visto nulla! concluse, squadrando uno a uno i componenti della banda in attesa della loro risposta.

    Se i criminali si fossero opposti, o avrebbero continuato nelle minacce e nel tentativo di sbarrare loro la strada, la situazione sarebbe cambiata. Un sorriso malizioso danzò sulle sue labbra, incurvandole in un'espressione di pura sfida mentre il suo sguardo si oscurò, trasmettendo una promessa silenziosa di conseguenze devastanti per coloro che osassero sfidarlo. I suoi occhi brillavano con una luce sinistra, una fiamma che bruciava con intensità, rivelando il suo animo risoluto e inarrestabile.



    Con un movimento fluido, il giovane ninja si liberò del mantello che lo avvolgeva. Le sue mani si sollevarono lentamente, i muscoli tesi come archi pronti a scoccare la freccia. L'energia elettrica incominciò a raccogliersi intorno a lui, un brulicare di potenza che rispondeva al suo comando. Il fuoco del suo spirito ardeva nel cuore, il giovane ninja cercava di intimorire e far desistere quei criminali dalle sue pretese. Una piccola dimostrazione del suo potere, in modo che capissero che avevano scelto le persone sbagliate con cui cazzeggiare.

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    Fatevi da parte!











     
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    Il Torneo del Drago Nero


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    Prendere parte ai tornei mortali, come quello, non era facile; prima veniva la decisione di farlo, poi il nodo in gola. Era una sensazione che avevo imparato durante il cammino: si voleva partecipare, poi si voleva vincere. E, alla fine dei conti, veniva la solita sensazione allo stomaco che non significava nulla di buono, ma che spingeva le persone a provare e a riprovare, ancora e ancora, finché non avrebbero ottenuto ciò che desideravano. Il tempo non era da perdere, d'altronde; serviva per prepararsi. Per guadagnare tempo. Perché, in fin dei conti, iniziare una nuova missione come quella era sempre come fare una specie di passo nel buio. Non si sapeva mai da che parte del buio si sarebbe usciti e dove si sarebbe andati poi dopo.

    Il sentiero non era così lungo e il posto da raggiungere non era così lontano. Il che era buono, a pensarci: il viaggio di avvicinamento era esso stesso una prova che, volente o nolente, bisognava superare se si voleva davvero giungere alla meta. Per questo non parlai, preferendo lasciare il ragazzo all'interno della sua mente stessa, come per interrogarsi cosa vi facesse e quali fossero i suoi scopi quel giorno. La strada non era difficile; di sorprese non ne incontrammo per molto tempo. Solo qualche volta rivolsi il mio sguardo verso l'otese, per capire il suo stato interiore prima di qualsiasi altra cosa.

    Volevo intuire se fosse davvero sicuro di fare ciò che, in effetti, desiderava. Se non voleva tirarsi indietro o fare altro. Se, magari, il suo spirito non fosse crollato. Ma, era chiaro che non lo avrebbe fatto, perché il suo passo lo aveva già compiuto. Se avesse deciso di tirarsi indietro in quel momento, lo avremmo ritenuto un codardo e niente di più. Oto stessa lo avrebbe rifiutato alla pari di come rifiutava i rifiuti.

    L'unica cosa che feci prima di incontrare i malintenzionati di Taki era capire se, per caso, era rimasto lo stesso, con gli stessi ideali di prima.



    - Capito, - risposi. - Hai già conosciuto il Kokage? - Chiesi. - E l'Amministratore Yakushi? So che sono delle persone un po'... particolari. -

    Quando poi incontrammo i malintenzionati che si trovavano un po' ovunque a Taki, mi sorpresi della reazione un po' inadatta e decisamente molto piena di pathos che il mio compagno di viaggio aveva messo in mostra. Non che me ne interessasse molto, del resto. Era un ragazzo e alal sua età era normale avere quel tipo di atteggiamento.

    Ciò che mi interessava decisamente di più rispetto allo squallido teatrino messo in mostra dal genin di Oto, erano i 3 ninja che ci avevano sbarrato la strada. Sapevo già che Taki non era, decisamente, il miglior luogo in cui passeggiare, anche per via delle guerre varie e di tutto ciò che era venuto in seguito.



    - Volete i soldi, eh? - Domandai. Avrei potuto porre fine a quel piccolo scontro nell'arco di due secondi. Ma ne sarebbe valsa la pena?

    Anche perché, poco dopo che il buon ninja otese iniziò la sua stupida opera di... cos'era... impaurimento... uno dei 5 sarebbe uscito dal gruppo per perso a 10 metri dinnanzi al genin otese.

    - Non mi spaventi con quell'elettricità, - avrebbe detto. - A Taki in molti la sanno padroneggiare. Me compreso. -

    A quel punto avrebbe creato un [costrutto di elettricità nera - Slot Azione 1] dalle forme di una specie di piccolo cane, proprio ai suoi piedi.



    Prima ancora che esso potesse muoversi, io avrei provato a calmare la situazione.

    - Ragazzi, noi abbiamo soldi a volontà, perché non ci mettiamo d'accordo? - Chiesi.

    - Vi uccideremo e prenderemo ugualmente il vostro denaro, - rispose l'altro, quello che aveva parlato prima. - E poi tu non hai il coprifronte di Oto, - disse. - Forse non sei nemmeno un ninja. -

    Feci spallucce. A quel punto lo scontro sarebbe stato inevitabile del tutto e tirarla avanti a furia di diplomazia sarebbe stato solo una perdita di tempo. Io, però, non avevo voglia di gettarmi in mischia, quindi guardai il genin otese, ancora con i fulmini tra le mani.

    - Lasciane vivo uno. Ci serve per le informazioni. -

    Subito dopo quelle mie parole, due cose sarebbero accadute. La prima era che quel costrutto a forma di cane sarebbe [corso] verso di noi e in quello stesso momento io sarei [saltato - Slot Difesa 1] di circa 6 metri alla mia sinistra.

    Poco dopo, il cane sarebbe arrivato vicino all'otese, che non si era tolto il coprifronte, e avrebbe provato ad attaccarlo dandogli una [zampata - Slot Azione 3] al volto. Infine, il costrutto sarebbe [detonato - Slot Tecnica 1] provocando un'esplosione di elettricità nera nei pressi dell'otese.

    E mentre quei due si davano da fare, io avrei rivolto il mio sguardo ad altri 4, che evidentemente volevano vedere di cosa era capace il genin otese, creando al contempo un [sacchetto] sotto al mio kimono.

    - Sono un mercante, - dissi. - Sicuri di non volerla risolvere in modo pacifico? -



     
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    diplomazia e scontri: il percorso verso taki

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    I due ninja si trovano di fronte a un percorso intricato e impegnativo mentre si dirigeva dai confini di Oto al territorio di Taki. Inizialmente, attraversano una fitta foresta caratterizzata da alberi maestosi e arbusti densi. Il terreno era accidentato, con radici sporgenti e rocce nascoste che richiedono attenzione mentre procedono. Lungo il sentiero, evitavano i percorsi principali e optano per strade meno battute, utilizzando sentieri segreti e nascosti tra gli alberi per ridurre al minimo il rischio di essere botati.

    Dopo diverse ore di cammino attraverso la foresta, i ninja raggiungono un fiume che separa i confini di Oto da Taki. Si avvicinarono silenziosamente alla riva, scegliendo un punto nascosto dove le acque sono meno profonde e la corrente è più lenta.

    Emersero dalla foresta in un territorio più aperto, caratterizzato da vasti prati e colline ondulate. Le praterie si estendono all'orizzonte, punteggiate da alberi sparsi e macchie di vegetazione. I ninja procedono con cautela attraverso questo paesaggio aperto, mantenendo un profilo basso.

    Di tanto in tanto si scambiavano qualche parola per rompere il silenzio. Takamto sembrava interessato alle ideologia ninja del giovane genin. In realtà non ho mai incontrato nessuno dei due disse volgendo lo sguardo verso il cielo in un espressione pensierosa. Ne ho sentito parlare....e dire che siano particolari credo si possa definire un eufemismo. E tu che mi dici, hai avuto il piacere di conoscerli?

    Mentre si avvicinano ai confini di Taki, il terreno diventa più accidentato e montuoso. Affrontano salite ripide e discese pericolose. Lungo il percorso, passano attraverso piccoli villaggi e insediamenti isolati, dove gli abitanti vivono di agricoltura e pesca. Evitano il contatto diretto con la popolazione locale, preferendo rimanere nell'ombra e non attirare l'attenzione su di loro.

    Infine, i ninja raggiungono i confini del territorio di Taki, fu lì che iniziarono i primi problemi. Questa volta Kuroshi aveva adottato un approccio più aggressivo e minaccioso, cose che sembrò stupire il suo compagno. Evidentemente quella era stata un pessima scelta, e ben presto se ne sarebbe reso conto.

    Pensava che con quella dimostrazione di "forza" avrebbe potuto intimorire e far desistere quei criminali, ma cosi non fu; e il giovane se ne pentì quasi immediatamente.

    L'atmosfera era tesa, carica di minaccia e di una certa dose di provocazione da entrambe le parti. Il gruppo di cinque individui sembrava deciso a estorcere loro del denaro, ma il giovane di Oto non si era lasciato intimidire.

    Dall'altro lato Takamoto sembrava essere più diplomatico, cose che sorprese Kuroshi. Si aspettava una reazione totalmente di versa da lui, visto i loro precedenti.

    Uno dei banditi rispose immediatamente alle minacce del genin e a sua volta sfoderò una dimostrazione di un chakra elettrico particolare. Da un lato l'otese ne fu impressionato dato che non aveva mai visto una tecnica del genere, anche se non lo diede molto a vedere.

    Tuttavia, prima che il conflitto potesse degenerare ulteriormente, Takamoto cercò di calmare la situazione, ma la sua offerta fu respinta con ostilità.

    Il giovane di Oto non si lasciò scalfire dall'insulto. Riconoscendo che lo scontro era ormai inevitabile. Annuì alla richiesta del suo compagno, di non neutralizzarli tutti.

    Il giovane di Oto osservò con attenzione la reazione che le sue parole avevano scatenato. Prese rapidamente consapevolezza delle dinamiche che si stavano svolgendo di fronte a lui.

    Subito dopo quelle mie parole... pensò, mentre le azioni si dispiegavano di fronte ai suoi occhi. Il costrutto a forma di cane, creato con maestria dalle sue abilità, si lanciò verso di loro con una velocità sorprendente. In un istante, Takamto lo evitò senza troppi problemi.

    Il costrutto tentò di colpirlo con una zampata al volto, ma Kuroshi reagì prontamente, effettuando un balzo all'indietro di due metri [Slot Difesa I].

    Subito dopo il nemico attivò la detonazione della sua tecnica e il costrutto esplose lanciando un forte scarica di energia elettrica che si propagò per 3 metri. L'energia oscura si diffuse rapidamente, generando un forte boato e creando una zona di turbolenza e caos attorno all'otese. Dalla sua posizione Kuroshi, per evitare che venisse investito da quell'esplosione di elettricità, appena percepì il segnale della detonazione, si lanciò in un rapido balzo verso l'alto, sfruttando la potenza delle sue gambe per saltare con agilità e precisione.

    Nel corso del suo salto, il giovane di Oto mantenne il controllo del proprio corpo, dirigendo il suo movimento con maestria attraverso l'aria. Con un movimento fluido e controllato, l'otese abbassò il proprio corpo mentre si avvicinava alla terra, preparandosi per l'impatto. Con un'accuratezza millimetrica, calcolò la traiettoria del suo salto e l'angolazione del suo atterraggio, mirando a posizionarsi alle spalle del nemico.

    Si trovava ora a una distanza di un metro dal bandito, e ancora in posizione di atterraggio, piegato sulle gambe, si preparò al contrattacco. Una volta che il chakra fu stato adeguatamente concentrato, rilasciò l'energia accumulata, facendo sì che l'elettricità si diffondesse rapidamente attraverso il terreno.

    Il cono di elettricità si estese in avanti, formando un'onda d'urto che attraversa il terreno con una potenza devastante. Qualsiasi oggetto o individuo all'interno del raggio d'azione sarebbe stato investito dall'energia elettrica, subendo danni elettromagnetici e possibili paralisi temporanee. [Slot Tecnica I]

    Se la tecnica avesse avuto successo, e il nemico fosse stato investito dall'elettricità,, quest'ultima lo avrebbe reso più lento oltre che averlo ferito. E allora Kuroshi non avrebbe esitato a concludere la sua azione. Per prima cosa avrebbe provato a colpire il suo nemico con una ginocchiata allo stomaco [Slot Azione I]. Il colpo doveva essere una distrazione per quanto sarebbe accaduto dopo. infatti nel frattempo avrebbe infilato una mano nella sacca delle armi e avrebbe estratto un kunai [Azione gratuita] [Abilità]. Con rapidità sovrannaturale avrebbe spostato l'arma da una mano all'altra senza che l'avversario capisse cosa stava per accadere. Per poi conficcarlo nella gamba destra con forza [Slot Azione II]. Se l'attacco sarebbe andato a segno con un colpo effettuato con il palmo della mano avrebbe conficcato l'arma ancor più affondo in modo che fosse difficile da estrarre in breve tempo [Slot Azione III]




     
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    Il Torneo del Drago Nero


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    A quanto sembrava, i miei tentativi di accendere una vena diplomatica e risolvere la questione pacificamente non avevano funzionato nemmeno per un po', il che significa una sola cosa: ora dovevamo di nuovo menare le mani. Non che fosse una sorpresa per me: Taki era, sin dall'albore dei tempi, patria di malintenzionati e criminali di ogni sorta. Era più difficile trovarvi una persona onesta e con ideali che trovare un ago in un pagliaio. Quindi trovarci dinnanzi a un gruppo di pazzi che volevano attaccare ninja di Oto, - a quanto aveva detto il mio compagno di viaggio, - era una cosa ovvia, ma non era un problema.

    D'altronde, Taki non era conosciuta per la qualità dei criminali che vi abitavano (quella era Ame). Taki era conosciuta per la massa di criminali. E, al di là di qualsiasi dubbio, ve ne erano quelli di qualsiasi sorta, ma pochi tra loro erano in grado d'impensierirmi. Si trattava di feccia, proprio come quella che ci era capitata lì dinnanzi.

    E così, mentre riflettevo se addormentare tutti quanti subito e all'istante oppure lasciare che il mio amico si divertisse, quest'ultimo aveva già spiccato il volo in tutti i sensi possibili, diretti e non. Era infatti riuscito a evitare la zampata dal cane dalla forma del fulmine, mentre l'esplosione avvenuta in seguito, seppur leggermente pericolosa, non lo aveva minimamente impensierito.

    Tuttavia, era importante non sottovalutare coloro che si trovavano dinnanzi a noi, tant'è che quando il mio compagno di viaggio rilasciò il suo cono di elettricità in avanti, il nemico [alzò - Slot Tecnica 1] due protezioni sulle sue gambe che funsero da isolante. L'elettricità così s'infranse contro la terra e le scintille dell'elettricità stessa si dispersero, poco dopo, nell'aria vicino a noi.

    Il [danno] che quel tizio prese fu minimale, ma ciò non gli permise di difendersi efficacemente dagli altri attacchi che arrivarono poco dopo: quando arrivò la ginocchiata dell'otese, il nemico [cercò - Slot Difesa 1] d'interporre le braccia tra sé e quel colpo, ma esso fu tale che ebbe un piccolo [danno] alle braccia.

    Questo lo distrasse e non gli permise di capire ciò che stava per succedere poco dopo. A causa della vista offuscata e di altre difficoltà, quando sulla scena del crimine comparve il kunai, il ragazzo lo vide solo per un istante o poco meno. Subito dopo notò il veloce movimento della lama, ma era decisamente troppo tardi: esso si [conficcò] nella parte della gamba rivestita da quella parte di roccia, senza causare alcun danno. Ciò che avvenne dopo, quindi, non avvenne: fintanto che il kunai non si era conficcato nella carne, l'otese non avrebbe potuto premerlo per farlo andare più a fondo.



    - Seinji? - Sentii la Sua voce mentre mi divertivo a guardare gli attacchi dell'otese scontrarsi con la roccia pura che era stata evocata dal suo nemico. - Ti diverti molto in questo mondo di... umani? -

    [NOTA]

    Se mi divertivo? Beh, sì. Era sempre divertente guardare quei mammiferi bisticciare. Scannarsi per qualcosa di poco conto. Qualcosa che non fosse il Caos Eterno. Qualcosa che non fosse l'eternità nella sua forma più pura.

    - Ryuk... - - sospirai. - Ancora no... non mi diverto... Semplicemente... li osservo... in questa loro forma... animale... -



    Capito.



    Sentii ancora il suo respiro, mentre i miei occhi e i suoi ora si rivolgevano in avanti, dove due ninja del grado genin, - o qualcosa di simile, - si stavano ora dando battaglia a furia di acciaio e sangue. Per lui, - e un po' anche per me, - era come guardare due polli scannarsi in una specie di piccolissimo campo di battaglia.

    - E il drago? - Chiese lo Shinigami. - Non devi andare a recuperare ciò che devi? -

    Per qualche attimo fui io a distogliere le attenzioni dai due "polli" per guardare il dio vicino a me.

    - Non ho mai sentito di draghi da queste parti, Ryuk. - Sospirai. - I draghi sono degli animali estremamente rari, che appaiono di rado. Vederli una volta in vita è un privilegio... Solo alcuni possono farlo. E coloro che ci riescono, non sempre sopravvivono. Difficile che si tratti di un drago, dunque. Piuttosto... qualcosa di diverso. -

    Dissi trattenendomi a fatica mentre, dopo aver parato entrambi i colpi sullo strato di roccia, il ninja di Taki si allontanava di pochi metri e componeva dei [sigilli - Slot Tecnica 1] per poi lanciare dalla propria bocca una specie di palla di fuoco che rischiava d'investire totalmente il mio amico otese.



    Al contempo, anche le mie mani, ben nascoste dal mantello, si mossero in quel che era una tecnica risolutiva per le situazioni come quelle.

    - Hai ragione, comunque, Ryuk... Non possiamo perdere troppo tempo. -



    Poco dopo, i miei [sigilli - Slot Tecnica Avanzata] sarebbero finiti e tutt'intorno sarebbero iniziate a cadere delle piume. Nessuno di loro aveva un livello di preparazione sufficiente per resistere. Nessuno probabilmente conosceva quella tecnica. Era solo... una questione di tempo.

    [NOTA]



    Ci rivedremo presto... Akuma Seinji.

    Non mi accorsi nemmeno di come quello Shinigami iniziò a sparire dalla mia vista, dall'Occhio che tutto vedeva, e la sua presenza nel mondo materiale semplicemente smise di essere.



    Seinji Akuma

    Statistiche Primarie
    • Forza: 500
    • Velocità: 500
    • Resistenza: 400
    • Riflessi: 550
    Statistiche Secondarie
    • Agilità: 500
    • Concentrazione: 550
    • Intuito: 500
    • Precisione: 500
    Chakra
    84/90
    Vitalità
    14/14
    Slot Azione

    1. ///

    2. ///

    3. ///

    Slot Difesa

    1. ///

    2. ///

    3. ///

    Slot Tecnica

    1. Sonno delle Piume

    2. ///

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    tra illusioni e fuoco: la battaglia a taki

    Sottotitolo Post



    I guai erano arrivati sin da subito, non appena varcato il confine che separava il paese delle risaie dal territorio di Taki. Neanche il tempo di godersi il nuovo scenario che, Kuroshi si trovava già ad affrontare un gruppo di nemici. Forse un po' a causa della sua ingenuità o sfrontatezza, forse perché ogni qual volta se ne andava in giro con Takamoto si trovava sempre in uno scontro che minacciava la sua incolumità.

    Probabilmente anche se avesse accettato di pagare, quello che si può definire una vera e propria estorsione, quella banda di criminali non avrebbero di certo lasciato in pace i due ninja. Lo scontro era sicuramente inevitabile. Ciò che non sapeva il giovane genin, era che Taki risuonava per la vastità della sua popolazione criminale. Erano semplicemente una massa informe di scarti umani.

    Il ninja di Taki non si lasciò impressionare dallo spettacolo messo su da Kuroshi per intimorirlo. Anzi si lanciò subito all'attacco, che però l'otese evitò magistralmente senza troppi problemi. Per quanto fosse ancora inesperto, battaglia dopo battaglia sembrava migliorare sempre di più. Acquisiva esperienza e la usava a suo vantaggio, negli scontri successivi.

    L'aver conosciuto Takamoto lo aveva di certo aiutato, nonostante fosse però sempre sul filo del rasoio durante le loro imprese. D'altro canto era innegabile che certe esperienze gli fossero servite, e l'avessero reso, sotto un certo aspetto, un ninja diverso.

    Pur essendo riuscito facilmente ad evitare gli attacchi, la prudenza gli suggeriva di non sottovalutare minimamente gli individui che aveva di fronte. Infatti gli attacchi di Kuroshi, se pur andati a segno nn avevano inflitto il danno massimo che il ragazzo aveva premeditato.
    L'avversario, non fu da meno nella sua prontezza d'azione: sollevò istintivamente due barriere protettive sulle sue gambe, trasformandole in un'improvvisata difesa contro l'attacco elettrico. L'elettricità, pertanto, trovò un'improbabile via d'uscita, colpendo il suolo e generando solo delle effimere scintille che rapidamente si dispersero nell'aria circostante.

    Nonostante il danno inflitto al nemico fu abbastanza esiguo, questo non impedì agli eventi di susseguirsi. Quando la ginocchiata fu scagliata con fulminea potenza, l'avversario cercò di difendersi, ma la forza del colpo fu tale da causando qualche danno anche alle sue braccia.
    Lo stratagemma di effettuare un colpo per distrarlo dalle mosse successive, fu un giusta intuizione. Infatti, quando il kunai fece la sua improvvisa apparizione sulla scena, il nemic ne ebbe solo un fugace accenno visivo, quasi un istante sfuggente. Solo dopo un breve istante, riuscì a cogliere il rapido movimento della lama, ma ormai era troppo tardi per reagire adeguatamente: la punta si conficcò nella parte della gamba che era protetta dalla dura roccia, la quale protesse lo shinobi da una ferita grave.

    Prontamente l'avversario, scampato per un pelo il colpo, ne approfittò per contrattaccare. Rapidamente si allontanò di alcuni metri formando una serie di sigilli con abilità e precisione. Con un movimento fluido, sollevò la mano alla bocca, esalando un flusso concentrato di fuoco. La fiamma prese forma di una sfera compatta, pronta a sprigionare la sua potenza distruttiva. La palla di fuoco che, era diretta verso il genin, minacciava di avvolgerlo completamente se non avesse reagito tempestivamente.

    Con un istinto di sopravvivenza acuto che pulsava nelle sue vene, l'otese si preparò ad affrontare la minaccia imminente con una risposta fulminea. Proprio mentre la palla di fuoco si avvicinava con violenza, sfruttando la sua maestria nel controllo del chakra, concentrò rapidamente la propria energia per eseguire un movimento accelerato. In un istante, la sua figura sembrò quasi dissolversi nell'aria, lasciando dietro di sé un vuoto momentaneo occupato solo da una roccia, la cui forma si fondeva con l'ambiente circostante.

    Il fuoco si abbatté sul bersaglio sostitutivo, bruciando e facendo esplodere tutto ciò che avesse incontrato nel raggio di 1,5 metri. Kuroshi comparve alla destra del nemico a circa 6 metri già pronto a reagire. Ma proprio mentre stava per attaccare, un'esplosione di chakra, si propagò rapidamente attraverso l'aria circostante come un'onda di puro potere. Il chakra prese forma, creando un'illusione intricata che distorceva la percezione sensoriale dei presenti. [Slot Tecnica I]

    L'illusione si estese generando un'enorme sfera di influenza intorno a Takamoto. Questa sfera diventò il palcoscenico dell'inganno, pronto a intrappolare gli avversari ignari.

    Con il suo potere genjutsu in pieno vigore, l'ambiente circostante iniziava a contorcersi e deformarsi sotto l'effetto della magia illusoria. Le menti dei presenti vennero ingannate e confusi da visioni distorte e irreali. Una pioggia di piume iniziò a danzare nell'aria, mentre increduli i presenti sul campo di battaglia, la osservavano.

    Mentre l'illusione si diffondeva, gli avversari e Kuroshi stesso, cominciavano a sentirsi sopraffatti da una crescente sonnolenza. Le palpebre diventano pesanti e il loro pensiero diventa annebbiato, trascinandoli in un sonno profondo e irresistibile.

     
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    Il Torneo del Drago Nero


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    Guardai quasi annoiato il modo in cui quel che si poteva considerare mio sottoposto schivò l'attacci di uno dei ninja che lo stava bersagliando, per portarsi poco lontano. Era una mossa... così prevedibile. Certo, nel mentre che eseguivo l'unico sigillo necessario per l'esecuzione del Sonno delle PIume, egli avrebbe potuto attaccare ancora quel muro che gli si prestava dinnanzi. E invece, non fece in tempo. La mia capacità di esecuzione del Sonno delle Piume aveva ormai raggiunto dei livelli tali che riuscivano a farla senza dovermi preoccupare a spendere molto tempo prima che le mie vittime cadessero sotto l'influsso di quel genjutsu.

    [NOTA]

    A quel punto, quando tutti i presenti si addormentarono e iniziarono a osservare dei sogni immensamente belli nella propria mente, non mi rimase che procedere a ciò che avevo pianificato. No, non avrei toccato in alcun modo i ninja di Taki. Del resto, seguivano la Retta Via che li avrebbe, probabilmente, spediti negli Inferi o nel Vuoto: da quel punto di vista me ne importava decisamente poco.

    La mia attenzione si sarebbe concentrata sull'unico shinobi lì che aveva ancora del buono nel proprio cuore e, mentre dormiva, gli avrei appoggiato una mano sulla [[nuca - Slot Tecnica 1]. Lui non avrebbe percepito nulla, in quanto nessun danno gli sarebbe stato arrecato. Inoltre, quei simboli sarebbero stati sufficientemente piccoli da nascondersi sotto i capelli, laddove nessuno mai li avrebbe trovati.

    [Condizioni Simboli]

    Solo dopo che tutti i simboli sarebbero stati posizionati laddove seriva, il nostro piccolo eroe si sarebbe finalmente risvegliato dal suo sonno letargico per, probabilmente, osservarmi con un po' di sconcerto sul suo volto. - Ti sei addormentato, - gli avrei detto. - Non lo avevo previsto. -



    - Non penserai si restare qui a dormire tutto il giorno? - Gli avrei chiesto per poi guardare avanti. - La strada che ci aspetta è ancora molto lunga. -

    A quel punto lo avrei spronato ad alzarsi da terra, - aiutandolo anche fisicamente a farlo, - per poi oltrepassare i corpi dormienti dei ninja a terra e dirigerci, insieme, verso il punto finale del nostro viaggio: il monte nel quale, - si diceva, - viveva il drago venerato dai combattenti di quel torneo.

    In ogni caso, durante quel viaggio avremmo recuperato tutte le energie, sia fisiche, che mentali, dimenticandoci forse anche di quel piccolo incontro che avevamo appena avuto.

    [...]



    Il monte dinnanzi a noi lo avremmo visto subito: era un'alta montagna con un picco che quasi raggiungeva il cielo. Non era innevato, o qualcosa del genere, ma anche in lontananza si poteva scorgere un villaggio di medie dimensioni. Certamente, molto più piccolo di Kiri oppure di Konoha, ma, in fin dei conti, più grande di moltissimi altri villaggi.

    Proprio lì eravamo diretti e non ci sarebbe stato bisogno alcuno di spiegarlo al mio compagno di viaggio.

    - Quando arriviamo, io cercherò d'investigare su questo mitologico "drago", mentre tu vai a iscriverti a quel torneo. Cerca di attirarti tutte le attenzioni. Fai in modo che le altre persone ti ammirino. Crea interesse. Non vorrei che qualcuno si "intromettessa" nelle mie investigazioni. Se c'è qualcuno che protegge quel drago dagli sguardi altrui, insomma, deve osservare te... Insomma... Crea spettacolo. Che da queste parti è sempre ben apprezzato. -

    A quel punto, arrivati nel villaggio sulla montagna, le nostre strade avrebbero iniziato a diversi.

    [...]



    Io mi sarei concentrato per un bel po' di tempo, in maniera da attivare la Vista Vitale del mio Magan e scrutare dentro la montagna, in modo da vedere cosa vi avrei trovato. Per farlo, mi sarei semplicemente appostato all'ombra di un albero, in maniera tale da attivare il Magan e vedere oltre gli oggetti fisici senza che qualcun altro mi potesse notare e senza destare troppi sospetti. Dovevo capire cosa vi si nascondeva; trovare le vie, le strade e capire anche chi ci fosse lì dentro. Ero sicuro che vi fossero viuzze e sentieri lì in giro. Ma, soprattutto, ero anche sicuro che non vi fosse alcun drago all'interno della roccia. Sebbene nessuna leggenda nascesse da se stessa, come avevo detto a Ryuk, i draghi erano troppo... rari. E difficilmente sarebbe stato possibile trovarne uno nascosto nelle caverne del monte. Cosa, dunque, era? Quale animale si nascondeva lì dentro? Quale degli stessi esigeva dei pagamenti in termini dei sangue e anime?

    [...]



    Il nostro eroe, invece, avrebbe avuto altro da fare, perché non appena si sarebbe inoltrato dentro al villaggio lasciandomi molto indietro, avrebbe visto diverse insegne, freccie e manifesti che parlavano del famoso torneo. Era popolare da quelle parti e, di sicuro, chiunque lo avesse organizzato, non si era risparmiato la pubblicità di renderlo ancora più popolare. Sui diversi manifesti Kuroshi avrebbe visto scene di sangue e di morte. Teste tagliate, occhi estrapolati, fegati tagliati a metà, creature orrendere che si mangiavano i reni umani e ninja morenti che si trascinavano l'intestino dietro, per metà ricoperto di sabbia e fango.

    Non erano scene ben adatte a un ninja buono e pulito come Kuroshi, ma senza proprio avesse voluto perseguire fino alla fine il proprio scopo, avrebbe trovato una bancarella non troppo lontano da ciò che sembrava un'enorme tenda posta proprio in mezza al villaggio. Tutte le strade, in fondo, portavano proprio lì!

    - Giovane! Giovane! - Avrebbe sentito la voce dell'uomo della bancarella. - 61 persone si sono iscritte al torneo! 61! - Gli avrebbe detto lo stesso tizio. - Vuoi anche tu provare la sorte, ha? - Gli avrebbe chiesto porgendogli un foglio. Leggendolo brevemente, Kuroshi avrebbe visto che si trattava di un normalissimo foglio contenente il rifiuto della responsabilità in caso di traumi. Una pura formalità, considerando il Paese in cui si trovavano. Inoltre, vi erano scritte le regole del torneo, ovvero... l'assenza di qualsiasi regola. Chiunque poteva fare ciò che voleva, usando le armi che voleva, nel modo in cui più gli aggradava.

    Non male, no?

    A Kuroshi avrebbero chiesto una piccolissima quota d'ingresso, - del resto avevano bisogno di carne, non di soldi, - e poi lo avrebbero accompagnato verso la tenda. All'ingresso, tuttavia, Kuroshi avrebbe visto un enorme bancone con una grandissima scelta di armi sia convenzionali che no. Qui, per esempio, Kuroshi avrebbe trovato una motosega, una balestra con un enorme ruota di ricarica, una catena di 4-5 metri con dei dentini appuntiti sulla stessa e molto altro ancora.

    [NOTA]

    Una volta presa l'arma, - ma poteva anche prendere uno scudo o qualcosa del genere, - Kuroshi avrebbe potuto entrare nell'enorme tenda, per vedere che si trattava di una struttura circolare con delle grandi tribune ai lati e una pedana al centro. Una cosa particolare era lo spazio tra le tribune e la pedana: non vi era nulla lì e solo una stretta striscia di roccia vi portava. Sembrava, dunque, che tra la pedana in cui si sarebbero svolti i combattimenti e le tribune vi fosse... l'abisso.

    - Lì vengono gettati gli sconfitti, - gli avrebbe detto una ragazzina notando il suo sguardo curioso.



    Sembrava giovane, ma anche particolarmente interessata a quel torneo. E sembrava anche "comune" per quel villaggio. Come se vi abitasse. Come se sapesse molte cose di ciò che stava accadendo intorno.

    - Mi chiamo Saika Nakamune... - Disse. - E tu? -

    Forse era il caso di fare qualche domanda? Svolgere un'investigazione? Oppure... prepararsi al torneo?




    Seinji Akuma

    Statistiche Primarie
    • Forza: 500
    • Velocità: 500
    • Resistenza: 400
    • Riflessi: 550
    Statistiche Secondarie
    • Agilità: 500
    • Concentrazione: 550
    • Intuito: 500
    • Precisione: 500
    Chakra
    90/90
    Vitalità
    14/14
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    Slot Difesa

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    Slot Tecnica

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