Votes taken by ~Sekiro~

  1. .


    Il Ritorno del Nono


    ~II~



    Il Male del Mondo



    Cos’era un ninja? Ad Ashina era un guerriero senza nome, legato indissolubilmente al proprio Signore, senza possibilità di emozioni o pensieri propri, se non quelli esclusivamente atti a portare a termine la volontà terza che lo muoveva. Viveva e moriva sul campo di battaglia, nell’assoluto anonimato. Spirare nel silenzio, in modo che il resto del mondo fosse all’oscuro della sua stessa esistenza, sarebbe stata la morte che ogni shinobi avrebbe desiderato… in quella antica terra di spadaccini. Qui, però, eravamo a Kiri ed il concetto di ninja era assai variabile, a seconda di chi fosse stato l’interlocutore con cui affrontare il dibattito. E di fronte al Lupo, in quel momento così concitato, in cui l’aria stessa veniva caricata da una tensione insostenibile alimentata dai fendenti verbali di DUE singoli individui, non c’erano solo DUE kage a confronto. C’erano DUE contrastanti modi di vedere il mondo. DUE pensieri assolutamente totalizzanti che prorompevano in sfere d’influenza facenti attrito tra loro. Tutto, letteralmente tutto, tra Nono e Decimo, era agli antipodi. Lo si poteva notare già dalle reazioni che provocarono nel Lupo.

    Scortare chi? Al massimo puoi reggere le spade di questi due.

    L’offerta dello shinobi del Drago fu prontamente declinata in tono astioso dalla creatura che accompagnava il Nono, risposta che fu subito calmierata dall’intervento del biondo kage stesso che si scusò per il comportamento dell’animale.

    Ignora Yogan, sa essere pungente e poco delicata. Ma devo parlare con il Mizukage.

    Alle parole del Nono però qualcosa scattò nella mente del ninja di Ashina. Una rabbia ed un odio estranei che gli infettarono di colpo la mente e che si palesarono assieme ad una voce interiore ormai ben nota.

    Ignorare Yogan? Quella bestia troppo cresciuta non mi preoccupa affatto. È TE… CHE NON RIESCO AD IGNORARE, MALEDETTO TRADITORE DEL VILLAGGIO! KENSEI DOVREBBE APRIRTI IN DUE E TIRARE FUORI L’UNICO VALORE CHE HAI MAI AVUTO NELLA TUA SQUALLIDA VITA: L’IMMOMNDA CREATURA CHE NASCONDI!

    Il Lupo si sentì mancare. Con la sua unica mano si toccò la tempia destra, mentre il ginocchio sinistro reggeva tremolante il suo peso a terra per non cadere. Il consiglio del Decimo, seppur laconico, giunse provvidenziale.

    Per il momento vi consiglio di stare in disparte. Osservate ed ascoltate.

    In qualche modo fece calmare l’Oscurità che albergava sotto forma di Drago nel cuore del ninja da un braccio solo, quel tanto per consentirgli di riprendersi, accennare ad un inchino rivolto ad entrambi i suoi superiori, ed allontanarsi, confondendosi tra la folla.
    Fu proprio tra la folla che lentamente egli apparve. Quegli occhi rossi e quello sguardo freddo presero forma ed all’improvviso risaltarono tra tutti gli astanti, proprio come quella notte in mezzo alle nevi perenni di Genosha. La micidiale Pantera era appena sopraggiunta per assistere a quel confronto memorabile.

    Ero uno studente all'accademia quando il Nono scomparve, sapevo fosse una persona dal grande cuore ma non pensavo si accompagnasse con un drago così scontroso. Cosa ne pensi della situazione? Non mi piacerebbe trovarmi in mezzo a quei due se decidessero di scontrarsi...

    Pantera, amico mio. È un piacere rivederti. Mi conosci. Sono solo uno strumento nelle mani del Mizukage-sama. Farò quello che egli mi ordinerà di fare, qualunque cosa ciò comporti, anche, se costretto, dover affrontare un ninja di un altro livello come il Nono stesso…

    La gran parte del villaggio era radunata nella piazza. C’erano stati mormorii, sussulti, imprecazioni e manifestazioni d’incredulità. Tuttavia, dal momento in cui il confronto di quei due era iniziato, confronto capace di influenzare non solo la Nebbia, ma l'intero Continente, un religioso silenzio era calato su tutti i presenti…

    […]



    Il controllo di un capo sui suoi sottoposti dovrebbe essere totale. Non un singolo pensiero di dissenso dovrebbe prendere forma nella mente del guerriero realmente votato alla causa. Non un segno di vacillamento. Non un’ombra di dubbio nel suo sguardo. Quando però il Destino gioca uno scherzo per cui i ruoli si ribaltano, e colui che un tempo era il Signore diventa d’un tratto il sottoposto, allora la situazione si complica. All’improvviso hai un individuo difficile da manipolare a tuo piacimento, una scheggia impazzita che potrebbe, come non potrebbe, seguire il tuo volere, una scheggia che potrebbe lentamente frantumare il tuo dominio, anche senza una reale intenzionalità, tanto da dividerlo e formarne uno assestante. Il Mizukage probabilmente era ben conscio di questi rischi nel far rimanere il Nara nel villaggio. Sapeva anche però che liberarsi di lui non era così facile, per via dell’arma segreta che custodiva nel suo essere. L’unica alternativa era convincerlo a rimanere e sottostare alla volontà di Kiri, cioè alla volontà del Mizukage. Ma era davvero così? La volontà di Kiri corrispondeva realmente a quella del Mizukage?
    In effetti attorno a Lupo era possibile notare molto malcontento tra gli astanti. Alcuni, i più fedeli, avrebbero voluto una mossa più decisa da parte di Kensei Hito: sottomettere quel ninja vagabondo prima che la stabilità conquistata dopo anni fosse di nuovo minacciata. Altri, invece, inizialmente esultanti alla vista di un leader che credevano ormai perduto per sempre, erano rimasti piuttosto delusi nel constatare che questi non era ritornato per una rivoluzione, ed anzi si mostrava in qualche modo remissivo nei confronti di Hito. Insomma, la piega che quella riunione stava prendendo non aveva soddisfatto nessuno. Così, quando il Nono mostrò un minimo d’iniziativa, nel rifiutare apertamente di consegnare il Demone che nascondeva, il brusio ricominciò, diffondendosi a macchia d’olio per tutta la piazza.
    Fu allora che intervenne la Pantera.

    Se volete osservare questo evento vi prego di farlo in silenzio. Non è il momento di inutili sproloqui su cosa è stato e cosa sarà. Godetevi la vista delle due cariche più importanti del villaggio e imparate da loro cosa vuol dire essere dei grandi leader.

    Sei solo un ragazzo. Non sai quello che dici. Sei un ninja accademico che pensa solo ad allenarsi e ad eseguire le missioni che gli vengono assegnate. Non hai mai dovuto patire la fame nè la sofferenza di essere completamente ignorato, abbandonato dalle figure e dalle istituzioni su cui riponevi completa fiducia.

    Un uomo… un uomo con una folta barba bianca, la parte superiore del viso sferzata da innumerevoli cicatrici ed un bastone spoglio ed anonimo che lo aiutava a reggersi in piedi, si fece largo, pronto a sfidare e ribattere verbalmente le parole della Pantera, inconsapevole dell’esperienza passata che egli portava con sè. Era vestito solo di una sinuosa tunica bianca, che gli avvolgeva il corpo nudo a spirale. L’abbigliamento sarebbe risultato alquanto strano, spiccando tra i vestiti grigi degli abitanti raccoltisi lì attorno.

    Ma oggi tutto cambierà. Stai a vedere. Non perderti lo spettacolo…

    […]



    Questa è la storia di quando i draghi volavano alti nel cielo. È la storia di due persone. Di un sogno. Di un amore. Di me.
    Sono nata al tempo in cui le nuvole di Kiri erano circondate dal solito ed anonimo blu di sempre. Le grandi fiammate rossastre, le mirabolanti cicatrici serpentine, ancora non sferzavano l'azzurro della mia casa. Il Mizukage governava il villaggio, tesseva le trame che avrebbero dipanato il futuro di tutti noi, intratteneva rapporti di amicizia sempre sull'orlo della rottura con le altre nazioni. La Nebbia, dal canto suo, non brillava di prosperità. Una strana epidemia aveva colpito il villaggio ed i rapporti con la Foglia s'erano deteriorati dopo che un folle, mio compaesano, s'era fatto esplodere alle mura di Oto. Ma queste questioni politiche non mi hanno mai attratta. Non mi interessano. Non sono mai state me...
    Mio padre, Kyoshiro, venne dai mari del sud. Mia madre non mi ha mai rivelato precisamente da dove. Un'isola remota, lontana, nel misterioso Oceano dei Kaijuu. Sbarcò sulle bianche coste delle isole meridionali del Paese dell'Acqua e lì, per la prima volta, i suoi occhi incrociarono quelli di lei. Kimiko. Kimiko Shinretsu. Lei era l'ultima foglia nata da un albero con una lunga storia di gioielleria alle sue radici. Fin da bambina mia madre Kimiko fu addestrata a far diventare oro ciò che toccava. Nelle sue mani il rude metallo si plasmava, prendeva vita, si ravvivava.
    Scintillii, bagliori, riflessi. La pietra, intagliata delicatamente, assumeva forme e colori sempre nuovi negli occhi dei clienti che giorno dopo giorno, attirati dalle magie di quella donna, accorrevano nel negozio di famiglia a Suiminami. In poco tempo mia madre riuscì a mettere da parte una piccola fortuna. Quella mattina di tanto tempo fa, però, non furono le sue creazioni ad attirare Kyoshiro. Non furono i monili che era così brava a plasmare. Fu il suo sguardo: due gemme nere incastonate in un mare di sclere dal fulgido azzurro. Non furono le sue ricchezze. Furono i suoi capelli: sprazzi di onde scure che scendevano dal suo capo come fili lucenti ed eterei, avvolgendola in un abbraccio di seta che avrebbe reso geloso ogni uomo. Non fu il lusso dei suoi vestiti. Fu il suo portamento: una creatura fine, delicata, aggraziata nei movimenti che con un kimono floreale si inginocchiava lentamente per raccogliere dell'acqua in un’urna. Erano i preparativi per la Festa dell'Acqua che la famiglia di mia madre amava festeggiare in quel periodo dell'anno. L'uomo, Kyoshiro, ne fu stregato in un solo attimo. Quel pescatore, anonimo e rude, vide in quella donna tutto ciò che avrebbe voluto essere, tutto ciò che mai era stato. Si avvicinò a lei. Un sorriso, uno sguardo. Il cuore si sciolse. Era la fine di Kyoshiro. Era l'inizio dell'ossessione che portò mio padre a sparire per sempre. Del motivo per cui sarei stata costretta a fare ciò che sto per fare. L'origine del mio odio per una sola ed unica persona che ormai mi tormenta da 23 mesi, 47 giorni e 15 ore: Itai Nara. Del motivo per cui sto scrivendo tutto questo: le mie memorie.
    Due anni dopo venni alla luce. Non c'è bisogno che riveli il mio nome. Se quello che sto per fare andrà in porto, probabilmente saprete già chi sono. Vivemmo felici per molto tempo. Mio padre si era trasferito definitivamente a Suiminami. Aveva iniziato a lavorare assieme a mia madre nell'attività di oreficeria. L'influenza di lei lo aveva cambiato. Inizialmente in meglio, ma poi, qualcosa nella sua mente si era rotto. Era diventato impeccabile. Forse era diventato anche più bravo della moglie nella manipolazione dei preziosi. Cercava la perfezione in ogni cosa. Era ossessionato dall'idea di ricreare con le sue mani quelle gemme pregiate che per lui erano gli occhi di madre. Si ritirava spesso e volentieri per giorni interi da ogni contatto umano. Lì, solo, sulla sua barca, collezionava perle, conchiglie, sassi, smeraldi, incensi, allori e fiori rari. Cercava di unire tutti questi elementi e quando, alla fine, stremato, pensava di esser arrivato ad una soluzione, al ritorno a casa il confronto delle sue creazioni con gli occhi della donna che amava lo rendevano consapevole di un'amara verità: nulla poteva esserne minimamente paragonato.
    Nel frattempo gli anni passarono ed i draghi avevano cominciato a solcare il cielo sopra le nostre teste. La calma del mondo in cui risiedevano le nuvole nei giorni sereni era finita. Forme prolungate e violente scatenavano tutta la loro scalpitante e rabbiosa forza vitale tra un nembo e l'altro. Ma era quando pioveva... che potevi sentire tutta la loro energia cadere su di te, come se questa fosse stata passata alle gocce stesse e ti venisse trasmessa dal loro contatto. All'epoca mi piaceva correre fuori casa durante i temporali e vederli volare lì in alto tra i fulmini. Con in groppa ovviamente lui: colui che è stato il mio idolo fin da bambina e che ha sempre rappresentato la mia àncora di salvezza. Il Nono Mizukage. Itai Nara. Il biondo coraggio e la forza rossa che sfidavano la tempesta contrapponendosi al manto triste e nero delle nuvole. Il ruggito riscaldante del drago che competeva col frastuono terrifico dei tuoni. Magnifico. Già, perchè nel mentre Itai Nara era stato nominato come nuovo Mizukage. Mio padre aveva inoltre sentito parlare del fatto che facesse parte di un gruppo di guerrieri detti Ryuukishi. Guerrieri che cercavano l'armonia e la pace, interna ed esterna, ma, prima di tutto, la riappacificazione con sé stessi. S'era informato, Kyoshiro, aveva tenuto d'occhio il Nono e la sua influenza aveva in qualche modo placato il suo animo inquieto. Finchè una notte, tornando a casa, strappò gli occhi di mia madre. Il tortuoso sentiero che conduce alla pace è sempre meritevole, indipendentemente dal numero di svolte che comporta. Fu l’unica cosa che disse, in tono quasi robotico, asettico, dopo aver compiuto il suo gesto inspiegabile. Silenzio. La sua ossessione era finalmente finita. La sua brama di perfezione era stata raggiunta: stringeva nelle mani ciò che non era riuscito a ricreare in tutti quegli anni. Poi scappò via, lasciando un biglietto con scritto che avrebbe seguito le orme del Mizukage, che sarebbe partito per diventare un Ryuukishi ed espiare il terribile peccato che aveva appena commesso. Seguire le orme del Mizukage? Cosa significava?
    Mia madre, ormai cieca e non più in grado di lavorare, ed io, poco più che una ragazzina, rimanemmo del tutto inermi di fronte alla brusca piega che avevano preso gli avvenimenti. Ben presto le riserve in negozio si esaurirono, così come i risparmi. La nostra piccola fortuna si trasformò in miseria e fummo costrette a trasferirci da Suiminami ad uno sperduto angolo del villaggio nell'entroterra. Non eravamo però le sole in questa condizione. Un recente, quanto inaspettato, attacco a Kiri aveva seminato caos, distruzione e povertà per tutto il paese. Cercammo l'aiuto dell'amministrazione. Volevo assolutamente rivolgermi di persona ad Itai Nara, il nostro salvatore, ma costui non c'era. L'amministrazione era in subbuglio. Era alla ricerca disperata di un nuovo Mizukage. Itai all'improvviso aveva fatto baracca e burattini e aveva lasciato il villaggio. Così. Senza dire nulla. Così. Senza avvisare. Ci trovavamo senza un capo ed una guida. Per di più, Kiri si stava ancora riprendendo dalle esplosioni di Cantha.
    Per colpa di Itai Nara io avevo perso il mio idolo, avevo perso la mia casa, avevo perso mio padre e, di lì a poco, avrei perso anche mia madre. I Ryuukishi mi avevano portato via tutto.
    Dopo il Nono ci fu il Decimo. Un individuo oscuro, sempre e solo interessato alle questioni politiche, al dominio e al rafforzamento militare anziché al benessere dei suoi cittadini. Un certo Kensei Hito. Mi ricordo ancora il giorno del suo insediamento. Portavo a braccetto mia madre, speranzosa, fiduciosa ancora che una nuova guida avrebbe significato nuova speranza e nuova vita per tutti noi. Mi resi conto subito che non sarebbe stato così. La sua armatura, indossata specificatamente per l’occasione mentre egli sfilava compiaciuto e pomposo per i vicoli, mandava luccichii abbaglianti d’oro massiccio, risaltando in mezzo alla nebbia ovattata di Kiri. Risaltando di opulenza e di sfarzo in mezzo alla miseria fangosa in cui eravamo tutti noi. Mia madre cadde d’un tratto per terra mentre la carrozza del Mizukage ci passava accanto. Del sangue fuoriuscì dalla sua bocca, macchiando la strada di un rosso scarlatto. Il rosso dell’odio più profondo che avevo per tutti loro. Il Mizukage, troppo impegnato nell’autoesaltazione, non ci degnò nemmeno di uno sguardo. Eravamo invisibili.
    Con Hito le cose andarono di male in peggio. Egli diede il via ad una direttiva espansionistica che portò il villaggio a tagliare ingentemente i fondi per la sussistenza dei meno abbienti. Il mio odio per lui è appena al di sotto di quello per Itai Nara. Così come per tutti i maledetti Mizukage che si sono susseguiti al comando di questo sporco villaggio. Da allora vivo alla giornata. Piccoli furti e... il sostegno della mia nuova famiglia: un gruppo sovversivo pronto a rovesciare per sempre gli equilibri ingiusti di potere che hanno rovinato Kiri. Ed oggi... oggi che finalmente Itai Nara e Kensei Hito si sono riuniti, uno di fronte all'altro, il mio sacrificio sarà ricordato nei secoli. Il mio sacrificio eliminerà gli individui che hanno rovinato la vita... la mia e quella di tutti i miei compagni mischiati tra la folla. Scintillii, bagliori, riflessi. Io stessa diventerò un gioiello, identico a quelli che creava mia madre…


    […]



    Hideo Nishimura. La Pantera. Era stato il primo vero avversario mai affrontato dal Lupo in solitaria... nell'isola sperduta di Genosha. Un avversario capace di trovare sempre una mossa adatta a salvarlo dalla situazione, in grado di nascondere un asso nella manica laddove nessuno possa aspettarselo. Ricordava ancora la sensazione di essere sotto scacco, di essere solo una preda di un felino nascosto nel buio. Il tutto reso ancora più tragico dal non sapere minimamente che luogo fosse quello. Il Lupo credeva di essere ritornato nella Forra, sul procinto di essere trapassato da parte a parte, in ogni momento, da un supersonico proiettile di una degli Occhi di Serpente. Foschia. Oscurità… che si illuminò solo per un attimo quando un fulmine partì dalle mani di Nishimura trasferendosi a terra in direzione del Lupo…
    Il rumore sordo di un ricevitore trascinato per terra fece riprendere il ninja di Ashina dai suoi ricordi. La Pantera si stava allontanando dalla folla per dirigersi verso i due kage. Il Nono aveva del tutto male interpretato il significato recondito nascosto dietro il nuovo rituale della Nebbia di Sangue ed il ragazzo dagli occhi rossi, colpito nel profondo da quelle parole accusatorie, s’intromise nella conversazione per rettificare quell’incomprensione.

    Io e Sekiro, il ninja che avete conosciuto poco fa, siamo figli della Nuova Nebbia di Sangue di Kiri. Le sue preoccupazioni hanno solido fondamento. In molti avevano paura che Kiri potesse tornare al quel rito barbaro in cui si obbligava i ninja e gli studenti del nostro amato villaggio a uccidere per sopravvivere. Le assicuro però che non è più quello che è stato deciso di perseguire.

    La Pantera fece una pausa e guardò negli occhi il Lupo. Un felino ed un segugio. Insieme avevano fatto coppia in molte missioni, supportando l’uno le debolezze dell’altro. Era vero. Quel rituale, iniziato quasi con la forza dopo essere stati entrambi rapiti dall’Ombra, Youshi Tokugawa, aveva sancito definitivamente il loro ingresso nella grande famiglia dei ninja di Kiri.

    Quando vidi davanti quel ninja pensai davvero che fosse uno scontro all'ultimo sangue, uno scontro per provare a Kiri la mia superiorità, la mia fedeltà! Ma come può vedere siamo entrambi qui, anche se le nostre spade si sono scontrate con l'intento di ucciderci, un intento che ci ha permesso di capire con chi avevamo a che fare e di creare un legame che da quel giorno non si è mai reciso. Non oserei mai paragonare questo legame a quello di un Jinchuuriki e del suo bijuu.. Ma devo dire che la fiducia che provo verso di lui è all'altezza di quella che provo per il mio stesso Kage.

    Nishimura abbassò il colletto della divisa della Mano Grigia, donata dal Ninja di Ferro ai due compagni della Nebbia di Sangue. Mostrò una lunga ferita. Una grossa cicatrice che si estendeva su gran parte del collo.

    Anche se la sua lama è riuscita a lasciarmi impresso questo segno.

    Alla sua vista, il Lupo deglutì amaramente. Ricordava ancora cos’era successo. L’Estrazione Mortale del ninja di Ashina era stata schivata prontamente con un rapido balzo dalla Pantera, ma poi ricadendo egli si trovò del tutto inerme all’affondo di wakizashi del Lupo proprio sul suo collo. In compenso Nishimura fece penetrare, contemporaneamente, la sua lama nella spalla destra dell’Ōkami. Mentre il suo compagno mostrava a tutti, fiero, quella cicatrice, Il Lupo portò la sua unica mano proprio sulla sua spalla, massaggiandosi il punto in cui la Pantera lo aveva ferito.

    La Nuova Nebbia di Sangue ora si è trasformata in una prova, una prova che permette a due ninja di instaurare un legame di estrema fiducia, di crescere imparando dai propri errori e perfezionare i propri punti di forza in un ambiente pericoloso, questo è certo, ma assolutamente controllato e sicuro per i ninja che vengono sottoposti al rito. Spero che le mie parole, le parole di un semplice ninja del suo villaggio, siano per lei una fonte attendibile per queste informazioni. Il mio nome è Hideo, è un onore finalmente conoscerla.

    È così, signori Kage.

    Il Lupo prese parola, spinto dalla spiegazione della Pantera e dal suo coraggio. Si tolse il suo solito mantello arancio, per scoprire al di sotto non più le logore vesti cineree rafforzate dalle protezioni che portava ad Ashina, ma, come il suo compagno, la divisa al tempo scintillante e fioca della Mano Grigia.

    Io provengo da una terra lontana, Ashina. In quel posto uno shinobi è un’arma solitaria. Agisce da solo ed è incapace di collaborare con altri. Io ero così. Quando sono arrivato qui mi sentivo perso. Non sapevo cosa fossi e cosa avrei dovuto fare del resto della mia vita. Poi ho incontrato la Pantera. Abbiamo combattuto alla morte. Ho imparato il suo modo di agire, il suo modo di pensare. Egli, contemporaneamente, ha imparato i miei punti deboli ed i miei punti di forza. Da allora abbiamo fatto squadra innumerevoli volte e, come il Mizukage potrà testimoniare, il nostro gioco di squadra ci permette di cooperare prima ancora di sapere le intenzioni dell’altro.

    Il Lupo tossì leggermente, come se qualcosa, uno strato di polvere, gli fosse penetrato nelle vie aeree. Che fosse stato, inaspettatamente, il primo segno, in una vita di emozioni represse, di un certo qual grado di commozione?

    Per me la Nebbia di Sangue è stato l’inizio di una nuova vita. Mi ha dato nuovi scopi e un nuovo motivo di esistere. È stata l’accoglienza di una famiglia ad un figlio disperso.

    Un’ultima pausa. Guardò il Mizukage, il Decimo, aspettando il suo consenso, per poi terminare il suo discorso con un inchino.

    Nono Mizukage, dragone rosso. Vengo chiamato Lupo.

    Lupo e Pantera si ritirarono nelle retrovie, lasciando nuovamente quei due da soli nei loro soliloqui.
    Una violenta ondata di rabbia salì dalle viscere dalle shinobi senza un braccio, ma fu immediatamente falciata sul nascere. Questa volta non avrebbe vinto lui…

    COSA FAI, LUPO? INFILZA SUBITO QUEL BASTARDO ED IL SUO DRAGO CON LA TUA LAM…

    Basta così. Almeno per quel giorno, il Lupo era riuscito a ricacciare Koutsu nelle nubi nere da cui era provenuto. Per qualche ora, forse, il Sancta Sancotrum del suo Mondo Interiore avrebbe visto rischiarirsi di nuovo il solito sole che lo riscaldava…

    […]



    Un aquilone volava in alto nel cielo. Dal retro di una delle torri più maestose di Kiri, affacciata proprio sulla piazza centrale, una figura romboidale si sarebbe alzata sempre più verso l'immensità. Si sarebbe potuto notare un sottile bagliore intermittente, che competeva saltuariamente con gli abbaglianti raggi del sole, provenire da quel punto. Nel mentre c'era stato un forte scambio di battute tra il Decimo ed il Bijuu del Nono, parecchia tensione s'era sviluppata per qualche momento; tuttavia, i due kage erano riusciti ad arrivare ad un compromesso: il Nono sarebbe rimasto a Kiri, al servizio del Decimo, e questi lo avrebbe proposto come Sannin di Kiri al consiglio dei quattro Kage. La stretta di mano dei due, al centro della piazza, sanciva forse il termine di quella riunione inattesa.
    D’improvviso un suono. Un fischio. Un grido. Un acuto che mano mano che s’avvicinava alla piazza e alla folla sarebbe salito sempre più di intensità e di frequenza, distorto com’era dall’effetto Doppler. Un’ombra bluastra trasportava quel suono, che sfrecciò in picchiata dall’incredibile altezza dell’aquilone proprio verso il piccolo spazio che separava i due kage in confronto. Poi un’esplosione. Una grande e terribile esplosione che sarebbe partita dal punto in cui il Nono ed il Decimo s’erano stretti la mano. Avrebbe coinvolto tutti quanti i presenti in quello spiazzo, colpevoli ed innocenti. Ninja, uomini, donne, bambini, case e strade. L’esplosione, se non fermata, avrebbe potuto espandersi per centinaia di metri. I due kage, in qualche modo, sarebbero stati capaci di sopravvivere a quella detonazione e, soprattutto, di difendere e proteggere le persone ignare lì radunate?

    [Nota]La distanza alla quale si trova l'attentatrice (Energia Nera) è di 200 metri in linea d'aria. Ciò equivale ad una velocità finale di Nera + 10 tacche e ad una forza d'impatto di Nera + 20 tacche. La potenza dell'esplosione sarà dunque di 200 e la sua estensione di 400 metri di raggio.
    Equip e tecnica non rispettano precisamente i limiti imposti dal regolamento per il materiale personale, ma è un PNG e i miei PNG non hanno limiti di sorta. Spero di non essere stato eccessivamente violento. Se questo attacco dovesse essere insostenibile o fuori portata, parliamone ed eventualmente modifico.


    Aquilone Shinobi [Vario]

    Un aquilone che permette all’utilizzatore di venire trasportato per aria e rimanervi in sospensione, se collegato con l’apposito filo corredato ad una struttura salda. Finchè immobile, l’utilizzatore legato all’aquilone risulta essere Occultato. L’aquilone è corredato di un meccanismo a molla di precisione che può lanciare l’utilizzatore a grande velocità verso un obiettivo distante, sfruttando anche l’accelerazione di gravità. Maggiore è la distanza, maggiore sarà la velocità raggiunta. Maggiore la velocità finale raggiunta, maggiore sarà la forza d’impatto. Per ogni venti metri di distanza dall’obiettivo, la velocità aumenta di 1 tacca. Per ogni tacca di aumento di velocità, la forza di impatto aumenta di 2 tacche. La distanza massima al quale usare l’aquilone dipende dalla lunghezza del filo con cui esso viene collegato alla struttura d’aggancio, dal grado dell’utilizzatore e dal contesto ambientale in cui questo viene utilizzato.
    Tipo: Speciale - Supporto
    Dimensione: Grande
    Quantità: 1
    (Potenza: 1 | Durezza: 1 | Crediti: 60)
    [Da chunin in su]



    Kamikaze Corvino
    Villaggio: Generico
    Posizioni Magiche: Nessuna (0)
    L’utilizzatore sacrifica sé stesso, facendosi esplodere in mille pezzi, per provocare una gigantesca deflagrazione. La potenza e l’estensione della deflagrazione dipendono dalla distanza da cui viene effettuato l’assalto e, dunque, dalla velocità e forza d’impatto finali. Per ogni tacca di aumento della forza d’impatto, la potenza della deflagrazione aumenta di 10 e l’estensione di 20 metri di raggio. La tecnica provoca la morte dell’utilizzatore.
    Tipo: Ninjutsu - Ninpou
    Sottotipo: Emissione
    (Consumo: l’intera riserva di chakra dell’utilizzatore)
    [Questa tecnica può essere utilizzata solo in combinazione con un attacco in picchiata proveniente da un Aquilone Shinobi.]
    [Da jonin in su]



    maxresdefault





    Edited by ~Sekiro~ - 30/12/2021, 16:31
  2. .


    Gli Abiti della Nebbia


    ~III~



    Lo Shinobi del Drago



    Ashina, questa terra… è tutto per me. Per il suo bene, sono pronto a rinunciare alla mia umanità.

    E tu, genin disperso, sei pronto a sacrificare la tua umanità?

    Mentre nell’ufficio del Kage il caos prendeva piede, una voce profonda e roca parve emergere dagli strati più angusti e lugubri della coscienza del ninja di Ashina. Una voce udibile solamente da lui. Il Lupo rimase in ginocchio, apparentemente in attesa che il suo Signore gli ordinasse di alzarsi, ma in realtà in una sorta di paralisi onirica che gli stava impedendo ogni movimento. Che sciocchi che erano tutti quei ninja che stavano perdendo tempo ed energie per bazzecole come onore, rispetto e ideali. L’unica cosa che realmente importava era il POTERE!

    Non è così, figlio del Gufo?

    Chiuse gli occhi e scosse leggermente la testa, lo shinobi dell’Erede Divino, come se un fastidioso ronzio, un insopportabile insetto volatile gli vorticasse intorno alle orecchie. Si sentiva diverso. Si sentiva pronto ad acquisire il potere, perchè il potere era tutto ciò che importava. O no? Percepiva che quella situazione nuova e di instabilità all’esterno ed all’interno del villaggio poteva rappresentare l’opportunità per raggiungere vette di dominio mai viste prima dai comuni mortali. Ma erano davvero i suoi quei pensieri?
    Il corpo s’irrigidì ancora di più quando una luce abbagliante scoppiò in un bagliore aureo che si diffuse per tutta la stanza. Kuro, il suo primo Signore, lo aveva abbandonato? Perché la spada della stirpe di Kensei-sama, che ospitava l’anima dell’Erede Divino, non interveniva per placare quel turbinio di confusione che falciava la coerenza con cui aveva sempre vissuto?
    Il Ghepardo d’un tratto venne attirato da un vento misterioso nella temibile morsa del Ninja di Ferro, che ne strinse il collo inerme. Una scena che ricordava inevitabilmente quella già accaduta ad Azumaido con la spia, sotto forma di oca, di Dansei Otoko. L’odio, diffusosi già da un pezzo in quell’ambiente come un miasma tossico che si propagava da Kensei stesso, raggiunse il picco nel momento in cui il Mizukage mostrò un briciolo della sua umanità e tutto il suo astio per l’Istituzione, l’Insubordinazione e, soprattutto, l’Uomo, uno in particolare.

    [...]



    Il piccolo santuario del Sancta Sanctorum, nascosto nei più reconditi recessi del Tempio Senpou, avvolto da un lato, da una cascata mistica e, dall’altro, dalle montagne oltre Ashina, apparve allo sguardo rivolto dentro di sé dello shinobi da un braccio solo. Il cielo, di solito limpido e splendente, era ancora oscurato da nuvole dense e nere, da quando il Mizukage lo aveva fatto entrare nel suo clan. La stessa voce tetra e ctonia sembrava provenire proprio da quell’inferno celeste.

    Hai visto, Lupo, quanto sono deboli gli uomini? Cadono subito in preda ai fervori delle emozioni, non capiscono più nulla quando gli si toccano gli affetti ed anche un uomo che dice di essere la rappresentazione degli ideali che trasmette, in realtà, è solo un pagliaccio alla mercè dei suoi impulsi.

    Un rombo. Poi un fulmine si abbatté al suolo, facendo infuocare un cespuglio germogliante di fiori di ciliegio. Il cespuglio sembrava essere sempre in procinto di carbonizzarsi senza mai però diradarsi del tutto, come se la scarica elettrica, oltre che il fuoco, avesse messo in atto anche un processo di rigenerazione continua.

    Non resistermi. Vedi come si sprecano in piagnistei inutili, questi idioti che tu chiami compagni? Non capiscono che il potere non ammette i deboli come loro. E tu, shinobi dell’Erede Divino, in realtà sei come me. Dal mio insediamento nella tua coscienza, ho potuto notare la tua costante ricerca di potere, anche se tu l’hai sempre mascherata come fedeltà al tuo piccolo ed effemminato signore. Non hai ucciso la Falena solo per salvare Kuro, vero? Trafiggerla ti ha fatto sentire un brivido di folle onnipotenza. Non hai ucciso Genichiro ed Isshin solo per il compito che ti era stato assegnato! Tu dovevi essere il più temibile spadaccino di quella terra così ambita dalle divinità. Dovevi raggiungere e superare addirittura la potenza DI MIA MADRE! Ed il Gufo… hai trapassato le sue carni con Kusabimaru solo perché non acquisisse il Sangue del Drago per i suoi sporchi scopi, nevvero? Eppure superare il padre tuo non puoi negare che ti ha fatto sentire vivo. Già... perché tu sei vivo solo quando uccidi. Lo Shura è la tua vera via, ammettilo. Guardati ora. Hai perso tutto, sei solo poco più che uno straccione e questi buffoni di cui ti sei circondato potrebbero distruggerti con uno schiocco di dita! Non fare la fine di quello sciocco Scultore. Accetta la tua vera natura. ORA!

    Nel mentre, il Mizukage aveva allentato la presa sul Ghepardo, ulteriori disquisizioni col Primario di Kiri erano in corso e, la ragazzina figlia del precedente Mizukage, mostrava tutta la fragilità degli anni che aveva.

    Patetica mocciosa. Kensei si è rammollito, a quanto pare. Dovrebbe selezionare meglio i suoi sottoposti. A noi non servono certo bambine frignanti, primari con velleità di giustizia o fantocci che si dimettono e poi non vanno fino in fondo nelle loro decisioni. Guarda quel Youshi invece. Una macchina predatoria perfetta: silenziosa ed efficace. Sarà un alleato prezioso. Per quanto riguarda quel tipo che tu chiami Pantera, beh, se starà dalla nostra parte, potrà condividere anche lui il potere, altrimenti soccomba come tutti gli altri.

    Una lunga pausa. I suoi compagni di Kiri erano tutti intenti a spargere altre gocce del proprio sangue su quegli altari speciali, mentre accettavano, chi con orgoglio, chi con un po' più di titubanza, i nuovi ruoli assegnati dal Mizukage.

    Che ne dici, Lupo, figlio del Gufo, shinobi dell’Erede Divino, shinobi del Ninja di Ferro. Vorrai essere, d’ora in poi, invece, lo Shinobi del Drago?

    Il Lupo parlò, dopo molto che era stato in silenzio, totalmente indifferente al subbuglio da poco accaduto in quell'ufficio. La sua risposta sarebbe stata rivolta ad entrambe le richieste. Quella di colui che dominava il suo mondo esterno, il Mizukage, e quella di colui che dominava, almeno per il momento, il suo mondo interno, Koutsu, il Drago dell’Odio

    Accetto questo ruolo!

    Gli altri avrebbero semplicemente udito il loro compagno, proveniente da una terra lontana, accettare il compito di sorvegliare le mura del villaggio, cioè di diventare una Mano Grigia. Quella risposta, però, aveva un significato recondito, inaccessibile ad altri se non, di lì a poco, al Mizukage.
    Gli occhi, infatti, si sarebbero fermati proprio sulla bardata figura del suo Signore, mentre siglava col suo sangue un accordo che avrebbe influenzato tutto quanto. Il sangue che gli aveva chiesto il Ninja di Ferro per completare il rituale, il sangue che bramava Koutsu dagli albori dei tempi...
    Kensei avrebbe udito rimbombare nel suo elmo una risata tetra, fastidiosa e molto ben conosciuta. Dopo poco si sarebbe ritrovato nel mondo interiore del suo fedele servitore, davanti al Sancta Sanctorum, saldamente chiuso da una forza invincibile, mentre da quel cielo nero sarebbe disceso un immenso drago d'ebano dalle fattezze familiari al Mizukage.

    Ora, Kensei, dobbiamo discutere di come tu, io ed il giovane Kenkichi qui al tuo fianco, faremo diventare Kiri l’Unica Nazione di questo mondo frammentato.

  3. .


    Gli Abiti della Nebbia


    ~II~



    La Strada dello Shura



    La guerra, alla fine, arrivò anche tra le montagne sperdute. Distrusse tutto: strappò le vite di innocenti, costretti ad abbandonare le proprie attività per improvvisarsi soldati; fece sparire i mercati stagionali che si avvicendavano di volta in volta lungo le mura del castello; corruppe un culto basato sulla meditazione e l’armonia. La violenza è stata sempre connaturata nell’animo umano ed essa nacque nel momento in cui si scoprì che un osso poteva essere usato non solo per costruire, ma anche per ottenere potere: costringere gli altri del proprio o altrui gruppo a sottostare alla volontà di Uno.
    Fu la volontà del Governo Centrale, coi suoi stendardi cremisi, di sottomettere tutti i feudi in una sola grande nazione, a far scoppiare la bolla del caos. Lo scontro con il feudo di Ashina divenne inevitabile. E mentre la sua terra, antica quanto le rocce, misteriosa quanto un picco oscurato dalle nuvole, veniva messa a ferro e fiamme, lo spadaccino Isshin, forgiato dal fuoco di mille battaglie, tagliò la gola al generale Tamura. Era l’atto finale di un assedio che aveva mietuto innumerevoli vittime. La guerra, finalmente, era conclusa. Ashina rimaneva sotto il controllo della prestigiosa famiglia degli eretici della Fonte del Drago. L’Esercito Rosso però non era disposto a far cadere nel vuoto le sue mire espansionistiche. Ed Isshin, nel frattempo, sarebbe invecchiato…
    Il Lupo era stato inconsapevolmente l’apriporta che, molti anni dopo, avrebbe condotto il Governo Centrale ad insinuarsi nel suo feudo senza troppe resistenze. E pensare che le cose sarebbero potute andare in modo diametralmente opposto, se solo Genichiro, diretto successore del vecchio ubriacone al comando di Ashina, avesse avuto il buon senso di ricorrere alle sue sole forze per difendere la sua casa, senza sfruttare poteri capaci di cancellare l’umanità dagli occhi di un uomo.
    Lo shinobi vedeva ancora tutta la scena davanti ai suoi occhi: nel bel mezzo dello scontro, lassù, nell’Osservatorio, la torre più alta del Castello Ashina, dove poteva essere ammirata tutta la magnificenza del feudo e delle immense montagne che lo cirondavano, quando ormai le loro spade s’erano incrociate più e più volte, il samurai chiedeva al ninja di cambiare padrone, di lasciare Kuro in suo favore. Che eresia…

    Eresia, dici? Se è per preservare il Bene di Ashina, sono pronto ad accettare qualsiasi eresia, resisterò ad ogni sofferenza. Temi il Fulmine di Tomoe!

    Il guerriero saltò in alto e per un istante, un solo attimo, parve come librare nell’aria, mentre improvvisamente nuvole minacciose coprivano il cielo ed un fulmine cadeva con forte frastuono, andando a colpire proprio la spada di Genichiro, il quale ancora in volo parve capace di controllare l’immensa forza della natura, domarla e spedirla carica di potenza contro il suo avversario. L’arte eretica della splendida Tomoe. Un flash accecante. Un’impareggiabile scarica elettrica…

    […]



    L’Ōkami tornò d’un tratto alla realtà. Il suo nuovo Signore aveva fino a quel momento parlato di come Kiri fosse intrinsecamente superiore alle altre nazioni, di come l’influenza della Nebbia dovesse estendersi oltre i propri confini, inglobando infine tutto il mondo sotto un’unica bandiera. Senza accorgersene era passato dalla parte di un nuovo Governo Centrale, un nuovo Generale Tamura pronto a sottomettere intere popolazioni. Come prevedibile, tutti i presenti si opposero, tranne l’Ombra, che rimase in silenzio.
    Anche il Lupo non fiatò. Non poteva permetterselo. Non poteva andare contro gli ordini del suo Superiore.
    Mimando i gesti che aveva fatto molto tempo prima, gesti di una tradizione che si perdeva nell’alba di una tribù divina, il ninja da un braccio solo si tagliò leggermente la parte laterale del collo. Del sangue ne sgorgò, che cadendo a terra, assieme a quello dei suoi compagni, innescò un processo che esitò nella comparsa di sette altari. Sette altari, davanti a sette ninja. Ognuno di essi custodiva un rotolo, cinque inoltre proteggevano una katana. Due, invece, mancavano dell’arma. Uno di questi altari mozzi, come c’era da aspettarsi, fu provvidenzialmente quello che apparve davanti al Lupo. Lo shinobi si prostrò di fronte all’altare, in un gesto che era a metà quello di una preghiera e quello di un ossequio.

    Signore, sono al suo servizio…

    Mentre pronunciava quelle parole, però, il dubbio s’insinuò nei suoi pensieri. Ora, forse, capiva leggermente meglio il tormento che doveva aver passato il nipote acquisito di Isshin… ora che lui stesso, sotto la guida di una figura ben diversa da quella di Kuro, stava per intraprendere la strada dello Shura

    Ashina, questa terra… è tutto per me. Per il suo bene, sono pronto a rinunciare alla mia umanità.

  4. .

    Il recupero di Haru Harada


    ~I~



    Pōru Han'ei



    La sabbia in bocca aveva un sapore amaro. I granelli si infiltravano in ogni fessura: tra i denti, sotto la lingua, tra gengiva e guancia e fino in fondo alla gola. Una forte tosse. Fu questo che infine lo destò. Lui aprì gli occhi lentamente sotto il sole cocente della spiaggia su cui era svenuto. Le immagini che provennero ai suoi occhi formavano un tutt'uno sfocato, mentre con un impulso irrefrenabile il Tokugawa senza nome si piegava in avanti, sputando al suolo una pioggia dorata fatta di rena e saliva. Ansimava. In tutta la sua vita mai era andato così vicino alla fine. In tutta la sua vita mai una preda gli era sfuggita. Quella ragazza... quel profumo... non sarebbe stato facile scordarli, ma soprattutto dimenticare l'umiliazione subita. Maledetta sgualdrina! Era ora di finirla!
    Con ira la spia si alzò in piedi. Fu un'azione avventata. I raggi di quel sole pomeridiano, indifferente alle sofferenze dell'umanità, sebbene ormai scevro della potenza accecante di mezzodì, lo privarono della vista, ma solo per un attimo... il tempo di rendersi conto che la sua avversaria, poco prima stesa al suolo, inerme come un fiore colto e gettato tra le erbacce, era sparita.

    TANAKA! CHE TU SIA MALEDETTO! NON ERANO QUESTI I PATTI!

    Si girò di scatto, Lui, verso il mare sconfinato, per controllare se l'imbarcazione con la quale era arrivato fosse ancora lì dove l'aveva lasciata. La scena che ebbe di fronte gli fece cambiare di colpo umore. In fin dei conti era stato un bene venir lasciato lì a marcire su quell'isola dimenticata da quel traditore di un capitano infetto. La nave di Tanaka era stata letteralmente spezzata in due. Prua e poppa erano capovolte e pian piano stavano affondando nell'oceano. Non solo, sembrava che l'essere ributtante che quel pazzo teneva rinchiuso nella stiva fosse stato liberato: Kagome stava assumendo la sua forma originaria ed un mostro alto quanto un intero edificio svettava all'orizzonte, scatenando un piccolo maremoto.
    Bene. Ha avuto quel che meritava. Così pensò il Tokugawa. E pensando così il nukenin trovò all'improvviso un'altra ragione di esistere: un'altra potenziale missione pronta a riempire il vuoto di cui era colma la sua vita insensata.
    Il pirata grassone era ancora lì, sepolto in un cumulo di sabbia, apparentemente invisibile nel mezzo del frastuono che era scoppiato su quella costa. Nel frattempo una pallida luna s'era levata alta nel cielo. Pioggia, lampi e tuoni avevano iniziato a sferzare la terra lieve. Fu in quella tempesta che anche il danzatore reietto riprese conoscenza: degli occhi completamente bianchi ed una faccia inespressiva lo fissavano a pochi centimetri di distanza dal suo volto. Delle mani fredde, cadaveriche, lo tenevano per il colletto, mozzandogli il fiato e sollevandolo leggermente da terra.

    Ora tu mi porterai dai tuoi sporchi compari...

    […]



    Questi sono i miei appunti. Gli appunti di un caso a dir poco particolare. Un caso che non mi ha mai condotto per mano, ma anzi ha minato profondamente tutto ciò in cui credevo.
    Haru Harada, non lo conoscevo, ma lui sapeva chi fossi io. Quando la polizia non ti aiuta ed i preti non ti credono, chiami Pōru Han'ei, chiami me. Se sei un ragazzo come Haru, scrivi. E fu proprio quello che fece. La lettera di Haru iniziava come qualsiasi altra lettera di un ammiratore, ma poi accennava a cose che un ragazzino non dovrebbe sapere. Esistono posti che pochissime persone possono vedere. Haru ne avrebbe potuto disegnare una mappa. Non avevo ancora messo piede su quell'isola sperduta in mezzo all'Oceano di Nanmen, ma già avvertivo la sua oscurità penetrare dentro di me. Sempre se l'avessi trovata. Per scovare Haru Harada non sarebbe bastato bussare alla sua porta. Ero arrivato troppo tardi. Per trovare Haru, avrei dovuto innanzitutto capire chi e cosa stesse cercando di nascondermi quel posto. La lettera di Haru indicava due shinobi, uno spadaccino di Oto ed uno di Kiri, privato del braccio sinistro, che avrebbero saputo condurmi su quell'isola. Sarei partito da loro.


    Pōru Han'ei



    […]



    Il Corvo, nel sonno, avrebbe sentito una voce profonda e calma rimbombare nella sua testa, voce che recitava con cadenza lenta e seria gli appunti che un investigatore privato stava prendendo sull'ostico caso di un ragazzo scomparso dal nome di Haru Harada. Sarebbe infine apparsa sinuosamente una visione: un piccolo porto al confine sud del Paese del Vento, nelle vicinanze di una minuta oasi dispersa in mezzo ad un'infinità desertica, che si affacciava proprio sull'Oceano di Nanmen. Al suo risveglio una mappa ed un biglietto che indicava l'itinerario da seguire e la descrizione sommaria di chi l'avrebbe aiutato a raggiungere il posto.
    Al cancello Ovest di Oto, Moyo avrebbe trovato uno strano tizio col turbante, dalla pelle scura, con una carrozza a cupola, trascinata da due cavalli, che lo avrebbe trasportato fino al confine orientale del Paese del Vento, tagliando per la parte nord-occidentale del Paese del Fuoco. Salito a bordo, il Corvo sarebbe stato completamente invisibile dall'esterno. Il viaggio sarebbe durato tre ore buone. Il misterioso cocchiere non avrebbe mai aperto bocca. La carrozza si sarebbe fermata davanti ad una grande prateria, una distesa enorme di erba che si estendeva a perdita d'occhio verso Konoha senza nemmeno un albero frapposto, mentre verso Suna quella landa diveniva gradualmente steppa ed infine deserto. Il Corvo sarebbe stato invitato a scendere, solo a gesti, mai con parole, e gli sarebbe stato consegnato il modellino di una barca. In quella terra di mezzo, la carrozza avrebbe ceduto il passo ad una carovana.

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    Un altro tizio col turbante, ma stavolta con lunghi baffi che spuntavano da entrambi i lati del suo viso, si sarebbe fermato davanti allo spadaccino, sarebbe sceso da un cammello e, lasciando che il resto della carovana continuasse per la sua strada, avrebbe osservato il curioso modellino. Avrebbe fatto cenno di assenso con la testa e avrebbe invitato Moyo a salire sulla gobba dell'animale.

    […]



    Il deserto sarebbe stato il solo compagno dello spadaccino e del beduino per tre interi giorni. Il sole infuocato avrebbe messo a dura prova la resistenza del ninja di Oto durante le ore diurne, il freddo glaciale avrebbe temprato le sue membra di notte. Non ci sarebbe stato cibo né acqua, se non quella che il Corvo avesse portato previdentemente con sé [Nota]Per ogni giorno passato nel deserto, due tacche in meno a Resistenza e Riflessi.. Alla fine del primo giorno, sarebbero iniziate le stranezze. Dapprima solo un leggero rimbombo in lontananza, disperso tra le dune del deserto illuminato dalla luna. Poi il rumore si sarebbe fatto più forte e la terra avrebbe cominciato a tremare. Urli e schiamazzi di predoni al culmine della frenesia. Una vera e propria mandria di fantasmi delle sabbie sarebbe giunta a cavallo dall'oscurità estrema della notte, con facce sostituite da teschi segnati da profondi solchi scavati nelle ossa. Dietro di loro, li avrebbe seguiti un fuoco infernale che avrebbe bruciato tutto ciò che avesse incontrato. Sembrava quasi che le fiamme divampassero dai demoni stessi.

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    Avrebbero vibrato colpi di frusta e scagliato frecce da ogni direzione. Moyo, in qualche modo, avrebbe dovuto evitare di essere preso, ma soprattutto avrebbe dovuto evitare di venire carbonizzato dall'inferno che li seguiva. Dopodichè avrebbero sorpassato il cammello, per sparire nuovamente inghiottiti nelle dune dalle quali erano provenuti. Stranamente il suo compagno di viaggio sarebbe rimasto tranquillo per tutto il tempo, senza la minima preoccupazione che quel trambusto potesse nuocergli [Nota] Gli scheletri fantasma sono equivalenti a energia Nera. Le frecce hanno potenza 20 e le fruste potenza 30. Subisci, contemporaneamente, 3 colpi di frusta e 2 di feccia, seguiti, immediatamente dopo, da 2 colpi di frusta e 3 di freccia. Fanno danno alla sola vitalità. Puoi provare a difenderti da ogni colpo singolarmente, o cercare un modo per proteggerti da tutti i colpi in una volta sola...
    Per quanto riguarda i danni dovuti al fuoco, subisci una leggera diffusa da ustione per ogni slot difesa che usi per difenderti dall'attacco degli scheletri, oltre all'eventuale DnT che deciderò alla fine del turno. Il fuoco causa danno solo alla vitalità.
    ...

    […]



    All'inizio del terzo giorno, un'oasi sarebbe spuntata all'orizzonte. Il carovaniere avrebbe depositato lo spadaccino sotto una palma, ricca di noci di cocco, avrebbe consegnato stavolta un cannocchiale ed una bussola malfunzionante, tracciato a terra, con un semplice ramo secco, due cerchi imperfetti disposti uno davanti all'altro e, come il suo collega precedente, se ne sarebbe tornato sui suoi passi. Tuttavia, del porto che era apparso in visione al Corvo, non ci sarebbe stata nemmeno l'ombra, sebbene a qualche centinaio di metri fosse effettivamente visibile l'Oceano di Nanmen. Se Moyo avesse usato le sue capacità di percezione avrebbe notato che quegli oggetti sprigionavano chakra, se toccati in un preciso ordine: il cannocchiale, la bussola e poi il modellino di barca. Inoltre la bussola tendeva ad orientarsi nella direzione in cui era puntato il cannocchiale. Magari il cannocchiale serviva per scrutare la posizione di qualcosa verso cui orientare la bussola...
    Qualunque segreto si nascondesse dietro quegli oggetti, il Corvo avrebbe dovuto far presto. La sabbia, di lì a poco, avrebbe preso a ribollire, come acqua in una pentola a cento gradi. La terra avrebbe tremato ancora, per poi aprirsi letteralmente in due. Dei tentacoli giganteschi sarebbero emersi dal terreno a precedere una piovra dalle dimensioni colossali che avrebbe oscurato il cielo per sempre [Nota] Sarebbe inutile attaccare la piovra in questo frangente, concentrati invece sul capire come funziona la disposizione degli oggetti nei cerchi e cosa devi cercare col cannocchiale....

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    CITAZIONE
    Benvenuto nel continuo della quest il recupero della nave di Tasaki Moyo. Come vedi, ho deciso di iniziare subito con l'azione. Per quanto riguarda il coinvolgimento del Lupo nella vicenda, essendo anche stavolta una comasterata, lascio decidere a te come egli entrerà a far parte della missione e quello che gli aspetterà prima di riunirsi al Corvo.


    Edited by ~Sekiro~ - 19/9/2021, 04:01
  5. .


    La Nebbia e la Bruma


    ~V - VI~



    Riunioni



    E ci sono molti altri casi di famiglie e vite rovinate, qui al Lupo, a causa delle battaglie con la Bruma?

    Prima che i mercanti potessero rispondere, il suono giunse acuto ed inaspettato. Esso richiamò l’attenzione di tutti i presenti, che in un solo momento parvero cambiare radicalmente atteggiamento. I due mercanti, intervenuti ad aiutare il vecchio sfortunato, spalancarono gli occhi in un gesto di terrore e subito si mossero per tornare da dove erano venuti, in un maldestro tentativo di trascinare con sé il barbone.
    Era scattato una sorta di allarme che s’era diffuso per tutta la cittadina e, il Lupo, dal canto suo, aveva già potuto notare come le guardie avevano iniziato ad agitarsi e a fermare chiunque avessero anche solo trovato lontanamente sospetto.

    Non andatevene così in fretta, ditemi almeno dove sono stati visti per l’ultima volta i figli di quest’uomo prima che salpassero per il mare. È fondamentale che almeno si scopri che fine abbiano fatto…

    Mentre si congedava dai suoi interlocutori, ormai pervaso dal forte desiderio di scoprire di più sulla triste fine che avevano fatto quelle giovani anime, il ninja da un braccio solo pensava forsennatamente a dove ritirarsi. Ritornare alla locanda che li aveva ospitati la notte precedente? Dopo il vivace scambio con i loschi tipi radunati ai tavoli, avrebbe significato rischiare che qualcuno avesse potuto richiamare le guardie direttamente sul posto, o peggio, un agguato da chissà quale malfamato bandito. Rintanarsi nella biblioteca in cui poco prima erano entrati i suoi compagni? Questa poteva risultare un’alternativa migliore, ma dopo l’allarme probabilmente l’ingresso alla struttura sarebbe stato precluso. Il vorticare dei pensieri e dei dubbi, tuttavia, fu prontamente fermato dall’improvvisa quanto provvidenziale comparsa proprio dei due ninja con cui era partito: la Pantera ed il Ghepardo.

    Psss… psss… è il caso di allontanarci rapidamente di qui.

    Il Lupo fu così trascinato via da quella situazione difficile e, mentre il trio si allontanava dalla strada principale per riunirsi al resto dei ninja di Kiri, non sarebbe stato difficile notare come il loro sgattaiolare altrove era in qualche modo ignorato dalle persone attorno.

    Ghepardo, dì un po', è opera tua il fatto che sembriamo essere del tutto invisibili?

    […]



    Alla fine, l’intero gruppo si riunì, con l’eccezione di uno dei membri, quello che doveva essere il Primario del villaggio.
    Il Mizukage era giunto accompagnato da una strana giovane, che definì in tutta fretta come il loro “lasciapassare” per la Bruma. L’esperto comandante chiese ai suoi sottoposti innanzitutto di riferire quanto avevano scoperto nel loro girovagare per il Paese del Lupo.
    L’ Ombra raccontò della situazione economica e commerciale che si era instaurata tra Cielo, Miele e Lupo dopo l’intromissione della Bruma.
    Il Ninja di Ferro, poi, fece il punto sulla storia politica recente tra i tre Paesi e la Bruma, tirando in ballo anche la forgiatura di armi fatte di un metallo speciale nonché nomi e personaggi del tutto estranei alla conoscenza del ninja monco.
    La Pantera, invece, prese parola per rendere tutti consapevoli della vera identità di uno dei generali della Bruma, la Scarlatta, e di quanto sarebbe stato difficile raggiungerla.
    A quel punto parlò anche il ninja di Ashina.

    Signore, sono venuto a conoscenza che ci sarebbe l’opportunità di infiltrarsi tra i mercanti del Miele per penetrare nella Bruma senza dare nell’occhio, pagando il giusto prezzo. Inoltre, sembra che questo Paese venga attivamente confinato qui nell’entroterra ed ogni tentativo di salpare per mare sia intercettato dalla Bruma e le navi fatte affondare… Un attimo di silenzio seguì quelle parole. … Inoltre, penso ci sia la possibilità che da qualche parte possa esserci un testimone: un testimone diretto dello scontro tra la Bruma e l’ex-Mizukage. Il problema è che, al momento, non se ne hanno notizie.

  6. .


    Gocce di sangue e petali di Ciliegio


    ~IX~



    Il Silenzio



    Il compito di uno shinobi è uccidere, senza abbandonare la pietà.

    La storia dietro quel posto era tutt'altra che chiara. Cos'era accaduto tanto tempo prima a Kotetsu Sakura? Un villaggio seppellito sotto strati e strati di neve densa... densa di un passato sbiadito ed ormai troppo albino per essere ricordato. Ed i suoi abitanti... chi erano? Formidabili forgiatori, unici al mondo, capaci di plasmare in forme sempre nuove il metallo divino che aveva benedetto le terre di Azumaido... oppure schiavi, alla mercé di un Signore Oscuro, incatenati in una spirale di non morte e sofferenza?
    Il mondo, in fondo, era davvero piccolo. Lontana miglia e miglia dall'isola gelata, Ashina sembrava condividere più di quanto ci si potesse aspettare con Azumaido... la sfrenata brama dell'Uomo di trovare un rimedio a ciò che lo ha sempre tormentato sin dall'alba dei tempi: la paura della Morte. Ma ingannare la Falciatrice Solitaria può riservare un destino infimo... peggiore di quanto ogni tipo di morte possa apparire. Il Sommo Sacerdote del Tempio Senpou, i Nobili del Palazzo della Sorgente e, forse, stando alle recenti rivelazioni, anche gli sventurati abitanti di Kotetsu Sakura, lo avevano imparato a loro spese.

    A me di queste cose non è mai fregato niente però ... quindi, se vuoi che me ne vada, lo farò. Me ne andrò e non metterò mai più piede in questa isola maledetta. Lascerò tutto quello che ho preso, te lo giuro ma, per favore ... non uccidermi!

    Il Lupo guardò impassibile il capo del ladro, ormai sconfitto, chinarsi in segno di resa. Sguainò Kusabimaru e, in un sol gesto, vibrò la katana nell'aria gelata della gelida gemella di Genosha.
    Il sangue del suo avversario, che in precedenza aveva imbrattato l'acciaio scintillante della lama, venne fluidamente scaraventato via dal metallo affilato, macchiando irregolarmente di rosso il terreno imbiancato.

    Il compito di uno shinobi è uccidere, senza abbandonare la pietà.

    Questa volta, shinobi, i tuoi occhi potranno vedere sorgere un altro giorno. Ora và!

    Fu mentre rinfoderava la spada degli Hirata che avvenne. Un rumore sordo, dapprima, proveniente direttamente dalle viscere del suo animo; poi una sorta di boato a bassa tonalità che scaturiva dagli antri più nascosti del sottosuolo, vibrante d'odio, carico di un bruciante fuoco nero. Quelle onde sonore interne, inizialmente caotiche, lentamente iniziarono ad assumere una regolarità, e ad essere intervallate tra loro in una cadenza sensata. In altri termini, quei rimbombi si stavano trasformando in parole.

    Eheheh, un potere immenso ed una fantasia altrettanto grande quella di questo shinobi che ha maledetto questo posto. Ma anche il potere dell'agonia eterna non è niente in confronto a quanto possiamo fare insieme, Lupo.

    Lo shinobi d'Ashina marchiato dalla perdita del braccio sinistro si fermò di colpo, con la spada che conteneva l'anima del suo Signore ancora a metà strada tra l'esterno e l'interno del fodero... in bilico tra la possibilità di essere strumento di sofferenza o di giustizia.

    Ma non c'è tempo da perdere con queste nullità. Forza, uccidilo e torniamo ad occuparci delle cose più importanti.

    Il compito di uno shinobi è uccidere, senza abbandonare la pietà.

    Un bisbigliare leggero ma deciso iniziò improvvisamente a ronzare intorno al suo orecchio sinistro. Il suo Signore, l'Erede Divino, ormai diventato la sua Spada, stava cercando di ricordargli il mantra che Kusabimaru stessa incarnava e che in quel momento si stava letteralmente manifestando.

    Lupo fedele, tu non sei uno Shura!

    A quelle parole il ninja pellegrino chiuse gli occhi in una morsa di dolore provocata da una tenaglia invisibile che gli stringeva le tempie. Alla fine cedette.
    Uno scatto fulmineo, un lampo accecante, il clangore del metallo, il suono sordo e secco della carne lacerata e... la testa del ladro che volava via, staccata dal corpo, nel freddo ambiente in cui la natura, silenziosa ed incontaminata spettatrice della scena, era immersa.
    Il sangue dell'uomo sporcò di nuovo, per l'ultima volta, la spada degli Hirata nonché la neve candida che, di colpo, perse per sempre la sua purezza.

    Il compito di uno shinobi è uccidere, senza abbandonare la pietà.

    Il Lupo si pentì quasi subito del gesto compiuto e, ancora con la lama a mezz'aria, infilzò la spada nel terreno innevato, formando un foro che, ai suoi occhi, sprofondava troppo in basso perchè la punta della katana potesse essere intravista, in un vortice pallido che sfumava nel cremisi più infernale.
    Lo shinobi si inginocchiò davanti alla Lama Insanguinata. Nulla. Kuro e Kusabimaru si erano ammutoliti. Sopiti. Il Drago Nero d'Ashina aveva corrotto la sua anima come aveva fatto sua madre coi Fiori di Ciliegio?
    La porta d'entrata al Sancta Sanctorum rimaneva saldamente chiusa. La Spada avrebbe di sicuro continuato a rifornirlo del potere Kenkichi, ma, no, decisamente, in quel preciso momento l'Erede Divino e la Fanciulla delle Acque del Ristoro sembravano più lontani che mai.

    Il compito di uno shinobi è uccidere, senza abbandonare la pietà.

    Il mantra della Spada s'era manifestato ma s'era quasi subito perso nel vento, come una sbuffo in una tempesta, come lacrime nella pioggia, come un sussurro nella folla...

    […]



    Quando il Lupo tornò al villaggio di Yusica la sua mente era completamente altrove. L'influenza del Drago nascosto nei suoi recessi più reconditi gli aveva fatto perdere il suo Signore appena ritrovato. Avrebbe obbedito al Ninja di Ferro ma sentiva che la morsa della creatura ributtante che viveva in lui stava pian piano crescendo.
    Un villico che aveva ricevuto istruzioni a riguardo riconobbe il ninja senza un braccio e, facendolo tornare alla realtà, lo indirizzò verso una piccola struttura a pianta quadrata con un grande comignolo da dove fuoriusciva una gran quantità di fumo.
    Entrando all'interno, la differenza di pressione innescò un'ondata di aria calda in uscita che investì in pieno il Lupo. Il calore lo risvegliò. Doveva chiedere spiegazioni al Mizukage. Aveva tanti dubbi, ma poche risposte.
    La Sciamana ed il Mizukage erano in attesa nel torpore dell'edificio. La donna si mosse subito verso il Lupo offrendogli una tazza piena della medesima bevanda azzurrina già assaggiata precedentemente.

    Se sei qui vuol dire che hai completato la tua missione. Raccontami quanto è accaduto.

    Il Ninja di Ferro era intento a trafficare con qualcosa su un banco di lavoro. Non si voltò mentre ordinava al Lupo di aggiornarlo su ciò che era successo.

    Hai incontrato anche tu Momin, per caso?

    All'udire pronunciare quel nome una rabbia ribollente montò senza motivo nello shinobi d'Ashina. Non era la sua rabbia. Era quella di Koutsu.

    QUEL MALEDETTO BIONDINO! L'INFAME CHE HA UCCISO IL RYUUKISHI DI MIA MADRE. Lui e quei suoi mondi ... i suoi mille corpi. Per venire riammesso nel clan ... tsk. Quella la giustificazione che disse a Etsuya mentre stava morendo. Essere riammesso nel clan di cui non era capace neanche di usare la tecnica segreta!

    Il Lupo cercò di ignorarlo, ma il potere del Drago diventava sempre meno gestibile. Si rivolse al Mizukage.

    Signore... mi è stato accennato al passato di Azumaido e Kotetsu Sakura. Qual è la verità?

    Il ninja avrebbe raccontato tutto quello che aveva dovuto affrontare: il ladro, le illusioni, gli abitanti del villaggio del Ciliegio che sembravano essere stati schiavizzati, il potere malefico che il Drago Nero aveva avuto su di lui, l'inaspettato e inquietante silenzio della sua Lama Insanguinata. Bramava delle risposte.

    E per finire chi è questo Momin?

    Che le sue domande fossero state accolte o meno, il Mizukage alla fine rivelò ciò a cui stava lavorando. Girandosi egli mostrò al Lupo un marchingegno sferico ed un braccio meccanico sinistro.

    Abbiamo bisogno di un medico per un innesto corretto e completo, ma per il momento ho effettuato una modifica che ti permetterà di utilizzare la protesi il tanto necessario per prenderci confidenza finché non torniamo a Kiri. Giunti a Kiri, dove ho tutti gli attrezzi necessari, potrò modificarlo come preferisci. Potrò anche aggiungere degli speciali meccanismi, se lo riterrai opportuno. Quell'oggetto che vedi insieme alla protesi è un sistema d'ancoraggio dell'arto. Sostituisce l'articolazione della spalla, quindi necessita di una complessa operazione per essere inserito, ma permette movimenti altrimenti impossibili dell'arto. Per uno spadaccino è un vantaggio discreto.

    Il Lupo si inginocchiò e tese la sua unica mano, la destra, per stringere quel dono allo stesso tempo agognato e disprezzato.

    Accetto umilmente, Signore.

    Anche la Pantera era lì presente. Il Mizukage ebbe modo di donare qualcosa anche a lui: un tonico raro e prezioso.
    I tre, il Signore ed i suoi due ninja, si sarebbero ritrovati di lì a pochi giorni, mentre, per il momento, i pipistrelli del Mizukage riportavano i due genin a Kiri.

  7. .


    Gocce di sangue e petali di Ciliegio


    ~VII~



    Tragedie



    Aspettare la morte, da soli, in un luogo malsano e dimenticato, non è certo ciò a cui la maggior parte degli individui aspira. Eppure, a volte, la vita può essere solo una tribolazione continua e, al contrario, il sopraggiungere dell’eterno riposo può diventare, d’un tratto, una liberazione. Perché dunque vivere? Qualcuno disse che è questa la domanda filosofica fondamentale a cui rispondere, domanda che in tanti si posero, nei secoli, sotto varie forme: un principe, tradito dal suo sangue, la cui vita venne stravolta quando seppe dell’uccisione del proprio padre, il re, tramite del giusquiamo versatogli nell’orecchio; oppure una madre, nonché maga, ingannata dal seme che innaffiò i suoi più nascosti giardini, che preferì punire il traditore, ed ancor più sé stessa, falciando per sempre i fiori che insieme avevano creato, piuttosto che continuare quell’esistenza oppressa.

    Cosa vuoi, maledizione? Non senti che questi fumi sono tossici? Perché non te ne vai un po' più in là e mi lasci morire in santa pace?

    Poteva, il ninja di Suna, avere un passato simile a quello del principe e della maga? In ogni caso, Ashina non era da meno in quanto a casi di coscienza: tra tanti che cercavano la vita a tutti i costi, disposti senza problemi alla sofferenza di molti, a volte poteva essere trovato qualcuno che la aborriva e che era disposto a fungere da carne da macello, pur di scoprire il volto di quello che sarebbe stato il proprio liberatore: un soldato, suo malgrado, misteriosamente ritrovatosi infestato dal Verme, condannato all’immortalità e a vedere spirare il suo precedente signore, Hanbei l'Immortale. Il Lupo non tardò a chiedersi se potesse onorare con una morte per lama, come aveva fatto con Hanbei, anche questo nuovo e strano individuo, anziché lasciarlo ad un destino inglorioso e mite, ad attendere la fine, nascosto tra fumi tossici e caldo asfissiante.

    Shinobi, perché cerchi la morte?

    L'Ōkami non attese risposta e partì all’attacco, ma il suo avversario evitò e deviò con grande maestria tutti i suoi colpi. No! Una simile eleganza non poteva terminare in quel modo squallido e codardo: quel ninja doveva morire in combattimento e sarebbe stato lui stesso ad accontentarlo. Nel frattempo, un kunai, che il misterioso bandito di Suna aveva usato per difendersi, venne scagliato lontano dalla violenza dell’impatto con Kusabimaru. Da quella stessa direzione un attimo dopo partì un altro kunai che prese in pieno il ninja da un braccio solo. Il danno però fu irrilevante: sotto alle vesti leggere, ben mimetizzata, il Lupo indossava una cotta di magliaCotta di Maglia Inferiore [Protezione]
    Indossabile sotto dei vestiti, questa leggera cotta di maglia costituita da sottili anelli di ferro intrecciati ricopre e protegge il busto e gli arti superiori.
    Tipo: Protezione - Supporto
    Dimensione: Grande
    Quantità: 1
    (Potenza: 30 | Durezza: 3 | Crediti: 135)
    [Da genin in su]
    che venne appena scalfita. Era stato un insegnamento involontario del suo compagno di missione, la Pantera, durante il loro scontro a Genosha: restava ancora vivido il ricordo della sua wakizashi che non riusciva a penetrare quegli infidi anelli di ferro a protezione del ninja dagli occhi rossi.
    Subito dopo l’avversario, con uno scatto formidabile, si allontanò di molti metri e a ciò seguì l’innalzarsi di una pesante afa proveniente dal terreno stesso. Il caldo iniziava ad essere insopportabile e rendeva ancora più densi e nebulosi i miasmi tossici della radura. Forse a causa dell’aumento improvviso della temperatura, le distanze parvero deformarsi agli occhi dello Shinobi dell’Erede Divino, e quello che inizialmente sembrava un distacco di una decina di metri, il battito di palpebre dopo, era aumentato considerevolmente. I suoi sensi probabilmente stavano risentendo del calore estremo. Sì, doveva essere così, perché successero poi parecchie cose senza senso: l’indecifrabile suicida mosse le mani come per lanciare dei kunai senza però averli mai estratti, kunai che, tuttavia, comparvero lungo la traiettoria tracciata in direzione del Lupo. Erano estremamente veloci, ma, ancora una volta, scarsamente pericolosi: l'Ōkami non riuscì a schivarli ma la cotta di maglia lo protesse di nuovo, garantendogli un danno nullo, se non il fastidio leggero dell’impatto. [Nota]In pratica, essendo in entrambi i lanci del sunese la potenza dei kunai illusori inferiore alla potenza difensiva della cotta di maglia (rispettivamente 20 e 10 contro 30), non subisco danno. La cosa strana fu però che comparvero prima di quanto avesse potuto predire basandosi sulla distanza tra lui e l’avversario: semplicemente, ad un certo punto, mentre erano ancora a metà del tragitto, le armi da lancio si ritrovarono davanti al suo busto.
    Dopo un breve dubbio sulla sua integrità mentale e fisica, una sola parola divampò nella sua testa: genjutsu!
    Il trucco era, quindi, non farlo scappare. Questa strategia aveva funzionato con la Falena: costringerla ad una danza mortale senza darle il tempo di utilizzare i suoi costrutti.
    Il Lupo alzò verso l’alto Kusabimaru in modo che quello strano individuo potesse ben vederne il movimento.

    Se vuoi proprio abbandonare l’esistenza, lascia che sia io ad occuparmene!

    Il Lupo mosse diagonalmente la sua spada e… in un attimo era sparito! Al suo posto comparve un piccolo tronco di legno mentre lui avanzò, in modo accelerato, di una distanza minore rispetto a quella che aveva preventivato: conoscendo il funzionamento della Tecnica della Sostituzione, che non permetteva di avvicinarsi sufficientemente a fonti di chakra, questo gli consentì di capire che l’illusionista doveva trovarsi a non più di una manciata di metri da sé. [STI - Via della Spada Magica - Azione Rapida]Tecnica della Sostituzione - Kawarimi no Jutsu
    Villaggio: Generico
    Posizioni Magiche: Ariete, Cinghiale, Bue, Cane, Serpente (5)
    L'utilizzatore può effettuare un movimento accelerato tramite l'uso del chakra, lasciando al proprio posto un oggetto o un essere vivente consenziente di pari dimensioni o inferiore. È un movimento accelerato: non può essere usato per fuggire da uno spazio chiuso o da luoghi dove non vi è sufficiente spazio d'uscita. Le correnti di chakra disturbano l'esecuzione della tecnica: non è possibile apparire a distanza inferiore ai 6 metri da un essere vivente. La distanza massima percorribile è pari a 21 metri. Può essere usata come Difesa Totale; può risultare sleale.
    Tipo: Ninjutsu - Ninpou
    (Consumo: Basso)
    [Da genin in su]

    Via della Spada Magica: L'utilizzatore può non effettuare le posizioni magiche di un ninjutsu, sostituendole con gesti che includano la spada. Richiede un consumo bassissimo aggiuntivo, causa AdO se l'esecuzione della ninjutsu avrebbe causato AdO.

    Azione Rapida [1]
    Abile: L'utilizzatore può annullare l'attivazione di un AdO avversario una volta a round; l'utilizzo dell'abilità deve essere specificato prima dell'attivazione dell'AdO.
    [Da genin in su]
    [Nota]Uso la Tecnica della Sostituzione in attacco, quindi il turno non termina, ma, soprattutto, capisco il trucco della falsa distanza tra me e l'avversario perchè la tecnica mi fa avvicinare meno di quanto avrebbe dovuto.
    Rinfoderò Kusabimaru [SGI] ed a seguire lanciò uno shuriken verso l’immagine del suo avversario [SAI]Forza: 375: era solo un diversivo, dovunque egli fosse poi apparso o si fosse, eventualmente, mosso per schivare lo shuriken, il Lupo avrebbe scagliato una bomba GeloBomba Gelo [Bomba]
    Si tratta di ordigno congelante dalle ridotte dimensioni. Può ghiacciare e creare una prigione di ghiaccio di mezzo metro dal punto d' impatto. La prigione causa Intralcio Grave e si rompe se subite complessivamente 3 leggere.
    Tipo: Speciale - Immobilizzo/Supporto
    Dimensione: Minuscola
    Quantità: 1
    (Potenza: 1 | Durezza: 2 | Crediti: 30)
    [Da genin in su]
    nella stessa direzione di movimento, stavolta però ad una velocità molto superiore, in modo da sorprendere dei riflessi sovrumani con una forza soprannaturale. [SAII]Forza: 450 (+3 tacche per consumo di Basso)
    In ogni caso il ninja di Ashina avrebbe poi percorso il resto dei metri che mancavano per uno scontro corpo a corpo [SAIII] ed avrebbe utilizzato una delle sue tecniche preferite, l’Estrazione Mortale, cercando di assestare un fendente ascendente diagonale dall’anca destra del suicida mancato alla sua spalla sinistra. [STII]Forza: 450 (+3 tacche da Estrazione Mortale)
    Velocità: 400 (+1 tacca da Tributo di Sangue; +3 tacche da Estrazione Mortale)
    Potenza: 30 (+10 da Tributo di Sangue, -10 per causare DnT Medio)

    Estrazione Mortale
    Villaggio: Generico
    Posizioni Magiche: Nessuna (0)
    Premessa un'arma non estratta, riposta o non impugnata, l'utilizzatore può estrarre la stessa effettuando un rapido attacco. La Forza e Velocità del colpo aumentano di 3 tacche.
    Tipo: Taijutsu -
    Sottotipo: Mossa
    (Consumo: Basso)
    [Da studente in su]

    Ormai era chiaro: il combattimento sarebbe stato deciso dalla quantità di metri che avrebbe separato i due contendenti. Se voleva sopravvivere, il ninja di Suna doveva fare in modo di mantenerla al massimo grado possibile. Il punto era proprio quello: il Lupo non glielo avrebbe permesso.

    Chakra:
    Vitalità:
    En. Vitale:
    Statistiche Primarie
    Forza: 375
    Velocità:  300
    Resistenza: 300
    Riflessi: 300
    Statistiche Secondarie
    Concentrazione: 300
    Agilità: 300
    Intuito: 300
    Precisione: 300
    Slot Difesa
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Azione
    1: Lancio shuriken
    2: Lancio bomba Gelo
    3: Movimento
    Slot Tecnica
    1: Tecnica della Sostituzione
    2: Estrazione Mortale
    Equipaggiamento
    • Shuriken × 2
    • Antidoto Base × 1
    • Nekote × 1
    • Wakizashi × 1
    • Fumogeno × 0
    • Bomba Gelo × 1
    • Tonico di Recupero Minore × 2
    • Tonico di Ripristino Minore × 1
    • Cotta di Maglia Inferiore × 1

    Note
    ///




    Edited by ~Sekiro~ - 23/5/2021, 16:23
  8. .


    La Nebbia e la Bruma


    ~IV~



    Private Investigations



    [Notte tra primo e secondo Giorno: la Bettola peggiore o il Paese peggiore?]



    Gli scricchiolii del legno marcio rendevano l'ambiente carico di un silenzio esplosivo, in tensione come un elastico: sarebbe stato sufficiente il minimo passo falso per trasformare quei cigolii intermittenti in rombi assordanti.
    Individui dall'aspetto poco raccomandabile erano seduti ai tavoli mezzi rotti, intenti a bere o ad occuparsi dei propri affari, ma gettando di tanto in tanto un'occhiata sospettosa allo strano gruppo di ninja sotto copertura che era appena giunto nel locale. Ad acuire l'attenzione su di loro furono poi le azioni del Lupo. Questi in un gesto improvviso si intromise tra le tante scommesse, più o meno legali, che avvenivano ogni notte. Attirato così l'interesse del mazziere, il ninja di Ashina scoprì essenzialmente che la flotta della Bruma circondava l'intera costa del Lupo, che non correva buon sangue tra gli abitanti delle due nazioni e che, per questo, il Lupo fosse relegato nell'entroterra.

    Se non avete possibilità di viaggiare per mare, immagino che gli affari qui intorno non vadano così bene, a giudicare anche dallo stato di questo locale...

    Gli occhi dello shinobi si fermarono per un istante sul proprietario, ancora intento ad ultimare l'affitto della stanza con i suoi compagni di missione. Questo, sentitosi forse addosso il peso di uno sguardo indagatore, ricambiò al Lupo un'occhiata malevola e, per tutta risposta, sputò per terra, in aria di sfida. Anche gli altri commensali non facevano dell'igiene il proprio pallino: qualcuno ruttava rumorosamente, tosse stizzosa riempiva l'aria di un'atmosfera malsana, abiti poco puliti erano gettati alla rinfusa vicino alle cibarie. No, decisamente, quello non era il posto più lussuoso del mondo. In effetti, basandosi sullo stato delle abitazioni, dei negozi e delle persone, mentre poco prima i tre ninja varcavano le soglie del villaggio commerciale, in tutto il paese del Lupo situazioni migliori dovevano essercene ben poche.

    Sarebbe molto più conveniente per tutti, qui al Lupo, se riusciste ad avere accesso ai commerci marittimi, non credi?

    Un momento di attenta riflessione avrebbe interrotto la conversazione. Lo sguardo dello shinobi si sarebbe poi fermato di nuovo, penetrante, su quello del suo interlocutore. Una domanda a brucia pelo, come se nulla fosse, avrebbe seguito quella pausa.

    C'è per caso un motivo dietro a questa tensione tra Bruma e Lupo?

    Ottenute le risposte, il Lupo si sarebbe infine congedato, per andare a riposare nella camera procurata dalla Pantera.

    Ti ringrazio per le informazioni. Come promesso, tieni pure per te la vincita. Un'ultima domanda: se volessi partire e lasciare il Lupo per dirigermi alla Bruma, in modo da avere più opportunità di commercio, sapresti indicarmi un modo discreto e che non dia troppo nell'occhio per farlo? Sai, non vorrei dover pagare dazi e tasse varie per l'accesso.

    [Secondo Giorno: il Porto che non c'è]



    Se quella era stata un'illusione, là attorno doveva esserci un esperto di genjutsu formidabile almeno quanto la Falena. Fuori dalla biblioteca, per un istante, a causa di un fugace gioco dei sensi, di un'alterazione della percezione, di una complessa interazione tra correnti d'aria e temperatura o, forse, chissà, dell'effetto di un ingegno calcolatore, il Lupo vide chiaramente, all'orizzonte, la presenza di grandi vascelli in movimento sull'acqua calma che carezzava un grande e frenetico porto. Il tutto completato dalla comparsa della Pantera, che proponeva proprio di dirigersi a "quel porto". Fu poi la voce improvvisa ed inaspettata di un povero ubriaco a spezzare l'incantesimo: di colpo le enormi vele cremisi ed il vibrante andirivieni di una costa "fantasma" svanirono, per lasciare il posto all'immensa campagna incontaminata che adornava le terre del Lupo, nonchè alle foreste e alle colline verdeggianti, ancor oltre. [Nota]Ho inventato un modo per trasformare l'errore del precedente post in una opportunità di gioco. A discrezione del QM, la "visione" del porto e delle vele cremisi potrebbe essere un genjutsu che ho subito da parte di qualcuno o qualcosa, oppure potrebbe trattarsi di un semplice scherzo dei sensi, giocato al Lupo dallo stress e dal suo passato, che non merita di essere approfondito.

    C'erano anche quelle vele cremisi laggiù! Ich...

    Se fosse stato l'alcool a parlare, l'illusione di una mente esperta o semplicemente i ricordi invasivi di un tempo che fu, questo il Lupo non poteva saperlo. Sapeva però che il vecchio si stava riferendo proprio alla visione che lo shinobi da un braccio solo aveva appena avuto.
    Due mercanti, probabilmente impietositi, accorsero sulla scena allontanandosi dalle proprie bancarelle e, presa una logora coperta dal vicolo da dove era sbucato il vecchio, avvolsero quest'ultimo in un abbraccio di flanella in modo da rispettarne il pudore.

    Poverino, non si è più ripreso da quando hanno ucciso suo figlio, ma d'altronde, fare il pirata è pericoloso e quel giorno, fu sfortunato.

    Il pirata? Aveva già avuto a che fare con dei corsari e la cosa non era finita bene. Il ricordo del "Corvo" Tasaki Moyo che con le sue katane spaccava letteralmente in due una nave era ancora vivido.
    Quella però poteva essere una buona occasione per ottenere informazioni ulteriori sulla strana visione, dal momento che il vecchio era parso far riferimento alle stesse "vele cremisi" che per un momento erano spuntate all'orizzonte.

    Ehi. Voi due! Chi è quest'uomo?

    Se i mercanti avessero risposto, il Lupo avrebbe continuato, cercando una scusa valida per l'insistenza con cui aveva fermato i due uomini.

    Sono un investigatore privato e sto indagando su delle persone scomparse nel mare Kaizoku, nel tratto compreso tra Bruma, Lupo e Cielo. Ho bisogno di scambiare due parole con lui, mettetelo a terra per un momento.

    Una volta sdraiato al suolo, il Lupo si sarebbe chinato per poter comunicare più agevolmente. Gli avrebbe sussurrato all'orecchio.

    Vecchio, stavi parlando di vele cremisi e di una battaglia avvenuta con dei kraken... sapresti dirmi di più? Dove è successo di preciso?

    Dopodichè il ninja avrebbe alzato la testa, per rivolgersi ai due mercanti.

    Dicevate che il figlio di quest'uomo è stato ucciso... come? Da chi? Cosa è successo "quel giorno"?

    Se il Lupo avesse ottenuto delle risposte soddisfacenti, si sarebbe infine rivolto al barbone.

    Sappi che, se tuo figlio dovesse essere ancora vivo, cercherò in tutti i modi di scoprire dove si trova. Se dovesse essere morto, cercherò di vendicarlo ad ogni costo...

    Avrebbe voluto completare la frase con: è questa la seconda regola del Codice di Ferro degli Shinobi...

  9. .


    Gocce di sangue e petali di Ciliegio


    ~V~



    Kiseiju - L'ospite indesiderato





    Il Palazzo della Sorgente. Un luogo mistico, ammantato da una sottile nebbia, nonostante sia costantemente baciato da un cielo sereno, costruito sulla sommità di una immensa cascata, che si trova, a sua volta, ai piedi di un maestoso monte, il cui picco è avvolto eternamente da nubi che impediscono di scorgere, da lontano, ciò che esso nasconde. Sgorgando direttamente dalle sue viscere, un continuo flusso d'acqua fuoriesce dalla dura roccia per diffondere, serpeggiando, in tutto il complesso: dapprima, nella parte più interna, si crea un vero e proprio lago, abitato da carpe dalla innaturale lunga vita, mentre, man mano che ci si allontana dalla montagna, verso l'entrata del Palazzo (il Ponte Vermiglio, presidiato dalla Monaca Reale, la Sacerdotessa Yao, l'immortale guardiana infestata dal Verme, nella sua vera forma corporea), la terra ferma prende sempre più il sopravvento fino a che, al bordo del precipizio della cascata, l'ammasso d'acqua non si trasforma in un sottile strato di liquido che, ormai solo una leggera patina, ricopre tutto il pavimento del luogo, prima di gettarsi, impetuoso e violento, nello strapiombo sottostante, alla cui base, in attesa quasi come un alcolista in astinenza del vino o un bambino affamato del latte, giacciono le parti più antiche di Ashina.
    All'altro capo del Palazzo, invece, nascosto dalle nuvole fitte, nel punto più alto della montagna sacra, protetto da fulmini che calano improvvisi dal cielo, c'è il Santuario del Drago Divino, la porta d'accesso al Regno Celeste, dove l'Oracolo, una giovane donna dalle origini ignote, vestita di un kimono completamente bianco, corredata di capelli ed occhi candidi e lattei come la neve, riposa in un sonno eterno, appoggiata alle pietre benedette. Se solo si riuscisse a superare le guardie immortali del posto, le guerriere della stirpe Okami, che usano poteri derivati direttamente dal Drago, e si arrivasse a pregare, in umile venerazione, assieme a quella pura fanciulla addormentata, si avrebbe accesso...
    [Nota]Ci sono molti dettagli che possono ben incastrarsi con la trama da te ideata. Ne discuteremo poi off-game!

    […]



    Il terreno etereo e bagnato sotto i loro piedi d'un tratto si mosse violentemente, quasi come se fosse iniziato un terremoto dalle proporzioni esagerate. Nel punto di massimo scuotimento, il sottile strato d'acqua che ammantava il mondo interiore del Mizukage iniziò a ribollire. Infine, il pavimento si spaccò, la linfa palpitante ai lati dello squarcio cadde nel vuoto sottostante, come cascate in miniatura, mentre dal buio di quelle profondità sorgeva una specie di tronco, nero come l'ebano, che si stagliò sempre più in alto fino a raggiungere altezze impressionanti. Una volta distesosi completamente, quella specie di albero oscuro mise delle salde radici nel suolo, che, impressionanti ganci vitali, si allargarono tutto intorno. Mentre là dove sarebbe dovuta esserci una fitta chioma, l'albero sembrava stranamente spoglio e privo di rami, inferiormente, ad avvolgere le radici, c'era una infinità di fiori di ciliegio, fiori che, cadendo per il tremore che aveva provocato la nascita di questa particolare pianta, venivano immediatamente sostituiti da altri che sbocciavano senza sosta. [Nota]Non ho capito come appare Kutsu mentre io combatto contro Etsuya, mi sono permesso quindi di narrare la sua comparsa in questo modo, anche perchè ne abbellisce la descrizione. Inoltre, di seguito, ho aggiunto dettagli di trama che possiamo poi concordare off-game!
    Una visione del genere avrebbe scosso chiunque, ed infatti catturò l'attenzione del Lupo, che per qualche istante scordò lo scontro appena cominciato contro il misterioso personaggio che lo aveva attaccato. C'era però qualcosa di familiare in quella scena. Il mistero venne quasi subito svelato, inondando lo shinobi di una scarica di tensione e preoccupazione.
    “L'albero” cominciò a muoversi, contorcersi, ad assumere posizioni serpentiformi. Il legno sulla sommità si espanse leggermente, facendo fuoriuscire rami che presero l'aspetto di corna e baffi. Dalla parte destra del tronco principale, emettendo tonfi e scricchiolii, si staccò una porzione di legno, creando così un un lungo ramo alto quanto tutto l'albero, cosa che fece cadere per terra numerosissimi frammenti di ebano, oscuro come la notte, ma umido e rossastro come se fosse stato intinto nel sangue. Il ramo appena creatosi dal corpo dell'arbusto assunse una posizione davvero inusuale: mentre la parte iniziale, attaccata al corpo da uno stretto peduncolo, pareva formata dello stesso materiale del resto del tronco ed era orientata obliquamente verso il terreno, la parte finale sembrava estremamente affilata, con piccole sporgenze sparse per tutta la sua lunghezza, del colore dell'acciaio grigiastro, macchiato da sfumature rossastre di ruggine. Questa si proiettava invece verso l'alto, sempre obliquamente, formando con la parte iniziale di quella strana escrescenza appena formatasi una sorta di “V”.
    L'illuminazione fu istantanea ed infiammò gli occhi del Lupo, le cui pupille si allargarono al massimo grado di midriasi fisiologicamente possibile. Quello che s'era dispiegato davanti al suo sguardo sorpreso, sorgendo dalle viscere del mondo interiore del Ninja di Ferro, non era un albero. Era il Drago Divino: sembianze serpentine ed allungate, racchiuse in una forma dormiente, inattiva, da “albero”, base allargata in radici conficcate nella terra come spiedi nella carne, un solo ed unico braccio, proprio come il Lupo, che reggeva una spada immensa, ed uno squarcio longitudinale nel petto, proprio come quello che avevano Kuro ed Isshin.
    Se avesse ragionato più lucidamente avrebbe però notato che c'erano delle differenze non trascurabili con il Drago Divino che risiedeva nel Regno Celeste: il colore del Drago d'Occidente era bianco e la spada che brandiva aveva forme del tutto differenti.
    Ma non poteva fermarsi a pensare. Il suo avversario già reclamava la sua attenzione.
    Le offensive dello shinobi da un braccio solo furono del tutto vane. Il misterioso individuo, con gesti fluidi ed eleganti, frappose la sua lama ad ogni fendente del ninja di Ashina, garantendosi piena protezione. Ciononostante l'onda d'urto propagatasi dal cozzare delle loro spade parve di volta in volta scalfire sempre più quel velo d'oscurità che nascondeva le fattezze dell'uomo vestito solo di un hakama. Alla fine, dopo l'ultimo colpo del Lupo, prima che questi si allontanasse, il volto dell'individuo divenne ben visibile e, soprattutto, riconoscibile.

    Lupo Fedele, quell'uomo è Etsuya Kenkichi, non è un Demone della Prova! Quell'uomo è il mio maestro.

    Ancora un'altra rivelazione inaspettata. Ancora l'ennesimo pezzo di un puzzle che sembrava non aver fine. Non ne aveva mai sentito parlare prima. Etsuya Kenkichi. Il maestro del suo Signore? Chi diavolo era? Chiunque fosse, tutte quelle informazioni erano troppe. La testa del Lupo era sul punto di esplodere: l'Erede Divino, il Drago Divino, Kenkichi ed Etsuya. Cos'altro mancava?
    Il feroce sguardo dell'Essere che era sbucato dal suolo lo scrutava avido, famelico. E per un istante, un solo attimo, il Lupo si perse negli occhi del Drago, istante che fu più che sufficiente per il suo avversario per cogliere l'occasione e far calare sopra lo shinobi un velocissimo colpo mortale alla testa. Stavolta, il potere del Sangue di Drago non lo avrebbe fatto tornare dal mondo dei morti. Era troppo tardi per qualsiasi reazione. Chiuse gli occhi il Lupo.
    Un forte rumore metallico fece vibrare la pesante aria del posto. Il Mizukage, in uno scatto repentino, s'era frapposto tra il vecchio ed il nuovo Kenkichi.

    Questa non è la tua prova. Ma la mia punizione.

    Il Ninja di Ferro allungò poi una mano, da cui sprigionò un potente getto d'aria che allontanò di una decina di metri Etsuya. Immediatamente il Mizukage ne seguì la traiettoria e sfoderando la sua lama, letteralmente formata di sangue, ne squarciò il petto con un colpo del tutto simile all'Estrazione Mortale provata in precedenza dal Lupo. Etsuya cadde a terra in ginocchio, inerme.
    Quando sembrava che il peggio fosse passato, ecco che i piani di una mente inumana, una mente imprigionata per lungo tempo, ed ora liberata, una mente che aveva meditato a lungo e covato odio e rancore nel buio per molto, molto tempo, colse l'occasione per attuare il suo piano congeniato da tempo immemore. Privato il giovane ninja della protezione del suo Signore, il gigantesco drago rosso che vorticava attorno ad Etsuya scattò fulmineo per avventarsi a fauci aperte contro il Lupo, ingoiandolo, in questo modo, in un solo boccone. L'ultima cosa che lo shinobi sentì fu il NO! netto e sorpreso del suo Signore. Poi tutto si fece nero.

    […]



    Om mani padme hum!



    La vecchia megera pregava in una nenia continua e sommessa. Il suono della cascata che scendeva dal nulla dei cieli formava un sottofondo che ovattava il resto dei rumori del luogo. Sembrava una radura, circondata dal alti picchi, che la nascondevano al tempo e allo spazio.

    Om mani padme hum!



    Il sole splendeva nell'azzurro, proiettando i suoi raggi sulle pozzanghere e sull'erba bagnata, il chè creava un arcobaleno di giochi di luce che colorava in modo inusuale e mistico anche i più insignificanti dettagli: il grigio dei capelli di un'anziana devota senza più dominio sulla propria psiche diventava un viola luccicante che rifletteva la bellezza di un tempo ormai lontano; una delicata rugiada trasparente in bilico sui sottili fili di clorofilla, pronta ad esplodere al minimo squilibrio, per intermittenti attimi, pareva racchiudere in sé la forza dei divini, quando il prisma che in essenza era rifrangeva la luce bianca nelle sue miriadi componenti spettrali visibili all'occhio umano.

    Om mani padme hum!



    Il mormorio perso e ipnotico si fermò all'improvviso. La devota s'era accolta del Lupo, Lupo che giaceva immobile davanti ad un enorme portone cremisi che sbarrava l'accesso alla zona sacra. Lì, al centro della radura, un piccolo santuario fungeva da fulcro di quell'ambiente onirico, circondato da un stretto recinto di legno tutt'attorno, il quale aveva alle spalle la cascata e di fronte una scia luminosa che collegava in un tragitto diretto terra e cielo.

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    Il Sancta Sanctorum...

    Ah, sei, tu... prega, prega, senza sosta, il Buddha... la Fanciulla, la persona Santa, qui non c'è più ormai... Ritrova le scimmie del Tempio! Ritrovale e... ritroverai con loro anche la persona Santa!

    Un fremito di terrore spezzò le parole dell'anziana. Un'ombra oscura invase dall'alto la scia luminosa percorrendola al suo centro, quasi come se una strana corruzione avesse sporcato o contaminato qualcosa di puro.

    AAAAAHHHHH! Prega, prega e forse la Fanciulla tornerà...!

    Om mani padme hum! Om mani padme hum! Om mani padme hum! Om mani padme hum!



    La devota si lanciò a terra iniziando a pregare con ancor più foga di prima.
    Nel frattempo la brillantezza del posto si spense poco a poco e, man mano che il Lupo discendeva verso la radura per avvicinarsi al tempio, l'atmosfera celeste si perdeva, per far posto ad un nero che livellava ogni sfumatura e differenza tra gli elementi del paesaggio.
    Lo shinobi provò ad entrare. La porta del Santuario era chiusa. Il nero divampò. Divorò tutto.
    La porta del Santuario rimaneva saldamente chiusa.

    […]



    Bene, bene, bene. Finalmente ho modo di incontrarti, Sekiro.

    Si trovava ancora al Sancta Sanctorum? Apparentemente sì, ma ormai era tutto definitivamente spento, morto. Il Buio aveva preso il sopravvento, il verde era appassito, il suono della cascata s'era fermato. Seduto a gambe incrociate accanto al suo Signore, i suoi occhi sicuri potevano ammirare tutta l'imponenza e maestosità di una creatura che oltrepassava i normali confini dell'esistenza terrena: un essere dall'aspetto molto simile al Drago Divino, ma al contempo anche molto diverso, sia per quanto riguardava i colori, sia per quanto riguardava l'effetto che esso aveva nei confronti della natura circostante.

    Tu sei il mio ricettacolo.

    Ricettacolo? Qualcun altro aveva usato quella parola in passato. Ma non era stato un drago dell'Odio. Era stata una Fanciulla che voleva liberare l'umanità dalla sofferenza.

    Io sono Kutsu, Drago Nero dell'Odio, figlio di Jigoku, Re dei Draghi Rossi, e Chikushou Shoujo.

    L'essere si mise a narrare una storia. La sua storia e... quella del Lupo, che sembravano in qualche modo legate dai fili sottili che, un popolo lontano, credeva tessesse un trio di divinità di cui Cloto s'occupava dello stame della vita.
    Essenzialmente, tramonti e tramonti orsono, un certo Tenson Korin fece dono alla stirpe di Kutsu di un Siero Benedetto, che ne amplificò i poteri sotto l'egida della rabbia e dell'odio.

    Dovresti conoscere tale siero, o meglio, un vago e imperfetto tentativo di replicarlo, col nome di Verme della non-vita.

    Il Verme... ecco perchè siamo proprio qui, al Sancta Sanctorum...

    Il Sancta Sanctorum era il luogo più nascosto e protetto del Tempio Senpou, dove risiedeva, costantemente sorvegliata, l'unico esperimento riuscito di quei monaci corrotti: la Fanciulla delle Acque del Ristoro. Tutt'attorno, sacerdoti, una volta saggi sulla via dell'illuminazione, ormai privi di qualsiasi briciolo di umanità, ma guidati solo dalla voglia di esistere del Verme, sbarravano l'accesso ad ogni intruso.

    Il Verme... si forma dal ristagno delle Acque sgorganti dal Palazzo della Sorgente...

    Lentamente stava capendo. Lentamente intuiva il motivo del repentino cambio dell'ambiente circostante.
    D'un tratto si accorse che l'Erede Divino gli aveva messo una mano sulla spalla, in un tentativo di rassicurarlo. Annuiva, mentre il Drago dell'Odio parlava.

    Gli uomini che creano questo profondo legame con noi draghi prendono il nome di Ryuukishi. Tu sarai il mio Ryuukishi, Sekiro, quando avrò completato la mia fase di ristoro.

    Il tocco macabro dell'artiglio dell'Essere sfiorò la guancia dello shinobi. Per un momento rabbrividì. No! Di certo, quella non era una creatura che lo attirava, anzi, lo disgustava, quasi al pari dei parassiti che crescevano nei visceri di chi si abbeverava dell'acqua sacra in marcescenza di Ashina.
    Se la volontà del suo Signore, come sembrava, era quella di accogliere un tale abominio, il Lupo non si sarebbe di certo opposto. La cosa, tuttavia, era strana, molto strana.
    La narrazione continuava. Un altro drago, Ryujin, invidioso del potere della stirpe di Jigoku, cercò di addormentare per sempre il padre e la madre di Kutsu in un sonno di pietra.
    Fu creato un fuuinjutsu dalla potenza inimmaginabile, che mosse la roccia che fu carne, che unì in una comunione di rabbia ed odio i draghi benedetti dal Siero. Da tale unione scaturì un uovo, Kutsu, il quale partì con la madre sua, Chikushou Shoujo, verso lidi meno ostili, sconosciuti ai draghi. Sì, stiamo parlando di Ashina.
    Ora, Chikushou Shoujo, era un drago bianco, come il latte che fuoriesce da mammelle prosperose, fuso con la natura, in particolare coi ciliegi, e traboccante di vita. Talmente traboccante che, persa nel continuo tentativo di diffonderla, seminava il germe dell'esistenza dovunque mettesse radici, financo condannando ad un eterna rinascita nell'Essere, seppur non intenzionalmente, coloro che avrebbero preferito molto di più abbandonare questo ciclo senza senso che alcuni chiamano Samsara. Per diffondere la vita, colei che, più tardi, sarebbe stata chiamata Drago Divino, si servì così della vita: Etsuya Kenkichi fu Ryuukushi di Chikushou Shoujo e ne diffuse il verbo per tutta Ashina, spargendo l'Eresia e la speciale formula per quell'immortalità che avrebbe fatto cadere, in seguito, il feudo sotto i riflettori, la paura e la brama del Governo Centrale.

    Chikushou, mia madre, è il Drago Divino di Ashina. Io sono l'immagine che lei ha proiettato di tale drago, sono il piano di mio padre per salvaguardare la stirpe dell'Odio, sono il custode dell'Eternità e della Vita nella non-morte. Io sono Kutsu, drago dell'Odio di Ashina!

    Un nuovo cambio dimensionale ed il Lupo si ritrovò catapultato di nuovo al cospetto del Mizukage. Kusabimaru, assieme alla spada del Ninja di Ferro, librava nell'aria, splendente e vibrante di nuova energia vitale, come mai era stata prima. La ferita al braccio destro era tangibile e reale, ma dolore non ce n'era. Un'ultima spiegazione del Mizukage su cosa significasse essere un Kenkichi. Il loro tempo in quel luogo antico era finito.

    Raccogli la tua arma e riuniamoci ad Hideo e Yusica. Abbiamo una missione da portare a termine.

    Come ordinate, Signore.

    I due ninja poi, con parte della loro anima racchiusa entro un involucro di acciaio affilato, presero la strada del ritorno verso l'aria fredda di Azumaido. La pesante porta di pietra si chiuse.

    Chiunque entri in un Santuario Kenkichi, di sicuro, non è la stessa persona quando poi ne esce... sempre se ne esce. Quei due shinobi ne erano la prova...



    […]



    Io andrò a Sud!

    Furono queste le ultime parole del Lupo, prima che si ritrovasse da solo, in mezzo ad una calma ma costante tempesta di neve. Il candore del paesaggio di Azumaido, caratterizzato da collinette nevose inframmezzate tra le abitazioni e le strutture che costituivano il villaggio dell'Alta Sciamana, rendeva difficile orientarsi. Quella bianca coltre rendeva tutto uniforme. Ciononostante, guardando bene la mappa che gli era stata fornita, lo shinobi si diresse verso una strada laterale che portava direttamente fuori dal complesso abitato. Il sentiero progressivamente si fece sempre meno netto, fino al punto che, ormai fuori dal villaggio, la strada non era più presente, completamente sommersa dalla neve. Anche il paesaggio s'era fatto più impervio, ricoperto cioè da alberi fitti e cespugli che oscuravano la zona grazie alle loro folte chiome.
    Avanzando nella foresta, però, inaspettatamente, i tronchi iniziarono a diradarsi, e la vegetazione così rigogliosa, immortalata nel gelo eterno dell'isola di ghiaccio, parve subire un progressivo impoverimento: le piante dapprima ingiallivano, poi imbrunivano ed infine appassivano completamente. Ad un certo punto gli alberi erano diventati completamente spogli ed un tappeto di foglie morte, ramoscelli e qualche piccolo animale deceduto, sommerso all'interno, copriva ormai completamente il terreno. Anche il clima era stranamente, anzi, innaturalmente mutato: il freddo intenso e rigido era stato sostituito da un'oppressiva cappa di umidità e calore che rendeva faticoso respirare a pieni polmoni.
    Se, da una parte, gli arbusti, completamente spogli, ormai cominciavano a mancare, come se la foresta fosse stata appositamente inaridita, dall'altra, all'improvviso, comparve una grande radura circolare, di una ventina di metri di diametro. Al centro di questa, una pozza melmosa di liquido verde ribolliva, emettendo fumi solforici e metano che creavano una specie di effetto serra nel cielo, denso e grigiastro, proprio al di sopra degli alberi, che impediva ai raggi del sole di passare completamente, mantenendo in una costante penombra l'intera zona. Altre pozze secondarie, più piccole ma altrettanto fumanti, erano sparse un po' per tutta la radura. Massi di uno o due metri di diametro inoltre completavano il paesaggio. Una leggera foschia infine aleggiava nell'aria. [Nota]Decidi tu come il veleno possa influenzare l'arena e come ogni altro elemento da me descritto possa avere effetto sul combattimento. Inoltre, di seguito ho dato per scontato che, dopo la partenza dal villaggio della Sciamana, chakra e vitalità siano state ripristinate e che debba attivare di nuovo la TS.
    Vicino alla pozza di veleno, a circa sette metri di distanza dal Lupo, c'era qualcuno. Il ninja, nascosto dietro un albero, avrebbe attivato la tecnica speciale del clan di cui aveva scoperto di far parte, in modo da sfruttare la maggior silenziosità che i Kenkichi gli offrivano. [STI]Lama Insanguinata

    Hijutsu di Kiri


    A Mantenimento
    La tecnica speciale prevede un consumo d'attivazione e un mantenimento. L'attivazione richiede un consumo Basso di chakra; il mantenimento richiede un consumo per ogni round in cui rimane attiva la tecnica speciale, escluso il primo.
    [L'attivazione richiede slot tecnica]

    Caratteristica dei Portatori: Forza Aumentata (+3 Tacche)

    Tributo di Sangue: L'utilizzatore può potenziare la propria Lama Insanguinata. Il Tributo di Sangue aumenta di potenza dell'arma di 5 ogni consumo ¼ Basso impiegato per 1 slot. Riducendo di 10 la potenza della Lama Insanguinata, la lama può causare 1 volta a round un Sanguinamento (DnT Medio).
    Resistenza Sanguinaria: Resistenza Sanguinaria si attiva se l'utilizzatore subisce un danno dall'avversario. L'utilizzatore avrà il bonus massimo in Resistenza. Ogni round di mantenimento peggiora la Resistenza di 1; il malus massimo è pari al bonus massimo. Causare danni annulla Resistenza Sanguinaria, senza riattivarla.
    Furia Sanguinaria: L'utilizzatore ottiene 2 tacche in Velocità per ogni round in cui causa uno status Sanguinamento (DnT) con la lama. Non colpire l'avversario per 2 round azzera Furia Sanguinaria.
    Via della Spada Magica: L'utilizzatore può non effettuare le posizioni magiche di un ninjutsu, sostituendole con gesti che includano la spada. Richiede un consumo bassissimo aggiuntivo, causa AdO se l'esecuzione della ninjutsu avrebbe causato AdO.

    Livello I (Genin Verde)
    La Furtività ha bonus di 1,5.
    La Velocità di Tributo di Sangue è aumentata di 1 tacca.
    Tributo di Sangue può aumentare la potenza fino a +10.
    Furia Sanguinaria ha bonus massimo pari a 2 tacche.
    Resistenza Sanguinaria ha bonus massimo pari a 2 tacche.

    Mantenimento: ¼ Basso

    Voleva saggiare le intenzioni di quell'individuo e capire se si trattasse effettivamente dell'uomo che gli era stato ordinato di eliminare. Così, il Lupo sporgendosi avrebbe lanciato un fumogeno a circa quattro metri da lui, in modo che l'area coperta dal fumogeno stesso fosse sufficiente, assieme alla sua migliorata furtività, a non essere percepito dal suo probabile avversario. [SAI]Furtività: 4,5

    Fumogeno [Bomba]
    Piccoli esplosivi che creano una nube di fumo che si dirada dopo 1 round, se utilizzato in un ambiente aperto, dopo 3 post, se in un ambiente chiuso. Zone fortemente areate diminuiranno l'efficacia dell'esplosivo. Concede Occultamento Parziale entro 4,5 metri dal punto d' impatto.
    Tipo: Speciale - Supporto
    Dimensioni: Minuscola
    Quantità: 1
    (Potenza: 1 | Durezza: 1 | Crediti: 30)
    [Da genin in su]
    Infatti, subito dopo l'esplosione dell'ordigno, il Lupo avrebbe lanciato due shuriken in direzione della spalla destra e sinistra dell'individuo [SAII - SAIII]Forza: 375
    Potenza: 5
    , i quali, in teoria, nei suoi piani, avrebbero dovuto attraversare il fumo della piccola bomba per fuoriuscirne dall'altra parte con un minimo effetto sorpresa, mentre lui era ancora parzialmente occultato dall'altro lato. Dopodichè avrebbe utilizzato la tecnica dell'Occultamento [STII]Tecnica dell'Occultamento - Kakureni no Jutsu
    Villaggio: Generico
    Posizioni Magiche: Nessuna (0)
    L'utilizzatore può occultare sé stesso, una persona o un oggetto riproducendo quasi perfettamente l'ambiente occupato, diventando invisibile. Se l’obiettivo si muove o compie una manovra offensiva o difensiva, la tecnica termina il proprio effetto. Se disattivata la tecnica entro 6 metri da una fonte di chakra, l'utilizzatore non può compiere altre azioni offensive: il round termina dopo l'eventuale fase difensiva.
    Tipo: Ninjutsu - Ninpou
    (Consumo: Basso)
    [Da genin in su]
    per tramutarsi in una pozzanghera velenosa posta leggermente a destra dell'albero. Era solo una strategia iniziale e priva di reale pericolosità, ma per il momento gli bastava capire qualcosa in più sulle capacità di chi aveva di fronte.




    Chakra:
    Vitalità:
    En. Vitale:
    Statistiche Primarie
    Forza: 375
    Velocità:  300
    Resistenza: 300
    Riflessi: 300
    Statistiche Secondarie
    Concentrazione: 300
    Agilità: 300
    Intuito: 300
    Precisione: 300
    Slot Difesa
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Azione
    1: Lancio fumogeno
    2: Lancio shuriken
    3: Lancio shuriken
    Slot Tecnica
    1: Attivazione TS
    2: Tecnica dell'Occultamento
    Equipaggiamento
    • Shuriken × 3
    • Antidoto Base × 1
    • Nekote × 1
    • Wakizashi × 1
    • Fumogeno × 0
    • Bomba Gelo × 2
    • Tonico di Recupero Minore × 2
    • Tonico di Ripristino Minore × 1
    • Cotta di Maglia Inferiore × 1

    Note
    ///


  10. .


    Gocce di sangue e petali di Ciliegio


    ~IV~



    Rivelazioni Sanguinarie



    La storia dello shinobi conosciuto come Lupo è sempre stata avvolta dal mistero. Nulla si sa della sua famiglia, delle sue origini, del suo passato avvolto dall'oscurità. Ciò che è certo è che, un giorno, Usui Ukonzaemon, il Grande Shinobi, ai più noto come il Gufo, vagando per uno dei tanti campi di battaglia cosparsi di morti, presenti a quel tempo per tutta Ashina, trovò un bambino abbandonato, un orfano, privato di ogni legame a causa della guerra spietata. Il Gufo decise di portarlo via con sé, di addestrarlo e, se si fosse mostrato degno, di farne un allievo ed un... figlio. Quel bambino, come prima cosa, fu scaraventato dal Grande Shinobi nella foresta di Usui, una buia e tenebrosa landa verde, costituita da alberi fitti e frondosi, in cui il suono e l'aria venivano alterati a tal punto che ogni foglia cadente era capace di creare potenti distorsioni illusorie. In un posto del genere, il ragazzo venne affidato dal Gufo ad una sua alleata, la kunoichi detta Falena, un'esperta di illusioni, che fece da maestra al ninja in erba sino al momento in cui, come prova finale, il ragazzo avrebbe dovuto trovare, completamente da solo, la strada per uscire dalla foresta di Usui. Solo a quel punto il Gufo lo avrebbe accettato come allievo e come suo successore. Il ragazzo si perse e riperse trai cespugli ed i grovigli e, mentre si perdeva, si allenava sempre più, faticando, soffrendo e... dimenticando. Quando, alla fine, dentro quel labirinto di rami, radici ed illusioni, l'orfano scordò completamente ogni suo legame col passato, da quella foresta, in cui era entrato un Randagio, fuoriuscì un animale delle tenebre, un maestro shinobi che, perduto definitivamente il proprio nome di battesimo, era pronto ad ereditare le tecniche e le arti della scuola di cui erano membri il Gufo e la Falena. Al rapace e al lepidottero s'era finalmente aggiunto un Lupo.

    Sei stato chiamato dalla parte di te che è Acciaio e Sangue. E se questo è accaduto vuol dire che, in qualche modo, tu sei un Kenkichi. Fai parte del Clan ed hai le capacità e la predisposizione necessaria per apprendere la nostra tecnica segreta.

    Le parole del Mizukage rimbombarono tra le spoglie pareti del sotterraneo Kenkichi, rimbalzando tra muro e muro e creando degli strani riverberi che, come un'eco, non smettevano di ripetere lo stesso concetto ancora ed ancora nella testa del Lupo. Si trattava davvero di un'eco? Il ricordo delle letali illusioni della Falena si riaccese di colpo e la voce della Maboroshi o chō, che lo sbeffeggiava e che veniva proiettata, come per opera di specchi sonori, di albero in albero, in quella foresta maledetta, presto prese il posto di quella del Mizukage.

    Kenkichi... Kenkichi.... Acciaio e Sangue.... Acciaio e Sangue...Acciaio... Acciaio... Sangue... Sangue...

    Bene, figlio del Gufo... figlio del Gufo.... cominciamo le danze... le danze... le danze?

    Perditi nelle mie illusioni... illusioni... illusioni...

    Morirai... Morirai... Morirai... se dubiti di te stesso, ragazzo... ragazzo... ragazzo...

    In fondo, non sei altro che un cucciolo disperso... un cucciolo... disperso... DISPERSO!

    All'improvviso la voce calma e provocatoria della vecchia si trasformò in un urlo rabbioso e gracchiante mentre gli occhi vitrei della kunoichi comparvero davanti a suoi, sfigurati, rossi e terribilmente alterati dagli effetti del Sedimento delle Acque del Ristoro. Effetti che aveva già visto prima su Genichiro Ashina...

    Chiudi gli occhi e lascia che ti guidi.

    Il Lupo, con sforzo immane, per respingere quei ricordi invasivi che si erano scatenati nella sua mente, si sedette davanti al suo Signore e si mise nella tipica posa di meditazione, con gambe incrociate e mano rivolta davanti a sé, che era solito assumere al cospetto delle sculture del Buddha.

    […]



    Buio. Il vuoto dei sensi, l'assenza di pensieri, un mare calmo ed in risacca, montagne innevate, solitarie, cielo sereno sferzato dai raggi solari, al di sopra di tutto, del caotico mondo sottostante, della vita, delle nuvole. Il rumore continuo di una cascata che sgorga dal nulla. Era forse questa la strada per l'Illuminazione che una volta i monaci praticavano al tempio Senpou?
    L'ultimo monaco retto, probabilmente, si trovava ancora là... nel silenzio delle Sale dell'Illusione, assieme a Kotaro, il bonaccione grande e grosso, ma puro e candido d'animo come un neonato, finalmente riunito a tutte le anime festanti dei mille mila bambini morti per la depravazione di pochi.
    Poi una visione. Nell'oscurità della mente rasserenata, un'immagine lentamente prese forma: un monaco anziano, dalla pelle itterica, con rughe profonde, dall'età indefinibile, che vestiva i panni dei più alti sacerdoti di quel tempio nascosto sul monte Kongo, con un copricapo cilindrico, allungato, di fine seta blu ed un orletto giallo che ne scendeva delicatamente dalla punta. Scriveva. Scriveva, tutto piagato e piegato, su un piccolo mobile, imprimendo le sue memorie su pagine ingiallite dal tempo. Mentre la sua mano dava forma alle lettere, il Lupo poteva sentirne i pensieri che man mano venivano trascritti, come fossero stati i suoi.

    Per un'era, sono stato benedetto dal Verme. Vivere nella Non-Morte significa percorrere il sentiero eterno che conduce all'Illuminazione, ma devo raggiungere l'Illuminazione per capire perchè io non possa morire. Si dice che il Drago Divino provenga da Occidente. Quindi mi chiedo, perchè il Verme è stato concesso proprio a me?

    Il rumore della cascata si perse nel nulla. Il flusso continuo di acqua santa si fece intermittente sino a trasformarsi in un rumore di singole gocce cadenti che, impattando contro un sottile strato d'acqua, si rompevano, frantumandosi in una miriade di gocce più piccole, minute parti di un tutto più grande che ritornavano all'origine di ciò che una volta erano state: una sola ed unica massa d'acqua. Il Lupo aprì gli occhi di scatto. Il freddo che, dapprima, dominava Azumaido e, successivamente, il monte Kongo, si era fatto da parte per lasciare il posto ad una calda umidità da cui s'irradiava una sensazione di oppressione e di irrequietezza funesta, come se l'aria stessa, in quello strano luogo, fosse stata solida, abbattendosi con tutto il suo peso sulle spalle dei presenti.
    C'era qualcosa di strano: gambe e piedi, nonostante fossero immersi nella sottile patina di liquido sparsa per tutto l'ambiente, non erano bagnati. Il Mizukage, di fronte al Lupo, anch'egli ancora in posizione meditativa.
    Parole familiari provennero poi da un punto imprecisato dietro lo shinobi da un braccio solo. [Nota]Ho cambiato un pò quello che fai dire all'anima della mia spada nel tuo post, visto che tanto dovrai modificare a causa della confusione tra PNG.

    Lupo fedele, ne hai fatta di strada.

    Lo shinobi da un braccio solo voltò lo sguardo cautamente. Non ci credeva. Era impossibile. Eppure davanti ai suoi occhi, tranquillo e sorridente, in preghiera, sedeva un ragazzo dai lineamenti delicati, capelli fini, neri, a caschetto, che gli arrivavano proprio sopra le spalle. Gli occhi scuri erano profondi ed immobili come un drago in riposo. Vestiva un kimono elegante, bruno, con sfumature dorate, retto da una cintura arancio a livello della vita. Portava tra le mani un libro antico e sembrava aver interrotto la lettura per richiamare a sé il suo fedele servitore.

    prince-npc-sekiro-wiki-guide



    Era Kuro, l'Erede Divino.
    Riconosciuto il ragazzo per colui che era, lo shinobi dell'Erede Divino si alzò, confuso e, allontanandosi dal Mizukage, si portò a metà strada tra il suo precedente ed il suo nuovo Signore, fermandosi al vertice di un ipotetico triangolo. Si inchinò, rivolgendosi all'unisono sia al guerriero spietato d'acciaio che al bambino benedetto.

    Miko-sama, Mizukage-sama, non sapete che sollievo ritrovare i miei due signori nello stesso posto.

    Il Lupo si rivolse poi all'Erede Divino.

    Signore, dove siamo, come siete finito in questo posto?

    Prima che potesse ricevere risposta, intervenne il Mizukage.

    Devi sapere, Sekiro, che l'Anima di un Kenkichi è divisa in due parti: Carne e Sangue e Acciaio e Sangue. La Carne rappresenta il corpo in cui essa è rinchiusa durante la vita terrena. L'Acciaio invece è il corpo che assume alla sua morte. Nessun Kenkichi può dirsi tale se manca di una delle due. Tu, fino ad ora, mancavi d'Acciaio e Sangue.
    I Kenkichi, alla morte, si sottopongono al Giuramento dell'Acciaio, il rituale segreto di Clan che lega l'Anima del Kenkichi all'acciaio, rendendolo Acciaio e Sangue. In questo modo nascono le Lame Insanguinate, come guida e lume dei Kenkichi più giovani, legandosi in modo simbiontico a loro, divenendo un pezzo stesso della loro Anima, e completando la natura di Acciaio e Sangue e Carne e Sangue dei Kenkichi.


    Incredulo, l'Ōkami guardò con occhi sbarrati l'Erede Divino.

    Quindi, Miko-sama, voi ed io...?

    Erano Kenkichi? Miko-sama ed il suo servitore appartenevano allo stesso lignaggio? Possibile? In fondo, questo spiegava tante stranezze... perchè l'Erede Divino, tra tutti quanti, tra tutti gli Ashina, nobili e coraggiosi, aveva preferito proprio il Lupo, uno shinobi senza nome né famiglia, un orfano senza passato, come eletto a cui donare il Sangue del Drago, il potere che conferiva di risorgere dalla morte? Quante volte Genichiro, per il bene stesso di Ashina, per fronteggiare definitivamente lo strapotere del Governo Centrale, aveva chiesto e richiesto di essere onorato del Sangue del ragazzo? Aveva sempre rifiutato, Kuro, convinto com'era che la sua benedizione fosse in realtà una maledizione calata sulla terra intera.

    Non voglio corrompere l'anima degli uomini, Genichiro-dono. Finirai per perdere te stesso, cercando sempre nuove battaglie, senza sosta, senza freno. Io... non so ancora quello che devo fare...

    Lupo fedele, prendi il mio Sangue e... vivi ancora.

    […]



    Passi. Passi che si perdevano nel vuoto del mondo interiore del Mizukage. Una figura esile, emaciata, corrosa e consumata, inverosimilmente ferita su tutto il busto nudo, coperto da un hakama nero ed insanguinato che gli scendeva dal bacino ai piedi. I capelli erano tenuti in una petttinatura simile a quella del Lupo, mentre i lineamenti del volto dello sconosciuto erano avvolti da una lieve nube oscura che impediva di riconoscerne le fattezze. Qualcosa gli vorticava attorno: un drago rosso, cremisi come il ferro imprigionato dal gruppo prostetico dell'emoglobina, gigantesco ed inquietante. Era decisamente diverso dal Drago Divino che riposava ancora nel Regno Celeste.
    Minaccioso, l'uomo si mosse verso il Lupo.

    Dimostrati degno o muori.

    L'Erede Divino all'improvviso scomparve. Al suo posto, al fianco del Lupo, spuntò dal nulla Kusabimaru, perfettamente riposta nel fodero legato al suo fianco sinistro. [Nota]Non hai specificato esattamente dove compare la spada, quindi ho interpretato che compaia già infoderata e legata al mio fianco sinistro. La voce di Kuro provenne rassicurante dalla spada stessa.

    Sono qui, Lupo fedele. Se quello è davvero chi credo che sia e quella è Chikushou Shoujo...

    Kusabimaru e l'Erede Divino erano diventati una sola cosa. Il talismano che Kuro gli aveva donato nella Torre della Luna lo aveva protetto ad Ashina. Adesso la spada ed il padrone s'erano uniti ed il suo Signore avrebbe agito direttamente... come nell'ultimo scontro con Genichiro, quando il ragazzo s'era interposto tra i due spadaccini.
    Kusabimaru non riuscì a finire la frase. Un fendente fulmineo arrivò dallo sconosciuto guerriero provocando una ferita sanguinante al braccio destro del Lupo.

    Attingi ai poteri di Clan, Lupo. Stavolta, sei tu che dovrai donarmi il tuo sangue in modo che io possa mostrarti i segreti del nostro potere!

    La ferita in un primo momento fece male, ma dopo alcuni istanti, il sangue stesso che sgorgava dal suo corpo sembrò dargli forza, vigore ed una nuova energia che non sapeva di possedere. Erano questi i poteri del Clan a cui alludeva Kuro racchiuso dentro Kusabimaru? [STI - Attivazione TS]
    Senza pensarci partì subito la risposta dello spadaccino di Ashina. Sfoderando in un rapido scatto Kusabimaru, il Lupo cercò di colpire con un fendente obliquo da sinistra a destra e dal basso all'alto il busto già ferito del suo avversario, sfruttando una tecnica con cui ormai aveva molta dimestichezza: l'Estrazione Mortale. [STII]Forza: 450 (+3 tacche da Estrazione Mortale)
    Velocità: 400 (+1 tacca da Tributo di Sangue; +3 tacche da Estrazione Mortale)
    Potenza: 40 (+10 da Tributo di Sangue)

    Estrazione Mortale
    Villaggio: Generico
    Posizioni Magiche: Nessuna (0)
    Premessa un'arma non estratta, riposta o non impugnata, l'utilizzatore può estrarre la stessa effettuando un rapido attacco. La Forza e Velocità del colpo aumentano di 3 tacche.
    Tipo: Taijutsu -
    Sottotipo: Mossa
    (Consumo: Basso)
    [Da studente in su]
    Si trattava essenzialmente di una versione depotenziata della Croce di Ashina da cui differiva per il fatto che il colpo potenziato, subito dopo aver sfoderato la lama, fosse unico anziché doppio. In un tentativo, quindi, di imitare la Croce di Ashina, il Lupo, non appena terminata la tecnica, cercò di sferrare un secondo fendente obliquo, sempre da sinistra a destra, ma stavolta dall'alto verso il basso, in modo da formare una croce con il colpo che aveva appena sferrato. [SAI]Forza: 375
    Velocità: 400 (+3 tacche per consumo di Basso; +1 tacca da Tributo di Sangue)
    Potenza: 40 (+10 da Tributo di Sangue)

    Non la migliore delle mosse, ma voglio sfruttare la giocata anche come base per una competenza che ho in mente.

    Non era finita però l'offensiva dello shinobi da un braccio solo. Si sarebbe abbassato e, ruotando contemporaneamente su sé stesso per usufruire della forza centripeta, avrebbe fintato un colpo di spada orizzontale all'inguine destro dell'uomo [SGV]Velocità: 300, per poi all'ultimo secondo cambiare direzione e tentare di colpirlo all'inguine controlaterale. [SAII]Forza: 375
    Velocità: 400 (+3 tacche per consumo di Basso; +1 tacca da Tributo di Sangue )
    Potenza: 30 (+10 da Tributo di Sangue; -10 per causare DnT Medio)
    Il vero fendente sarebbe arrivato contemporaneamente all'inizio di una corsa che avrebbe portato il Lupo ad allontanarsi dall'individuo di circa dieci metri. [SAIII - Azione Rapida]Movimento max per SA: 12 metri

    Azione Rapida [1]
    Abile: L'utilizzatore può annullare l'attivazione di un AdO avversario una volta a round; l'utilizzo dell'abilità deve essere specificato prima dell'attivazione dell'AdO.
    [Da genin in su]
    Lo shinobi si sarebbe posizionato in guardia, con la katana degli Hirata tenuta con la destra, rivolta orizzontalmente davanti a sè.

    Il vaso di Pandora era stato scoperchiato. Quel che era stato nascosto per anni, stava forse per essere rivelato. Cosa ne sarebbe uscito fuori?

    Chakra:
    Vitalità:
    En. Vitale:
    Statistiche Primarie
    Forza: 375
    Velocità:  300
    Resistenza: 300
    Riflessi: 300
    Statistiche Secondarie
    Concentrazione: 300
    Agilità: 300
    Intuito: 300
    Precisione: 300
    Slot Difesa
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Azione
    1: Fendente obliquo
    2: Fendente all'inguine
    3: Allontanamento di 10 metri
    Slot Tecnica
    1: Attivazione TS
    2: Estrazione Mortale
    Equipaggiamento
    • Shuriken × 5
    • Antidoto Base × 1
    • Nekote × 1
    • Wakizashi × 1
    • Fumogeno × 1
    • Bomba Gelo × 2
    • Tonico di Recupero Minore × 2
    • Tonico di Ripristino Minore × 1
    • Cotta di Maglia Inferiore × 1

    Note
    ///




    Edited by ~Sekiro~ - 13/3/2021, 21:41
  11. .


    Il recupero della nave di Tasaki Moyo


    ~XX~



    Il Nome del Figlio



    Mentre il piccolo ma temibile pirata rispondeva alle domande poste dal Lupo, per bocca di Komaki Kama, all'improvviso fece capolino dal mare agitato il Corvo. Dopo aver fatto una delle sue solite battute, il ninja di Oto fece cenno al resto del gruppo di iniziare a remare in modo da far ritorno sulla terra ferma per poi mettersi a dormire in un angolo della barca. Lui era troppo stanco e “aveva una gran voglia di tè”. Anche Komaki Kama, non meno stravolta dalla battaglia appena conclusa, si accasciò per terra. Il Lupo, dal canto suo, ormai non più sospettoso delle intenzioni del suo interlocutore, abbassò la wakizashi, si sedette, prese un remo con la sua unica mano e, abbozzando un lieve sorriso alla vista dei suoi due compagni, la donnola e lo spadaccino, addormentati come angioletti, invitò il loro prigioniero a prendere l'altro. Insieme avrebbero condotto la piccola imbarcazione per concludere quella giornata movimentata.
    Non molto lontano, Eiko teneva la testa di Kagome leggermente sollevata. Il Mostro dei Mari, proprio alla fine dell'illusione che aveva rivelato alla kunoichi originaria di Konoha e allo shinobi di Oto la verità sulla sua triste storia, aveva chiuso gli occhi per sempre. Con lei, probabilmente, terminava una volte per tutte la sua stirpe. La ragazza provava una tristezza enorme, ma non riusciva a piangere. Il sentimento dominante tuttavia era più che altro una sorta di nostalgia, un rimpianto per il verso che le cose avevano preso.
    La ragazza ripensò a tutta la vicenda e di colpo le immagini dei volti di Tanaka, della Signora dei Fiori di Kumo, di Tasaki e di tutti gli abitanti del villaggio che la stava aspettando comparvero nella sua mente. E giurò. Giurò su sé stessa che la creatura che aveva in grembo avrebbe vissuto in un mondo migliore. Lei avrebbe fatto di tutto perchè ciò si avverasse: proprio come lo spadaccino detto Corvo, precipitatosi a salvare lei, Eiko, che ai suoi occhi non era altro che una sconosciuta.
    La kunoichi d'un tratto mollò la presa. Kagome, il Mostro dei Mari, affondò lentamente nell'oceano. Come il padre di suo figlio, il mare avrebbe custodito, in sua vece, anche colei che era stata ad un tempo madre spirituale e carnefice.
    Era tempo di tornare a casa. Era tempo di vivere in serenità gli anni che Tanaka, sacrificandosi, aveva consentito di godere a lei e al bambino. Una lacrima cadde leggera mischiandosi con l'acqua infinita sottostante. Ormai la Signora dei Fiori di Kumo non era più visibile, inghiottita in quella profondità blu. Improvvisamente un sorriso illuminò il volto della ragazza, mentre la pioggia smetteva gradualmente di cadere fino a fermarsi, le nuvole si diradavano e, timidamente, una grande luna gialla spuntava nel cielo.
    Eiko s'alzò e si mise a correre, inseguendo la barchetta su cui il Corvo ed il Lupo stavano facendo ritorno verso lidi più tranquilli. Ad una decina di metri da loro, la ragazza si fermò e atteggiando le mani a mo' di megafono, cercò di parlare il più forte possibile, in maniera che Tasaki potesse sentirla.

    Lo chiamerò Hiroshi, come suo padre, e Tasaki, come il più grande spadaccino che abbia mai conosciuto!

    Non era importante che Tasaki capisse di cosa stesse parlando la kunoichi. Probabilmente non poteva. Eiko, però, voleva farglielo sapere comunque. Le bastava che lui in qualche modo ne fosse al corrente.
    Se il ninja di Oto si fosse girato, avrebbe visto la figura della kunoichi diradarsi lentamente nella nebbia, fino a scomparire. Di lei, e di tutta la sua storia travagliata, il Corvo non avrebbe più sentito parlare, quasi fosse stato tutto un sogno, un'illusione. Chissà, un giorno, forse, i loro destini si sarebbero incrociati di nuovo. La ragazza dagli occhi neri, nerissimi, come pece ardente, sarebbe stata là, sulla soglia del domani, a cercare di realizzare un futuro migliore per tutti. Lo aveva giurato.



    Chakra: 5/20
    Vitalità: 2,5/10
    En. Vitale: 21,5/30
    Statistiche Primarie
    Forza: 300 (+4 tacche)
    Velocità:  200
    Resistenza: 200
    Riflessi: 200
    Statistiche Secondarie
    Concentrazione: 200
    Agilità: 200
    Intuito: 200
    Precisione: 200
    Slot Difesa
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Azione
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Tecnica
    1: ///
    2: ///
    Equipaggiamento
    • Antidoto Base × 1
    • Shuriken × 5
    • Tonico Coagulante Inferiore × 1
    • Tonico di Ripristino Inferiore × 0
    • Rivestimento Mimetico × 1
    • Uchiha Shuriken × 1
    • Kunai × 3
    • Accendino × 1
    • Charkam × 1
    • Makibishi × 1
    • Wakizashi × 1
    • Nekote × 1
    • Bomba Gelo × 0
    • Fumogeno × 1
    • Kit di Meccanismi per Trappole × 1
    • Rotolo da Richiamo × 1
    • Dadao × 1

    Note
    ///
  12. .


    Gocce di sangue e petali di Ciliegio


    ~III~



    La Spada degli Hirata



    Il fiocco di neve cadde lento e sinuoso, posandosi delicatamente sul palmo della mano. Era perfetto. Una forma abbastanza stabile da rimanere compatto, ma allo stesso tempo così fragile ed effimero da sciogliersi dopo pochi istanti dal contatto col calore emanato dalla pelle. Un petalo di ciliegio...
    Lo shinobi da un braccio solo alzò gli occhi. Una morbida pioggia di batuffoli aveva iniziato a calare dal cielo sul paesaggio imbiancato di Azumaido. Lì davanti, a pochi passi, un altro shinobi, completamente protetto da una corazza impenetrabile, avanzava impassibile senza mai voltarsi indietro. Avvolta dai candidi cristalli bianchi, spinti dal vento in ogni direzione, nascosta dal nero mantello e dall'elmo oscuro, quella figura pareva quasi un fantasma del Freddo; uno spirito dei ghiacci, solitario, opacato e annebbiato, che si confondeva nella tempesta, in perenne ricerca di sfortunati dispersi da portare via.
    Un'inquietudine nuova adombrava i pensieri del Lupo. C'era un'atmosfera pesante nell'aria. Un elefante era stato fatto entrare in uno sgabuzzino. Il Mizukage emanava un'agitazione interna che si diffondeva alla velocità del pensiero. Tale turbamento infettò il Lupo, sulla scia del Ninja di Ferro.
    Il suo destino era stato irrimediabilmente compromesso dal karma negativo, che s'era accumulato in seguito alle scelte che aveva fatto nel compito di proteggere il suo Signore. Karma è una parola che deriva dal sanscrito, traducibile come azione... e le azioni hanno sempre delle conseguenze, che ricadranno inevitabilmente, come debito karmico, su colui che, di fronte ad un bivio, decise di prendere una strada piuttosto che un'altra. Era stato il karma negativo dello Scultore a divorarlo nelle Fiamme dell'Odio, trasformandolo in uno shura. Era stato il karma negativo di Isshin Ashina a far cadere, alla fine, il feudo che portava il suo nome. Ed era stato il karma negativo attirato dal Lupo e da Kuro, prima con la donazione del Sangue di Drago che drenava energia vitale dagli innocenti abitanti di Ashina per rendere immortale un solo uomo, poi con le continue uccisioni perpetrate dallo shinobi per adempiere al volere del suo Signore, a determinare la loro triste fine: il Servo disperso e solo, privato quasi del tutto delle sue capacità, il Padrone morto nel rimpianto e nel dolore, ucciso proprio da colui che aveva giurato di proteggerlo. Un doppio sacrificio: Kuro era morto per liberare definitivamente l'umanità dalla maledizione del Sangue del Drago; il Lupo aveva acconsentito alla morte del giovane in modo da spostare il peso del debito karmico di questi interamente su di lui. Era così che le anime si disperdevano nel Samsara.
    Consapevole di esser divenuto una calamità per la cattiva sorte, il ninja sventurato si domandava ancora se accettare la nuova zanna promessagli sarebbe stata la via giusta, la via che avrebbe cambiato il suo karma. Quella voglia di sangue inoltre non voleva assolutamente abbandonarlo e sospettava già il perchè: coloro che continuano ad uccidere, a prescindere dalle loro motivazioni, alla fine si perdono nel desiderio del sangue. Si stava forse anche lui lentamente tramutando in uno shura?

    Raccontami di te, Sekiro. Raccontami del tuo passato e di... Ashina. È questo il nome del posto da cui provieni, giusto?

    L'aria fredda e carica di elettricità d'un tratto si fece leggera. La pesantezza della situazione, come un fulmine che si scarica a terra, se n'era andata. Ci sarebbe voluta un'intera giornata per rispondere a quella domanda. Mentre continuavano il loro cammino, le parole iniziarono ad uscire.

    Signore, Ashina... è una terra lontana, un feudo isolato di un paese dimenticato. È... o meglio, era governata da un vecchio e formidabile spadaccino, Isshin-sama, che io stesso ho ucciso.

    Il Lupo fece una pausa. L'immagine di Genichiro che si taglia la parte laterale del collo con la Lama Mortale Nera, la spada capace di donare la vita, e da cui, allargando pian piano la ferita, rinasce un Isshin corrotto, imbattibile e nel fiore degli anni, invase la mente dello shinobi come un cancro metastatico. Elmo da samurai Ashina, vesti di leggera seta blu, la raffinatezza della spada nella destra, la violenza di una delle Sette Lance nella sinistra, la spietatezza di una pistola nascosta nelle maniche. Il profumo delicato del bianco prato fiorito dietro l'uscita segreta del Castello di Ashina ancora nelle narici...

    Così finisce la lunga notte di Ashina...

    Per quanto riguarda me, Signore, io sono solo un orfano. Venni adottato, bambino, da mio Padre: lo shinobi detto Gufo. Egli mi crebbe sotto la rigida dottrina del Codice di Ferro.

    Altra pausa. La voce del Lupo divenne quasi robotica e, fissando il vuoto con occhi vitrei, prese a recitare quelle che sembravano regole scolpite a fuoco nella sua anima.

    Primo: il Padre è ASSOLUTO. La sua volontà dev'essere perseguita. Secondo: il Signore è ASSOLUTO. Darai la tua vita per proteggerlo e lo porterai indietro ad ogni costo. Terzo: la Paura è ASSOLUTA. Non c'è vergogna nel perdere una battaglia, ma dovrai vendicarti con ogni mezzo necessario.

    Il Lupo scosse la testa. Si riprese. Continuò il suo racconto come nulla fosse.

    Arrivò il giorno, però, in cui dovetti fare una scelta: seguire il Codice di Ferro e tradire il mio Signore, Kuro-sama, o rimanergli fedele, perseguendo la volontà di eliminare la maledizione del Sangue di Drago dalla nostra terra. Decisi per la seconda via e questo, com'era naturale, mi portò ad affrontare mio Padre... e ad ucciderlo.

    Lo shinobi da un braccio solo si fermò. Il cielo del mattino era coperto dalla leggera foschia prodotta dalla neve. Il vapore tiepido che proveniva dal suo respiro saliva rapido verso il cielo in una nuvoletta che veniva quasi subito spezzata dal freddo pungente. I boschi attorno facevano da spettatori silenziosi, curiosi, forse, quanto il Mizukage di ascoltare la storia dell'orfano.

    Signore, la volontà del mio precedente padrone... non credo sia stata portata a termine. Deve sapere che ad Ashina, moltissimi anni fa, mise radici un drago proveniente da Occidente. Presto il culto di questo drago prese il posto di quello delle divinità locali. Il Drago Divino. L'influsso di quest'essere faceva in modo che, raramente, una generazione venisse benedetta con la nascita di un bambino capace di donare l'immortalità: il Retaggio del Sangue di Drago. Ma questa benedizione si trasformò in una maledizione. La brama per l'Immortalità corrompe il debole cuore degli uomini.

    Il Tempio Senpou era l'esempio di ciò che stava dicendo lo shinobi. Un tempo luogo di meditazione e preghiera, di aiuto e conforto, sotto la guida degli insegnamenti del Buddha, dopo la venuta del drago era diventato invece un centro di ricerca per l'ottenimento dell'immortalità: la creazione cioè di un Falso Retaggio di Drago all'interno di un Erede Divino artificiale. Per far ciò, quei monaci corrotti avevano sacrificato un numero indicibile di bambini. Le loro tombe erano sparse per tutto il Monte Kongo. Solo uno di questi, il fiore bianco e puro tra i tanti fiori bianchi e rossi, era sopravvissuto agli esperimenti, diventando la Fanciulla delle Acque del Ristoro.
    Il Lupo chiuse gli occhi ed una smorfia di rabbia e risentimento gli deformò il volto. Strinse le dita contro il suo palmo, talmente forte da ferirsi. Gocce di sangue scesero come pioggia cremisi che sporcò la neve sottostante di liquido scintillante. Sangue e Neve...

    Il Drago Divino è ancora là. Saldamente radicato nella terra di Ashina. Prima o poi, nascerà un nuovo Erede Divino e la maledizione ricomincerà. Io... io devo tornare tra i monti da cui provengo e scacciare il Drago. Farlo tornare nel suo luogo d'origine. È l'unico modo per spezzare il ciclo. È l'unico modo perchè Kuro-sama non sia morto invano.

    Il Lupo si inchinò a terra, evidentemente dispiaciuto per lo sfogo che il Mizukage era stato costretto ad ascoltare.

    Vogliate scusarmi, Signore. È stata una debolezza imperdonabile. Se potete, fate come se non abbia detto niente.

    […]



    Lo sguardo vagava indagatore su quella piccola struttura, persa in uno sconfinato labirinto di neve. Se qualcuno non avesse saputo esattamente la strada per arrivarci, difficilmente avrebbe mai potuto trovare quel luogo: esso sembrava in tutto e per tutto un santuario. Uno strato di ghiaccio copriva completamente la dura pietra che lo componeva. Un blocco cristallino ed isolato nascosto agli occhi del mondo. Strani simboli, simili a quelli che una volta il Lupo aveva visto tracciare per l'aria al Mizukage, marchiavano la roccia. Essi trasparivano da sotto il ghiaccio più vitali che mai: vene ectasiche ripiene di sangue, rigonfie e pulsanti, di solide pareti consacrate agli antichi. Dov'era l'ingresso?

    Per di qua.

    Il Ninja di Ferrò sfiorò una lastra nuda, incredibilmente liscia e levigata, nonostante l'esposizione alla rudezza del tempo. Questa scivolò da una parte all'istante, come se si fosse mossa su dei rulli invisibili, liberando la via alla vera entrata. Uno stretto corridoio, scarsamente illuminato, scendeva giù, nel cuore del suolo. L'intensa luce del mattino riverberata dal manto innevato del terreno penetrava nella caverna formando raggi, singoli o a piccoli gruppi, che proiettavano le ombre dei due shinobi contro i muri interni, facendole sembrare, ad ogni movimento, bizzarre, strane, cangianti. Si capiva che là sotto nessuno scendeva da chissà quanto tempo, ciononostante l'aria era fresca e confortevole e stemperava contemporaneamente la rudezza del vento che imperversava all'esterno. Vento che emanava fischi ed ululati che all'interno invece si espandevano in sinistri rantoli che scendevano, anticipandoli, le scale dello stretto corridoio.
    I due arrivarono infine in una stanza rettangolare, la cui lunghezza dominava sulla larghezza, formata da pareti ricoperte da torce che donavano una luce calda all'ambiente. Quel luogo sorprese il Lupo. Per terra c'erano tantissime spade in ogni condizione possibile. Rotte, corrose, non più taglienti o semplicemente anonime e senza alcuna attrattiva.

    Quando venni qui per la prima volta non compresi ciò che vidi.

    La mano del Mizukage all'improvvisò scattò gettando contro il muro più lontano dall'ingresso una piccola ampolla. Essa si ruppe in mille frammenti di vetro che si sparsero sul pavimento, al di sopra di tutti quei cadaveri di acciaio. La parete invece si sporcò di sangue, che era contenuto nella boccetta. Il liquido però non si dispose casualmente, seguendo la rigidità della Seconda legge della Termodinamica imposta dall'entropia. Al contrario, in una specie di movimento all'indietro, il liquido formò delle lettere che si unirono in parole sino a comporre delle frasi... frasi che vennero lette ad alta voce dal ninja corazzato.

    Ho preso queste anime. Le ho riportate alla Spada del Primo. Non c'è Profanazione. Le meritevoli diverranno uno. Questa tomba non è stata profanata. Questa tomba fu il frutto di tradizioni perse e dimenticate. Fu il frutto della Diaspora, della morte del primo figlio di Kenkichi Mikawa e della secondogenita del fondatore, Midorinaka Kenkichi.

    Poi questi in uno scatto repentino e fulmineo allungò il braccio puntando l'impugnatura di una spada alla gola del Lupo. Il movimento fu velocissimo, quasi impossibile da vedere. Contemporaneamente, con la stessa rapidità, dall'elsa fuoriuscì una lama fatta completamente di sangue, leggermente incurvata. Tale era la potenza della massima autorità di Kiri? E poi, quale stregoneria nascondeva quella spada?

    Concentrati. Cerca un legame con quello che resta in questo luogo. Se anche la tua storia fa parte di ciò che è stato dimenticato con la Diaspora qui potrai ritrovare le tue radici. Cerca il pezzo di te che è Acciaio e Sangue.

    Quella scena... era identica a qualcosa che il Lupo aveva già vissuto molto tempo prima...

    […]



    Un bambino che non temeva la morte giaceva solo ed abbandonato in un campo di battaglia costellato di cadaveri. Un maestro shinobi vagava per quel cimitero di guerrieri e, notando il bambino, si avvicinò, procurandogli un leggero taglio sanguinante allo zigomo sinistro con la sua lunga lama. Il bambino non si mosse né accennò ad alcun segno di timore.

    Ehi Randagio, non hai più niente da perdere?

    Il Randagio allungò una mano e strinse tra le dita la lama dello shinobi, guardandolo negli occhi..

    Oh... intrigante. Vieni con me, Lupo affamato?

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    Un giovane lupo fu raccolto sul campo di battaglia. Egli si allenò senza sosta e a sua volta diventò un maestro shinobi. Anni dopo lo ritroviamo alla tenuta Hirata, inginocchiato ai piedi di suo Padre, il Gufo.

    Non scordare mai il Codice degli Shinobi. Seguirai sempre la mia parola di Padre... e poi seguirai quella del tuo Signore. Da oggi il tuo Signore sarà lui. Difendilo con la vita. Se dovesse mai essere preso, riportalo indietro ad ogni costo.

    Un ragazzo fine e dai lunghi capelli neri a caschetto, che arrivavano poco sopra alle spalle, coperto da un leggero kimono bruno con decorazioni dorate. Era questo il suo nuovo Signore. Kuro-sama.

    Capisci... vero, Lupo?


    […]



    Lupo fedele, sono qui. Non riesci a vedermi?

    La voce di Kuro-sama all'improvviso pervase il silenzio del santuario Kenkichi. Era reale o stava succedendo nella sua testa?

    Dove guardi? Sono qui. Possibile che tu mi abbia scordato?

    ll suono sembrava provenire dal pavimento, alquanto ovattato, disperso in mezzo alla montagna di spade dimenticate. Il Lupo cercò con lo sguardo la fonte di quella voce quand'ecco che uno scintillio familiare attirò la sua attenzione. Sepolto sotto una marea di lame c'era qualcosa di incredibilmente importante per lui. In un istante il ninja d'Ashina si gettò a terra ed iniziò letteralmente a scavare nell'acciaio, spostando e gettando spade a destra e sinistra. Finalmente la trovò. Kusabimaru. La Spada che il suo Signore gli aveva donato nella Torre della Luna. La sua Spada.

    kusabimaru-key-item-sekiro-wiki-guide



    Si trattava di una katana di lunghezza media, trenta centimetri di impugnatura ed un metro di lama. L'elsa, di colore verde scuro traslucido, era formata da piccole tessere che ricordavano quasi delle squame di carpa. Inoltre essa era rinforzata da uno strato ulteriore foggiato come due linee intrecciate a spirale per tutta la lunghezza dell'elsa. La lama d'acciaio brillante emanava scintilli grigiastri. La katana era dotata di diverse particolarità.
    Innanzitutto una scanalatura lungo il bordo interno della lama, il Bo-hi, che ne riduceva il peso senza sacrificarne la durabilità. Il Bo-hi inoltre spostava il punto d'equilibrio lungo l'impugnatura, rendendo più veloce il suo utilizzo. Infine questa caratteristica amplificava il suono che la spada produceva tagliando l'aria, il cosiddetto Tachi-Kaze. Lo svantaggio della presenza del Bo-hi tuttavia era la sensibile riduzione della potenza di taglio, in favore di maneggevolezza e precisione.
    Priva di Hamon, a differenza del resto delle spade di Ashina, presentava lo Tsuba (la guardia della spada) e l'Habaki (il perno alla base dello Tusba per ancorare la lama al fodero) composti dallo Shibuchi, una lega rame-argento che poteva variare dal nero all'argentato-rameico nell'aspetto. Gli Tsuba, specialmente sulle spade cimelio come Kusabimaru, erano spesso realizzati in Shakudo (una lega rame-oro trattata chimicamente per scurire il colore dei metalli che la compongono).

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    Miko-sama, siete proprio voi?

    Il Lupo liberò la spada dall'abbraccio delle altre lame dimenticate e la posò a terra, con riverenza ed attenzione, sotto la luce di una torcia. Dopodichè si inginocchiò immediatamente a terra davanti al cimelio. Ora che la guardava bene, la spada era del tutto priva dell'affilatura e la punta era smussata. In quelle condizioni era inutilizzabile.

    Già, sono io, Lupo. Grazie del tuo sacrificio, grazie di aver attirato il mio karma negativo su di te. Questo mi ha permesso di reincarnarmi proprio nella spada che è cimelio della mia famiglia.

    Il Lupo non capiva. La famiglia del suo Signore erano gli Hirata e gli Ashina. Cosa c'entravano i Kenkichi?

    So cosa ti sta passando per la testa. Sei confuso. Ma lascia che ti spieghi. Caro Lupo, a quanto pare gli Hirata e gli Ashina provengono dal clan venerato in questo santuario. Siamo noi che abbiamo portato il culto del Drago Divino ad Ashina, e che lo abbiamo diffuso quando Isshin-sama ne ha conquistato la reggenza. Siamo noi che abbiamo portato l'eresia nella nostra terra.

    Ora si spiegava l'astio che il Governo Centrale provava per gli Ashina. Erano essenzialmente stranieri. E quel paese lontano dell'Est lo sapeva ed aveva programmato così la loro cacciata.

    Lupo, respira. Ricordi il mantra che questa stessa spada manifesta?

    Sussurri. Sussurri che fuoriuscirono dalla bocca dello shinobi.

    Uno shinobi ha il compito di uccidere, senza abbandonare la pietà.

    Il Lupo si alzò in piedi e, sconvolto, si rivolse al Mizukage. Non poteva essere vero. Non capiva, mancava qualcosa. Era tutto troppo strano. Era forse impazzito?

    Mizuakge, Signore, cosa sta succedendo? Ha sentito anche lei tutto questo?

  13. .


    Gocce di sangue e petali di Ciliegio


    ~II~



    Reminiscenze



    L'ombra davanti alla quale il Lupo s'era inchinato si rivelò essere un abbaglio. Di fronte a sé non c'era altro che il mare. Nessuna traccia del Mizukage. Tuttavia, un'ombra era effettivamente presente ed oscurava col suo manto gran parte della banchina. Essa s'ingrandiva sempre di più, come se qualcosa di imponente si stesse avvicinando al porto.
    Lo sguardo dello shinobi s'alzo lento. In lontananza, ondeggiando sopra i flutti impetuosi, una nave maestosa era diretta verso Kiri. Le sue vele coprivano alternativamente il sole del mattino, facendo passare raggi solari che creavano giochi di luci del tutto particolari, colorando di sfumature inusuali, rosate, arancio, o violette, il grigiore dell'asfalto e delle assi di legno consumate.
    In quello spettacolo di chiaro e scuro, comparve la Pantera, accanto al Lupo, e poco dopo, il vascello, ormai ormeggiato, torreggiava minaccioso come una imponente fortezza mobile giunta alla conquista di una terra straniera. La nave sembrava essere nuova, appena costruita, ma la scritta Spirito Indomito, esposta fieramente sulla fiancata, non poteva vantare lo stesso splendore. L'impressione era che la trave su cui era inciso il nome del veliero fosse una sorta di materiale di risulta, un rimasuglio di un'imbarcazione precedente attaccato a forza su quella nuova. In netto contrasto, immediatamente accanto a quelle scritte logore, scintillante e radioso, luccicava un II. Qualcosa però stonava. L'atmosfera inquietante, che lo Spirito Indomito II aveva portato con sé, era rotta, spezzata dai suoni che l'accompagnavano. Vetri rotti, schiamazzi, canti marinareschi e ogni sorta di rumori imbarazzanti provenivano dall'interno della nave. Che una ciurma di pirati rozzi e poco puliti fosse stipata là dentro?

    Mai una volta che quella scatoletta di tonno con le gambe decidesse una partenza normale, tipo verso mezzogiorno, quando il mare è calmo ed io ho bevuto le mie cinque o sei bittiglie di vino che mi servono per navigare con cognizione. Sempre all'alba, oppure al tramonto o in notte fonda, quando i venti si alzano e navigare è un cazzo di incubo.

    Una bottiglia, lanciata a velocità impressionante, si diresse senza preavviso verso i due genin in attesa sulla banchina. Il Lupo la schivò con un leggero salto verso la sua destra, ma il collo della stessa lo sfiorò a malapena. Se fosse stato colpito in pieno avrebbe subito un grave danno.

    Volete stare lì impalati ancora per molto? Forza, che il viaggio per Azumaido non è certo una passeggiata ed ho finito le uovomappe.

    Una passerella comparve sul lato corto del veliero, tramite la quale il Lupo e la Pantera salirono a bordo. Lassù, la nave si presentava completamente spoglia, priva della ciurma scalmanata che il Lupo s'era immaginato la popolasse. Grande fu la sorpresa quando si scoprì che quel baccano era prodotto da un solo individuo. Dalla cabina uscì un vecchio marinaio, con in faccia i chiari segni di un alcolismo di vecchia data: chiazze rossastre in volto, metà del quale coperto da una folta barba grigia e rasposa, un unico occhio circondato da sclere ingiallite, chiaramente itteriche, ed un unico braccio, col quale teneva una pipa che fumava avidamente, dall'interno della quale il tabacco s'incendiava e ribolliva rossastro ad ogni inalazione, spiccando contro il cielo ancora oscuro e nebbioso dell'alba kiriana.

    Buongiorno, ragazzi, io sono Samoru.

    Il Mizukage quindi aveva davvero affidato a costui il compito di trasportare i suoi due sottoposti verso Azumaido? Non ci fu tempo per rimuginarci sopra, perchè il capitano aveva già preteso che gli si portasse da sottocoperta una bottiglia di vino. La Pantera acconsentì senza tante storie e andò a recuperare ciò che era stato richiesto. Il Lupo, dal canto suo, rimase fermo là davanti a fissare l'uomo con un sorrisetto nostalgico. Sebbene Ashina fosse ben lontana dal mare, anche tra i monti non mancava chi apprezzava l'alcool. I liquori che aveva scovato nelle sue avventure spesso lo avevano aiutato a sciogliere molti misteri, rabbonendo persone che altrimenti difficilmente avrebbero parlato.
    L'Ōkami s'avvicinò al marinaio e alzò verso di lui la spalla priva del braccio. Un segno di comunione volto a mostrare sin da subito una certa affinità trai due.

    Come saprai, io sono il Lupo.

    Mentre rivolgeva lo sguardo verso la Pantera che nel frattempo era ritornato con la bottiglia di vino richiesta, il ninja senza braccio assunse un'espressione beffarda e al contempo divertita.

    Vino? Mi deludi Samoru. Dovresti provare il Liquore della Scimmia: brucia come fuoco in bocca ed un sorso equivale ad un bicchiere intero di rum.

    […]



    Oh, sì, potrei usare il Mulinello di Repun. Certo, è una manovra rischiosa, credo di essere morto l'ultima volta che ci ho provato.

    Nella cabina di Samoru il puzzo era paragonabile a quello che emanavno le Segrete del Castello di Ashina: la differenza era che il tanfo non era certo di putrefazione, ma di liquidi corporei lasciati a fermentare. Tuttavia il disgusto era il medesimo. Il vecchio pareva non sapere come diavolo fare ad arrivare ad Azumaido, ma un'illuminazione riuscì a dirimere quel nodo che s'era formato nella sua testa: una manovra detta il Mulinello di Repun. Probabilmente affetto da encefalopatia di Wernicke- Korsakoff, Samoru manifestò all'improvviso una amnesia retrograda a breve termine che lo portò a non riconoscere più i due che aveva appena ospitato sulla sua nave. Intimò loro invece di allontanarsi, avvertendoli che una certa Baia di Gaikotsu fosse vicina.
    I due genin lo lasciarono da solo al timone e si diressero senza protestare sul ponte.

    Oddio, ma davvero il Mizukage fa lavorare per lui queste persone così inadeguate?

    Il Lupo scrollò le spalle e guardò il compagno con l'aria di chi la sa lunga.

    Nella mia terra, lo spadaccino più abile che abbia mai conosciuto non era altro che un vecchio ubriacone e...

    Non riuscì a finire la frase. Là sopra, sul ponte, i due erano esposti alle intemperie e alla furia del mare che agitava le mille braccia di cui disponeva, sotto forma di immense onde che facevano ballare a dritta e manca il grande veliero come una fragile barchetta. Il grigio si mischiava con il blu creando una sfumatura di celeste freddo che ammantava tutto l'orizzonte senza che si potesse capire precisamente dove iniziassero le nuvole e dove terminasse la schiuma delle acque in tempesta.
    Poi d'un tratto il viaggio ebbe fine. Almeno questo fu ciò che pensò lo shinobi d'Ashina: infatti l'imbarcazione subì un violento scossone. Non lateralmente, come ci si poteva aspettare, ma verticalmente, verso il basso. Come se all'improvviso il mare si fosse aperto sotto di loro e stessero precipitando verso il fondo degli abissi senza più acqua a sostenerli. Il mare letteralmente si sollevava e i flutti ricadevano violenti in ogni direzione, anche sopra l'imbarcazione stessa, ricoprendo il ponte di un profondo strato d'acqua che smuoveva ogni cosa, creando una sorta di impetuoso torrente. La forza della tempesta e della caduta era inimmaginabile. Il Lupo, usando il Chakra Distruttivo, sollevò il piede per farlo poi ricadere bruscamente sulle assi di legno appena sotto di lui, in modo da creare un'apertura di pochi centimetri. [Nota]Tocco Distruttivo (Base)
    Arte: L'utilizzatore può danneggiare gli oggetti con gli attacchi corpo a corpo; la potenza del colpo non armato contro oggetti e armi è aumentata di 10 ogni consumo ½ Basso. Non aumenta la potenza contro avversari.
    (Consumo: ½ Basso a colpo ogni 10 di potenza [Consumo massimo: 2 Bassi])
    [Da genin in su]

    Consumo: 2 Bassi + 1 Basso
    Potenza: 40 + 10 + Forza 375

    Subito dopo estrasse la wakizashi ed infilò la lama completamente nel buco, lasciando fuori solo l'elsa, in modo che questa rimanesse incastrata tra l'esterno e l'interno della nave. Sperava così di creare una specie di appiglio che impedisse che venisse trascinato via. Poi, reggendosi a quel manico di fortuna, chiuse gli occhi e s'immaginò il peggio: la nave era stata soverchiata dalla forza delle onde. Il naufragio era imminente. La loro storia finiva lì. Quelle onde tremende li avrebbero sommersi per sempre. D'altronde c'era da aspettarselo, essendosi affidati ad un ubriaco con la memoria irrimediabilmente compromessa.

    […]



    Ah-ah! Ci siamo, il Paese degli Uccelli!

    Quando lo shinobi da un braccio solo riaprì gli occhi, la sua vista fu pervasa dal candore accecante delle perenni nevi di Azumaido. I monti imbiancati si stagliavano lontani a formare un muro di roccia contro le correnti calde che provenivano da sud-est, lasciando l'isola nel freddo eterno. Lastre di ghiaccio solcavano le acque attorno alla nave, il mare calmo rifletteva i raggi di un sole che accennava a spuntare da dietro le nuvole oscure. Collinette di neve circondavano le casupole emisferiche del familiare porto, alquanto sfregiato, che il Lupo e la Pantera avevano imparato a conoscere tempo addietro. Tenui luci provenivano dall'interno della taverna.
    Samoru era convinto di averli condotti da tutt'altra parte. Una volta sbarcati sull'isola ghiacciata, il Lupo e la Pantera si congedarono dallo strambo capitano.

    Salutatemi Kensei!

    Un giorno ti farò assaggiare il Sakè Fonte di Drago. Vedrai che non potrai farne a meno.

    Ad attendere i due genin al porto, finalmente, c'era il Mizukage, accompagnato da una donna alta dai capelli rosa. In contrasto con il vestiario usuale dell'isola, gli indumenti della donna erano decisamente leggeri.
    Appena giunto al suo cospetto, il Lupo si inginocchiò davanti al Ninja di Ferro.

    Come avete ordinato, mi presento al vostro servizio, Signore.

    Hideo, Sekiro, lei è Yusica, l'Alta Sciamana del Villaggio di cui è originaria una nostra conoscenza comune, Hotene. È lei che ha richiesto il nostro intervento. Seguiteci, vi spiegheremo strada facendo di cosa si tratta.

    E mentre il quartetto si incamminava, la Sciamana iniziò quello che sarebbe risultato essere un lungo discorso. Ella spiegava che in precedenza era stato rinvenuto, ad Azumaido, sotto strati e strati di neve, un villaggio nascosto dal nome di Kotetsu Sakura.

    Come forse sapete, però, la zona limitrofa al villaggio è ricca di un particolare metallo in grado di interagire col chakra, chiamato Eterno Gelo, metallo che era utilizzato dagli abitanti del ciliegio per ogni tipo di funzione, dalla costruzione di case alla forgiatura di armi. Come riuscissero a manipolare tale metallo pare essere ancora un mistero, dato che risulta completamente immune alle alte temperature e quindi fonderlo, semplicemente, come si fa con gli altri metalli e le altre leghe appare impossibile.

    Similmente alla missione precedente, in cui erano andati alla ricerca di Dansei Otoko, man mano che avanzavano, i già rari segni di civiltà dell'isola lasciavano il posto alla natura incontaminata, bloccata, paralizzata, cristallizzata in un involucro di rugiada gelata che sembrava quasi la conservasse eternamente intatta ed inalterata nel tempo. Ancora una volta, il pensiero fu automatico: il Drago Divino stava al Palazzo della Sorgente, come un Dio del Gelo doveva stare ad Azumaido.
    La neve che soffocava il terreno gradualmente aumentò sempre più, fino a divenire una sorta di alta coltre bianca che rendeva faticoso avanzare ad ogni passo. Ma la Sciamana sembrava immune a tutto ciò. Camminava nella neve densa, leggera e sinuosa come in un prato di margherite.
    Ella proseguì. In pratica quel prezioso metallo aveva attirato le grinfie di malfattori d'ogni sorta che erano giunti per derubare l'isola dei suoi giacimenti. Ciò aveva fatto infuriare i Kamui, entità sovrannaturali nate dal Freddo stesso del luogo. I nativi avevano cercato di frenare la razzia che stava avvenendo nella loro terra, ma, a causa di lotte fratricide ed intestine, non riuscivano a contrastare efficacemente le schiere di ladri in continuo sbarco.

    Ed è qui che entrate in gioco voi. Non riusciamo a tenere a bada alcuni individui e quindi lasceremo che siate voi ad occuparvene. Non appena arriveremo al mio kotan vi mostrerò ciò che dovrete sapere.

    Per il momento le nostre strade devono separarsi. Devo far visita alla Tomba e porgere i miei omaggi, come ogni volta che vengo ad Azumaido. Conosco la strada, quindi non sarà per me complesso raggiungervi.

    Il Mizukage di colpo interruppe il loro incedere. Il Lupo, la Pantera e la Sciamana s'erano già incamminati verso la direzione opposta a quella del Ninja di Ferro, quand'ecco che la voce di questi, perentoria, profonda e ovattata dall'elmo che ne nascondeva le fattezze, echeggiò nel vuoto invernale.

    Sekiro... accompagnami.

    Il Lupo si voltò di scatto.

    Come desiderate, Signore.

    Facendosi largo tra la coltre innevata, il gruppo prese strade diverse, lasciando dietro di sé due scie che tagliavano gli strati di neve, facendo trasparire il fondo costituito di terra arida e morta. Lo shinobi conosciuto come Lupo non sapeva esattamente cosa aspettarsi, ma qualcosa dentro fremeva ed una strana voglia di ricoprire di sangue la sua lama lo pervase. Cos'era quella sensazione? I ninjutsu dimenticati, appresi da anni di tradizione shinobi di Ashina, si riaffacciarono alla memoria e, con essi, le parole di Lady Emma...

    Io non uccido le persone. Tuttavia, semmai incontrassi uno Shura, vorrei eliminarlo...



    Edited by ~Sekiro~ - 22/2/2021, 22:19
  14. .


    La Nebbia e la Bruma


    ~III~



    Scommesse



    Bastò un cenno del Mizukage e i ninja della Nebbia si dispersero all'unisono nell'oscurità che li avvolgeva. Il trio di cui faceva parte il Lupo percorse rapidamente le strade di campagna che separavano il punto in cui l'evocazione del Ninja di Ferro li aveva lasciati dai primi segni di civiltà. Alberi, erbacce, fango e ruderi proiettavano alla periferia del campo visivo del ninja da un braccio solo le loro sagome deformi, a causa della corsa frenetica, ed inquietanti, a causa del buio accecante.
    Prima di quanto potessero immaginare, i tre iniziarono ad intravedere le prime luci del villaggio più vicino, un primo tenue tentativo di rivolta alla notte e alla natura selvaggia.
    Ora i sentieri erano ben visibili e la conferma della presenza umana arrivò con la comparsa di guardie, dall'aspetto tutt'altro che rassicurante, che pattugliavano i confini della zona abitata. La prima cosa che saltò all'attenzione dello shinobi di Ashina fu la grande differenza di tali guardie rispetto alle sembianze ed alle apparenze dei suoi compagni di missione ed ai ninja che aveva incontrato fino a quel momento, cui stava cominciando ad abituarsi. Al posto di vesti leggere e resistenti, stoffa camuffante e versatile, il vestiario del Paese del Lupo sembrava invece essere pesante, lento, votato alla difesa totale, costituito da armature spesse come un blocco di marmo. Alcuni erano anche a cavallo. In qualche modo il feudo governato da Isshin Ashina aveva guerrieri simili lungo le mura esterne, guerrieri sterminati dallo stesso ninja detto Lupo innumerevoli volte: ben corazzati, dotati di grandi spade o lunghe lance. Tuttavia il paragone non era perfetto, in quanto i colori degli Ashina erano meno sgargianti e la potenza difensiva sicuramente meno accentuata.
    Alla vista delle guardie, ancora lontani, i tre rallentarono per camminare con disinvoltura e penetrare nel villaggio. Se qualcuno avesse domandato chi fossero, il Lupo, non avvezzo a nascondere la propria identità, avrebbe fatto parlare i suoi compagni.
    Mentre le prime case, sigillate nel sonno dei proprietari, i primi negozi, chiusi a quell'ora tarda, e le prime taverne, intente a vendere il cibo avanzato dalla giornata agli ultimi ritardatari notturni, scorrevano ai lati del loro incedere circospetto, qualcosa di fastidioso, qualche tarlo s'era infilato nei pensieri del Lupo. Un guerriero corazzato? Dove lo aveva già visto? Certo! Il cavaliere che sorvegliava l'ingresso all'Area del Tempio Senpou. Uno straniero venuto da Occidente immune ai colpi di katana. Quel tipo di armatura forse sarebbe stata troppo anche per le ben equipaggiate guardie del Paese del Lupo...

    […]



    Salve, stiamo cercando una stanza per passare la notte, saprebbe anche indicarci dove trovare la biblioteca? Abbiamo bisogno di consultare un tomo per i nostri studi e ci è stato detto di venire in questo villaggio per trovarlo.

    La situazione era praticamente la copia spiccicata di quanto successo ad Azumaido, mesi e mesi prima. Il Lupo e la Pantera che cercavano di capire cosa fare chiedendo al locandiere. L'unica differenza era che al posto del Mizukage, stavolta con loro c'era l'agile Ghepardo.
    La locanda non offriva un bello spettacolo. Sporca e ributtante, era frequentata da gentaglia con facce poco raccomandabili, seduta ai tavoli a trangugiare poltiglia o trafficare in chissà quali loschi affari, o davanti al bancone a bere ed ancora bere liquori di tutti i tipi, sino alla franca ubriacatura..
    Il legno era marcio ed emanava uno sgradevole odore di muffa e stantio. I divanetti posti vicino alle pareti erano graffiati e scorticati, facendo emergere dai cuscini il materiale spugnoso che li componeva. I tavoli, anch'essi in legno, avevano gambe di misura non identica e questo faceva sì che, quando non ci fossero stati piccoli rialzi sotto le gambe più corte rimediati alla bell'e meglio, traballassero pericolosamente assieme alle portate al di sopra di essi.
    Il Lupo si guardava intorno, in cerca di opportunità per reperire informazioni utili, mentre lasciava che fosse la Pantera, sicuramente più incline di lui alla contrattazione, ad ottenere una camera per la notte ad un buon prezzo.
    All'improvviso gli occhi dello shinobi senza un braccio caddero su un gruppo di manigoldi che giocava a carte. Sembrava stessero puntando molti soldi. Si trattava essenzalmente del gioco delle tre carte: il banco mostrava tre carte, poi le mischiava velocemente e le rimetteva sul tavolo coperte. A quel punto si doveva puntare sulla carta che si ritenesse essere quella corretta. Il Lupo si mosse all'improvviso verso il mazziere e proprio mentre costui invitava a puntare, prima ancora che potesse completare l'ultimo movimento per mischiare definitivamente le carte, sarebbe giunto l'Ōkami con dei ryo suonanti, che avrebbe violentemente gettato sulla carta all'estrema destra.

    Questa! Il “Ronin”... dimmi che sbaglio! [Nota]Il "Ronin" è il simbolo di una delle carte con le quali stanno giocando. A discrezione del QM la possibilità di concretizzazione di questa giocata e delle seguenti che ho proposto nel corso del post, nonchè l'eventuale descrizione delle altre due carte.

    Se il Lupo avesse azzeccato la puntata, quando il banco fosse stato in procinto di consegnargli il denaro della vincita, il ninja avrebbe rifiutato ed al contempo avrebbe invitato il mazziere a seguirlo verso un tavolo isolato, lontano da eventuali orecchie indiscrete presenti tra le fila di quei pochi malfamati intenti a sfidare la sorte con il gioco d'azzardo.

    Tieni per te la vincita. In cambio, voglio sapere quali affari girano nei dintorni. Arrivando qui, inoltre, ho visto del movimento di navi sulla costa. Sai niente? Da dove vengono? Magari è possibile sfruttare qualche opportunità commerciale marittima?

    La sua intenzione era quella di apparire come un commerciante che non voleva spifferare al vento l'apertura della sua nuova attività, contando anche sulla somma che stava lasciando all'uomo che aveva adescato. In fondo, anche se non fosse riuscito a mostrarsi per chi non era, sarebbe davvero importato? Sì, ma solo se il mazziere fosse stato disposto a perdere tutti i soldi che il Lupo gli stava facendo tenere...

    […]



    Il giorno dopo i tre si diressero verso la biblioteca locale. Il Lupo sarebbe rimasto fuori ad attendere, in modo da controllare la situazione all'esterno, mentre i suoi due compagni entravano per reperire quante più informazioni possibili. Mentre aspettava, dietro la biblioteca, tra i vicoli malfamati e sporchi, un barbone delirava di aver visto, tanto tempo prima, una battaglia tra dei kraken e dei draghi. Si avvicinò alla strada principale e cadde a terra completamente svenuto nel proprio vomito, davanti ai piedi del Lupo. Non prima di aver indicato con il dito in lontananza, verso dei grandi vascelli che si intravedevano all'orizzonte, al porto cittadino.

    C'erano anche quelle vele cremisi laggiù! Ich...

    Caso vuole, che proprio al porto, la Pantera, propose di andare, appena uscito dalla biblioteca. Il Lupo concordò, informando i compagni di quanto aveva scoperto dalle parole dell'ubriaco. Come la notte prima, lo shinobi stava facendo un'altra scommessa: quella di scoprire qualcos'altro di utile facendo affidamento sulle parole di un povero disgraziato...

  15. .


    Gocce di sangue e petali di Ciliegio


    ~I~



    Echi del Passato



    La figlia di Dogen, il Leggendario Cerusico, si affacciò lentamente all'ingresso del Tempio in Rovina. Lì, al centro del pavimento consacrato al Buddha, il figlio del Gufo sedeva, intento, perso, ossessionato, ipnotizzato nello scolpire le effigi della divinità a cui quel tempio era dedicato. Egli aveva un braccio solo, con cui vibrava colpi di scalpello senza sosta contro il legno muto, insensibile, indifferente alla tempesta di rimorsi e rancore che divampava nell'animo di quello strano artigiano.
    I segni del tempo immemore, i segni infuocati di artigli demoniaci, i segni di un continuo e minuzioso lavorìo: una vera e propria montagna di idoli dell'Illuminato, nessuno dei quali avente un'espressione rassicurante. Marchi... di vite passate, di destini ereditati, ironicamente, da uno sventurato all'altro, quasi come se un Dio, tutt'altro che benevolo, si divertisse a ripetere incessantemente il ciclo di sofferenze di generazione in generazione.
    Lady Emma, dal volto coperto da una maschera di tristezza, guadagnò l'entrata cautamente e per un momento la figura dello shinobi fallito venne dalla sua mente sostituita in automatico da quella del precedente abitante di quel luogo: lo Scultore. La cerusica senza più padrone trasportava un particolare marchingegno, racchiuso in un involto di stoffa verde. Fabbricata dal padre suo, modificata mille e mille volte, Dogen aveva creato una “zanna” formidabile... talmente formidabile che l'esperto medico perse la sua vita e la stessa sanità mentale per forgiarla. Si trattava di un arto artificiale, una protesi shinobi, data in eredità a colui che si prese cura di Emma dopo Dogen, l'Orango da un braccio solo, Sekijo, e che, a sua volta, questi passò come lascito di una vita che fu allo shinobi dell'Erede Divino, il Lupo da un braccio solo, Sekiro.
    Ebbene, tutti i protagonisti di questa storia di padri e figli, di maestri e allievi, di morte e vita, erano spirati... dipartiti per sempre dall'esistenza terrena. Persino l'Erede Divino, aveva ormai fatto ritorno al luogo da cui proveniva. Gli unici sopravvissuti: il ninja e la cerusica.
    Lady Emma si sedette, in silenzio, in un angolo del Tempio, ad osservare il lavoro del Lupo. In un unico e fluido gesto, posò a terra e scoperse ciò che aveva custodito. Finalmente lo scopo di quella visita si fece chiaro.

    60



    Credo che... sia meglio che sia tu ad averlo. Senza dubbio, verrà il giorno in cui... arriverà uno shinobi in cerca di forza.

    Per quanto cercasse di dimenticare, la “zanna” persisteva, come vessillo indelebile o come maledizione di quello che una volta era stato, di quello che un tempo era successo e... del destino di un'intera schiera di shinobi.


    […]



    "La buona riuscita di questa missione ti garantirà l'arto di cui hai bisogno."



    La meditazione nella casupola abbandonata all'estrema periferia di Kiri venne bruscamente interrotta. L'inchiostro colante della lettera appena ricevuta gli aveva macchiato il cervello. Ed era un inchiostro che non sarebbe venuto via tanto facilmente. Come facevano quei monaci immortali a rimanere impassibili nelle loro preghiere mentre per tutta Ashina vagavano i loro “ratti” rapitori di bambini? A lui era bastata una semplice missiva per perdere definitivamente la concentrazione. Se quei degenerati del Tempio Senpou avevano abbandonato la via del Buddha, sembrava proprio invece che il Buddha aveva deciso di abbandonare per sempre lui, il Lupo. Era inquieto, il ninja di Ashina. Non sapeva nemmeno lui cosa voleva. Rifiutare la missione? Avrebbe potuto evitare ancora il confronto col suo passato, d'altronde però, in questo modo, avrebbe coscientemente disobbedito agli ordini di colui a cui aveva giurato di prestare servizio anche con la vita. Accettare a testa bassa? Avrebbe comportato alla fine spiegare al suo padrone perchè d'un tratto rinunciare alla nuova “zanna” che gli veniva prospettata...
    Le palpebre all'improvviso scattarono scoprendo iridi determinate e cariche di rabbia. Un veloce fendente tagliò l'aria. L'attimo dopo la testa di un idolo volava fuori, nel freddo e nebbioso mattino di Kiri. Dello shinobi che aveva scoccato il colpo, invece, non c'era più traccia...
    Riapparve due tramonti più tardi, al porto della Nebbia, come sempre, inginocchiato davanti al Mizukage, pronto a compiere il nuovo sacrificio che il suo Signore gli chiedeva. Era calmo all'apparenza, ma con lo sguardo basso, gli occhi chiusi, provava un'incontrollabile senso di esplosione che teneva a stento a freno.

    Come avete ordinato, mi presento al vostro servizio, Signore.

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