Prigione di Kiri

[Gestionale]

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    Scheda di Etsuko della Nebbia

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    Piano di Fuga

    2 settimane intere, due lunghe settimane per progettare sin nei minimi dettagli quel piano… non c’era poi voluto gran sforzo, perché in esso convogliavano una serie di circostanze favorevoli.
    La luna risplendeva alta in cielo, in quella notte tiepida a Kiri eppur non si scorgeva nitida, avvolta come il più delle volte dal costante velo di nebbia che avvolgeva il villaggio.
    Tuttavia quello sarebbe stato ideale, compagno impeccabile per quell’ombra che osservava, accovacciata dietro una roccia appena al di sotto della cima di quella collina, gli spostamenti delle guardie carcerarie…
    Due uomini rudi nell’aspetto, lasciarono l’edificio, chiudendo alle spalle l’enorme portone d’acciaio che sigillava l’Alcatraz kiriana.
    Lo riconobbe subito Ashido, come ogni sera a quell’ora accompagnato dal fido compagno d’armi, lasciava il suo posto di lavoro per godere del meritato riposo…
    Ore 23.00
    Tutto procedeva come ogni sera.

    […]

    Attesi che passasse mezz’ora almeno, il tempo necessario per Ashido di mettersi materialmente a letto, poi entrai in azione.
    Presto fatto, bastò la tecnica della trasformazione e subito assunsi le sembianze di quello che poco prima aveva abbandonato l’edificio. Ma non comprendeva solo quello il mio piano, un’ulteriore consumo di chakra ed il gioco era fatto,
    un costrutto illusorio, generato dal Magan, ora stazionava al mio fianco interpretando, l’uomo che poco prima era andato via assieme al gestore del carcere.
    Poggiai la mano sulla maestosa porta in acciaio, lasciando che il chakra fluisse al suo interno,
    la serratura si attivò aprendomi la strada…
    l’essere a capo della mano bianca di Kiri, aveva tra i tanti oneri, almeno un vantaggio o per lo meno, in quella situazione si era rivelato tale…
    insieme attraversammo i corridoi, sino ad arrivare alla stanza delle guardie
    quelle scattarono immediatamente sull’attenti non aspettandosi una tal visita a quell’ora…
    le tranquillizzai con un gesto del capo.

    Tranquilli, abbiamo una richiesta di interrogatorio, proveniente dai piani alti…
    Mi hanno svegliato,
    ero già a letto Cazzo…
    ce ne occuperemo noi, ormai siam qui!


    Quella non avrebbe dovuto destar sospetto e dopotutto seppur il tono era parso calmo, l’attore Ashido era stato perentorio e gli ordini non dovevano esser messi in discussione.
    Conoscevo perfettamente la strada, la stessa che pochi giorni prima mi aveva visto esecutore di un atroce intervento, così in pochi minuti ci ritrovammo di fronte alla cella del detenuto.
    Quell’Akuma, che con tanto disprezzo mi aveva salutato quando io, suo aguzzino spietato l’avevo derubato dei suoi occhi, della sua dignità, del suo nome.
    Ora era giunto il momento di restituirgli quello che indebitamente gli avevo tolto, a quale prezzo? Ancora non lo sapevo, ma non m’importava.
    Dormiva …

    Che fai Seinji, riposi? È questo quello che tempo fa dicevi il non arrendersi…
    Il combattere?
    Eccomi come promesso, qui a restituirti il tuo nome.
    Da fratello a fratello, a costo della mia stessa vita per restituirti la libertà.
    Svelto tirati su, è ora di andare…
    Utilizza il tuo chakra, trasformati nel capo delle guardie, di sicuro di lui ti ricorderai il volto,
    segui i miei passi, la mia voce e ti condurrò fuori di qui, lascia fare tutto a me, tu non parlare.


    Sciolsi così la tecnica della trasformazione, assieme al Magan, per poi ritrasformarmi nella guardia che poco prima interpretava il mio costrutto illusorio.

    Andiamo…

    Ripercorremmo così i corridoi bui e lerci delle prigioni kiriane, passammo dalla stanza delle guardie, un cenno d’intesa.

    A posto così, noi finalmente torniamo a casa, a domani ragazzi.

    Fino a giungere poi al grande portone d’ingresso, l’ora era tarda e proprio per questo l’attenzione delle guardie era minima.
    Ancora pochi passi e ci ritrovammo al portone d’ingresso, la procedura fu a medesima, i cardini si mossero e l’aria fresca della notte della Nebbia, invase i nostri volti.
    Era quello il sapore di Kiri, il sapore della libertà…

    Svelto Andiamo, non c’è tempo da perdere…

    Quelle due figure così come erano apparse, così si dileguarono nella notte…


     
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    Pensieri...
    ...e sorprese.



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    × Legenda
    Narrazione
    °Pensieri°
    «Dialoghi»


    Passi. Erano passi? Passi nel buio, i cui suoni, lesti e fragili, rimbombavano tra le mura di quei corridoi immersi nell'oscurità dell'oblio e del nulla. Chi? Chi era così pazzo, folle? Chi così coraggioso da scendere negli inferi di Kiri; chi così volenteroso di cercarmi, di vedermi? Tutto donai per il bene di Kiri, e non avrei fatto scelte diverse. Io ero solo un'anima passeggera, un costrutto di carne e ossa che avrebbe trovato il suo eterno riposo sul campo di battaglia, o sotto lapidi di maestose pietre; ma Kiri. Kiri no. Kiri sarebbe rimasta tale, nei secoli dei secoli, a splendere nascosta tra le nebbie dei paesaggi, e ad animare le anime voraci dei guerrieri che vi nascevano. Kiri avrebbe continuato a fare ciò che sempre faceva: far vivere. Far vivere come un sentimento, come un'emozione, infondendo nelle anime dei giovani quelle fiamme che a mio tempo sentivo bruciare dentro di me.
    Ero un folle...?! Non ci sarebbe voluto molto. Presto la follia sarebbe diventata logica, e la logica sarebbe diventata follia. I folli avrebbero indossato le vesti dei razionali, e i razionali sarebbero presto diventati folli, immersi nelle loro ricerche di dettagli e di elementi del libero raziocinio.
    Chi? Chi ancora, tra quelle lande desolate, in quel mondo perduto - perso, catturato nelle grinfie del non patriottico pensiero - mi donava della sua attenzione? Chi, aveva all'interno del proprio petto quella fiamma ardente, che altri avevan perduto tempi orsono e che molti non avevan mai avuto?
    Un esempio, era ciò che mancava. Un esempio per le generazioni che venivano, per coloro che avevano bisogno di vivere a Kiri.
    Nel silenzio sbuffai. Chi se non io? Chi se non un Akuma? Quando le gerarchie del villaggio erano corrotte fino al midollo di falsi patrioti, di un Mizukage per cui la poltrona era più cara che la sopravvivenza stessa del suo popolo; oppure di un Nara che ha violentato, abusato e sconvolto fino alle radici tutto quel che del villaggio è sacro e intoccabile. Colui che aveva vinto, mettendo radici a Kiri, e appropriandosi abusivamente di quel che suo non poteva essere per principio.
    No. Non importa. Chiunque esso sia, mi sarei comportato come sempre: testa alta, petto ardente. Onore e gloria, nella sconfitta e nella vittoria.


    «Ladri e Ipocriti, Ladri e Ipocriti, Ladri e Ipocriti.»



    Nel cuor mio avevo sperato. Avevo sperato che ciò non accadesse, che la vecchia fiamma si risvegliasse nei cuori delle persone... ma no. Stupide alleanze avevano prevalso. Stupidi miscugli di villaggi e di razze avevano vinto. La finta pace aveva trionfato. L'Ipocrisia aveva trionfato! Potevo mai guardare il sole che illuminava un mondo del genere? Come? Con che coraggio?
    Eppure speravo, speravo che qualcuno mi liberasse le mani, che qualcuno mi desse la possibilità di agire, la possibilità di mettermi contro quel mondo e di donargli un fresco respiro di vecchi valori caduti nella dimenticanza. Dimenticanza dell'antico mondo, di cui mi sforzavo a conservare la Luce nei miei ricordi e nella mia voce.
    Quel mondo, che mai più avrei rivisto.
    Quanto? Una settimana? Dieci giorni? No, non lo sapevo, ma quei passi... Lenti e misurati. Che fossero i passi del mio boia? Di colui che dopo essersi appropriato dei miei occhi, desiderava il mio cuore e poi la mia anima?
    Fiero mi alzai. Tutto avrei dato per vedere Kiri splendere.
    No, lo sapevano. Non mi serviva un corpo, non mi serviva un'anima. Idea e spirito, non ero altro. E finché la mia idea sarebbe continuata ad ardere nelle teste delle persone, sarei vissuto.
    La sua voce, quella voce. La voce il cui tono mi risuonava ancora in testa, come se fosse fatta di mille aculei pungenti. Come se si conficcasse nella mia carne, depradandola e saziandosi con essa.
    Dalla mia posizione supina, mi alzai ascoltandolo. Parlava di... promesse. Quali? Quali promesse se è stato solo un attore; un kiriano con una maschera. Nessuna promessa mi era stata fatta, nessuna lealtà dimostratami. O forse sì?
    No, non potevo arrendermi. Aveva ragione. Non v'era sconfitta per me, non ci poteva essere.
    Cosa importava soffrire se v'era nella mia vita qualche ora immortale?


    «Da fratello a fratello...»



    Ripetei silenzioso. Fratello: cosa mai poteva significare un tal termine? Qual'era il significato che esso aveva, se non quello di donare, osservando la luce degli occhi splendere e l'anima fiorire e il giardino verde all'interno di ognuno di noi riempirsi di fiori colorati.
    Pochi passi mossi in direzione del Fratello. Feci come egli mi disse; obbedii senza protestare. Composi i sigilli e divenni quel che egli voleva che io diventassi, nutrendo la mia immagine col ricordo impresso nella mia mente di quel capo delle guardie. E allora lo seguii. Lo seguii misurando i miei passi e ascoltando i suoi. Cercando di stargli a passo, basandomi sull'udito. Ascoltando la sua vice e derivandone la sua posizione.
    Feci come mi disse: non parlai, e lo seguii. Finché non riassaporai sulla mia pelle il vento di libertà. O meglio l'illusione di quella libertà di cui tutti erano impregnati fino al midollo senza nemmeno accorgersene. Chi di color che abitava in quel villaggio era veramente... libero? Pochi, contabili sulle dita di una mano. Gli altri condannati a una vita di schiavitù. Schiavitù di false logiche e tesi filosofiche bugiarde.
    No. A mio fianco v'era ancora qualcuno che Credeva. E io Credevo insieme a lui.
     
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    Verità nascoste

    Che il mio atto di fede fosse un errore?
    Che mi fossi solo fatto abbindolare da parole pesate, di certo ben utilizzate e dall’utopia di un idea, un pensiero che avevo idealizzato accostandolo al mio?
    Beh… chi avrebbe potuto dirlo!
    Quella notte, feci solo quello che da tempo avevo pensato di fare, liberare chi ingiustamente era stato carcerato, chi aveva dovuto pagare i crimini di una Kiri che non riconoscevo, un tempo protettrice dei propri cittadini, oggi, ragione per cui i ninja della nebbia decidevano di fuggire.
    No, non per codardia, ne per paura ma semplicemente perché non si riconoscevano più nel villaggio.
    Sventurata sorte, lo splendore di un tempo ormai era solo un lontano ricordo.

    Seguimi, dobbiamo fare in fretta…

    Gli afferrai il polso, era debilitato, stanco e senza vista, un peso, un intralcio per chi in quella notte buia doveva nascondersi dagli occhi indiscreti di Kiri. Lo trascinai quasi, non gli avrei dato modo di obbiettare, avrebbe avuto tutte le spiegazioni di cui aveva bisogno a tempo debito. Tutto doveva essere compiuto nel minor tempo possibile, senza lasciare traccia, nulla che potesse essere ricondotto a lui.
    Mi fermai, sfruttai l’oscura ombra di un palazzo, schiacciandomi il più possibile sul muro portante di esso, sciolsi la tecnica della trasformazione per trasformarmi in una sensuale donna.

    Forza… cambia aspetto, non possiamo andare in giro così…
    Ho bisogno che assuma le sembianze di un giovane uomo.


    Quando tutto fu compiuto, lo strinsi a me, non avremmo destato più sospetti.
    Avvinghiati come una coppia di giovani fidanzatini giravamo per Kiri, ormai mancava davvero poco, l’ospedale era vicino.

    Forza manca poco, presto saremo al sicuro…
    Sussurrai nel suo orecchio

    […]

    Il corridoio d’accesso posteriore era poco illuminato in quell’ora tarda, non veniva usato così spesso, quindi non era stato progettato un sistema di illuminazione adeguato.
    °Fa proprio al caso nostro°
    Pensai e non poteva che essere così
    Solo pochi metri e giungemmo davanti ad una porta, era volutamente stata lasciata aperta, da lì giungemmo al corridoio di servizio, l’ora era tarda e gli inservienti di turno erano pochi.
    2 rampe di scale e fummo al secondo piano, la sala operatoria 1 era vuoto, tutto taceva di una calma irreale, quasi mortuaria.
    Il pannello fu spostato e l’ascensore si aprì a comando vocale
    Eccoci ormai eravamo giunti al laboratorio di ricerca…


     
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    CITAZIONE (leopolis @ 21/4/2012, 03:47) 

    Recupero...
    ...e Fuga?



    × Off-Game ×


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    «Dialoghi»


    Non potevo dire di essermi aspettato quella liberazione, anzi. Da un po' ragionavo, pensando al mio futuro (un futuro sì, mancato; ma un futuro che mi avrebbe permesso di realizzarmi molto di più rispetto a come avrei voluto mai realizzarmi). Che i giochi di potere fossero interessanti, lo avevo capito già da tempo. Lo avevo già capito dai modi di comportarsi, dai modi parlare. Ci pensavo e ci ri-pensavo: non era, in fondo, la volontà di far del bene ad attrarre le persone, bensì il titolo in sé. La semplice idea di essere. Le persone povere nello spirito, non potevano mai arrivare a essere forti nel corpo. Loro, come tanti altri, si perdevano nei luoghi di Potere, si perdevano nel deserto stringendo nel loro pugno solo una potenza illusoria. Una di quelle che veniva plasmata da altri, una di quelle che crollava al vento, sciogliendosi tra le dita come se fosse la Neve al Sole. Una strana metafora, in fondo... Una metafora di come l'attuale splendore(?) di un villaggio rispecchiasse l'innaturale vuoto dei loro capi.
    Egli mi disse di seguirlo, e io lo segui. Lo seguii ascoltando la sua voce, mischiata ad un veloce alternarsi di passi e di respiri. Sentii anche la sua mano afferrare la mia, trascinandomi per il polso. Difficilmente saremmo fuggiti in quelle condizioni; difficilmente avremmo raggiunto l'uscita, da cui un soffio di vento ci avrebbe ricoperti con la sua freschezza. Una di quelle che da tempo mi mancava, e che non tardò ad arrivare.
    Poi lo ascoltai di nuovo, gustandomi la brezza del vento. Ascoltai il suo stratagemma, partorito dalla mente di un nobile Akuma; di cui proprio il pensiero libero e razionale era il dono principale.


    «D'accordo. »



    Feci come mi disse, congiungendo le mani come richiestomi e rilasciando il chakra necessario dal tantien. Lo percepii scorrermi lungo il corpo, lo percepii sostare qualche attimo. Una piccola nuvolina si liberò, mentre io divenni del tutto simile a un uomo. Era uno di quelli di media statura, con lunghi capelli argenti a scendere lungo il corpo. Dai tratti un po' lunghi, ma sommariamente dolci, e dai splendidi occhi azzurri, il cui compito principale era quello di riflettere le cristalline brezze dell'oceano circostante. Gli donai un naso strano; uno di quelli a punta che difficilmente si vedono a Kiri e nei dintorni. Dei tratti somatici stranieri e del tutto irroconoscibili, in fondo.


    «Fatto.»



    Fu allora che lo sentii prendermi e stringermi verso di lui. Non seppi ancora dire se fosse solo un caldo abbraccio fraterno, o se altro non era che un stratagemma inventato da una fredda mente calcolatrice... una mentre fraterna, appunto. Ascoltai ancora le sue parole di consolazione, e mi chiesi in silenzio dove mi stesse portando. Probabilmente alla zona del Clan Akuma, dove il "sicuro" era nascosto tra le ombre delle case, celate da un "non-so-che" di misterioso, forse quasi del tutto illusorio.
    Da lì, altri passi. Un altro susseguirsi di rumori e odori.
    No, mi sembrava chiaro che ormai fossimo giunti all'interno di un edificio.
    Da lì, solo il capire come si sarebbe evoluto la situazione.

     
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78 replies since 9/5/2006, 20:52   3166 views
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