Ufficio Amministrativo

[Amministrativo]

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    V - Aiutami e sarai aiutato




    La reazione controllata e in parte sottomessa del ragazzo bastarono a riportare di buonumore Hebiko, che, pur non sorridendo, sfogliò con calma il plico di fogli, ordinato alfabeticamente, cercando il suo modulo.

    Yotsuki, Yotsuki… Kato! Eccoti qua.

    Lesse rapidamente le sue informazioni, trattandosi di uno studentello non pensava di trovare informazioni degne di nota, ma un avvertimento era sottolineato, seppur fosse incerto.

    Si sospetta sia coinvolto nell’omicidio di un civile… Hm. Chi non lo è di questi tempi?

    Ascoltò le sue lamentele riguardanti l’appartamento, tenendo la testa abbassata verso la cartella e alzando solamente gli occhi, a fissarlo con aria saccente.

    ...Sei nell’ufficio dell’Amministratore, non da un elettricista. Credo che tu abbia decisamente sbagliato.

    Poggiò la cartella sul tavolo con delicatezza, mostrandogli un sorriso furbetto.

    Ma oggi mi sento particolarmente gentile. Mi occuperò io di chiamare chi di dovere per il tuo appartamento, entro tre giorni avrai la casa messa a nuovo.

    Si alzò dalla sedia, avvicinandosi al plico delle missioni urgenti e prendendone una busta, quella messa da parte in precedenza. Riguardava una missione, non specificata, ma richiesta con urgenza ed insistenza. Aveva buttato parecchie copie, ed erano state sufficientemente convincenti a convincerla ad occuparsene il prima possibile. E grazie all’errore del ragazzo, aveva trovato il modo di incastrarlo e farsi aiutare per la missione, a costo di dover fare un paio di telefonate.

    Tuttavia, tutto ha un prezzo.

    Sinuosa, tornò sulla sedia, porgendo la busta a Kato. Non avrebbe trovato chissà quali informazioni, solamente una vaga richiesta d’aiuto, piuttosto insistente, con meta il paese delle sorgenti calde.

    Il mio servizio lo pagherai svolgendo questa missioncina con me. Uno del tuo calibro non dovrebbe aver problemi, no?

    Complimentare qualcuno era sempre un ottimo modo per convincerli a darti retta, nonostante lui avesse le mani leggermente legate. In fondo non era un brutto affare per lui: avrebbe partecipato ad una missione, si sarebbe guadagnato una buona paga, e si sarebbe ritrovato l’appartamento sistemato. Quello che ancora non sapeva era che la paga gli sarebbe stata dimezzata, per via del “servizio” offertogli da Vipera… Ma lo avrebbe scoperto troppo tardi.
     
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    Gravi Questioni Amministrative IV: Cronache di una Lucertola

    Tutto quesSsto mi da una certa sSsensSsazione di Deja-vu. Ssalar stava sulla scrivania, cercando di non mettersi in mezzo mentre la ragazza riusciva nella titanica impresa di imporre un briciolo d'ordine in quel santuario del caos che era l'ufficio del peggior Amministratore di Oto di tutti i tempi. Sistemò i plichi, buttò le richieste doppie, quelle in cui Febh aveva scarabocchiato qualcosa nonostante si trattasse di "uniche copie di documenti essenziali e riservati" e riuscì persino a preparare un pranzo più decente di quello che avrebbe potuto fare lo Yakushi...anche se la lucertola continuava a sentire un concerto di brividi sulla schiena ogni volta che la ragazza lo prendeva in braccio...quella faccenda non sarebbe finita affatto bene. Praticamente ti sSsta facendo fare quello che lui è cosSstretto a fare a casSsa. Probabilmente il caosSs qui dentro è un modo per compensSsare. Avrebbe commentato durante una pausa, finendo di masticare il pesce che gli era stato offerto. Febh non era solo un ninja tra i più abili del continente, ma vantava un'esperienza decennale nell'arte delle pulizie, in cui era senza alcun dubbio il migliore al mondo dato che sin dalla sua adozione era stato relegato a pulire l'immenso Palazzo Yakushi, restaurarlo e risistemarlo tutto da solo, a la manutenzione e pulizia restavano i suoi incarichi di fondo nonostante il rango raggiunto e il suo ruolo politico, suo malgrado.

    Non molto tempo dopo, quando ormai l'opea magna era stata quasi conclusa, un nuovo supplicante si presentò alle porte dell'ufficio, anche se stavolta si trattava di un poveraccio che aveva solo sbagliato stanza e che si ritrovò a svolgere l'ingrato compito di strizzatore di straccio vivente. Se ci fosse Febh probabilmente ora questo ragazzo sarebbe stato trascinato in qualche situazione infernale... Non poteva sapere che la natura di Hebiko quanto a sfruttamento casuale del prossimo non era poi così distante da quella del suo neo-sensei, purtroppo per il giovane Kato. Io sSsono Ssalar! Si presentò, una lucertola non più lunga di 50 centimetri dal colore azzurro scuro, che parlava come se nulla fosse, a parte la esse appena un pò sibilante, e che a giudicare dallo sguardo dello studente non doveva essere qualcosa a cui fosse abituato.

    Hebiko gli chiese di andare a prendere quello sfaticato di un inutile Amministratore (in effetti forse non usò esattamente quelle parole ma per la lucertola era facile attribuire quegli aggettivi al suo evocatore) e il rettile annuì. In effetti sono pasSSsate ore. Ore in cui il povero Ssalar aveva costantemente temuto di ritrovarsi vestito da marinaretto, e dunque il pensiero di farla pagare a chi lo aveva abbandonato brillava più forte di una lampada al neon nel suo cervello. Direi che ha fatto abbastanza pausSsa. Oh, vado a riprenderlo e lo riporto qui. Non preoccuparti. Guizzò rapido verso la finestra, dimostrando che in effetti, pur essendo una lucertola, le sue doti fisiche erano superiori persino alla neoassunta segretaria [Energia Blu]. Il tempo di un attimo, e Ssalar era scomparso, probabilmente sarebbe tornato dopo una decina di minuti almeno, sempre che Febh nel suo cercare un posto dove oziare in santa pace non si fosse sistemato banalmente sul tetto dell'Amministrazione come faceva ogni tanto.

    Intanto Kato e Hebiko sistemavano le questioni relative all'abitazione del primo...e la ragazza da corretta Otese raggirava il più inesperto compatriota per ottenere un vantaggio personale, andando a recuperare una delle missioni più urgenti, che tuttavia non recava grandi informazioni su quale fosse il problema perchè in effetti esisteva un allegato: una carta ninja con maggiori dettagli, che al momento si trovava nella tasca di Febh. La aveva messa là senza nemmeno leggerla, e secondo come avrebbe anche potuto cancellare ciò che ci stava scritto per registrare altro.

    In sostanza, se non avessero recuperato l'amministratore rischiavano di andare a zonzo nel paese delle Sorgenti Calde senza nemmeno avere idea di dove dirigersi di preciso!

    Edited by Febh - 14/6/2016, 13:07
     
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    -Amm..amministratore?- pronunciai a stento. Nuovamente dai miei capelli scese una goccia; questa volta di sicuro di sudore molto ma molto freddo. Febh Yakushi, ancora prima del mio ritorno all'ovile, era un nome che avevo sentito nominare in diverse occasioni. Il capo, direi indiscusso, di Oto, rinomato per numerose ragioni e decisamente temuto; pure nelle terre ad Est dove lavoravo. Molto spesso sentivo alcuni miei datori di lavoro, se si potevano così chiamare, i quali cercavano quasi sempre di stare lontani dagli affari dei Villaggi, ma in particolare quando si parlava di Oto, e di quel Jonin in particolare, ogni conversazione si chiudeva molto in fretta.

    Il problema era molto semplice: ero andato a chiedere delle stupide inezie a quella che era probabilmente la sua segretaria del Jonin più potente del Villaggio e questo spiegava il perché, con quasi assoluta certezza, del fatto che oltre a essere una dipendente era anche un ninja. Tuttavia non ebbi nemmeno il tempo di formulare un discorso, o meglio una scusa formale, che riprese a parlare subito. L'ascoltai attentamente, come se mi stessi giocando molto del futuro in quelle singole parole, e analizzai attentamente le sue parole. Mi promise di sistemare la mia situazione attuale, e già quella risposta mi tranquillizzò per il semplice motivo che non ero ancora stato condannato alla gogna pubblica. Tuttavia ascoltando le sue parole successive, come potevo ben immaginare, la situazione si fece molto più complicata.

    Presi in mano la busta e osservai il contenuto. I miei occhi non tradivano la mia serietà in quel momento, del resto stavamo parlando di lavoro. In sostanza mi venne offerto un appartamento migliore al costo di una missione di soccorso, o almeno così riportava quel foglio. Comunque una missione affidata dalla segretaria dell'amministratore; da un certo punto di vista sicuramente un modo molto veloce per farsi notare nel Villaggio. Sospirai e tra me e me pensai: “L'intera faccenda puzza di bruciato e il rischio non è da sottovalutare, ma di certo non posso lamentarmi che questo gioco non vale la candela". Riposi le carte nella busta, appoggiando quest'ultima sopra la preziosa scrivania e attesi qualche secondo, rispondendo con sicurezza: -Accetto volentieri. Mi permetto di aggiungere che provengo dal confine est di Oto, o meglio ho passato la maggior parte del tempo in mezzo a quelle foreste e nei suoi bassifondi. Conosco la zona e il fatto stesso che il Paese delle Sorgenti Calde chieda un aiuto mi insospettisce...- respirai – posso di certo assicurare, per esperienza personale, che quelle persone preferiscono risolversi i problemi da soli e, concludendo, questa richiesta mi lascia decisamente perplesso. - e io, o meglio i miei lavori precedenti ne erano la prova. Quei faccendieri da quattro soldi dei confini odiavano tutto a parte l'odore dei soldi, tuttavia c'era una cosa che odiavano ancora di più: qualcuno che andava a prendersi e portarsi a casa un po' di quell'odore.
     
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    Gravi Questioni Amministrative V: Leader Incapaci per Missioni Improbabili

    Non erano passati che pochi secondi da quando il giovane Kato aveva accettato di partecipare in quella missione e già le cose cominciavano a peggiorare. Si sentì un gran vociare fuori dalla finestra, da qualche parte più in alto del livello a cui si trovavano i due giovani shinobi del Suono e in qualche modo pareva si stesse avvicinando in maniera quantomeno rapida, per non dire precipitosa. Troppo precipitosa.

    Il muro della stanza letteralmente esplose (dopo la terza ricostruzione Oto aveva optato per scegliere materiali scadenti, perlopiù gesso, tanto sarebbero finiti in pezzi lo stesso) mandando all'aria tutte le carte che Hebiko aveva ordinato con tanta attenzione, ribaltando una scrivania ed il basso tavolino da the, mentre detriti e polvere precipitavano un pò ovunque. Nel caos, la figura azzurra della lucertola, attraversata da tremende scariche elettriche, stava lottando con un tizio in tuta da ginnastica con un cuscino in una mano e una "Settimana Eninjistica" nell'altra. DANNATA LUCERTOLA IO MI STAVO RILASSANDO! TU NON HAI IDEA DI COSSSA HO PASSSSSATO! IO TI SVENTRO E TI FACCIO A BORSETTA! L'animata conversazione tra i due, fatta di morsi (non tutti da parte del rettile), colpi di coda, sberle e insulti proseguì ancora per qualche secondo, apparentemente senza che nessuno dei due si rendesse conto di avere un pubblico.

    Febh Yakushi, amministratore di Oto, aveva fatto il suo ingresso.

    Poi avrebbe visto Hebiko, raggelandosi. Eeer... La lucertola gli stava appesa ad un braccio oltre il vestito strappato, sorreggendosi coi denti alla poca carne dell'Amministratore. Da abile e suadente conoscitore dell'arte femminile, sapeva che doveva dire qualcosa per cavarsela, qualcosa che avrebbe conquistato la giovane prima che potesse dare in escandescenze come qualche ora prima. A quel punto gli cadde l'occhio su Kato, un tizio che non aveva mai visto, e sul plico di missione che la neoassunta segretaria portava in mano. Err... Decise in una frazione di secondo cosa fare: adularla e fingere che quella missione fosse pensata appositamente per loro. Ehm. Si rialzò, spazzolando i vestiti. Vedo che hai fatto un ottimo lavoro qui. Bravissima. La stanza era precipitata nel caos più assoluto, nonostante tutto il lavoro. E hai anche portato qui il tuo ragazzo. Eccellente, ma meglio trattenere le effusioni qui. Anche se sembra un tipo a posto, congratulazioni. Io sono Febh Yakushi, comunque. L'Amministratore. Nella sua testa QUELLO era un complimento. E, oh, quella missione. Stavo appunto pensando di affidartela come primo incarico per fare un pò di esperienza. Frugò nella tasca, porgendole la carta ninja che era stata allegata a quel modulo e che aveva intascato. La attivò così che chiunque potesse leggerla. In tutta onestà non ricordava se avesse sovrascritto qualcosa o meno su quell'affare. Potete anche andare assieme, due ninja sono comunque meglio di uno.

    Nella zona di confine tra il Paese del Riso e quello delle Sorgenti Calde, nel piccolo villaggio di Anko un Genin traditore di Oto ha imposto un piccolo regno di terrore, obbligando gli abitanti a versargli tributi e offrirgli le giovani per il suo piacere. Il nome del Genin è Kinmaru ed è' affiancato dal fratello minore Ginmaru. Nonostante le scarse capacità fisiche sono molto affiatati e combatterli assieme potrebbe risultare difficoltoso, inoltre esiste un rischio legato al [...] A quel punto aggiungi la farina e la buccia di limone grattugiata e cominci a impastare per qualche tempo. Quando l'impasto diviene omogeneo metti tutto in frigo per una mezz'ora, per poterlo lavorare meglio in un secondo momento. Dopo un nuovo ciclo di impasto puoi stenderlo e con le formine ricavi i biscotti.
    Cottura circa 15-20 minuti a 150° in forno preriscaldato.


    Si, ci aveva scritto sopra, ma sembrava voler fingere che non ci fosse nulla di strano. Bene, e se con questo abbiamo finito potete pure andare. E si esibì in un sorriso a trentadue denti, con la lucertola che cercava di masticargli un braccio. Era convinto di averla fatta franca con la sua parlantina.

    Povero fesso.
     
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    Come vanificare ore di lavoro

    VI - In una manciata di secondi



    Hebiko rimase positivamente colpita dal suo colpo di fortuna: il ragazzo accettò la missione, dicendole che conosceva bene quel luogo. Con una mano poggiata alla scrivania ed una al fianco, fissò il ragazzetto con un ghigno soddisfatto, commentando allegra:

    Ottimo! E’ la missione che fa per te allora. Tutti hanno bisogno di aiuto prima o poi. Vedrai, sistemeremo le cose in un lampo.

    Le cose stavano andando bene, troppo bene. Un rumorino lontano si stava avvicinando a loro molto rapidamente: Vipera non fece in tempo a voltarsi del tutto che la parete esplose, mandando all’aria carte, mobili e il lavoro appena concluso della serpe. Sconvolta, con i capelli spettinati per via dell’esplosione, fissò Febh e Ssalar con la faccia di… beh, di chi si era appena visto esplodere una parete addosso. Ed ascoltò tutti i loro discorsi, senza fiatare. Un leggero tic all’occhio, una premonizione che qualcosa sarebbe esploso di nuovo.
    Prese in mano il resto della missiva, consegnatagli dall’Amministratore, leggendola distrattamente e porgendola al giovane ninja. Con calma innaturale, lo spinse con delicatezza per le spalle, accompagnandolo fuori dalla porta.

    Kato, per cortesia occupati tu di quel foglio. Domani, in ufficio, alle 7. Puntuale mi raccomando. Ora scusami, ci sono importanti questioni burocratiche da risolvere.

    Gli avrebbe chiuso la porta alle spalle con delicatezza. Poi, voltandosi lentamente, avrebbe mostrato la peggiore delle occhiate allo Yakushi, pareva fosse in procinto di farlo esplodere con il solo sguardo.

    Si può sapere in nome dei Kami come TI è SALTATO IN MENTE DI FAR ESPLODERE LA PARETE?! Guarda cos’hai combinato!! Ho impiegato ORE a sistemarti l’ufficio, e a te ci è voluto un solo secondo per mandare tutto all’aria!

    Più andava avanti con le parole, più avanzava a passi pesanti verso Febh, cercando di farsi sempre più grossa in modo da farlo finire rannicchiato in un angolino, tra le macerie appena create.

    Ti avevo ordinato tutti i fogli più urgenti, dovevi solo tornare e firmarli. Ma NO! Dovevi mandare tutto all’aria vero?! Vanificare tutto il mio lavoro accurato, mentre cercavo di alleggerire il TUO!

    Farlo sentire in colpa era un’ottima tattica, anche se ora le stava venendo istintivo. Temendo la sua forza non avrebbe mai usato le maniere forti contro di lui, ma dato che bastava una sgridata con le giuste motivazioni, non c’era motivo di passare alla violenza.
    Puntò il dito contro di lui, minacciosa, indicando poi la stanza.

    Tu. Adesso. Sistemi. TUTTO. Non uscirai da questa stanza fino a che non la vedrò BRILLARE. E una volta finito, ti conviene ricordare qual’era il dettaglio finale della missione, e anche le dosi della ricetta. Non sei nemmeno in grado di fare una cosa completa per bene?! Ti conviene dimostrarmi il contrario sistemando questo disastro ALL’ISTANTE!

    Se Kato non si fosse allontanato avrebbe udito senza difficoltà le grida di Hebiko, così come i passanti si sarebbero potuti godere lo spettacolo dall’esterno. Ssalar era fortunato, essendo un rettile non si sarebbe mai preso una sgridata dalla ragazza. Certo, sarebbe finito vestito come una bambolina prima o poi, ma ancora non poteva saperlo.
     
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    Sicuramente quella giornata aveva un che di incredibile. Oto si stava rivelando un qualcosa di assolutamente impossibile e inimmaginabile. Più di tutto il trambusto che l'amministratore Febh e la sua apparizione così improvvisa ed esplosiva aveva generato, più della terrificante polvere che creava un miscuglio cementato con l'acqua unta e maleodorante presente sulla mia faccia, più di tutto quello la cosa che mi colpì era il mio assoluto stupore. Una sorta di flusso di coscienza, come avevo letto da qualche parte duranti i miei allenamenti, improvviso. Osservare una persona in grado di sfondare, come se fosse un foglio di carta, un muro di edificio; stritolare tra le mani e con noncuranza una sorta di lucertola; la quale pochi minuti prima, tale era la sua velocità, scomparve davanti ai miei occhi. Tutto quello era assurdo. Mi trovavo davvero davanti a delle persone normali? Davvero la conoscenza del Chakra e la sua applicazione potevano portare a quei risultati?

    Solo quando l'amministratore prese a parlare ritornai alla realtà e ascoltai attentamente le sue parole, e in mezzo ai discorsi si creò una situazione decisamente ambigua in cui mi scambiò per il fidanzato della segretaria; ma non osai proferire parola, soprassedendo direttamente. Mi limitai ad osservalo, da in piedi; anche perché restare seduti in quella stanza o meglio in quello che rimaneva di quella stanza poteva risultare decisamente ridicolo. Guardai attentamente le reazioni della segretaria e la sua tranquillità mi lasciava alquanto sospettoso... mi trovavo letteralmente tra la padella e la brace.

    Fui colpito quando, con un fare decisamente rilassato, mi diede in mano la carta e mi invitò a ripresentarmi il giorno successivo e in quel momento riuscii solo malamente a proferire:-Perfetto... allora... ehm a domani.- e guardando Febh: - Arrivederla Amministratore Yakushi-. In sostanza avevo la mia via di fuga e una volta che la porta dell'ufficio si chiuse alle mie spalle presi a camminare molto, ma molto in fretta. Prima me ne andavo meno problemi avrei avuto.

    Lessi la carta in fretta, si prospettava una situazione decisamente complessa. Ma per i ragionamenti e le considerazioni c'era tempo fino al giorno dopo con la segretaria/ninja, il cui nome mi era ancora ignoto. Ora invece era arrivato il momento di tornare all'appartamento, sperando in qualche litro di acqua sufficiente per sgrondarsi almeno lo sporco principale. Già, al limite le docce dei vicini non sarebbero state un'alternativa così assurda.
     
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    Gravi Questioni Amministrative VI: Miracolo?

    Febh Yakushi era convinto di averla fatta franca. Poveraccio. Com'è che si chiama il tuo boyfriend? Cercò di portarla sul colloquiale, in un evidente tentativo di cambiare discorso mentre quello si inchinava, sicuramente colpito dall'esuberante carisma dell'Amministratore, e se ne andava. Un'altro ninja di Oto che ha imparato ad apprezzare il grande Febh Yakushi. Annuì, mentre la lucertola gli rivolgeva alcuni epiteti irripetibili...fortunatamente avendo il braccio dello shinobi in bocca e la esse sibilante non fu semplice capire cosa stesse dicendo. Non vai con lui? Kato, eh? Arrivederci Kato. Aggiunse poi vero Hebiko, che era rimasta nella stanza con un'espressione che non lasciava presagire nulla di buono, tanto che una vocina nel fondo della testa cominciò a progettare diversi piani di fuga.

    Poi quell'occhiata che fu come uno spillone arroventato conficcato nel cuore...Febh aveva già visto sguardi simili da parte di Ogen e Nikaido. E deglutì. Suppongo ci sia un equivoco... Sussurrò appena, quasi inaudibile, mentre lei esplodeva come un vulcano e lui si faceva sempre più piccolo, arretrando inconsciamente verso un angolo, sempre più chino e rattrippito, senza il coraggio di guardarla negli occhi. Ma...ma...è colpa di Ssalar...ecco... La lucertola all'ennesima ingiuria si staccò dal braccio insanguinato e prese a gridare a sua volta. RAZZA DI BABBEO COME DIAVOLO TI PERMETTI? Ma io stavo solo... Hebiko fece leva sul senso di colpa, dando la mazzata finale al ninja del clan Yakushi che chinò il capo, sconfitto. Mi spiace...non capiterà più...prometto. Peggio del più infantile tra i bambini. E per inciso era evidentemente una promessa vana.

    Ma lei non aveva finito, pretendendo che lui recuperasse tutto il lavoro andato perduto e risistemando la stanza. Pu-pulire anche QUI? Ma pulisco già tutto il Palazzo Yakushi ogni mattina! In sostanza stava ammettendo di essere la colf di uno dei clan più importanti, nonostante fosse un Amministratore del villaggio. Almeno al lavoro non volevo... Ma lo sguardo di lei era implacabile e lo costrinse a guardarsi attorno, deglutendo ancora. La scopa era sulla parete poco distante, ancora integra, ma ci sarebbe voluto un secolo per sistemare tutto. Alla fine fece un sospiro. Vabbè...mi dovrò rimboccare le maniche. Detto fatto, mentre la lucertola gli azzannava una caviglia, lui facendo finta di niente iniziò ad intrecciare un grandissimo numero di sigilli, mentre il chakra cominciava a fluire dal suo corpo, denso e brutale come una cascata che scorreva in tutte le direzioni e praticamente visibile, descrivendo archi via via più grandi ed elaborati intorno ad uno dei Jonin più forti del Villaggio. Compose infine l'ultima delle posizioni magiche, dando il via alla potentissima tecnica che era andato preparando! Chou Ninpou! Seisei no Keshin! (Super Ninjutsu: Purificazione Incarnata) [Tecnica]Seisei no Keshin - Purificazione Incarnata
    Villaggio: Personale
    Posizioni Magiche: Drago, Tigre, Cavallo, Ariete, Serpente, Drago, Tigre, Cavallo, Ariete, Serpente, Drago, Tigre, Cavallo, Ariete, Serpente
    L'utilizzatore estrae dallo spazio-tempo una porzione di spazio in un raggio di 300 metri. All'interno dell'area il tempo si ferma, e l'utilizzatore e le sue copie si dedicano alle pulizie e al rassettare. Non è possibile modificare l'ambiente o le persone in nessun altro modo, nè è possibile ottenere informazioni di alcun tipo. Al termine del jutsu non è passato che un istante nel mondo reale, ma è tutto perfettamente pulito e ordinato.
    Tipo: Ninjutsu - Ninpou
    (Livello: 1 / Consumo: Critico)
    [Da Jonin in su]



    Nel tempo di un battito di ciglia, la stanza era nuovamente in perfetto ordine, con le sedie a posto, i documenti tutti impilati e catalogati e non un granello di polvere da nessuna parte! Persino il muro era stato riparato e tutto sembrava quasi reimbiancato di fresco...il tutto in un solo istante, anche se lo Yakushi sembrava terribilmente provato da quel che era successo, tanto che ansimava con la lingua di fuori. Anf...anf...due volte in un giorno è tantino...anf... Era la tecnica che usava tutte le mattine per pulire Palazzo Yakushi quando era di fretta, e quel giorno era uscito di corsa perchè doveva provare un nuovo portabicchieri per l'amaca giù al mercato prima di andare in Aministrazione. Co-contenta? Anf...anf...

    In quel tempo dilatato che aveva creato con il suo Jutsu, Febh aveva evocato un numero di cloni mostruosamente alto e tutti assieme si erano dedicati alle pulizie in ogni minimo aspetto, ma nel mondo reale nessuno avrebbe notato niente, perchè era come se il tempo si fermasse del tutto...lo stesso Yakushi non aveva memorie di quel che accadeva a tempo fermo, ma di certo sentiva addosso tutta la fatica. Domani poi vedo...anf...di organizzare per quella missione...anf...

    Quella prima giornata di lavoro per Hebiko era finita. E nel complesso, forse era stata una di quelle meno stressanti. Non aveva davvero idea dell'inferno in cui si era andata a cacciare.


    Da notare che nessuno tra gli impiegati era corso a vedere cosa fosse successo nell'ufficio dell'Amministratore. Cose del genere erano all'ordine del giorno. Purtroppo.

    CITAZIONE
    Come data per la Timeline consiglio il 0036-06-03 (su firefox, invertite se usate altri browser)
     
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    Progetti Futuri e Progetti Passati


    Giocata subito successiva a Il Ritorno
    parte I


    Più o meno era rimasto tutto uguale. L'unica questione che rendeva quel giorno un pò strano - almeno per uno degli shinobi che forse aveva percorso più spesso proprio quelle strade - era che stava percorrendole le vie del suo villaggio in totale incognito. Non era strano che in giro per Oto vi fossero individui incappucciati, tradizione oramai vecchia di decenni, ma Shinken non avrebbe mai pensato che avrebbe dovuto farlo proprio lui, ex guardiano del villaggio. Persino Febh e Diogene avevano sollecitato il Jonin a non mostrare il suo volto in giro, almeno non ancora, e di certo non avrebbe potuto utilizzare il suo vero nome, non con chiunque. Proprio per questo motivo, incappucciato e con passo svelto, il Fedaykin si muoveva tra la folla e sopratutto con la folla, sparendo alla vista delle guardie sparse a presidio delle strade.

    Il palazzo dell'amministrazione invece era cambiato radicalmente. Quando il Jonin vi entrò, ancora con il cappuccio nero a coprire il volto, si fermò nell'atrio dell'edificio; non sembrò girare il collo per guardarsi intorno, per cercare la direzione in cui proseguire, rimase totalmente fermo, tanto che qualche impiegato si fermò ad osservarlo stranito. Con calma Shinken scandagliò tutto il piano, con sufficiente precisione, per capire dove avrebbe dovuto dirigersi e - tra gli sguardi dei curiosi dipendenti della struttura - si avviò verso uno dei tanti corridoii.

    Appena cercò di accedere ad un area che probabilmente non era aperta al pubblico, un impiegato lo fermò, mettendogli una mano sulla spalla. Hei hei tu, qui non puoi passare. ... Subito dopo averlo fermato, l'impiegato si rese conto che quel "contatto" non era stato gradito dallo sconosciuto, fece un passo indietro palesemente intimorito e cercò di rimediare S-Si, nel senso che qui è chiuso al pubblico. Posso aiutarti?

    Sto cercando l'assistente dell'Amministratore Febh Yakushi, credo si chiami Hebiko


     
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    Accoglienza calorosa

    I - Precauzioni



    L’impiegato avrebbe indicato l’ufficio di Febh, con una certa fretta di allontanarsi da quell’individuo. Una volta raggiunto, nel momento in cui avesse bussato, avrebbe sentito un sussulto, ed una vocina femminile rispondergli con voce stanca:

    Un attimo!! Ci sono!

    La kunoichi stava passando un periodo stressante, e stavolta non per colpa dell’Amministratore. Dopo l’incontro con Raizen si era data da fare sia nel controllare al meglio la sua abilità innata, sia nel fare ricerche approfondite sui ciò che si sapeva di Diogene e nel pensare a come poter incastrare lo Yakushi per farlo ragionare come voleva lei. Sapeva che la sua missione era piuttosto spinosa, e doveva agire con cautela e di nascosto. Perciò sacrificava gran parte delle sue ore notturne per la missione, e gli effetti il giorno dopo si sentivano. Per precauzione si era persino imposta un Sigillo del Silenzio, per evitare di farsi sfuggire il fatto che avesse un accordo con l’Hokage, collocandolo in mezzo al petto, conscia che non avrebbe permesso a nessuno di scoprirle quella zona senza combattere per via del suo caratterino. E grazie al sigillo che le avrebbe impedito di parlare troppo, a nessuno sarebbe venuto il dubbio di interrogarla contro la sua volontà, insospettendosi che stesse fisicamente nascondendo qualcosa. Si sentiva sufficientemente al sicuro per potersi permettere la sua solita routine giornaliera.
    Addormentata sulla scrivania, venne svegliata dal bussare della porta, al quale rispose di fretta, asciugandosi la bava e mettendo via i documenti che aveva davanti. Si strofinò gli occhi un paio di volte, avvicinando a sé l’enorme tazza ripiena di caffelatte, rispondendo prima all’estraneo, fissando la porta con due enormi occhiaie.

    Entra pure, chiunque tu sia.

    Un uomo incappucciato fece capolino dalla porta. Hebiko posò la tazza, restandosene seduta sulla scrivania, con una mano ben salda sulla sua spada. Lo sconosciuto avrebbe presto notato come non ci fosse traccia di Febh, visto l’insolito ordine che si presentava in ufficio, ma la Vipera sperava che questo non lo sapesse.

    Accomodati. Sarebbe cortese da parte tua rivelare la tua identità. Se cerchi l’Amministratore sarà qui a momenti, intanto penserò io a ciò di cui hai bisogno.

    Mentiva, Febh non si sarebbe fatto vedere probabilmente per tutto il giorno. Ma non sapendo chi si trovava davanti, preferì metterlo in allerta, mettendosi sulla difensiva, consapevole che se l’individuo fosse stato consapevole di essere più esperto della Vipera, probabilmente nell’udire che nei dintorni c’era anche lo Yakushi lo avrebbe spaventato a sufficienza per impedirgli di agire in maniera violenta.
    Al contrario, se fosse entrato mostrando il coprifronte, lo avrebbe riconosciuto come ninja di Oto, tranquillizzandosi. Lo avrebbe accolto con aria visibilmente stanca, invitandolo a sedersi con un cenno della mano.

    Salve. Caffè? Domandò cordiale, alzando la tazza verso di lui. Se cercavi Febh, mi spiace dirti che non ho idea se oggi si presenterà in ufficio. Ma sarò felice di accontentare ogni tua richiesta.


    Edited by Waket - 10/10/2016, 12:20
     
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    parte II



    Con la mano salda sulla maniglia, Shinken fece quel passo in avanti che spalancò del tutto la porta dell'ufficio. Scortese non si levò immediatamente il cappuccio, ignorando la richiesta della kunoichi, ma si preoccupò più di entrare e richiudere la porta dietro di lui. Con una certa fluidità nei movimenti, che rese quella serie di azioni un apparente unico gesto, Shinken si girò fronteggiando la ragazza.

    Interessante...


    Disse quasi ignorando le richieste dell'assistente. Non era chiaro a cosa si stesse riferendo ma il Takatsui aveva scorto negli occhi della giovane qualcosa che per lui era più che una particolare caratteristica fisica. Era tanto tempo che non vedevo questi occhi. Devi essere tu Hebiko Dokujita. Con entrambe le mani fece scorrere via il cappuccio dalla sua testa, mostrando le sue fattezze. Il suo volto, segnato da piccole cicatrici sparse, era sicuramente sconosciuto alla Kunoichi ma il coprifronte del villaggio dio Oto, saldamente legato al suo collo, avrebbe dimostrato la sua provenienza. I suoi occhi, particolari per via del color bianco e dell'iride a forma di croce, erano fissi sulla giovane ninja, dimostrando la sicurezza tipica di uno shinobi esperto.

    Ti ringrazio per il caffè, ma non ne bevo più. Non sono qui per Febh Yakushi, ho avuto modo di parlare con lui poco fa. Sono qui proprio per te Hebiko. Spesso e volentieri non si rendeva conto che i suoi atteggiamenti potevano mettere a disagio le persone, non se ne curava in realtà, ma cercò subito di mettere la sua interlocutrice a suo agio. Ma perdona la mia maleducazione. Siamo soli qui? Aspettò un qualsiasi segnale affermativo da parte di Hebiko, indicando poi con il braccio destro una sedia davanti al tavolo dell'assistente. Il mio nome è Shinken Takatsui, Fedaykin di Oto, scusami per la segretezza ma non è arrivato ancora il momento che si venga a sapere del mio ritorno. Intesi? Comunque, io e te, dobbiamo parlare di questioni importanti. Posso? Non intendeva assolutamente sedersi, forse il suo gesto poteva essere frainteso. A risposta affermativa avrebbe preso la sedia e l'avrebbe spostata leggermente, lasciando una porzione del pavimento libera. Avrebbe poi estratto un rotolo da sotto al mantello e, mordendosi il pollice, avrebbe composto rapido i sigilli necessari per effettuare la tecnica del richiamo, colpendo così il pavimento.

    Come una matrioska, dal primo piccolo rotolo ne comparvero altri quattro, bloccati insieme da un cordino ben stretto. Shinken si abbassò e li raccolse, poggiandoli poi sul tavolo della ragazza. Mi dispiace disturbarti appena sveglia, ma ho due questioni urgenti di cui parlare. Spostò gli occhi dai rotoli a quelli giallo-dorati della Kunoichi, sottolineando che aveva compreso che si era appena risvegliata dal sonno. Andiamo con ordine: la prima questione è legata a questi rotoli. Ti prego di mettere un pò di sangue qui, all'interno di questo cerchietto, così che tu possa vederne il contenuto. Se Hebiko avesse fatto quello che il Jonin gli stava chiedendo, il suo sangue sarebbe stato immediatamente assorbito dalla carta e lei avrebbe avuto la sensazione che si fosse rapidamente distribuito all'interno del rotolo stesso. Ora il Fuuinjutsu è completo. Solamente poche persone possono vedere il contenuto di questi rotoli e da oggi tu sarai una di queste persone. Un leggero sorriso comparve sulle labbra di Shinken Mi dispiace averti chiesto di farlo senza spiegare di cosa si trattasse, mi hanno assicurato che la tua fedeltà a questo villaggio è assoluta e che tu insieme ad altri volete unicamente il bene per Oto. Sbaglio? Non avrebbe accettato una risposta diversa da "non sbagli, ti puoi fidare". Prego, aprili pure.

    I quattro rotoli sembravano contenere pezzi di un estesa cartografia e sarebbe stato chiaro, soprattutto perché quello in cui la ragazza aveva messo il suo sangue fungeva quasi da "chiave", che si trattava di una cartografia del Villaggio del Suono. Avrebbe subito riconosciuto alcuni punti noti, come il palazzo in cui risiedevano in quel momento, il quartiere dei piaceri ed i quattro Gate di accesso, ma anche altri segni invece non riconducibili a nessun luogo conosciuto [ Mappa ] Ti chiedo di guardare questi progetti, se lo desideri, e poi di stipare i quattro rotoli in un posto sicuro, separati l'uno dell'altro, per una questione di sicurezza. Se hai domande sono qui per questo. Prese poi la sedia che aveva spostato e si sedette. Questi sono i progetti per l'intera ristrutturazione delle difese del villaggio. Sono stato messo al corrente che ci troviamo in una posizione "delicata", diplomaticamente, e che non poco tempo fa hanno tirato giù uno dei nostri gate con estrema facilità. C'era del rimprovero nello sguardo del Jonin, leggero ma percepibile.


     
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    Fraintendimenti

    II - Lo shinobi mascherato



    Le parole dello sconosciuto le fecero raggelare il sangue. Ancora non aveva osato dire a nessuno da chi aveva ereditato la sua innata, tantomeno a Kato o a Febh che, per quanto fossero le due persone delle quali più si fidava, il primo lo conosceva ancora troppo poco per potersi sentire libera di confessargli il suo passato, mentre il secondo doveva prima dimostrarle di valere più di quanto facesse credere. Tuttavia il sospetto che prima o poi a qualcuno sarebbe venuto il dubbio era forte in lei, ma certo non si aspettava che uno sconosciuto qualsiasi potesse scoprire tutto solo con uno sguardo… A meno che non avesse fatto le sue ricerche.

    ...Cosa sai di me?

    Si mise sulla difensiva, mano alla sua spada ben nascosta sotto le vesti, mentre questo si avvicinava alla scrivania, mostrando il coprifronte del proprio villaggio. Il dubbio che fosse a conoscenza della sua storia passata diventava sempre più forte, soprattutto quando confessò di essere lì “per lei”, perciò prima di passare dalla parte aggressiva, preferì portare una mano avanti, mantenendo lo sguardo fisso su di lui, sventolando appena la sottile lingua biforcuta prima di parlargli a bassa voce:

    Senti, non so chi ti abbia detto cosa, ma io non centro nulla con Lui. Fino a poco tempo fa non sapevo nemmeno di essere un esperimento.

    Si riferiva ovviamente ad Orochimaru, suo “padre” geneticamente parlando, e dalle parole di Shinken era convinta che lui lo sapesse. Non immaginava che avrebbe confessato parte della sua storia al primo che entrava nell’ufficio, ma al momento lo riteneva un buon modo per evitare uno scontro con un ninja del quale non conosceva la forza.
    Si morse il labbro, annuendo debolmente, aveva scelto la via della verità, e probabilmente permettergli di sottovalutarla avrebbe potuto darle un buon vantaggio, o aiutarla a prendere tempo. Ma più proseguiva con le sue parole, più sembrava che in fondo il passato della kunoichi non gli importasse un granchè. Spostò la tua attenzione sui rotoli, leggermente confusa, mordendosi un dito per far uscire qualche goccia di sangue ed obbedire alla richiesta del ninja; egli continuò, parlando di un Fuunjutsu completo, che quello fosse un segreto riservato a pochi e che lei facesse parte di questi pochi. Tuttavia la risposta che Shinken si aspettava arrivò leggermente diversa da come probabilmente si aspettava, ritrovandosi i dorati occhi iracondi della kunoichi addosso, mentre lei arrossiva per la rabbia:

    Ne dubiti forse?! Mi occupo OGNI giorno di rimettere in riga l’Amministratore, di occuparmi di qualsiasi faccenda che senza di me sarebbe rimasta nella polvere e cercando di mantenere stabili i rapporti con gli altri villaggi, e tu mi chiedi SE sono fedele a questo villaggio?! Certo che voglio il bene di Oto. Hmph. Non farti mai più venire il dubbio del contrario.

    Ed era vero, le piaceva stare dov’era, nonostante l’onere di doversi occupare di un Amministratore fallimentare, aveva comunque un buon controllo su ciò che accadeva nel villaggio, cercando di sistemarlo in base alle sue preferenze, e in parte anche in base a ciò che era meglio per quel popolo in degrado, in attesa di una rinascita. Inoltre, con un capo come Febh, non si sentiva affatto in gabbia né limitata ad eseguire degli ordini, perciò non poteva trovarsi in una posizione migliore. E quello aveva contribuito a renderla fedele al suo paese, iniziando quasi istintivamente ad agire per il suo bene, ed era proprio ciò che Shinken le stava proponendo.
    Il sangue che aveva versato in precedenza aveva creato un’accurata mappa del villaggio, con alcune zone più evidenziate di altre. Alcune zone invece le erano sconosciute, rimase a fissarle mentre il ninja proseguiva nello spiegarle la funzione di quel rotolo. Finalmente sembrò volersi mettere comodo, tranquillizzando la kunoichi del tutto, che stavolta gli avrebbe rivolto un tono più tranquillo:

    Sai cosa è successo? Non so se ti hanno informato, ma lavoro qui da qualche mese, ho bisogno di sapere tutte le informazioni precedenti al mio arrivo e… Beh, Febh non è molto d’aiuto. Voglio riuscire a mettervi tutti al sicuro, ma non posso farlo se non sono a conoscenza dei fatti.

    Sospettava che Shinken parlasse dell’assalto di Diogene, diretto alle mura, ma dato che aveva specificato un incidente al gate si concesse il beneficio del dubbio. Non voleva dimostrare di sapere troppo, soprattutto dopo le sue ultime parole, ma se lui poteva essere un probabile alleato per la sua causa, avrebbe cercato di portarlo dalla sua parte in tutti i modi. In caso contrario, avrebbe avuto un caso in più del quale occuparsi, se si fosse trattato di un diverso attacco.

    Troverò il modo di custodirli. ...Devo avvertire Febh? O se non devo, perché no? Ho il sospetto che tu sia arrivato oggi apposta per evitarlo, ma... Perchè ti affidi a me?

    Qualche lecito dubbio, i suoi occhioni dorati mostrarono curiosità verso lo shinobi, mentre distrattamente pensava al nascondiglio migliore per quei piani.
     
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    Progetti Futuri e Progetti Passati


    parte III



    ...Cosa so di te?

    Per un momento Shinken si interruppe da quello che stava facendo, ancor prima di evocare i rotoli contenenti la mappa. So quello che vedo. Non conosco la persona, ma riconosco gli occhi. Lasciò intendere, forse con una velata presunzione, che sapeva di cosa stavano parlando. In fin dei conti, per chiunque in quel villaggio, quella caratteristica fisica era direttamente legata ad un nome, e quegli occhi, gli occhi del fu Orochimaru, non potevano essere tenuti nascosti, non ad Oto e non ad un Fedaykin.

    gilbert_nightray_HISTORIA_accesso_alle_mura_bn

    Puoi anche togliere la tua mano dalla spada Hebiko, non devi considerarmi una minaccia. La stava fissando diritto negli occhi. Hebiko avrebbe potuto allora rendersi conto del palese handicap con cui quello shinobi doveva convivere; i suoi occhi erano grigi, di quel grigio che spesso caratterizzava i ciechi, ma soprattutto l'iride cruciforme era totalmente scomparsa e la conformazione del suo apparato visivo era mutata, senza che lei se ne fosse resa conto. Non mi importa di Orochimaru-sama, quel che è stato è stato e tu, giovane kunoichi, non dovresti pensarti come un suo esperimento. I tuoi occhi dicono che tu sei una figlia di Oto. Continuava a fissarla negli occhi, come se sapesse dove e cosa stava guardando, indirizzato dall'ecolocalizzatore. Poi proseguì nella sua spiegazione.

    Andarono avanti, dai rotoli alla mappa, nel mentre i due si scambiavano qualche battuta. Non posso giudicare il lavoro che stai svolgendo qui Hebiko, perché non lo conosco. La mia domanda era di natura differente: tu saresti veramente disposta a sacrificarti per il bene del villaggio del Suono? Non era una domanda facile, ne era cosciente, ma quella ragazza stava assumendo (o forse aveva già assunto) un ruolo cruciale. Forse ti sarai resa conto della differenza che c'è tra Oto e tutti gli altri villaggi dei ninja. Non ti sto chiedendo se sei pronta a sacrificare la tua vita per una persona, per un Kage, per un amministratore o per un amico. Ti sto chiedendo se sei pronta a morire per questo villaggio, per queste mura. I suoi occhi non la guardavano più, le stava lasciando quell'intimità sufficiente per riflettere.

    Ma le lancette corrono e noi dovremmo prima o poi confrontarci con la realtà dei fatti. Ho bisogno di sapere se tu, Hebiko, sei disposta a farti trovare pronta... Perché arriverà presto il momento in cui Oto ti chiederà di schierarti. Si prese la briga di raggruppare i rotoli che aveva davanti, richiudendoli e lasciandoli poi sul tavolo della giovane dopo che li ebbe visualizzati. Gli altri Villaggi si sono forse già resi conto che il nostro Villaggio si sta riorganizzando, si sta preparando a risorgere, e sono sicuro che hanno già pensato a qualche misura cautelare. Noi shinobi e kunoichi di Oto dobbiamo essere coesi, dobbiamo essere pronti anche a discutere, se necessario, perché il bene del Villaggio deve essere più grande dei desideri dei singoli. Prese poi un foglio bianco dalla scrivania. Alcuni non vogliono che Oto torni a spendere, Io invece si.

    Quando alla fine la ragazza si mise a suo agio, gli chiese degli avvenimenti passati. Io sono stato lontano dal Villaggio per tanto tempo, per motivi legati alla mia particolare condizione fisica. Per questo motivo non so darti informazioni riguardati al passato più recente. Ma quando Orochimaru fondò il Villaggio, racchiuse gli spiriti degli Oni all'interno dei quattro Gate e assegnò ognuno di quei gate ad un Guardiano. Togotsu, il demone dell'Est, ha richiamato il suo guardiano.

    Febh non è stato escluso da questo piano di ristrutturazione, non preoccuparti. Sono qui perché era arrivato il momento di presentarmi, di parlare dei progetti e per una questione delicata direttamente legata ad essi.


    Edited by Shinken Takatsui - 3/11/2016, 17:57
     
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    Presentazione ufficiale

    Post i ~ L'amministrazione di Oto



    Harumi si guardò intorno, visibilmente spaesata. Aveva percorso la via centrale di Oto, o per lo meno quella che collegava uno dei quattro cancelli con il centro del Villaggio, cercando di sfoggiare la sua espressione più risoluta. Tuttavia, una volta raggiunta un ampio piazzale quadrato, da cui dipartivano almeno altre tre strade identiche a quella da cui era giunta, la sua determinazione vacillo. Comprensibilmente confusa, cercando di ignorare gli sguardi incuriositi dei passanti, prese la decisione di chiedere indicazioni. Passarono però ancora parecchi minuti prima che individuasse qualcuno dall'aria abbastanza raccomandabile perché si fidasse ad approcciarlo. Aveva sentito parlare del Villaggio del Suono con termini poco lusinghieri da parte delle sue sensei, e sembrava che la maggior parte dei suoi abitanti che incrociava fossero stati messi lì apposta per confermare i suoi timori. Deglutendo, mormorò tra sé e sé come un mantra un incoraggiamento. Ce la poteva fare, Kairi e Ayuuki avevano visto qualcosa in lei, e avevano assecondato il suo desiderio di diventare un ninja. Ora doveva darsi da fare per trasformare quel sogno in realtà prima che sfumasse. La vecchina a cui si era avvicinata, ingombra di borse della spesa, la squadrò con sospetto. Quando ebbe stabilito che, nonostante l'artrite, sarebbe stata in grado di metterla tranquillamente al tappeto, si decise ad ascoltarla. Per gli uffici continua sempre dritto e poi gira a destra quando vedi le lanterne rosse, è la zona dei postriboli, quella. Sputò a terra, sebbene ad Harumi non fu chiaro se ci fosse una correlazione con l'affermazione precedente o fosse un semplice bisogno fisiologico. A quel punto non puoi non vederlo, il palazzo dell'Amministrazione svetta sugli altri per altezza, e bruttezza, credi a me che ne ho viste tante. Senza accennare ad un saluto, sputò nuovamente e si allontanò, arrancando e trascinandosi dietro le sue compere. Inchinandosi al nulla, Harumi non potè fare a meno di domandarsi in che razza di posto fosse finita.

    P-permesso? Nessuna risposta. Fece un passo avanti. La hall dell'edificio era al momento deserta, tanto che la giovane si chiese se fosse capitata nel luogo giusto. Rimase pazientemente in attesa, ma nell'anticamera per gli ospiti non si presentò nessuno. Girando la punta del piede al suolo per l'impazienza, l'aspirante kunoichi si guardò intorno. Un corridoio dietro al bancone proseguiva sullo stesso piano, conducendo probabilmente agli uffici degli impiegati. Sulla sinistra invece una scala portava di sopra. Muovendo gli occhi da una parte all'altra dell'atrio si appurò che nessuno fosse in vista, poi si diresse verso il piano superiore. Quell'intraprendenza non era nel suo carattere, almeno fino a qualche giorno prima. Dopo aver quasi rischiato di venir sacrificata, scambiata per un demone, dai suoi concittadini, e aver appreso i rudimenti delle arti ninja, si sentiva diversa. Anzi, qualcosa era senza dubbio cambiato in lei. Sovraprensiero, continuò l'ascesa finché, tornando in sé, non si rese conto di essersi fermata di fronte ad un'ampia porta a due ante, evidentemente appena costruita. La giovane non sapeva che il conto presso i falegnami della città era sempre aperto, e per un buon motivo. Neppure su quel corridoio si trovava anima viva, sembrava che tutti fossero fuggiti di buona lena un istante prima che arrivasse. Sospirò, ormai era giunta fin lì, sarebbe stato davvero uno scherzo crudele se il suo destino fosse stato deciso da un immotivato sciopero di massa. Prendendo una di quelle decisioni impulsive che di solito si finisce per pagare cara, Harumi spalancò le porte dell'ufficio davanti a sé. Una targhetta, a pochi centimetri dagli stipiti, recitava in caratteri minuscoli: Febh Yakushi, Consigliere. C'è nessuno?

     
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    Progetti

    IV - La rinascita di Oto



    La ragazza strinse leggermente la mano sull’elsa della lama, lasciandola andare lentamente, seppur con visibile diffidenza, quando l’uomo di fronte a lei ammise di non essere lì per farle del male.

    La prossima volta cerca di essere più convincente, non sei molto bravo a relazionarti con le persone.

    Detto da lei poteva quasi risultare offensivo, dato che la Vipera conosceva solamente approcci diffidenti o estremamente violenti, a meno che non si trattasse di qualcosa di suo interesse.
    Il vedere i suoi occhi vuoti, che avrebbero dovuto dimostrare la sua cecità, messa però in tremendo contrasto dalle sue parole e gesti, confusero non poco la ragazza. Scosse la testa quando Shinken tirò in ballo il nome di Orochimaru, incitandolo a cambiare discorso:

    Lascia perdere, non importa. Apprezzo le tue parole, ma passiamo ai reali motivi della tua visita.

    Avrebbe chiesto a Febh quella bizzarra caratteristica. Non avrebbe osato chiedere qualcosa del genere ad un ragazzo appena conosciuto, soprattutto un suo probabile futuro collega. La curiosità poteva aspettare.
    Lo sguardo di Hebiko non poteva mostrare più determinazione. Shinken non poteva saperlo, ma da come aveva affrontato l’Hokage in persona, in difesa del proprio paese, era abbastanza sicura di rientrare nella fascia dei protettori del villaggio.

    Puntavo più in alto. Se fossimo tutti pronti a morire per questo villaggio, non resterebbe che cenere. Io sono qui per assicurarmi che sia un posto sicuro per i nostri abitanti, e che i nostri ninja non debbano temere la morte, ma che abbiano la certezza di potersi dichiarare sani e salvi una volta tornati qui. Tutti hanno bisogno di una casa che garantisca protezione a noi e ad i nostri cari, prima di prepararsi a sacrificare la propria vita.

    Non che lei avesse persone da proteggere. Forse Febh, da un certo punto di vista, si trattava più di quel tipo di protezione che riguardava il “vestiti che fa freddo”, “non mangiare quella roba”, “smettila di giocare col fuoco”… Pur sempre di protezione si trattava. E Kato, per quanto fosse certa che il ragazzo se la cavasse benissimo già da solo. E dopo il patto con Raizen, sentiva che tutta Oto era nelle sue mani, pronta a cadere al minimo errore.
    Shinken le diede modo di intuire che qualcosa di grosso stava per mettersi in moto, e la Vipera aveva tutte le informazioni disponibili per credere che si trattasse di Diogene pronto a mettersi in moto. Era già troppo tardi? Osservò il ragazzo estrarre un foglio bianco, porgendogli una penna, qualsiasi cosa volesse fare.

    Sono dalla tua parte. Sentiti libero di chiamarmi per qualsiasi cosa. Ma dimmi di più, voglio prepararmi a dovere.

    Le venne poi spiegato a grandi linee l’incidente al gate, mostrandosi alquanto confusa.

    Do-dobbiamo recuperare un Oni?? ...E come si trova un Oni???

    Magari Febh poteva saperne qualcosa. Magari, se solo lei avesse saputo dei poteri nascosti di quel bambino troppo cresciuto...
     
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    Intrusione improvvisa

    I - Falsa partenza



    Hebiko era ormai pienamente consapevole delle sue nuove abilità, quando c’erano da menare le mani. Sfruttarle per comodità personale invece era tutta un’altra storia.
    Rischiava di andarci troppo violenta, spiegazzando tutti i documenti o troppo leggera, lasciando così cadere la tazza di caffè per terra. Si era presa la precauzione di non provare le sue nuove tecniche con Febh di fronte, se Shinken era stato in grado di ignorare la sua scomoda parentela ritenendola al pari di un qualsiasi ninja di Oto, non poteva certo sentirsi troppo sicura con l’Amministratore stesso, che per quanto si fosse dimostrato stupido, poteva avere un potenziale nascosto non indifferente, e la rabbia era comune portatrice di poteri nascosti. Non era il suo caso, lei lo aveva scoperto con l’ansia, ma conosceva sufficientemente bene la storia dei jinjuurichi per sapere che far arrabbiare la persona sbagliata poteva essere letale.
    Perciò, con lo Yakushi lontano dal luogo di lavoro, si prese la briga di sforzarsi ed usare le sue abilità per qualsiasi cosa. E si stava divertendo, allungando le braccia e arrivando con un solo passo ovunque. Gli scaffali alti non erano più un problema per la serpentella.

    Ehe! Guarda qui che roba! Wops!

    Al solito, la tazza del caffè le scivolò, da un altezza non indifferente: istintivamente, fece scattare la lingua, prendendone il manico al volo prima che si schiantasse a terra. Ghignando soddisfatta del suo risultato, con la tazza salva e due enormi pile di documenti tra le braccia, venne colta alla sprovvista dalle due porte che si spalancarono, gridando e lanciando tutto all’aria.
    La tazza venne lanciata poco lontano, restando incredibilmente integra, mentre i documenti piovvero dolcemente su tutta la stanza, sparpagliandosi in giro. La Vipera si guardò attorno, la lingua biforcuta che lentamente le si accorciava, così come le braccia, tornando alla loro lunghezza normale. Il suo sguardo dorato si posò verso la nuova arrivata, che ai suoi occhi sembrava un topino indifeso pronto a finire nella sua stretta. Il suo viso sembrò incupirsi, mentre lentamente ancheggiava verso la ragazzina, sibilando minacciosa. Sfruttando le sue braccia allungabili, avrebbe lentamente richiuso la porta, facendole scivolare ai lati della sconosciuta, quasi fosse pronta a stringerla in una presa mortale per averle disturbato la quiete di quel giorno.

    Ci sono io… E nessun altro… Giustifica a dovere questa tua insolente entrata e forse mi passerà la voglia di stritolarti finché non ti salteranno fuori gli occhi come palline da ping pong…

    Una vocina quasi sussurrata, sibilante, ben lontana dall’accoglienza calorosa che probabilmente la giovane sperava di ricevere, ed uno sguardo che non sembrava in grado di provare pietà.


    questo è per Historia, ma dovrebbe capirsi non metto l'attivazione dell'innata o statistiche varie semplicemente perchè non progetto di far davvero qualcosa alla giovincella, è più una questione estetica ecco. Certo se poi mi prende alla sprovvista e fa la violenta poi considero questo come turno di attivazione
     
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