Ufficio Amministrativo

[Amministrativo]

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    Non voglio un modulo 45bis!


    Febh in realtà non era così lontano, ed anzi la sua assenza dall'ufficio, simultanea a quella degli impiegati che normalmente abitavano la hall era in effetti frutto di una precisa tragedia che si stava consumando nemmeno un paio di piani sotto a quello in cui le due ragazze si erano appena incontrate per caso. In uno dei pochi archivi scampati alle sistematiche distruzioni di Oto, lo Yakushi stava cercando un modulo specifico, l'unico col quale la figura dell'Amministratore poteva chiedere un'aspettativa a tempo indeterminato. Consci della scarsa voglia di lavorare dello Shinobi, sin dal suo insediamento gli Impiegati lo avevano nascosto a costo della vita e della sanità mentale nel posto più nascosto che erano riusciti a immaginare: l'archivio vicino alle camere dove erano conservati i tesori del Villaggio e i Bijuu. Sfortunatamente, pur essendo stata un toccasana per il villaggio, Hebiko aveva portato ordine nella caotica burocrazia gestita da Febh, e questo gli aveva permesso di scoprire l'esistenza del famigerato modulo. Aveva ribaltato mezzo edificio senza trovarne nemmeno una copia e dopo mesi di appostamenti e intercettazioni aveva escluso ogni possibile nascondiglio eccetto l'archivio in cui appunto si trovava, assieme ai moduli necessari a dichiarare guerra, a evacuare in caso di calamità naturale e a designare l'annessione di territori.

    Allora, per l'ultima volta...DOVE LO AVETE MESSO? Aveva legato i tre impiegati ad una sedia, puntando loro una luce calda e terribilmente fastidiosa mentre maneggiava uno scudiscio. Tutti e tre erano stati avvelenati dal suo Veleno Ammorbidente, capace di sciogliere la lingua più tenace, ma nonostante tutto i tre reggevano, nemmeno stessero nascondendo un segreto essenziale per la sopravvivenza stessa di Oto. Quelli indicarono uno scaffale, ma Febh agitò un dito in segno di diniego. Oh, no, no, no. Non voglio un modulo 45bis...io voglio il 47ter! Non mi fregate, ho già frugato quell'archivio quindi aprite la bocca o soffrirete...soffrirete immensamente! La pressione psicologica su di loro era terribile ma quelli resistevano...e resistevano. Bene allora...se non volete parlare a me forse lo farete con Lei... Sogghignò, maligno come un demonio mentre quelli sbiancavano. Idolatrate Hebiko perchè ha sistemato un pò di cose, no? Bene, e se fosse lei a cercare urgentemente quel modulo? Uhuhuhuh! Con tutto il veleno che avete in corpo non potrete dirle di no anche se sapete del mio diabolico piano...una sua domanda, verso cui le difese psicologiche sono deboli, e cederete. Uhuhuhuhuh...ora devo solo trovarla e convincerla....

    I poveretti cominciarono a sbraitare e chiedere aiuto ma vennero imbavagliati senza troppi complimenti mentre la satanica figura dell'Amministratore, ebbro di potere burocratico, barcollava per i corridoi con misurata lentezza, quasi fosse il più malvagio e dozzinale cattivo dei film di serie Z che guardava in continuazione. Trovò la porta del suo ufficio spalancata e qualcuno era appena entrato, ma pensò che si trattasse semplicemente della sua assistente, quindi sorrise, malvagio, e proseguì con passo cauto e persino un pò viscido, affacciandosi lentamente dalla porta con un sorriso che tradiva le sue pessime intenzioni, suo malgrado.

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    Hebiiiiiko. Hebiiiiiko. Mi serve un favore...un favore che solo tu puoi concedermi...uhuhuhuhuhuh! Se voleva ottenere qualcosa, quasi sicuramente stava scegliendo il modo sbagliato per farla...anche perchè la Dokuhita non era sola ma con una ragazza innocente che avrebbe conosciuto l'Amministratore nel peggiore dei modi.
     
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    Post ii~ Strani personaggi



    Harumi rimase completamente immobile mentre le lunghe braccia della Vipera di Oto passavano a pochi centimentri da lei, andando a richiudere la porta alle sue spalle. Come una preda davanti un predatore, l'innocente fanciulla attese che la presa si stringesse su di lei, stritolandola. Quando, alcuni istanti dopo, realizzò che tutto ciò non sarebbe accaduto, tirò un comprensibile respiro di sollievo. Se quella scena fosse avvenuta solo qualche settimana prima la giovane avrebbe probabilmente gridato terrorizzata, ritenendo Hebiko un mostro. Tuttavia, essere stata accusata di essere un Oni dai suoi concittadini ed essere quasi stata messa al rogo per questo, la sua prospettiva era indubbiamente cambiata. Non avrebbe più giudicato qualcuno solo dalle apparenze. Inoltre l'incontro con le kunoichi della Foglia le aveva insegnato che c'era un mondo fuori dalla sua arretrata valle di cui non conosceva assolutamente nulla, ed era popolato dalle più incredibili meraviglie. Forse le doti della ragazza davanti a lei erano una di queste. Oppure poteva trattarsi di un altro uso del chakra di cui ignorava l'esistenza, essendosi approcciata alle arti ninja solamente da qualche giorno. In ogni caso le sembrò di essere partita col piede sbagliato, quindi cercò di rimediare. Si inchinò, decisamente troppo per gli usi di quel luogo, mormorando delle scuse. L'agitazione le stava giocando un brutto scherzo, e probabilmente Hebiko avrebbe udito a fatica le sue parole, pur cogliendone senza dubbio il senso. D'altro canto era lì solamente da un minuto, e già aveva ricevuto una minaccia di morte. Colta da un'improvvisa illuminazione per levarsi d'impiccio, iniziò a cercare le carte che aveva ricevuto da Kairi prima di arrivare ad Oto, in modo da giustificare la sua presenza lì. Mentre stava per estrarle però realizzò la presenza, a pochi passi da lei, di qualcosa che sicuramente un istante prima non c'era. Concentrata com'era sulla Vipera, non aveva udito Febh avvicinarsi, ed ora, presa di sorpresa, reagì nel modo più normale possibile, ovvero emettendo un grido e saltando due metri di lato. Si mise una mano aperta sul petto, espirando vistosamente. Certo che diventare ninja era più difficile di quanto si fosse aspettata. L'uomo, senza fare caso a lei, si rivolse alla rossa con un ghigno sardonico e parole facilmente equivocabili. Eh? Completamente frastornata dalla serie di eventi, inclinò appena la testa di lato, domandandosi, per la seconda volta nel giro di un'ora, in che genere di posto fosse capitata.

     
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    Seconda intrusione

    II - Cosa ci fai nel tuo ufficio??



    Concentrata com’era sul terrorizzare la nuova arrivata dando tutta l’impressione di esser stata pronta a divorarsela da un momento all’altro, nemmeno lei si rese conto dell’arrivo dello Yaushi, nonostante la sua viscida aura si faceva sempre più vicina. Per tale motivo, quando vide il faccione del suo capo mostrarsi inquietante verso la porta, sussultò appena, ed il grido della ragazzina la fece reagire d’istinto, sbattendo la porta sul muso dell’Amministratore. Non consapevole del fatto che probabilmente quest’ultimo non si era fatto nulla, ma decisamente in panico per via della sua reazione improvvisa, riaprì la porta con foga, andando eventualmente a far rialzare Febh con aria preoccupata.

    Ah! Scusa, sei apparso così all’improvviso, non volevo… Ma cosa ti SALTA IN MENTE!

    Il suo volto da preoccupato e premuroso si annerì, mostrando la furia che l’uomo di fronte a se conosceva bene.

    Non bussi nemmeno più?? E l’educazione?! Devo insegnarti anche le buone maniere adesso??

    Richiedere a Febh stesso di bussare per entrare nel proprio ufficio poteva non sembrare la migliore delle sgridate, ma doveva in qualche modo giustificare la sua reazione, e farlo con il giusto rimprovevole tono di voce. Aveva ovviamente capito che quella tecnica funzionava per ottenere ciò che voleva, ma quasi le veniva spontaneo; in fondo ancora non le aveva dato prova di essere un vero e proprio adulto, era più un bambino troppo cresciuto con delle pericolose armi con le quali non poteva nuocere a se stesso, ma non si poteva dire lo stesso per il resto delle persone che si trovavano nel raggio di un chilometro almeno. E lei, ormai affezionatasi, per quanto rifiutasse di ammetterlo, a quell’imbranato dai capelli corvini, faceva di tutto per educarlo e renderlo un Amministratore migliore di quanto poteva sperare. A suon di sgridate.

    Come mai qui? E’ bello averti in ufficio. Vuoi occuparti tu della signorina… qui accanto?

    Gliela trascinò davanti senza troppi problemi, allungando le braccia e trascinandogliela davanti, ignara del fatto di aver appena mostrato per la prima volta i suoi neo-poteri a Febh.
    La sua precedente richiesta di favore si era presentata in maniera piuttosto inquietante e allusoria. Lo conosceva abbastanza bene per poter essere sicura che avrebbe richiesto il suo aiuto per una faccenda a lui scomoda o della quale non aveva voglia di occuparsi. Ma lei, paziente e amante del suo lavoro, avrebbe tirato un sospiro, facendo sedere la nuova arrivata sulla sedia di fronte alla scrivania, mentre distrattamente poneva le sue domande al suo capo:

    Che tipo di favore? Se hai distrutto di nuovo qualcosa di importante e stai sperando che io vada a risistemare tutti i pezzi come un puzzle puoi scordartelo. Una volta mi è bastata.

    Non che le dispiacessero i puzzle, ma ordinare frammenti bruciacchiati con un’illeggibile scrittura era stato sufficientemente stressante da costringerla a prendersi due interi giorni di pausa prima di decidersi a tornare al lavoro senza perdere del tutto la sanità mentale.
     
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    II
    Questione di Territorio


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    Tutto poteva aspettarsi. Poteva aspettarsi che Hebiko avesse lo zelo di rispondere immediatamente alla richiesta (nella sua testa la aveva posta con un tono assolutamente normale). Poteva aspettarsi che il suo arrivo, così carismatico e prestante, causasse un malore in tutte le donne presenti nella stanza. Poteva aspettarsi che non riuscissero a parlare perchè abbagliate dalla sua bellezza e prese da una sorta di sindrome di stendhal otese. Poteva aspettarsi che l'imbarazzo per essere stata trovata nell'ufficio a cercare di cogliere l'atmosfera del suo datore di lavoro così adorato paralizzasse la giovane assistente.

    Non poteva aspettarsi (perchè nella sua testa non aveva fatto nulla di strano) che quella, pur un pò distante dall'ingresso dell'ufficio, reagisse d'istinto sbattendogli violentemente la pesante doppia porta sul grugno, mandandolo gambe all'aria con gli occhiali a pezzi (non che avessero delle lenti capaci di andare in pezzi, ma l'intensità della scena fu tale che quasi sembrarono apparire frammenti di vetro per aria) e una seria ferita nell'amor proprio! BWAAAAHH!! Si rialzò con il naso sanguinante, tale da trasformargli il volto in una maschera rossa e mostruosa mentre entrava come una furia. MA CHE COSA PASSA PER LA TUA, DI TESTA?!? Ruggì mentre guariva internamente le ferite, per quanto ormai il volto e parte del vestito fossero ormai del tutto sporchi. Probabilmente stava per continuare la sua tirata ma anche la segretaria alzò la voce, zittendolo per un secondo...e tuttavia per quella volta, la prima volta, il suo rimprovero verso il cagnolino non ebbe alcun effetto. Febh Yakushi poteva essere intimorito e manipolato da qualunque donna di polso...ma la violenza era qualcosa che faceva saltare ogni limite di comportamento...anche con Nikaido e Ogen era cominciata così: con la violenza.BUONE MANIERE? UNO NON BUSSA PER ENTRARE NEL SUO UFFICIO, PERDIPIU' APERTO! Le urlò di rimando, puntando una mano verso la soglia che aveva appena varcato, e probabilmente sorprendendo l'assistente visto che le stava tenendo testa, anche se per una cosa infima.

    La comparsa dell'altra ragazza (non la aveva praticamente notata pur avendola sentita urlare) lo spiazzò quel che bastava per far sfumare la faccenda, mentre la sua mente così vagabonda tornava a cercare dei punti di riferimento. E quella chi diavolo è? Che vuoi, ragazzina? Era ancora scorbutico a sufficienza da essere suscettibile, quindi bisognava andarci cauti con lui, mentre si accigliava per un dettaglio che non gli tornava. E comunque mi serve solo che chiedi un modulo agli impiegati, non riesco a trovarlo...e comunque non puoi sbattere la porta in faccia alla gente! Uno fa una domanda da niente e subito la gente gli sbatte la porta in faccia, o organizza una caccia con torce e forconi...o libera i cani! Non stava esattamente parlando di Hebiko, ma gli altri erano eventi realmente avvenuti. Quanto al favore...aveva escluso circa il 90% della faccenda, pensandosi furbo, per aumentare le sue possibilità di successo, ma non riusciva a rogliersi una domanda dalla testa. Che poi...come hai fatto a chiudere la porta da là? C'erano tre metri buoni tra Hebiko e l'ingresso, in fondo! La ragazza sarebbe riuscita a sfangarla, ora che aveva colto un nuovo aspetto della bizzarra personalità del suo capo?

    E quella poveretta che era arrivata dopo nemmeno settantadue ore di vita ninja quali cicatrici avrebbe portato su di sè per quell'incontro?
     
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    Post iii ~ Una kunoichi di Oto



    Harumi perseverò nella sua tattica di rimanere perfettamente immobile, scivolando semmai molto lentamente lontano dall'epicentro della discussione, sperando di non venire notata. I toni si stavano alzando e la determinazione della ragazza, per la prima volta in quella giornata, vacillò. L'uomo era giustamente indispettito per il trattamento ricevuto, eppure quella che sembrava essere la sua segretaria, piuttosto che chiedere scusa, lo aggredì verbalmente, rincarando la dose. Fu subito chiaro che la strategia, lungi dal dare i frutti desiderati, finì per far adirare ulteriormente lo Yakushi. E, in quel momento, venne offerta per la seconda volta in meno di una settimana come agnello sacrificale per placare l'ira di un kami adirato. Nessun rogo, eppure l'amministratore del Villaggio del Suono, nella sua furia, appariva se possibile ancor più minaccioso. Sospinta praticamente tra le sue braccia dalla Vipera, Harumi deglutì, spaventata, ma prese al contempo una decisione. Avrebbe cercato di prendere le redini della conversazione, almeno per cavarsi d'impiccio. Non era più la ragazzina spaventata che aveva bisogno degli altri per essere salvata, poteva farcela da sola ora, doveva imparare a contare sulle sue forze. Quindi, schiarendosi la gola ed eseguendo un inchino davanti a Febh, si presento con la voce più ferma che riuscì a ottenere. Mi chiamo Harumi Miyazaki, molto onorata. Senza pause, senza riprendere fiato, proseguì, buttando fuori tutte le informazioni in suo possesso. Vorrei intraprendere la carriera di kunoichi, e mi hanno indirizzato qui da voi. Spero di poter soddisfare tutti i vostri requisiti. A quel punto allungò alcuni documenti all'uomo che gli stava d'innanzi. La prima era una missiva da parte della stessa amministrazione otese, con un modulo che la giovane aveva compilato insieme alla sensei per presentare domanda di ammissione, la seconda una lettera di presentazione, scritta di proprio pugno dall'Uchiha, in cui si riassumeva la vicenda che aveva condotto Harumi fin lì, dal tragico rituale sventato, alla volontà di intraprendere quella nuova strada da parte della ragazza, passando per gli addestramenti nella città monastero in cui avevano sostato le tre donne, che avevano permesso di scoprire l'incredibile predisposizione della giovane per le arti ninja. Harumi rimase in silenzio, lo sguardo serio, cercando di carpire ogni minimo indizio dall'espressione facciale del consigliere. In fin dei conti dalla sua reazione dipendeva il suo futuro, e non aveva nessun piano di riserva al momento.

     
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    Distrazioni

    III - Fuga rapida



    Inaspettatamente (non molto a dire il vero, ma dato che il soggetto era Febh la cosa la colse alla sprovvista) lo Yakushi reagì verbalmente alle sue accuse, con qualcosa di sensato. La Vipera restò sbigottita per una sola frazione di secondo, reagendo subito dopo con altrettanta violenza:

    Ti ho chiesto SCUSA! Non l’ho fatto apposta, mi hai spaventata!! Dovevi aspettartela una reazione del genere!

    Solo dopo la sfuriata notò come il colpo aveva avuto effetto, riempiendogli la faccia di sangue. Per quanto gli Yakushi fossero famosi per la loro incredibile rigenerazione, la ragazza sussultò, preoccupata, correndo verso la scrivania per prendere un fazzoletto, imbevendolo con dell’acqua. Si sarebbe poi riavvicinata senza paura al suo capo, incitandolo ad abbassarsi appena, stavolta con un’espressione più dispiaciuta.

    Uhm, credevo che uno con i tuoi riflessi non si sarebbe fatto nulla. E’ colpa mia, fammi sistemare questo macello, su.

    Se avesse obbedito, gli avrebbe ripulito il viso con cura, premunendosi di non lasciare nemmeno una macchia. In caso contrario avrebbe pestato i piedi, lamentandosi del suo attuale aspetto.

    Non vorrai andare in giro tutto sporco in quella maniera?! Ho reagito d’istinto, te l’ho detto! Forza, fatti sistemare a dovere!

    Nel mentre, Febh avrebbe portato le sue attenzioni sulla nuova arrivata. Hebiko ascoltò la sua presentazione, intenzionata, una volta finito di occuparsi dell’Amministratore, di occuparsi personalmente anche della ragazzina, consapevole della scarsa voglia di lavorare del ragazzo corvino e dei suoi comuni incidenti che avrebbero potuto traumatizzare a dovere chi non lo conosceva per nulla. Inoltre la giovincella non sembrava avere il caratterino testardo della Vipera, perciò non era sicura di quanto sarebbe riuscita a tenere sotto controllo lo Yakushi tutta da sola.

    Oh, per i Kami… Ti ho chiesto scusa. Mi dispiace. Non volevo. E’ stato un incidente. Contento? Ora dimmi che modulo ti serve e vedrò di recuperarlo.

    Hebiko avrebbe gettato il fazzoletto nel cestino, mentre un brivido le corse lungo la schiena nell’udire la domanda di Febh: come aveva chiuso la porta da là?
    Non aveva vie di scampo, piani di riserva, né idee improvvise, se non quella di sfruttare la ragazzina come diversivo e la storia del modulo per svignarsela da lì. Prese fiato, preparandosi a gettargli addosso un fiume di parole nella speranza di confonderlo a sufficienza per portare la sua attenzione altrove:

    Ma che domande fai, perché tu come le chiudi le porte? Ascolta, non c’è tempo da perdere, questa dolce ragazzina ha bisogno del TUO prezioso aiuto, guarda qui, ha persino dei documenti con se, non intenderai forse ignorarla? Sta ponendo le sue speranze in te perché sa che sei l’unico in grado di darle una mano ad entrare nel difficile mondo degli shinobi. Non perdiamo tempo con discorsi inutili, io vado a prendere il tuo modulo, lei signorina si metta comoda, tu… tu fai quello che devi fare da bravo Amministratore, ed appena trovo ciò che ti serve porto un thè per tutti! D’accordo? D’accordo. Arrivo subito!

    Si spostò lentamente e con sicurezza mentre proseguiva col suo discorso, chiudendosi la porta alle spalle una volta uscita e dirigendosi a lunghi passi verso il luogo da lui indicato, per cercare il modulo, ma soprattutto per prendersi tempo e pensare ad una scusa. Lavorando così vicina a lui non poteva certo tenergli nascosto il suo miglior potere, ma doveva prima assicurarsi che la sua scomoda parentela non lo avrebbe portato a reagire in maniera insolita dal pacato Yakushi che conosceva.
    I suoi pensieri vennero distratti alla visione del loro staff, legato e probabilmente torturato da poco, che con sguardo terrorizzato fissavano la ragazza, che aveva appena messo piede nella stanza. Tutto era sottosopra, come se qualcuno avesse frugato ore alla ricerca di qualcosa, mentre gli impiegati sembravano provati ed alcuni feriti, seppur nessun ferito grave. Passò qualche attimo di interminabile silenzio, fino a che la voce stridula e sconvolta della rossa non lo interruppe, con un’unica ma fondamentale domanda:

    ...Ma cosa DIAVOLO è SUCCESSO QUI??
     
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    Progetti Futuri e Progetti Passati


    parte IV



    Sapeva di non essere bravo a relazionarsi con le persone, non lo era mai stato, sin dai lontani tempi in cui Ayato lo aveva preso sotto la sua protezione. Era vero però che ad Oto le parole non gli erano mai servite a nulla; aveva vissuto in un’epoca fatta di combattimenti, di prove di forza, e non di dialoghi. Per questo non si preoccupò dell'avviso di Hebiko, accennò un sorriso ed aspettò che la ragazza si mettesse a suo agio per continuare nelle sue spiegazioni. Ma passò poco tempo che la ragazza si irrigidì nuovamente. Le parole che Shinken aveva speso riguardo alla sua particolare condizione fisica non la avevano rassicurata, anzi, lei si limitò a rispondere come se il Jonin avesse cominciato a parlare di qualcosa che non voleva si affrontasse, non almeno in quella sede. Era evidente che c'era qualcosa nel carattere della kunoichi che non le permetteva di rilassarsi.

    Rengoku, Luis, Shinodari, Yami...

    Sono solo alcuni nomi. Nomi di persone che qui, prima di te, hanno lavorato per costruire qualcosa.
    Era serio ma parlava rilassato Ho conosciuto ognuno di loro, sin dal primo shinobi di questo villaggio. Ho avuto l'onore di conoscere tutti i combattenti di questo villaggio. E molti avevano idee simili alle tue, altri invece ne sposavano alcune completamente diverse. Sostanzialmente diverse. Alla fine però, ognuno di loro, ha pagato il prezzo del proprio Shin'nen , del proprio credo. Questo villaggio - che tu ci creda o no - è stato costruito sulle ossa e sulle ceneri di questi shinobi. Se noi due ora siamo qui, è soprattutto grazie al loro sacrificio.

    ...e quello che dici ti fa onore, Taka-onna. Ma non è abbastanza. .


    Quello che io ho avuto oggi, la possibilità di tornare in questo paese, è un diritto che io ho acquisito combattendo. Ma è - e sarà sempre - anche un mio dovere, un mio peso. Finché esisterà anche un solo Fedaikin pronto a morire, Oto sarà un luogo sicuro. Ed in un certo senso il mio ritorno lo dimostra. Nei suoi occhi ciechi comparve qualcosa di simile ad un sorriso. Ora bisogna farsi trovare pronti a difendere tutto questo. Per quello che hai detto tu poco fa e soprattutto per onorare tutti i nostri predecessori.


    [...]


    No mia cara. Non dobbiamo recuperare un Oni. Intendevo dire che gli Oni hanno richiamato... me. Fece una pausa prima di concludere la frase con il monosillabo "me". Forse aveva dato per scontato troppe cose, Hebiko aveva capito tutt'altro. I due avevano vissuto in due periodi completamente diversi e non avevano informazioni coincidenti da cui partire. Ma nella testa del Fedaikin riappariva continuamente l'immagine del Gate completamente distrutto. Perdonami, devo essere più preciso. Spostò i suoi occhi vitrei in direzione di quelli della kunoichi. Qualcuno ha distrutto uno dei Gate del Suono e... Recuperare un Oni.

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    Si interruppe. Hebiko, perdonami. Ho bisongo immediatamente di una lista di nomi. Mi serve il nome di tutti i Genin del nostro villaggio, le liste degli studenti le detiene l'Accademia immagino... Sussurrò tra se e se. Ordinati per il numero di missioni svolte. I suoi occhi cambiarono proprio davanti ad Hebiko. Ti ne sarei grato. Avrebbe aspettato tutto il tempo necessario, avrebbe preso la lista e sarebbe scomparso dietro un vortice fatto di ombre, una Kage shushin no jutsu come non se ne vedevano da tempo.
     
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    III
    Principianti


    Una porta in faccia è una porta in faccia, riflessi o non riflessi! Che ti credi, che i Jonin siano sempre all'era al 100%? Hai idea di quanto sia stancante? Il che era, per vie traverse, una sorta di lezione come shinobi, dato che aveva appena detto che un avversario difficile sicuramente aveva i suoi momenti di vulnerabilità e bisognava colpirlo in quelle occasioni. Intanto Hebiko si fece avanti con un'arma poco convenzionale che tuttavia fu più che sufficiente per spazzare via la bellicosità dell'Amministratore, visto che a fronte della gentilezza e premura altrui era decisamente sguarnito, poco avvezzo a essere trattato come un normale essere umano. Ehi, che fai? Fece per arretrare mentre quella provava a strofinargli via il sangue. No-non c'è mica bisogno di...insomma... Ma preso in contropiede finì per farsi rassettare anche se la cosa gli fece salire del rossore alle guance che non aveva niente a che vedere con le macchie di sangue. Non trovò nemmeno la forza di spiegare che poteva ripulirsi da solo con un banalissimo movimento della mano associato all'uso del chakra repulsivo, senza alcun binsogno di quella fastidiosa sensazione di panno bagnato che fregava sulla pelle...eppure pur essendo un fastidio aveva un nonsochè di confortante.

    png



    Ba-basta! Disse quando pensò di essere stato sistemato abbastanza, arretrado con il suo incalzante ritmo di lamentele e violenza spezzato completamente a metà ed incapace di rimettersi in sesto. Non serve, non serve davvero. Spiegò, cercando di riorganizzare la testa e riprendere il controllo della situazione (non che lo avesse mai avuto, nemmeno per sbaglio). Stavamo dicendo del modulo...gli impiegati non vogliono darmelo perchè pensano che potrei rovinargli l'archivio, ma lo credi possibile? Chiese con aria effettivamente sconcertata, ma nessuno mai avrebbe potuto rispondere postivamente a quella domanda senza infrangere il mondo dorato che vedeva l'Amministratore, e lui solo. Quindi se magari vai tu a chiederlo te lo daranno senza troppi problemi. Poi come per ripensamento. Ah...potrei essere stato un pò brusco nelle mie richieste...non allarmarti se li vedi un pò alterati. Mi serve il modulo 47ter! Improvvisamente voleva liberarsi di Hebiko, che dopo quel breve exploit lo aveva leggermente turbato, e questo gli fece persino dimenticare di approfondire la questione della distanza, senza considerare che la sua segretaria lo stava praticamente buttando sulla ragazza là presente che ancora non aveva spiccicato parola o quasi.

    Entrare nel mondo degli shinobi? Disse alzando un sopracciglio con aria abbastanza incredula. Cos'è, Hebiko dice sul serio? Chiese a lei, che si presentò come Harumi, confermando quelle parole. Mentre la segretaria si spostava alla ricerca del modulo lo Yakushi fece un profondo respiro, andandosi poi a sedere sulla sua scrivania, pur con la maglia ancora sporca, mentre squadrava attentamente, quasi controvoglia, la giovane che gli si stava presentando davanti. Sei un pò grande d'età per cominciare ora...di solito si inizia da piccoli per imparare a usare correttamente il chakra, anche se ci sono persone che lo impastano già istintivamente...poi c'è chi ha abbastanza talento da imparare anche in età un pò avanzata ma non so se è il tuo caso. Fece spallucce. Ma già arrivare qui è qualcosa...hai qualche esperienza di base? Da dove arrivi? E come mai proprio Oto? Nel senso, è il miglior villaggio del mondo. Sicuramente in termini di omicidi annui e infrazioni dei diritti umani di base. Ma non proprio adatto alle anime innocenti, ecco...

    Prese le scartoffie, leggendole distrattamente ma annoiandosi dopo pochi istanti, tanto che le buttò di lato, nella pila delle "cose da fare", un tempo alta fino al soffitto ma ora ridotta a livelli decisamente più accettabili grazie all'incessante lavoro della giovane Hebiko. Si vabbè, non ho voglia di leggere. Spiegamelo a parole tue quello che hai passato, và!
     
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    Post iv ~ My story



    Per tutto il tempo in cui Hebiko medicò la ferita di Febh, Harumi se ne stette in un angolino, senza far rumore, aspettando pazientemente che giungesse il suo turno. Quando l'amministratore si rivelò imbarazzato per il contatto con la segretaria, ella distolse gli occhi, come se stesse osservando qualcosa che non doveva vedere. Iniziò a fare piccoli cerchi con la punta della scarpa, mani giunte dietro la schiena, cercando di riordinare i suoi pensieri. Era certa della sua risoluzione, non l'aveva presa su due piedi. Il punto era riuscire a trasmettere la stessa sicurezza all'uomo che gli stava davanti. Fu proprio lo Yakushi a richiamarla dal suo mondo in cui si era rintanata, chiedendo a voce alta se sul serio intendesse entrare nel mondo degli shinobi. Harumi, faccia decisa, si fece avanti. Assolutamente sì, signore. Non era certa che fosse il titolo adeguato, ma la sua educazione le suggeriva quello. L'amministratore, giustamente, la investì di domande, prima di sospirare vistosamente gettando le carte senza dare alla ragazza l'impressione che le avesse neppure considerate. Non si sorprese quindi più di tanto quando le fu chiesto di raccontare cosa fosse successo prima che giungesse lì dove si trovava in quel momento. Ed Harumi, prendendo un respiro profondo, iniziò a narrare.

    Mia madre era una viaggiatrice, ed è morta dandomi alla luce, in un piccolo villaggio del Paese delle Risaie che si trova in fondo ad una vallata dimenticata dai kami e dagli uomini. Là sono stata cresciuta dal capovillaggio e sua moglie, ma sono sempre stata considerata un'estranea e guardata con sospetto. Quando i miei genitori adottivi sono spirati in circostanze sospette nel giro di pochi mesi sono stata completamente emarginata, additata come portatrice di sfortuna. Poco dopo è scoppiata un'epidemia, ed ancora una volta sono stata indicata come l'origine di tutti i loro mali. Mi hanno imprigionata, maltrattata ed infine condannata a bruciare sul rogo per espiare le mie colpe. Per loro non ero altro che un oni, un demone da eliminare. E' stato in quel momento, quando già le fiamme lambivano il mio corpo, che sono apparse. Due kunoichi di Konoha, in missione per conto dell'Accademia, mi hanno salvato da quella fine atroce. Abbiamo passato i giorni successivi in una città monastero, di cui non ho mai saputo il nome, dove grazie alle loro cure mi sono ripresa. Lì ho preso la mia decisione. Sarei diventata un ninja per non dover più subire senza poter reagire, e per difendere chi è troppo debole per difendersi da solo, così come ero io. Anche le due donne hanno cercato di dissuadermi, ma alla fine hanno comunque accettato di mettermi alla prova. Ho imparato abbastanza in fretta i rudimenti del chakra e come impastarlo, oltre alla differenza tra i principali jutsu. Kairi-sama e Ayuuki-sama ritengono che io sia naturalmente portata per le arti ninja, come hanno scritto nella loro missiva. Quanto al perché abbia scelto Oto... Posso dire che non dipenda da me. Il capo della guarnigione ha notato i nostri addestramenti e ha interrogato le kunoichi a proposito. Sembra che si sia appellato a qualche accordo tra i Villaggi che formano l'Accademia, visto che formalmente sono cittadina del Paese delle Riasaie. Le ha intimate a non portare a Konoha una possibile risorsa, credo siano queste le parole che ha utilizzato. Quindi mi hanno fatto compilare un modulo e spedito in questo ufficio per essere valutata. Credo sia tutto, signore.

    Riprese fiato dopo la lunga tirata. Non si era praticamente mossa, concentrata com'era a riepilogare i fatti così come si erano svolti. Non aveva battuto ciglio rievocando quei ricordi dolorosi non perché li avesse già superati, ma per non dar adito al sospetto che fosse la tipica ragazzina piagnucolosa. Poteva immaginare da sé che non era certo una dote ricercata in un'aspirante kunoichi. Ripensando alle parole di Kairi, ritenne tuttavia di avere ancora una carta da giocare per cercare di convincere lo Yakushi. Ad esempio ho imparato a fare questo nei due giorni di allenamento con le mie salvatrici. Unì le mani nel sigillo della capra, utilizzando la Henge no Jutsu. L'Uchiha le aveva detto che era una delle tecniche fondamentali per essere promosse negli esami accademici. Non avendo avuto modo di prepararsi per tempo, aveva optato per l'ultima persona che aveva visto, cioè la segretaria Hebiko. Quando si diradò la piccola nuvoletta di fumo che aveva circondato la giovane, fu però chiaro che avesse ancora della strada da fare prima di potersi veramente fregiare del titolo di shinobi. Ehm... Devo sistemare giusto qualche dettaglio... I capelli e il colore degli occhi non corrispondevano all'originale, ma era sempre meglio di una trasformazione parziale come l'ultima volta. Harumi, con un supremo sforzo di volontà, ricacciò indietro l'imbarazzo, presentandosi comunque a testa alta di fronte a Febh. La prego, mi dia almeno una possibilità, ce la metterò tutta vedrà! Non aveva idea se una simile accorata supplica potesse far breccia nel cuore dell'otese, ma di certo non se ne sarebbe andata di lì senza aver prima lottato con le unghie e con i denti per realizzare la sua ambizione.


     
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    IV - Un ultima cosa...



    Shinken non aveva tutti i torti a pensarla in quel modo. Hebiko viveva in uno stato di ansia perenne, solo negli ultimi tempi giustificato da ben due grossi segreti da dover tenere per sé, e nonostante tutto ancora cercava un modo per parlarne a Febh, in modo da capire quanto poteva esporsi con il resto degli abitanti. Il fatto che il neo-arrivato ninja l’avesse riconosciuta solo tramite uno sguardo, per quanto poi l’avesse tranquillizzata sul non vederla come qualcosa di sbagliato, non aveva fatto altro che metterle pensieri in più. Se solo dal suo sguardo si poteva intuire tutto, incontrare il ninja sbagliato poteva risultarle fatale.
    La rossa memorizzò i quattro nomi, avrebbe sicuramente fatto qualche ricerca negli archivi, data l’importanza che lo shinobi stava dando a queste persone. Fu però il suo nuovo soprannome a distrarla dai suoi pensieri, reagendo con una sberla in faccia, sfruttando i suoi neo-poteri per allungare il braccio in modo da arrivare comunque al bersaglio se avesse tentato una comune schivata.

    Bada a come parli!

    Il resto del discorso venne approvato con un semplice cenno di assenso. Si sentì in dovere di ringraziarlo sfruttando la sua posizione:

    A nome di tutta l’Amministrazione, posso dire che accogliamo ben volentieri il tuo ritorno. Sistemerò questi rotoli al sicuro, informando Febh il prima possibile.

    Il ragionamento di Hebiko sembrava sbagliato, ma come darle torto, per quel poco che ne sapeva poteva anche sembrare realistica l’idea di dover recuperare un oni. Shinken si preparò a smentirla, allungando il discorso, ma bloccandosi dopo solo un paio di frasi. Hebiko fece scattare gli occhi a destra e a sinistra, confusa, domandandosi cosa poteva aver visto che gli avesse fatto scattare qualcosa, per poi sentirsi dare un’ordine ben preciso. Portò lo sguardo verso il basso, ragionando tra se, ripensando a dove trovare i moduli di cui aveva bisogno, spostandosi verso l’archivio invitandolo a seguirla.

    Beh, per quanto riguarda il numero delle missioni ci sto ancora lavorando… Potrebbe essere leggermente imprecisa. Diciamo che è accurata al 70%. Non sono qui da molto, e prima di me, beh… Probabilmente nessuno sarebbe riuscito a darti una vera e propria lista, se non i nomi di chi si ricordavano. Spero possa bastare.

    Non ci sarebbe voluto troppo per fare una copia di tutti gli shinobi, ordinandola come aveva richiesto. Lo vide scomparire in un turbine, tornandosene con calma nell’ufficio del suo capo, per recuperare i rotoli e nasconderli nell’archivio più sicuro che possedevano.
     
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    Nascondigli improbabili

    IV - Cassaforte umana



    La reazione dello Yakushi fu… prevedibile, a dirla tutta. Lei stessa, se la situazione fosse stata capovolta, avrebbe avuto una reazione simile, forse più aggressiva a confronto, nessuno dei due sembrava abituato a ricevere attenzioni di quel genere, ma la Vipera era quasi istintivamente portata a darne, era il suo carattere, per quanto volesse negarlo a se stessa. Semplicemente fino ad ora tutte le sue amorevoli cure erano state riservate solamente ai suoi rettili, Febh era entrato nel suo cerchio dei “protetti”. Che poi fosse benissimo in grado di proteggersi da solo era tutt’altra storia.
    Quella sua debolezza poteva essere un altro punto a favore per Hebiko, ma non se la sentiva di sfruttarla per i suoi scopi. Forse sarebbe stato troppo, in fondo aveva altre armi con le quali convincerlo a fare ciò che voleva, giocarsela sull’affetto era qualcosa che andava troppo oltre per il suo carattere, soprattutto considerando come stesse sviluppando la cosa solo negli ultimi tempi. Perciò non si aspettò un ringraziamento, in fondo i gesti parlavano da sé. Reagì comunque con un Prego, gettando il fazzoletto mentre ascoltava il tipo di modulo che doveva recuperare. Roteò gli occhi alla sua prima affermazione, commentando sarcastica:

    Tu? Che rovini qualcosa? Come si fa anche solo a pensarlo, dico io.

    Annuì, immaginando che il suo esser stato “un po’ brusco” poteva averli fatti arrabbiare, o forse spaventati. Uscì dall’ufficio, ma l’ultima frase dell’Amministratore non venne ignorata, e una vocina lontana e stridula si fece spazio nell’ufficio:

    IO parlo SEMPRE sul serio! Ingrato.

    Il resto della conversazione sarebbe stato ormai inudibile. Entrambi erano ora sollevati di trovarsi momentaneamente a distanza, ognuno dei due con le sue ragioni.
    Arrivata nell’archivio però, non si aspettava certo di trovare i loro dipendenti legati e con evidenti segni di frustate addosso. E ovviamente la cosa iniziò a puzzarle. Veleno o meno, i dipendenti non aspettavano altro che quella domanda per scaricarle addosso tutta la verità. Parlando tutti insieme, creando non poca confusione, riuscirono a far capire se non altro i due dati fondamentali che Hebiko doveva sapere: Febh era arrivato a torturare i suoi dipendenti per trovare un modulo che gli avrebbe concesso delle “vacanze a tempo indeterminato”, evitando così tutte le responsabilità che un Amministratore aveva di norma. Senza nemmeno aver ancora slegato le povere vittime, la ragazza iniziò a gridare con la sua vocina stridula, raccogliendo con furia i vari documenti, intenzionata a metterli in ordine, ma rilanciandoli in giro per via degli scatti d’ira.

    Quel… Infame ingrato!! E io che gli ho creduto, quando diceva di voler riordinare questo archivio da solo! “Ci sono cose importanti”, aveva detto! IMPORTANTI PER LUI PERO’!! Stupido Yakushi, pensava di potermi sfuggire, vero? Che non lo avrei mai scoperto?? E invece è stato LUI a mandarmi qui! “Sono stato un po’ brusco” ha detto. BRUSCO?? Lo vedrà come sarò brusca IO non appena torno nell’ufficio!

    La ragazza si prese il suo tempo per liberare i vari dipendenti, congratulandosi con loro per la resistenza e dando la giornata libera ad ognuno. Se lo meritavano, per quanto potessero essere svogliati la maggior parte delle volte, sapevano cosa era veramente importante. Come tenere Febh lontano da quel prezioso modulo.
    Sarebbe rimasta nell’archivio ancora un po’, pensando al posto migliore per nasconderlo. Un’utile bottiglietta di vetro poteva fare al caso suo.

    Basta che questo sia l’unica copia. Distruggerò le altre. Infilerò il modulo in questa bottiglietta. E poi me la mangio. Sì. Sono l’unica cassaforte nella quale Febh non cercherà mai, e mi basterà non dire nulla agli altri dipendenti.
     
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    Progetti Futuri e Progetti Passati


    parte V



    Eh sì. La ragazza era suscettibile, ormai era chiaro. Quando però cercò di colpire con uno schiaffo il Jonin - che aveva commesso l'unico errore di dargli un "soprannome", quest'ultimo non rimase affatto fermo, anzi. Conosceva fin troppo bene le particolari condizioni fisiche della kunoichi ma ancora di più conosceva i punti dove erano posizionati gli Tsubo sul braccio della ragazza. Con un rapido movimento delle due braccia cercò di intercettare il colpo di Hebiko. Certo, la mano della giovane raggiunse il volto dello shinobi, ma nell'esatto momento in cui avrebbe "accarezzato" il suo volto, le due braccia avrebbero fatto capire alla kunoichi che schiaffeggiare un Jonin non era mai una buona idea.

    La mano destra avrebbe accompagnato il colpo della ragazza, un pò per controllarne la velocità, mentre la sinistra, che era chiusa a pugno con l'unica eccezione del dito indice e medio, avrebbe sferrato un rapidissimo e preciso colpo alla parte inferiore del suo braccio. Non avrebbe colpito mortalmente la ragazza, ne l'avrebbe mutilata come era solito fare, avrebbe semplicemente applicato una leggera ma sufficiente pressione sullo Tsubo del braccio di Hebiko, provocandogli una possibile paralisi a tutto l'arto che aveva appena disteso.

    Questo è molto scortese da parte tua.



    Avrebbe sindacato, diventando più serio in volto. Se non fosse stata una reazione così casuale da non potersi considerare una vera e propria offesa, Shinken avrebbe avuto un nuovo problema da risolvere: spiegare a Febh il motivo della morte della sua assistente. Il resto della conversazione procedette senza altre interruzioni ed Hebiko non ebbe più scatti come quello precedente (forse memore del braccio paralizzato). Ti ringrazio ancora Hebiko. Per quanto riguarda il braccio, tra un paio d'ore dovrebbe tornare com'era prima. A presto!

     
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    È colpa tua. Ratty

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    IV
    Storie di Vita Vissuta


    Liberatosi di Hebiko, pur ancora un pò turbato, lo Yakushi portò la sua volatile attenzione verso la ragazza che, di contro, sembrava invece parecchio presa dall'intera faccenda con un entusiasmo che, si trovò a pensare con un brivido, è tipico della gioventù. E questo lo fece sentire vecchio. Quindi ascoltò ben poco mentre si immaginava con una coperta sulle gambe, in sedia a dondolo, a giocare a Go con un vecchio e rugoso Ssalar, la Lucertola cui era più legato.
    Questa fantasia ovviamente non teneva conto del fatto che gli Yakushi campano secoli in perfetta salute a meno di sfortunati eventi, del fatto che le Lucertole Evocate vivono altrettanto se non di più (e Ssalar era molto giovane) e del fatto che non aveva la più vaga idea di come si giocasse a Go.
    Quando le incongruenze gli fecero inceppare il neurone che dedicava alle attività quotidiane realizzò che quel brusìo di fondo fastidioso era in effetti la voce della ragazza che ancora narrava le vicende della sua vita, quindi giusto per cortesia fece per annuire interessato. Aveva sentito tante di quelle storie che non ci badava quasi più e andava per libere associazioni.


    A essere onesti andava per libere associazioni anche a inizio carriera.

    Che poi perchè seguire un filo logico quando si pensa? E perchè la macchia sul muro somigliava a un papavero!

    Scosse il capo, cercando di concentrarsi. Si, chiaro, beh, il fuoco aiuta in effetti. Annuì, ma non era certo di aver pronunciato il commento più adeguato alla situazione. E queste due Kunoichi chi sarebbero? Magari potremmo mandare loro un qualcosa come ringraziamento...tipo questo. Allungò una mano verso un cassetto, estraendone un pregevole oggetto d'arte: un piattino ornamentale con disegnato (male) un Oni in mezzo alle fiamme. Uhm... Lo tese alla ragazza. Sempre che non lo voglia tu come promemoria. Essere bruciati vivi per uno Yakushi era qualcosa a metà tra lo stretching e la tintarella, quindi aveva negli anni perso il buonsenso che lo legava alla normale interpretazione di quell'atroce barbarie. Non che avesse tanto buonsenso di partenza, s'intenda.
    Comunque osservo la trasformazione, eseguita quasi a regola d'arte, per quanto l'aspetto a colori alternativi di Hebiko lo fece accigliare...chissà che stava facendo in quel momento la ragazza? Aveva già completato la sua missione? Uhm...quindi sei tra quelli con abbastanza talento per imparare da grande. Beh, tanto meglio, anche se sarebbe stato più utile averti qui sin da piccola. Fece spallucce. Ma io stesso sono entrato nel villaggio a sedici anni, anche se mi addestravo da più tempo.

    Cooomunque. Non farti illusioni, il tizio che ha detto che siamo risorse aveva ragione. Ma c'è qualcosa che differenzia i ninja di Oto da quelli del resto del continente.
    Per un istante il suo sguardo si fece più acuto e tagliente. Quello che ci differenzia è la motivazione che ci porta ad essere ninja. Ad essere risorse e servitori. Puntò un dito verso la ragazza, poggiando il piatto accanto a sè, sulla scrivania. I ninja di Oto sono guidati dalla forza dei loro desideri. Sono shinobi che agiscono per uno scopo assolutamente personale e egoista. Può essere anche qualcosa che beneficia gli altri, ma la forza di ottenerlo, la brama, viene da dentro di noi. Apprenderai a scoprire i tuoi desideri ed agire per soddisfarli, perchè questa è la natura di Oto. Non siamo animati dall'incrollabile volontà di Konoha, noi sappiamo quando piegarci, quando spezzarci e quando resistere. Ci adattiamo, perchè il nostro scopo è più importante del mezzo che usi per raggiungerlo. Quel lampo di intensità passò mentre il ninja sbuffava, spostando indietro il baricentro.

    Ora come ora però ci sono una serie di scartoffie da sistemare se vuoi unirti a Oto. Bada, puoi non farlo ma potresti essere considerata un nemico. Minacciò, ma con un sorriso poco rassicurante (il che era pure peggio) E se mai ti sentirai come un'arma o uno strumento...ricorda che lo sei solo per avere quello che vuoi. Difendere le donne? Lodevole, ma devi farlo perchè è quello che desideri oltre ogni altra cosa, non perchè credi sia giusto. Incrociò le braccia. Quindi ti metto alla prova. Esci da qui e trova Hebiko col mio modulo, poi tornate qua, magari con uno degli impiegati per formalizzare le pratiche noiose e burocratiche. Spiegò con un breve guizzo di arguzia grossolana, fissando la porta da cui la segretaria ancora non era rientrata, quindi mosse le mani quasi a scacciare un animale. Su, che aspetti? Sciò Sciò!

    Che poi, anche lui era stato convinto convinto di essere figlio di mercanti all'inizio...e poi la cosa si era complicata un pò. Chissa se anche per la ragazza sarebbe stato lo stesso?
     
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    Magistra Vitae

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    Presentazione ufficiale

    Post v ~ Prova



    Pro...promemoria? Lo sguardo di Harumi era per lo meno perplesso. L'uomo di fronte a sé la stava prendendo in giro, o non la stava semplicemente ascoltando? In entrambi i casi si sarebbe trattato di un comportamento irrispettoso, almeno secondo il suo punto di vista. Tuttavia poteva anche trattarsi di un test per studiarne l'indole, quindi si morse la lingua e terminò la sua presentazione effettuando la henge. Riacquistò un po' di coraggio nell'udire che l'amministratore stesso non era diventato un ninja in giovane età, come capitava alla maggior parte di loro, ma come lei aveva scelto quella vita solo più tardi. Ci pensò lo stesso Yakushi a mettere un freno alle sue speranze, ricordandole ciò che significava diventare uno shinobi di Oto. Ma a sorprenderla di più fu il discorso sulle motivazioni: erano i desideri personali, sostenne Febh, a dare un senso alle loro vite, a stimolarli ad accrescere il loro potere, null'altro. Harumi ripetè quella parola a bassa voce come se la stesse gustando, accarezzandola con la lingua. Desideri... In quel momento, almeno nella parte cosciente del suo cervello, l'unico desiderio che davvero la muoveva era quello di diventare una kunoichi forte abbastanza da non essere più alla balia di nessuno. Ma voleva veramente il potere solo per quello? Non avrebbe saputo rispondere. Ma era certa che, se fosse riuscita a superare quel primo ostacolo, l'avrebbe capito, ed allora le sarebbe stato tutto più chiaro. Contrasse leggermente il pugno chiuso. Il mio scopo per ora è diventare un ninja, e nulla mi farà desistere da ciò. Scambiò uno sguardo carico di determinazione con il consigliere. Che avesse fatto o meno breccia nel suo animo, quando accennò alla burocrazia per essere registrata ebbe un tuffo al cuore. Era ad un passo dal riconoscimento ufficiale. Alcune goccioline di sudore le scesero invisibili lungo la schiena, ma rimase immobile dandosi un contegno. Ogni secondo che passava senza che lo Yakushi le desse ulteriori spiegazioni era una tortura psicologica. Cosa doveva fare per avere quelle carte? Per fortuna, desideroso di liberarsi di lei, o più probabilmente di avere notizie del suo agognato modulo, le assegnò una prova. Se l'avesse condotta a termine, pensò Harumi, avrebbe vinto le sue ultime reticenze. In fin dei conti si trattava solo di trovare la segretaria. Sentendo nominare la donna, si accorse che ne indossava ancora le fattezze e, arrossendo appena, sciolse la trasformazione. Si sentiva un po' ridicola a fingersi qualcun altro con tanta leggerezza, ma, se tutto fosse andato per il verso giusto, ci avrebbe dovuto fare l'abitudine. Compì un lieve inchino, profondendosi in ringraziamenti mentre schizzava fuori dalla stanza.

    Se non ricordava male la conversazione avvenuta tra Febh e Hebiko, durante la quale aveva finto di non esistere, doveva raggiungere l'archivio nei sotterranei. Ripercorse la strada che aveva compiuto quasi mezz'ora prima a ritroso, ritrovandosi di nuovo nella grande hall, che permaneva deserta. Mettendo da parte le buone maniere, iniziò a guardarsi intorno, studiando i cartellini segnaletici, ma solo per scoprire che erano stati incollati, volontariamente o meno, alla rinfusa. Stava iniziando ad agitarsi, e quello non era un bene. Prese un respiro profondo e iniziò a ragionare. Se si trattava di un archivio, doveva essere comodo agli uffici, quindi si diresse in quella direzione. Al termine del lungo corridoio, con suo grande sollievo, si trovava una scala dall'aria traballante che portava di sotto. Con estrema circospezione scese, reggendosi al corrimano con la destra. Ehm...c'è nessuno? Sembrava il leitmotiv di quella giornata. Non ebbe, ancora, nessuna risposta, ma quando raggiunse il fondo le fu chiaro di trovarsi nel luogo giusto. File e file di armadi e schedari si distendevano in ogni direzione, anche se dell'ordine originario non sembrava conservarsi traccia. Tutto era rovesciato, fuori posto. Dovette muoversi con estrema circospezione per evitare di calpestare il mare di fogli che ricopriva il pavimento e, nonostante facesse del suo meglio, ogni tanto lasciava l'impronta del suo piccolo piede sui documenti, alcuni dei quali altamente confidenziali. Percependo dei rumori, simili a urla adirate, pur controvoglia, decise di muoversi verso quella direzione. La sua iniziativa fu premiata, in quanto comparvero presto davanti ai suoi occhi la Vipera ed almeno altri tre uomini, probabilmente gli impiegati scomparsi. Non sembravano passarsela per niente bene, come se fossero stati torturati. Quel pensiero le fece venire un groppo alla gola, così simile alla sua esperienza. Come lei, comunque, anche loro avevano trovato in Hebiko una salvatrice. Tuttavia, la Vipera sembrava infuriata con il mondo, e Harumi, spaventata, si riparò dietro ad una grossa libreria prima di rivolgerle la parola. Ehm...Hebiko-san? Febh-sama mi ha mandato a controllare se ha trovato il modulo che stava cercando e... Spostò il suo sguardo sui poveretti che iniziavano lentamente a riprendersi. Sì, ecco...mi servirebbe uno di voi per completare le pratiche di registrazione quale ninja del Villaggio del Suono...per favore... Era conscia di chiedere tanto a delle persone così provate, ma avrebbe comunque insistito ad oltranza. Non poteva rinunciare proprio ora. Però, per la terza volta quella giornata, si chiese in che accidenti di posto fosse finita.
     
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    Pessimo tempismo

    V - Furia cieca



    La ragazza mise piede nella stanza nel peggior momento possibile. Quel giorno avrebbe imparato che non ci si doveva mai avvicinare alla Vipera infuriata, e bisognava sempre pregare che quest’ultima non ce l’avesse con te.
    Harumi fu fortunata nel decidere di nascondersi dietro una libreria: accecata dalla rabbia, Hebiko allungò il braccio con una velocità ancora sconosciuta alla neo-kunoichi, voltandosi all’improvviso, e prendendo il promo oggetto in traiettoria rispetto al punto in cui aveva sentito la sua vocina. Gli ultimi impiegati rimasti nella stanza fecero appena in tempo a scansarsi per evitare la libreria che la Vipera scagliò con violenza dietro di sé, mentre camminava a passo pesante verso la sua attuale vittima.

    Il tuo istinto di sopravvivenza ha avuto la meglio, la prossima volta non ci saranno librerie tra i piedi. Non so cosa Febh ti abbia detto, ma tu non diventerai una shinobi fino a che non sarò IO a deciderlo, modulo o non modulo. Ora hai due possibilità: ascoltare ciò che ti dico, annuendo ed obbedendo educatamente ai miei ordini, oppure ritrovarti una libreria in faccia. Cosa scegli?

    Le puntò il dito contro la fronte per tutto il tempo, sembrava quasi volesse trapassarla da parte a parte. Senza aspettarsi una vera e propria risposta, pur prevedendo che avrebbe ubbidito, si allontanò appena, indicando la stanza a soqquadro.

    Sistema tutto. Gli altri impiegati sono a casa, e io ho cose più importanti di cui occuparmi ora. Non uscire dalla stanza finché non hai finito. Se per caso porti fuori uno solo di questi documenti, prenderò i tuoi adorabili occhioni azzurri e mi ci farò degli orecchini. Se invece farai come ti dico, ti darò gli indirizzi necessari per comprarti tutto ciò di cui un neo-ninja ha bisogno.

    Rimase davanti alla porta per qualche secondo, pensierosa, voltandosi nuovamente verso Harumi.

    Ah. Quando finisci, puoi tornare in ufficio. Ma BUSSA.

    E si sarebbe infine diretta verso la sua destinazione. L’ufficio. Dove probabilmente ora Febh se ne stava beato, aspettando il modulo, non sapendo che ora si trovava ben nascosto in una tasca interna degli abiti della Vipera.
    Spalancò la porta con un calcio, camminando a lenti e pesanti passi verso di lui.

    Feeeeeebh. Esattamente, cosa dice il modulo che volevi? Mmmh?

    Non avrebbe atteso una risposta, ma gli lasciò qualche secondo di pausa per borbottare, lasciandogli credere che lo stesse ascoltando.

    Perchè sai, il modulo che stavi cercando… Ti garantisce vacanze che non dovresti avere. Dico bene?

    Un secondo di pausa, e sbattè il pugno sulla scrivania, alzando notevolmente il tono di voce.

    Volevi andare in vacanza, eh? Come quella volta che te ne sei scappato a Suna?? Pensavi che ti avrei permesso di farlo se avessi firmato uno stupido modulo?!

    Salì in piedi sulla scrivania, chinandosi però sempre più verso di lui, nel tentativo di farlo sprofondare nella sedia.

    Io mi impegno. Cerco sempre di farti avere solo il minimo indispensabile di lavoro che ci si aspetta da un Amministratore. Ti lascio un sacco di tempo per far tutto, mi prendo la responsabilità per i compiti più noiosi… e TU vai alla ricerca di un MODULO che ti garantisca VACANZE PERMANENTI?!

    Era sul punto di volerlo strozzare, per quanto nella più affettuosa delle intenzioni. Si sentiva un po’ come una sorella maggiore (forse badante era il termine migliore, ma ancora sperava ci fosse un briciolo di buona volontà in lui), voleva davvero renderlo un Amministratore vero e proprio. Certo, la sua parte di premio l’aveva comunque, restandogli accanto come segretaria poteva controllarselo come un burattino e fargli fare quello che voleva senza che se ne accorgesse, ma di tanto in tanto la sua parte più umana faceva capolino, quella parte che voleva semplicemente vederlo come una persona responsabile. Probabilmente un sogno impossibile, ma doveva ancora scoprire qual’era il suo lato più temibile.
     
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