Posts written by leopolis

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    Il Fiore del Caos, Parte I°


    Post 1



    Al nostro ritorno dalla dimensione del Vuoto, in cui era assente sia la materia che la Luce, avevo detto a Etsuko che ben presto ci saremmo rivisti e non avrei potuto per nessun motivo al mondo dimenticarmi di quella richiesta.

    Affinché le linee si materializzassero e l’Oscurità prendesse forma, avrei dovuto fare in modo da migliorare il mio controllo sulla dimensione materiale, riuscendo a usare i Simboli del Caos meglio di come ero riuscito a farlo fino a quel momento, affinché ogni cosa diventasse reale, i portali tra i mondi si assottigliassero e l’Oscurità assumesse i lineamenti della materia.

    Etsuko in tutto ciò giocava un ruolo di quasi primo piano: non era una semplice pedina nelle mani delle divinità. No. Nel corso del tempo aveva scalato le gerarchie. Era diventato un colonnello. Pronto per fare un altro passo e vestire le vesti di un generale. Pronto per aprire le porte. I portali.

    “Fondere i mondi”.

    Quel giorno Etsuko sarebbe stato di nuovo invitato a recarsi nel Villaggio in cui, più degli altri, le dimensioni si assottigliavano e la materia tendeva laddove non esisteva né tempo, né materia, né luce, né oscurità.

    Lo stesso giorno Etsuko non avrebbe visto alcun cambiamento sul Villaggio della Pioggia, che sembrava misterioso, oscuro e silenzioso come sempre. Avvicinandosi allo stesso, il ninja di Kiri non avrebbe visto alcunché di strano in quel che era un villaggio come molti altri. Uno dei soliti. Ma quello che si prospettava uno dei soliti giorni di routine, simili a tanti altri, sarebbe ben presto potuto cambiare, se le Sue mani e le Sue linee lo avessero accolto. Se il suo Cuore lo avesse voluto.

    [...]



    Etsuko avrebbe saputo dove trovarmi senza problemi, anche se non gli avevo fornito alcuna indicazione degna di nota. Semplicemente, il chunin kiriano avrebbe saputo che bisognava recarsi lì, in quel momento. E avrebbe visto una torre distinguersi da tutte le altre, come se l’accumulo di energie oscure su di essa fosse in qualche modo… diverso. In qualche modo… particolare. La stessa aria intorno alla torre sarebbe vibrata in maniera particolare. Più densa. Insolita. Come se ogni cosa fosse cambiata. Come se l’Oscurità stessa si fosse resa solida e i filamenti che cucivano le strutture dell’Universo vi si fossero… allentati.

    Lì egli mi avrebbe trovato, sulla cima della torre, con il volto rivolto in alto, con l’intento di scrutare quelle energie oscure che tanto mi affascinavano. Che formavano i simboli… le porte dentro la materia stessa. Oh sì, Etsuko mi avrebbe di nuovo visto lì, sotto le nuvole, a scrutarle come se fossimo una cosa sola, in un dialogo tra pari, in un discorso su mezzi e materie.

    Non avrebbe visto il mio volto. No. Era cambiato, del resto, un po’ come cambiava la materia stessa quando veniva sottoposta a un po’ di energia.



    - Ti aspettavo, - gli avrei sussurrato da sotto la plastica della maschera, oltre la quale solo i miei occhi rossi si potevano vedere mentre il colore dello zaffiro sembrava riversarsi al di fuori dalle mie orbite.

    - Come puoi intuire, ho appreso ciò che volevo. Ciò che il Caos voleva fornirmi. Ma ancora non abbastanza. Non sufficientemente. Le porte tra le dimensioni mi restano ancora chiuse. -

    Da quelle prime parole che gli avevo detto poteva già provare a capire il motivo per cui la Provvidenza lo aveva di nuovo portato lì, scaraventandolo tra le mie braccia. E le mie braccia lo avrebbero accolto, prima ancora che potesse dire qualsiasi cosa.

    Rispondermi.

    - Dobbiamo trovare un oggetto quest’oggi, - gli avrei detto mentre saremmo stati in un abbraccio fraterno fatto di calore e amore. - Qualcosa che mi serve. -

    Un fiore. Rosso. E al contempo nero. Disegnato, ma al contempo reale. Fatto di luce e ombra. Somigliante a una farfalla.

    Con quelle parole, con la mia mano appoggiata sulle sue spalle, gli avrei indicato la skyline di Ame. Un panorama composto da torri e pioggia. Da Oscurità e polvere. Sotto le stelle quel paesaggio sembrava così diverso. Così insolito. Come se Ame non fosse Ame. Come se tutte quelle torri non fossero altro che un enorme Porta.

    Un ingresso.

    Oppure un’uscita.

    - Trovami quel fiore, - gli avrei detto. - E avrai ciò che cerchi. -

    Non lo avrebbe visto. No. Non avrebbe avuto modo di vedere come sotto la mia maschera si manifestasse un piccolo sorriso. Come le labbra si assottigliassero vicino a uno degli angoli e lo sguardo diventasse più preciso, più concentrato, più… profondo.

    Quegli occhi rossi non mentivano. Non in quel momento, per lo meno, ed Etsuko lo avrebbe percepito senza alcun problema.

    Era la verità.

    E per realizzare i suoi sogni egli non avrebbe dovuto che fare un solo passo.


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    Il Torneo del Drago Nero


    Post 1



    Se c’era un torneo che restava da quasi sempre al centro delle attenzioni degli esperti degli arti marziali di quasi tutto il mondo, quello era sicuramente il Torneo del Drago Nero. A farla da padrona non era tanto l’abilità dei combattenti in sé, ma da di tutto ciò che vi si poteva incontrare: teste tagliate, corpi bruciare, gambe spezzate, crani frantumati e molto altro ancora. Come diversi tornei inventati in passato, quello del Drago Nero cercava di richiamare le attenzioni dei visitatori soprattutto grazie alla propria brutalità e spettacolarità: si diceva che più vi si avanzava tra un round di qualificazione e l’altro e più sangue, budella e teste tagliate vi si potevano vedere in quel che erano degli scontri senza alcuna pietà. Scontri che, anzi, puntavano unicamente sulla violenza.

    Io ne avevo sentito parlare circa 5-6 anni prima della mia dipartita per mano di un signore che al tempo mi sembrava un folle, ma che ora mi sembrava un genio. Era stato lui a parlarmi di questo fantomatico torneo che veniva svolto in un posto celato nel Paese delle Cascate, in cui i migliori venivano invitati per picchiarsi malamente e senza esclusione di colpi, con tutto ciò che gli veniva dato dagli organizzatori… o, per meglio dire, dal Caso stesso, giacché gli equipaggiamenti, le arene, e tutto il resto vi veniva scelto in maniera del tutto randomica.

    Ovviamente, erano più coloro che si iscrivevano al torneo e facevano una brutta, bruttissima fine, piuttosto che coloro che riuscivano a giungere alla fine delle competizioni aggiundicandosi non solo un ricco premio in denaro, ma anche la gloria eterna, la Coppa del Drago e i ringraziamenti degli organizzatori. Ciononostante, sembrava proprio che il numero degli interessati alla competizione sanguinosa non tendesse a diminuire nel corso degli anni.

    Anzi.

    Avevo persino sentito che l’ascolto per le gare di quella stramba competizione tendesse, per qualche motivo, ad aumentare.

    A me, tuttavia, non interessava né picchiarmi, né guadagnare i soldi e nemmeno m’interessava la famosa coppa. Ciò che mi interessava davvero era la storia del posto.

    Una specie di lore.

    I racconti legati al torneo e a quella specifica zona del mondo parlavano di un drago. Si diceva che esso vivesse tra quelle montagne, nascondendosi tra una cascata e l’altra, un po’ come un fantasma che aveva posto delle condizioni alla gente dei villaggi: organizzare, in qualità di tradizione, un torneo sanguinoso e brutale, in cui i combattenti-perdenti stessi fossero dati in sacrificio al drago… altrimenti, beh… altrimenti il drago avrebbe distrutto i villaggi situati lì, nelle vicinanze.

    Si raccontava che vi fossero anche altri tesori in quella parte del mondo. E che il Drago né fosse il custode. Che solo una parte degli stessi venisse concessa ai vincenti e che molto, molto altro c’era ancora da scoprire, poiché nascosto nei meandri delle montagne, laddove solo i ninja più pazzi, un po’ come il sottoscritto, potevano puntare.

    Qui entro in gioco io. E quel pazzo ninja del Suono che avevo conosciuto.

    [...]



    Lo avrei di nuovo richiamato, un po’ come il Caos che richiama la propria maschera. Lo avrei fatto venire di fretta, promettendogli nella solita letterina qualcosa che lo avrebbe reso forte, - ovviamente avrei taciuto sulla possibilità di morire malamente, - e che gli avrebbe dato la possibilità di confrontarsi con i migliori (i migliori macellai in cerca di fortuna… bisognava dire, gente che sapeva combattere, ma che non era in alcun modo afflitta da vincoli o catene di regole o morali).

    Del resto, se voleva veramente migliorare, crescere, quello sarebbe stato un buon modo per farlo. Bisognava solo… iscriversi al torneo. E di questo lo avrei informato io stesso, ancora con quel mio volto falso che mi ero montato all’ospedale di Oto.

    - Hey… come stai? - Lo avrei chiesto allargando le labbra in un sorriso. - Senti, ho sentito di un torneo interessante in quel di Taki… Ti interesserebbe mica? - Gli avrei chiesto.

    - Si tratta di un torneo di arti marziali e potrebbe interessarti. Potresti iscriverti allo stesso per migliorare le tue capacità ed eventualmente migliorare, oltre che vincere molti soldi! -


    Una proposta come quella avrebbe sicuramente interessato tutti. O quasi tutti.

    - Diciamo che è un po’ sanguinoso… quel torneo… ma c’è anche dell’altro… - E a quel punto gli avrei spiegato della lore del posto, incluso il Drago Nero che, - raccontavano, - viveva tra le montagne, con tanto di tesori che avrebbero fatto comodo a Oto e all’Accademia tutta.



    - Forse nasconde anche delle nuova, - gli avrei detto. - Uova di drago che il Kokage apprezzerebbe molto! -

    Sotto-sotto ci speravo anche io. Avere a portata di mano dei nuovi draghi mi avrebbe ben presto permette di accelerare la Venuta del Caos in quel mondo. Di spargere altre fiamme, - odio e oscurità, - sul continente.

    Tutto, però, si trovava ora nelle mani del giovane ninja. Per andare lì dovevo avere qualcuno pronto a prendere parte al torneo. E lui era il candidato perfetto.

    Per combattere.

    E forse per morire.

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    La ricerca della pianta


    Post 9 - Il Topo nella Trappola



    Non appena il ninja del Suono cadde nell’illusione, i due nemici che egli si trovava di fronte pensarono di averla finalmente vinta. Ormai non sarebbe rimasto molto altro da fare che attestare al povero shinobi il colpo finale: correndo verso il punto prescelto non solo avrebbe dovuto fare il conto con diverse trappole situate lungo il cammino, ma avrebbe persino rivolto la schiena verso i due ragazzi del corridoio.

    - Strategia, - borbottò uno di loro. - Strategia e senso comune. - Anche a distanza di diversi metri, il ninja del Suono avrebbe potuto vedere senza troppi problemi il piccolo ghigno che si era formato sulle sue labbra, come se fosse una maschera di soddisfazione ad aver preso il posto sulla pelle del volto. I ninja di Ame, - e questo ben lo sapeva chiunque, - erano fatti di una pasta diversa rispetto a quelli di altri Paesi, complici anche le tantissime guerre che avevano vissuto nel corso degli anni e che, in un modo oppure in un altro, li aveva segnati.

    Ora che il topo era in trappola e la vittima era finita con la schiena al muro, non restava che aggiungere alla scena il tocco finale. Quella nota che l’avrebbe resa memorabile nel tempo.

    I due, vedendo l’otese vittima del loro genjutsu, si riposizionarono mettendosi l’uno vicino all’altro.

    - Il topo è nella trappola… - disse uno.

    - Non prova nemmeno ad attaccare, - rispose l’altro.

    - A questo punto non ci resta che finirlo. -

    Il ninja di Oto avrebbe percepito su di sé gli sguardi di entrambi gli avversari e, forse, una sensazione strana sarebbe nata al suo interno: aveva provato ad afferrare e ingoiare un pezzo troppo grande. Un pezzo troppo denso per lui. Di quelli che non avrebbe riuscito a masticare e che, forse, sarebbe potuto andargli di traverso.

    Comunque sia, circa 10 metri separavano ora il ninja di Oto dai suoi avversari ed egli percepiva ancora un certo richiamo verso il luogo in cui si era trovato sebbene, - bisogna dire, - sembrava che la voglia di rimanerci scendesse.

    Comunque fosse, il il genin del Suono avrebbe dovuto, da lì a poco, fronteggiare diversi attacchi.

    In primo luogo, uno dei due ninja avrebbe estratto 8 shuriken, 4 per mano, lanciandoli tutti insieme in direzione dell’otese. [Slot Azione 1 - Lancio]. Gli shuriken avrebbero percorso una traiettoria perfettamente rettilinea, mirando a diversi punti del corpo del nemico: la testa, il busto, la pancia, la gamba destra.



    - Me ne occupo io, - avrebbe detto lo stesso ninja per poi [lanciarsi - Slot Tecnica 1 - Corsa Fulminea] in avanti e provare a raggiungere l’otese a velocità molto alta. Le trappole che erano situate lungo il corridoio erano già scattate, motivo per cui non ci sarebbe stato motivo di preoccuparsene. Una volta arrivato nei pressi del povero otese, l’avversario avrebbe compiuto una completa circonferenza intorno allo stesso, mantenendosi a circa 3 metri di distanza dall’otese.

    Questi non avrebbe potuto semplicemente “scappare” da lì, perché in ogni momento sarebbe potuto essere colpito alla schiena. Comunque fosse, dopo un giro o l’altro, avrebbe poi modificato la propria traiettoria per scagliarsi verso l’otese dalla sua sinistra. In quel momento stesso una [lama] sarebbe balenata nella mano del ninja di Ame, che con un rapido [movimento - Statistiche Aumentate]avrebbe provato a conficcare il metallo della Wakizashi nel collo dell’otese.

    Subito dopo egli si sarebbe riposizionato con la wakizashi nella mano, per poi usarla in maniera tale da provare a ferire l’otese: un primo [Testo Visibile[fendente - Slot Azione 2]] sarebbe partito da sinistra verso destra puntando al busto dell’otese, in maniera tale da causargli un taglio lungo e profondo, doloroso e sicuramente non ignorabile.

    Poi avrebbe provato un [affondo - Slot Azione 3] con la wakizashi, diretto verso il quadricipite del buon otese, provando a causargli una lacerazione profonda e dolorosa, che avrebbe costretto l’otese a restare sul suo posto.

    L’altro ninja, al contempo, avrebbe guardato la scena senza fare nulla, o quasi.

    - Dimmi quando finisci… O se ti serve una mano con quel pivello. -

    [...]



    Non risposi alle sue provocazioni: non mi importava niente delle stesse, ma, alla fine dei conti, avevo ottenuto più o meno ciò che desideravo. Non solo ero riuscito a capire di più del nemico che mi trovavo dinnanzi, ma anche d’immobilizzare il nemico. [Slot Tecnica 1 - Mantenimento].

    Le catene che avevo preso i polsi dell’avversario sarebbero dunque rimaste al loro posto, mentre io osservavo l’avvicinamento dei kunai verso di me. Se non avevo sbagliato le mie valutazioni, mi trovavo dinnanzi a qualcuno che aveva imparato a manipolare il campo gravitazionale, riuscendo così a combattere senza nemmeno doversi spostare, agitare le mani o fare qualsiasi altra cosa. Era… la perfezione. O quasi. Qualcuno che poteva manipolare la realtà intorno senza dover fare i sigilli.

    - Ottimo, - bisbigliai.

    Notando il kunai avvicinarsi verso di me, feci la stessa cosa di prima: dopo aver - [materializzato - Slot Tecnica 2] - 4 kunai nella mia mano destra, li [lanciai - Slot Difesa 1] in direzione dei dardi che si muovevano verso di me, impastando del [chakra] nella forza per poi lanciare i dardi in avanti.



    Ciò che avvenne fu la ripetizione di ciò che era già successo: i miei kunai impattarono contro i kunai in volo, deviandoli ai lati di circa 6-7 metri. Anche l’esplosione che avvenne poco dopo semplicemente non danneggiò nessuno, ma non fece altro che aggiungere un altro botto all’atmosfera tetra e cupa di Ame.

    A quel punto toccava a me agire: la distanza tra di noi era di 6 metri ancora, ma lui era legato dalle mie catene, che avrebbero continuato a [stringere - Slot Azione 1 - Presa].

    [NOTA]

    Non gli serviva muovere le mani per attaccarmi, il che era un vantaggio per lui e uno svantaggio per me. Di contro, con le mani immobilizzate non sarebbe ugualmente riuscito a muoversi, restando in balia dei miei attacchi. Il problema era… banalmente riuscire a raggiungerlo con la mia offensiva.

    A quel punto non mi restava molto altro da fare, se non continuare ad applicare la pressione, tramite le mie illusioni, sui suoi arti, in maniera tale che sentisse quel dolore. Che lo percepisse. E che quel dolore gli annullasse la capacità di capire e comprendere, al fine di annebbiargli la mente e la vista, per offuscarlo e non dargli la possibilità di pensare in maniera lucida. [Slot Azione 2 - Continuazione Presa]

    Fu in quei secondi che il mio sguardo si poggiò sul volatile.

    Che piacesse o no, era lui il problema. Era quel volatile a limitare la mia capacità di difesa. Era quello che non mi permetteva di agire adeguatamente. Di sfuggire dalla sua vista. Dai suoi colpi. Era quello che non mi avrebbe permesso di nascondermi, limitando così le mie capacità tattiche e strategiche.

    - “Maledizione,” - pensai.

    Mentre ancora il nemico era incatenato e io mi trovavo a 10 metri di distanza da lui, non mi rimase molto altro da fare che [allontanarmi - Slot Azione 3 - Azione Gratuita] di tutti i metri che potevo, 18, con tanto di chakra repulsivo, che mi avrebbe permesso di incrementare ancora di più la distanza dall’avversario, fino a un totale di 34 metri.

    Alla fine del mio spostamento, io mi sarei ritrovato su un palazzo leggermente più alto rispetto a quello su cui mi ero trovato poco prima, con la balestra in mano, pronto a fare la mia mossa, ma soprattutto pronto ad attendere la mossa del nemico, indipendentemente se fosse arrivata da quest’ultimo oppure se fosse giunta dal suo volatile.




    Seinji Akuma

    Statistiche Primarie
    • Forza: 500
    • Velocità: 500
    • Resistenza: 400
    • Riflessi: 550
    Statistiche Secondarie
    • Agilità: 500
    • Concentrazione: 550
    • Intuito: 500
    • Precisione: 500
    Chakra
    74.25/90
    Vitalità
    14/14
    Slot Azione

    1. Presa catene

    2. Presa catene

    3. Allontanamento - Azione Rapida

    Slot Difesa

    1. Lancio kunai creati

    2. ///

    3. ///

    Slot Tecnica

    1. Mantenimento Tecnica

    2. Creazione kunai

    Note

  4. .

    La ricerca della pianta


    Post 8 - Le scelte e le difficoltà



    Il nemico vide il suo calcio andare a vuoto e… non fece nulla a riguardo. Nessuna azione. Nessun pensiero. Era un calcio volto a distrarre, non a colpire, e la sua azione, nonostante tutte le difficoltà, era andata a buon fine nonostante avesse mancato l’obiettivo preciso. La mente lucida e pronta dell’otese lo aveva aiutato a limitare i danni, ma sarebbe bastato anche per limitare tutto ciò che sarebbe successo nell’arco di pochi minuti?

    La strategia messa in atto dai due aversari dell’otese era tanto chiara quanto insidiosa. Egli lo avrebbe visto non solo a partire dall’energia che, come diceva, fuoriusciva dalle sue mani, ma anche da molti altri fattori, come i suoi occhi. Il modo in cui lo guardavano era, in effetti, autesplicativo. La palla di fuoco rilasciata da uno dei ninja si mosse in maniera rapida e veloce; toccò le pareti. Da un certo punto di vista, le bruciò. Di sicuro ci sarebbero state delle tracce nerastre lì tutt’intorno. Era su quello che puntava il duo di Ame: costringere il nemico a combattere senza dargli alcun tipo di via di fuga, perché dal corridoio in pochi sarebbero mai riusciti a fuggire. Già la palla di fuoco sarebbe probabilmente bastata per danneggiarlo, ma a ciò si aggiunsero anche le gocce di pioggia nera che iniziarono a cadere dal soffitto. Il fuoco iniziò a brucare quel liquido subito dopo il contatto con la prima goccia, trasformando l’intero campo di battaglia in un vero e proprio inferno.

    A tutto ciò c’era solo una via d’uscita, la Kawarimi no Jutsu, che il buon otese attivò senza troppe difficoltà. Per sostituirsi usò un paletto in acciaio e la sua idea funzionò: non appena il paletto fu al di fuori dal raggio d’azione della tecnica, anche Kuroshi lo fu. Lo scontro tra le due tecniche semplicemente non diede alcun risultato, sennò una dispersione enorme di chakra ed energia.

    Kuroshi comunque comparve a diversa [distanza] dal nemico, giacché non poteva apparire a meno di 6 metri da fonti di chakra. L’avversario, un po’ deluso dal fatto che la sua tecnica era andata a vuoto, non percepì Kuroshi a 6 metri dietro di sé, ma a quel punto fu il ninja di Oto a fare un errore [ENORME]

    Dato che sei comunque all’inizio, supponiamo che tu l’abbia fatto.

    Dopo essersi avvicinato all’avversario, Kuroshi provò a sferrargli un calcio carico di energia elettrica, sperando così di metterlo fuori gioco, ma fu troppo lento. [NOTA]

    Il suo avversario semplicemente schivò il colpo[Slot Difesa 1 - Schivata]e guardò poi Kuroshi tirare fuori la lama, una boccetta con il veleno e impregnare la lama con il veleno. Nonostante si trattasse di un movimento molto veloce, fu anche parecchio prevedibile: l’avversario ebbe osservato Kuroshi con un ghigno dipinto sul volto e, quando il ninja di Oto attaccò le gambe, egli semplicemente [saltò - SD2] sul posto lasciando che la lama passasse sotto di lui.

    [NOTA]

    Considerata la breve distanza tra i due, sarebbe stato un peccato non agire al massimo delle proprie capacità per provare a mettere fuorigioco l’otese una volta e per tutte. Il nemico che il ragazzo del Suono si trovava dinnanzi era, infatti, più alto di lui e sembrava anche più robusto. Dunque, avrebbe avuto più possibilità provando a colpire il nemico sin da subito con una lama, come egli stesso aveva fatto.

    Portandosi una mano dietro alla schiena, il ninja avrebbe [estratto - Slot Tecnica 1] la sua wakizashi, muovendola con una traiettoria orizzontale verso il collo del ninja di Oto, in maniera tale da tranciarglielo e mettere fine ai giochi subito. Nel caso non ci fosse riuscito, il ragazzo della Pioggia lo avrebbe incalzato con rapidi attacchi portati con la lama: il primo un affondo [Slot Azione 1] verso il centro del petto, più precisamente verso il cuore. Poi un fendente da sinistra verso destra, da basso verso l’alto, al livello della 4° costola, con l’intenzione di affondare la lama nelle carni del ragazzo e tranciargliene un bel po’. [Slot Azione 2] Infine, avrebbe di nuovo ritirato il braccio, provando a far partire un altro attacco, questa volta mirando a niente meno che il centro del collo nemico, in modo da aprirglielo in due parti.

    In tutto questo, anche l’altro si sarebbe dato da fare: considerando la grande distanza non avrebbe potuto ingaggiare l’otese in corpo a corpo, ma sfruttò quel pezzo di tempo per [avvicinarsi - SA 1 e 2 - Azione Rapida] il più possibile verso i due e poi fare la sua [tecnica - Slot Tecnica 1]

    Il ninja di Oto avrebbe dunque sentito un forte richiamo provenire a 10 metri alle sue spalle. Un suono forte e chiaro. Quasi come un invito. Avrebbe ceduto allo stesso o no?

    [NOTA]

    [...]



    Come avevo previsto, i dardi non colpirono colui che desideravo colpire, ma né distolsero l’attenzione scagliandolo verso di me. Osservai così con un certo piacere il modo in cui compì i suoi sigilli evocando un uccello che iniziò a girare sopra alla mia testa in quel che sembrava uno spettacolo in cui io stesso mi ero lanciato tantissime volte in un passato che ormai mi sembrava troppo lontano e troppo sfumato.

    Conoscevo le tattiche che si potevano usare quando si volava sul dorso di un uccello e si scagliavano le bombe. Io stesso lo avevo fatto, sia da vivo sia da morto, sia da reanimato. Era un libro che conoscevo meglio di qualsiasi ninja. E così, quando notai i kunai con le bombe volare verso di me, [creai - Slot Tecnica 1] io stesso 4 kunai, lanciandoli con un solo movimento verso i kunai che volavano verso di me dall’alto. [Slot Difesa 1] I dardi così impattarono e si dispersero, cadendo gli uni lontano dagli altri, a molta distanza da me e senza causarmi alcun danno.

    - Poca fantasia, - sentenziai.

    Quando lo vidi cadere dinnanzi a me dopo il suo volo dal dorso dell’uccello, inarcai un sopracciglio cercando di capire se fosse serio. Volare su un uccello mentre il nemico era per terra risultava un vantaggio strategico niente male, in quanto permetteva di attaccare senza essere attaccati di risposta oppure di venire attaccati di risposta, ma con una forza minore. Per giunta, trovarsi in alto permetteva anche di controllare meglio l’intero campo del combattimento, cosa che io e pochi altri potevano fare grazie a straordinarie abilità oculari.

    - Poco pensiero strategico… - avrei sussurrato poco dopo notandolo rialzarsi a 10 metri da me. Solo allora avrebbe notato i miei occhi. Gli occhi di chi voleva [ucciderlo - Bonus Concentrazione.] [NOTA]

    Ora mancava soltanto un’azione che potevo fare… Ovvero attaccarlo. Come?

    Spararlo di nuovo con la balestra sarebbe stato superfluo e, dato che aveva evitato l’attacco di sorpresa fatto prima, c’erano pochi dubbi relativi al fatto che sarebbe stato in grado di schivare anche questo attacco. Inoltre, non potevo semplicemente creare il Velo di Nebbia, come avevo già fatto durante lo scontro precedente, nell’Ospedale del Paese del Riso, in quanto il nemico mi aveva già visto fare quell’azione e fare delle azioni troppo ripetitive non avrebbe portato ad alcun buon risvolto.

    Pertanto, avrei di nuovo fatto affidamento sui miei occhi. [Usandoli - Slot Tecnica 2] avrei creato, a mezzo metro di distanza dal nemico, 4 catene, di cui 2 avrebbero provato ad afferrargli i polsi con una velocità decisamente superiore alle sue aspettative, mentre una avrebbe provato ad avvinghiarsi intorno al suo collo e una intorno al suo bacino [Slot Azione 1]. Anche la morsa stessa che le catene avrebbero applicato sui suoi avambracci si sarebbe presto rivelata molto forte, tanto da poterli anche danneggiare. Inoltre, le catene lo avrebbero reso incapace di fare quasi qualsiasi cosa: spostarsi, per esempio, o fare i sigilli, giacché avrebbero tenuto le sue mani lontane le une delle altre.

    Indipendentemente da come sarebbe finito quell’attacco, le mie mani si sarebbero mosse rapida [ricaricando - Azione Rapida]la balestra con il solo dardo che mi restava con una carta-bomba legata allo stesso, per poi [attivarla - Slot Azione 2] e, dopo aver puntato la fronte del nemico, premere sul [grilletto - Slot Azione 3]. Il dardo così sarebbe partito rapido in ciò che sembrava una fucilazione, anziché uno scontro, verso la testa del nemico e la bomba sarebbe ovviamente esplosa non appena il dardo si sarebbe trovato in prossimità del suo collo.


    Seinji Akuma

    Statistiche Primarie
    • Forza: 500
    • Velocità: 500
    • Resistenza: 400
    • Riflessi: 550
    Statistiche Secondarie
    • Agilità: 500
    • Concentrazione: 550
    • Intuito: 500
    • Precisione: 500
    Chakra
    82.5/90
    Vitalità
    14/14
    Slot Azione

    1. Attacco illusioni (catene)

    2. Attivazione bomba

    3. Uso meccanismo

    Slot Difesa

    1. Lancio kunai creati

    2. ///

    3. ///

    Slot Tecnica

    1. Creazione kunai

    2. Incubo della Battaglia

    Note

  5. .

    La ricerca della pianta


    Post 7 - Il corridoio



    Dinnanzi ai due nemici, il buon otese cercò di non perdersi d’animo e di agire, per quanto potesse, in maniera tale da limitare la loro presenza e le loro azioni in quello spazio. Non era certo se sarebbe servito oppure no, perché d’altronde si trovava in profondo territorio nemico, ma era certo che qualcosa lo doveva pur fare, altrimenti in breve tempo avrebbe potuto perdere non solo l’obiettivo della propria missione, ma anche la vita e, forse, persino l’anima.

    Per questo le sue azioni furono rapide e precise; i passi veloci e silenziosi lo portarono prima a neutralizzare, per quanto potesse, lo scienziato che si trovava di fronte e poi con due ninja che uscirono al grido dello scienziato. Per fortuna sua, l’otese se ne era reso conto e quando i due comparirono sulla scena di gioco, egli non fu impreparato. Non, almeno, meno di quanto potesse essere: se lo avessero colto da dietro, infatti, il buon otese avrebbe avuto molti più problemi di quelli che avrebbe potuto avere in altre occasioni. Di certo, non poteva sperare di sconfiggere ben due avversari usando la pura forza bruta e nient’altro. Doveva anche mettere in atto una buona dose d’ingegno, che non gli mancava.

    Si difese dunque dagli attacchi dei nemici, non senza più di qualche difficoltà, specie considerando che si trattava di attacchi veloce e, spesso, portati al limite della forza fisica e velocità dell’otese stesso.

    Il terzo attacco, bisogna dire, fu quello più particolare e l’idea dell’otese ebbe funzionato, seppur in parte. Vedendo l’otese fare i sigilli, difatti, l’avversario più vicino alla sua posizione [saltò - Slot Difesa 1 (B)] verso il lato, trovandosi ben presto con le piante dei piedi ben incollate al muro.

    Andò meno bene all’altro ninja che, con le mani impegnate a fare i simboli, non riuscì a reagire prontamente a quell’attacco e si ritrovò immischiato nella scarica elettrica che era partita dal corpo di Kuroshi. Il [danno - Intralcio Leggero (Ingombro), (A)] che si era preso fu ampio e diffuso e furono colpite soprattutto le gambe, limitando i possibili futuri spostamenti del ninja di Ame. Da quel momento in poi, i suoi spostamenti sarebbero stati molto complessi da fare, ma si sarebbe potuto dire lo stesso di Kuroshi.

    [NOTA]

    L’attacco successivamente portato da Kuroshi fu troppo lento, anche a causa dell’acqua caramellosa sotto i suoi piedi, e quindi non ebbe nessun effetto: il suo nemico semplicemente si [piegò - Slot Difesa 2 (A)] sulle ginocchia vedendo il colpo dell’otese passare a circa una ventina di centimetri più in alto rispetto alla propria fronte.

    Raggiungere l’altro ninja per l’otese non sarebbe stato semplice per nulla, a causa di quella specie di gelatina che ora si trovava sotto i suoi piedi. [NOTA]

    Giunto nei pressi del nemico, egli quindi avrebbe potuto scagliare soltanto un pugno, che si sarebbe comunque rivelato nullo: diretto verso il fegato dello shinobi che ora sostava con i piedi sul muro, un bersaglio relativamente facile, il pugno venne semplicemente [“deviato” - Slot Difesa 2 (B)] dal ninja di fronte a Kuroshi.

    Così, l’otese poteva dirsi soddisfatto a metà: la sua idea con la counter aveva funzionato, sebbene non completamente, e aveva fatto danni su uno dei ninja, ma tutto il resto era andato nel peggiore dei modi, anche a causa dell’acqua caramellosa che ora si trovava un po’ ovunque sul terreno.

    [NOTA]

    A quel punto, Kuroshi si trovava immischiato nell’Acqua Caramellosa e si era ritrovato vicino al tizio che sostava con le gambe incollate al muro, mentre l’altro era rimasto qualche metro più indietro. Per l’onor del vero bisogna ricordarsi che né il fattore della tecnica, né il suo alleato, subivano gli effetti negativi del jutsu e quindi loro erano più liberi dell’otese e potevano muoversi lì in maniera decisamente più agile.

    Per questo avrebbe provato a sfruttare questo vantaggio: il tizio alle spalle dell’otese avrebbe fatto un [salto - SA1, allontanamento (A)] di diversi metri, usando anche un particolare Chakra Repulsivo sotto la pianta dei piedi, portandosi a circa 9 metri dall’otese. L’altro avrebbe prima provato a distrarre l’otese: egli si sarebbe spinto con i piedi sul muro per poi [saltare - SA1, attacco (B)] e provare a colpire il buon Kuroshi con un calcio volante direttamente sul mento. Subito dopo, anch’egli avrebbe usato una specie di chakra strano sotto le piante dei piedi per [saltare - SA2, allontanamento (B)]. Egli si sarebbe ritrovato a 12 metri dall’otese.

    Entrambi dunque si sarebbero trovati lontano dall’otese, ma con una solida differenza: erano ora posizionati da lati diversi rispetto al ninja e quindi c’erano 21 metri di distanza tra loro, in quanto erano saltati in direzioni differenti.

    Quello che era prima sulla parete avrebbe velocemente fatto un paio di sigilli. [Slot Tecnica 1 - Palla di Fuoco Suprema, (B)]



    Dalla sua bocca quindi sarebbe uscita una palla di fuoco, che nelle condizioni di quel corridoio si sarebbe potuta rivelare fatale qualora avesse colpito l’otese. Ma non solo, perché il ninja che si trovava dall’altra parte del corridoio avrebbe fatto dei sigilli anch’egli. [Slot Tecnica 1 - Pioggia Nera, (A)].

    Nello stesso istante in cui il fuoco avrebbe viaggiato verso l’otese, dal soffitto sarebbero iniziate a cadere gocce di pioggia nera, simili alla pece. Al contatto con il fuoco quella pioggia si sarebbe infiammata, danneggiando gravemente l’otese.

    Sempre se egli non avesse trovato un modo per sfuggire da quella spiacevole situazione.


    [...]



    Io, dal canto mio, restavo lì a sostenere i suoi sforzi, per quanto potessi. Osservando la situazione con il Magan, vidi l’avvicinamento di un altro nemico e capii che per Kuroshi non sarebbe stato per niente semplice sconfiggerlo, specie considerando che il tizio che si stava avvicinando sembrava decisamente più forte degli altri e che, inoltre, mi sembrava di conoscerlo.

    Pertanto, non appena egli si sarebbe palesato nei pressi di una finestra, il mio dito sarebbe “scivolato” sul grilletto, premendolo. A quel punto i 4 dardi della balestra sarebbero istantaneamente partite verso il nemico. [Slot Azione 1 - Uso Balestra]

    I dardi sarebbero volati paralleli al terreno, mirando la petto del nemico, in maniera tale da ucciderlo subito, sul colpo.

  6. .

    Il Fulmine Nero di Ame


    Post 6 - I Ricordi di Etsuko



    In mezzo al Caos totale, mio habitat naturale, la Casualità divenne Ragione e il mio tocco sulla sua cute divenne quell’inizio che dopo diverso tempo avrebbe potuto provocare eventi imprevedibili. Del resto, eravamo Diavoli per natura e per cognome. E come diavoli agivamo da tali, facendo prevalere la nostra volontà su qualsiasi altra cosa.

    - Assassino… - ripetei. Kiri era piena di assassini. Mammiferi che iniziavano a scannarsi gli uni con gli altri non appena ne capitava l’occasione. - Lo terrò a mente, - dissi cercando poi di capire in che modo avrei potuto fare più simboli. Certo, ogni Simbolo del Caos mi avrebbe permesso di aumentare la distanza dei miei spostamenti in quel che sarebbe presto potuta diventare una macabra danza di sigilli e respiri.

    Solo una cosa era ancora poco chiara: io non desideravo Vendetta. Non avevo alcuna voglia di abbassarmi al livello dei mammiferi che abitavano quel pianeta. Ero un Diavolo. Ero Superiore. Non solo alle persone, ma anche ai concetti e alle emozioni. Tutto ciò che volevo era portare il Caos sulla Terra e prendere il posto di Etsuko era il miglior modo per farlo.

    - Certo… - risposi. - Profilo basso cugino. Del resto… dovrò vestire il tuo volto. - Dissi poggiandogli una mano sul retro del collo, per poi fare lentamente scendere il palmo della mia mano. Prima lungo la spina dorsale. Poi poggiandola sul suo fondoschiena.

    Da dietro, dunque, gli avrei poggiato il mento sulla spalla, quasi come a voler sentire il suo respiro. A mordere il suo labbro inferiore. In quel modo così delicato. Così sexy. Del resto, se dovevo diventare Etsuko Akuma, sebbene solo per qualche mese, avrei dovuto imparare quel “ruolo”.

    Così, mentre restavo dietro di lui, con le mani incrociate sul suo basso ventre e la testa sulla sua spalla, ascoltavo delle sue “avventure” in quel di Kiri, che proprio avventure non erano, ma va bene così. Storie, alleanze, nemici e quant’altro ancora: ogni cosa, ogni verà prendeva posto nella mia mente affinché diventassi Etsuko in tutto e per tutto.

    - Come vuoi, - ribattei al suo “sii confuso”. - L’esperienza di morte è sempre traumatica per la memoria… hehe. - Mi annotai quel “Fudoh” nella mente e vidi una meteora che cadeva non molto lontana.

    Il suo ultimo discorso, poi, un augurio al Caos stesso, mi parve molto emotivo, sin troppo, e anche abbastanza azzardato, ma era pur sempre Etsuko Akuma, quello. Qualcuno che tra non molto avrebbe dovuto vestire una nuova faccia mentre io avrei vestito la sua. Lui così avrebbe iniziato una nuova vita, mentre la mia via sarebbe iniziata dalla sua.

    - Sarà come dici, - risposi prendendolo per mano e avviandomi verso il portale da cui eravamo giunti. Eravamo stati in quel posto giusto per qualche ora, forse, ma sembrava fossero passati giorni. E così, dopo qualche passo, mano nella mano oppure senza, ci saremmo di nuovo ritrovati ad Ame, dove le nostre strade si sarebbero, per poco, divise di nuovo.

  7. .

    La caccia allo scimpanzé


    Post 4



    Quando lo shuriken dell’otese partì verso la scimmietta, quest’ultima fece appena in tempo per piegarsi e lasciarlo passare non molto lontano da sé. [Slot Difesa 1 - Schivata]. L’arma così mancò il bersaglio, proprio come l’otese aveva previsto, e colpì le banane poco sopra alla testa della scimmia. Quella traiettoria parabolare, dal basso verso l’alto e con un po’ di forza rotatorio impressa all’arma, fu sufficiente per disorientare la piccola quanto bastasse affinché una banana [gli cadesse - danno] sulla testa provocandoci un piccolo livido e innalzando il livello di nervosismo del primate. Al più si sorprese quando vide l’otese fare uno scatto veloce verso di sé, tant’è che [afferrò - Slot Gratuito Veloce] una banana, prevedendo la possibilità di usarla a mò di arma da corpo a corpo qualora si fosse arrivati fino a quel punto.

    Le altre azioni dell’otese furono meno efficaci: lo shuriken che volò in alto colpendo di nuovo le banane era ripetitivo. La stessa azione di prima, eseguita in un modo leggermente diverso. Pertanto, nonostante lo shuriken fosse comunque andato a segno, il risultato di quell’azione fu quasi totalmente nullo: nessuno delle banane che caddero riuscì a colpire la scimmia, che le [Slot Difesa 2 - Schivò] agilmente. Quando poi l’otese fece la tecnica della moltiplicazione, alla scimmia non servì molto altro da fare che tenere gli occhi puntati sul tizio che aveva lanciato lo shuriken e ignorare tutti gli altri.

    Un discorso diverso valse per il foglioso, che prima si nascose dietro al tronco di un albero e poi uscì da dietro lo stesso totalmente trasformato in un’altra scimmia, il che portò Ayako a osservare il ninja di Konoha con un sopracciglio rialzato. La scimmia non si accorse del pericolo e quando il ninja trasformato uscì da dietro il tronco provando ad afferrarla, Ayako rimase tanto incredula da non riuscire ad agire prontamente.

    Venne così colta nella morsa del foglioso, subendo anche il [Danno] a causa della presa. Tuttavia, era chiaro che semplicemente catturare Ayako in una presa non sarebbe bastato: doveva in qualche modo far sì che non si liberasse.

    Perché non appena vide le braccia del ninja intorno al proprio tronco, la prima cosa che fece Ayako fu [spingere - Slot Difesa 3 (liberazione dalla presa)] con le braccia lateralmente, in maniera tale da “allontanare” le braccia del foglioso e liberarsi così dalla presa.

    Subito, senza aspettare oltre, Ayako sarebbe anche passata all’attacco contro il foglioso che si era trovato vicino a lei. La banana, a quel punto, le sarebbe servita da Arma da Corpo, come la scimmia aveva intuito poco prima: avrebbe cercato con la stessa di [colpire - Slot Azione 1] la guancia del foglioso con una specie di fendente orizzontale, in modo tale da spiaccicare la banana sulla sua faccia. Indipendentemente da come sarebbe andata, avrebbe poi ritirato la mano, per provare a [mordere - Slot Azione 2 - Attacco di Razza] con i suoi canini il foglioso sul dorso della sua mano destra. E, infine, sarebbe arrivato anche l’ultimo attacco: un bel [Calcio - Slot Azione 3] sulle palle, in maniera tale da mettere le cose in chiaro una volta e per tutte.

    Finiti quegli attacchi, però, Ayako non avrebbe potuto fare molto altro, se non alzare di nuovo la banana per difendersi dagli attacchi successivi. D’altronde, l’otese era ormai vicino ed era chiaro che, se si fosse ritrovata in mezzo ai due ninja, sarebbe finita malissimo.
  8. .

    Il Volto della Malattia


    Post 7 - L'allarme



    Come avevano previsto i 3, il tutto erano andato quasi interamente secondo i piani. Non erano stati colti dall’illusione, - non del tutto, perlomeno, - e quindi, in un modo oppure nell’altro erano riusciti a evitare il maggior pericolo. Non solo: avevano mandato all’aria l’intero campanile e così, senza quel attrezzo nelle proprie mani, il gruppo di persone che aveva preso potere nel villaggio avrebbe dovuto cercare altre strade per poter effettivamente controllare il centro urbano di cui avevano preso possesso. Ovviamente, ci sarebbero volute diverse ore, - in alcuni casi anche giorni, - affinché gli effetti dell'illusione scomparissero del tutto e in molti casi gli strascichi di quella tecnica non sarebbero mai spariti, forse.

    La caduta della campana, però, aveva portato ad altre conseguenze, una delle quali fu caratterizzata da un imprevisto: uno dei ragazzi del Tempio era andato a controllare per capire cos’era successo, aveva visto che la campana era stata danneggiata ed era corso, indietro, nel Tempio. La ragazza dai capelli argentei, al contempo, gli veniva incontro.

    Mentre questo accadeva, all’interno del tempio Kairi e il kiriano creavano il velo di nebbia cercando di allontanarsi dal Tempio per evitare il combattimento, dato che, come avevano deciso, non sarebbero riusciti a soppravvalere da soli contro 4 ninja. Se fossero mai riusciti a vincere oppure no, dunque, non ci è dato saperlo.

    Comunque, Hideo creò il velo di nebbia per mascherare le proprie azioni successive e fu una tecnica che funzionò, dato che la nebbia si diffuse all’interno del tempio coprendo i loro movimenti. I due, quindi, si avviarono verso l’uscita, seguendo così i passi della ragazza dai capelli argentei, ignara di ciò che stava accadendo alle proprie spalle. Quando la nebbia si era ormai diffusa un po' ovunque, lei era già vicina al campanile.

    La loro strategia funzionò e anche le battute che si scambiarono vennero portate a termine, proprio nello stesso istante in cui il ragazzo che scendeva giù dal campanile e la ragazza dai capelli argentei si incontravano a metà strada.

    - INTRUSI! CI SONO INTRUSI NEL VILLAGGIO! - Avrebbe dunque gridato il ragazzo facendosi sentire forte e chiaro non solo dai 3 accademici, ma anche da tutti coloro che erano nel tempio. - LA CAMPANA ERA STATA DANNEGGIATA DA QUALCUNO! – [Conoscenza]

    A tali grida sarebbe seguito un piccolo momento di pausa, dopodiché ad allarmarsi a causa della nebbia e di ciò che era appena accaduto sarebbe stato il Sacerdote stesso: - Suirobu e l’altro! Trovateli! Subito! ORA! Suonate l'allarme nel villaggio... Ci sono ninja di altri villaggi! -

    A quel punto, tutti, ma proprio tutti, comprese le persone del villaggio, si sarebbero mossi, seppur all’interno della nebbia, alla ricerca di Suirobu e di “quell’altro”. La buona notizia era che il tempo per uscire dalla nebbia e mettersi al riparo era stato più che sufficiente: raggiunsero una casetta vicina senza problemi e si misero nella sua ombra, dove non sarebbero potuti essere scovati subito, a meno di fare azioni sconsiderate.

    Tuttavia, era anche ovvio che non potevano restare nascosti per sempre: non solo i 3 ninja e il Sacerdote li stavano ora cercando, ma anche le altre persone del villaggio. Avevano deciso di seguire un'altra strada per evitare il combattimento. L'avrebbero seguita fino in fondo?


    [Youshi]



    Fece tutto come sperato, senza alcun ostacolo, senza alcun imprevisto, e poté muoversi liberamente facendo ciò che più lo aggradava. Ombra tra le ombre, nessuno sapeva ancora della sua presenza nel villaggio e, considerando il caos che si era creato sotto, avrebbe potuto fare qualcosa in più. Comunque fosse, non lo vide nessuno e non lo percepì nessuno. In quel triste spettacolo il ninja di Kiri restava ancora un attore sconosciuto al pubblico, - cosa che non si poteva ormai dire per i suoi compagni, - e come ogni attore sconosciuto, spettava a lui come, in che modo e quando fare la prima mossa.

    Una volta sul tetto, Youshi non ebbe alcun problema a trovare una finestra che dava nel soffitto ed entrare nella stessa. Si trattava di uno stanzino non molto grande e poco illuminato, in cui Youshi vide diversi oggetti: tappeti, qualche lampada, delle candele, dei quadri, 1 respiratore, delle armi di taglia minore, una piccola gabbia per i corvi e così via. Comunque sia, uscire da quello stanzino sarebbe stato semplice, in quanto la porta era aperta. Subito dopo egli avrebbe visto una scalinata all'ingiù e quindi un altro corridoio, situato proprio la sala principale del Tempio, in quel momento piena di nebbia. Da lì, infine, Youshi non avrebbe avuto problemi a trovare uno stanzino con un tavolo di legno al centro, delle candele situate agli angoli e delle pergamene. Probabilmente, era proprio ciò che egli stava cercando.




    Edited by leopolis - 7/3/2024, 02:09
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    La ricerca della pianta


    Post 6 - I primi scontri



    Sebbene non con qualche difficoltà di troppo, il buon otese riuscì ad apprendere anche un’altra particolarità del chakra adesivo e cominciò a spostare le sbarre in ferro in maniera tale da posizionarle orizzontalmente lungo la ringhiera e in questo modo superare la scalinata.

    Bisognava dire che con un po’ di esperienza in più e qualche sforzo extra l’otese sarebbe riuscito a fare decisamente meglio, in maniera più silenziosa e senza provocare il rumore. Tuttavia, nonostante tutto la sua missione si poteva considerare completa, specialmente per tutto ciò che riguardava l’apprendimento della capacità di camminare sulle superfici verticali. Una storia diversa poteva essere raccontata per tutto ciò che riguardava l’intrusione nell’edificio, tant’è che quando il giovane otese vide uno scienziato presente nel corridoio, si mise in moto praticamente subito avanzando verso lo stesso con la massima agilità e precisione che uno shinobi avrebbe mai potuto avere. Il suo movimento, per quanto veloce e fluido, presentava comunque dei problemi, in quanto non era abbastanza silenzioso. Ciò significava che i suoi movimenti non sarebbero stati ignorati dal bersaglio: quando il ninja si avvicinò per arrotolare le proprie braccia intorno alla sua testa, lo scienziato provò con tutte le proprie forze a dimenarsi, in maniera tale da fare tutto il possibile e non per sopravvivere a quella specie di morsa. Solo in un ultimo istante riuscì a proferire l’ordine:

    - INTRUSI! - Disse a voce più alta del solito. Quindi, quando Kuroshi iniziò a stringere in maniera più rapida e forte, lo scienziato perse i sensi cadendo sulle piastrelle di quel laboratorio come un sacco di patate.

    La cattiva notizia è che quella sua parola era stata sentita e sembrava anche che fosse stata in maniera abbastanza forte e chiara. Pochi istanti dopo, l’otese vide altre due figure sbucare dall’altro lato del corridoio e a quel punto non si trattava di scagnozzi qualsiasi, falegnami, costruttori di case ubriachi e quant’altro. Come avrebbe potuto vedere l’otese stesso, si trattava di ninja con il coprifronte della Pioggia, - probabilmente mercenari o qualcosa di simile, - che ora lo guardavano con fare malevolo.

    Un secondo dopo, i due avrebbero rapidamente [bruciato - SA1 A e B] la distanza che li separava dal ninja otese, per poi gettarsi sullo stesso. Kuroshi quindi avrebbe dovuto gestire una situazione che definire “problematica” era troppo poco e che, probabilmente, avrebbe comportato non pochi rischi.

    Comunque sia, in vicinanza al ninja otese, prima di tutto si sarebbe dato da fare il primo ninja, che avrebbe provato a [colpire - SA2 A] il ninja di Oto con la wakizashi, puntando al muscolo quadricipite della sua gamba destra in quel che si poteva considerare un affondo veloce e diretto. Subito dopo avrebbe ritirato la sua lama per [tentare - SA3 B] un fendente dall’alto verso il basso, di quelli che miravano alla testa del povero malcapitato con una sola intenzione: provare a metterlo fuori gioco.

    L’altro, invece, che chiameremo semplicemente B, avrebbe seguito una tattica radicalmente diversa. Una volta giunto nei pressi dell’otese, egli avrebbe aspettato che il suo stesso compagno portasse a termine la concatenazione dei propri colpi. Successivamente avrebbe composto [4 sigilli - Slot Tecnica 1 - Acqua Caramellosa] per poi sputare dinnanzi a sé un’enorme massa di un liquido gelatinoso e appiccicoso, che si sarebbe riversato sul terreno.

    L’otese, se fosse capitato nello stesso, avrebbe visto che muoversi in questa zona sarebbe stato molto complesso. Ma ne valeva la pena? E, comunque fosse, avrebbe sentito le parole del ninja B:

    - Hai fatto male a venire qui! Perché qui morirai! -

    A lui dunque la scelta su come e in che modo agire. Io, con il Magan, avrei potuto aiutarlo, anche se farlo non mi sarebbe stato così semplice come avrei voluto. E, infatti, guardando oltre i muri avrei visto la situazione…

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    La ricerca della pianta


    Post 5 - La ringhiera



    Notai con una certa soddisfazione il modo in cui il mio compagni di missione, che fino a quel momento si era rivelato estremamente bravo nella gestione anche di quelle situazioni che a prima vista sembravano le più complesse, tirò fuori un kunai e si procurò, da solo, sebbene non senza qualche difficoltà di troppo, l’accesso al palazzo. Lì trovò ciò che si poteva considerare a tutti gli effetti un ambiente quasi laboratoriesco, come già descritto, anche se non con qualche particolarità extra.

    Riuscì a evitare i raggi laser grazie a una serie di movimenti fluidi e veloci, ma soprattutto precisi, manifestando un controllo di chakra sotto la pianta dei piedi che non si poteva di certo dire normale. Non, almeno, per i coetanei del buon otese, che difficilmente avrebbero potuto usarlo con cotanta precisione e dinamicità.

    Il balletto di equilibrio e coordinazione che l’otese aveva messo in atto durò giusto qualche secondo, il tempo di arrivare alla fine di quello spettacolo e potersi di nuovo godere una camminata sulle piastrelle lucidate.

    A quel punto aveva raggiunto la scalinata e ora doveva “solo” salire al piano superiore per poter raggiungere la stanza con la pianta e portarla via da quel laboratorio. La missione, a dirla tutta, non sembrava delle più semplici tra quelle che il buon ninja aveva fatto e anche salire quella scalinata non sarebbe stato facile, anche perché, persino a occhio nudo avrebbe visto che alcune piastrelle della scalinata erano leggermente diverse dalle altre.

    Per giunta, a quel punto usare il muro per “evitare” di salire sulla scalinata sarebbe stato impossibile: anche a quel punto sul muro sembrava essere stata applicata un qualche tipo di sostanza anti-adesiva che non gli permetteva appunto di camminarvi. La buona notizia è che alla sua sinistra l’otese avrebbe trovato una ringhiera composto da paletti in acciaio che egli avrebbe potuto usare per superare quella specie di scalinata senza poggiare il piede sulle lastre situate sul pavimento.

    Ci sarebbe voluto un altro po’ di controllo e, soprattutto, un’altra particolarità: i paletti in acciaio a cui l’otese poteva applicare il proprio piede per superare la scalinata non erano sufficienti e c’erano diversi spazi vuoti. Ciò significava che l’otese avrebbe dovuto applicare il chakra adesivo a un paletto, tenerlo incollato al proprio corpo, poi posizionarlo nello spazio vuoto e successivamente metterci il piede per salire infine fino alla fine della scalinata.

    In questo modo avrebbe perfezionato, finalmente, il suo controllo del chakra in modo tale da poterlo usare senza problemi in futuro.

    [...]



    Una volta giunto al 3° piano, dove si trovava la stanza con la pianta, però, le cose si sarebbero fatte più complesse. A quel punto tutto ciò che concerneva il controllo del chakra sarebbe passato in secondo piano (scusatemi la tautologia), perché il buon otese avrebbe dovuto superare un ostacolo fisico: un uomo in un camice bianco, con una cartella verde in mano, con gli occhiali sul naso che lo osservava stranito.

    Era sicuramente uno degli specialisti di quel laboratorio e, considerando come lo stava guardando, era chiaro anche che non lo riconosceva:

    - Intrusi, - disse sotto il naso per poi allontanarsi a passo svelto verso l’altra direzione.

    Stava dando l’allarme e l’otese doveva fare qualcosa se non voleva venire scoperto, perché poi le sue possibilità di portare la missione a termine sarebbero state notevolmente ridotte.
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    Il Fulmine Nero di Ame


    Post 5 - I Limiti



    - Sorprendente, - lo sentii. Una parola che sottolineava l’avvenuto manifestando l’essere in tutta la sua bellezza. Cercando di evidenziare il mondo in cui agivano le coscienze, dando vita all’energia, che a sua volta creava la forma da cui si manifestava tutto il materiale e l’immateriale.

    Il Caso poteva rivelare altre strade a noi. Ci poteva fornire altre idee per lo sviluppo. Per evolvere. Diventare migliore.

    Lo avevo capito io. Lo aveva capito anche il mio cugino.

    - Conoscere i limiti? - Domandai. - Sì, sarebbe un buon modo per capire in che modo usare i nuovi poteri. -

    Di sicuro molti limiti di tutto ciò che era successo risiedevano nei sigilli che il Caos mi aveva insegnato a fare. Quelli che sembravano aprire i portali tra i mondi. A tessere la materia stessa infiltrandosi tra le fila che l’aveva creata

    - Spostarsi di così pochi metri? - Chiesi. - No. Non mi servirà a molto, immagino. Ma se si potesse fare lo stesso senza alcun limite? Cancellando ogni regola della fisica? -

    Le mie domande sarebbero ovviamente rimaste senza risposta, perché erano retoriche e alla fine si tornava sempre allo stesso punto di sempre: se si potevano superare i limiti del tempo e la materia, andando oltre, si poteva anche creare tutto ciò che la fantasia era in grado di creare. L’unico limite diventava, appunto, quello della fantasia che, come ben si sapeva, di limiti non ne conosceva.

    - Mano Nera del Kage… - ripetei. - Tssk. Certi mammiferi non cambiano mai. -

    Quando mi appoggiò infine la mano al volto, volli sorridere, ma non lo feci. Mi limitai ad appoggiare la mia mano alla sua, in quel che sembrava essere un gesto romantico. Percepii subito il calore del suo corpo, della sua cute, grazie a quella pelle così delicata e liscia.

    - Cuginetto, - sussurrai.

    Percependo i palmi delle sue mani sulle mie guance. Aveva ragione. Dovevamo ancora capire i limiti. E così fu. Su sua richiesta mi mossi per disegnare 2 sigilli e alla fine provare a metterne uno terzo. Tuttavia, non fui capace di farlo e capii che potevo fare solo 2 simboli. [Slot Azione 1]

    - Due, - dissi. - Pochi, ma forse dovrò allenarmi per sviluppare la capacità di disegnarne di più. -

    Per quanto riguardava la sua seconda richiesta, quella in merito alla furtività, non sapevo come potevo misurarla. Ciò che sapevo, però, era che potevo in qualche modo cogliere all’improvviso persino Etsuko stesso. E così provai a [spostare - Slot Tecnica 1] il simbolo in maniera tale da avvicinarlo a 2 metri alle sue spalle e poi, attivando di nuovo il legame spazio-temporale, posizionarmi dietro di lui. [Slot Tecnica 2]

    - Sono qui, - avrei detto. Solo dopo, con la furtività aumentata a causa di quello spostamento improvviso.

    “Sono il Caos,” - mi ripetei le parole di Etsuko stesso. E avrei fatto sì che anche gli altri ne sarebbero divenuti portatori. Ingranaggi di una forza superiore. Mani del Caos. Affinché sentissero il Caos. Percepissero il Caos. Apprezzassero il Caos.
    Affinché solo il Caos regnasse in quel mondo e negli altri.
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    La ricerca della pianta


    Post 4 - La scalata



    - Sì, - risposi alla sua affermazione sulla mia conoscenza degli shinobi che governano Oto. - Sono un commerciante e come tale devo sapere le… “particolarità”... di ogni regione in cui mi reco. -

    Avrei anche potuto aggiungere che Oto non era di certo tra le destinazioni preferite da coloro che volevano diventare ricchi. Tutt’altro. Si trattava di una delle mete meno preferite in assoluto, a causa del Caos, della sporcizia e di tutto ciò che vi regnava, mafia compresa. Il buon ragazzo forse si sentiva fortunato di essere capitato a Oto, ma ben presto avrebbe scoperto che la permanenza in quel villaggio non aveva alcunché di buono. Si trattava, tutt’altro, di ciò che in molti consideravano (a ragione) una vera e propria maledizione. Coloro che nascevano a Oto dovevano sorbirsi una vita da…

    “Eterni inferiori”.

    Quando poi ripeté ciò che io stesso gli avevo detto, non mi rimase altro che osservarlo con uno sguardo… vuoto, ma curioso, seppur leggermente, quasi come a voler sapere meglio cosa teneva in serbo per lui la Divina Provvidenza e in che modo sarebbe giunto a termine quel suo cammino umano.

    - Comunque, ricordati che non sei otese e ciò potrebbe anche darti dei vantaggi… forse. -

    Oltre alla disciplina, che sicuramente al ragazzo non mancava, bisognava avere anche altre capacità e peculiarità per poter splendere in quel di Oto, ovvero una certa elasticità mentale.

    Comunque fosse, gli intrecci tra l’otese e il suo villaggio erano un’altra storia che di certo non vi sto qui a descrivere, complice anche il fatto che avevamo bisogno di sbrigarci e raggiungere la torre. Dunque feci solo un cenno con il cpao quando l’otese mi disse che il mio piano era abbastanza solido e, in fin dei conti, approvammo il mio progetto.

    Quando disse di voler evitare il conflitto, non obiettai in alcun modo, ma abbassai il capo come in un cenno di assenso. Era una sua decisione e, di certo, non potevo mettermi lì a contrastarla. - Considera solo che in un certo momento la situazione potrebbe comunque sfuggirti dalle mani. - Ed anche ciò che avevo appena detto era vero. Perché durante le missioni di quel tipo non si era mai davvero al sicuro. Non si sapeva mai per davvero ciò che sarebbe potuto arrivare e come lo avrebbe fatto.

    Comunque fosse, si mise in moto e scalò i primi due piani della torre per fermarsi subito dopo.

    “Ci dev’essere qualcosa che gli impedisce di andare oltre”, - pensai vedendolo fermarsi. Probababilmente, oltre a quel punto avrebbe dovuto proseguire a piedi.

    In quel momento puntai la balestra contro una delle finestre vicino al giovane ninja e schiacciai sul pulsante della balestra, dopo di che il dardo partì nella direzione da me prescelta. Lui avrebbe solo visto il dardo conficcarsi nel muro, vicino alla finestra.

    La mia indicazione a quel punto era chiara: avrebbe dovuto rompere la finestra ed entrare nell’edificio per continuare la sua scalata a piedi, senza che potessi aiutarlo più di tanto.

    Non appena lo avrebbe fatto, - perché continuare la scalata risultava impossibile in quel modo, - si sarebbe ritrovato in un corridoio lungo, con le pareti bianche ai lati e le piastrelle sotto i suoi piedi. Sembrava a tutti gli effetti uno di quei tipici corridoi di un qualsiasi laboratorio e, avventurandosi lungo lo stesso per raggiungere la scalinata che si vede in mezzo al piano, il buon shinobi avrebbe dovuto percorrerlo.

    A lui la decisione su come farlo, ma doveva ricordarsi che ogni scelta avrebbe comportato dei rischi e delle opportunità.

    Dopo pochi passi, comunque, egli avrebbe visto delle linee rosse, orizzontali, che partivano da un muro verso l’altro. Andavano con un pattern particolare: due linee in basso, due in alto, una in basso, una in alto e così via. L’unico ottimo modo per passarci era di mettersi con i piedi sul muro e correre in maniera parallela al terreno, diminuendo o aumentando l’altezza di corsa a seconda della posizione delle linee.


  13. .

    Il Volto del Tennin


    "La Vera Legge è l'assenza di leggi."



    Capitolo 6 - La Fine




    Al sentirlo di nuovo parlare con quella specie di NON-risposta alla mia domanda, non mi rimase molto altro da fare che sbuffare vistosamente. Portare un coltello alle mie vene per ottenere una conoscenza divina non rientrava nei miei piani né per il prossimo mese, né per la prossima settimana, né per l’anno a venire. Tanto meno avrei voluto di nuovo provocare dolore a me stesso, infondendo energia nei tessuti del Caos, per ottenere qualcosa che avrei potuto ottenere in altri metodi e modi.

    - Diamine. - Gli risposi secco iniziando a disinteressarmi di quella figura alata. Del resto, c’erano tanti Shinigami come Ryuk. Ma io… Io ero unico. E presto lo avrebbe scoperto non solo il buon Shinigami che mi trovavo dinnanzi, ma il mondo intero. - Sei come la Creazione stessa, con i suoi limiti, regole, leggi e catene. -

    Mi riferivo a tutto quel pool di norme che limitavano la fantasia. Che non permettevano, - e che mai avrebbero permesso, - di andare oltre. Di viaggiare con la creatività superando i vari ostacoli.

    Alla fine mi disse anche che le mie parole erano vuote, al che non reagii in alcun modo. Probabilmente, in quel momento ero una scommessa del tutto persa. Una scommessa vuota, come avrebbe detto il buon Ryuk stesso. Ma non ero mica lì per fare scommesse. Né per dilungarmi in discussioni filosofiche con lo Shinigami.

    - Non mi serve l’ascensione divina, Ryuk. Che banalità. - Per quanto riguarda le terze possibilità era chiaro che le regole erano valide per coloro che le rispettavano. Non per coloro il cui primario obiettivo era creare un mondo di completa libertà, di fantasia e creatività, in cui ognuno potesse diventare l’unico maestro di sé stesso.

    - Io vorrei non morire affatto, Ryuk, per poter capovolgere ogni regola fino alla fine dei tempi, affinché persino il concetto stesso di “tempo” smetta di esistere. -

    Quando infine tentai di osservare quella mitologica creatura con i miei occhi, non vidi nulla. Si vedeva che c’erano altre regole che avrei dovuto superare prima di riuscire a, - finalmente, - poter leggere non solo gli umani, ma persino le divinità. Comunque fosse, non me ne curai più di molto. Durante il mio cammino avrei trovato una valanga di punizioni, di ostacoli, di persone dalla mente poco annebbiata e poco creativa che avrebbero cercato di mettermi i bastoni tra le route.

    E pocoo dopo, per mano della Provvidenza stessa, abbandonai il Crepaccio.


  14. .

    Il Volto del Tennin


    "La Vera Legge è l'assenza di leggi."



    Capitolo 5 - Le Regole



    Nulla.

    Nulla poteva essere meglio di un buono diventato cattivo. Ero per quello che ero tornato. Per far crescere i semi della discordia. Per prendere le anime bianche, o chiare, e renderle nere. Per creare confusione. Per togliere il terreno da sotto i piedi delle persone. Per farle saltare in uno spazio di vuoto. Senza appigli. Senza regole. Senza moralità.

    “Senza Luce”.

    La prima anima avrebbe fatto ciò che desideravo, finché il Simbolo che gli avevo impresso sulla testa lo avrebbe permesso. Finché i pensieri manipolati non si sarebbero tradotti in azione, portando Odio su altro Odio. Finché l’Odio non fosse stato l’unico sentimento dominante nel mondo.

    No, quel simbolo non sarebbe durato a lungo, ma il dubbio che gli avevo impresso… bhe, quello sì. Quello sarebbe durato più a lungo, facendo crescere i semi della rabbia un po’ ovunque, finché Kiri stessa non sarebbe divenuta altro che un cumulo di macerie.

    - Alzati, fratello, e cammina, - gli avrei detto. - Sii Giusto, per portare la Giustizia laddove essa manca da troppo tempo ormai. -


    E con quelle parole lo avrei lasciato andare, sempre se la Provvidenza, l’Antica Forza che ogni cosa muoveva, gli avrebbe dato la propria energia e lo avrebbe spinto lungo il cammino, affinché passo dopo passo compisse il proprio destino, nel quale io avevo inserito un pezzo che prima non c’era.
    Subito dopo, avrei ascoltato le parole dello Shikigami, creatura giunta dal Vuoto, forse.

    - Sventura? - Avrei domandato allargando le labbra in una specie di sorriso. - La sventura dipende dai punti di vista. Ciò che per alcuni è Sventura, per altri è Fortuna. Chi meglio di uno Shinigami può saperlo? - Avrei chiesto rivolgendogli uno sguardo fugace. Ero sicuro che al mio Sguardo, all’analisi del Magan, anch’egli mi avrebbe mostrato la sua Energia Vitale. Il suo essere così misteriodo. L’energia divina.

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    - Io sono semplicemente uno strumento. Nient’altro che un utensile nelle mani della Provvidenza. -

    C’erano, però, altre frasi e altre parole che avevano catturato la mia curiosità molto, ma molto di più rispetto a tutto ciò che aveva detto Ryuk prima, compreso tutto ciò che riguardava il suo essere Shinigami, compreso anche il suo essere creatura sovrannaturale. A essere sinceri, a me, che ero stato dinnanzi al Volto dell’Oscuro, nessuna creatura alata di quel tipo avrebbe mai potuto sorprendermi in nessun modo.

    - E’ concessa… da chi? - Avrei domandato. - Da quale Dio? Da quale regola? Con quali meccanismi? E perché, poi? -

    Avrei domandato, guardando ora la creatura alata con uno sguardo molto più attento e concentrato. Uno sguardo ricco di attenzione, come non lo era mai stato prima in nessuno dei momenti vissuti a partire dal risveglio in quella specie di canyon. Degli occhi che cercavano dettagli e comprensione.

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    - Le regole impostate da altri non mi interessano: sono qui per uccidere ogni regola, affinché il Puro Caos regni sovrano e la Casualità divenga una Costante. -

    Notai il Diario di Konan nella mano della figura in alto percependo l’interesse svanire. Ne avevo sentito parlare di quell’artefatto, in grado di creare legami tra i mondi, ignorare la materia, oltrepassare le particelle che definivano i tessuti. Poi, lo Shinigami si presentò e spiegò le regole, che ascoltai con attenzione, ma non troppa.

    “Un semplice pool di altre regole” - pensai e quando disse che sarebbe stato lui a dirigere la mia anima, sorrisi nuovamente.

    - Come desideri, - risposi osservando quell’Avatar porre l’artiglio sul mio cuore e infondervi la propria energia. Energia oscura e antica, come il Volto che avevo visto e gli occhi che avevo osservato.

    In quel momento l’Oscurità mi avvolse. L’Oscurità mi prese. Mi dissolsi nella stessa, come se fosse un momento di orgasmo e illuminazione. Rivolsi gli occhi in alto, come se percepissi un sussulto di piacere, e annegai nella dolce oscurità che mi aveva deliziato e conquistato.

    [...]



    Quando tornai in me e la Luce sparì di nuovo, vidi la solita scena e capii di essere cambiato, ancora una volta, sulla strada umana (ma non troppo) che percorrevo. Notai una figura oscura, lì sopra, oltre le pareti, ma oltre a fissare quella figura, che in realtà avevo già visto molti anni prima, e allargare le labbra in un sorriso ancora una volta, non feci nient’altro.

    Semplicemente fui. E l’Essere per me fu il primo passo.


    Edited by leopolis - 18/2/2024, 15:34
  15. .

    La ricerca della pianta


    Post 3 - Piano



    Che piacesse oppure no, ma da un ninja di Oto non mi aspettavo altre risposte a parte quelle che mi aveva dato in quegli istanti. Oto era un posto duro, creato per i duri, d’altronde. E, sebbene fosse un mix di razze ed etnie provenienti da tutto il mondo, i ninja che vi vivevano erano quasi tutti accumulati da una sola caratteristica: la libertà. E anche se nell’ultimo periodo tale desiderio era venuto un po’ meno a causa delle ambizioni di una sola persona, i ninja che vi vivevano imparavano sin da bambini a essere dettagli di un enorme ingranaggio, come se fossero accessori di un piccolo orologio in grado di segnare l’ora esatta. - Bene, - sottolineai con una voce risolutrice mentre i due sguardi si incontravano per salutarsi. Nei miei occhi il ragazzo non avrebbe visto molto altro a parte la determinazione a raggiungere il risultato che volevo, qualsiasi fosse stato il prezzo (ora, chiariamoci, “qualsiasi” non significa davvero “qualsiasi”). Per quanto possibile, gli avrei comunque dato le assicurazioni che cercava.


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    Lo osservai seguire la mia prima direttiva alla lettera, togliendosi il coprifronte che ne segnalava l’appartenenza al villaggio di Oto. Con una rapida occhiata guardai i suoi vestiti, per vedere se non vi fossero, per caso, altri segni di riconoscimenti accademici, altrimenti saremmo potuti finire nella merda ancor prima di mettere piede sulle mura di Ame. Quel giorno avrebbero, del resto, svolto una missione molto diversa dalle solite missioni che l’otese avrebbe avuto. Una di quelle durante le quali avrebbe dovuto imparare a ragione in maniera parecchio diversa dal solito e uscire dagli schemi legati alla razionalità.

    - Esatto, - sottolineai semplicemente ascoltando le sue parole e pensando che, forse, tra molti anni egli sarebbe potuto diventare un elemento prezioso. Un ingranaggio del Caos che avrebbe aperto le porte tra i mondi, unendo ciò che era stato diviso sin agli inizi.

    L’altra frase, invece, mi portò ad allargare le labbra in una specie di sorriso beffardo. In altre occasioni, mi sarei probabilmente messo a ridere. In maniera fragorosa. Così tanto da farmi sentire da tutte le anime (vive e non) in un ampio raggio.

    - Evidentemente non sai chi sono i tuoi superiori, - dissi ricordandomi di Diogene e di Febh, l’Amministratore. Entrambi, e di questo ne ero sicuro, avrebbero dato al piccolo otese dei ninja in aiuto se avessero saputo del suo raid in quel di Ame, anche perché erano dei famosi attaccabrighe. Febh era un giorno, tanti anni fa, venuto alle mura di Kiri sul dorso di una lucertola, mentre Diogene… beh, era quel che era.

    - Il tuo Kage è uno che voleva iniziare una guerra, - dissi. - Un conquistatore che, però, ancor oggi non ha conquistato nulla. Un conquistatore senza conquiste, per così dire. Un po’ come un samurai senza la sua spada. Mentre il tuo amministratore quattrocchi, - non so se sia ancora in carica, - mi è sempre sembrato una testa troppo calda per l’incarico che ricopre. -

    Ed era tutto vero. Oto aveva bisogno di gente nuova. Almeno se la meta era quella di far crescere il villaggio e regalare a quei poveri ratti che vi abitavano almeno un po’ di prosperità e pace. Ma a me, in fondo, andava bene così.

    “Sono solo altri ingranaggi nelle mani del Caos”.

    Un’altra cosa che mi aveva fatto sorridere era il “Non mi hanno autorizzato”. - Sei a Oto, - gli risposi. - Fai ciò che vuoi. Talvolta ciò che devi. In molti casi le due cose combaciano. Le poche cose che non puoi fare è attaccare i tuoi alleati, - altrimenti Diogene-il-Pacifico potrebbe prendersela, - o attaccare la gente di Oto. -

    Speravo di essere stato abbastanza chiaro con quanto gli avevo appena rivelato e, d’altronde, ero anche sicuro che tutte quelle cose le avrebbe scoperto molto presto. Gli sarebbe bastato vivere a Oto per scoprire che non si trattava di un villaggio comune. Non uno dei “soliti” villaggi. Era molto, ma molto particolare: piccolo, ma al contempo agguerrito.

    Consci del fatto che non sarebbe successo nulla se i capi di Oto avessero saputo della piccola scampagnata del giovane ninja in quel di Ame, anzi, lo avrebbero anche premiato per una simile azione, viaggiammo verso Ame a ritmo moderato e durante il tragitto ebbi l’opportunità di chiedere al giovane ninja delle sue abilità, ottenendo così una risposta. Lui, innanzitutto, disse di aver avuto un nuovo punto di vista e aggiunse anche preferiva non parlarne. Aggiunse anche che aveva imparato, finalmente, diverse tecniche nuove arricchendo e allargando il suo repertorio di jutsu. Era così diventato, per quanto mi sembrava, un ninja decisamente più completo. Più pronto a sostenere gli sforzi contro i quali andavamo.

    - Corpo a corpo? - Domandai. - Allora forse ti manderò avanti e ti coprirò da dietro, - indicai la mia balestra. Quel punto di vista avrebbe esso stesso sottolineato la mia capacità: combattere a distanza, anche se nell’ultimo periodo avevo sviluppato anche l’abilità di combattere nel corpo a corpo, in modo da essere più universale.

    Il suo orgoglio per i risultati raggiunti si poteva percepire, come se fosse diventato materiale. Come se si potesse “tagliare”. E, comunque, bisognava ugualmente testare le sue nuove abilità in combattimento. Perché ci si poteva parlare quanto si voleva, ma ciò che contava davvero era il combattimento.

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    Quando arivvammo ad Ame, la prima cosa che vedemmo furono le torri. La skyline del villaggio era la stessa da molti decenni ormai: le torri di Ame si ergevano sul paesaggio circostante con quel loro fare tetro e oscuro, come fossero loro stesse presagi di un male unico.

    - Qui arriva il difficile, - gli dissi. Ovviamente, Ame era un villaggio aperto, anche se tutti vi potevano entrare e uscire senza troppi problemi. - Dobbiamo entrare nel villaggio. - Avrei indicato l’accesso. - Cerca di non dare nell’occhio.

    Siamo seri: se avessi voluto avrei usato dei metodi decisamente più creativi e fantasiosi, ma dato che ero un compagno, saremmo entrati per il portone principale e il nome del nuovo visitatore sarebbe, forse, entrato nel Diario di Konan.

    Una volta sorpassati i cancelli metallici, anch’essi elevati, saremmo in poco tempo giunti alla torre che io cercavo e dove era, probabilmente, nascosta la pianta.

    - La vedi? - Avrei domandato. - Secondo le mie informazioni al 3° piano della torre c’è un laboratorio medico. In quel laboratorio c’è un frigorifero e dentro allo stesso dovrebbe trovarsi la pianta che questo gruppo criminale ha rubato. Ovviamente, la torre non è vuota, ma sta a te decidere come muoversi, se iniziare a combattere contro la gente lì dentro oppure entrarvi furtivamente. Io, con la mia balestra, cercherà di spianarti la strada restando a distanza. - A quel punto avrei indicato un piccolo palazzo situato vicino alla torre.

    Ma non solo: gli avrei anche fornito le istruzioni su come scalare la torre dall'esterno, se lo avesse voluto. Per farlo avrebbe dovuto concentrare il chakra sotto la pianta dei piedi e provare, un passo alla volta, a camminare sulla superficie verticale fino a raggiungere il piano desiderato. Tuttavia, - e questo egli lo avrebbe scoperto anche da solo, - la cosa non sarebbe stata per niente facile. Dopo il primo piano, che sarebbe stato il più facile da percorrere, al secondo piano il ninja di Oto avrebbe avuto delle maggiori difficoltà, a causa del fatto che la parete era liscia ed egli scivolava giù. Infine, al terzo piano avrebbe percepito come una forza misteriosa, che lo respingeva: usare il chakra adesivo gli sarebbe stato impossibile.

    Ovviamente, durante tutto quell’ambaradan, avrei sicuramente dovuto fare i conti con il tizio che avevo incontrato nell’Ospedale vicino a Oto. Non avevo dubbi che si sarebbe a un certo punto manifestato.

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    Posizionatomi sul tetto della palazzina nei pressi della torre, avrei rivolto la balestra verso le ampie finestre. Il mio sguardo, gli occhi rossi, si sarebbero lentamente attivati provando a guardare oltre le pareti, mentre avrei fatto il cenno all’otese di entrare.
    La palla, quindi, sarebbe passata a lui e lui avrebbe dovuto decidere come farlo.



    Edited by leopolis - 20/2/2024, 16:30
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