Il torneo del drago nero

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  1. leopolis
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    Il Torneo del Drago Nero


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    Prendere parte ai tornei mortali, come quello, non era facile; prima veniva la decisione di farlo, poi il nodo in gola. Era una sensazione che avevo imparato durante il cammino: si voleva partecipare, poi si voleva vincere. E, alla fine dei conti, veniva la solita sensazione allo stomaco che non significava nulla di buono, ma che spingeva le persone a provare e a riprovare, ancora e ancora, finché non avrebbero ottenuto ciò che desideravano. Il tempo non era da perdere, d'altronde; serviva per prepararsi. Per guadagnare tempo. Perché, in fin dei conti, iniziare una nuova missione come quella era sempre come fare una specie di passo nel buio. Non si sapeva mai da che parte del buio si sarebbe usciti e dove si sarebbe andati poi dopo.

    Il sentiero non era così lungo e il posto da raggiungere non era così lontano. Il che era buono, a pensarci: il viaggio di avvicinamento era esso stesso una prova che, volente o nolente, bisognava superare se si voleva davvero giungere alla meta. Per questo non parlai, preferendo lasciare il ragazzo all'interno della sua mente stessa, come per interrogarsi cosa vi facesse e quali fossero i suoi scopi quel giorno. La strada non era difficile; di sorprese non ne incontrammo per molto tempo. Solo qualche volta rivolsi il mio sguardo verso l'otese, per capire il suo stato interiore prima di qualsiasi altra cosa.

    Volevo intuire se fosse davvero sicuro di fare ciò che, in effetti, desiderava. Se non voleva tirarsi indietro o fare altro. Se, magari, il suo spirito non fosse crollato. Ma, era chiaro che non lo avrebbe fatto, perché il suo passo lo aveva già compiuto. Se avesse deciso di tirarsi indietro in quel momento, lo avremmo ritenuto un codardo e niente di più. Oto stessa lo avrebbe rifiutato alla pari di come rifiutava i rifiuti.

    L'unica cosa che feci prima di incontrare i malintenzionati di Taki era capire se, per caso, era rimasto lo stesso, con gli stessi ideali di prima.



    - Capito, - risposi. - Hai già conosciuto il Kokage? - Chiesi. - E l'Amministratore Yakushi? So che sono delle persone un po'... particolari. -

    Quando poi incontrammo i malintenzionati che si trovavano un po' ovunque a Taki, mi sorpresi della reazione un po' inadatta e decisamente molto piena di pathos che il mio compagno di viaggio aveva messo in mostra. Non che me ne interessasse molto, del resto. Era un ragazzo e alal sua età era normale avere quel tipo di atteggiamento.

    Ciò che mi interessava decisamente di più rispetto allo squallido teatrino messo in mostra dal genin di Oto, erano i 3 ninja che ci avevano sbarrato la strada. Sapevo già che Taki non era, decisamente, il miglior luogo in cui passeggiare, anche per via delle guerre varie e di tutto ciò che era venuto in seguito.



    - Volete i soldi, eh? - Domandai. Avrei potuto porre fine a quel piccolo scontro nell'arco di due secondi. Ma ne sarebbe valsa la pena?

    Anche perché, poco dopo che il buon ninja otese iniziò la sua stupida opera di... cos'era... impaurimento... uno dei 5 sarebbe uscito dal gruppo per perso a 10 metri dinnanzi al genin otese.

    - Non mi spaventi con quell'elettricità, - avrebbe detto. - A Taki in molti la sanno padroneggiare. Me compreso. -

    A quel punto avrebbe creato un [costrutto di elettricità nera - Slot Azione 1] dalle forme di una specie di piccolo cane, proprio ai suoi piedi.



    Prima ancora che esso potesse muoversi, io avrei provato a calmare la situazione.

    - Ragazzi, noi abbiamo soldi a volontà, perché non ci mettiamo d'accordo? - Chiesi.

    - Vi uccideremo e prenderemo ugualmente il vostro denaro, - rispose l'altro, quello che aveva parlato prima. - E poi tu non hai il coprifronte di Oto, - disse. - Forse non sei nemmeno un ninja. -

    Feci spallucce. A quel punto lo scontro sarebbe stato inevitabile del tutto e tirarla avanti a furia di diplomazia sarebbe stato solo una perdita di tempo. Io, però, non avevo voglia di gettarmi in mischia, quindi guardai il genin otese, ancora con i fulmini tra le mani.

    - Lasciane vivo uno. Ci serve per le informazioni. -

    Subito dopo quelle mie parole, due cose sarebbero accadute. La prima era che quel costrutto a forma di cane sarebbe [corso] verso di noi e in quello stesso momento io sarei [saltato - Slot Difesa 1] di circa 6 metri alla mia sinistra.

    Poco dopo, il cane sarebbe arrivato vicino all'otese, che non si era tolto il coprifronte, e avrebbe provato ad attaccarlo dandogli una [zampata - Slot Azione 3] al volto. Infine, il costrutto sarebbe [detonato - Slot Tecnica 1] provocando un'esplosione di elettricità nera nei pressi dell'otese.

    E mentre quei due si davano da fare, io avrei rivolto il mio sguardo ad altri 4, che evidentemente volevano vedere di cosa era capace il genin otese, creando al contempo un [sacchetto] sotto al mio kimono.

    - Sono un mercante, - dissi. - Sicuri di non volerla risolvere in modo pacifico? -



     
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