Votes taken by Jotaro Jaku

  1. .

    Fratelli



    << Tana per Himura >>



    Che fosse un'illusione della sua mente? Quasi un decennio era passato da quando Shinken aveva sentito risuonare quella frase in quello stesso posto ad opera del fratellastro Jotaro. Nessuna illusione, se il ronin si fosse voltato nello stesso punto in cui aveva scoperto il fratello 9 anni prima, avrebbe nuovamente trovato qualcuno lì. Una figura coperta da un mantello scuro, lunghi capelli neri e la pelle bianca come la luna. Ayato? No, decisamente no, la stazza era molto diversa. La figura che lo fissava, seduta su un ramo, era molto più esile di quella del vecchio Kage, e il volto più scavato e sofferente, un uomo che sembrava sui 50 senza alcun dubbio. La figura sembrò squagliarsi tra le ombre della grande quercia, o forse era solo il Bosco che giocava con la mente del ramingo. Riapparve al suolo, incamminandosi verso l'Otese.

    << Non funzionerà sai, quello che cerchi di fare. Come non funziona tutto il resto che hai provato a fare. >> Sentenziò l'uomo, scuotendo la testa, ma sorridendo chiaramente al ninja, come un fratello maggiore quando scopre il minore sul luogo del misfatto di una marachella. Quindi si sedette accanto a Shinken, osservandolo. << Io ti sento, perchè sono stato io ad allontanare il Demone, e a tagliare col passato. Puoi smettere di cercare casa ora, il castello non esiste più, e le sue Ombre sono morte, tutte quante. Persino io sono morto. Brutta storia. Mi hanno riportato qui con un Edo Tensei finito male. >>
    Jotaro fissò il fratello, socchiuse gli occhi e sorrise. << Io sono morto, ma tu sembri invecchiato peggio di me Shinken. Che ne è stato di mio fratello in tutti questi anni? >>

    Un incontro ben diverso dal precedente di un decennio prima. Davanti a Shinken non c'era più un invasato alla ricerca di potere sufficiente da spodestare il padre, ma qualcuno stanco, che aveva visto cose che avrebbe preferito evitare, e che cercava la pace con i pochi, pochissimi che gli erano rimasti.
    Il fratello era molto diverso dall'ultima volta che lo aveva incontrato, quasi un decennio prima. Lo aveva lasciato spadaccino ninja in erba, e aveva incontrato un assassino di lungo corso. Poteva percepirlo a pelle tutto il sangue che il fratello aveva versato.
    Dall'ultima volta che si erano incontrati, Jotaro aveva scoperto molto sulla sua creazione e sulla sua nascita, di fatto aveva compreso che egli era molto poco fratello naturale di Shinken, quanto piuttosto un clone del vero figlio primogenito di Ayato, ma questo ai suoi occhi era un dettaglio. Ritrovare Shinken in quel periodo molto oscuro era una benedizione, nonostante il ronin portasse sul suo volto il segno del tempo e della sofferenza.

    << Siamo rimasti solo io e te. Non c'è nessun altro, temo. >>
  2. .

    [La mattina successiva alla riunione - Ore 4.00]



    Il sole non era ancora sorto, e una leggera nebbiolina fresca adornava l'aria del villaggio della foglia, quando l'individuo che Kairi aveva conosciuto il giorno precedente, arrivò presso la porta ovest del villaggio, un piccolo accesso di servizio alle mura, sedendosi a terra nello stesso mantello scuro che portava indosso il giorno precedente. Stavolta però non aveva alcuna maschera. Se la kunoichi fosse davvero arrivata, da sola, avrebbe trovato ad attenderla un uomo sui 50, forse leggermente più giovane; con una carnagione molto chiara, il viso incavato, piuttosto magro, con alcune cicatrici, e una lunga chioma di capelli neri lisci. Il tratto peculiare dell'uomo, oltre ad avere entrambi gli occhi di un rosso acceso, era il fatto che non emanava alcuna traccia di chakra. Sembrava uno spettro. L'individuo portava con sè, sopra alla tunica, unicamente uno zainetto logoro, tenuto su una spalla sola, contenente chissà cosa.
    Quando la ragazza si fosse fatta avanti, l'uomo l'avrebbe immediatamente rassicurata.

    << Non temere, non intendo arrecarti fastidio. Ci siamo conosciuti ieri alla riunione, immagino che avrai capito chi ero. >> Ed in effetti, maschera a parte, tutto di quell'uomo era identico all'Anbu del giorno precedente, sia nella corporatura, che nelle movenze, finanche all'odore che emanava. Per qualche ragione, aveva dovuto mantenere segretezza il giorno precedente. Si sarebbe quindi alzato, presentandosi alla ragazza con un leggero inchino, esattamente come il giorno precedente, per poi rispondere a eventuali domande; ma sarebbe stato lui a chiarire il motivo della loro presenza lì, a quell'ora.

    << Avrai certamente in memoria il discorso che l'Hokage ha pronunciato ieri, riguardo la metafora della tovaglia. Il villaggio non può assottigliare ulteriormente le proprie forze mandando cento individui a raccogliere informazioni. Io sono uno di quelli che fa il lavoro di quei cento, in modo da non dover tirare la tovaglia. Oggi lo sarai anche tu. Come ricorderai, tra 3 giorni ci sarà un incontro per determinare i ruoli necessari a respingere questo attacco; che potrebbe arrivare in ogni momento e in ogni luogo. Abbiamo 3 giorni di tempo. Seguimi, ti spiegherò il resto lungo la strada. >>

    Ma stranamente, l'uomo non schizzò via a velocità folle saltando su per le mura per poi dileguarsi nella foresta, chiedendo a Kairi di seguirlo; se ne andò a piedi, con calma. Una volta fuori dall'accesso di servizio, i due avrebbero trovato un piccolo carro trainato da un solo cavallo, con un tizio incappucciato alla sua guida. Il ninja sarebbe salito sul retro, sistemandosi tra i panieri contenenti stralci di pelle e tessuti, e avrebbe fatto segno alla kunoichi di seguirlo. Sicuramente era l'inizio più insolito per una missione segreta contro il tempo. Una volta saliti, il carro avrebbe iniziato il suo viaggio.

    << Non temere, è un amico. >> Disse Jotaro indicando il guidatore.

    << Come ti stavo dicendo, abbiamo 3 giorni di tempo, e penso li useremo tutti, dal momento che impiegheremo circa un giorno a raggiungere il luogo. Il mio nome è Jotaro, sono un agente del villaggio, e ho scelto te perchè ho bisogno del tuo aiuto per uccidere tua madre. >>

    Ecco la presentazione. Non c'era andato giù leggero, nè aveva usato metafore o giri di parole. E in breve la cosa sarebbe peggiorata, per la ragazza.

    <<non penso tu sia in contatto con lei da molto tempo, ma a meno che non abbia sbagliato, è diventata una spia e vive assieme ad altri traditori, dobbiamo entrare nel loro covo, estrarre più informazioni possibili, e se lei o altri dovessero..reagire male, dovremo difenderci.>> Chi era quell'uomo? E come sapeva della madre di Kairi? O che fosse proprio sua madre tanto per iniziare. La ragazza avrebbe avuto le sue risposte, nel corso di quella che forse sarebbe stata una delle esperienze più segnanti della sua vita. Oppure il momento della sua morte.
  3. .
    A me fanno ribrezzo entrambi
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    Mando una foto dei miei genitali a Shinken
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    Il Silenzio nella Nebbia



    Terminata la serie di detonazioni, nel villaggio tornò il silenzio.
    Per la prima volta dall'inizio di quella tormentata riunione, i sopravvissuti di Kiri erano troppo spaventati, o stremati, e i nemici erano del tutto scomparsi; con il depositarsi delle ceneri, anche la nebbia sembrò ritornare nel villaggio, e nel giro di poche dozzine di minuti, anche il comune fresco che albergava a Kiri sembrò tornarvi di casa. Oppure la tensione aveva impedito a tutti di percepirlo fino a quel momento.
    Lo scoppio dei soldati colpì alcune zone più duramente di altre. La zona ospedaliera fu definitivamente rasa a livello terra, e i pochi sopravvissuti tra i prigionieri perirono unendosi ai loro aggressori nella morte. Il gruppo di Kodai si trovava vicino, ma fortunatamente non abbastanza da venire devastato dalle bombe; stessa fortuna non ebbe Ryu, che venne colpito in pieno, ma non dall'esplosione. Mentre infatti i soldati in prossimità del portatore del 3 code stavano per detonare, un alleato dei ninja aveva fatto la propria comparsa poco distante.


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    Si trattava del famigerato Samuro, il capitano che aveva accompagnato mesi prima Meika e Akira a Genosha; un vecchio ninja scopertosi marinaio, senza il braccio destro e senza un occhio, perennemente ubriaco, dalla risata facile e con un quasi assente principio di autoconservazione.
    L'ultima cosa che avrebbe ricordato Ryuu prima di svenire, sarebbe stato un colpo piuttosto forte al fianco, un senso come di bagnato, e un bel volo. Il marinaio infatti aveva evocato a mezz'aria una gigantesca balena azzurra. La quale, mentre si accingeva a precipitare sul gruppo presso Ryuu, aveva colpito il ninja con un getto d'acqua a pressione, sbalzandolo via dall'onda d'urto, che lo avrebbe colpito solo in maniera più leggera, facendolo finire a terra poco distante. Quindi sarebbe caduta su quello che restava sui Canthiani, facendo schizzare frattaglie bruciacchiate un po' ovunque, buona parte delle quali avrebbe sommerso il Jinchuuriki. [Al posto dei danni che hai ricevuto, subisci invece 3 Leggere per l'esplosione e 1 Per il getto d'acqua]

    Gli altri ninja furono investiti più o meno gravemente, tranne Keiji, che assieme al suo gruppo fu colpito in pieno a brevissima distanza. A nulla servì purtroppo il suo avviso al gruppo di ninja che lo accompagnavano. Tutta la sua squadra fu investita e annichilita sul posto vicino a lui, il quale invece, per uno scherzo del destino, giaceva ora a terra in fiamme, con quello che restava del suo corpo. Le sue condizioni erano così gravi da impedire persino di pensare ad una cura, nessun individuo sano di mente avrebbe saputo come trattenere la vita dello spadaccino tra i viventi. Fortunatamente per lui, a Kiri viveva Sanjuro.

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    Cavalcando quella che sembrava quasi sicuramente una capra totalmente priva di senno, e da seri problemi di postura a causa dell'osso del collo probabilmente rotto da tempo, lo sciamano di Kiri era appena comparso da non si sa dove fosse sparito per tutto il tempo della riunione, evitando con la maestria di un addestratore maestro di capre ogni singolo cadavere bruciacchiato, saltellando da una fossa all'altra generata dall'esplosione, turbinando con la sua capra ragliante a capofitto dentro le nubi e la cenere che ancora si stavano depositando, con il vento che gli scompigliava i capelli. Il fido gabbiano semi-morto sul capo che starnazzava più della capra, che chiaramente ormai non riusciva più a reggere il peso dell'uomo, e l'inconfondibile bastone Gassan, che, senza che nessuno potesse immaginarlo, era il vero pilota della capra.
    In pochi attimi lo sciamano fu vicino allo spadaccino, e turbinando il suo bastone in aria con movenze ultraterrene, fece comparire una bolla d'acqua attorno al suo corpo, spegnendo immediatamente le fiamme e facendo fluttuare leggermente il corpo di Keiji da terra. [Prigione Acquatica] Il tutto continuando a capralcare verso di lui.
    Arrivatogli addosso, lo sciamano afferrò con una mano il corpo più che martoriato di Keiji e se lo tirò sulla capra, la quale si esibì in un grido di sofferenza per il peso ulteriore che, senza fermarsi, era piombato sul suo esile corpo; ma le arti sciamaniche le avrebbero permesso di continuare a correre.
    Un occhio esperto, forse quello di Febh, l'alto sciamano di Oto sotto copertura, secondo Sanjuro, almeno, avrebbe notato dallo sguardo della capra, che l'animale era sotto effetto di allucinogeni così potenti da far sì che una montagna credesse di essere un cesto di banane.
    Il gruppetto di fenomeni da baraccone si sarebbe quindi immediatamente diretto verso l'unico posto utile dove trasportare un ferito così grave.

    La palude.


    [...]

    Quando Akira e Meika giunsero nel luogo dove un tempo sorgeva l'ospedale, si trovarono davanti alla scena più orribile che forse avevano mai potuto scorgere nella loro giovane vita. C'erano morti ovunque, alcuni di loro erano ancora legati, e molti erano distesi faccia a terra con il dorso incenerito, segno che avevano tentato la fuga quando avevano intuito l'evoluzione degli eventi. I corpi di coloro che erano stati semi-sepolti dal terremoto che aveva distrutto l'ospedale, erano in parte stati scoperti dalle esplosioni, ed erano stati macellati. Col tempo arrivarono anche i ninja degli altri clan che avevano messo in sicurezza i rispettivi quartieri. Nel giro di 30 minuti, quasi ogni singolo Kiriano che poteva ancora vantare la vita si trovava presso l'ospedale. La voce si era sparsa e nella speranza di trovare conforto e cure, ognuno era lì nella piazza insanguinata (Tranne Keiji e Sanjuro) Il bilancio finale di quella giornata era impietoso. I morti dell'epidemia, sommati a quelli dell'attacco, avevano superato 1/3 della popolazione totale del villaggio.
    Quando Akira gestì i sopravvissuti, anche con l'aiuto della presenza di Meika, che agli occhi dei Kiriani valeva molti più punti della sua, dopo quello avvenuto al tempio; tutti lo ascoltarono, e furono organizzate squadre per gestire i corpi, i feriti, le macerie, e per fare il possibile per la sopravvivenza del villaggio.
    Anche i marinai, dopo aver messo in sicurezza il porto, erano giunti presso l'ospedale, guidati dall'ammiraglio del porto. I lupi di mare chiesero il permesso di poter gestire i corpi diversamente da quanto richiesto da Akira; molti dei morti erano forse ancora infetti, e date anche le tradizioni del villaggio, avrebbero approntato due grosse imbarcazioni per creare due grosse pire funerarie a largo, un centinaio di metri davanti al porto, per non dover bruciare un numero di cadaveri così elevato proprio in mezzo al villaggio. Dato che forse, alcuni potevano essere vivi, sotto le macerie dell'ex ospedale.
    In quel momento, anche il legittimo Mizukage sarebbe giunto nel villaggio, potendo trovare anche la propria famiglia nella folla, accorsa assieme al resto dei Terumi.

    La Nebbia tornò nuovamente a coprire il villaggio.


    [Nella palude]

    Mentre nel villaggio stava tornando la normalità, un povero ninja di nome Keiji stava passando l'esperienza più terrificante della propria vita. Essere in compagnia di Sanjuro, in casa sua. Ed era anche stato ustionato gravemente.
    Quando arrivarono alla palude, lo sciamano restò a guardare mentre Gassan spalancava la porta con un calcio, quindi tutti e tre, assieme al gabbiano, portarono Keiji all'interno della capanna marcia, distendendolo sul tavolo, che ricordiamolo, stava in piano solo grazie ad un teschio di scoiattolo. Lo spadaccino aveva ormai perso i sensi, ma era ancora in vita. O forse era in una sorta di trance indotto dall'enorme quantità di olii e polveri che Sanjuro gli aveva versato in faccia per calmare le sue reazioni. Mentre Gassan teneva d'occhio il quasi cadavere di Keiji, lo sciamano si trovava vicino al Kenkichi, dandogli le spalle mentre con una mano versava...cose...in un pentolotto, e con l'altra tritava altre.....cose....in un mortaio. Il tutto condito da strane movenze e formule mistiche, afferrando poi gli impasti, le pomate, e il trito che questi rituali generavano, per spalmarli e spanderli un po' ovunque sul corpo bruciato del ninja. La cosa sarebbe durata un bel pò, tanto che dalla finestra della casupola sembrava di intravedere luci misteriose a causa delle piccole esplosioni che i calderoni di Sanjuro stavano generando. Il tutto, avrebbe calmato il dolore, e aiutato il corpo di Keiji a rigenerarsi, salvandogli la vita, e ovviamente, lasciandolo sfigurato, martoriato, e bruttissimo
    [Farmacista]

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    Quando Sanjuro fosse stato certo della sopravvivenza di Keiji, che al momento oltre che ustionato, era privo di entrambe le gambe dall'altezza delle ginocchia, e del braccio sinistro, dal gomito in giù; avrebbe lasciato Keiji sotto il vigile occhio di Gassan, il suo bastone, per recuperare un po' di legno sacro (marcio) dalla palude. [Artigiano] Quando fosse tornato avrebbe preso a limare pezzi di legno, forse per tutta la notte, attaccandoli con sputo e feci di animali morti, e benedicendole con rituali mistici. In un modo assolutamente ignoto a qualunque individuo sano di mente, la mattina dopo Keiji si sarebbe ritrovato a riprendere conoscenza sul tavolo della cucina dello sciamano, quasi privo di dolore; ma con un fastidiosissimo prurito alla gola, un occhio il cui raggio visivo era completamente viola, e delle protesi di legno appena abbozzato alle gambe e al braccio. Davanti a lui Sanjuro, con in mano una tazza d'acqua e altri strani intrugli, mentre parlava ad una capra.

    - Capra-san, vai a chiamare Akira, è importante. -

    Quindi, una volta che la capra fosse uscita, Sanjuro si sarebbe avvicinato al ninja bruciato, sempre molto intontito, e lo avrebbe invitato a bere l'intruglio per il suo bene, rassicurandolo sul fatto che non si trattasse di droga ma di una medicina. Era la prima volta che lo faceva.
    Il farmaco era effettivamente privo di effetti allucinogeni, si trattava infatti semplicemente di un estratto di agave di palude, olio di cocco ed escrementi di capra lasciati a fermentare per un decennio. Avrebbe favorito la rigenerazione del corpo di Keiji con una rapidità ignota alla medicina tradizionale, con non poco vanto dello sciamano.
    Ovviamente Sanjuro aveva fatto disegnini idioti sulle protesi del ninja, da animali morti, e simboli incomprensibili, a scene stilizzate che dovevano ricordare Keiji mentre veniva drogato in tanti momenti diversi. Gassan aveva inciso nel legno una pentola.


    Edited by Jotaro Jaku - 22/2/2017, 23:47
  6. .
    Decisamente alla gogna
  7. .
    Io mi riservo di farvelo sapere tra un mese appena avrò finito i lavori a casa per certo.
    Dato che se la risposta fosse positiva potrei metterla come base meet
  8. .

    Come riesumare un vecchio incontro



    << No no...ricordo come è fatto questo posto grazie. >>

    Con quelle parole e un cenno di saluto dato di spalle, un nudo ninja si stava avviando verso la villa, da dentro il pozzo, i cui cunicoli non avrebbero certo resto rapida la cosa. Passarono alcuni minuti, forse un buon quarto d'ora, prima che Jotaro riuscisse a trovare una via per uscire da quel labirinto sotterraneo, passando per un tratto di giardino e infilandosi in una finestra semi aperta. Il tutto mentre due domestici, intenti a sistemare alcune piante proprio in quella zona di prato si guardarono vicendevolmente negli occhi.

    - Penso, penso di aver visto un uomo nudo entrare nella villa. -
    - Penso tu debba tagliare quelle spine con più attenzione. -

    Mentre il nudo ninja si intrufolava con attenzione dentro la magione, cercando di non farsi scoprire; non tanto per il fastidio di dover spiegare chi fosse, quanto per il fatto che era completamente nudo, le ombre da dietro gli angoli sembrarono come muoversi andando a coprire parte delle sue gambe e delle sue vergogne. Lui non ci fece nemmeno caso, aveva smesso di porsi domande riguardo a cose che avvenivano attorno al suo corpo da un buon decennio a quella parte.


    [...]

    Sebbene egli non avesse capacità ninja al momento, la sua esperienza e la sua sensibilità erano rimaste immutate, ripulite della sua malattia genetica dall'Edo che lo aveva spurgato delle cellule Senju, quindi non fu difficile per il suo naso scoprire dove fosse il Mikawa. Seguì la pista odorosamestruale.
    Qualche istante dopo si trovò davanti ad un lungo corridoio non troppo illuminato, alla fine del quale era presente una porta a due ante piuttosto importante. Mentre si avvicinava, sentì un tonfo, come di qualcosa di metallico che sbatteva a terra con forza, seguito da persone che parlavano. Si avvicinò con attenzione. Quando fu davanti alla porta, udì queste parole:


    CITAZIONE
    Io ho una domanda un pò diversa per te: da quanto tempo hai la capacità di richiamare cadaveri e, soprattutto, chi altro hai nella tua collezione? Perché un dubbio m'è sorto dopo questo incontro, un dubbio relativo al caro Yashimata che dopo la data della sua morte attacca Kiri...

    Si fermò giusto un istante Jotaro, per ricordare se conoscesse quella voce o meno, e notando come non gli portasse nessuno alla mente, concentrò la propria forza per spalancare la grande porta abbastanza per poter entrare.



    La figura nuda, con un'oscurità innaturale che copriva la pelle dall'inguine in giù, entrò, anzi, sgusciò nella stanza, tenendo aperte le ante con le braccia, mostrando ai presenti un corpo piuttosto magro, con il volto leggermente scavato e una lunga chioma nera. Sebbene non fosse certo attraente, era conciato meglio di come Diogenes lo ricordasse, non aveva più la pelle chiarissima in modo innaturale, e la circolazione del sangue non era più visibile. Qualunque male lo avesse afflitto in vita, non era più presente.
    Osservò la stanza, era come la ricordava, quando lui e il Mikawa conversavano anni prima, quasi nulla era cambiato, tranne l'individuo presente, del quale era certo di non avere memoria. Prese la parola, come fosse un ospite sgradito, e alquanto fuori luogo.


    << Hummgh. Riguardo questo, alcuni dettagli potrebbero essermi sfuggiti di mano. Hem, salve...a tutti, suppongo. Bella falce però. >>
  9. .

    Il nemico più infame



    [Al Tempio]

    La strategia nei nemici era semplice ma efficace, usare delle frecce di segnalazione per indicare alle navi appena fuori dalla città dove riversare i bombardamenti, per aprirsi una via tra le barricate e sterminare i ninja mentre le abbattevano. Era una delle peculiarità dei Canthiani il bombardamento con le navi, ed erano estremamente precisi nel farlo. Guidati dai più alti in grado, l'attuale generazione di ninja di Kiri si era organizzata per respingere quanti più nemici possibili, i quali avevano la forza del numero, ma non quella degli armamenti. Contro i ninja infatti, i samurai di Cantha erano piuttosto inefficaci; erano costretti a superare di molto i nemici con il loro numero, per avere la meglio; in questa battaglia erano sì molti, ma non poi così tanti dato che il nemico era addirittura uno dei villaggi principali dei ninja. Che la conquista non fosse il loro obiettivo?
    Quando si riversarono sul primo gruppo, vennero accolti con draghi d'acqua, che fecero volare in aria una decina buona di soldati, e da un grosso disco roccioso che, vibrando nella mischia, fu evitato dal gruppo d'assalto con una rapida reazione del caposquadra, che sfoderando la propria spada dall'armatura, rivelò una capacità di deviazione incredibile, colpendo il disco roccioso con un colpo ascendente mentre questo gli stava volando addosso, facendolo schizzare in aria, dietro ai lancieri, andando a trucidare buona parte degli arcieri dietro di loro, i quali, almeno una ventina, furono completamente travolti dal globo di terra. [Fendente di Giada][Slot Avanzato][Counter]
    Il tutto mentre Ryuu e il suo clone si divertivano a condire di caramello i loro invasori, aggravando la vita degli arcieri con un ulteriore assalto, per quanto pochi ne fossero rimasti.
    Il resto del gruppo continuò ad avanzare mentre il caposquadra si fermava per rinfoderare la spada e si trovò davanti lo spadaccino più assetato di sangue che i Kenkichi avevano in quel preciso momento nella piazza presa sotto assedio. Pochi metri prima di raggiungere Keiji, le bombe e le armi da lancio rivolte verso gli invasori eliminarono ancora qualche altro ninja, mentre il caposquadra d'assalto tornava con un rapido balzo in prima linea, e ora lui e una ventina di lancieri si stavano lanciando dritti in faccia all'inquisitore di Kiri e ai suoi alleati urlando un grido di guerra, pronti a ricevere i colpi dei Kiriani.
    In quel momento....


    [Zona commerciale]

    La capacità di reazione di Kodai permise al suo gruppo di salvare la pelle quando una delle bombe investì in pieno il loro rifugio, demolendo il poco che restava della zona commerciale, già vessata dall'assedio. Riorganizzandosi proprio dietro al Terumi, i ninja lo lasciarono agire, in modo che potesse abbattere sul gruppo dei lancieri una tecnica molto efficace, generando una frana che invase completamente le prime linee , sommergendo almeno 30 soldati prima di perdere efficacia. Il ninja avrebbe sentito le urla, e avrebbe notato come dopo la polvere e il terremoto, decine di soldati avevano iniziato a scattare verso di lui scalando il mucchio di rocce e cadaveri incastrati sotto di esse. In breve gli sarebbero stati addosso.
    Fortunatamente per lui i suoi alleati gli avrebbero coperto la ritirata, abbattendo sul gruppo di invasori dei draghi d'acqua come aveva fatto il gruppo nella piazza centrale, i quali schiacciarono a terra un'altra buona porzione di soldati, riducendo a 60 circa, anima più anima meno, il gruppo di assalitori.
    Quando i ninja specializzati in illusioni entrarono in azione, i Canthiani erano a circa una ventina di metri dal gruppo di ninja, intrappolati dentro ad una foschia che impediva loro di muoversi con precisione. Stranamente, Kodai non usì suoni metallici, o di lotta. I Canthiani erano fermi, o cercavano di uscire dal blocco, ma non si stavano uccidendo a vicenda.
    In quel momento....


    [Amministrazione]

    L'incontro tra Akira e Meika non passò inosservato dagli altri ninja presenti, i quali, nonostante la situazione, concessero qualche secondo ai due, voltandosi per rispetto mentre loro due si lasciavano andare alle proprie emozioni, con un misto di delusione, dato che i ninja dovevano essere armi più che uomini, e invidia, poichè ognuno dei presenti avrebbe voluto essere al posto di quei due in quel momento.
    Successivamente, dopo la morte del povero ragazzo Akuma, Akira ordinò ai presenti di ritirarsi e organizzare il resto dei clan, mentre lui teneva occupato chiunque fosse dentro all'amministrazione in quel momento. Il ninja provò a far allontanare anche Meika, pur sapendo che lei non lo avrebbe mai abbandonato.
    Mentre Akira entrava nella fontana e si preparava a combattere, Meika avrebbe potuto notare come l'individuo nel palazzo si fosse girato completamente verso di loro, e avesse agganciato la valigetta ad un blocco sulla cintura. L'uomo quindi estrasse dalle vesti un oggetto misterioso, una sorta di cubo abbastanza piccolo da stare sul palmo di una mano, con dei simboli simili a cerchi su ogni superficie.
    Se l'Hozuki sperava di combattere contro l'Oni di Cantha si sbagliava di grosso. Non era lì per combattere, ma solo per "recuperare" e aveva dovuto comunque fare a schiaffi con un tale della roccia pochi minuti prima, per scacciarlo via dopo averlo tradito.
    Sorrise, Shiro, socchiudendo gli occhi e componendo il sigillo della capra con la mano sinistra, mentre impugnava il cubo con la destra.


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    Un rapido bagliore violaceo, scaturito dal cubo, e Shiro Tagachi scomparve del tutto dalla visione di Meika. Nessun teletrasporto, nessun movimento veloce, sparì semplicemente nel nulla, senza lasciare alcuna traccia di alcun tipo, come risucchiato nel nulla dal punto in cui si trovava.
    Ma il sigillo non era stato composto per il teletrasporto. In quel momento...


    [Ovunque]

    Quando Shiro scomparve, su ogni armatura canthiana presente a Kiri, brillò di un rosso acceso il simbolo dell'Oni, e ogni Canthiano alla carica si fermò un istante, cercando di capire cosa fosse la sensazione che stava provando.
    Keiji e gli altri avrebbero visto i lancieri mutare sotto i loro occhi, trasformandosi in masse di carne informi che si gonfiavano dentro le armature, divenendo nel giro di pochissimi secondi delle pustole umane informi.
    Stessa cosa nella zona commerciale, Kodai e gli altri notarono una moltitudine di luci rosse accendersi in sequenza nel gruppo dei soldati, i quali sortirono lo stesso destino degli altri soldati.
    Stessa cosa all'ospedale, sulle navi, e ovunque fossero presenti dei soldati di Cantha.


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    Scoppiarono. Tutti. Nessuno escluso. Nel primo istante in sangue, ossa e pezzi di armatura, seguiti da una luce intensa, fiamme, e aria compressa maleodorante. Da ogni soldato Canthiano, partì un'esplosione estremamente letale a gittata 50 metri [Potenza 70][Bomba] che investì qualunque cosa nel suo cammino. [Potenza 90 per Keiji e qualunque altro ninja a breve distanza <10m][Vel blu]
    Akira e Meika dalla loro posizione, notarono le esplosioni, in gran parte presso l'ex ospedale, e nella zona dell'assalto. Grosse formazioni di fumo nero, seguite da molteplici boati e forti scosse che fecero quasi cadere in ginocchio le persone in giro per il villaggio.
    Il malvagio non aveva mai voluto conquistare Kiri. Voleva solo un diversivo, e si era portato dietro un minuscolo manipolo di poveretti, sacrificati appena avesse compiuto il suo compito.
    Per lui questo erano i suoi soldati, strumenti di guerra, non dissimili da una bomba, e li aveva utilizzati. Non un solo Canthiano era sopravvissuto, ma nel morire, si erano portati dietro una grossa quantità di prigionieri presso l'ospedale, e forse qualche ninja, il tutto per il piacere di uno stratega tanto scaltro quanto malvagio e con una considerazione della vita davvero bassa.
    Nei minuti seguenti, il piano di Akira si sarebbe concretizzato con un drappello di Shinretsu che faceva affondare quello che restava delle navi devastate dalle esplosioni interne dei soldati.
    Quando il silenzio fosse sceso su Kiri, sarebbero rimasti solo fumo, macerie, e morte.


    Edited by Jotaro Jaku - 4/2/2017, 14:52
  10. .

    [Keiji]



    Fu estremamente facile per un combattente esperto come Keiji liberarsi dell'intralcio che rappresentavano gli attaccabrighe. Quando la tecnica d'acqua sbalzò più di metà degli uomini contro i muri vicini, anche tutti gli altri, spaventati, si fecero indietro, tranne uno. L'uomo che per primo lo aveva notato, che lo aveva minacciato e sempre per primo gli era saltato alla gola. Il ninja senza fare troppi complimenti estrasse la sua arma da pesce e la vibrò in faccia all'uomo, il quale cadde a terra come una pera cotta, con gli occhi sbarrati, la faccia e la maglia coperte di sangue e il coltello ancora conficcato nella testa.
    Alla vista di quella violenza, gli altri furono rapidissimi a levare le tende, chi in lacrime chi con piccoli urletti spaventati. Recuperata la sua arma e proseguendo per la sua strada, pochi metri più avanti, Keiji avrebbe oltrepassato il chiosco dove gli uomini si stavano rinfrescando, e guardando all'interno sarebbe stato attirato dalla presenza di una piccola figura. Seduta dentro la piccola attività commerciale, da sola, aspettava una bambina, chiaramente spaventata, la quale teneva le mani su entrambe le orecchie e si dondolava avanti e indietro, per non sentire quello che stava avvenendo fuori. Keiji avrebbe notato subito la presenza di una vistosa quantità di bende sul corpo della ragazzina, che ancora non aveva probabilmente visto il passare di 10 compleanni. La piccola portava bende quasi ovunque sul volto, lasciando scoperto solo un occhio, e le orecchie. Facendo ulteriore attenzione, Keiji avrebbe notato che entrambe le sue gambe erano steccate, e buona parte dei bendaggi proseguiva fin sotto gli abiti.
    Quando la bambina si trovò davanti Keiji, raggelò, divenne completamente immobile eccezion fatta per un lieve tremito diffuso in tutto il corpo, e sotto di lei iniziò a fare capolino una leggera macchia scura. Nei secondi successivi, la piccola avrebbe cercato lentamente di spingersi indietro, verso il bancone del negozio, per quanto la paura e le steccature le permettessero di farlo. Durante tutta la scena, la ragazzina continuò a balbettare cose incomprensibili, tra cui il nome del ninja che aveva davanti, ripetendolo come una cantilena. Una volta con la schiena contro il bancone, si lasciò nuovamente andare, facendosi addosso tutto quello che poteva.

    Keiji avrebbe potuto provare ad agire in maniere differenti. Avrebbe potuto lasciare la bambina dove si trovava senza considerarla, cercando la grotta indicata sul foglio. L'operazione gli avrebbe richiesto circa una settimana di ricerche, riducibili a 3 giorni se posseduta l'abilità [seguire tracce] altrimenti avrebbe potuto rapportarsi con la bambina. Se avesse scelto un approccio gentile, o quantomeno comprensivo, magari sfruttando se posseduta [recitazione], dapprima la ragazzina avrebbe continuato a essere terrorizzata, quindi, col passare dei minuti, le cantilene di panico sarebbero mutate in frasi sconnesse, quindi in domande del tipo "non mi farete ancora del male signor Keiji vero?" oppure "non ho più coste alleate di Jeral signor Keiji" o anche " non nascondo alcuna spada nel midollo signor Keiji" o, per finire " giuro di non aver aiutato Jeral a nascondere la spada nell'ombra delle mie dita signor Keiji" e altre cose del genere, prima di chiedere dove fosse finito suo padre, che fino a poco prima si trovava seduto in strada. Dalla descrizione, Keiji avrebbe capito quasi subito di aver reso orfana quella poveretta.
    Se invece avesse scelto un approccio più diretto, cercando di terrorizzarla ancora di più, la ragazzina avrebbe serrato la bocca, al limite dell'attacco epilettico, quindi avrebbe vomitato, quindi avrebbe evacuato, per poi essere stroncata da un infarto fulminante del miocardio.

    In ogni caso la ragazzina non avrebbe saputo aiutare di più il ninja, obbligandolo a cercarsi la grotta per proprio conto, ma aggiungendo un po' di colore al racconto dei giorni passati. Il viaggio alla ricerca della grotta si sarebbe svolto come indicato sopra, e sarebbe stato tranquillo. Una volta trovata la spelonca, Keiji avrebbe notato un piccolo assembramento di persone, 3 per la precisione, sedute all'entrata. Avrebbe capito di trovarsi nel posto giusto dall'abbigliamento degli uomini in questione. Tutti agghindati come lui.


    [Oda]



    Oda non avrebbe avuto troppi problemi a scoprire dalla guardia tutte le informazioni di cui aveva bisogno. Il poveretto, con tutto quel casino, fu inconsciamente più propenso a vuotare il secco, e consegnò una mappa mentale al ninja di tutto il palazzo del vento, ufficio del Daimyo compreso.
    Il foglioso si sarebbe fatto strada nelle grandi sale, su per le scalinate e in mezzo ai vari uffici e alle scartoffie senza trovare la minima resistenza. Il palazzo era praticamente vuoto se non si contava qualche inserviente. Giunto all'ultimo piano, l'ufficio sarebbe stato inconfondibile: la porta era in materiale simile all'avorio, e all'interno la stanza stessa era estremamente ricca. Sebbene non fosse la resistenza del Daimyo ma solo il luogo dove esercitava il suo potere, era piena di ricchezze, tappeti, arazzi, ornamenti d'oro, e in mezzo a tutto, una scrivania bellissima, di un legno estremamente raro, intarsiata e con decorazioni in rilievo. Una vera meraviglia.....fatta eccezione per una grossa macchia al centro del piano di scrittura. Più che una apposizione, era una sorta di corrosione; qualcuno aveva strusciato chissà quale composto chimico per lavare la scrivania da chissà cosa; probabilmente qualcuno del palazzo aveva cercato di sterilizzarla dopo la prima "venuta" di Oda. Poteva finalmente liberarsi del suo peso.
    Assunta la posizione di ponzata, Oda avrebbe eseguito nuovamente la prova, e forse, avrebbe ottenuto la libertà da quegli assurdi eventi che lo stavano investendo.
    Proprio durante la fuoriuscita però, mettendosi in una posizione a lui consona, Oda avrebbe potuto notare qualcosa sporgere da dietro un armadio, giusto per un attimo; una sorta di dettaglio che avrebbe attivato le sue doti percettive, e forse la sua memoria. Se terminata la cacca esplosiva avesse buttato un occhio dietro l'armadio in questione, avrebbe notato un oggetto decisamente fuori posto, e decisamente familiare.
    Dietro uno degli armadi del Daimyo del vento infatti, era presente un vestito....proprio come il suo. La misura era la stessa, le decorazioni anche; cambiava solo il colore. Oda avrebbe subito riconosciuto l'abito che aveva appena trovato, si trattava della vestizione sacerdotale delle madri dell'erba, le sacerdotesse di Kusa, il villaggio dell'erba; e a giudicare dagli strappi, situati nelle stesse zone dove il vestito che aveva addosso si era strappato per la differenza di misure, sia per le "macchie" che lo stesso abito presentava, rispetto al suo...Oda avrebbe scoperto un nuovo indizio della sua storia.
    C'era un solo uomo capace di nascondere un oggetto simile in un posto simile, lui stesso. Per qualche ragione era arrivato con addosso il vestito delle sacerdotesse di Kusa..coperto di seme e altre cose innominabili, per poi nasconderlo poco prima di "liberarsi" sulla scrivania in questione...quindi, completamente nudo, doveva aver incrociato una sacerdotessa del Vento nel palazzo e...beh, il resto è storia.

    Guardando dalla finestra avrebbe potuto vedere come i pirati stessero perdendo terreno nei confronti delle guardie del Vento, e presto sarebbero stati sconfitti, o si sarebbero ritirati; se voleva scappare dalle guardie e da tutti i banditi che probabilmente lo avrebbero nuovamente accolto a suon di mazzate, quello era il momento giusto. Aveva un nuovo indizio, un vestito del tempio dell'Erba; e c'era un solo luogo dove poter trovare un oggetto simile. Il tempio di Kusa, nel villaggio dell'erba. Una porta secondaria, e diversi giorni di marcia forzata ce lo avrebbero condotto.

    [Sho]



    Dopo aver esplorato per un po' la città pigmea dei pigmei, Sho non avrebbe trovato alcun buco nel terreno.
    Avrebbe però scoperto effettivamente una zona cedevole. In uno dei passaggi, i camminamenti che portavano da una piazza all'altra, avrebbe poggiato il piede su qualcosa che avrebbe prodotto un suono simile al legno marcio. Colpendolo con forza, perchè ormai aveva deciso di dover scendere per risalire, Sho avrebbe in realtà completamente annichilito il pannello di legno pigmeo [Energia Scarsa Dur -7] riducendolo in polvere e cadendo. Il pannello si sarebbe rivelato essere una piastra quadrata 5x5, che venendo distrutta, avrebbe catapultato il ninja in una sorta di pozzo nero dal quale non era possibile vedere la fine. Dopo circa 10 secondi di caduta, quindi nemmeno il tempo di prendere velocità, Sho sarebbe sbalzato fuori da un cespuglio, in superficie, come se niente fosse successo. Guardandosi indietro, non avrebbe trovato alcuna traccia del foro in questione. In qualche modo, aveva scoperto come funzionavano le dimensioni pigmee.
    Guardandosi attorno avrebbe potuto scoprire quasi con certezza la sua posizione. Non era più nel luogo dove era stato risucchiato sotto terra assieme al re dei pigmei, al contrario, si trovava ora nella lingua di terra a metà tra il paese del Fuoco e quello dell'Acqua. Poteva chiaramente scorgere in lontananza l'arcipelago di Kiri, e le foreste di Konoha nella direzione opposta.
    In un luogo diverso del mondo, da solo, e senza avere la minima idea del perchè si trovasse lì, avrebbe potuto cercare qualche anima viva nei dintorni che gli fornisse qualche informazione utile a scoprire cosa era successo nel lasso di tempo che ancora gli mancava da scoprire. Fortunatamente per lui, fu Sho ad essere trovato, nel giro di un'ora circa, quando una voce anziana, ma familiare, risuonò alle sue spalle, quando avesse incrociato il primo insediamento umano. Un anziano pescatore, riconoscibile sia dall'abbigliamento sia dalle canne da pesca su una spalla e la scatoletta di esche nella mano dalla parte opposta, si sarebbe fatto avanti, verso il ragazzo, salutandolo con un sorriso bonario.
    Soddisfatto dell'incontro, l'uomo si sarebbe rivolto al ninja.

    - Sho amico mio, sei davvero tu, come stai ragazzo, come è andato il pellegrinaggio?? - L'uomo sembrava sprizzare felicità, come un nonno che ritrova il nipote dopo tanto tempo, dopo averlo salutato prima di un viaggio importante. Chi era quell'uomo? E di che pellegrinaggio parlava?
  11. .

    Il piano più idiota del primo dei falliti



    Jashin era sempre in collegamento con lui, questo lo sapeva. Poteva percepire le sue emozioni, poteva percepire i suoi intenti. Lo aveva sempre saputo, e per anni aveva convissuto con questo. Non era mai stato un guerrafondaio o uno stragista, ma aveva pagato i suoi debiti, e questo aveva tenuto buono il signore dell'oscurità abbastanza a lungo. Chi era Jotaro?
    Nessuno in particolare in realtà. Aveva fallito così tante volte il test per diventare genin, mentre scappava da un villaggio all'altro e si ripresentava in classe con una identità diversa, da far pena persino a se stesso. Non era mai stato un genio. Non era mai stato nemmeno un compagno decente, considerato che che dopo una vita passata da solo, i pochi che gli erano stati vicino erano morti; nemmeno un capo. Aveva condotto le Ombre per un po', e aveva fatto naufragare il gruppo in una malaugurata missione. Tutti morti o quasi. Non era riuscito a contenere le reliquie dopo aver scoperto di possederle, e non era nemmeno riuscito a lasciare appunti in modo chiaro a chi li avesse trovati in seguito, nel nostro caso Eiatsu; per evitare il peggio. Insomma, i talenti più ordinari non avevano mai figurato nella sua lista di pregi. Solo due cose gli riuscivano bene, ingannare il prossimo facendogli credere di essere molto più di quanto apparisse, anche se con scarsi risultati, e sigillare cose. I fuuin erano sempre stati la sua fissazione, fin da piccolissimo. Scelse da solo di iniziare a studiarli mentre il suo clan adottivo voleva fargli passare il tempo con le bambole, e venne ignorato dall'accademia quanto presentò un programma di insegnamento dei sigilli, perchè fosse inserito nei programmi accademici; come prima della fondazione, come quando i ninja del passato davano importanza a quell'arte così misteriosa. Dove potrebbe mai arrivare un fallito, con un talento terra terra per l'inganno, e una predisposizione maniacale per sigillare le cose?


    Davanti a un dio

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    Dopo aver poggiato le mani sul portone, questo si spalancò, lasciando entrare uno strano, piccolo individuo quasi completamente bianco, la cui sola presenza bloccò completamente il ninja, il quale era sì immobile, ma non con sul volto l'espressione che forse Jashin avrebbe sperato di trovare. Sorrideva, in maniera quasi stupida. Jashin lo minacciò. Egli non avrebbe mai potuto rinunciare al contratto, e avrebbe dovuto andarsene subito da quel luogo. Venne rimproverato, come se avesse scoperto qualcosa di segreto, come se avesse compiuto qualcosa di sbagliato e di irrimediabile. Tutto quel luogo era nella sua mente, tutto quel luogo era in una dimensione di chakra dentro di lui, e per tutta una serie di eventi, casualità, piani ben studiati, e follia, tutto quel luogo forse non avrebbe nemmeno mai dovuto esistere. Per un attimo ebbe un tremito Jotaro; aveva sigillato cose per tutta la vita, ma una cosa di quella portata non l'aveva mai nemmeno pensata, un simile colpo di genio, lo stava preparando da anni. Quando si era unito a Jashin si era ripetuto che un giorno lo avrebbe messo nel sacco, ma a dirla tutta, non aveva la minima idea di come fare. Fino a quel momento. E lui, la misera nullità, proprio come lo stesso Jashin aveva ripetuto, aveva appena portato a termine la cosa più idiota, senza alcun senso, e potenzialmente distruttiva che gli fosse mai passata per la testa.

    << Come se ne fossi in grado, di distruggere una cosa simile. >>

    E rimase fermo, a sorridere, a metà tra la felicità di un bambino che dopo essere caduto dal balcone atterra in piedi, in lacrime, col sedere a terra ma completamente illeso. Non sa ancora se sia vivo oppure no, sa solo di aver provato una paura immensa, e aspetta. Jashin era un dio, e si, aveva tutto il diritto e il controllo sul contratto che Jotaro aveva stipulato con lui, ma anche un dio deve seguire delle regole, persino uno dedito alla distruzione dei vivi come lo era lui. In quel momento, con il ninja completamente immobile davanti a Jashin, la porta, che si era aperta per far uscire l'entità, si sarebbe nuovamente richiusa, obbligando i due a restare faccia a faccia in quella dimensione dentro la mente del Jaku, fuori da ogni regola, fuori dal tempo, fuori da tutto. Non aveva le armi Jotaro per combattere un mostro simile, non aveva la potenza, non aveva nulla per intimorirlo o per sconfiggerlo, l'unica cosa che aveva, era la sua storia, e un sacchetto di esperienze passate, talento nei sigilli, e idee senza il minimo senso. Tipo quella che lo aveva appena portato a toccare la porta di quel luogo, con il chiaro intento in mente di distruggerla. Lo stesso intento distruttore che aveva ogni volta che uccideva in nome di Jashin, per questo aveva attirato la sua attenzione, per questo lo aveva attirato lì.

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    << Jashin, vorrei che te ne andassi, per non tornare, questa è la mia unica condizione. >>



    Cosa poteva far imbestialire un dio distruttore, più di un suddito che si ribella e cerca di strappare il contratto che li lega come se nulla fosse? Lo stesso suddito che dopo aver sperimentato la potenza di suddetto dio, non solo non vuole accettare di inchinarsi, ma che gentilmente chiede all'entità di togliersi dalle scatole? Spesso Jotaro si era posto questa domanda, ma forse, quello che avrebbe imbestialito di più Jashin, una creatura dedita ad una sola cosa, la distruzione dei viventi, era proprio la vita. Di non poterla estirpare. In eterno.
    Se Jashin lo avesse annichilito, avrebbe scoperto subito il perchè del sorriso maniacale del ninja. Altrimenti, lo stesso Jotaro, schioccando le dita, sarebbe esploso, in una fitta nebbia di sangue e ossa, così fine da scomparire, e con lui, contemporaneamente, anche la grande porta sarebbe semplicemente scomparsa. Lasciando solo un infinito piano vuoto, bianco. Con Jashin al suo interno. Per sempre? Certo che no, giusto per qualche istante, poi in un battito di ciglia, tutto sarebbe tornato esattamente con un paio di istanti prima. A quell'attesa, a quel sorriso.


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    << Jashin, vorrei che tu te ne andassi, per non tornare, questa è la mia unica condizione. >>



    Che cosa era appena avvenuto in quello strano piano dimensionale? Una tecnica mirabolante? Una capacità segreta? Un'abilità innata? No, solo un dio, che cercava di pretendere qualcosa ad un fallito, che ormai aveva già perso tutto. Aveva perso gli affetti, aveva perso il potere, aveva perso il controllo sulle informazioni, aveva perso persino la dignità di uomo, sapendo di essere lui stesso un clone, creato in laboratorio, e nato da nessuno. Tanto valeva perdere anche l'immortalità, e farlo nell'unica maniera che si addice ad un fallito che continua a provare e a provare, e continua a fallire uno stupido esame genin, un fallito che sa solo sigillare cose. Fyodor gli aveva dato quell'idea, con uno sguardo. Lo sguardo di un uomo rimasto chiuso all'inferno, maledetto ad una eternità di agonie. E niente, avrebbe atteso, immobile, con quel sorriso che nascondeva una luce macabra, chiuso in una gabbia con il suo carnefice.
    Non importa quanto la creatura avesse provato, o quanto lo avrebbe minacciato, torturato, o distrutto. Ogni volta che lui fosse morto, la porta sarebbe svanita assieme a lui, per qualche secondo, e poi tutto si sarebbe riformato. Nuovamente.


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    << Jashin, vorrei che tu te ne andassi, per non tornare, questa è la mia unica condizione. >>



    Di nuovo. Quel sorriso spento, quel sorriso non di felicità, ma di chi ha unito i puntini che aveva a disposizione, e il meglio che era riuscito a creare, era una cassaforte chiusa dall'interno. Fyodor gli aveva dato l'idea, Eiatsu gli aveva dato il chakra per avviare il cerchio, senza che ora ne avesse più per spezzarlo, il primo Hokage, le cui cellule di rinascita abitavano dentro di lui, gli avevano fornito la malta, e la sua esperienza gli aveva dato le pietre. C'era stato in passato qualcuno che aveva reso un semplice sigillo qualcosa di più. Un clan della foglia. Con un semplice simbolo, potevano condannare l'intera vita di un individuo, un'arte quasi perduta, che innalzava i fuuin a qualcosa di più oscuro, più infame. Juuinjutsu. Maledizioni.
    Ovviamente Jashin era un dio, sebbene quella non fosse la sua dimensione, avrebbe avuto la forza di fare a pezzi quella porta sigillata, che ora era in comunione con l'essenza stessa di Jotaro. Avrebbe potuto andarsene in ogni momento il dio, ma nel farlo, avrebbe anche liberato il ninja. Oltretutto quel piano dimensionale non seguiva le stesse regole di tempo della realtà. Avrebbero potuto andare avanti per ore, giorni, settimane, mesi, anni, decenni, secoli, un'eternità se questo era quello che voleva il destino.


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    << Jashin, vorrei che tu te ne andassi, per non tornare, questa è la mia unica condizione. >>



    Un'eternità in un battito di ciglia. Jashin sarebbe diventato un missionario di pace prima ancora che Eiatsu potesse pronunciare la prima lettera dell'alfabeto. Cosa sarebbe stato più degradante, più fastidioso per un dio della morte? Annullare un singolo contratto di un ninja che non stava nemmeno producendo gran che in termini di morti, o passare l'eternità a vedere una vita che rinasceva sempre davanti a lui, senza poterci fare nulla? Ormai a Jotaro non interessava. Alla fine tutto si sarebbe risolto in un modo o nell'altro, ed Eiatsu ci avrebbe rimesso solo la sua Kinjutsu, dato che al momento della prima "morte" di Jotaro all'interno di quello strano mondo, il legame si sarebbe spezzato, lasciando l'otese spossato davanti ad una sorta di albero-uomo immobile, ma salvo.
    Proprio così, il trucco non era riuscire a convincere Jashin a lasciarlo andare per forza, ma rimediare ad una vita di inganni e fallimenti, impedendo almeno la morte di un ninja che non c'entrava nulla con tutta quella storia. Se il prezzo per la vita di Eiatsu fosse stato quello di morire in eterno in una dimensione sparsa chissà dove nelle correnti del chakra, ormai era stato pagato.

    Allora, che avrebbe fatto il potente dio? Aveva davanti qualcuno, che non aveva paura della dannazione eterna, dato che ci si era buttato dentro di testa...


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    << Jashin, vorrei che tu te ne andassi, per non tornare, questa è la mia unica condizione. >>

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    << Jashin, vorrei che tu te ne andassi, per non tornare, questa è la mia unica condizione. >>

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    << Jashin, vorrei che tu te ne andassi, per non tornare, questa è la mia unica condizione. >>

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    << Jashin, vorrei che tu te ne andassi, per non tornare, questa è la mia unica condizione. >>




    OT
    CITAZIONE
    Dormammu, sono venuto a patteggiare :omgda: :omgda:
  12. .

    Tagliare col passato



    Al termine del mio discorso, in effetti non breve, il giovane Eiatsu risultò visibilmente preoccupato dalla situazione in cui i presenti stavano versando. C'è da dire che uno era morto, un'altro era un morto immortale risorto rimorto, più volte, e uno era un aborto genetico che probabilmente sarebbe sopravvissuto; quindi era legittimo che l'unico a preoccuparsi davvero fosse Eiatsu; sebbene l'altra parte della grande porta non fosse così spaventosa come i vivi erano soliti dipingerla.

    << Chiedo venia, ho perso il senso del tempo. >>

    Immediatamente, il ninja studioso, con l'aiuto di un interessato quanto inquietante Fyodor, iniziò a tracciare simboli mentre il suo aiutante sfogliava un grande tomo sull'Edo, forse frutto anche degli studi di Jotaro stesso. Il redivivo durante il processo, fissava negli occhi il ninja dalla pelle bianca che stava aiutando Eiatsu; anche Fyodor era tornato da oltre la porta, sebbene in modo diverso, Jotaro lo comprendeva dagli occhi. Il più avulso dalla situazione, sebbene anche il più fedele alla sua indole, era invece Yashimata, che a tutto pensava meno che a quello che stava succedendo; per lui era un momento buono come un altro per accumulare potere e conoscenza. Jotaro inizialmente sembrò non recepire le parole del nukenin; era intento, immobile, a fissare Eiatsu e Fyodor, in silenzio. Dopo qualche istante, e dopo la risposta dello stesso "pallido" a Yashimata, rispose anch'egli, annuendo.

    << Dentro di me non c'è più niente. La scatola si è vuotata mesi fa, era presente anche il Garth. E' la scatola vuota che ora crea problemi. >>

    Intanto il chakra di Eiatsu stava continuando a scendere; non solo per il rituale, che avrebbe richiesto del tempo, ma forse anche per un uso contemporaneo dell'Edo, vicino a dove si trovavano loro, che Jotaro ignorava. La cosa andava risolta in fretta, e un modo il Jaku lo conosceva; semplicemente lo stava tenendo come ultima risorsa. Il motivo stesso per il quale Eiatsu stava praticamente brancolando nel buio: gli mancava l'ultimo tassello del rompicapo. Il clone primaris aveva varcato la soglia, come Yashimata, come Fyodor, come ogni altro soggetto all'edo, ma aveva ancora dei collegamenti con il mondo da questa parte; uno di questi collegamenti era ciò che avrebbe permesso la riuscita del rituale inverso.

    << Eiatsu-kun, quello che vuoi fare non può riuscire, perchè vuoi controllare una cosa sbagliata. L'Edo Tensei, non importa eseguita da chi, non comporta rischi per l'utilizzatore. La tua situazione e la mia sono due problemi completamente separati, ma la risoluzione di uno terminerà anche l'altro. >>

    Jotaro chinò leggermente il capo, mentre le diramazioni lignee stavano ormai quasi del tutto avviluppando il suo corpo e confondendo i suoi lineamenti. Anche la sua voce si stava facendo più roca. Il "contenitore" che aveva contenuto le Reliquie era ormai al collasso. Sospirò.

    << Serve...uN...sACriFicIo....cHe....nOn...pu..Oi....fAre...tU.....>>

    Muovendo lentamente le braccia, ormai quasi totalmente irrigidite dal legno, Jotaro riuscì appena in tempo a serrare gli arti superiori nel sigillo della capra, e i suoi occhi si chiusero. Lui era esattamente come tutti gli altri morti, ma aveva una cosa in più. Una cosa che la morte non aveva potuto portargli via con il trapasso, il suo debito con Jashin. Per quanto assurdo fosse il destino, era ancora un morto immortale, e la sua immortalità era lì, da qualche parte dove le parole mortali non erano in grado di arrivare, doveva varcare un attimo la porta.

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    L'Edo era una tecnica estremamente complessa, e allo stesso tempo molto semplice. Si fondava sul dare e avere; un determinato pagamento per ottenere un altrettanto determinato risultato. Funzionava contemporaneamente su due piani, quello mortale e quello astratto; ovviamente i due attori, l'evocatore e l'evocato, stavano su due piani separati, e ognuno vedeva la grande porta dal suo versante. Jotaro non aveva mai imparato a evocare, aveva preferito studiarla per capirne il funzionamento recondito. Una volta morto, pensava, avrebbe compreso l'altra faccia della medaglia, ovviamente però senza potervi interagire. La fortuna, se uno non volesse pensare che legarsi a Jashin fosse tutto parte di un disegno, stava che di fatto, sebbene morto, egli possedeva ancora qualcosa di proprietà nel mondo, il suo posto. Jashin gli aveva imposto di pregarlo e servirlo, in cambio gli aveva donato il potere sulla Grande Porta. Egli avrebbe potuto attraversarla ogni volta per condurre le ferite dei nemici dal mondo mortale a quello dei morti, ma di fatto, la chiave della porta gli apparteneva ancora.
    Quando Jashin lo aveva chiamato a sè, ritenendolo "impertinente" lo aveva bandito dal mondo, per punizione, ma Jotaro non era mai "effettivamente" morto, poichè non poteva morire! Quindi era finito in una condizione di passaggio, una sorta di limbo, che si rapportava in maniera strana con l'Edo.
    Poteva essere richiamato, riportando sulla terra una parte del suo essere, mentre il resto restava in quel limbo. L'immortalità è un dono potente, ha un valore non indifferente all'interno del cerchio della creazione, e poterne disporre non è cosa da poco.


    [...]

    Ora stava lì, in quel limbo, davanti alla Grande Porta della morte. Per riportarlo in vita, se fosse morto, l'evocatore avrebbe dovuto sacrificare la sua vita, scambiandola; ma in questo caso, Jotaro avrebbe potuto provare una cosa folle, essere evocatore di se stesso, sacrificare lui stesso qualcosa, mentre Eiatsu teneva la porta aperta. Ma cosa? Cosa possedeva lui in quel limbo se non i suoi ricordi, la sua anima, i suoi rimpianti? Beh. Aveva ancora la sua immortalità da sacrificare.

    AVEVA ANCORA TUTTA LA SUA FOTTUTA PORTA
    Vi poggiò le mani

    << Jashin questo non lo gradirà....>>



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    Sacrificando tutta la sua immortalità, avrebbe pagato il prezzo per rievocarsi dall'Edo Tensei, come un uomo mortale, senza che Eiatsu dovesse pagare niente, o almeno questo era quello che sperava; dopotutto non c'erano istruzioni per una cosa del genere....La stanza si sarebbe illuminata di una luce così densa da penetrare persino le crepe dei muri, e accecare tutti i presenti per alcuni minuti, poi, il silenzio.
    Ovviamente lui era certo di un 10% di quello che sarebbe successo. Nella migliore delle ipotesi avrebbe sacrificato nel processo la sua immortalita, ovvero la parte facile. La parte più difficile sarebbe stata il sacrificare anche la componente genetica del primo Hokage che stava creando confusione. Lui avrebbe potuto sopravvivere senza dato che ormai non aveva più dei manufatti nucleari che pulsavano dentro di lui. Tutto questo avrebbe richiesto sicurezza; cosa che non gli mancava, ma anche una discreta precisione e una stabilità energetica quasi impensabile. Avrebbe potuto sfruttare Eiatsu per quello, con il collegamento aperto, avrebbe potuto agganciare a mo di moschettone la sua parte Senju al collegamento con l'Edo, e con un grosso colpo di fortuna, si sarebbero tutti salvati. Magari il processo si sarebbe portato dietro la possibilità di Eiatsu di usare l'Edo per il resto della sua vita, ma quelli erano dettagli trascurabili, e poi a dirla tutta; forse Jotaro non aveva la minima idea di quello che stava facendo, e sperava nel colpo di fortuna. Questo non lo avrebbe detto a Eiatsu, però.


    [Jotaro sceglie di rinunciare al Culto Jashin]

    Edited by Jotaro Jaku - 24/1/2017, 04:16
  13. .

    L'Oni



    L'altro Akuma seguì le direttive di Meika, attendendo che la ragazza fosse pronta, nonostante la fretta del momento. Quando la kunoichi avesse recuperato il proprio equipaggiamento, sarebbe partito assieme a lei alla volta del palazzo amministrativo. Il giovanotto aveva sempre guardato a Meika come un esempio all'interno del clan; anche lui sognava di diventare un medico, e probabilmente, sempre restando in disparte, aveva negli anni provato un certo calore verso la ragazza; motivo per il quale, appena l'aveva vista a terra, si fosse precipitato da lei senza preoccuparsi delle fiamme che avrebbe dovuto spegnere. Quando Meika chiese informazioni su quello che stava accadendo, Koi rispose con sicurezza, proprio perchè voleva mostrarsi tutto d'un pezzo agli occhi di lei, ma riportando di fatto il nulla più totale.

    - Non lo sappiamo Meika-san, i nemici sono giunti dal nulla, prima l'esplosione all'ospedale, poi le fiamme, non abbiamo ancora idea di chi o cosa ci abbia attaccato, e nemmeno dove siano molti dei ninja del villaggio. Forse sono ancora al tempio. -

    Quindi a tagliare corto, l'ordine della stessa Meika, poco sindacabile, di restare nel quartiere e aiutare chi avesse bisogno. Spostare i feriti e metterli al sicuro. Koi fu deluso dalla scelta di Meika di lasciarlo indietro. Voleva mettersi in mostra, dimostrarle di poter essere d'aiuto, e nella sua inesperienza non capì immediatamente che era proprio quello consigliato da Meika, il metodo per farlo. Rispose alla ragazza, credendo poco anche lui alle sue stesse parole.

    - Ma io volevo...Si, come comandate. - Si allontanò per recuperare i secchi d'acqua e tornare a riempirli, voltandosi un paio di volte verso Meika, sparendo poco dopo tra le vie del quartiere Akuma.

    [In Amministrazione]

    Quando Meika rivolse il suo "sguardo" al palazzo dell'amministrazione, di primo acchito non notò niente di così impressionante da abbagliarle la vista, quindi, analizzando, avrebbe potuto notare come su ogni piano del palazzo, non ci fossero forme di vita. Gli impiegati non combattenti erano fuggiti altrove e non si trovavano nell'edificio. Erano presenti vittime, almeno una ventina, disseminate per i vari piani. Alcune di loro erano accasciate come le guardie poste fuori, come se fossero semplicemente morte durante il turno di guardia, altre invece erano riverse un po' ovunque. Sui tavoli, sulle sedie, o semplicemente per terra. Il teatro degli orrori non era nemmeno troppo insanguinato, i corpi erano sì feriti, ma nessuno di essi aveva subito eclatanti menomazioni; semplicemente tagli profondi, e una volta feriti erano caduti a terra quasi immediatamente, senza nemmeno coprire tanti metri perdendo sangue. Il palazzo sembrava piuttosto pulito, nonostante ci fosse stata una battaglia. Non sembravano esserci superstiti; nessun nucleo vitale spiccava in nessuna parte dell'edificio, di Itai nessuna traccia. Pareva non ci fosse rimasto nessuno, vivo.
    Poi qualcosa. Non ci avrebbe fatto caso prima, poichè la figura, immobile e ferma, di spalle, non aveva mosso un muscolo durante tutta l'analisi; non solo, ma anche una volta notato, il corpo in questione non avrebbe emesso alcun segno di vita, era più simile ad una bambola o ad un manichino, che a un essere umano.


    Era una figura umanoide, situata al secondo piano, ferma in piedi, di spalle. Dalla corporatura si trattava certamente di un uomo, alto un paio di metri, forse leggermente di più, dal fisico slanciato, con un corpo estremamente atletico e una foltissima chioma di capelli scuri, lisci; lunghi fino alle natiche. Aveva un'armatura completamente rossa finemente decorata di cui faceva parte integrante sia un lungo mantello, anch'esso rotto e con ricamato il simbolo dell'oni, lo stesso presente sulle vele delle navi nemiche, sia un drappo che cadeva verticalmente in mezzo alle gambe, dello stesso colore dell'uniforme.
    Sulla schiena, all'altezza delle scapole, erano presenti sei daghe, divise equamente in gruppi di 3 per lato, e ai fianchi portava due lunghi foderi laccati rosso. Per finire, sullo spallaccio sinistro, era presente una testa di drago d'oro le cui corna prendevano forma verticalmente, arrivando all'altezza dello zigomo, mentre il muso di tale drago adornava tutta la spalla fino quasi al gomito, una sorta di paraspalla in rilievo. Nella mano sinistra teneva una sorta di scatola con l'impugnatura di una valigetta. Gli occhi di Meika non avrebbero potuto penetrare il contenuto di quella scatola, nemmeno con una grande concentrazione.
    Quando Meika avesse fissato più attentamente gli occhi su di lui, per un istante, sarebbe stata investita da un'onda oscura di energia che sarebbe durata una frazione di secondo, e tutta la sua visuale sarebbe stata coperta da un gigantesco oni dalle fattezze terrificanti.


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    La visione sarebbe durata davvero poco, come un lampo, un pensiero, ma abbastanza improvviso e terrificante da lasciare il segno nella sua mente. Non solo, ma passata la visione, l'uomo si sarebbe voltato. Non completamente, ma solo con la testa, verso Meika, osservando dietro di lui oltre la sua spalla adornata dalla composizione di legno che raffigurava il drago. Stava guardando verso di loro, verso di lei. Stava fissando Meika.
    Forse era una brutta sensazione, non c'era motivo di pensare che l'individuo potesse essersi accorto di venire osservato dall'esterno, forse qualcosa lo aveva distratto, o aveva sentito un rumore e quindi si era appena mosso per controllare cosa avesse attirato la sua attenzione. Nient'altro sembrò cambiare nella visuale, solo la postura di quell'uomo misterioso che fissava nella loro direzione attirato forse da qualcosa.


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    No. Stava proprio fissando Meika.



    In quel momento, da dietro l'angolo spuntò Koi. Il ragazzo non era riuscito a trattenersi e dopo qualche istante aveva seguito Meika, correndo a perdifiato per raggiungerla, aveva attivato anche lui il Magan per poter capire dove la ragazza fosse andata, e quando giunse nella piazza, vedendo che tutti, lei compresa, erano rivolti verso il palazzo, fece lo stesso, mentre correva verso di loro. Se Meika avesse spostato la sua visuale sul ragazzo che stava arrivando e sull'uomo, avrebbe notato chiaramente che il tizio misterioso stava spostando la sua attenzione su Koi. Aveva visto anche lui.
    Passò giusto un istante, in una rapida successione di eventi, Koi notò prima i corpi ammassati fuori dall'amministrazione, quindi, voltato verso il palazzo, vide quello che Meika aveva visto pochi istanti prima, l'oni aveva invaso la sua mente, e il suo volto era contorto dal terrore. In quel momento, un oggetto venne sparato da dentro il palazzo verso il giovane, così veloce e preciso da renderne difficile persino l'identificazione, poi subito dopo un altro.
    Due fischi metallici bucarono l'aria e le pareti dell'amministrazione come fossero fatte di burro. La prima daga colpì Koi all'articolazione del ginocchio destro, disinegrandola come un proiettile di cannone ridurrebbe un manichino di plastica, conficcandosi nel terreno, mentre la parte inferiore della gamba volava da tutt'altra parte, e il ragazzo volava in avanti a causa dell'energia cinetica data dalla corsa. La seconda lo colpì dritto nel volto, ancora deformato dal terrore.
    [Velocità 1000]
    Il ragazzo non aveva probabilmente nemmeno sentito dolore, e quello che restava di lui era a terra nella piazza, in una pozza del suo stesso sangue, mentre le due daghe erano a terra, conficcate quasi totalmente nel terreno, fumanti, da quanto il metallo che le formava si era surriscaldato.
  14. .

    RELIQUIE



    Storia
    • Sono oggetti di un tempo passato, appartenenti ad una trama di gioco; di grande potenza ninjosa, a livello degli artefatti del Saggio delle Sei Vie, se non superiori.
    • Vengono inserite dallo staff di nascosto nelle news gdr o in altre giocate importanti, senza farle notare ai giocatori, in modo che solo una precisa attenzione, o il caso, le facciano scoprire.
    • Se scoperte e rivendicate, vengono prese dal personaggio e tenute.

    Regolamento
    • Le reliquie sono strutturate come una competenza a 5 slot, il secondo dei quali è segreto. Tale slot contiene solo un indovinello e prevede il "metodo" con cui una reliquia viene persa dal giocatore, e torna nella sua dimensione per essere sparata nuovamente nel mondo tempo dopo. Stile sfere del drago.
    • Non vengono inserite in scheda, ma una volta scoperte appaiono in questo topic, assieme al nome dell'attuale portatore.
    • Il portatore di tale reliquia non viene riconosciuto a livello mondiale; il possesso dell'oggetto segue le normali regole di qualunque altra notizia in gioco.
    • Sulle reliquie, e in funzione di esse, NON possono essere strutturate competenze di ALCUN tipo.
    • Non possono essere ricreate tramite artigianato.


    Come si inserisce lo staff nelle reliquie
    Il parametro di perdita, mostrato tramite un indovinello nel secondo slot della reliquia è assoluto e non può essere evitato in alcun modo nel momento in cui viene attivato. Durante il turno in cui tale evento dovesse accadere, uno staffer si introdurrà nella giocata per descriverne la sparizione. Buco nero, zap, e la reliquia sparisce. Niente sigilli, niente superforza, niente ado o interpretazioni varie, andata!
    Via via che le reliquie saranno scoperte in gioco, verranno rivelate nella lista che segue assieme a tutta la competenza che le compone.

    ATTENZIONE: Deludere una reliquia incappando nel Parametro di Perdita può avere conseguenze molto gravi per il suo portatore.


    LISTA RELIQUIE



    Passare il cursore sulle singole immagini farà apparire le informazioni sul manufatto, selezionare l'immagine porterà alla descrizione



    erNNv4M
    Tamashi, Portatore: AKIRA HOZUKI
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    Shinku
    587fafc5ed16f
    Kodoku


    587fafd4ed170
    Tero
    587fafe5ed171
    Kizu
    587faff4ed172
    Sasayaki


    (Grazie a Waket per la parte grafica dei singoli manufatti e -Max per i codici)

    Edited by Jotaro Jaku - 11/9/2018, 15:28
  15. .

    La Battaglia di Kiri



    [Preludio alla Lotta - Kitori e Ryosei]
    I due ninja approfittarono della lotta tra i loro confratelli e il Kage reggente per recarsi in direzione dell'ospedale per comprendere cosa effettivamente aveva colpito Kiri. Quando raggiunsero il limitare della strada che dava sulla ex struttura medica, poterono scorgere gli invasori in tutto il loro numero, i prigionieri, e le poche decine di caposquadra che comandavano i loro nemici. Erano stati scaltri nel muoversi, ed essendo solamente in due, non avevano dato nell'occhio, riuscendo a giungere sul posto senza farsi notare. Stessa cosa avvenne quando decisero di riferire ai loro compagni presenti al tempio ciò che avevano visto. Nel giro di pochissimi minuti sarebbero tornati dai compagni, riportando tutto ciò di cui erano stati testimoni, forti del fatto di non essere stati scoperti. Qualcuno invece li aveva notati. Uno soltanto, ma non aveva dato loro importanza.
    Per Kitori e Ryosei, gli ultimi minuti erano stati i più fortunati della loro intera vita fino a quel momento.

    Eppure, non solo di quello che avevano visto all'ospedale, sarebbero stati testimoni. I due ninja avrebbero potuto notare come la zona che circondava l'ex palazzo medico, fosse ridotta davvero male, in maniera diversa dal resto di Kiri. I palazzi immediatamente attorno all'area che ospitava il policlinico era stata come rasa al suolo da qualcosa. Le poche facciate rimaste in piedi avevano segni di demolizione, intervallate da solchi lunghi metri e molto profondi, anche nel cemento, come se qualcosa li avesse affettati come fossero di burro. Qualunque cosa fosse avvenuto in quella parte del villaggio, durante le prime fasi dello scontro con Seinji, era molto di più di un semplice bombardamento, o un terremoto, e sebbene i due non avessero alcun modo per provare questa sensazione, senza dubbio avrebbero potuto percepirla.


    [Meika]
    In mezzo al tumulto dei bombardamenti, inizialmente nessuno stava dando peso ad una delle tante persone accasciate a terra, non tanto per cattiveria, ma perchè i feriti erano davvero un numero esponenziale, senza contare i numerosi corpi sparpagliati in giro a causa della precedente epidemia. Quando finalmente un altro membro del clan posò gli occhi su di lei, si gettò sulla ragazza per aiutarla, incurante del fatto che chiunque, almeno all'interno del clan, fosse fortemente convinto che proprio Meika fosse stata l'inizio della piaga che aveva messo Kiri in ginocchio. Koi, un genin di circa 20 anni, questo il ninja in questione, lasciò cadere il secchio d'acqua che portava di fretta con sè e afferrò la ragazza per le spalle, per impedirle di cadere, e avrebbe cercato di rimetterla in piedi.

    - Signorina, signorina si alzi, non possiamo restare qui !! -

    Gli Akuma avevano già compreso la gravità dell'invasione, forse prima di ogni altro membro del villaggio, e avevano predisposto le difese del loro quartiere. Per qualche motivo, nemmeno gli alti gradi della famiglia avevano visto con il Magan l'insorgenza dei nemici; gli invasori erano apparsi letteralmente dal nulla nel golfo di Kiri, e avevano iniziato a bombardare. Gli Akuma avevano fatto appena in tempo ad organizzarsi per non essere sopraffatti. Koi avrebbe cercato di condurre la ragazza verso la zona che riteneva più sicura, che al momento, non era il loro quartiere, e le avrebbe spiegato perchè.

    - Meika-san, devo portarvi dal Mizukage, a breve la nostra casa sarà invasa, e non potete combattere in questo momento. Itai-sama vi proteggerà, dobbiamo sbrigarci. A quest'ora la riunione al tempio si sarà certamente conclusa. -

    Se non avesse ottenuto rimostranze, si sarebbe avviato verso l'amministrazione, portando Meika con sè, sorreggendola per facilitarle gli spostamenti, altrimenti avrebbe ascoltato le idee della ragazza su un luogo più sicuro, ma non senza cercare di convincerla.

    [I Ninja al Tempio]

    Giusto il tempo di perdere un altro po' di tempo in comizi per accendere il loro ardore, come se aver appena assassinato un Kage non ne fosse già simbolo di per sè, che il gruppo di ninja più attivi del villaggio, aveva organizzato delle squadre per la difesa del villaggio. Se non che, non proprio tutto andò come preventivato. Alcuni dei ninja (png) erano arrivati praticamente a cose fatte, e non avevano potuto dire la propria o far nulla riguardo l'omicidio di Seinji, senza contare che la vera identità del nukenin era nota unicamente ad Akira, dati gli sforzi di Itai affinchè a Kiri non si sapesse. Quando l'Hozuki arringò la folla, i ninja di basso rango furono estasiati, i chunin invece tutt'altro, alcuni di loro sputarono a terra, girarono le spalle e se ne andarono senza pensarci due volte, ognuno in direzioni diverse per aiutare Kiri a modo proprio. Un paio di loro risposero persino ad Akira, prima di andarsene.

    - Per quanto ci riguarda, essere il capo delle squadre speciali ti dà la nostra obbedienza ragazzo, ma non il nostro rispetto, quindi porteremo con noi cosa è successo qui oggi. -

    E semplicemente gli voltarono le spalle. Egli era probabilmente uno dei ninja preferiti di Itai, ma sebbene molto forte, era anche altrettanto giovane, e unico testimone riguardo l'identità di un ninja che dalla sua proclamazione alla sua morte, almeno secondo loro, non aveva compiuto alcun crimine. I ninja di Kiri che lo abbandonarono quel giorno, non avrebbero rivelato quello di cui erano stati testimoni, ma nemmeno avrebbero seguito un giovane ribelle che si approfittava, secondo loro, di un momento di crisi per passare al potere.
    Era pensiero di molti quel giorno, che Akira stesse approfittando della sua posizione e dell'assenza di Itai, per fare il passo più lungo della gamba, ma dal momento che egli aveva davvero agito per Kiri, in passato, invece di chiedergli conto delle proprie azioni, semplicemente lo ignorarono. Avrebbero rivolto il loro aiuto ai capiclan del villaggio, prima che ad un giovane che uccideva Kage urlando di cospirazioni.
    Quando quindi egli si fosse recato verso l'amministrazione, avrebbe avuto con sè solo 2 chunin [Taijutsu] e i 5 genin.


    [Le Termopili di Kiri]
    Prima di partire per l'amministrazione, Kodai del clan Terumi aveva utilizzato le sue capacità sensoriali per cercare di percepire i nemici che entro pochi minuti li avrebbero attaccati. Per qualche strana ragione, dalla sua analisi avrebbe scorto in realtà una concentrazione di chakra ridottissima, ben più ridotta di quella che loro, da soli, stavano emanando a riposo. Poteva percepire qualcos'altro, un grande numero di "qualcosa" che ricordava molto lontanamente il chakra, ma sia in forma, che in volumi molto diversi. O i loro nemici non erano ninja, o eravamo abili a disturbare le sue capacità. Avrebbe potuto riferire queste informazioni ad Akira, prima che questi partisse per il centro del villaggio.
    Il ninja poi avrebbe eretto delle vere e proprie difese di magma, e assieme a Keiji, Ryuu, Takeshi, e ai due ninja spioni, oltre che assieme alle guardie, avrebbero atteso l'arrivo degli invasori.
    I minuti stavano passando, e i Kiriani appostati presso il tempio, avrebbero potuto scorgere le bandiere rosse e oro con il simbolo dell'Oni arrivare dalla porta nord. Il loro passo in formazione era così perfettamente sincronizzato, da generare un leggero eco sul terreno. Erano duecento passi, sembravano tamburi. Quando finalmente l'esercito nemico fosse a portata d'occhio nella sua interezza, i ninja avrebbero potuto scorgerne l'organizzazione. I nemici erano circa 200.
    Una cinquantina circa, posti dietro, erano armati di arco corto, mentre i restanti posti davanti, avevano in mano una naginata dello stesso colore dell'armatura, rossa; con dettagli in oro. Tutto l'esercito era in sintonia, come un unica creatura, compresi i caposquadra; che un occhio acuto avrebbe potuto notare dentro i ranghi, armati come gli altri soldati, ma con un'armatura leggermente più decorata. Quando furono a circa 50 metri dalla muraglia, i loro passi si fermarono.
    Dalla guarnigione un urlo possente dalle prime file ruppe il silenzio marziale dei soldati, e si ripetè in tutte le file fino a raggiungere gli ultimi uomini.
    I 50 arcieri caricarono i colpi e si prepararono a vibrare le frecce verso il muro di lava eretto dai Kiriani. Quando le frecce partirono, i ninja avrebbero potuto notare, solo in ritardo, che nel momento di curvare verso il basso, 5 proiettili avevano invece proseguito verso l'alto, più rapidi degli altri, illuminandosi di un rosso scarlatto molto intenso, come una luce, prima di estinguersi. La salva era partita per distrarre eventuali ninja, e obbligarli a ripararsi, ma soprattutto per proteggere quei 5 particolari proiettili, il cui scopo era ancora ignoto.


    [Le frecce restanti cadono infrangendosi sulla barricata senza arrecare danno.]

    Pochi istanti, e dalle nuvole sarebbe arrivata la risposta a quelle particolari frecce. Cinque palle infuocate, come le precedenti che avevano infiammato Kiri, vibravano nell'aria, intente a bombardare la zona della barricata. Due proiettili avrebbero colpito in pieno il muro più esterno creato dal Terumi esattamente nel centro [Vel 200][Potenza 150][Dur 5][Zona di impatto] e [Potenza 60 con raggio 20 metri] altre due avrebbero colpito la zona commerciale con la stessa potenza, facendola brillare, e con essa i ninja (png) in lei contenuti, se non fossero scappati in tempo, mentre una avrebbe superato le barricate, forse per un errore di calcolo, e sarebbe finita dentro al tempio, innescando un incendio, dopo il gran botto iniziale.

    Il Muro più esterno della barricata sarebbe stato ridotto in cenere, lasciando solo l'imbuto a separare i ninja dai loro invasori, che in quel momento, in mezzo alla polvere, le fiamme nere per la pece, e le urla di sottofondo, avrebbero caricato.


    150 lancieri dell'armata del demone, si stavano per riversare sulla manciata di Kiriani, 40 di loro dritti nell'imbuto, mentre i restanti, si sarebbe fatto strada a sinistra delle Termopili kiriane, passando in ciò che fino a pochi istanti prima, era stata la zona commerciale del villaggio. [Tutte energie Verdi]

    [Akira]
    Partito per l'amministrazione prima dell'inizio dell'attacco, in pochi istanti il ninja kagecida era arrivato al palazzo che ospitava l'ufficio di Itai, nella speranza di portare con sè alcuni alleati dal clan Terumi. Sebbene non avesse potuto trovare il capoclan, intervenuto a est per cercare di fermare le navi incendiarie, avrebbe potuto incrociare la propria strada con gli esponenti del clan, i quali avrebbero risposto positivamente alla sua richiesta; lo avrebbero aiutato a respingere gli invasori, ma non immediatamente. Loro quartiere era uno dei pochissimi risparmiati dalle bombe e dalle fiamme, e stavano conducendo presso le loro dimore e le loro strade quanti più sopravvissuti possibili. Avrebbero aiutato Akira, ma non subito, e il ninja avrebbe potuto comprendere il disappunto negli occhi dei suoi compaesani Terumi, per lo stato in cui versava il villaggio a causa della malattia, se avessero scelto di seguirlo senza dare la priorità a salvare quanti più Kiriani possibile, magari avrebbero potuto farcela, avrebbero potuto vincere più facilmente, ma non avrebbero avuto più nessuno con cui festeggiare. L'Hozuki avrebbe dovuto andare, e resistere fino al loro arrivo.

    Quando il cielo si illuminò di nuovo, Akira sarebbe stato praticamente davanti al palazzo amministrativo. Se in quel momento Kodai avesse avuto ancora attive le sue capacità percettive, avrebbe improvvisamente potuto percepire qualcosa. Qualcosa che non aveva mai avuto la sfortuna, o la fortuna, di "vedere" fino a qual momento. Una fonte energetica, così smodatamente oscura e profondamente malvagia, da ridurlo quasi sulle ginocchia. Ed era lì, davanti ad Akira.


    L'amministrazione versava in un inquietante silenzio. Davanti all'entrata erano presenti almeno una decina di ninja, seduti o distesi a terra, tutti morti. Erano stati colpiti da qualcosa di tagliente, e la cosa più assurda, era che non si erano mossi dalla loro posizione di guardia. Akira avrebbe potuto chiaramente distinguere, dalla loro postura e dalla posizione, che non avevano nemmeno combattuto. Al momento del decesso, erano semplicemente in attesa. L'intera facciata era coperta di tagli, come quelli che Ryosei e Kitori avevano notato attorno all'ospedale. Il palazzo era stato risparmiato dalle bombe, le luci al suo interno erano accese, come in una normale mattina kiriana, eppure, non un suono proveniva dal palazzo a molteplici piani che fino a quel momento, aveva ospitato ogni resoconto che lui e Meika avevano portato a Itai. Tutto tranquillo.

    [Se anche solo posseduta, anche se non usata, una capacità sensoriale]
    Persino lui, stando in piedi davanti all'amministrazione, si sarebbe reso conto che lì dentro c'era qualcosa che non andava. Qualunque cosa avesse colpito il palazzo, era ancora all'interno.

    Niente soldati, niente bombe, l'amministrazione era stata risparmiata dall'attacco principale degli invasori, e mentre il grosso dell'esercito aveva diviso le restanti forze kiriane, già provate dall'epidemia, qualcosa aveva colpito con precisione chirurgica l'amministrazione, solo quella, eliminando silenziosamente le guardie, ma senza danneggiare la struttura fino a renderla inaccessibile.
    Se davvero credeva in tutte le belle parole che aveva rivolto alla folla, ora avrebbe avuto una scelta da fare, indagare su cosa stesse succedendo in quel luogo, e probabilmente condannare a morte non solo se stesso, ma anche i ninja che si era portato appresso, i quali stavano mostrando non pochi segni di fottuto terrore, ma forse impedire il motivo dell'invasione stessa, oppure ritirarsi, cercare altri alleati, e probabilmente tornare 10 minuti più tardi, e scoprire lo stesso qualcosa.

    Come aveva ampiamente ripetuto lui stesso a chi lo stava ascoltando al tempio, era solo una questione di scegliere se agire per Kiri, o per se stessi.



    Offgame
    [Per coloro che hanno i nemici a distanza di lotta, avete tutti a disposizione 1 round di combattimento per sfoltire il più possibile le forze nemiche riversando su di loro quello che potete. Utilizzare i png rimasti a vostro piacimento con tecniche adatte al loro grado dalle liste generiche e di Kiri. Fate del vostro meglio in un turno, un solo post a testa. I nemici che al termine del turno saranno rimasti in piedi vi attaccheranno nel mio prossimo]
339 replies since 24/9/2014
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