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  1. .

    Where Something Starts Again


    Fly ag



    IL DEMONE

    Diciotto mesi prima





    Il buio, cos'è questo buio. Soffocante, mi toglie forze, non riesco a volare. Cado, cado senza mai toccare il suolo perché non posso toccare il suolo. Non esiste la dura terra in quel mondo, in quel costrutto onirico dell'inconscio condiviso con Itai, dove entrambi avevamo deciso che dovesse essere cielo, cielo infinito e libero, dove potevo librarmi. Niente più sbarre per me, il Sette Code, il Demone che vola, che si libbra nei cielo. Niente più terra sotto di me, attorno a me, niente più roccia a scolpirmi addosso un guscio fasulla, un ricettacolo di puro odio, furia e rancore. Qualcosa però mi aveva sottratto forza, potere. Aveva cercato di staccarmi da Itai, senza riuscirci. Qualcosa di invisibile aveva interferito con la mia connessione con Itai, danneggiandola. Non in maniera irreparabile, ma quanto bastava per rendere facile l'operazione di estrarmi, imprigionarmi ancora dove non avrei avuto il lusso di vivere in un mondo aereo senza la dura roccia ad aspettarmi al fondo della caduta. Catene invisibili avevano strappato via il mio chakra finché, privo di forze, non era iniziata la caduta infinita. Ero dolorante, ferito, ma non sconfitto. Ero vivo, Itai era vivo, ero debole ma avrei ripreso a volare: non mi avevano ucciso. Chiusi gli occhi, accartocciai le ali con difficoltà e mi lasciai andare, una infinita caduta verso il basso-non basso, assorbendo tramite il corpo di Itai l'energia necessaria a restare vivo. Non riuscivo a parlare, ero troppo debole. Lui sapeva che ero ancora vivo, lo percepiva, non c'erano dubbi, ma la connessione... la connessione era interrotta, tranciata da quella malattia e poi ripristinata, ma flebile, troppo flebile per poter essere sfruttata per tornare a parlare. La mia voce era stata silenziata e mi sforzavo, mi sforzavo di parlare, di farmi sentire, di sussurrare che io c'ero.
    Non ci riuscivo.

    Poi, venne la Tempesta.

    Iniziò alcune settimane dopo la sconfitta. Avevo riacquisito forze a sufficienza da riaprire le ali e planare dolcemente anziché continuare a cadere come un peso morto, attratto da quella forza di gravità illusoria che aveva il solo scopo di dare valore alla libertà del volo. Iniziò come una scossa, un tremito nell'aria che avvertii in tutto il corpo. Compresi che il mondo era stato scosso poiché Itai era stato scosso da qualcosa che non potevo comprendere con quella connessione ancora tronca, mozzata dalla debolezza. Agitai nervosamente le ali, tentando invano di risalire, ma ero ancora debole e prosciugato. Fu allora che vidi, un'ombra. La sagoma famigliare di Itai comparve nella dimensione condivisa tra noi, eppure, era così diverso da come lo ricordavo. Un'ombra, più che un uomo, dai confini non netti, distorti, nebulosi. Con fatica riuscii a planare verso di lui, che mi dava le spalle, e questi si voltò, scomparendo in un'esplosione che mi spinse indietro con una forza inarrestabile. Allargai le ali usandole per franare ed un dolore immenso, infame mi travolse. Il cielo si riempì di nuvole, tuoni, pioggia in un istante ed urla. Urla senza fine, mischiate al fragore possente dei tuoni. Chiamai il Jinchuuriki. Lo feci con disperazione, poiché quella era opera sua, e non potevo credere che l'Itai che conoscevo stesse alterando così tanto quella sua parte subconscia di se al solo scopo di creare, nella mia esperienza sensoriale, un vero e proprio inferno. Qualcosa era accaduto, ma non sapevo cosa, e quell'ombra era stata l'inconscia proiezione di Itai, di un qualcosa di oscuro che aveva seppellito dentro di sé, forse per proteggere la sua mente da un assalto improvviso. Ma così facendo aveva reso quel mondo un posto ostile, buio, non più fatto di un cielo infinito. Allora, in un disperato tentativo, raccolsi le energie dal fondo della mia anima e urlai la mia richiesta, sfruttando il canale danneggiato ma ancora presente che ci collegava.
    Funzionò. Le nuvole si contrassero, venendo attirare da un punto distante, quasi una forza di gravità misteriosa fosse comparsa all'improvviso. Una nube, la Tempesta, nacque. Una sfera larga cento metri, impenetrabile, turbolenta e soprattutto, separata da me.



    Compresi subito. Ed avrei fatto di tutto per rientrare lì.


    IL DRAGO

    Allo stesso tempo



    Yogan era... devastata. Itai era scomparso da due anni, eppure sapeva che lui era ancora vivo. Per un drago dell'ordine dei Ryuukishi vedersi rifiutata dalla propria metà umana era la vergogna più grande che si potesse concepire eppure, nel profondo, Yogan sapeva che Itai non l'aveva fatto e che non l'avrebbe mai fatto. Il collegamento, nato alla radice stessa della loro anima che faceva di Yogan ed Itai due estensioni distinte dello stesso essere, le diceva che era ancora vivo e che soffriva, orribilmente, per qualcosa, al punto che quel dolore spirituale si fece fisico, in una violenta somatizzazione che si riversò in egual misura su Itai e Yogan. La dragonessa, in forma umana, atterrò al centro del Faro, laddove vi era un'isoletta al centro del male di lava bollente, uno scoglio di roccia lavica incandescente che lei trovava di conforto. Cadde con le ginocchia al suolo, stringendo il petto con le braccia, tremando violentemente.
    Itai... era morto.
    Non c'era altra spiegazione per quel dolore così violento ed acuto. Lacrime calde le caddero dagli occhi, vaporizzandosi all'istante nell'aria atrocemente calda del vulcano, attendendo di sentire ciò che altro draghi le avevano descritto come l'esperienza peggiore che potesse loro accadere. Il sentirsi mutilati, senza possibilità anche solo di abituarsi alla menomazione. Avrebbe potuto condurla alla follia. Ma l'attesa, terribile sensazione... Non giunse. Qualcosa la fermò all'improvviso, come se l'atto stesso della morte fosse stato interrotto da qualcosa che avesse agito all'improvviso.



    IL JINHUURIKI, IL RYUUKISHI


    LASCIAMI MORIRE MALEDIZIONE! Fu un'esplosione di rabbia che non riuscii a controllare e che sorprese anche me o meglio, lo avrebbe fatto se non fossi stato in uno stato di così profonda alterazione da sentire come sacrosanta quella richiesta a cui nessuno avrebbe potuto acconsentire, non a quelle condizioni. Le parole di Raizen avevano, come le precedenti, la virtù della verità e della saggezza, ed il difetto di essere... solo parole. Parole che non potevano scalfire la dura corazza che avevo costruito per difendermi da qualsiasi possibile intromissione al compimento della mia somma e finale volontà. Ero stato rispedito nella mia dimensione interiore, privata di Chomei ed esclamate quelle parole mi sarei allontanato da Raizen il più possibile, ponendomi quasi al centro di quella tempesta sferica, levitando con aria furiosa. Rabbia.
    Da quanto non la provavo? Da quanto non provavo qualcosa che non fosse apatia? Persino la scoperta della lettera di Jukyu non era stata accolta con quelle sensazioni, né con un'esplosione acuta di dolore profondo, ma solo con l'acuirsi di quella sensazione di assoluta impotenza che aveva posto al di là del regime del possibile il ricostruire qualsiasi rapporto con Jukyu e dunque, come logica conseguenza, tolto qualsiasi stimolo per continuare a vivere una vita indegna. L'ironia vuole che tra tutte le emozioni che potevano spezzare il muro di indomabile apatia, fu proprio la rabbia quella che per prima provai. La rabbia che acceca, la rabbia distruttiva che io - tra tutti - avevo imparato a domare, a cancellare. TU NON PUOI SAPERLO! NON PUOI SAPERLO COSA VUOL DIRE QUESTO SCHIFO RAIZEN! La Tempesta stava mutando con quelle parole, divenendo sempre più agitata. Il vento divenne così forte da arrivare quasi a spostare l'Hokage - ma non la Volpe - ma, giacché cambiava direzione in maniera continua e fluida qualsiasi centimetro guadagnato in una direzione veniva immediatamente perduto subito dopo, sicché alla fine, Raizen rimase al proprio posto.
    Kurama tentò, inutilmente, di fare quanto chiestogli da Raizen. Itai tuttavia non poteva essere ancora trasportato nel Regno Profondo poiché quello era il regno di Bijuu, non dei loro Jinchuuriki. Solo un Jinchuuriki con un legame totalmente saldo poteva essere trasportato in quel cerchio ed il legame tra Chomei ed Itai attualmente non lo era. La Tempesta! La Tempesta bloccava la possibilità di riunire Itai e Chomei, la tempesta che era la rappresentazione inconscia del dolore che aveva travolto l'intera dimensione diciotto mesi prima. Il disperato grido di Chomei non era andato inascoltato, qualcosa avevo fatto, sebbene non consapevolmente. Forse nel sonno, o forse nel tentativo di placare il dolore interiore che quel grido ovattato mi provocava avevo contratto la Tempesta attorno a me e, così facendo, tagliando di netto la comunicazione tra me e Chomei. Si diceva che spesso, chi soffriva, ergeva muri attorno a se nello sconsigliato tentativo di isolarsi dal mondo.
    Io avevo eretto muri di nubi tempestose dentro di me per tagliare via l'unica entità mia mica che, in nessun modo, potevo allontanare. Lo avevo fatto con tutti gli altri, persino con la mia bambina, nella maniera classica con cui l'essere umano decide di restare solo e lo avevo fatto anche con Chomei. Quello però impediva a Raizen e Kurama di trasportarmi dove avrei potuto trovarmi faccia a faccia con il Demone, senza possibilità di scappare.



    Tuttavia... qualcosa cambiò. Così come avevo contratto la Tempesta per proteggere Chomei, quella furia che provai nei confronti di Raizen mi fece perdere il controllo del limite che mi ero imposto. Le nubi, sempre più agitate, parvero bollire, formandosi e disfacendosi di continuo in un processo equilibrato che parve sbilanciarsi verso la graduale dissoluzione. Quasi come a grattare l'interno di una caverna, le pareti della Tempesta divennero sempre più ampie, allargandosi a velocità esponenziale, finché queste non furono distanti, onnipresenti, ma che non delimitavano più uno spazio chiuso.
    Razien, allora, avrebbe sentito qualcosa oltre i tuoni. Kurama l'avrebbe percepito ancora prima. Voltandosi l'avrebbero visto, il Sette Code, tornato nella sua forza.


    Kurama Chomei salutò quella proiezione del fratello, dunque si rivolse all'Hokage. Hokage... Non so cosa abbiate fatto, ma grazie. Sono mesi che cerco di superare quelle nubi Il cercoterio quindi volse la propria attenzione al suo Jinchuuriki, facendo fremere le enormi ali in un gesto di impazienza. Il dolore... Queste nubi erano una barriera, l'ha creata senza rendersi conto di cosa faceva, si è isolato da me... Dunque mosse le ali, cavalcando agilmente il vento, fino a trovarsi di fronte a me. Io, nel mentre, avevo messo le mani sulle tempie, ed ero caduto in ginochio, prostrato da tutto quel dolore. Sentii che qualcosa era cambiato quando i tuoni si fecero più distanti, ma presenti. Riaprii gli occhi, allora, e rividi Chomei.
    Chomei... mormorai, allungando una mano verso il duro carapace. Il Bijuu mosse ancora le ali. Sei qui... Io... Cosa sta succedendo, non capisco... misi una mano alla mia testa, confuso, traumatizzato dal mio stesso gesto di poco prima che inizia a rifutare di aver compiuto. Io... ed a quel punto Itai Nara, crollò. Forse la vista del Bijuu che credeva avesse deciso di nascondersi da lui, o forse quella rabbia che era un'emozione diversa dalla nera e cupa disperazione apatica aveva fatto breccia in lui. Probabilmente, entrambe le cose.
    Ricaddi in ginocchio, tenendo il viso tra le mani e, dimentico di qualsiasi forma di dignità... piansi. Per la prima volta, piansi i figli che avevo perso. Piani la moglie che si era uccisa.
    Piansi, e piano piano, quel mondo di tempesta, iniziò a schiarirsi.

    Riemersi dal mondo interiore a terra, con le gambe che dolevano. Alzai lo sguardo verso la montagna dei Kage, dunque mi guardai le mani, accorgendomi che fino a poco prima erano premute contro il mio viso e che erano bagnate di lacrime. Il dolore era atroce. Ma era vivo, un dolore acuto, penetrante, simile ad una spada piantata nello stomaco. Ma era qualcosa.
    Mi rimisi in piedi allora, con estrema difficoltà: le gambe soffrivano per l'abuso a cui le avevo sottoposte.

    Scusami se ti ho tagliato fuori dissi a Chomei, attraverso la mia mente, accorgendomi che ancora altre lacrime stavano sgorgando dai miei occhi, incapaci di fermarsi. Cosa avevo cercato di fare? Come avevo potuto pensare di... uccidermi?
    Sono vecchio qualche millennio, ragazzo Chomei rise, anche se non condivisi quell'ilarità. Per me diciotto mesi non sono nulla... Ma parleremo poi di questo... Ora vola
    Non fui io a chiedere il suo chakra. Fu lui ad inondare il mio corpo di potere, quel potere famigliare ed il manto del demone prese ad avvolgermi. Non assunsi l'aspetto bestiale e non raffinato di Chomei, ma fu un manto azzurro, che lasciava intravedere la mia persona. [Tecnica]
    Mi librai in volo, per la prima volta da quasi due anni, risalendo per una decina di metri, quasi rinato, scendendo poi subito dopo verso il basso. Sentivo vergogna e sollievo in egual misura e seppi, a quel punto, la vastità di ciò che avevo cercato di commettere.
    Sono stato un idiota dissi, levitando fino a toccare nuovamente terra, quando quel manto del demone svanì, rivelando la mia figura tramortita, quasi tremante.Grazie... Mi... Mi hai salvato la vita. Lo sfinimento giunse all'improvviso. Caddi sulle ginocchia e subito dopo, poggiai le mani sulla roccia, leggermente piegato in avanti. Sono... sono esausto Raizen... è tutto così pesante... Quelle ultime parole erano praticamente un sussurro. Ero tutt'altro che guarito, ma, quantomeno, se adesso avesse teso una mano verso di me l'avrei presa e mi sarei rialzato di nuovo. Manca ancora qualcuno però... manca lei E lui avrebbe capito subito a chi mi riferivo. A Yogan. Ma non avevo ancora il coraggio di affrontarla... a differenza di Chomei, Yogan era giovane. Per lei quel tempo pesava molto di più. Ed io l'avevo ferita, terribilmente, chiudendomi persino a lei. Lo sapevo. Sapevo che parte del dolore che provavo era il suo, nato da quello che avevo provato io stesso, in una folle risonanza che ci avrebbe portati entrambi alla follia.







    Edited by -Max - 22/10/2021, 23:24
  2. .

    Where everything ended


    A last fly



    Il post tratta e descrive temi delicati come la depressione ed il suicidio, che potrebbero urtare la sensibilità di alcuni.



    Non ho più bisogno di lui.
    Tutto ciò che mi rimaneva era Jukyu. Tutto ciò che potevo fare ancora nella mia vita, era per lei. Solo per lei. Ma lei aveva deciso di rifuggire da me. Quei lunghi mesi di separazione non avevano placato la rabbia ma l'avevano inasprita al punto da rasentare l'odio. Lo comprendevo da quelle poche, semplici parole che aveva scritto con quella fredda decisione su quella carta che tenevo tra le dita.
    Mi accorsi che, sebbene la mia vista fosse perfettamente funzionante, una nera nebbia stringeva ai lati del mio campo visivo, riducendo tutto ciò che potevo vedere ad un puntino bianco. Era lì, lontano, potevo vedere la via davanti a me, ma era remota, irraggiungibile ed io non avevo più forze.
    Mi accorsi di essere cieco. Cieco di fronte alla speranza, incapace di comprendere che forse qualcosa che potevo fare c'era, che la vita sarebbe continuata, che avrei potuto riappacificarmi con Jukyu. Jukyu, la mia bambina, ancora troppo inesperta per stare al mondo totalmente sola, in balia di chi avrebbe potuto manipolarla, sfruttarla, ferirla. Ma non avevo forze, non avevo forze per tornare a Kiri, affrontare i Kiriani che avevo abbandonato, per affrontare lei ora che sapevo quanto mi odiasse.
    No, era più facile fare altro. Era più facile dormire, lasciarsi andare nel caldo abbraccio eterno di una morte rapida, dimenticare tutti quei problemi che mi affliggevano e spedirli nell'oblio garantitomi della morte, che tutto distruggeva, azzerava e cancellava, lasciando ai vivi il problema di affrontare le conseguenze dei gesti di chi aveva deciso di abbandonare il mondo.
    Sì, una strada semplice. Semplice da raggiungere, semplice da percorrere. Lo aveva fatto Ayame, con fredda decisione dettata dalla disperazione. Lei, sempre così buona, gentile, che non avrebbe fatto male ad una mosca aveva trovato in sé la determinazione assassina di compiere quel gesto estremo. Il suicidio era un atto violento. Non era semplicemente porre fine alla vite di sé stessi, dove l'ostacolo principale era l'ignoto oltre la morte, la spinta contraria all'atto determinata dall'istinto di autoconservazione. Il suicidio era omicidio di sé stessi, era l'atto violento supremo, il freddo delitto che richiedeva premeditazione, sangue freddo e la consapevolezza che peggio di quello non si sarebbe mai stati in grado di fare. Ayame non aveva mai ucciso nessuno in vita sua, ma io avevo ucciso molte persone. Garyuuka aveva preso un numero non noto di vite con il suo filo micidiale, così come le mie stesse mani. Io ero già un assassino. Io sapevo già uccidere. Sarebbe stato solo un altro, ennesimo omicidio.
    No, non era vero. Non ero un assassino. Itai Nara probabilmente non aveva mai ucciso in maniera premeditata, ma solo in una lotta, dove l'altro vuole uccidere te con feroce convinzione. Quello sarebbe stato diverso, persino per me. Però avevo ucciso, conoscevo il peso della responsabilità di porre fine ad un'altra vita umana, sarebbe stato semplice. Mi sarebbe bastato poco, ad Ayame era bastato un kunai e stare zitta. Nel freddo buio di una stanza, di notte, nessuno avrebbe pensato di salvarmi.
    Nessuno poteva salvarmi.
    Nessuno.

    La voce di Raizen giunse remota. La nebbia attorno ai miei occhi si diradò per farmi rendere conto che Raizen ci aveva teletrasportati lontani, sulla sommità del monte dei Kage. Sopra i capelli di quale Kage eravamo? Non importava veramente saperlo. Era una futile curiosità che non avrebbe modificato i miei pensieri.
    Il fondo. Una memoria riaffiorò dalla mente. Il ricordo di me che mi catapultavo a Konoha, raggiungendo un Raizen ferito, privato di Kurama da un nemico estremamente potente, distrutto nel fisico e nella mente. All'epoca gli avevo detto qualcosa, ma non ricordavo cosa. Che fossero quelle le parole che avevo pronunciato per cercare di aiutarlo?
    Sì, era vero, continuare a pensare ai propri fallimenti sarebbe stata una zavorra per chiunque. Il problema che Raizen non vedeva era che la sua empatia non arrivava a comprendere la vastità del nero che mi si era aperto dentro. Fragilmente avevo cercato di ricucire i pazzi infranti della mia anima usando per colla la speranza di tornare da mia figlia, ma quando quella stessa speranza era stata infranta la voragine che avevo dentro si era allargata al punto da essere insostenibile.
    Lui continuò a parlare e le parole giunsero, ma non giunsero allo stesso tempo. L'ottundimento mentale che provavo mi impediva di comprenderle a pieno, di saggiare fino in fondo le giuste implicazioni delle stesse e lo scenario di speranza che mi prospettava. Lui aveva ragione, qualcosa di salvabile nella mia vita c'era. Jukyu poteva odiarmi, ma nonostante tutto sarebbe rimasta mia figlia, ed io suo padre. Avrei potuto ricostruire quel rapporto, tornare da lei, ed essere la famiglia che eravamo realmente. Sarebbe stato stupendo se fossi riuscito a concentrarmi anche solo cinque secondi su quelle parole, ad interiorizzarle, ma farle mie e tirarne fuori un pensiero coerente, ma tutto ciò che purtroppo Raizen ottenere fu un duro silenzio apatico. Non avevo nemmeno più la forza per piangere. No, le lacrime non servivano. La disperazione era finita. In me si era svegliato il pensiero sopito che aveva accompagnato la morte di Ayame, la fredda e nera compagna con la quale combattevo da anni e che marciava silenziosa al mio fianco avvolta in un manto nero, armata di falce, sempre puntata alla mia gola. Uno shinigami mi attendeva ed era la sola determinazione che provavo.
    Sarebbe accaduto.
    Sarebbe accaduto perché nulla mi avrebbe potuto fermare. Nulla avrebbe potuto salvarmi.

    Parte della mia coscienza fu sparata da Raizen nella dimensione condivisa di Chomei, senza preavviso. Erano anni che non scendevo nella parte della mia mente attraverso cui comunicavo con il Bijuu, ed era diversa da quella che ricordavo. Il cielo era sparito, ma non vi era nemmeno terra. Chomei non era tornato ad essere Kaku, fortunatamente, tuttavia era sbagliato. Forse persino Kurama avrebbe provato disagio in quel momento, rendendosi conto che c'era qualcosa che non andava in me. Era tutto nero, non c'era luce. Non si poteva vedere nulla, nemmeno le proprie mani e Raizen mi avrebbe perduto di vista, salvo poi rivedermi, per un istante, quando una luce abbagliante contemporaneo ad un urlo atroce avrebbe illuminato la scena per una frazione di secondo. Un altro urlo, altra luce. Erano urla femminili, infantili. Poi, un tuono, così forte, da far tremare i denti dei presenti. Un nuovo lampo, un nuovo tuono, altre urla. Urla, luce, tuoni. E poi, pioggia. Pioggia torrenziale, gelata, ostile.
    Chomei non era da alcuna parte. O meglio, era , da qualche parte, solo che Raizen non poteva vederlo, né comprendere cosa stesse accadendo. Altra luce. Se Raizen avesse visto attorno si sarebbe accorto che ai limiti di quella scena, ovunque, sia sotto, che sopra, che tutto attorno c'erano fitte nubi spesse, una coltre possente, che bloccava la visuale di qualsiasi cosa ci fosse attorno. Ed erano vicine. Non c'era traccia della vastità del mondo interiore di Chomei, un cielo infinito e privo di nubi, con un sole caldo ad illuminare tutto e forti venti che ululavano senza sosta. Una sfera, un centinaio di metri di diametro, e lì dentro, solo noi due.
    Parlai allora, per la prima volta, cercando di sovrastare col tono della voce i tuoni che si stavano facendo sempre più presenti.
    Non c'è più Chomei, Raizen. Si nasconde, per paura di ciò che provo. Per paura di tornare ad essere Kaku.Quella era una sonora sciocchezza, ma non potevo comprenderlo nel mio stato alterato. Erano state vendetta ed odio a trasformare Chomei in Kaku, ma io non odiavo nessuno, se non me stesso e non desideravo vendetta. Volevo solo pace, la fine di quel dolore così profondo e vasto da essere indescrivibile, come trovarsi in un cratere così da grande da confonderlo per una larga vallata.
    Poi ancora tuoni. Lampi. Urla. E pioggia.
    Pioggia senza fine.

    Nessuno dei due perse consapevolezza all'esterno. La vista mi si schiarì abbastanza da farmi rendere conto di dove mi trovassi, farmi rendere conto che ero vicino ad un precipizio fisico, oltre che figurativo. Non pronunciai una parola. Chissà, forse lui si era distratto nel tentativo di entrare nel mio mondo interno. Aveva solo poggiato una mano sulla mia spalla. Niente di più che quello.
    Povero Raizen. Pensai che forse si sarebbe potuto sentire in colpa per ciò che sarebbe successo. Avrei voluto dirgli che quella non sarebbe stata colpa sua, che la decisione era presa e che sarebbe andata in quel modo in ogni scenario possibile. Sarebbe cambiato solo il mondo in cui avrei deciso di porre fine a quell'inutile, tormentata esistenza.
    Richiamai tutto il chakra che potei, quasi fino a farmi dolere le gambe, bruciando i muscoli fino a bloccarli. Che importanza aveva ormai, il dolore? Quello era l'atto finale. Il posto dove tutto finiva.
    Preservare il mio corpo dagli abusi del mio chakra non aveva importanza alcuna, e persino senza Chomei scattai, un unico balzo, quanto bastava per librarmi nel vuoto e poi, soggetto all'ineluttabile gravità, tirato verso il basso, diretto verso una caduta da cui nessuno poteva sopravvivere [Statistiche salto]Velocità: 775 + Medioalto + Sovraimpasto + OverCAP->1000. La connessione con il mondo interno si sarebbe interrotta all'improvviso e forse quell'attimo di disorientamento sarebbe stato abbastanza.
    Ed eccola lì, la fine della storia di Itai Nara. Nel posto in cui tutto era iniziato. Una fine ingloriosa, forse non all'altezza delle vette della propria vita, ma certamente bassa ed infima quanto i peggiori dei suoi fallimenti.

    Kiete yuku
    no mo uragare no
    hotoke kana

    Prati morenti
    Il sottobosco gela
    è la mia ora

    (Gokei)







    Edited by -Max - 6/10/2021, 20:37
  3. .
    Kawo anziché quotare il tuo post l'ho modificato ._.
  4. .
    Un esempio di un altro PG con i totli


    Piccola nota.
    Se volessimo rendere le cose facili ai nuovi utenti, allora non bisognerebbe dargli strumenti da inserire se vogliono, bensì decidere cosa vogliamo dare loro di base e se vogliono avventurarsi, si interessano.
    In tal senso, il template dei post si evolverebbe da quello attuale con l'eliminazione della ridondante immagine del personaggio, che tralaltro sforma la visione mobile.
  5. .

    Gli Abiti della Nebbia


    II




    [Maggio 38 DF - Tetto del palazzo Amministrativo di Kiri]
    All'epoca non avevo nemmeno dieci anni, li avrei compiuti da lì ad un paio di mesi. Mio padre, il Nono Mizukage, aveva deciso di approfittare di una giornata timidamente soleggiata per gli standard Kiriani e poche scartoffie sulla scrivania per allenarmi un po' sul tetto. Da qualche tempo gli allenamenti si erano fatti duri, ed Itai non era mai stato un Sensei tenero, nonostante fossi sua figlia. Ansimante, mi rialzai per l'ennesima volta, dopo che mi ebbe atterrato. Non aveva pietà delle volte.
    Sei troppo frettolosa, mi disse, andandosi a sedere sul parapetto, dando le spalle al Villaggio, guardandomi in viso
    Lo fissai con sguardo ostinato, incrociando le braccia al petto, contorcendo la bocca in una smorfia infastidita che poteva star bene solo sul viso di una bambina. No, sei tu che sei troppo veloce per me. Il tono di voce era petulante, stanco di non riuscire ad essere mai abbastanza per suo padre. Non era mai brava.
    Mi sto trattenendo, Jukyu, e lo sai, mi disse, facendomi cenno di venire a sedermi la sulla balaustra, al suo fianco.
    Quasi strisciando i piedi per terra mi avvicinai, misi le mani sul cemento riscaldato dal sole e mi diedi una spinta verso l'alto, sedendomi al fianco di mio padre. Lo guardai in viso, per un momento, leggendovi una grande stanchezza. Essere Kage era difficile e stancante. Lo aveva capito da tempo, anche se lui non se ne era lamentato mai con lei.
    Jukyu, se sono così... esigente con te, è solo perché mi preoccupo, una sua mano mi finì sulla testa Conosco bene questo mondo e tu... Hai iniziato troppo presto. Se devi andare lì fuori, in missione, anche dietro mio ordine, dovrai essere pronta. E visto che sei mia figlia, dovrai esserlo più degli altri.
    Sì lo so, mugugnai con fare offeso. Però non sento di star migliorando affatto. Sono sempre qui, ad allenarmi. Non faccio nulla. Avevo voglia di uscire in missione, combattere contro veri nemici. Quella visione così romanzata di un mondo crudele e sanguinario che ha chi non ha idea di cosa ci sia davvero fuori dalle porte di casa. Potei vedere il viso di mio padre quasi indurirsi per un secondo, prima di tornare ad ammorbidirsi ancora.

    Lo farai, te lo prometto. Ora però, tocca ancora a me proteggerti. Disse, per poi girare su se stesso a guardare il villaggio che si intravedeva nella tenue nebbia di quella giornata. Proteggere tutti è compito mio.
    Un pensiero attraversò la mia mente, stimolando la mia infantile curiosità che cercava di riempire quelle sacche vuote di conoscenza ancora tutta da apprendere con le risposte che Itai o Ayame davano alle mie domande.
    Sentì papà, dissi con fare pensieroso. Mi hai sempre detto che tutte le persone sono uguali, che vengano da Konoha, Suna o chissà dove. Però tu proteggi Kiri, solo Kiri. Perché? Perché siamo speciali? Siamo forse migliori?
    Si è migliori solo se si lavora per esserlo, mi rispose. Ma Kiri è la mia casa, ed ho giurato di proteggere la mia casa. Si tratta di qualcosa radicato nell'essere umano, un sentimento... di protezione. Vedi, Jukyu, noi cinque siamo una famiglia, giusto? La famiglia è il centro, coloro che non si devono tradire mai, che si devono proteggere l'un l'altro. Ma non viviamo da soli, viviamo in un Villaggio con un gesto delle mani, abbastanza ampio, indicò i tetti delle case di Kiri. Così la famiglia si allarga, ed è diventata Kiri. Perché è il posto dove vivete voi quattro. Noi esseri umani siamo così, ci riuniamo, facciamo una tribù, e man mano che le cose vanno bene la tribù si allarga. La famiglia, il Villaggio, l'Accademia... E quando le cose vanno male, la tribù si stringe. Fino a rimanere di nuovo noi quattro.
    Non ci ho capito poi tanto... Borbottai, aggrottando le sopracciglia. Ma dobbiamo proteggere Kiri perché è la nostra casa, non perché... è Kiri, giusto?
    Lui annuì e sorrise.
    I Kiriani sono persone come tutte le altre, non c'è nulla di speciale, alla fine dei conti. Guardò in lontananza, scrutando l'orizzonte. Diffida di quelli che si ritengono i migliori per qualcosa per cui non hanno lavorato e lottato. Le persone così hanno portano solo conflitti, e dolore.




    [Presente]
    Quella conversazione mi tornò in mente. La memoria, stimolata dalle parole del Mizukge e dalle risposte che egli aveva ricevuto, alcune per nulla favorevoli, mi fecero ripensare alle parole di Itai. Kensei era esattamente il tipo di persona da cui mio padre mi aveva messo in guardia anni prima. Per un momento fui colta da un tremendo mal di testa, ebbi l'istinto di alzarmi e scappare, lontano da quell'uomo che mi intimoriva sin da quando l'avevo visto per la prima volta, anni prima.
    Era sbagliato, ciò che diceva. Era profondamente sbagliato. La pace esisteva, era ciò per cui suo padre aveva sempre lottato con tutte le sue forze. La pace era l'obiettivo a cui tutti dovevano aspirare e lui la metteva da parte, la dichiarava una menzogna, parlava di un'alleanza con Oto. Parlava di conquista. Mi faceva paura.
    Non era ciò che credevo. Ciò che avevo imparato nella mia vita. Era sbagliato.
    Sbagliato.
    Sbagliato.

    Sbagliato come le azioni di Itai. L'abbandono. Qualsiasi sia stato il percorso di vita di suo padre, aveva condotto ad un disastro finale che l'aveva segnata per sempre. Aveva sempre dato per scontato che lui le dicesse la verità, o che, anche se fosse vero, ciò che le insegnava fosse giusto. Ma quali erano i risultati? La mamma morta. Natsu morto. Nana, morta.
    Quasi con rabbia la mano sinistra, non bendata fino alla punta delle dita, andò alla bocca. La morsi, facendo cadere una goccia di sangue sul pavimento, ed un piccolo altare comparve lì di fronte a me.
    Ancora non presi la Katana tra le dita. Ascoltai le proteste degli altri Shinobi e mi alzai in piedi, indignata.
    Esattamente in che modo la strada percorsa da mio padre ha fatto del bene a questo Villaggio? Chiesi, brusca, sperando che il Mizukage non intendesse quella reazione esplosiva come una mancanza di rispetto. Mio padre ha cercato la pace sempre, ad ogni costo, ed a cosa è servito? A farsi quasi ammazzare, a distruggerne lo spirito, a distruggere la mia famiglia! No, è come dice il Mizukage. La pace è una stupida menzogna. Non può esistere in questo mondo. Dunque mi rivolsi direttamente al Mizukage. Mizukage-sama, io non sono una spadaccina. E non lo sarò mai. Questa spada nelle mie mani è sprecata. Per il bene di Kiri, sarà più fruttuosa nelle mani di qualcuno in grado di sfruttarla appieno.
    Mi inchinai leggermente e tornai a sedermi, accorgendomi solo in quel momento che la mano destra tremava. Le ferite bruciavano terribilmente. Coprii le bende sul braccio destro con la mancina, spaventata che stesse sanguinando, che il sangue potesse macchiare le bende e rivelare la mia vergogna. Avevo appena rinnegato, in pubblico, mio padre. Quell'atto avrebbe avuto conseguenze, ma non ero in grado, al momento, di comprendere quali.



    Edited by -Max - 25/9/2021, 19:30
  6. .

    Gli Abiti della Nebbia


    I

    Ero rientrata da quattro giorni quando ricevetti la convocazione dal Mizukage. Ero tornata direttamente nella vecchia casa dei miei genitori, in quella che abitavano prima di trasferirsi al palazzo del Mizukage. Non ricordavo minimamente né dove fosse, né come accedervi. Forse ero stata troppo avventata. Del resto ero stata davvero piccola quando avevamo traslocato. Una serie di fortunate coincidenze però riuscirono a farmi recuperare una chiave (lasciata da una vicina di casa in caso di emergenza e dimenticata per anni in un vaso portaoggetti, sepolta da innumerevoli minuterie). Avevo passato due giorni a pulire la polvere.
    Presi posto nella mia vecchia stanza, priva di qualsiasi mobile. Vi stesi un futon e mi poggiai su esso, mettendo le braccia incrociate a sostenere la testa. Ero stanca, sia fisicamente che mentalmente, per cui rilassarmi mi venne facile. E mentre piano piano scivolavo in un dormiveglia leggero, la mente, traditrice, tornò ad indugiare sui ricordi. I maledetti ricordi.

    Mi svegliai, di soprassalto, sentendo la gola serrarsi ed il cuore martellare all'impazzata. Non vedevo la stanza davanti a me, ma mio padre che si voltava, tenendo il cadavere insanguinato di Ayame tra le braccia. Non riuscivo a vedere l'espressione di lui. Presi a tremare, violentemente, tenendomi con la mano sinistra il petto mentre con la destra cercai affannosamente qualcosa sul comodino.
    Era un kunai. Un singolo kunai, che presi con la mano sinistra (ero mancina, del resto) cercando fi fermare i tremiti. Lo impugnai, guardandomi l'avambraccio destro.
    La faccia volare era un continuo di tagli. Dal polso a metà strada fino al gomito, si sommavano molteplici ferite. Alcune già cicatrizzate, altre fresche, e tutte le vie di mezzo. Lacrime iniziarono a cadermi dagli occhi, sentii l'odio per ciò che stavo facendo combattere con la necessità di doverlo fare, con la pulsione inspiegata che mi richiamava a ferirmi per calmarmi. Poi, calai il coltello.
    Un singolo taglio orizzontale, né troppo profondo da essere pericoloso, né troppo leggero da non far male. Un rivoletto di sangue ne uscì ma si asciugò sulla pelle prima che potesse gocciolare sul futon. Gemetti per il dolore, ma subito dopo sospirai di sollievo, mentre ritrovavo il controllo di me.
    Non posso andare avanti così mi dissi. Non è normale, non è sano... Ma non mi sarei fermata. Quella strana forma di autolesionismo era l'unica cosa in grado di tenerla ancorata alla realtà. Per qualche ragione a lei non chiara. E più si feriva, più si rendeva conto di non poter cancellare quella sensazione di morte incombente senza quel dolore.



    Non avevo dubbi che la notizia del ritorno della figlia del nono Mizukage sarebbe giunta presto alle orecchie del Decimo. Aveva intenzione di presentarsi lei stessa, ma era stata anticipata sul tempo. Mi preparai per uscire ed essere perfettamente puntuale. Misi la fascia attorno al braccio destro, dalla spalla alla punta delle dita, nascondendo completamente qualsiasi ferita sotto un accessorio che avrebbero potuto indossar tutti.
    Mi richiusi la porta alle spalle e percorsi strade famigliari, dirigendomi verso il palazzo dell'Amministrazione. Verso l'ufficio di mio padre.
    No.
    Non era più l'ufficio di mio padre.
    Avevo passato lì dentro molto tempo, specie dopo che il mio precoce talento era esploso. Itai tendeva a tenermi più vicino a se, a darmi lezioni quando non era impegnato con altro. Sarebbe stato strano ritornarvi senza trovarlo lì, dietro la scrivania, con Yogan in forma umana al suo fianco. Pensai con nostalgia a Yogan, che per prima si era accorta della mia precocità nelle arti ninja. Probabilmente era in giro mio padre.
    Quei pensieri accompagnarono i miei passi fino al Palazzo, che guardai da piano terra con aria di sfida. Non ero lì per pensare ad Itai Nara, ma a me stessa, ed al mio futuro. E dato che certamente il mio essere sarebbe stato definito dalla sua ombra ingombrante, quel primo momento doveva essere il primo decisivo passo verso la mia autodeterminazione.

    Il Decismo Mizukage era Kensei. Lo ricordavo, vagamente, e ricordavo che quando ero bambina mi faceva paura. Con il suo elmo, la sua voce metallica e la sua aria tetra. I pensieri semplici di una bambina, del resto, non comprendevano altri tipi di timori. Quelli che provavo in quel momento. La consapevolezza di essere al cospetto con il ninja più forte di Kiri.
    Avevo abitato sotto lo stesso tetto del "ninja più forte" per tutta la mia vita. Ma non avevo mai pensato a quello, anche quando ero diventata una Kunoichi. Itai era mio padre, non mi avrebbe mai fatto del male. Non volontariamente. Kensei aveva il potere di farlo, l'autorità di imporlo e l'aria di chi non avrebbe avuto rimorso.
    Parlò, e per prima cosa, con mia sorpresa, si rivolse a me.
    Sentii gli sguardi di tutti su di me, e li trovai fastidiosi. Istintivamente il braccio sinistro strinse il destro, quasi avessi paura che quegli sguardi potessero penetrare gli strati di tessuto e scoprire il suo segreto.
    Non abbassai lo sguardo, sostenni quello del Mizukage. Io, osservata speciale?
    Pensavo di essere solo la figlia di... di Itai Nara dissi, avendo quasi difficoltà a pronunciare quel nome. Chissà come avrebbero reagito gli altri. Dubitavo avessero sospettato la mia reale identità. Non sapevo di essere un'osservata speciale. Ma Mizukage-sama, se mi chiede cosa sono, io non so risponderle davvero. A quel punto, abbassai lo sguardo. So solo di essere una Kunoichi di Kirigakure no Sato. Con tutto ciò che questo comporta. Sono... troppo giovane, me ne rendo conto bene. Devo crescere, definirmi, trovare la mia strada. Ma qualsiasi strada sia, è qui, in questo Villaggio. Non lo abbandonerò come ha fatto mio padre. Ed a quel punto, rialzai lo sguardo. Una gelida furia brillava nei miei occhi. Perché tutto ciò che avevo detto era vero, animato dal più sincero dei propositi. Itai, distrutto, avevo abbandonato tutto. Kiri e me. E lo odiavo per quello. Lo odiavo tanto quanto l'avevo amato come padre per tutta la mia vita. E non avrei ripetuto gli stessi, stupidi e tragici errori.


  7. .

    Where everything started


    I



    Sapete qual è la peggiore sensazione che un uomo possa provare? Il dolore? Forse. Il dolore atroce, rivoltante, che ti fa pregare la morte. Chi viene scuoiato vivo prega la fine della tortura a qualsiasi costo. Eppure c'è una certa utilità nel dolore. Provare dolore significa che qualcosa non va e che c'è qualcosa da fare per farlo smettere. Bendare la ferita, chiedere aiuto, un farmaco, o una droga. Il dolore è il segno che forse siamo in grado di renderci conto che in noi c'è qualcosa che non va.
    Forse c'è ancora qualcosa di peggiore del dolore. Forse ci sono due cose peggiori del dolore.
    L'impotenza.
    L'apatia.

    [Estate 39 DF]
    L'impotenza.
    L'impotenza di guardare tutta la tua vita andare in pezzi senza poter far nulla per fermarlo. L'inesorabilità degli eventi guardanti dal punto di vista di un uomo che aveva sempre potuto fare qualcosa, costretto a non poter far altro che guardare, spettatore inerme di un destino che si svolgeva davanti ai suoi occhi.
    A cosa serve la tua spada, guerriero, quando il nemico non può essere ucciso con la lama?
    Le mani affondavano tra i capelli, mentre in me cresceva un'inquietudine senza precedenti. La necessità di essere utile e fare qualcosa si scontrava con la realtà che non c'era altro da fare che attendere e sperare. Itai Nara non poteva attendere e sperare. Itai Nara agiva.
    Risolveva problemi.
    Ma come poteva risolvere la malattia?
    A cosa serve il tuo potere, Mizukage, se non puoi ordinare a questo male di andar via?
    Natsu respirava a fatica. Il suo piccolo corpo, magro, era chiazzato. I suoi occhi verdi, come i miei, incavati nel cranio. Sembrava che gli avessero tolto qualsiasi oncia di grasso e muscoli il corpo di un bambino potesse avere. Tossì piano, ed io gli rimisi una mano sulla fronte. Scottava. La febbre non scendeva, non sarebbe scesa. Natsu iniziò a piangere, un lamentio di sofferenza.
    A cosa serve la tua influenza, se nessuno può aiutarti?
    Papà è qui Natsu, dissi, a voce bassa, cercando di essere di conforto al bambino.
    Natsu aprì gli occhi, sofferente. Aveva le sclere arrossate. Papà... Mi fa male... Tutto...
    Avvicinai le labbra alla sua fronte, glie la baciai, quasi ustionandomi.
    Dormi... gli mormorai vicino l'occhio. Quando ti sveglierai starai meglio.

    Poi, all'improvviso, dei colpi di tosse accesi attirarono la mia attenzione. Mi voltai, sapendo esattamente dove guardare. C'erano solo due letti in quella stanzetta sparata, in una casa isolata a Kurohai.
    Nana, che ormai aveva quasi tredici anni, giaceva sul letto vicino quello del fratello. Sua sorella gemella era dall'altra parte rispetto a me, appollaiata su una sedia con entrambi i piedi, con le braccia che cingevano le gambe poco sotto le ginocchia. Guardava sua sorella senza riuscire a dire o far nulla. Nana tossì ancora, più forte, il respiro affannoso, quasi rantolante.
    Le presi la mano.
    Papà... Il tono tremante era uno strazio da ascoltare. Ma peggio ancora erano i suoi occhi. Terrorizzati, carichi di un timore primordiale, di chi sta affrontando la fine senza esserne pronto.
    Sono qui le dissi. Jukyu balzo giù dalla sedia e senza dire una parola andò dal fratello, accarezzandogli la testa. Ultimamente Jukyu non parlava. Non diceva quasi una parola se non il minimo indispensabile e non lo guardava più in faccia. Un altro, ennesimo dolore. Ma non poteva pensare, in quel momento, al risentimento di Jukyu. La verità era che Natsu e Nana stavano morendo. Stavano morendo per colpa sua. Solo sua.
    Ho... Ho paura papà... singhiozzò Nana. Ed io non sapevo come consolarla. Sospirai, le accarezzai il viso asciugandole le poche lacrime che le rigavano le guance.
    Sono qui... era la terza volta che lo ripeteva. Ti prometto che andrà tutto bene...
    Natsu? la voce di Jukyu attirò la mia attenzione. Mi voltai subito, vedendo Jukyu china sul fratello, scuoterlo senza troppa dolcezza. Riuscii a vedere il suo volto, distorto in una smorfia di orrore. Deglutii. Cercai il coraggio.
    C'è riuscita tua figlia... , pensai, abbassando lo sguardo.
    Natsu dormiva.
    Il suo volto, pacifico, non aveva più l'espressione sofferente. Sembrava, per la prima volta da settimane, sereno. Jukyu lo scosse ancora, con vigore, chiamandolo, con una nota di disperazione nella voce.
    Mi avvicinai, consapevole. Avevo visto troppa morte nella mia vita per non riconoscerla quando era davanti ai miei occhi. Presi la mano di Jukyu e la scostai dal corpo del fratello.
    Ferma Jukyu, ti prego... il mio tono era quasi implorante. Lei alzò lo sguardo, guardandomi in viso per la prima volta dopo settimane. Era smarrita. Spaventata. Era poco più che una bambina, non era giusto che fosse lì.
    A vedere suo fratello morire.
    Quello era compito mio.
    Mio e di Ayame.
    Lasciami! scostò la sua mano dalla mia bruscamente e se la portò alla bocca.
    Va' a chiamare tua madre. Il tono della mia voce era neutro. Le emozioni, cancellate con la forza.
    Accarezzai la testa di Natsu. Doveva essere forte. Per Jukyu, per Nana, per Ayame.

    Lei entrò. Era davastata. Si prendeva cura dei due bambini di continuo, anche quando avrebbe dovuto riposare. Avevo dovuto costringerla quasi con la forza a riposare quel pomeriggio, per recuperare un po' di forza. Mi guardò in viso, vi lesse l'assenza di emozioni. Il mio viso, che era stata una maschera di tensione e preoccupazione, aveva perso qualsiasi emozione nello scontato tentativo di cancellarle.
    Lei comprese.
    Una madre lo comprende.No... Il mio bambino... il suo tono mi fece stringere il cuore. Sentii Nana singhiozzare.
    I ricordi si fecero confusi.

    Nana si spense il giorno dopo. Avrei dovuto riportare i loro corpi a Kiri, ma non mettevo piede nel villaggio da mesi. E francamente, non mi importava. No. Loro sarebbero rimasti lì.
    Scavai le fosse con le mie mani, senza usare jutsu o altro. Persino la mia forza sovraumana serviva a poco. Scavare era un lavoro ripetitivo, la pala poteva trasportare solo poca terra.
    E mentre scavavo due fosse troppo piccole, impastavo la terra con lacrime amare, ma scarse.


    A che serve essere vivi, se la vita significava quel dolore?
    A quella domanda, io ed Ayame arrivammo a risposte diverse. Pensai a Jukyu ed a lei. Natsu e Nana erano morti, ci erano stati strappati via troppo presto, ed era ingiusto. Quella ferita non si sarebbe rimarginata mai.
    Ma c'era ancora Jukyu. Lei aveva bisogno di me.
    E per lei ci sarei stato.
    Sempre.
    Ma Ayame no. Lei non resse il dolore. Due giorni dopo il funerale di Natsu e Nana, mentre Jukyu guardava le tombe di sua sorella gemella e si suo fratello con me che osservavo da lontano, sentii un tonfo sordo in casa.
    Ayame? la chiamai. Nessuna risposta. Entrai nella casupola, cercai in cucina, in camera da letto, ma lei non c'era. Così mi diressi in bagno, cercai di aprire la porta, ma era chiusa. Ayame tutto bene?, dissi, con voce accorata e preoccupata. Ma ancora, nessuna risposta. Diedi una botta secca in corrispondenza della serratura che non resse al colpo. La porta si aprì di schianto.
    Ayame era nella vasca da bagno, vestita. Il tumore che avevo sentito era il Kunai che le era scivolato dalle dita finendo sul tappetino. Lei riposava, le braccia distese in avanti, fiumi rossi di sangue che sgorgavano da due tagli longitudinali.
    Mi fiondai su di lei.
    La sollevai, ma non respirava più. Mi voltai, inorridito e solo allora mi resi conto che Jukyu mi aveva seguito.
    Ci guardammo.
    Le gambe mi cedettero, ma riuscii a posare Ayame distesa sul pavimento.
    Mamma... Jukyu non la stava chiamando interrogativa. Era sveglia, ben più matura dei suoi tredici anni scarsi. Sembrava le stesse chiedendo "perché lo hai fatto?".

    [Due settimane dopo]
    Hanako aprì la porta, trovandovi sua nipote Jukyuu. La ragazzina aveva con se un bagaglio leggero ed una lettera in mano. Hanako vide che il suo viso era distrutto dal dolore, da un dolore profondo ed inaccettabile.
    ...Jukyu? Era confusa. Che ci faceva Jukyuu da sola lì? Perché non c'erano né Itai né Ayame. E cosa ancora più strana, dov'era Nana?
    Lei le porse la lettera. Ciao zia. Hanako prese la lettera, sapendo che ci sarebbero state brutte notizie.

    Ciao Hanako,

    Natsu e Nana sono morti. Una malattia, è stata colpa mia.
    Ayame si è uccisa.
    Io non posso prendermi cura di Jukyu. Perdonami. Non riesco a spiegare.
    Tornerò, ti spiegherò.

    Itai


    Hanako cadde sulle ginocchia, piangendo, ed abbracciando Jukyu che però non cambiò la sua espressione, né ricambiò l'abbraccio.

    [...]

    L'apatia.
    C'è un motivo per cui, nonostante alcuni eventi, Itai Nara (creduto disperso) non è mai tornato a Kiri.
    Non poteva più essere il Mizukage. Non poteva più essere un ninja. Non potevo essere più alcunché. Chomei era silente. Non avevo coraggio di evocare Yogan e non tornai a Kurohai. Partii, sentendo dentro di me null'altro che il profondo vuoto esistenziale.
    Non potevo essere più il padre di Jukyu, per il suo bene.
    Potevo solo essere l'ombra di me stesso, che camminava sulle mie gambe, perdendo pezzi di me ogni giorno che passava. Viaggiavo da solo, camminando, col volto coperto ed incappucciato per non farmi riconoscere, la mia presenza occultata. Garyuuka era rimasta nella casa di Kurohai assieme a Nishigikoi. Non mi fermavo per più di un paio di notti nello stesso posto, e mai in terre accademiche. Sempre lontano dall'acqua.
    Dopo alcuni mesi mi accorsi che non mi chiedevo se il villaggio fosse sprofondato o meno. Non mi importava più di nulla. Solo di Jukyu. Ma persino l'amore per mia figlia non era abbastanza. Ero consumato dal dolore. Totalmente annullato.
    Ogni giorno ambivo la morte, ma solo l'immagine del volto di Jukyu di fronte al cadavere di sua madre mi fermava.
    Itai Nara era un uomo finito.

    [Al giorno d'oggi]
    La luce più tenue brilla come un sole nella notte più buia. I miei passi mi condussero, quasi senza che me ne rendessi conto, dove la mia storia era iniziata, sedici anni prima.
    Le mura di Konoha, alte ed imponenti, mi fissavano con aria di monito ed io ricambiavo il loro sguardo.
    Non guardatemi così dissi a bassa voce. Lo so che ci ho fregato tanti anni fa, ma dovrebbe esservi passata.
    Mi avviai verso l'ingresso principale.
    Mi fermai. Se qualche guardano si fosse rivolto a me chiedendomi qualcosa, avrei risposto con semplicità.
    Chiamate l'Hokage, ditegli che... sospirai. Abbassai il cappuccio, rivelando il mio volto. Non era rimasto molto di Itai Nara. I capelli biondi, gli occhi verdi, ma l'espressione era matura e dura, infintamente triste. Il mento era coperto da una corta barba. A volte si vedeva allo specchio e quando non provava disgusto verso sé stesso a stento si riconosceva,


    Ditegli che un suo vecchio amico è tornato dalla nebbia.


  8. .

    La Rottura


    II

    [Kunihiro]

    L’enorme uomo dai capelli violacei aveva un’aria tutt’altro che sveglia. Qualcosa nel suo sguardo lo faceva apparire svogliato ed aveva l’aura negativa e plumbea di chi desiderava essere in tutt’altro posto fuorché lì, intrappolato in un limbo temporale, sommerso di nemici ed improvvisamente al cospetto dell’uomo che per lui aveva assunto le sembianze di una vera e propria divinità.
    La vista del Veterano, per un momento, confuse Murasaki ma all’improvviso qualcosa parve calmarlo. Si voltò dal Veterano allo Stratega e dunque ai nemici, squadrandoli con aria leggermente più determinate rispetto a poco prima.
    Non è che ci abbia capito molto stratega. Murasaki sbadigliò Lo faremo, Stratega. Le parole del ragazzo allo Stratega non rispondevano ad alcuna domanda. Lo Stratega non aveva ancora aperto bocca!

    Murasaki, argina gli attacchi diretti contro di me.[Abilità]+2 Tacche in Riflessi per ogni difesa effettuata atta a difendere lo Stratega. Le parole del Veterano risuonarono per l’uomo, il quale annuì, pronto. Doveva difendere il Veterano e lo Stratega. Lui era il migliore a far ciò.

    Kunihiro, di lingua arguta e di rapida azione, non attese una parola del Mizukage. Semplicemente attaccò, distribuendo dei kunai marchiati ai suoi compagni, uno dei quali fu afferrato anche dal Mizukage. I primi tre Kunai che lanciò contro Murasaki non furono una minaccia. L’uomo arretro semplicemente saltò all’indietro, lasciando che i tre pugnali si conficcassero innocuamente al suolo. [Difesa]Riflessi: 725 + Mezzobasso->775. La velocità del movimento fu disarmante, era arretrato ancor prima che i kunai fossero a metà del percorso!
    Murasaki non era solo un uomo grande, all'apparenza assai duro da buttar giù, ma era anche incredibilmente rapido. Quando i due Kunihiro comparvero davanti lui non fece una piega e tutta quella rapidità non ebbe l'effetto sperato: Murasaki non attivò la sua tecnica per annullare le lame, si limitò ad una rapidissima schivata facendo un lungo passo indietro, facendo roteare nell'aria la spada di Kunihiro. [Difesa]Riflessi: 725 + Mezzobasso->775
    Murasaki fu, per un attimo distratto da qualcosa. Un pericolo. In quel momento allora prestò più attenzione al suo orecchio che ai due avversari davanti lui e questo lo rese - giusto - per un momento, più lento. Ma la bordata di chakra che usò per compensare quella distrazione gli consentì di non finire castrato in un'orrida maniera [Difesa + Azione]Riflessi: 725-2 + Mediobasso->775.
    Sei immensamente fastidioso. Mentre pronunciava quelle parole Kunihiro, uno dei due per essere precisi, cercava di colpirlo al cranio con un attacco che in teoria sarebbe stato in grado di penetrare le ossa senza troppi sforzi. In teoria almeno. Ma non quelle di Murasaki. In un attimo attivò la sua Hijutsu [Tecnica]Obiettivi da proteggere: Il Veterano, lo Stratega, E - Faccia di Aizen - e lo Yotsuki. e subito sul suo avambraccio sinistro comparve uno scudo fatto di fulmini che bloccò la lama di Kunihiro [Tecnica][Difesa]Riflessi: 725. Lo scudo fu sufficiente anche per parare l'attacco successivo. [Tecnica][Difesa]Riflessi: 725

    A quel punto uno dei due Kunihiro si avventò contro di lui ma lo scudo fece il suo lavoro: rapido Murasaki lo alzò, proteggendosi [Difesa]Riflessi: 725, lasciando che Kunihiro sfogasse la sua furia contro l'elettricità di Raijin. Nel mentre non gli era sfuggito il kunai lanciatogli alle spalle e rapidamente si voltò con la testa, giusto in tempo per vedere il foglioso arrivare a tentare di mozzargli il braccio. Come un uragano Murasaki si voltò, lasciando che cercasse di portare via il braccio protetto dal grosso scudo, ben più difficile da distruggere di quanto non sembrasse [Difesa]Riflessi: 725 + Basso->800.
    Si trovava in una morsa. I due avrebbero potuto avere più fantasia. Combinare gli attacchi così da rendere difficilmente schivabile, chiudergli i movimenti. Non serviva grande forza ad uccidere un uomo, serviva solo un unico preciso attacco. Ed invece optarono per l'ozione peggiore: un affondo nello stesso punto, perfettamente schivabile con un unico movimento, difendibile con un'unico scudo. E quella volta Murasaki decise di passare all'attacco: unì le mani a formare un sigillo e tra lui ed i due Kunihiro comparve un muro di elettricità che non sarebbero stati in grado di sorpassare e che anzi, avrebbe dato loro più di un problema. [Tecnica + Azione]
    Quell'offensiva incessante non diede modo a Murasaki di contrattaccare in nessun modo. Allo stesso modo, non diede modo a Kunihiro - nemmeno ai suoi cloni - di agire in supporto! Purtroppo per Shin. [Nota del QM]L'azione di teletrasporto verso Shin non avviene: l'uso della TS da parte delle copie implica l'utilizzo di tutti gli slot tecnica del round. Non dei rimanenti: di tutti.

    [Contro il Veterano]
    FERMI ASPETTATE! Quell'urlo arrivò troppo tardi. Partirono alla carica contro il nemico più forte, convinti che un attacco combinato senza alcuna strategia dietro potesse funzionare. Kato ed Akira si lanciarono senza riflettere contro il Veterano ed io, per salvarli, fui costretto a seguirli nella loro follia.

    Tuttavia il Veterano non parve granché impressionato da quell'insieme di individui, tra cui il Mizukage ed il Capo della Mano Nera di Kiri, dirigersi con intenti tutt'altro che amichevoli verso di lui.
    Voi non potete nulla, quella frase, minacciosa, fu pronunciata dal Veterano con tranquillità serafica, accettando lo scontro senza fare una piega. Del resto, dalla sua aveva due Forze [Forza dello Spazio][Forza del Tempo] e non solo: il suo corpo era Immortale [Corpo del Veterano] e richiamò a se la conoscenza di Vite passate [Tecnica: Memorie del Veterano]. Lui era il Veterano. Lui era il Veterano di mille battaglie di svariate vite. Lui era il ricordo delle Guerre dopo Indra ed Ashura, lui era il ricordo del Tempo prima della formazione dei Paesi e dei grandi villaggi, lui era il ricordo di Quattro guerre Mondiali e di una guerra Cremisi come il sangue, voluta da lui, per liberare il mondo dal gioco della guerra una volta per tutte. Lui era il controsenso. Lui era la Conoscenza. Il Tempo e lo Spazio. Lui non poteva essere ucciso. Lui non era UN nemico.

    Lui era IL NEMICO.
    L'unico che ebbe il coraggio e l'incoscienza di gettarsi contro un nemico di tale calibro fu Akira. Beh, non che il ragazzo peccasse di una certa genetica avventatezza. Così Akira si avventò verso il Veterano come una furia ed io dietro, più preoccupato ad evitare che venisse brutalmente ucciso. Il Veterano vedeva. Poteva vedere chiramente ciò che Akira stava facendo. Avventato, si stava per buttare contro di lui. La mano sull'elsa indicava che avrebbe eseguito un fendente e vista la posizione della fodera non poteva che cercare di colpirlo in diagonale, dalla spalla al fianco.
    Così prevedibile, il tono canzonatorio e paternalistico di quella frase rese forse ancora più umiliante per Akira la difesa dell'enorme uomo che, all'improvviso rapido come un uragano, semplicemente saltò quanto bastava, un mezzo metro indietro, per far sì che il fendente si perdesse nel vuoto. [Difesa]Riflessi: 700
    + 6 tacche (Divoratore del Tempo)
    +6 tacche (Previsione Accurata)
    Totale: 1000
    + 6 Istanti conservati.


    Akira maledizione! Il mio tono era irritato e preoccupato, in un attimo fui di fianco al ragazzo, Garyuuka nel fodera che sofderai in un rapidissimo attacco che però il Veterano schivò come se nulla fosse. Nessuno schivava facilmente i miei attacchi. Nessuno. [Difesa]Riflessi: 700
    + 6 tacche (Divoratore del Tempo)
    +6 tacche (Previsione Accurata)
    Totale: 1000
    + 6 Istanti conservati (12 totali)

    Per lui tutto ciò non era altro che un gioco. Quello scontro non era altro che un intralcio e tutti quanti erano scattati. Quasi tutti anzi. Daishin era rimasto da solo a guardare Yobu e la Forza della Vita. Decisamente troppo poco contro un uomo che poteva controllare lo spazio.

    Akira cercò un altro attacco, una rapida rotazione delle spade che il Veterano sbeffeggiò con un salto acrobatico, passando sopra la testa dell'Hozuki e me perfettamente parallelo al suolo per poi atterrare con grazia dall'altra parte quando ormai le due spade avevano concluso il loro viaggio morale. [Difesa]Riflessi: 700
    + 6 tacche (Divoratore del Tempo)
    +6 tacche (Previsione Accurata)
    Totale: 1000
    + 6 Istanti conservati. (18 in totale)

    Ma non era ancora finita lì! Un fendente di chakra proruppe da Sameha e quella volta il Veterano non si degnò nemmeno di tentare una difesa: si lasciò colpire, quasi come se non fosse accaduto nulla, lasciando che la sua immane resistenza fisica parlasse per lui [Danno Subito]Resistenza: 850 (+6 tacche rispetto alla propria energia)
    Riduzione: -15 (riduzione massima possibile, metà della potenza dell'attacco)
    Danno: Una leggera e mezza al petto
    .
    L'ultima offensiva dell'Hozuki attirò la sua attenzione: cercò di separare la mano dal suo braccio, così da rendere totalmente inservibile la Forza dello Spazio. Peccato che, alla fine dei conti, fosse così poco dotato. Purtroppo per quel ragazzo, purtroppo per l'Accademia intera per meglio dire, il Tempo che fagocitava all'Hozuki lo rendeva così lento ed ancor più prevedibile di quanto non fosse.  Così schivò anche quello, semplicemente roteando il corpo. [Difesa]Riflessi: 700
    + 6 tacche (Divoratore del Tempo)
    +6 tacche (Previsione Accurata)
    Totale: 1000
    + 6 Istanti conservati. (24in totale)


    Io avrei dovuto seguire l'offensiva, ma mi resi conto di quanto ciò fosse un errore: arretrai vicino a Daiki, Yobu e l'altra forza.
    Lui vuole questo MALEDIZIONE. Siete scattati tutti all'attacco lasciando scoperti i bersagli da difendere! C'era reale rabbia nella mia voce. ARRETRATE TUTTI A DIF... Ma era troppo tardi.

    [Contro lo Stratega]
    Nell'assoluta fretta ed onnipotenza del momento un bel po' di individui avevano deciso che doveva essere una buona idea attaccare col fisico un uomo che non poteva essere ferito. Se solo - per caso - qualcuno di loro si fosse fermato a chiedere al Mizukage cosa sapesse. Se per caso avessero atteso che il Mizukage (non l'ultimo arrivato) informasse loro delle abilità fino a quel momento note dello Stratega di certo non sarebbero andati così a cuor leggero contro di lui.
    Era ancora nella mia mente l'immagine della mia spada che trapassava un corpo senza materia.
    Che stuolo di primitive bestie, sospirò l'uomo dall'aspetto strano, rimanendo fermo con le sue braccia conserte. I Kunai di Kato lo trapassarono, così come gli Uchiha Shuriken. Il bolas si perse nel nulla, passando attraverso il suo corpo come se fosse fumo. Ciò che avevano colpito non era altro che una proiezione, una proiezione disfigurata del corpo ormai deforme dello Stratega che in realtà attendeva nell'oscurità. No, cercare di batterlo con la forza bruta non era la cosa migliore.




    [Contro lo Yotsuki]
    Lo Yotsuki senza nome era forse, tra tutti, quello che meno possibilità di uscirne vivo. Non era al livello del Veterano e dello Stratega e, sebbene si potesse rilevare una quantità di chakra magigore rispetto a quella di E (il ninja con gli occhiali), di certo non era stato messo lui in testa alle operazioni di SoyoL'attacco di Shin fu terrificante sia per la sua grande velocità, ma anche per l'attimo di distrazione che la tenaglia causò: il tempo di voltarsi ed il rapidissimo Konohano era già davanti a lui, la lama affondava già nella sua carne, la testa rotolava già dalle sue spalle.

    [Contro E]
    Che Kitori e Masayoshi si fossero diretti da soli contro E, quinto Shinobi della Nuvola, era un'azione che poteva essere premiata con coraggio o forse - più probabilmente - essere tacciata di totale stupidità. Per fortuna che, insieme a loro, un uomo avvolto nelle fiamme dell'inferno decise di unirsi a supportare i due Genin che altrimenti stavano andando contro una morte abbastanza rapida e sicura.
    Oh, coraggiosi, mormorò in maniera appena udibile e con sguardo sicuro. Non aveva una posizione di difesa vera e propria, entrambe le mani erano poggiate sull'avambraccio del braccio opposto. I suoi occhi vedevano attraverso i movimento di Masayoshi. [Tecnica].
    Con tutto il rispetto che si poteva provare per il coraggio mostrato da Masayoshi, non c'era nulla che poteva fare per impensierirlo. Nemmeno la finta ebbe un gran risultato: E sempliemente inclinò il capo lasciando che la lama si perdesse dietro di lui [Difesa]Riflessi: 600 + 4 tacche (Occhio dell'Imperatore)->700
    . Un peccato, anche considerando l'ulro di dolore che il ragazzo lanciò. Quell'attacco doveva esergli costato caro.
    Poi proseguì, imperterrito, cercando di distrarlo con un mezzuccio inutile che ebbe come unico risultato quello di fargli esclamare un semi-sorpreso Uh?, ma alzò semplicemente il braccio rapidamente, frapponendo il suo avambraccio tra la lama ed il suo collo. Si unì il clangore del metallo che colpiva il metallo dei suoi parabraccia, nemmeno scalfiti da quell'azione. [Difesa]Riflessi: 600 ed infile l'ultimo attacco, diretto contro il suo cuore si infranse contro la sua cotta di maglia [Nessuna difesa]. Infine il ragazzo, con un guizzo, arretrò, lanciandogli contro una tecnica che questa volta E schivò con un rapido movimento laterale. [Difesa]Riflessi: 600
    Forse tu sarai più interessante ragazzo, che dici? Kitori si avventò contro il nemico, brandendo ben due spade. Il primo attacco però non ebbe fortuna migliore rispetto alla prima offensiva di Masayoshi, venendo bloccato in maniera quasi pigra dal parabraccia rinforzato di acciaio del ninja di Kumo. [Difesa]Riflessi: 600 + 4 tacche + Basso->775
    La finta non ebbe l'effetto speato, probabilmente. Kitori proseguì con un rapido affondo ma quella volta E, stanco, estrasse dal fianco la sua Katana, parando l'attacco con la lama della Katana [Difesa]Riflessi: 600 + 4 tacche-> 700.
    Poi, all'estremo di un attacco fondamentalmente senza senso Kitori cercò un affondo con due lame che però avevano circa cinquanta centimetri di differenza in lunghezza. Manaita poteva raggiungerlo, ma la Wakizashi no. In ogni caso, era stanco: la Wakizashi non raggiunse il volto e Manaita si infranse contro le sue difese. [Nessuna difesa]


    EHI VOI DUE, STATE INDIETRO E LASCIATE IL TIZIO A ME! La voce (l'urlo) di Warai giunse dalle loro spalle. Il Ninja di Kurotenpi sembrava pronto a fare un notevole caos: ancora avvolto nelle sue fiamme, potrò il braccio destro indietro tenendosi il polso con la mano sinistra, quasi volesse sostenerlo. Che diciben faccino, vuoi ballare con qualcuno alla tua portata? E mentre lo diceva, un piccolo sole comparve alle sue spalle [Tecnica]Tecnica trasformata in Shakuton (+25 di Potenza)
    Impronta: +10
    Ninjutsu inarrestabile: +10
    Potenza finale: 125
    Raggio: 9 metri
    .
    Quello sarebbe stato un botto notevole. La sfera che Incendio lanciò era molto lenta ma non appena toccò il suolo ci fu un'immane esplosione larga nove mentre che travolse molta gente, E compreso.
    AHAHAHAHAHAHAHAHA, la risata isterica di Warai durò per qualche secondo, il tempo necessario affinché le fiamme si placassero, il tempo di notare che il proprio avversario era ancora vivo.

    Parecchio intenso, Incendio di Kurotenpi... come c'era da aspettarselo del resto. La voce era chiaramente distorta dal dolore. Probabilmente sotto le molte protezioni il calore aveva ustionato la pelle, ma forse meno gravemente di quello che Incendio si era atteso. In compenso però c'era un sigillo sul palmo della mano destra di E che era illuminato di una luce simile al fuoco che aveva appena ricevuto contro. [Tecnica]





    Una quiete. Momentanea, brevissima per meglio dire, ma pur sempre quiete. Il Veterano l'assaporò, esaltato dentro per ciò che stava per accadere. Nella fretta molti di loro si erano gettati all'assalto. Incendio di Kurotenpi era avanzato contro E, mentre la donna in nero era rimasta indietro. Anche il Mizukage aveva tentato solo una sortita poi era tornato indietro verso Yobu e l'altra Forza.
    Credo sia arrivato il momento, signore. La frase dello Stratega al Veterano ebbe come risposta un rapido cenno di assenso.

    Ho assistito a molte gesta di coraggio oggi, ma questo non è sufficente la sua voce tuonò nel campo di battaglia, prima che, dopo un brevissimo baluginio della pietra azzurra al suo anulare destro, il Veterano scomparisse ricomparendo subito dopo alle spalle di Yobu, del Mizukage, della Forza della Vita.

    Non appena percepii la presenza del Veterano mi voltai e mi lanciai contro Yobu ma accaddero diverse cose contemporaneamente: una tremenda forza mi attirò all'indietro, ed assieme a me anche Kurona, Daishin e Youshi. Ne eravamo appena dentro, mentre Yobu e la Forza della Vita, che erano alle nostre spalle rispetto alla battaglia, ma a quel punto si frapponevano tra noi ed il Veterano non ne furono risucchiati., compresi alcuni dei Kunai di Kunihiro che si sarebbero trovati nel raggio di azione, così da allontanare totalmente la possibilità che il teleporta della Foglia potesse avvicinarsi [Azione]
    Centro di Gravità (Forza del Tempo): Forza 850
    .
    La forza di attrazione non durò a lungo, ma Kurona fu tirata violentemente verso il centro e probabilmente anche Daishin e Youshi. Io, grazie al Chakra di Chomei riuscii a resistere ma persi l'attimo necessario a scattare e quando fui nuovamente in grado di muovermi una figura nera, fatta di ombra, comparve tra me ed il Veterano.
    Un istante
    Fu solo un istante. Quando sufficente affinché il Veterano afferrasse con la sua enorme mano destra la pietra che baluginava di bainco con una mano e Yobu con l'altra.
    HA PRESTO YOBU! urlai agli altri, pronto ad attaccare la figura nera davanti a me, che però sparì, come se fosse fatta di fumo. Alle mie spalle lo Stratega sorrise, il Veterano, invece sollevò Yobu per il collo, stringendo.

    E, Murasaki, non lasciate che interferiscano con il nostro Signore.Le parole dello Stratega furono decise, mentre il Veterano scompariva ancora, riapparendo in alto, all'altezza di nove metri dal cielo, levitando. E e Murasaki si mossero dalle loro posizioni, avvicinandosi allo Stratega mentre in cielo il Veterano conservava nelle sue vesti le pietre che aveva nella mano sinistra, per poi avvicinarla al povero Yobu, urlante e spaventato.

    Non temere, la voce del Veterano era quasi dolce. Presto sarà tutto finito. Presto questo potere non sarà più la tua croce, piccolo Yobu.

    Merda... Yamina ci ucciderà..., Kurona si rialzò dopo quello sballottamentodurante il quale sicuramente avrebbe impattato contro chiunque altro fosse stato risucchiato.

    EHI MIZUKAGE, VUOI RIMANERE A GUARDARE? Urlò Incendio, la sua voce leggermente affaticata. Volò verso di me rapidamente, ma ormai il Veterano aveva messo la sua mano sinistra attorno al cranio di Yobu.

    No. Però credo che non avremo modo di fare altro che guardre. Se proviamo ad avvicinarci..., sospirai, mentre venivo rivestito dal manto del Demone [Tecnica]. Chiunque tu sia, dobbiamo volare fin lì e sperare che non si teletrasporti. VOI ATTACCATE GLI ALTRI DUE. NON LO STRATEGA, IGNORATELO! Così, seguito da Incendio, presi il volo diretto contro il Veterano, pronto a cercare di fare il possibile per evitare che Yobu venisse ucciso e che il Veterano mettesse le mani su un altro di quei cristalli. Tuttavia le dita del Veterano stavano già stringendo il cranio di Yobu. Le ossa stavano già scricchiolando sotto la terribile morsa. Il Cristallo però pulsava, qualcosa stava accadendo, ma un qualsiasi ritardo sarebbe costato carissimo al mondo.
    Tutti dovevano cercare di evitare che E e Murasaki si mettessero di traverso tra me, Incendio ed il Veterano. Era l'unica cosa che a quel punto si poteva fare.
    Era la fine della partita.




    Come promesso, ci avviciniamo alla fine rapidamente, giacché è inutile tirarla per le lunghe senza motivo. Non rimproveratevi nulla, tutta questa mini News non aveva molta possibilità di riuscita, per cui sicuramente ormai una delle Forze è in mano al Veterano.
    Ma narriamo la cosa :wosd:!
  9. .

    La Chiamata


    IV


    Tra tutto ciò che venne dopo, Kensei fu quello che - più di tutti - attirò la mia attenzione e creò in me un moto di fastidio che urgeva chiarire. Potevo comprenderlo: comprendevo il suo desiderio di vendetta, la sua voglia di rivalsa verso chi aveva ferito così tanto il suo Villaggio e gli aveva portato via tutto. Ma io - a differenza sua - avevo chiuso la mente alla vendetta. Freddamente non consideravo la voglia di far soffrire coloro che mi avevano fatto soffrire, preferendo un approccio più pragmatico alla questione.
    Prima risposi a Raizen, quando fui interpellato, riguardo la possibilità di unire il Chakra della Volpe a quello del Veterano. Aggrottai le sopracciglia alla domanda e mi presi qualche secondo per rispondere.
    Non lo so. Devo analizzare questo Chakra. Se è un Cristallo Mugen, come credo che sia, è assolutamente indistruttibile, almeno con i metodi che conosco. Si potrebbe sperimentare Raizen, ma non ti assicuro nulla. Forse però, se è solo Chakra con un certo livello di consapevolezza potresti provare a soggiogarlo. Era l'unico suggerimento che potevo dare così, su due piedi.
    Poi venne il suggerimento riguardo i Bijuu. No. La mia parola fu secca. Attualmente, solo lo Yonbi è libero. I Bijuu sono già distribuiti equamente tra i quattro Villaggi, quando Suna avrà rimesso mani sullo Yonbi. La situazione da te descritta creerebbe squilibri in quanto c'è il rischio che un Villaggio possa avere più Bijuu degli altri e, come ha detto il Kazekage, la fedeltà è prima verso il Villaggio, poi verso l'Accademia.
    Dunque, mi rivolsi a Kensei.
    Kensei..., sospirai, non ero arrabbiato. Lo comprendevo. Io capisco cosa cerchi. Ti assicuro che anche io, dentro di me, profondamente, desidero che Shiro riceva la giustizia per i torti che ha subito, ma forse non sono stato sufficientemente chiaro riguardo il Veterano. Una nuova piccola pausa, per riorganizzare le idee. Lui ed i Cremisi ci travolgeranno come un'onda prima di riuscire a mettere piede a Chanta. Ci colpiranno e divisi, verremo distrutti prima di riuscire a capire dove si trova Shiro, in questo mondo. Forse non sono stato sufficientemente chiaro, o colorito nella mia spiegazione poco fa, per cui permettermi di essere cristallino: il Veterano è il nemico più potente che io abbia mai affrontato. Noi, in questa stanza, unendo le forze, avremo un briciolo di possibilità forse, ma niente di più. È in grado di controllare forze primordiali del mondo e, sopratutto, ha detto chiaramente che siamo il suo obiettivo. È alle nostre porte, ha un esercito ed è pronto a tingere il mondo di rosso. Se seguo la vendetta per ciò che è successo a Kiri, Kiri soccomberà sotto i colpi di un nemico. Io ho visto, ciò che è in grado di fare ed io, che sono il Mizukage, non sono stato in grado di fare nulla contro di lui. Ridotto ad un inutile straccio senza possibilità, umiliato nonostante la mia forze, nonostante il Nanabi. Ho visto e visto che non sono stupido, lo temo. Lo temo più di Shiro, Kensei. Sento il suo fiato sul collo e sono certo che presto questa sensazione sarà condivisa da parte di tutti noi. Sospirai, tamburellando un attimo le dita sul tavolo. Non ho mai inteso ignorare Chanta. Ma dobbiamo agire con ordine, Kensei. Il che significa avere tutto il Villaggio dalla mia, perché altrimenti non mi sarà possibile difenderci contro i Cremisi, attaccarli e scoprire di più su Shiro. Sostanzialmente su di lui non sappiamo nulla, per cui per iniziare, dobbiamo raccogliere informazioni su Chanta e su Shiro. Questo compito non esclude l'intervento contro i Cremisi, non di certo. Dunque mi rivolsi a tutti gli altri. Molti di noi si sono scontrati contro questi nemici, è facile pensare che essi siano la priorità. Io ho combattuto contro la Zanna, ne sono rimasto ferito. Ho combattuto contro i Cremisi, ho combattuto a Chanta e contro Chanta, come Diogene ricorderà. Unendo le forze, potremmo lanciare una missione di infiltrazione a Chanta, al solo scopo di raccogliere informazioni su Shiro in maniera tale da preparare una difesa ad una controffensiva. Stava agli altri approvare quel piano. Una missione di infiltrazione a Chanta, accuratamente preparata, poteva essere utile e poco rischiosa. Avremmo messo a rischio la vita di pochi uomini senza affrontare di petto un nemico di cui non conoscevamo nulla se non che era tremendamente potente. Questo ci avrebbe dato la conoscenza, necessaria a muovere guerra.
    I Cremisi sono sul'offensiva, di questo ne sono certo. Per cui le difese hanno la priorità. Diogene, lanciare lo Yonbi nel cuore di Kumo è inutile. Perderemmo solo lo Yonbi, il Veterano è in grado di metterlo a cuccia senza problemi e sospetto che, grazie ai suoi poteri sullo Spazio, non abbia grossi problemi a raggiungere qualsiasi luogo in cui decideremo di liberarlo. No, sarà una Guerra. Un'altra Grande Guerra contro gli stessi nemici che quarant'anni fa ci hanno fatto alleare. Motivo per cui, il mio suggerimento è espandere le nostre aree di influenza nei territori limitrofi extra-Accademici. Iwa, Taki e Kumo, che fanno parte di questa alleanza, avranno lo stesso obiettivo. La battaglia inizialmente si giocherà lì. Per quanto riguarda Ame, preferisco ascoltare prima di proporre. La mia conoscenza attualmente limitata. Dunque mi rivolsi ad Akira.
    Akira, cosa intendi fare? Sembra che tu stia parlando come se tu fossi una parte neutra qui, al pari di Jotaro. Hai delle responsabilità verso Kiri, ricorda. La Spada che porti con te non è tua.


  10. .

    Sistema Genesis 2



    Ok, ci ho lavorato un po' e questo è - per il momento - il mio ultimo lavoro grosso sull'app prima di una lunga pausa.
    Il Sistema Genesis ha riscosso un discreto successo. Ha creato gioco, ma aveva dei difetti. I PNG spesso non avevano senso, le missioni sono esageratamente facili e non rappresentano una sfida adeguata per i PG.
    Sono tutte problematiche che ho affrontato in questa nuova concezione del Sistema Genesis, al fine di renderlo più funzionale.

    Ecco una lista delle modifiche effettuate!

    CREAZIONE DEI PNG


    La creazione dei PNG è profondamente cambiata. Si tratta di una generazione procedurale, che non è più basata sulle classi create da voi, bensì su classi che - dati certi parametri - effettuano precise ricerche su tutto il materiale di gioco, di lista.
    Per motivi abbastanza ovvi, non ci sono PNG che hanno Demoni e Marionettismo (quest'ultimo perché richiede solo materiale personale per essere usato).
    Inoltre è profondamente cambiato anche il modo in cui vengono assegnati i tratti: questi non saranno più dati casualmente, ma seguiranno una progressione specifica (un tratto abilità, un tratto tecniche, un tratto equipaggiamento ecc...). Non saranno assegnati altri tratti all'infuori di questi tre durante la crescita del PNG.

    I PNG hanno subito un RETCON TOTALE, mantenendo costante solo la TS. Le loro conoscenze e le loro classi sono state azzerate.
      Statistica nascosta: Talento del PNG.
      Non tutti i PNG sono uguali. Alcuni più talentuosi possono avere di base un maggior numero di tratti. Ci sono tre livello di talento
      Talento nella media: Il PNG non ha altri tratti se non quelli cumulabili acquisiti con la crescita
      Talento sopra la media: Il PNG ha di base i tratti Slot Tecnica/Azione ed uno tra Instancabile/Duro a morire
      Talento Eccezionale: A quelli si aggiunge anche il tratto TS Extra

      Le classi


      Le classi saranno due per ogni PNG: Una Classe BASE, che raccoglie in genere un più ampio numero di conoscenze ed una AVANZATA, più specifica.
      Il punto di congiunzione tra le due classi è la/le TS del PNG: la classe base sceglie la TS, la classe avanzata viene scelta tra le classi che possono acquisire quella TS.

      Bug fixing
      Il sistema di creazione dei PNG non crea più PNG troppo insensati. Le impronte vengono acquisite in base alla TS dove necessario, stessa cosa per gli equipaggiamenti di TS.


    Missioni


    Modifica già effettuata: le missioni in cooperazione sono state eliminate. Quelle iniziate dai PG possono essere concluse, ma non ne verranno aperte di nuove. Questo consentirà di avere due missioni in cui due parti si scontrano tra loro, anziché una missione dove effettivamente due parti cooperano.

    Taglie


    Le taglie sono state ridotte in quanto giudicate troppo alte.

    PNG NELLE MISSIONI


    Un vantaggio della generazione procedurale è poter creare, date certe condizioni (una specifica missione, uno specifico villaggio, un certo potere) un PNG che è sempre uguale, anche se è casuale.
    I QM potranno vedere, nel pannellino di gestione della Quest, un nuovo strumento che consente di generare una scheda casuale in maniera estremamente rapida. Il PNG può avere grado ed energia variabile a seconda del potere che decidete di assegnargli.
    In questo modo potrete avere altri PNG per alzare il livello della missione ed infittire la trama

    STEMMI GENESIS


    Da ora in poi le Missioni Genesis che prevedono la presenza di un solo PG potranno essere premiate, per il QM, solo con lo stemma Genesis a meno che la missione non sia stata particolarmente bella/difficile ed impegnativa tanto per il PG quando per il QM (in tal senso, consiglio di usare i PNG di cui parlo sopra!).

    Gli Stemmi Genesis valgono 1 Onore o 2 Semplici e valgono come Stemmi Lode Oro/Argento in termini del computo degli stemmi lode utilizzabili in un tratto.

    BUG


    Ovviamente ce ne saranno. Segnalateli che provvederò a risolverli.
  11. .

    La Chiamata


    I


    Come si può riassumere in poche parole uno statoo di continua preoccupazione verso un futuro catastrofico? Ansia? Terrore? Avevo provato quelle sensazioni in passato e negli anni, avevo imparato a gestirle, a non lasciarmi sopraffare.
    Quella volta non era così.
    Dormivo poco e si vedeva. Ciò che avevo vissuto in prima persona era un'esperienza che andava ben oltre la semplice comprensione umana. Avevo visto l'essenza del tempo, avevo vissuto in uno spazio dove questo non avevo significato. E da lì ne ero uscito con una sola certezza: guerra.
    I Cremisi avrebbero marciato su ogni cosa, avrebbero bagnato di sangue la erra ed il Veterano era un nemico troppo forte e troppo furbo per essere sconfitto, almeno attualmente.
    C'era bisogno di unità, c'era bisogno di un'Accademia forte ed in quel momento l'unica cosa forte erano le divisioni tra i quattro villaggi che componevano detta "alleanza".
    Raizen era un animale ferito. Privato di Kurama, privato del Daimyo e probabilmente, del suo orgoglio.
    Avevo saputo delle elezioni del Kazekage e del Koage. Una buona ed una pessima - ma scontata - notizia. Il Kakita era una scelta migliore di Hoshi, se non per forza, per il semplice fatto che non era compromesso con il Mikawa.
    Diogene invece era una pessima notizia. Qualcosa a cui però ero mentalmente preparato. Affrontare il Mikawa per difendere la mia patria non mi spaventava.
    Ma se avessi dovuto combattere Oto ed i Cremisi, pur con l'aiuto di Konoha e Suna... che speranze avremmo avuto? Non ero certo che i quattro Kage assieme avrebbero potuto uccidere il Veterano, figurarsi tre. Figurarsi se avessero dovuto combattere su due fronti o peggio, se i loro nemici si fossero alleati.

    Anche quella notte erano le tre quando aprii gli occhi. Sapevo che il sonno non sarebbe arrivato, il suono del mio cuore che batteva forte non mi avrebbe lasciato tregua. Mi alzai a sedere silenziosamente, mi girai verso Ayame che dormiva placidamente al mio fianco. Non la svegliai, con cautela scesi dal letto, uscendo dalla camera. La porta di quella di Natsu era aperta: il bambino era troppo piccolo per dormire in un letto vero, avevo ancora una culla. Ci entrai e mi avvicinai alla struttura di legno, posando le mani sul bordo.
    Natsu aveva preso parecchio da me. A differenza delle sorelle maggiori aveva i capelli biondi, biondissimi, simili ai miei quando avevo la sua età. Si sarebbero scuriti nel tempo. Forse la carnagione era più simile a quella di Ayame. Era un bambino attivo, curioso, impavido. Aveva tutta la vita davanti, una vita che doveva essere felice e libera.
    Io ero suo padre.
    Era compito mio far sì che ciò accadesse.
    Ero suo padre e non ero più sicuro di poterci riuscire.

    Un lieve rumore di passi mi svegliò. Mi voltai e nella penombra vidi una piccola figura in piedi davanti la porta aperta. Si strofinava gli occhi e sbadigliava. Potevano essere Jukyu o Nana, non ne avevo idea, senza luce erano praticamente impossibili da distinguere.
    Papà? La voce, assonnata, era quella di Jukyu. Mi voltai ed andai da lei, accarezzandole piano i capelli, piegandomi sulle ginocchia.
    Ehi piccola, perché sei sveglia?
    Dovevo andare in bagno, mi rispose sbadigliando. E tu perché sei sveglio?
    Avevo sentito qualcosa dalla stanza di Natsu e sono venuto a controllare, mentii, non potevo dirle che il peso e la paura mi stavano schiacciando. Direi che tu devi tornare a letto.
    Va bene, disse semplicemente la bambina. Vieni con me?
    A quella domanda sorrisi, il cuore colmo di quell'immensa tenerezza ed amore paterno che solo un figlio può suscitare. Misi le mani sotto le sue braccia e la sollevai. Andiamo.
    Ce la dovevo fare.
    Per loro.
    Solo per loro.



    Più tardi quella notte un corvo beccò la finestra del mio studio privato in casa. Era seduto dietro la scrivania, leggevo documenti ufficiali, cercavo di trovare una soluzione che sapevo non avrei trovato rimanendo lì.
    L'unico modo era incontrarci tutti. Definire le alleanze. Ma avevo timore, timore di non essere pronto all'estrema prova che mi attendeva. Timore che tutto ciò che avevo creduto fosse inutile. Mai prima la guerra. Mai prima la vendetta. Mai prima la rabbia.
    Ma sarebbe stato così di fronte al Mikawa?
    Il corvo beccò ancora.
    Non era un animale comune: mi alzai ed aprii la finestra. L'uccello balzò dentro ma non scappò, mi guardo con aria misteriosa, attendendo. Alla zampa portava legato un rotolo. Lo presi ed in quel momento il corvo gracchiò, uscendo dalla finestra aperta. La richiusi per bloccare l'aria gelida e tornai alla scrivania con il piccolo messaggio in mano.
    Mentre lo leggevo sentivo prudere vecchie cicatrici, precisamente, vecchie cicatrici dietro le gambe. Speravo che a Jotaro facesse male l'orecchio almeno.

    Sospirai, bruciando il biglietto subito dopo. Una riunione dei Kage. Era ciò che ci voleva... e dunque, era giunto il momento.
    Il momento della verità.
    Il momento di capire se questa Alleanza poteva essere ancora definita come tale



    Il messaggio per Kensei giunse il mattino dopo seguente. Mi trovai il tetro spadaccino nel mio studio. Avrei chiamato Akira. Era stato promosso a Jonin, sarebbe stato quello il suo posto. Ma Akira non c'era. Dopo la missione nel Paese del Gelo, qualcosa in lui si era rotto. Non era ancora tornato al villaggio ed io avevo deciso di dargli tempo.
    Però aveva responsabilità. Verso il Villaggio, verso le persone che stava lasciando lì. Aveva le responsabilità della spada che i portava dietro.
    Ma c'era Kensei. Quando la mano destra non era amputata, la sinistra sarebbe rimasta lì, pronto a sostituirla. Per qualche motivo Kensei mi inquietava, come se qualcosa in lui fosse del tutto opposta a me. Ma ciò non mi impediva di fidarmi completamente di lui.
    Una riunione segreta tra i quattro Kage, Kensei. Io, Raizen Ikigami, Hohenheim Kakita e Diogenes Mikawa. Saprai cosa significa. Voglio che tu venga con me come mia scorta... non mi aspetto combattimenti, ma la fiducia è una merce rara ultimamente. Spiegai al Kenkichi, che poi mi ricordò di Akira. Lo so. Diamogli tempo, almeno un altro po'. A volte, quando le cose vanno tremendamente male, serve. Scostai lo sguardo dallo spadaccino, sospirando. Parlo per esperienza personale.



    Eravamo a circa trenta chilometri dal luogo prestabilito quando dissi a Yogan di atterrare. Proseguiremo a piedi, spiegai. La riunione è segreta ed un drago è un ottimo segnaposto. Torna pure Yogan, dobbiamo essere solo io e Kensei. Dissi alla dragonessa la quale fece un verso di disappunto, ma scomparve. Andiamo.

    Un luogo freddo, spartano. Cibo pessimo. Nessuna comodità. Nessuna guardia. Nessuna richiesta di cedere le armi. Eravamo lì, con i nostri capelli, con le nostre armi e tutte le migliori intenzioni che potevamo mostrare verso gli altri. Mi trattenni forse troppo a lungo nella mia stanza, racchiuso in una forzata meditazione. Quando ne uscii, cappello in testa, camminai fino ad entrare nella stanza. La mano di Kensei mi toccò la spalla, ma non mi voltai. La mia attenzione fu catturata dai due che entrarono: Jotaro ed... Akira.
    Sentii Kensei sussurrai il nome dell'Hozuki, io, invece, non dissi nulla.
    Ci fu solo uno sguardo, lanciai al ninja di Kiri, severo.


    Presi posto, silenziosamente, dove mi spettava, poggiando il capello di Mizukage sul tavolo, unendolo a quello degli altri. Solo allora guardai i presenti, fermamente.
    Lì non c'era più Itai Nara.
    Non c'era più un uomo. Non c'erano più sentimentalismi o personalismi. Non c'era spazio per null'altro che non fosse Kiri.
    Ero l'incarnazione del Villaggio. Solo e nient'altro che il Mizukage, l'idea astratta di esso fatta carne.
    Quella riunione poteva iniziare.
  12. .

    La Rottura


    I

    [In un tempo remoto, in un luogo perduto]

    Un uomo anziano sedeva davanti ad uno scrittoio nella penombra di una stanza senza finestra. Due candele bianche bruciavano lentamente lo stoppino e la luce illuminava la pergamena sotto di lui. Non c'erano penne o calami, in quel momento l'uomo stava solo leggendo. L'età gli aveva portato via gran parte dei capelli, che ora rimanevano corti come una corona candida attorno alle tempie e la sua vista non era più buona come un tempo. Leggeva molto e leggeva cose potenti. Forse era per questo che la sua vista stava venendo meno... era successo anche ad Indra, dopotutto. Ed ai suoi figli. Ma lui non aveva quegli occhi rossi maledetti, eppure la sua vista stava decadendo sempre di più. Ben presto l'oscurità eterna lo avrebbe accolto, ancor prima che la morte lo stringesse nel suo abbraccio.
    Accarezzò la pergamena sotto di se, quasi potesse leggere solo col tocco delle sue dita, dunque la richiuse con cura. Si rialzò, poggiandosi ad un bastone vecchio e nodo e con la mano sinistra sollevò un sacco di tela pregiata. Cercò la porta e la spinse, il rumore della pietra che scorreva leggera su altra pietra graffiò le sue orecchie.
    Quando fu fuori la luce colpì le sue retine e quasi gemette dal dolore. Ci vollero alcuni secondi affinché potesse riprendere a camminare in quella luce più accecante della più completa oscurità. Percorse vecchi corridoi di pietra e legno che conosceva bene, finché non fu in una stanza dove un tempo era solito ricevere graditi ospiti.
    L'Archivista poteva vedere ancora le forme dei tre che erano davanti a lui. Raggiunse una sedia e vi si lasciò andare, stanco.
    Ho trovato ciò che avete chiesto. Vi chiederei gentilmente di aprirle, qui, ed ora.
    Perché? Domandò uno degli uomini. Era un uomo sulla quarantina, il volto affilato e pallido, con lunghi capelli neri.
    Queste Pergamene mi furono affidate affinché le conservassi. Affinché fossero affidate a uomini e donne in grado di usare il loro potere. Vi ritenete tali?
    Una donna, dalla pelle scura ed i capelli chiari si fece avanti, inginocchiandosi con grazia. Non possiamo saperlo, Archivista. Ma l'unica eredità che ci ha lasciato Indra è un mondo sommerso di sangue. Se la mia vita dovrà essere messa a rischio per risolvere ciò, allora così sia.
    L'Archivista prese una pergamena e la porse alla donna, ne prese una seconda e la porse ad  un uomo biondo, agitato e dalla pelle chiara. Erano rotoli antichi e pregiati, avvolti attorno a supporti dorati. C'è un motivo per cui ve l'ho chiesto. Per proteggervi. Se non siete degni del potere che racchiudono potrebbe essere l'ultima cosa che leggete. Tu non hai chiesto nulla. Perché?
    Non prenderò in prestito poteri altrui, Archivista. Persino di Indra. Combatterò per riportare la quiete in queste terre. Combatterò per far sì che la visione di Ashura possa sopravvivere. Combatterò per la pace.
    Che mondo strano è questo, dove bisogna combattere per la pace. C'era malinconia nella sua voce. Lo Spazio ed il Tempo non sono entità facili da governare. Lo Spazio è infinitamente grande, il Tempo corre in avanti. La loro natura è strana e complessa ed essi sono legati. Ciò che creerete con queste Pergamene riverbererà per sempre nella storia del mondo. Spero ne siate degni. Tu... indicò l'uomo dai capelli scuri. Come ti chiami?
    Ho rinunciato al mio nome. Sono solo un veterano di mille battaglie, Archivista.



    Immaginate il tempo. Forse è qualcosa di difficile da fare. Se prendessimo in considerazione un sistema dove tutto rimane immobile e non cambia, come potremmo definire lo scorrere del tempo? Non abbiamo appigli per comprendere che il fiume temporale prosegue, se non una logica di fondo, un'abitudine intrinseca legata alla nostra esperienza di vita. Ma consideriamo un'immagine ferma. Poi una successiva, dove qualcosa cambia. Ed una successiva ancora diversa e così via, per migliaia, migliaia e migliaia di volta. Come un film, lo scorrere del tempo viene rivelato come una sequenza di immagini che scorrono davanti ai nostri occhi, dandoci l'illusione che il tempo stia andando avanti.
    Risolvere il mistero di cos'è il tempo non è possibile, ma una cosa è certa: tutte quelle vecchie fotografie passate, quei momenti vissuti, svaniscono spandendosi nel nulla. Ma non lì. Non nel mondo dove una Forza li attirava a se, ingurgitandoli e bloccandoli dal momento della sua creazione. La Forza del Tempo è una Forza che non crea tempo. È una Forza che lo mangia, che lo sottrae. Che prende il tempo passato in se, che ruba il futuro a chi vi si avvicina, intrappolando la sua esistenza in un cristallizzato eterno "presente".
    Mentre il Mizukage ed il Veterano combattevano in quella fonte, stava accadendo proprio questo. Nella lotta i due si erano spinti così profondamente nella Fonte che ormai fuori tutto scorreva veloce. I mesi passarono. Gli anni passarono. Del Mizukage e del Veterano non si seppe più nulla. Scomparsi entrambi assieme allo Stratega e Youshi. Bloccati in eterno in un presente che scorre troppo lento rispetto al resto del mondo.

    Ma facciamo un salto indietro, nel tempo.
    E facciamo un salto lontano, nello spazio.



    [Fine Settembre del 37 DF, Soyo]
    Gli Accademici che si alleavano con i Kurotenpi era una notizia davvero incredibile. In quello stallo alla messicana alla fine gli Accademici avevano scelto di allearsi con i folli e gli instabili per abbattere il potente nemico che gli si era parato davanti.
    Ehi, Gatou Warai, ancora avvolto nella sua armatura di fiamme, guardò gli Accademici. Provate a fregarmi e riduco allo stato molecolare voi ed i vostri antenati.
    Il ninjutsu di Kato stordì i nemici, che però non fecero una piega. L'uomo con i capelli viola si grattò la testa e tir un pugno all'aria, colpendo l'essenza stessa della tecnica di Kato [Difesa]Decreto di Raijin, annullata tecnica..
    Seccatura.
    Per favore, non sottovalutato i nostri nemici.
    Siamo in svantaggio numerico.
    Dobbiamo solo prendere Yobu. Nient'altro. Non ci interessa combatterli.


    [Aprile del 38 DF, Eiba]
    Il sangue del Daimyo bagnò il canale, tingendolo di rosso. E quel sangue rivelò un segreto celato. Il fiume all'improvviso iniziò a ribollire, ma non c'era calore. Come se una grossa quantità d'aria stesse venendo liberata all'improvviso. Poi dal pelo delle acque emerse un pilastro roccioso. Era alto almeno tre metri sulla superficie del fiume e su di esso c'era un cristallo che emetteva una luce bianca, continua e senza fine.
    Il segreto di Eiba.
    Il segreto della sua ricchezza.


    [Youshi, il Mizukage, il Veterano e lo Stratega]
    Quando ricomparimmo, trascinati dal potere del Veterano in un luogo indefinito, il mondo appariva strano. Non riuscivo a vedere null'altro che una nebbia verdastra in tutte le direzioni, distanze, come se costituisse le pareti di un'enorme sfera. Non c'era posto per poggiare i piedi, non c'era un centro di gravità. Richiamai le ali di Chomei per provare a muovermi e riassunsi il controllo. Yogan sbatté alle mie spalle, ancora dolorante ma viva. Avvolsi un braccio attorno alle sue spalle e la guardai, pensieroso.
    Dove siamo finiti? Mi chiese.
    Vorrei davvero saperlo anche io Yogan.
    Questo, Mizukage, è il luogo dove il Tempo non esiste. La voce del Veterano venne da sopra me. Lo vidi discendere elegantemente, mentre il gioiello al suo dito sinistro brillava.
    All'improvviso comparvero anche Youshi e lo Stratega. Quest'ultimo andò al fianco del suo signore. Sembrava emettere una specie di vapore scuro.
    Youshi, stai bene? Che ci fai qui? Ero chiaramente preoccupato per il genin. Avrei preferito non vederlo lì, era una situazione enormemente pericolosa.
    Le sorprese oggi non cessano. Sospirò. Prendi il cristallo, Mizukage.
    Sì certo, Veterano. Dissi con la voce carica di ironia.
    Dunque non vuoi capire? Te lo spiegherò. Ormai non puoi più fermare ciò che è iniziato.
    Spiegare cosa? Iniziato cosa? Inizio ad essere stanco di non capire un'accidenti di questa situazione del cazzo.
    Il posto che vedi, Mizukage, è il cuore della Forza del Tempo. Qui, in un tempo lontano, prima ancora che le Armi venissero create, Wei, fondatore del clan Koro di Iwa, ha creato una Forza che attirasse e conservasse il tempo di questo mondo. Ogni momento passato fluisce qui e qui vi rimane. Qui il tempo non scorre. Quando abbiamo messo piede qui, Mizukage, abbiamo deciso di abbandonare tutti. Quanto tempo credi sia passato?
    Solo pochi minuti... no?
    Sbagliato, Mizukage, intervenne mellifluo lo stratega, accarezzandsi le mani. Ciò che noi... sperimentiamo qui, non è altro che una piccola frazione di ci che sfugge dalle Fauci della Forza. Ogni secondo che passa qui, corrisponde ad anni lì fuori. Ogni frase pronunciata corrisponde a secoli. Cosa sarà del mondo che conosciamo quando usciremo da qui? Chi lo sa, ma chiunque lei abbia mai conosciuto, Mizukage, è morto.
    Per un secondo rimasi in silenzio. Poi nella mia mente passarono le immagini di Jukyu, Nana e Natsu. Li avevo abbandonati? Non sarei mai più tornato?
    Ma c'è una soluzione. Lo Stratega allungò la mano. Dacci il cristallo. Daccelo ed il mio signore potrà tornare indietro. Potrà annullare questo viaggio. Daccelo, Mizukage.
    Dunque... dissi con tono di voce appena più basso. Senza cristallo, anche voi avete abbandonate tutto. O no? Sospirai. Yogan, Youshi. Mi dispiace, mi dispiace davvero.
    Eh? Idiota. Io sono al tuo fianco, sempre. Yogan sorrise.
    Beh, Veterano. Se così è, voi siete prigionieri qui con me. E la cosa, sinceramente, mi va bene. La mia vita, quella del mio drago e di un ragazzo per quella dei due pezzi grossi Cremisi. Mi sa che a noi ci va meglio.
    Ammiro questo spirito, Mizukage, non c'era traccia di menzogna nella sua voce. L'ammiro davvero. Ma comprendi che è una visione davvero semplicistica. Non puoi fuggire di qui. Nessuno di noi puoi. Invecchieremo. Ma vedi, forse dovrei dire invecchierete perché questo corpo, Mizukage, è immortale. Sai cosa vuol dire?
    Lo so, presi il cristallo. Non era più trasparente. Stava diventando verde. Prenderai questo cristallo dal mio cadavere decomposto. E tornerai dove devi.
    Esatto, Mizukage. Perché, allora, non me lo dai?
    Guardai Yogan. Così potrei tornare da Ayame. Dalla mia famiglia. A Kiri. Sospirai. Mi dispiace Veterano.
    Allungai il cristallo davanti a me, iniziando a stringere la presa. Se lo distruggo...
    Sei libero di provarci, Mizukage. Questi cristalli non possono essere distrutti.
    Permettimi un tentativo allora. Così lasciai andare il cristallo e con un movimento rapido delle mani richiamai chakra di vento che spanse il suo suono simile ad un sibilo [Tecnica] e dunque colpii a piena potenza il cristallo. Non c'era materiale che la Zanna del Drago di Vento non potesse tagliare.
    L'impatto tra la tecnica ed il cristallo risuonò nel Mondo senza Tempo come un botto. Una luce verde e bianca illuminò tutto. Ma quando poi gli occhi furono di nuovo in grado di vedere, il cristallo era ancora lì. Intero.
    Sei dunque convinto?
    ... Provai a dire qualcosa, ma rimisi le mani sul Cristallo. Abbassai lo sguardo. Pensai ad Ayame, al giorno del nostro matrimonio. Pensai a quanto era bella, ai nostri figli che mi avrebbero atteso per sempre senza sapere mai che fine avessi fatto. Pensai a Natsu, che non avrebbe avuto alcun ricordo di me. Pensai a quanto desiderassi tornare indietro a quei giorni.
    Il cristallo si illuminò tra le mie dita. La nebbia divenne più fitta si deformò formando una specie di tornando che si fermò davanti a me. Ne uscì una voce di donna, una voce che conoscevo troppo bene.
    ...Natsu, Natsuhiko andrà benissimo...
    Ayame, dissi allungando la mano verso il ricordo. Quando le mie dita lo toccarono, tutto divenne buio.

    La pietra mi sfuggì dalle dita. E mentre succedeva, riaprii gli occhi. Lacrime, cadevano dalle mie guance. Cosa mi era accaduto? Che giorno era? Natsu era appena nato perché mi trovavo lì? La confusione nella mia testa durò quanto bastava per decidere le sorti di questo mondo. Il Veterano attivò il potere dello Spazio ed attirò a se la Pietra che conteneva il Potere del Tempo. La strinse nella mano sinistra ed urlò, mentre veniva percorso da scosse di potere.
    IL... IL TEMPO... IL TEMPO È MIO! Urlò il Veterano, abbandonando la sua solita compostura.
    Cosa... ho vissuto un ricordo. Io ero lontano. None ro qui. Cosa è successo?
    Non lo so sei tipo svenuto appena hai toccato quel vortice. Beh, non che importi ora. Dobbiamo fermarlo.
    Oh, miei cari, voi non fermerete nessuno. Qui, solo una persona ha potere.
    Ed il Veterano, con un sorriso sinistro sul viso, unì le due gemme che emisero una luce simile a quella di un'esplosione. Poi, diverse sfere di nubi orbitarono attorno al Veterano. Voci provenivano dall'interno.
    Ora comprendo, Stratega. Comprendo tutto.
    Questo è il moment che ha dato inizio. Questa è l'origine.
    Scusate, all'improvviso fui davanti ai due, spade in mano. Odio ess... Ma non feci in tempo a far nulla. Ricordai solo di essere stato scagliato via, ma gli altri oterono vedere che mi cristalizzai, immobile, per un istante prima di essere lanciato da un gesto dello Stratega.
    Non stavo scherzando, Mizukage. Non c'è nulla che tu possa fare. E dunque mio signore? Sai già cosa fare, suppongo.

    Quelle nubi vorticarono attorno a lui, si unirono fino a formare un unica nube sferica, percorsa da scosse elettriche. Le nubi divennero fuoco.
    Fuoco verde
    Oh lo so.



    [15 Anni prima, a Kessho]
    Il Mastro venne bloccato da una forza improvvisa. L'uomo, enorme, uscito da fiamme verdi. L'uomo lo guardò, spaventato, ma non riuscì ad urlare. Il Veterano parlò, l'uomo gli diede tre Cristalli che erano lì sul tavolo. Il Veterano sparì nelle stesse fiamme verdi.

    [Alcuni mesi prima della Liberazione del Veterano]
    Il Veterano diede ordini allo Stratega. Ordini vincolanti. Lo Stratega non poté vederlo, poté solo udirne la voce, ma seppe che era lui. Trova delle Cinque Forza. Scoprile. Non poteva dire tutto, lui doveva scoprire. Doveva mettersi in viaggio.

    [Circa un anno prima degli eventi di Soyo]
    Il Veterano comparve in davanti a Yobu. Lo spaventò. Lo atterrò con un colpo e lo fece svenire. Prese uno dei cristalli, il più piccolo e con brutalità lo incastrò nella sua fronte. Il potere di Yobu lo guarì. Il Veterano scomparve.

    [Nello stesso periodo, ad Eiba]
    Il Veterano comparve davanti la Fonte. Prese uno dei due cristalli e lo bagnò con il suo sangue, lasciandolo cadere nell'acqua. Vita infinita. Vita eterna. La Vita del Veterano


    Il Veterano era scomparso e ricomparso rapidamente più volte. Scompariva per un istante, poi tornava indietro. Scompariva, e dunque tornava indietro. Non comprendevo che stesse accadendo, ma non tentai più di avvicinarmi: dovevo attendere un'apertura, un momento che mi desse la possibilità di fuggire da lì.
    Ora, è giunto il momento di tornare indietro. A Soyo, qualche mese prima di entrare qui. Disse il Veterano allo Stratega.
    Quella era la mia occasione. Ehi, Veterano. Torni ai giorni nostri?
    Non dovresti continuare a parlare, Mizukage.
    Odio essere lasciato in disparte mentre i miei nemici fanno i fatti loro. Dissi facendomi avanti. Non mi arrenderò.
    Non ne avevo dubbi. Il Veterano affondò la mano nella nube. Ma questa non è una lotta che pu....
    Si udì un rumore di vetro infranto. Mi girai, ma lì non c'erano vetri. Il rumore si sentì ancora. Quella volta proveniva dal Veterano. Poi lo vidi. Era una crepatura, simile a quella di un vetro. Una crepatura che si andava sinistramente allargano dal fuoco che il Veterano stava usando per i suoi viaggi temporali.
    Uh uh... ai Kami non deve piacere che tu stia mettendo così a soqquadro il tempo. Dissi posando una mano sull'elsa della spada, ma non c'era molto che potevo fare.
    Questo è inatteso.
    Lo è davvero. Il Veterano ritirò la mano, ma ormai, qualsiasi cosa doveva succedere, sarebbe successa.

    Chiunque, nel mondo, avrebbe avvertito che c'era qualcosa di strano. Una sensazione di errato. Come se tutto fosse fuori fase. Come se il tempo non scorresse bene come dovrebbe. Magari qualcuno avrebbe visto un piatto appena frantumato ricomporsi, qualcuno avrebbe visto un cavallo imbizzarrito rallentare i suoi movimenti o magari altri avrebbero visto una lumaca accelerare e divenire per brevi istanti veloce come un topo.
    Nessuno che era vigile avrebbe potuto mancare di notare quelle bizzarrie. Il tessuto del tempo era stato rotto e con esso, quello dello spazio, intimamente legati ed abusati dal Veterano.

    C'erano due luoghi nel tempo e nello spazio che interessavano al Veterano. Un anno dopo aver piantato il cristallo nel cranio di Yobu e circa lo stesso periodo, mese più o mese meno, ad Eiba dove aveva lasciato il Cristallo assorbire il potere della Vita.
    Li aveva richiamati assieme agli altri ed erano lì che aspettavano di essere visitati. Ma qualcosa, a causa di quei continui e rapidi salti temporali, stava andando storto.


    LA ROTTURA



    Il potere dello Spazio e del Tempo assieme furono così distorti che il continuum spaziotemporale ne fu afflitto. I due momenti della storia che fino a quel momento erano rimasti separati, si mischiarono divenendo uno solo. E ciò che era destinato ad accadere venne modificato.
    Se avete avuto l'occhio attento avrete notato come ogni Viaggio del Veterano fosse in qualche modo destinato a succedere. Quando Daishin, Kitori e Shin hanno parlato a Yobu, egli aveva già incontrato l'uomo che gli avrebbe impiantato il Cristallo in testa. Egli aveva già ricevuto da se stesso le informazioni. Era un paradosso che normalmente non sarebbe potuto esistere, ma grazie a quel potere paradossale, esisteva.
    Eppure tutto era cambiato.
    La Rottura stava distruggendo il destino e tutti coloro che ne sarebbero stati coinvolti non sarebbero stati più gli stessi.

    Tutti i presenti a Soyo ed Eiba si sarebbero ritrovati in quello spazio nero e verde che era il Mondo senza Tempo. La realtà sarebbe semplicemente crollata attorno a loro ed ecco che passato e presente si sarebbero fusi in un'unica realtà, difficile da concepire e spiegare. Potete però immaginarla così: tutti coloro che indagavano sulla Tayo no Warai si ritrovarono assieme a tutti coloro che indagavano nel Paese delle Valli nello stesso punto. Assieme al Veterano e lo Stratega, davanti loro. Sarebbero comparsi vicino Yogan, Youshi ed il Mizukage.

    Ma un momento... ma alcuni non erano presenti sia a Soyo che ad Eiba?
    Il limite dal paradosso non ha fine. Ma in quel momento erano lì, entrambi. Due versioni passate e presenti, indipendenti l'una dall'altra. Chiunque avesse vissuto gli eventi di Soyo, ad Eiba, si sarebbe accorto che qualcosa nella sua mente non funzionava. Non ricordava cosa fosse successo dopo l'ingresso nel Mondo Senza Tempo.
    Benvenuti, signori, nel Mondo senza Tempo. Yobu. Ti ho appena rivisto. Dev'essere passato un anno per te. Il Veterano guardò l'uomo il quale tremò, aggrappandosi al braccio di Daishin.
    Lui. È lui.
    I tre di Soyo raggiunsero il Veterano, schierandosi dalla sua parte.
    COSA? Gatou, senza più limiti, urlò. Kurona era perpelssa. Nessuno comprendeva cosa stesse succedendo.
    Sareste così gentili da consegnarmi Yobu e quel cristallo bianco? Il Veterano era serafico come sempre. Se non opponete resistenza, vivrete.
    Non ho idea di cosa stia succedendo... ehi Akira, come sei arrivato qui? E perché vedo a doppio?
    Forse non è il caso di pensarci ora. però ehi, siamo parecchi adesso!
    Ascoltate. Quello lì è il capo dei Cremisi. Quello brutto è il suo braccio destro. Storia breve, vogliono questi sassi e non devono averli. Forse possiamo fermarli assieme. Ne ha presi due, con quelli riesce a controllarelo Spazio ed il Tempo ed è forte in maniera... innaturale. Cosa credete che potrebbe fare se riesce a mettere le mani su altre di queste? Guardai i nuovi arrivati. Dobbiamo lottare.
    Mizukage, lotteremo. Oh certo che lotteremo.
    Avete paura per caso?



    Ok, questa è complessa. Non fatemi spiegare tutto di nuovo, qui, ho già avuto difficoltà a scrivere un post che avesse senso. Sono su Discord per chiarimenti, ma se avete capito beh... questa è la continua per quese tre giocate:

    https://narutolegend.forumfree.it/?t=75682485&st=15#newpost
    https://narutolegend.forumfree.it/?t=74992428&st=105#newpost
    #entry626540615

    Se avete dubbi di qualsiasi tipo, sono a disposizione :guru:
    Time to stop the bad guys!
  13. .

    La Trama della Vita


    VIII/A


    [Hoshi]

    Quando i due cloni del Chikuma attraversarono quella che era una grossa barriera di Individuazione approntata lì dai residenti con largo anticipo il lamentoso uomo in cima al complesso roccioso tacque, mantenendo però un atteggiamento piuttosto rilassato. Tuttavia un allarme mentale era già arrivato agli altri: Ehi voi, c'è qualcuno. [Tecnica].
    L'uomo sapeva bene dove fossero i due. Non poteva lasciarli avvicinare. Una risposta giunse dall'interno: Fa' ciò che devi Tobu.
    Esattamente ciò che intendevo fare, borbottò il ragazzo.
    Hoshi non avrebbe avuto realmente modo di avvicinarsi, purtroppo. La copia di nascosto stava tendendo un arco, ma l'uomo aveva preso in mano quello che sembrava un mastodontico pezzo di antiquariato. Un arco enorme, alto quasi quanto un essere umano, di colore dorato con l'asta finemente decorata. [Equip]
    Hoshikuzu non era ancora fuori dalla vegetazione quando l'uomo incoccò una freccia nel suo enorme arco. E quando uscì l'uomo lo fissò con cautela per un istante, prima di tendere la corda verso l'alto e sparare un proiettile verso il cielo. Sapeva che le due fonti di chakra erano due copie, avevano lo stesso colore del chakra. Inoltre visto che l'altro si nascondeva nella vegetazione era assai probabile che lo stesse tenendo sotto tiro. Chi era l'originale? Quello venuto sfacciatamente a parlare o l'altro? Beh, poco importava. Il proiettile non avrebbe fallito: si sarebbe diretto verso l'alto e poi sarebbe disceso a grande velocità, cercando di colpire la copia proprio al centro del petto. Scappare sarebbe servito a poco [Azione]Forza e Velocità: 750
    Potenza:
    . Inoltre, se Hoshikuzu avesse rilasciato la copia l'unica traccia con quel colore del chakra sarebbe stata la sua, per cui il proiettile si sarebbe diretto verso l'originale se non fosse riuscito a completare l'attacco del Chikuma.
    Poco avrebbe importato però perché Tobu avrebbe scagliato silenziosamente altre tre frecce, con lo stesso intento [Azione x3]Forza e Velocità: 750
    Potenza:
    , dirette due vers il Chikuma davanti se l'altra verso quello nascosto se fosse ancora sopravvissuto.
    No, non ci si poteva realmente avvicinare lì. Sarà ancora vivo? Si chiese Tobu, sospirando, prendendo un'altra freccia dal suo notevole arsenale. Ehi, gradirei una mano qui. Sapete che sono inutile se qualcuno si avvicina Ah, Kyoken, a quanto pare cercava te.
    Che aspetto aveva? Kyoken comparve all'improvviso dietro Tobu.
    Capelli rossi, non molto alto. Lo conosci?
    Forse era uno di quelli al campo dei Kariudo. Chissà cosa vuole. Kyoken accarezzò appena la sciarpa che gli copriva metà del viso. Quando sarete pronti a muovervi?
    Quanta fretta, quanta fretta Kyoken-chan.
    Dobbiamo arrivare dalle Shinka. Dobbiamo impedire che il Re si allei con i Cremisi.
    Lo ripeti sempre, sei tanto fissato, dovresti rilassarti sai? Poi magari ci potrai spiegare perché.
    Kyoken non rispose. Rimase a guardare, cercando segni del rosso, se ce ne fossero stati, pronto alla battaglia.

  14. .
    Buonsalve.
    Ti ho approvato la scheda, ma ti consiglio di aggiornarla per aggiungere le tecniche il prima possibile :zxc:
  15. .

    Dataspoiler



    Il Dataspoiler è un nuovo codice per i post che punta a sostituire il neospoiler. Pensato con un'ottica più moderna, sfrutta a pieno l'integrazione con il database delle conoscenze per permettere di inserirle nel post in maniera rapida ed indolore.

    Il Dataspoiler, a differenza del neospoiler, non richiede che siate voi a copiare manualmente il codice delle conoscenze, bensì inserendo solo poche lettere vi consente di recuperare qualsiasi conoscenza ed inserirla nello spoiler.

    Altra novità, il Dataspoiler non si apre al passaggio del mouse, bensì al click e si richiude sempre con un click. È più grande e facilita la lettura del contenuto.

    Come si usa?


    Il codice di base è questo

    HTML
    <a data-spoiler="ta|1 span ab|3">[Dataspoiler]
    <span>Testo aggiuntivo</span>
    </a>

    Che restituisce questo:[Dataspoiler]
    Testo aggiuntivo
    che contiene due conoscenze.
    Nell'attributo "data-spoiler" vanno inseriti le id e le classi delle conoscenze in questo modo classe|id. La classe sarà ta per le tecniche avanzate, tb per le base, eq, cp, ts, ab ecc...
    Ci che mettete dentro gli "span" nel tag "a" non compare, ma potrete farlo comparire come testo aggiuntivo inserendo "span" nell'attributo data-spoiler in qualsiasi punto, come si vede nell'esempio dove "Testo aggiuntivo" compare tra la tecnica e l'abilità così come span sta tra ta ed ab.

      Posso inserire diversi testi personalizzati?


      Sì, potete. Ogni testo personalizzato va inserito in un tag span all'interno del tag a del dataspoiler, così:
      HTML
      <a data-spoiler="">[Dataspoiler]<span>Testo personalizzato</span></a>

      All'interno dell'attributo data-spoiler dovete inserire uno "span", in questo modo:
      HTML
      <a data-spoiler="span">[Dataspoiler]<span>Testo personalizzato</span></a>

      Risultato: [Dataspoiler]Testo personalizzato

      Per inserine più di uno dovrete inserire più tag span ed un nuovo 'span' nell'attributo data-spoiler per ogni nuovo span
      HTML
      <a data-spoiler="span span span">[Dataspoiler]<span>Testo personalizzato 1</span><span>Testo personalizzato 2</span><span>Testo personalizzato 3</span></a>

      Risultato: [Dataspoiler]
      Testo personalizzato 1
      Testo personalizzato 2
      Testo personalizzato 3


      Ciò che sta dentro l'attributo data-spoiler viene inserito nel riquadro del dataspoiler nell'ordine in cui viene presentato. Per cui possiamo mischiare tranquillamente testi personalizzati e conoscenze.

      HTML
      <a data-spoiler="ab|1 span span ta|123 span">[Dataspoiler]
      <span>Testo personalizzato 1</span>
      <span>Testo personalizzato 2</span>
      <span>Testo personalizzato 3</span></a>

      Risultato: [Dataspoiler]
      Testo personalizzato 1
      Testo personalizzato 2
      Testo personalizzato 3


      Posso inserire immagini nel Dataspoiler?


      Sì, così come per le immagini, è possibile inserire qualsiasi codice html e questo verrà riprodotto all'interno del dataspoiler.
      Esempi:

      HTML
      <a data-spoiler="span span span">[Dataspoiler]
      <span><b>Testo Grassetto</b></span>
      <span><span style="color:red">Testo rosso</span></span>
      <span><img src='https://www.narutogdr.it/skin_2016/immagini/logo_wrap.png'/></span></a>

      [Dataspoiler]
      Testo Grassetto
      Testo rosso

    Ma come faccio a reperire l'ID delle conoscenze


    In realtà il Post Creator fa tutto per voi. Aprite il Cerca Conoscenze dal Post Creator, cercate la conoscenza che vi interessa (anche tra le vostre personali) e cliccate su "+". Aggiungetela e verrà salvata. Quando create il Dataspoiler sarà tutto lì, pronto all'uso, senza difficoltà.
    Una volta creato lo spoiler il salvataggio delle conoscenze viene cancellato.

    Edited by -Max - 18/10/2018, 16:14
609 replies since 15/5/2006
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