Posts written by leopolis

  1. .

    Il Volto del Tennin



    "Si può passar sopra a un morso di lupo, ma non a un morso di pecora. "

    Capitolo 8 - Le ombre e le esplosioni


    Con fare curioso guardai come la copia si fosse teletrasportata al di fuori dall’edificio, schivando il mio tentativo di presa e portandosi vicino al mio compagno di missione, per guardarlo, al contempo, in maniera divertita e sadica. Di quello che avesse in mente quella specie di creature non ne aveva la più minimale idea: avevo imparato, nel Mondo del Vuoto, che il Caos, per sua stessa natura, non poteva essere previsto. Le azioni casuali venivano compiute senza un come e senza un perché, come se fossero a sé stante. Era, quindi, difficile prevedere come si sarebbero mossi, al di fuori dalle logiche razionali, com’erano.

    Comunque fosse, notai l’Ombra vicino al mio alleato in quella missione e poi notai il suo cambio di comportamento, come se qualcosa si fosse tutto d’un tratto annidato nel suo essere. Divenuto parte dello stesso. - Un genjutsu? - pensai continuando a osservare il suo movimento. A quel punto non mi rimase molto altro da fare che seguire con lo sguardo il movimento della mano del Senza Gloria, che indicò la mia esatta posizione (errore mio, avendoglielo fatto conoscere).

    Tutto ciò che successe dopo, invece, si poteva inscrivere in rigorose e ferme costruzioni logiche.
    La Creature del Caos (o del Caso, a dir che si voglia), affondò gli arti nella terra e da lì estrasse un discorso di roccia. Questi, volando contro il mio albero, incontrò sulla sua strada un altro imprevisto, rappresentato dal pugno della ragazza, che lo mandò in frantumi.

    In quel momento l’Ombra gridò qualcosa, che non sentii abbastanza bene da poter dire cosa fosse, e si scagliò contro la ragazza. O almeno lo fece in un primo momento, perché subito dopo si mosse rapidamente contro la mia posizione. Era chiaro, a quel punto, che sarebbe per me arrivata la volta di fare la cosa che desideravo di meno: il corpo a corpo. O, almeno, qualcosa di simile al corpo a corpo. La conferma arrivò dalle labbra della razza, ma non ottenne alcun risposta.

    La risposta, invece, venne da parte della Creatura del Caos, che non tardo ad attaccarmi, con tutto ciò che aveva a sua disposizione. Purtroppo, non avevo ancora accesso a tutte le conoscenze che ero riuscito a sviluppare durante la mia vita terrena, motivo per cui non potei fare molto altro che fare affidamento sul chakra che mi scorreva nel corpo.

    Quando lo vidi avvicinarsi, non mi ci fu molto per stabilire una deduzione logica secondo cui anche il colpo sarebbe arrivato nel corpo a corpo. Il problema era capire come. Lo capii quando vidi spuntare delle lance dal terreno, ma siamo chiari: io ero sul ramo, l’attacco partiva dal terreno, cioè circa a 6 metri di distanza da me. E, inoltre, non era affatto così veloce come sarei potuto aspettarmi. Vedendoli uscire dal terreno, percorrere la distanza in mezzo e puntare a trapassarmi, semplicemente [schivai - Slot Difesa 1] spostandomi di lato e mandando quelle lance a vuoto.

    Quando poi decise di sfruttare quella mia schivata per avvicinarsi ancora di più, capii che era decisamente troppo veloce. Non sarei riuscito a schivare. E così, quasi nello stesso momento una catena con una falce, più che sufficiente per parare il colpo, comparve nella mia mano [Slot Tecnica 1 - Creazione della Forma], che a sua volta venne inondata da chakra, grazie al quale potei muovere il braccio con la spada abbastanza velocemente da posizionarla sulla traiettoria di quella lama oscura. [Slot Difesa 2 - Parata]

    Ciò che riuscii a fare fu deviare la lama oscura più del necessario affinché non mi colpisse al centro del busto, bensì mi sfiorasse al lato destro, colpendo il fianco. Il colpo venne comunque attutito dal mantello e dal [chakra], che vi accumulai per aumentare la Resistenza. Considerato tutti i fattori, - la deviazione, il chakra e anche il mantello, - il danno tagliente che si formò sul mio fianco fu minore rispetto a quello che sarebbe potuto essere se fossi stato colpito al centro petto. [Danno]

    - Ah, - Dissi mettendomi la mano sul fianco. - Me la pagherai dieci volte tanto… - Bisbigliai mentre l’Ombra si riposizionava a 10 metri da me. Lei aveva già fatto la metà di quel che avrei voluto fare io. Tutto ciò che mi restava era sfruttare quella distanza per i miei scopi.

    Di colpo, mi sarei [mosso - Slot Azione 1] - sparendo dalla vista dell’Ombra. Lei avrebbe notato solo una sagoma non meglio definita disperdersi tra il fogliame di quella zona. Avrei corso “a cerchio”, restando comunque a 10 metri dall’Ombra, ma provando a rimanere nascosto ai suoi occhi e, soprattutto, alle sue percezioni.

    In un momento di quelli, trovandomi dietro al tronco di un albero, avrei rapidamente composto un sigillo [creando - Slot Tecnica 2 - Tecnica Avanzata] una copia perfetta di me, a cui nello stesso istante avrei [dato] 5 cartabombe, che sarebbero state immediatamente [attivate - Slot Azione 2].

    Tutto il resto sarebbe venuto da sé: io sarei rimasto dietro al tronco, mentre la mia copia sarebbe uscita da dietro allo stesso per correre contro al nemico. [NOTA]

    Il suo movimento non sarebbe stato molto rapido e le bombe, già attivate, sarebbero state nascoste sotto al mantello della copia. Il processo di attivazione, inoltre, sarebbe stato “celato” anche da un altro fattore: durante l’avvicinamento della copia, restando ben nascosto dentro al fogliame, avrei creato una [cupola illusoria - Slot Tecnica 3 - Tecnica furtiva] direttamente intorno al nemico. Egli non avrebbe visto alcun avvicinamento. Avrebbe semplicemente notato la comparsa di una cupola in roccia dal raggio di 3 metri, intorno a lui. Uscirne, dunque, sarebbe stato impossibile e all’interno ogni rumore sarebbe stato “assuefatto”.

    Il resto sarebbe venuto da sé: la copia avrebbe attraversato le pareti della cupola senza problemi, spuntando dentro la “bolla”, in quanto ben sapeva che fosse solo un’illusione. Da quella posizione avrebbe tentato di [afferrare - Slot Azione 3] il nemico per qualsiasi parte del corpo, ma era semplicemente un movimento “diversivo”. Perché non appena la copia sarebbe stata abbastanza vicina all’Ombra (in ordine di circa 10 cm dal suo corpo), la copia sarebbe svanita e un millesimo di secondo dopo le bombe sotto il suo mantello sarebbero [esplose] generando un boato incredibile.



    Io, tuttavia, non sarei uscito dal fogliame nel quale mi nascondevo. Avrei semplicemente allungato leggermente il collo per osservare da dietro l’angolo del tronco di quell’albero e vedere i risultati della mia opera, sebbene comunque avessi [risentito] di quanto aveva appena fatto il clone.

    [...Il fu Kato Yotsuki…]



    Mentre io agivo tra il fogliame, il vecchio otese avrebbe dovuto in qualche modo pararsi dalle azioni di quell’ex kiriano, la cui mente era stata annebbiata dall’ombra e dall’ombra portata verso lidi lontani, oscuri, che nel breve o nel lungo periodo avrebbe comunque portato qualsiasi essere vivente e non verso la pazzia nel suo stato più puro.

    Il Senza Gloria, che quel giorno pensava di aver trovato una via d’uscita dai suoi problemi e difficoltà, decise subito per una strategia d’azione che considerava la meno rischiosa. Per riuscirci, [saltò - Slot Azione 1 - Azione Rapida] all’indietro in maniera tale da mettere distanza tra di sé e la ragazza di Ame.

    In quella posizione decise di agire subito, mettendo in pratica le sue vecchie conoscenze risalenti al Villaggio della Nebbia: [pochi sigilli - Slot Tecnica 1] avrebbero portato il cielo a oscurarsi, mentre dallo stesso, in un’area dal raggio di 24 metri, con Yuri al centro, sarebbero iniziate a cadere gocce di pioggia nera, che altro non erano se non olio.



    Il Senza Gloria, tuttavia, non si sarebbe fermato e avrebbe continuato con la sua opera imperterrito, componendo altri sigilli [Slot Tecnica 2 - Slot Tecnica 3]

    Ciò che sarebbe successo, dunque, era facile da capire: con l’area bagnata dal liquido infiammabile, avrebbe preso forma il Drago d’Acqua che, a causa delle particolarità dell’Onymoji, sarebbe cambiato, divenendo Drago di Fuoco. In quella forma il Drago avrebbe provato a colpire Yuri, al contempo incendiando tutta la zona intorno alla ragazza di Ame.



    Allo stesso tempo, per evitare che la ragazza potesse fuggire, il Senza Gloria avrebbe creato delle illusioni per terra [Slot Azione 2 e 3], facendo sembrare che la terra ora fosse cambiata. Invece del semplice suolo, Yuri avrebbe visto le sabbie mobili, pronte ad arraffarla a qualsiasi passo. Quelle che sicuramente avrebbero rallentato i suoi movimenti.

    Come avrebbe reagito la nostra eroina? E, soprattutto, come sarebbe finita quella storia, con Ombre ed esperimenti in quel di Ame?



    Seinji Akuma

    Statistiche Primarie
    • Forza: 500
    • Velocità: 500
    • Resistenza: 400
    • Riflessi: 550
    Statistiche Secondarie
    • Agilità: 500
    • Concentrazione: 550
    • Intuito: 500
    • Precisione: 500
    Chakra
    67.5/90
    Vitalità
    11.5/14
    Slot Azione

    1. Movimento

    2. Attivazione bombe

    3. Tentativo presa

    Slot Difesa

    1. Schivata

    2. Parata

    3. ///

    Slot Tecnica

    1. Creazione della Forma

    2. Moltiplicazione superiore del corpo

    3. Tecnica furtiva - Mantenimento Incubo della Battaglia

    Note

  2. .

    Il Volto del Tennin



    Capitolo 4 - In due contro il Male



    Diciamoci chiaramente: il nostro ero non aveva contro degli eroi. Uno era un fabbro, uno un infermiere, uno era una specie di avvocato e un altro era semplicemente un muratore. Non erano ninja, e forse non sapevano manco cosa fosse il chakra, ma di certo qualcosina delle arti marziali lo avevano studiato e riuscivano a muovere gli arti in modo più o meno agile.

    Una volta circondato il piccolo otese dalla pelle scura, decisero per una gang-bang, che nel gergo ninja era un “tutti contro uno”, ma al contempo. E allora partirono agli attacchi, che furono diversi. Contro il primo il nostro eroe decise di difendersi contrattaccando con il piede, ma non ci riuscì e venne colpito sul naso dalla cappocciata dell’uomo. [NOTA]

    L’eroe riuscì a parare il secondo colpo, senza farsi alcun danno, e poi dovette rivolgere le attenzioni anche verso il terzo attacco, schivandolo con abbastanza facilità da lasciare perplesso l’attaccante che, a dirla tutta, ci rimase un po’ così-così nel vedere il suo colpo andare a vuoto.

    Ci fu un po’ più difficoltà con il 4° attacco: una volta messa la mano sul kunai, il ninja di Oto riuscì a estrarre l’arma, ma non a lanciarla. E così quel pugno andò a segno colpendo l’occhio dello shinobi del Paese delle Risaie, procurandogli un altro livido. [NOTA]

    Fin qui era tutto abbastanza prevedibile e anche calcolato. Tutto sommato, era ciò che doveva avvenire. Quello che il quartetto non si aspettava, era che il ragazzo potesse reagire. E così, il Tornado Kick scagliato dal nostro eroe andò direttamente a segno sulla mascella del nemico. [Danno]

    L’avversario del nostro eroe vacillò leggermente prima di sedersi per terra. Il colpo non lo aveva messo a dormire, né stordito troppo, ma era chiaro che almeno per quel round il nostro eroe non sarebbe stato impensierito da quel tizio.

    L’altro bersaglio del nostro eroe alzò un sopracciglio nel vederlo avvicinarsi a gran velocità, ma si preparò. Ormai il suo attacco non sarebbe stato una sorpresa e, forse, in quel momento l’otese avrebbe imparato che gli attacchi taglienti erano sempre meglio di quelli contundenti, specie se diretti in punti vitali dei nemici.

    Perché vedendo partire la ginocchiata, il nemico avrebbe, seppur in ritardo, provato a pararla [deviandola] verso la spalla e lì prendendosi un certo danno (che di sicuro non era chissà quanto elevato, considerando che il nostro eroe non ci aveva messo chissà quanta forza nella sua ginocchiata. [Danno]

    Dunque, ricapitolando: uno era stato - momentaneamente - messo fuori dai giochi. Uno era con la spalla un po’ ferita, ma poteva attaccare. Gli altri due invece avevano attaccato loro. [NOTA]

    Sarebbero stati quelli inermi ad attaccare, lasciando che gli altri due si riprendessero: il primo avrebbe provato ad attaccare dal fianco destro del nostro shinobi, con un pugno diretto verso le vertebre, cercando soprattutto d’impattare contro la 4° vertebre, e possibilmente sfondarla del tutto. [Slot Azione 1]. Poco dopo sarebbe giunto il pugno dall’altro shinobi, diretto verso la nuca.

    Un pugno dritto, preciso, ma non troppo mirato e, soprattutto, non fatto benissimo. [Slot Azione 2.] Poi il turno sarebbe di nuovo passato a quello di prima, che avrebbe ritirato il pugno mirato alle vertebre, per scagliare una ginocchiata diretta verso la pancia del nostro eroe. [Slot Azione 3] E, infine, anche l’altro avrebbe di nuovo provato a disturbare l’otese, questa volta con un gancio nuovamente diretto al naso, mentre dalle sue labbra uscivano parole… orrende.

    - MUORI SPORCO NEGRO!!!

    Tirato anche quel pugno, l’uomo si sarebbe tirato leggermente indietro per vedere com’era andata. Al contempo, anche gli altri due si sarebbero ripresi: uno con una spalla leggermente dolorante e l’altro con un certo capogiro.


    [Seinji Akuma]


    Al contempo, i miei affari in quell’ospedale di certo non stavano andando come volessi. Tutt’altro: a dire il vero avevano preso una piega abbastanza strana, purtroppo. Non che volessi intromettermi in una faccenda che non mi riguardava. Il fatto era che… Avevo un debito nei confronti del Kokage (purtroppo). E questo mi costringeva a fare cose che non sempre volevo fare (che il Dio del Caos delle Stelle mi perdoni).

    Comunque fosse, una volta lì di certo non mi potevo tirare indietro e avrei dato la possibilità a quei malintenzionati di ammirare il mio essere, coperto da un’illusione.



    Sono un ninja di Oto, - mentii. - E questo è un villaggio di Oto. - Tanto bastava. La connessione logica l’avrebbero fatta loro stessi. Osservai con fare calmo, quasi divertito, l’intromissione della donna. Non sapeva chi si trovava di fronte e, in fin dei conti, andava bene così. [Mantenimento illusione]

    Di certo non dovevo andare a raccontare in giro che fossi l’ex Mizukage… che sarebbero potute sorgere delle ulteriori domande. - Come vuoi… - dissi vedendomi volare contro i proiettili. [NOTA]

    Non dovetti nemmeno fare nulla: 3 proiettili diretti verso la mia testa impattarono contro la maschera, a sua volta “coperta” dall’illusione di “un altro volto”. Il risultato, - ovvero ciò che vide la donna, - fu semplice: gli spiedi semplicemente “rimbalzarono” sul volto del suo obiettivo, mentre io li percepii rimbalzare sulla maschera che portavo. E poco dopo li vidi cadere giù. Il tutto senza danni per me, ma con qualche danno per l’illusione. Tant’è che l’avversaria avrebbe visto un rivolo di sangue cadere sul terreno. [NOTA]

    Poi successe di nuovo quello che mi aspettavo: un attacco con la spada. Non ne avevo subito tanto, nel corso della mia vita? O, forse, ogni volta che i nemici vedevano qualcuno con la balestra, ecco che si gettavano su di lui spada in mano?

    Come tutti quelli prima di lei, puntò a tagliarmi la testa. La maschera non mi avrebbe salvato da quel colpo e dunque dovetti [impastare] del chakra per abbassarmi sulle ginocchia e far andare a vuoto quell’attacco con la lama. [Slot Difesa 1]

    Poco dopo, vidi di nuovo come si fece avanti la tizia con la spada in mano, cercando di troncarmi una gamba con quell’elsa. Non che fosse troppo difficile da schivare nuovamente: a causa della poca velocità della katana, tutto ciò che mi rimase fare è spostare la gamba leggermente indietro facendo andare a vuoto anche quel colpo. [Slot Difesa 2] - Ho visto di meglio… - Commentai vedendola arretrare. Era già finita?

    Comunque fosse, quando la vidi iniziare a emettere fumo dalla bocca, non ci misi molto tempo per fare un salto di 6 metri all’indietro, uscendo letteralmente dal raggio d’azione di quella tecnica, pronto comunque a trasportarmi ancora più in là qualora fosse necessario. [Slot Difesa 3]

    Fu in quel momento che agii componendo con le mani una serie di sigilli. [Slot Tecnica 1 + Slot Tecnica 2 - Azione Rapida]

    All’improvviso, una fitta e grande coltre di nebbia sarebbe comparsa proprio dentro a quella stanza, negando la vista ai presenti. Allo stesso tempo, l’altra tecnica avrebbe fatto sì che la Nebbia intorno all’avversaria si addensasse… Forse qualcuno avrebbe potuto pensare che fosse quella la mia intenzione, ma non era del tutto vero. Volevo solo negarle il senso della Vista per ciò che sarebbe avvenuto dopo. Prendendo in mano la balestra, - già carica e con le bombe sopra le frecce, - avrei:

    1) Se non avessi visto movimenti di alcun tipo, avrei attivato le bombe [Slot Azione 1] e scagliato le frecce [Slot Azione 2] in direzione della posizione precedente dell’avversaria. Raggiunta la sua posizione, le bombe sarebbero esplose, causando un enorme danno all’interno dell’Ospedale, ma probabilmente danneggiando anche la nemica. Sia la potenza che il raggio di quell’esplosione sarebbero stati sufficienti per fare a meno di un nemico su due, ma anche per attirare le attenzioni altrui.

    2) Se l’avessi vista spuntare dalla nebbia o la nebbia dissolversi, avrei puntato con le frecce lì dove l’avrei vista e sarebbe accaduta la stessa cosa. I dardi avrebbero percorso la breve distanza istantaneamente, dapprima colpendo con la punta il corpo nemico e un millesimo di secondo dopo… le bombe sarebbero esplose con un potenza inaudita.

    A causa dell’enorme coltre di nebbia, comunque, sarei rimasto “inosservato” ai nemici. Furtivo, per così dire. E perciò, avrei composto altri sigilli, inoltrandomi nel terreno come se fossi acqua e scomparendo dalla vista altrui, di nemici o amici, poco importava. Se fossero riusciti a “sconfiggere” il Velo, non mi avrebbero più trovato. [Slot Tecnica Extra - Tecnica Rapida]

    Una volta nel terreno, mi sarei mosso alla mia destra, percorrendo circa 27 metri, fino a posizionarmi a quella distanza da dov’ero poco prima. [Slot Azione 3 + Chakra Repulsivo] Ovviamente, ero sotto il terreno. Non avevo ancora il bisogno di attivare il Respiratore, ma nonostante il primo colpo con le varie bombe, avevo dei grandi piani per il futuro. Tutto ciò che bisogna fare era… confondere il nemico, come sempre avevo fatto prima di allora.


    Seinji Akuma

    Statistiche Primarie
    • Forza: 500
    • Velocità: 500
    • Resistenza: 400
    • Riflessi: 550
    Statistiche Secondarie
    • Agilità: 500
    • Concentrazione: 550
    • Intuito: 500
    • Precisione: 500
    Chakra
    79.5/90
    Vitalità
    14/14
    Slot Azione

    1. Attivazione Bombe

    2. Attivazione Balestra

    3. Spostamento

    Slot Difesa

    1. Schivata katana

    2. Schivata katana

    3. Salto indietro

    Slot Tecnica

    1. Velo di Nebbia

    2. Nebbia Soffocante

    3. Movenza d'Ombra

    Note



  3. .
    QUOTE (Kairi Uchiha @ 6/11/2023, 21:52) 
    Cerco di risollevare la sezione off topic dormiente da 2 anni, chiedendomi perché sotto "altre emoticon" compaia sta roba qua

    Felix

    E' Fenix che aggiunge i suoi simili
  4. .

    Il Volto del Tennin


    Post 1 - In ricerca di alleati



    C’era un posto in quel Continente in cui potevi presentarti con qualsiasi coprifronte, senza la maschera o con la maschera, e sarebbe stato lo stesso. Era il Paese del Ferro, in cui regnavano i samurai con tanto di polvere da sparo e katane a volontà. Lì era indifferente chi tu fossi: il Kage di Konoha e lo studente di Kiri sarebbero stati odiati allo stesso modo da chi vedeva nei ninja più problemi che soluzioni. E chi era decisamente troppo debole per difendersi dagli shinobi, tant’è che se questi avessero voluto avrebbero spianato il Paese del Ferro in lungo e in largo senza troppi problemi.

    I samurai erano consci di questo e, nonostante l’odio che gli scorreva nelle vene, lasciava comunque che i ninja benevolenti entrassero nel loro Paese. Magari per comprare qualcosa. Avere dei doni. Spendere i soldi, insomma, anche per permette ai magnati del Paese del ferro di fare il possibile e non per far crescere quel ridicolo Stato.

    Certo, avevano anche imposto delle regole. Per esempio, gli shinobi che vi entravano non dovevano scontrarsi tra di loro. Non fare casino. Non uccidere samurai e così via. Come da tutte le altre parti, le regole non sempre venivano rispettate, ma almeno c’erano e la maggioranza comunque le teneva in considerazione. Questo rendeva il Paese del Ferro un posto ordinato e neutrale ai ninja, in cui andavano alla scoperta, alla ricerca delle informazioni o per farsi delle nuove conoscenze che mi sarebbero senz’altro servite dopo il mio ritorno dal Luogo Buio e Freddo in cui c’erano solo i Suoi occhi e poc’altro.

    [...]



    Al limitare tra il Paese delle Risaie e quello del Ferro c’era una locanda in cui spesso si soffermavano i viaggiatori e le locande, come ben si sa, rappresentano il miglior posto in assoluto per coloro che hanno bisogno d’informazioni. Del resto, il primo ninja che si ubriaca può facilmente esplicare agli altri i segreti del proprio villaggio… E le informazioni sono alla pari dell’oro, checché se ne dica! Lei, poi, si chiamava “Del Piacere Proibito” e offriva delicatezza di ogni sorta, che vi affluivano proprio a causa della neutralità del Paese del Ferro, che poteva avere legami diplomatici con tutti i Paesi ninja!

    Io lì mi recai con la maschera e il mantello, come sempre. Tanto, in molti non mi avrebbero nemmeno chiesto chi fossi. Mi sedetti al tavolo e iniziai la mia opera di “sorveglianza”. Lo feci prima di ordinare, per me, un piatto a base di pesce, che amavo tanto, e un po’ di acqua… Così mangiai attraverso il foro della maschera, finché non vidi entrare nella locanda un ragazzo estremamente alto, con il coprifronte di Konoha. Era vestito di nero e ovunque sul corpo aveva il logo degli Uchiha.


    [NOTA]

    Io ne conoscevo uno. Un jonin. Un tizio strano. Mi aveva battuto a scacchi, un giorno molto tempo prima. Anche se si era rivelato solo un codardo poco dopo. Da quel punto in poi, la mia attenzione si focalizzò solo su di lui e i miei occhi seguirono i suoi movimenti. Poi mi alzai e mi avvicinai a lui.

    - Giovane Uchiha… - Avrebbe sentito egli. - Bevi? - Strana domanda da un tizio con una maschera bianca sul volto.

  5. .

    Il Volto del Tennin



    Capitolo 3 - In due contro il Male



    Quando il bambino si prese il pugno sul naso, da cui cominciò anche a comparire un pochino di sangue, il tizio “cattivo” non si sorprese nemmeno un po’. Certo, ci sarebbe da aspettarsi almeno qualche reazione da parte di uno che si stava difendendo, ma alla fine decise che era perché il sott’uomo si sentiva davvero inferiore. La sua impressione, tuttavia, venne prima smentita dal modo in cui il ragazzo bloccò il calcio (un movimento che sembrò quasi essere quello di qualcuno che conosceva le arti marziali e che, quindi, poteva essere picchiato di più e più forte). Poi, prendendolo per il colletto, non vide nessun tipo di aggressione nei suoi occhi, ma ormai… Sentì poi quello che stava dicendo, ma non che glie ne importasse molto.

    - Sì, certo, - ribatté prendendo comunque il ragazzo per il colletto e squadrandolo da vicino. Era nero. Certo che era nero. E per i neri non c’era spazio alcuno in quel di Oto. Tutt’altro. Lì, dove abitava solo la gente pura e dura, quei profughi otesi doveva scomparire. O, almeno, era quello che lessi nello sguardo dell’uomo, mentre sostavo sulla panchine decine e decine di metri più in là, grazie ai miei occhi e a un Magan che poteva vedere senza problemi anche a centinaia di metri.

    Era chiaro anche a me che il piccolo non è che non poteva difendersi. Non voleva difendersi. Per qualche strano motivo sembrava che preferisse seguire una chissà quale specie di strada legata alla pace. Che sciocco che era! Forse con chissà quale ideale nella sua mente. Con chissà quali pensieri nel cuore. Era chiaro che non sarebbe mai e poi mai riuscito a perseguire quella meta. Anche perché il mondo non era di certo fatto per la pace. Tutt’altro. Gli sarebbe bastato conoscerlo almeno un po’. Almeno in superficie… Scoprire i veri motivi che guidavano i protagonisti di quelle vicende e anche lui avrebbe scoperto che il mondo era tutt’altro che un posto felice, colmo di persone altrettanto felici. No. Il mondo era un luogo diverso e, in fondo, andava bene così a tutti gli attori messi in gioco.

    Comunque sia, mentre l’uomo continuava a tenere il bambino per il colletto, tirò la testa indietro e provò a tirargli una cappocciata. [Slot Azione 1] Era diretta sul naso, in modo tale da fratturarglielo o romperlo, costringendolo ad andare all’ospedale che, ahimé, era pure abbastanza vicino e arrivarci non sarebbe stato un problema. Ero sicuro, però, che quel tizietto aveva ancora diversi assi nella manica ed ero sicuro che gli avrebbe tirati fuori senza troppi problemi. Forse. Poi però avrebbe abbandonato la presa, lasciando il poveretto cadesse al suolo.

    Forse perché poco dopo vidi il gruppo di 3 ragazzi che sostavano vicino all’altro “sporco immigrato”: gettarono l’ormai offeso e malmenato a terra e se ne disinteressarono totalmente. La loro attenzione era ormai rivolta al nostro altro grande eroe.

    - Ma si crede intelligente, questo? - Chiese uno dei tre. Circondarono il malcapitato da tutti i lati, guardandolo dall’alto verso il basso. - Davvero si crede buono e bravo sto sporco negro? Non sei buono a niente. -

    I ragazzi avrebbe provato a colpirlo in frequenza: prima il tizio alla sua destra avrebbe tentato di dargli un calcio sul ginocchio con la punta del piede. [Slot Azione 2] Subito dopo il ragazza alla sua schiena tentò di dargli una gomitata diretta verso il centro della stessa, in modo tale da spezzare la sua volontà di combattere e procurargli anche più di qualche livido.[Slot Azione 3] Infine, iniziò ad agire anche quello alla sua sinistra, che al grido di…

    - Picchia il negro!!! -

    Tentò di dargli un pugno sull’occhio destro: era un bel gancio dritto fatto con il braccio sinistro, e anche con la carica del corpo, in modo tale da “colorargli” la pelle facendola color viola. [Slot Azione 4]

    Cosa fare? Certo era che il ragazzo doveva svegliarsi subito, sennò quei 4 lo avrebbero picchiato pesantemente, com’era successo poco prima al tizio steso per strada.

    [SPOILER]

    [...]



    [Seinji Akuma]

    Io, invece, seguii i due loschi figuri, che di sicuro otesi non erano e che or-ora avrebbero messo a fuoco e fiamme l’ospedale del Paese delle Risaie. Di sicuro, nelle loro azioni non si vedeva il minimo straccio a qualche azione buona e questo lo capii già quando sfondarono la porta con un calcio. Ma cosa cercavano? I soldi? Qualcos’altro? - Umani… - Senti la Sua voce nella mia piccola mente. Amatsu-Sama aveva ragione. Umani.

    Mi fermai a 10 metri dall’entrata e vidi uno dei due scagliarsi contro un’infermiera, prendendola per la gola. - Classico… - Pensai e sentii che il Dio del Caos ritenne la stessa cosa. - Classico. -

    Chiesero di qualche specie di pianta, che non sapevo cosa fosse e a cosa gli servisse, ma tant’è, l’infermiera scosse la testa. - Lasciatemi andare, vi prego… Non so cos’è questa radice… Ho famiglia! - Cosa avrebbe fatto i due?

    Prima ancora che potessero reagire, m’intromisi.

    - Che maniere! - Dissi entrando in quell’ambiente sanitario, una zona molto spaziosa, con le piastrelle e un bancone dove sostava una specie di receptionist. Mi guardai intorno: un ospedale più nuovo di quelli di cui mi ricordavo. Uno che aveva sicuramente più spazio per la tecnologia. - Lasciate questi poverini… - Aggiunsi. - Se non volete crepare male di una morte dolorosa. Non so se sarà lenta, ma dolorosa di sicuro. -

    Seinji Akuma

    Statistiche Primarie
    • Forza: 500
    • Velocità: 500
    • Resistenza: 400
    • Riflessi: 550
    Statistiche Secondarie
    • Agilità: 500
    • Concentrazione: 550
    • Intuito: 500
    • Precisione: 500
    Chakra
    90/90
    Vitalità
    14/14
    Slot Azione

    1. ///

    2. ///

    3. ///

    Slot Difesa

    1. ///

    2. ///

    3. ///

    Slot Tecnica

    1. ///

    2. ///

    Note



  6. .

    Il Volto del Tennin


    Post 1 - La Caccia alla Scimmia



    Ne era pieno di cose fantastiche il Paese del Fuoco e non solo per tutto ciò che riguardava i ninja, le innate, le tecniche di vario genere e molto ancora, bensì anche per l’inventiva dei cittadini che abitavano quelle terre. Da questo punto di vista bisogna essere sinceri: in pochi altri Paesi sarebbe stato possibile trovare persone con una tale inventiva, complice anche il fatto che il Paese del Fuoco fosse estremamente grande e anche ben popolato. Se ne potevano trovare persone di tutte le età, etnie, modi di fare, oltre ai vari immigrati dai Paesi vicini che scappavano da problemi di vario genere. Ad aggiungere un pizzico di sicurezza al tutto c’era anche Raizen, l’Hokage, che manteneva il controllo sulla situazione militare nella regione.

    Considerando che si trattava di uno dei Paesi più tranquilli e maggiormente ordinati sul Continente, era difficile capire il motivo per cui quel giorno la piazza centrale di Konoha era letteralmente ripiena di manifesti con la scritta “Aiutatemi a trovare il mio scimpanzè”. Si vedeva subito che quello poteva essere un scimpanzè importante, considerando il modo in cui lo cercavano. Allo stesso modo, era chiaro che non vi fossero molti volenterosi desiderosi di prendere quella missione in carico proprio e di lanciarsi alla scoperta del scimpanzè. Del resto, chi doveva andare a cercare quella scimmia?

    I chunin di Konoha erano quasi tutti al limitare di Kumo, a parare il Paese da minacce ben più gravi e pericolose. I Jonin non ne parliamo. E i genin? Beh, avevano una certa reputazione anche loro e non potevano lasciare tutte le faccende di quel mondo per andare a cercare un mammifero.

    Perciò era chiaro che i proprietari di quel scimpanzé cercassero qualcuno desideroso di lanciarvi in un’avventura. Un ninja, a quanto pareva, ma non ancora un genin. E soprattutto qualcuno che avesse avuto abbastanza tempo per cercare quel piccolo maledetto mammifero tra i rami e le foglie della foresta. La ricompensa? Una manciata di ryo e la gratitudine dei proprietari dello scimpanzè. Mica male per qualcuno che iniziava la sua carriera nel mondo dei ninja!

     Comunque fosse, se la nostra giovane Uchiha avesse accettato l’incarico e avesse dato la caccia al primate, si sarebbe prima incontrata con la mandante di quella sua prima missione. Una donna un po’ strana. Sicuramente grande. Con lo sguardo di chi sapeva bene ciò che voleva.



    - Ah, tu? - L’avrebbe guardata dall’alto verso il basso. - Vuoi davvero andare a recuperare la mia scimmia? Va bene. Va bene. Sappi però che è un po’ violenta… comunque. E pasticciosa. Ma se riesci a portarmela, sicuramente saprò in che modo ricompensarti! -

    A quel punto la donnina avrebbe messo dinnanzi alla nostra piccola e coraggiosa Uchiha una mappa con un cerchietto rosso. - Questa zona della foresta è l’unica in cui crescono le banane verdi, quelle che piacciono ad Ayako. Sì, l’area è un po’ grossolana, ma sono sicuro che con un po’ di buona volontà, la trovi. -

     La mappa sarebbe stata dunque data all’Uchiha, che avrebbe anche avuto delle indicazioni sulla strada da seguire. Niente che fosse troppo complesso, comunque: quella zona “delle banane verdi” si trovava a qualche ora di cammino dal villaggio, un po’ immersa nella foresta, più verso la zona Sud, nei pressi del mare.

     Era lì che le nostre strade con l’Uchiha si sarebbero incrociate, perché, sotto un’altra forma e con un’illusione a mascherarmi il volto, anch’io ero in quel territorio e sicuramente non perché cercassi una scimmia. Tutt’altro. Ero, come dire… in esplorazione, in cerca di risorse che il Paese del Fuoco mi avrebbe potuto concedere per accendere l’Inferno nel mondo.

    [SPOILER]




  7. .

    Il Volto del Tennin



    Capitolo 2 - In due contro il Male



    Mentre mi assaporavo, con un gustoso sorriso sulle labbra, quella bella scena, di sicuro non potei denotare la relazione, - spaventata, - del giovane di Oto. Aveva la pelle scura, dunque era difficile dire che fosse di Oto, anche se, a dire il vero, Oto di certo non poteva definirsi un villaggio “purosangue”, anzi. Era un miscuglio di razze ed etnie unico nel suo genere. Vi si potevano trovare tizi di Kiri, di Konoha e anche di Suna. E poi, considerando gli ultimi eventi nel mondo, non sarei stato sorpreso se vi avessi trovato anche più di qualche ninja di Kumo. Erano quelli che, solitamente, avevano la pelle scura, proprio come il tizio che ora diceva di essere otese. Per me, dunque, la possibilità che egli fosse di Oto era abbastanza elevata. Per i tizi che lo stavano “testando”, un po’ meno.

    - Ma non raccontarmi cazzate, sporco negro! Ti sei visto allo specchio? Hai la pelle color-merda! -

    Io, dalla pelle bianca e candida come solo Kiri poteva dare, restavo ben in disparte a osservare il tutto. Se avessi voluto, mi sarebbero bastati 10 sigilli per mandare tutti a nanna, iniziando anche a mettere simboli del pensiero in giro. Ma perché farlo? Il mondo voleva un po’ di pulizia. Il mondo stesso voleva una strada diversa. Al contempo, c’erano troppi debiti nei confronti di Oto, soprattutto da parte mia. E se quel ninja era davvero di Oto, non potevo non procedere al suo salvataggio, qualora fosse stato necessario. Perché, - dai, siamo seri, - un ninja, non importa quanto sia debole, è pur sempre un ninja. Conosce le tecniche, le armi e molto altro ancora. Possibile che si sarebbe fatto mettere i piedi in testa? Intanto, il tizio che si trovava di fronte, ci avrebbe sicuramente provato.

    - Razza inferiore! Torna a Kumo, sporco immigrato! - Avrebbe urlato il tizio avvicinandosi, pericolosamente, al nostro eroe. Senza aspettare molto, sarebbe passato all’attacco: sbilanciandosi in avanti avrebbe provato a colpire l’otese con un [pugno] diretto verso il naso. Un semplice gancio.

    Non importava come sarebbero andate le cose, perché l’uomo dall’altra parte “della barricata” avrebbe continuato a fare il suo, per quanto possibile.

    - Tornatene a casa tua! - Avrebbe continuato il “buon” uomo sganciando una specie di ginocchiata verso il petto del ragazza, con l’intenzione di rompergli le vertebre. - Spazzatura. - Anche quel [colpo] sarebbe stato abbastanza veloce, ma non altrettanto forte.

    Di sicuro se lo avesse colpito, gli avrebbe potuto fare molto male, motivo per cui sarebbe stato meglio evitare, in qualche modo. D’altro canto, doveva fare qualcosa. Riprendere l’iniziativa, per esempio. Oppure fare qualcosa con ciò che stava di nuovo succedendo, perché l’uomo [tentò di afferrarlo] per il colletto e avvicinarsi per vederlo meglio, quasi come se il nostro eroe fosse sotto il microscopio, come microbo o qualcosa del genere.

    Mentre guardavo tutta quella scena, - non senza divertimento, devo ammetterlo, specie perché mi riconoscevo in quei tizi che stavano picchiando l’otese, - notai l’avvicinarsi di un gruppo di 2 figuri abbastanza grossi. Li vidi attraversare la strada spade in mano e dirigersi verso quella specie di ambulatorio, - se avevo capito bene cosa fosse.



    Ecco. Quello non mi piaceva per niente. Non per qualche specie di morale o di benevolenza verso gli ammalati. Tutt’altro. Non me ne fregava davvero niente. Tuttavia, eravamo nel Paese delle Risaie, quello era un Ospedale legato a Oto, conteneva oggetti di Oto e io avevo un debito verso Diogene. - Hmm. - Sbuffai alzandomi dalla panchina per incamminarmi verso i due. Se avevano degli intenti malevoli, dovevo interromperli. Marchiarli. E mandarli da qualche altra parte.

    [SPOILER]


  8. .

    Il Volto del Tennin


    Capitolo 3 - Il Tè tra gli Spettri



    Nemmeno ero riuscito a togliermi la maschera, che già mi beccavo il suo sguardo freddo, la sua voce glaciale. I suoi occhi rossi, - uguali ai miei, - iniziavano a scrutarmi e analizzarmi alla ricerca di punti deboli. Era così che facevo anche io. Anche quando non volevo espormi, come avevo fatto quel giorno. Dovevo dire che non era quella la reazione che mi aspettavo. Non solo: non era quello l’Etsuko di cui mi ricordavo, ma non potei ancora capire se fosse cambiato in meglio oppure in peggio.

    Le sue parole risuonarono comunque come delle lame affilate. Come un modo per ferirmi. Per danneggiarmi. - TU... Con quale coraggio... ti presenti davanti ai miei occhi...
    hai la vaga idea di quello che mi hai fatto? -


    Alzai un sopracciglio, cercando di capire se stesse recitando o se quei sentimenti potevano essere almeno parzialmente veri. Sembrava che lo fossero, comunque.
    - Cosa? - Domandai curioso e innocente e facendogli capire che non ero sicuramente venuto in quel vicolo di Ame per sentire le frignacce di un mio parente di chissà quale grado. Non che servisse a chissà quanto: Etsuko prese delle armi, caricò il braccio e invece di scagliarmele contro, le scagliò contro la parete.

    - Sicuramente hai perso di autocontrollo, - ghignai senza farlo vedere all’altro Akuma. Di quanto mi ricordassi, la caratteristica degli Akuma risiedeva nel freddo calcolo e nella capacità di controllarsi. Io non ero mai stato bravo in quel compito; Etsuko, invece, aveva quell’abilità molto più di me. Eppure, sembrava proprio che il tempo avesse comunque fatto delle correzioni. Che avesse reso quel Diavolo più… caldo. Sì. Vedevo il Fuoco nei suoi occhi. La fiamma che bruciava in quei zaffiri. - Il che è un peccato… dato ciò che siamo. - Abbassai il capo riferendomi al fatto che fossimo davvero “unici”: più deboli fisicamente degli altri, eravamo abituati solo ad agire tramite i nostri occhi, della nostra mente. La natura ci aveva tolto in un campo per darcelo in un altro. E noi, a volte, semplicemente gettavamo via le armi dateci dalla natura per abbandonarci alle passioni.

    - Cosa vuoi ancora da me? - Sbrattò di nuovo, al che inarcai le sopracciglia.
    - Mi hanno tagliato la testa. Mi hanno affondato un pugnale nella schiena. Durante una rivolta. Tre contro uno. La conosci quella storia. - Dissi, rivelando la verità su ciò che era successo. Non che fosse un segreto… almeno pensavo.

    - Tre contro uno. Forse tu non sapevi che fossi io quello lì. Ma sicuramente sapevi che era un Akuma. Eppure… dov’eri quando i kiriani eliminavano i membri del nostro clan? In quale pozzo ti nascondevi? Perché lasciavi che quei traditori facessero il loro? Perché hai lasciato che la nostra famiglia venisse attaccata? - Mi sarei avvicinato a passo lento. - Io sono il Mizukage, Etsuko. -

    Mi fermai per dargli il tempo di metabolizzare ciò che avevo appena detto.



    Forse dopo quelle parole Etsuko avrebbe potuto pensare che lo avevo chiamato lì perché volevo diventare il Mizukage, riprendere il villaggio. Una questione di potere. Sarebbe stata una buona idea, da qualche parte in futuro, giusto per seminare altro odio e altra rabbia in giro. No.

    - Il Clan deve riprendere il controllo di Kiri, Etsuko. Altrimenti loro vedranno in noi, in quelli come me e te, sempre una minaccia. Si inventeranno di tutti per ucciderci. Capisci? E’ una questione di tempo prima che inizino a uccidere sempre più Akuma. -

    Le mie parole sarebbero risuonate in modo sincero. Diretto. Non che al mio interlocutore potesse importarne molto. E chissà se Etsuko avesse intuito che, in realtà, del clan me ne importava poco. Volevo solo che Kiri scomparisse dalle mappe e una lotta fra i clan era sicuramente uno dei migliori per fare ciò che desideravo. E per riuscirci avevo bisogno di alleati tra le mura di Kiri. Alleati che avrebbero acceso la scintilla del Genocidio. Che avrebbero fatto scontrare Kiri contro Suna, contro Oto, contro Konoha, contro il mondo al suo interno.

    - Che tu voglia credere o no, l’unica cosa che volevo è semplicemente vederti.

  9. .

    Il Volto del Tennin



    In due contro il Male



    Se c’era un uomo, in quel mondo e in quell’altro, verso il quale avevo un grande, enorme, debito, quello era sicuramente Diogene Mikawa, il leggendario condottiero del Paese del Riso, i piani del quali mi erano stati rivelati dal suo puro e buon cuore e che avevo tradito credendo nelle falsità rivelatami da Itai Nara. Una strada, questa, che nel breve mi aveva portato verso il disastro, rivelando il mondo intero, - e Kiri in particolare, - per ciò che fosse: l’unione di niente mischiato con il nulla, che doveva ben presto scomparire in un bagno di sangue e dolore di quelli che in molti avrebbero ricordati per tanti anni a venire. Un po’ come il resto del mondo… Sapevo già che nell’esecuzione di questo ambito compito mi avrebbe aiutato la Provvidenza, di cui ero il Profeta, purché mi limitassi a seguire i suoi piani per filo e per segno. Dovevo riuscire ad assorbire la sua Conoscenza; mettere in atto… il suo Amore. Diventarne una mano. E per farlo, non potevo che procedere a completare i miei conti con il Passato. Farlo almeno parzialmente. Per quanto fosse possibile. Necessario.

    Il primo passo che dovevo fare era… chiedere scusa, per quanto banale potesse sembrare. Lavare via il mio disonore con il sangue, come la Tradizione di Kiri desiderava. E per farlo non potevo che recarmi a Oto, dove non avrei ancora rivelato la mia presenza, ma avrei fatto capire al Condottiero del Suono che ero tornato e che con me quel mondo sarebbe stato ricoperto dal Caos nella sua forma più pura e primordiale. Perché era ciò che si meritava il Mondo. Ciò che si meritava l’Universo costruito su precisi Binari dell’Ordine e lasciato poi marcire, fine a sé stesso, mentre i veri Salvatori, quelli che tenevano a cuore il Mondo Creato nella sua Immensità, restavano chiusi al buio e al freddo di Yomi-no-Kuni.

    - I veri cattivi sono altri, - Dissi saltando sui rami degli alberi, direzione Otogakure. Nessuno mi avrebbe fatto passare ai cancelli. Tutt’altro. Mi avrebbe dato la caccia. Del resto, con il volto che mi ritrovavo, chiunque mi avrebbe riconosciuto senza problemi per ciò che fossi: il Nukenin. Il Deceduto. Il Morto. Forse… Solo un’Idea. Di un lontano passato.
    Inoltre, probabilmente nemmeno il Condottiero stesso avrebbe creduto alla mia presenza. Al fatto che fossi lì. Dandomi caccia anch’egli? No, non era così. Il Kokage, - che avrebbe potuto avere il mondo ai suoi piedi, se solo l’avesse voluto, - mi avrebbe riconosciuto in veste di Idea quale ero. Avrebbe capito chi fosse, quando gli avrei presentato il… regalo… che avrebbe desiderato.


    Mi fermai. Ascoltai delle voci in lontananza. Da qualche parte. Tra il fogliame. Me ne ero dimenticato! Il Paese delle Risaie, per quanto piccolo, era ricco di villaggetti, cittadine e paesini in cui vivevano i coltivatori, allevatori e agricoltori di qualsiasi tipo. Gente semplice, gente vecchia. Un po’ arretrata. Retrogada. I tizi perfetti per un manipolatore. Per formare un esercito. Per dar vita all’Armata che avrebbe devastato il mondo. - Questo Universo ha bisogno di una guerra… - Sospirai saltando giù dal ramo per avvicinarmi alle case. Non era un villaggio così piccolo come avevo inizialmente creduto. Lo vedevo benissimo anche da quei 200 metri che mi separavano dai recinti: case più grandi del normale, un edificio centrale di media altezza in aggiunta ad alcuni edifici minori. - Hakkai, - lessi. Hakkai. Non me la ricordavo. Che fosse una delle tante cittadine uguali ad altre situate nel Paese delle Risaie?.. Decisi di avvicinarmi, finché non sentii le voci dei ragazzetti. Non erano lontani e riuscivo a sentire benissimo ciò che dicevano.

    - Sporco negro di merda!
    - La spazzatura di Taki!
    - La scimmia di Kumo! Sei solo una scimmia di Kumo! Lo scimpanzè hahahaha!


    Subito creai un’[illusione] che mi cambiò le forme del viso e mi tolsi la maschera. I primi semi del male erano stati gettati a Terra a partire da Kumo. Sempre da lì l’Albero del Male avrebbe preso le radici e la forma, dilagando in tutto il Continente e seminando i propri frutti pestiferi ovunque.

    Mi avvicinai e vidi sulla strada 4 uomini bianchi e in mezzo a loro un bambino nero. Non molto lontano una specie di farmacia e un piccolo locale medico. - Di sicuro, se lo picchiano, le cure non tarderanno ad arrivare, - pensai sedendomi su una panchina in attesa di vedermi quello spettacolo. Se poi qualcosa fosse andato proprio per il verso sbagliato, - ovvero che il nero avesse potuto morire, - sarei intervenuto e dall’Alto della mia Magnanimità avrei calmato le acque.



    In quel momento vidi anche un altro tizio spuntare dall’altra parte della strada. I miei occhi non lo riconoscevano e sarebbe stato difficile per lui riconoscere me, considerando anche l’illusione sul mio volto. Lui, tuttavia, avrebbe avuto altri problemi: - - Hey tu! - Gli avrebbe urlato un altro ragazzo. - Sei di qui? No? Di dove sei sporco profugo di merda?! Devi tornartene a casa tua! Oto è solo per gli otesi!!! - Ero divertito. Davvero. Il Vuoto avrebbe accolto volentieri quel mondo tra le proprie braccia e mi sarei divertito a vederlo sopperire.

  10. .

    Il Volto del Tennin



    "I'm searching for some hope now.
    Some sign that this is not true.
    If I have to wait here forever.
    I'll wait forever for you."

    Capitolo 2 - L'Incontro tra gli Spettri


    Arrivò. Lo vedi spuntare tra le ombre. Non mi servì nemmeno attivare il Magan, per assicurarmi che fosse lui. Le stesse forme del viso. Lo stesso sguardo di cui mi ricordavo e che, sotto-sotto, amavo. No! Era diverso lo sguardo quel giorno. Insolito. Quasi come se fosse cambiato qualcosa. Più severo. Più attivo. Più… eccitante? Passai la lingua sulle labbra. Sì.

    Mi avrebbe visto saltare giù dalla parete di quel vicolo di Ame, coperto dal mantello e dalla Maschera praticamente del tutto vuota. Bianca. Come lo era il foglio da cui iniziavo il mio percorso verso il Vuoto. Il coprifronte di quel putrido villaggio era stato nascosto da qualche parte. Il mantello copriva parte del suo viso. Su di esso scivolavano le gocce di pioggia cadendo con un sordo tonfo sull’asfalto.

    Era così, sotto i fulmini di Ame, che i fantasmi si re-incontravano dopo un lungo periodo di assenza. Al pensiero di quanto fosse maestosamente affascinante quella situazione, sorrisi e i miei occhi si illuminarono di rosso. Etsuko avrebbe potuto vederlo senza alcun problema, anche sotto la pioggia del villaggio. Anche sotto la maschera avrebbe visto il Magan. Quello vero. Non avrebbe potuto scambiarlo con nient’altro. Con nessun altro colore al mondo: quel rosso intenso era Unico. Il Segno del Diavolo. Il segno dell’Akuma. Il Regalo che Amatsu Mikaboshi no Kami, il vero Creatore, aveva fatto al Creato nel suo intero. Il Magan… L’unico strumento in grado di agire sulla mente altrui. Di evitare i ninjutsu. Le mura. Gli ostacoli fisici. Di agire sulla mente. Sul cervello. Di coloro che un cervello lo avevano.

    In pochi erano dotati di quel potere. Così insolito. Così differente. E al contempo così versatile. In pochi riuscivano a sfruttarne a pieno le potenzialità. In pochi né capivano il potere. Io ci ero riuscito, molti anni prima. Prima di beccarmi il coltello nella schiena da persone che ritenevo alleati, ma che si erano rivelati nemici.

    - Sei venuto, - dissi a voce leggermente felice. Il Magan non fece altro che confermarmi ciò che pensavo già: mi trovavo dinnanzi a Etsuko Akuma. In carne e ossa. Con lo stesso chakra. Con la stessa energia vitale. Il mio… famigliare.



    Anche Etsuko poteva attivare il Magan e riconoscermi. La maschera era un travestimento inutile contro gli occhi del Diavolo e perciò, con un gesto lento della mano, me la tolsi. Tanto per schiarire qualsiasi dubbio, abbassai anche il cappuccio, restando solo con il mantello addosso. Era quello che Etsuko avrebbe voluto vedere, no? L’Ombra del passato dinnanzi a lui. Lo stesso figuro che egli odiava e amava.

    - Mi sei mancato, - dissi. - “Nonostante tu non abbia fatto nulla per evitare ciò che era successo.” - Pensai poi guardando quel gentile viso e facendo un passo verso di lui, tanto per poterlo osservare meglio mentre gli occhi dal color-rubino lo scrutavano da capo a fondo, illuminando quello stretto passaggio con del rossore in più. Non sapevo se per lui valeva la stessa cosa. Se anche io gli ero mancato. Ma, d’altronde, era così importante?
    Nel mentre un altro fulmine avrebbe squarciato i cieli di Ame, suddividendo l’orizzonte dalle sue torri. Lanciando tetri lumi su quella città. Spingendo… a pensare.
  11. .

    Il Volto del Tennin



    "Alla sera della vita
    ciò che conta...

    c'è solo l'odio."

    Capitolo 1 - L'incontro tra gli Spettri


    Ne era passato di tempo da quando avevo di nuovo varcato le soglie del Mondo. Da quando ne avevo assaporato il Freddo; ricordandomi del suo dolore. Del calore che potevano trasmettere alcuni momenti vissuti in quel villaggio. Avevo preso quel tempo per riflettere. Per capire il significato delle Torri che mi si ergevano intorno e del motivo per cui la Divina Provvidenza mi aveva portato di nuovo in quel mondo. Per giunta, servendosi delle mani di un teppista come pochi altri. “Per portare il fuoco” - mi ero risposto diverse volte, mentre cercavo di tracciare le linee di ciò che sarebbe diventato molto più che un semplice piano. Certo, restare ad Ame a guardare le formiche che si muovevano lontano sotto i miei piedi poteva sembrare molto divertente. Vedere il loro modo di fare. Di scorrere della vita. Capire il motivo che spingeva così tante persone a respirare. A sopportare. A far finta che tutto andasse bene nonostante i mille problemi e le tantissime difficoltà.

    Ero un po’ come loro. Minuscolo. Insignificante. Almeno in quel momento. Non potevo ottenere ciò che desideravo; non nel mio stato attuale. Non da solo. Anche in collaborazione con entità antiche quanto il mondo stesso e potenti come il Diavolo che ogni cosa divorava, non mi restava che osservare e cercare di riprendere la forza e le energie che ero riuscito a ottenere molto tempo prima. - “Di sbarazzarmi dell’eredità lasciatami…” - pensai ricordandomi di Kiri e di ciò che quel putrido villaggio, miscuglio di nebbia, fango e cemento, mi aveva fatto. Sarebbe arrivata anche la sua ora. Né ero certo. Le Fiamme avrebbero coperto il mondo nel suo intero, divorando il Continente in un sol boccone. Distruggendo ciò che era stato costruito. Seminando odio al posto dell’amore. Posizionando il rancore sopra alla comprensione. Spingendo la madre contro la figlia e mettendo un fratello contro un altro. Proprio come avrei desiderato.

    No. Non sarei stato io a spingere quel mondo nell’Abisso, da cui Demoni e Mostri sarebbero giunti sostituendo il popolo del mondo e rendendolo un posto migliore. Non sarebbe nemmeno stato Il Flagello, con il suo modo spensierato, diretto, potente… Sarebbe stata l’Umanità stessa a sopperire. Ne ero certo. Intrisa di ipocrisia oltre ogni limite. - E’ arrivato il momento, - pensai ergendomi in piedi vicino al limite della torre da cui si vedeva la terra distante diverse decine di metri. Non potevo essere solo nella mia lotta contro il mondo rivenuto, costruito da divinità che dopo averlo impostato se ne sono dimenticate. Da quelle che avevano preferito rinchiudere i loro confratelli nel Buio, pensando che le Stelle Danzanti non sarebbero mai rivenute alla luce.

    - Sciocchi, - sbuffai. C’era una sola persona nel mondo che desideravo vedere. Quella che mi aveva aiutato. Amato. Odiato. Non sapevo se era ancora viva, ma tanto valeva espormi. Tentare. Provare. Del resto, prima o poi il mondo sarebbe comunque venuto a conoscenza di chi fossi. Avrebbe scoperto la mia identità. Mi avrebbe dato caccia, come molti anni prima per mano dei falsi Mizukage.

    Quello stesso giorno mi recai sulla frontiera del Paese del Fuoco, in una piccola cittadina dove, sicuramente, non ero un ricercato e dove, sicuramente, non avrebbero mai capito chi fossi davvero. Usando una semplice illusione sul volto, lo modificai rendendolo diverso nei lineamenti e nelle forme, giusto per prendere qualche precauzione e scongiurare i pericoli. E quello stesso giorno una lettera dunque partì da una delle cittadine sulla frontiera tra Konoha e Ame verso Kiri. Con un corvo, come sempre. Con un sigillo normale. Niente di accademico. Niente che potesse destare sospetto in un normale atto di comunicazione Kiri - Konoha. Perché tra gli alleati ci si parlava, o no? Quello stesso giorno tornai ad Ame, tra i miei rifugi e dimore, a continuare la mia vita di fantasma e spettro, nell’Oscurità, aspettando la rinascita del Fuoco.

    La lettera sarebbe giunta all’indirizzo della casa di Etsuko, laddove me la ricordavo (e io me la ricordavo abbastanza bene, dovevo dire), il giorno dopo l’invio, tempo necessario affinché il corvo compisse il viaggio. Il chunin kiriano avrebbe trovato il corvo con la missiva sul davanzale della casa e, prendendo la lettera in mano, avrebbe ben presto scoperto che non si trattava di una missione (strano, no?). Tutt’altro. Sembrava quasi… una lettera d’amore? Leggermente piegata. Accuratamente profumata. Sulla parte esterna si notava benissimo la scritta “A Etsuko Akuma… con amore estremo…”, quasi come se la missiva fosse stata inviata da un fan del chunin kiriano.

    Aprendola, tuttavia, la prima impressione del chunin sarebbe, forse, stata leggermente diversa:

    “Etsuko Akuma,

    Per un incontro con il Passato…
    Per un incontro tra Amanti…
    Per un tè tra gli Spettri…

    Ti aspetto…”


    A quelle brevi righe seguiva la data d’incontro, l’ora e, ovviamente, il luogo espresso in precise coordinate geografiche, risalenti a uno dei tanti vicoli di Ame. Di quelli bui. Dove i segreti nascevano e restavano; e da dove nulla sarebbe potuto fuoriuscire, a meno che i partecipanti a quell’incontro tra gli spettri non avessero voluto fare in modo contrario.

    A quel punto, ricevuta la missiva e le informazioni che essa conteneva, la palla sarebbe passata a Etsuko: recarsi ove dichiarava la lettera o restare a casa e aspettare la visita dei Fantasmi ritornati da un passato nemmeno troppo lontano?

  12. .

    Il Volto della Malattia


    Post 3 - Il villaggio nascosto



    [NOTA]

    I 3 eseguirono il rilascio all’unisono, arrecando anche qualche danno al vecchio, e così facendo riuscirono a liberarlo da quella specie di cortina fumogena che si era creata nella mente dell’anziano tanto da portarlo a non riuscire più a collegare 2 parole o a differenziare la realtà dalla finzione. E così disse quello che avrebbe voluto dire a persone a che sarebbero venuti lì a salvare lui, la sua famiglia e il villaggio caduto sotto il gioco di un qualche strano mago oscuro (sebbene nessuno lì avrebbe potuto essere certo di quell’affermazione, tutt’altro). Questi, dunque, non solo avrebbe loro rivelato delle preziose informazioni sul suono, ma li avrebbe anche ringraziati per poi spiegare loro il motivo per cui erano giunti sin lì: - Sì, sono stato io a contattare l’Accademia, ma… Quel suono… Mi ha ammaliato… Mi ha confuso. Capite? - Avrebbe chiesto. Poi avrebbe guardato la mappa che il bravo kiriano era riuscito a disegnare sul terreno. Non era proprio nitidissima, ma il vecchio riuscì a riconoscerla alzando un sopracciglio. - Ah, vedo che avete già scoperto il villaggio… - Disse loro grattandosi la barba. - Dunque, io vivo nel villaggio da… sempre. Chiedetemi ciò che volete. - Fu allora la ragazza a prendere la parola e chiedere a Suiboro tutto ciò di cui si ricordava. - Hmm… In realtà non so dire quando è iniziato tutto. Semplicemente un giorno la gente del villaggio ha iniziato ad ammalarsi. Non so che piaga fosse. Sembrava una malattia nuova. Sulla pelle delle persone spuntavano dei foruncoli… strani… verdi… come se fossero velenosi. Poi gli ammalati cominciavano ad avere la febbre e morivano. E tutto d’un tratto è spuntato questo guaritore, che ha iniziato a dire che gli ammalati avrebbero potuto salvarsi se avessero iniziato ad adorarlo come si adora un Dio. - Il vecchio fece una pausa sedendosi vicino all’albero e prese un bel respiro. Le campane in lontananza ormai avevano smesso di suonare e lui sbuffò con sollievo. - Prima nessuno gli credeva. Contattavamo quindi i dottori e i medici, ma nessuno riusciva a curare questi foruncoli con metodi tradizionali. Le persone del posto quindi avevano iniziato a morire tra atroci sofferenze. Capite?.. Ma poi ci siamo spaventati. Loro si sono spaventati. E avevano iniziato a fare come dice. Così il nostro Tempio cambiò colore. E lui fece qualcosa con la campana. Da quel momento la malattia sembrò… allontanarsi dal villaggio… quasi scomparire. Capite?.. E i malati… ripresero vita. E i foruncoli scomparvero. Capite? - Domandò di nuovo. - Quelle messe sono presiedute dal Suo Sommo Sacerdote e ci partecipano tutti, senza esclusione, abitanti del villaggio, tranne che le Sue guardie, sempre maledetto sia il Suo nome. - Per quanto riguardava gli altri abitanti del villaggio, il vecchio Suiboro scosse il capo. - Purtroppo quella campana ha fatto il suo e alcuni miei amici, … anche parenti… beh… hanno perso il senno. Sono diventati Suoi fanatici. Alcuni, poi, lo sono diventati anche senza l’ausilio delle campane… credo… erano maligni… dentro. Capite? - Avrebbe dunque indicato il simbolo tracciato da Hideo. - Il Suo… - Disse. - Suo. Si fa chiamare “Salvatore”. Dice di essere stato mandato da Ekibiogami-no-Kami, - sempre maledetto sia il Suo nome, - per portare la Comprensione degli Inferi. Il nostro tempio è ora dedicato a Ekibiogami, la Divinità delle Malattie inclusa negli Inferi da Izanagi, Sempre-Bendetto-Sia-il-Suo-Nome. - Per quanto riguardava il nome e l’aspetto, il vecchio rimase sconsolato e scosse lievemente il capo, come in segno di disappunto. - Tutti lo chiamano “Il Salvatore”, perché ha salvato il villaggio dalla malattia… ma come? Non capisco... Salvare il villaggio ergendo un tempio in onore della divinità delle malattie?.. Comunque è un uomo vestito di bianco, di media altezza, di statura snella. Non si fa vedere quasi mai. Delega tutto al suo Sommo Sacerdote. Non so cosa stia facendo in quella villa, ma è ben protetta… Alcuni… Voci di corridoio… Ecco… Beh, queste voci dicono… Così sembra… Che il Salvatore stia facendo qualcosa di strano dentro quelle mura. Degli esperimenti. Sugli umani. E sugli animali. Non so cosa. Ma sento che c’è qualcosa di brutto sotto. Brutto. Maligno. Capite? - Infine, prese di nuovo un bel respiro. - Le campane suonano solo quando viene indetta la messa, 4 volte al giorno: alle 6.00, a mezzogiorno, alle 19.00 e alle 24.00. La messa è comunque un rituale… Non so se sapete… Un rituale religioso, in cui ai miei compaesani viene promessa la salute in cambio della loro devozione. -

    Era stato un bel monologo, considerando che aveva spiegato al team di shinobi praticamente tutto ciò che questi dovevano sapere e l’energia dell’anziano signore calò visibilmente. Sicuramente doveva riprendersi un po’ di più da quel cambio repentino che lo aveva portato dal mondo delle illusioni, da cui non era stato sopraffatto per un soffio e solo grazie ai suoi ricordi, al mondo della realtà. Prima ancora che i tre potessero allontanarsi per incamminarsi verso il villaggio-fortezza, il vecchio avrebbe gettato un’occhiata verso la mappa salvo poi mormorare qualcosa - … khem… passaggio… pozzo… segreto… khem … - A quel punto il vecchio si sarebbe semplicemente addormentato, forse per il troppo sforzo sostenuto o, forse, perché era da un po’ che non gli si presentava un’occasione così ghiotta per farsi una dormita.

    Camminando, comunque, il gruppo non avrebbe né trovato trappole, né percepito niente di strano. Nella foschia che circondava il villaggio non c’erano nemici di alcun genere. Dunque, Kairi poté percepire senza problemi le manifestazioni energetiche, soprattutto di coloro che si trovavano nei pressi delle mura. Erano, per lo più, [semplici contadini]. Alcuni erano leggermente più forti e dovevano essere più o meno quelli con la balestra o un’arma. Nel suo raggio della percezione non vi erano, all’apparenza, persone più forti. Il problema, però, era la quantità: solo in quei circa 400-500 metri in cui i suoi sensi riuscivano a "coprire" l'area del villaggio l'Uchiha avrebbe percepito circa 40 “energie” in aggiunta a qualche animale e anche altre manifestazioni di chakra, come se ve ne fosse un po’ nella foschia in cui si trovavano e in quella che albergava su alcune zone del villaggio. Purtroppo, quella breve ispezione svolta da Kairi and Co non avrebbe dato altri risultati, finché sarebbero rimasti coperti dalla foschia.
  13. .

    BOOOM! BAAAM! BADABAAAM!


    Post 5


    Alla fine riuscì ad aprire la cassaforte, proprio come speravo che facesse. Non che fosse una chissà quale missione: si trattava di un oggetto di vecchia fattura, che era per chissà quanti mesi rimasto lì sotto, ad assorbire l'umidità tipica di quelle terre. Mi sorpresi comunque nel notare che dopo poco tempo era già più o meno riuscita a padroneggiare le sue capacità. C'era, tuttavia, ancora tanta strada da fare, perché il controllo del chakra era, da sempre, simile a un coltello. Bisognava affilarlo, perfezionarlo. Fare in modo che il chakra non sfuggisse dal controllo della situazione. Che non compisse azioni inopportune. Che non prendesse vita propria come spesso e volentieri accadeva quando si cercava di padroneggiarlo.

    Una volta ottenute le provette, fu la kunoichi stessa a chiedere di cosa si trattasse. Non che ne fossi a conoscenza, dopotutto. Considerata la presenza del dossier, la posizione di quel posto e il fatto che fosse una base praticamente segreta, potevo solo supporre che fosse una qualche specie di prodotto di ricerca. Magari delle provette che rappresentavano un fine. O che includessero geni, ormoni e quant'altro. Sotto-sotto avevo dei sospetti più fondati, ma di sicuro non li avrei condivisi con quella ragazza che non conoscevo mica. - Non saprei dirti, - dissi. - Solo un'analisi più completa e fondata sarà in grado di stabilire con precisione di cosa si tratta. - Nascosi quelle provette nel porta-armi, che solitamente portavo con me e che risultava vuoto. Comunque fosse, una volta che denotai l'avvicinamento di possibili nemici, la ragazza che mi chiese se non fosse stato meglio nascondersi. A parte che non c'erano chissà quali possibilità di farlo lì dentro, anche per via del fatto che si trattava di un ambiente quasi del tutto vuoto e privo di ostacoli, io ero Tasaki Moyo. Se lo era mica dimenticata?

    - MAI! - Urlai sguainando le spade. - IO SONO TASAKI MOYO! -

    Non appena il rumore dei passi si fece più evidente e ampio, corsi verso l'uscita dal corridoio intenzionato a sbranare, bruciare, impiccare, tagliare a fettine e poi impiccare di nuovo qualsiasi cosa vi si fosse manifestata. Ed è importante precisarlo: "qualsiasi cosa". Perché non vi sbucarono degli esseri umani, bensì dei ratti dalla dimensione umana, su 4 zampe, una coda, degli artigliacci e gli occhi offuscati dalle tenebre di quel posto.

    - DEVONO AVER TROVATO UN MODO PER COMPARIRE NEL CORRIDOIO! - Urlai alla giovane senza smettere di correre. Comunque fosse, alla comparsa di ratti notai che fossero 5. Con una spadata ferii quello di fronte a me e un altro, ritrovandomi poco avanti, nel corridoio da cui si doveva uscire per capitare di nuovo sulla superficie del Paese del Vento.

    Alla giovane, quindi, restavano 3 rattacci da sconfiggere. Uno di questi avrebbe tentato di colpirla con un [affondo] di artigli nel polpaccio destro. L'altro avrebbe provato a [mordicchiarle] il collo. E l'altro ancora sarebbe saltato vicino a lei per poi provare ad [afferrarla] con la propria coda in una specie di morsa mortale. Spettava alla giovane difendersi e decidere cosa fare. Combattere? Raggiungere Tasaki-il-Magnifico? Scappare del tutto? Nascondersi?

    Comunque, non appena fosse uscita dal corridoio avrebbe visto il buon Tasaki. - Presto! Colpisci le mura per far crollare le pareti e chiudere il passaggio! - Le avrebbe gridato il chunin indicando le pareti di quel posto e si sarebbe rimesso a correre. Certo, poteva farlo da solo e bloccare i rattacci. Ma perché togliersi la soddisfazione di lasciare il lavoro sporco alla gente di Konoha?




    Tasaki Moyo

    Statistiche Primarie
    • Forza: 675
    • Velocità: 650
    • Resistenza: 500
    • Riflessi: 625
    Statistiche Secondarie
    • Agilità: 675
    • Concentrazione: 600
    • Intuito: 625
    • Precisione: 600
    Chakra
    80/80
    Vitalità
    16/16
    Slot Azione

    1. ///

    2. ///

    3. ///

    Slot Difesa

    1. ///

    2. ///

    3. ///

    Slot Tecnica

    1. ///

    2. ///

    3. ///

    Note

  14. .

    Il Volto della Malattia


    Post 2 - Il villaggio nascosto



    [Kairi-chan - 21 luglio, Anno 43, 16.55]


    Alle domande di Kairi, il messaggero accademico la fissò per qualche attimo. Poi alzò le spalle. - Da quanto ne so dovrebbe essere una missione di livello B... Sì, una missione di livello B. Per quanto riguarda i compagni, se non sbaglio ci sono persone di Kiri. - A quel punto le domande erano finite e le risposte anche. La chunin di Konoha poteva allontanarsi alla ricerca dei suoi compagni.

    [Tutti e 3 - 22 luglio, Anno 43, 18.16]


    Com'era logico aspettarsi, i 3 shinobi arrivarono al punto chiarito non senza problemi, ma in modo abbastanza tempestivo, all'indomani della ricevuta segnalazione, all'ora in cui il Sole iniziava, piano-piano, a effettuare la sua discesa. I 3 avevano comunque ancora poche ore di luce, che potevano sfruttare come meglio preferivano.

    Così il genin kiriano si rivolse di nuovo a Suirobu chiedendogli se "fosse tutto lì". Il vecchio anziano si distaccò dall'albero a cui aveva iniziato a pregare poco prima e guardò di nuovo il genin. Inarcò un sopracciglio. Lo scrutò. - Crescono... le mele... ad aprile... A maggio... le pere... crescono... - Cosa avesse voluto dire? E aveva un senso ciò che il vecchietto stava dicendo?

    Un approccio decisamente più costruttivo fu quello della chunin kiriana. Scrutando il chakra, la ragazza vide che era di un colore bluastro, ma vi erano delle sottili parti grige, quasi come se il suo chakra fosse stato "infettato" da qualcosa. Il chakra non era tantissimo; anzi: la sua quantità era abbastanza piccola, simile a quella di tantissime altre persone che non erano né ninja, né guerriere. Inoltre, Kairi poté [ denotare, ]in una maniera estremamente chiara, nitida e lucida, senza il minimo margine di errore, che il chakra del vecchietto era come se in subbuglio. Invece del flusso normale e regolare, nel caso di Suirobu il chakra era... "caotico", come se stesse per esplodere da lì a poco.

    Per quanto riguardava l'albero, le abilità di Percezione della chunin di Konoha non diedero alcun risultato utile. Sembrava un albero come tanti altri da quel punto di vista, con l'unica differenza che aveva una storia dietro e sembrava piuttosto antico. Il chakra al suo interno non aveva niente di strano rispetto a quello di altri vegetali. L'unica stranezza, - ma questo lo poterono vedere tutti, non solo Kairi, - erano i suoi rami e la sua inclinazione: puntavano verso Sud-Ovest, in direzione opposta al villaggio, quasi come se dopo diversi anni di esistenza quel salice volesse "fuggire".

    Infine, il genin kiriano ci pensò bene anche a inviare un falco in avanscoperta, in maniera tale da ottenere più informazioni in merito a tutto ciò che riguardava il villaggio nel quale si trovava l'obiettivo della loro missione.

    Partendo dal salice, il falco percorse circa 3.400 metri in direzione Nord, ma a causa della fitta nebbia che regnava sulle radure erbose del Paese, non riuscì a trovare il villaggio subito. Dovette, dunque, fare un paio di virate prima di uscire dalla fitta coltre di nebbia e intravedere i lineamenti del ricercato villaggio, situato sulla cima di un colle. Non era molto grande, anzi. Era totalmente costruito in legno ed era... ben difeso. Si poteva quasi dire che fosse una fortezza, tant'è che vi era di tutto. Grandi orri di legno in cima alle quali c'erano persone con la balestra. Mura con i pali in legno bagnati con uno strano liquido. Una specie di chiesa costruita in pietra con un alto campanile al centro del villaggio e persino una casa, sempre in pietra, molto più grande delle altre situata nella parte settentrionale del villaggio. Intorno alla stessa una cintura muraria in pietra con delle torri in pietra più piccole rispetto a quelle situate sul cerchio "esterno" del villaggio. Al sistema difensivo del villaggio si aggiungevano anche delle trincee. Alcune erano più profonde. Altre meno profonde e con dei soldati dentro.

    Sebbene il centro urbano non fosse grande, era difficile dire che vi vivessero "solo" 120 persone. Probabilmente erano leggermente di più e si notava la traccia della loro attività: cortili per il bestiame, piccoli orti casalinghi, negozi, pozzi e quant'altro ancora.

    Inoltre, un po' ovunque il falco avrebbe visto degli stendardi dal colore viola-scuro con un simbolo bianco al loro centro. Non era un simbolo conosciuto ai ninja, tuttavia, ed era impossibile capire a chi appartenesse.



    Infine, il falco avrebbe visto che tra la coltre di nebbia e le mura c'erano circa 100 metri di radura con qualche, raro, albero, e che il villaggio aveva 2 ingressi: da Nord-Est e da Sud-Ovest. Verso entrambi gli ingressi portava una strada sterrata dalla larghezza leggermente più ampia di un carro. La salita non era particolarmente ripida, comunque, e il colle non era particolarmente alto.

    Di trappole il falco ne avrebbe viste 2, subito dopo l'accesso meridionale, ed erano le "solite" per i lupi e i cani. Trappole in acciaio, rotonde, con i bordi dentati, che si chiudevano non appena la zampa dell'animale finiva al loro interno. Avvicinandosi di più, ovvero scendendo di quota, il falco avrebbe potuto vedere altre trappole, ma non appena lo avesse fatto le persone con le balestre sulle mura, sulle torri e sui tetti del villaggio avrebbero iniziato a spararlo.

    SE il falco fosse comunque sceso per provare a vedere se vi fossero altre trappole, né avrebbe viste alcune proprio dietro alle mura: erano delle buche coperte dal fogliame. Non si sapeva quanto fosse profonde, né cosa ci fosse al loro interno. Tuttavia, a causa delle frecce che sarebbero partite un po' da ovunque, il falco avrebbe subito un danno al busto. Certo, avrebbe potuto schivarne un paio, perché i dardi erano lenti, ma erano semplicemente [ troppi ]. Inoltre, poco prima di andarsene, indipendentemente dalle ferite subite, il falco avrebbe visto un uomo con una torcia correre verso la grande casa.

    SE alla vista delle frecce il falco si fosse ritirato, non avrebbe visto le trappole extra, ma non sarebbe stato attaccato.



    [Legenda]



    Dalle informazioni che avevano ricevuto i 3 ninja, la missione sembrava tutt'altro che semplice. Una fortezza sopra a un colle. Ben difesa e presidiata. Dell'obiettivo della missione nemmeno traccia. E c'era ancora la questione "Suirobu" da risolvere. In compenso, dopo le esplorazioni con il falco e gli eventuali rilasci lanciati su Suirobu, alle 19.00 in punto avrebbero sentito i suoni di una campana rimbombare in lontananza, ma avrebbero avuto difficoltà a dire di cosa si trattasse, perché il falco del genin di Kiri era già di ritorno a quell'ora.

    SE Suirobu fosse stato "libero", mentalmente parlando, avrebbe rivelato lui la verità: - Il richiamo. La messa. - - Nello stesso momento i ninja avrebbero sentito come un lieve appello nella loro mente. Come se quei suoni fossero ammalianti... Tale sensazione, tuttavia, sarebbe durata giusto un secondo e sarebbe sparita subito senza lasciar traccia alcuna. - Non ascoltatelo, - li avrebbe avvisati Suirobu. - Vi fa male qui. - Avrebbe indicato la testa. - Più ascoltate e più si fa forte. - Contrariamente, SE Suirobu fosse stato ancora sotto l'influso del Genjutsu, non avrebbe rivelato nulla e i 3 ninja si sarebbero limitati a percepire l'ammaliante richiamo dalla durata minore di un secondo nella propria mente.
  15. .

    Il Volto del Tennin




    "Non essere facile a irritarti nel tuo spirito, perché l’ira alberga in seno agli stolti."

    Capitolo 2 - L'Ammirato e l'Ammiratore


    Era stato semplice. Riuscire a ingannarlo. Influenzare i suoi pensieri. Era per questo che preferivo quel genere di avversari. Erano dei giocattoli... facilmente malleabili. Erano come l'argilla, che avrei potuto modificare come più mi aggradava. Senza alcun pericolo per me. Senza troppa fatica. In pochi istanti. Conducendoli sulla strada che più mi aggradava. Giocando con loro nella maniera che mi piaceva di più. - Che verme inutile. - Pensai ascoltando l'esplosione, ottenendo le informazioni dalla mia copia, ormai sparita, e ricevendo un [leggero] contraccolpo a causa di quell'esplosione. - La vera domanda è... chi ti sottovaluta così tanto da averti messo contro... un essere qualunque?- Amatsu Mikaboshi-no-sama aveva ragione. Era inutile negarlo. Se un essere aveva deciso di posizionarmi contro quel genere di insetto, quell'essere doveva senz'altro avere un'idea molto infima e bassa di me. - Non è al mio livello.Era una vera delusione: per il mio ritorno la Provvidenza avrebbe potuto pensare a qualcuno che fosse un attimo serio. Qualcuno che fosse freddo e pericoloso. Qualcuno che sapesse ragionare. Non un demone da schiacciare. - Io sono il Mizukage. Un Jonin della Nebbia. Mi merito un avversario degno di tal nome. Non questo... qui... Pensai schifato poco prima di sbattere sulle rocce e capire che non sarei stato in grado di fare quanto pianificavo. Quella specie di rocce erano... ricoperte di chakra? In qualche modo... "magiche"? A quanto pareva, qualche stupido idiota aveva deciso di mettere un cavallo nella stessa gabbia con un ratto e vedere chi avrebbe vinto. Tuttavia, lo stesso stupido idiota si era dimenticato che, per quanto il cavallo e il topo fossero entrambi degli animali, il era da sempre sinonimo di eleganza, forza e rapidità, mentre il ratto altro non era che sintomo della stupidità; degli istinti che lo guidavano. Il finale, comunque, sarebbe stato... prevedibile: il cavallo avrebbe schiacciato il ratto, così come lo Spirito schiacciava il Corpo, e la Mente stuprava il Fisico. Prima c'era il Pensiero; solo dopo l'Azione. Successivamente alla vittoria, però, avrei dovuto rivolgere le mie attenzioni verso la stupida entità che si era permessa di farmi una cotale umiliazione di mettermi contro a un... decerebrato.

    Subito dopo il mio [fallito tentativo] di salire sulle rocce, mi ritrovai di nuovo sulla superficie della terra, ad ammirare un ammasso di chakra dal colore bluastro a non molta distanza di me. Probabilmente, tutto quel chakra aveva attuito l'esplosione delle bombe salvando il nemico da danni ben peggiori. - Avresti dovuto usare tutte le bombe... - Aveva ragione. Ma al contempo sapeva che non potevo farlo, perché a quel punto sarei rimasto senza alcuna bomba. Non avevo ancora la facoltà di produrre tali armi. Non riuscivo a farlo e se avessi rischiato tutte le bombe in una volta sola, avrei rischiato di fare zero danni e consumare tutto. Nel mentre riflettevo sul da farsi, arrivò anche la risposta di quel no-name. - Tu... dopo tutte quelle parole, hai la faccia tosta di provare ad ammazzarmi a tradimento con degli esplosivi? Era una domanda, tecnicamente parlando. Quindi doveva avere una risposta. Era così che avvenivano i dialoghi tra le persone, no?.. Il fatto era che... Nemmeno lo consideravo essere una persona. Ai miei occhi era un nessuno. Un personaggio di quarta importanza nella nostra storia. Uno scalino sul quale dovevo salire per andare oltre. Era così che si costruiva una storia: sui cadaveri di persone che non avevano alcuna importanza. Sull'energia inutile delle loro anime.

    Sbuffai.

    CODARDO. SEI LA VERGOGNA DELLA NOSTRA GENTE. Codardo? Forse. Vergogna? Opinabile. Poi mandò avanti tutta una tiritera. - Mi chiamo Rin Okumura. So che hai escogitato di essere riportato in vita quando il tempo sarebbe stato propizio dopo l'attacco di Cantha, che hai facilitato incrinando le nostre difese e dividendo il nostro centro decisionale. Se non fosse stato per l'uomo che ammiro di più, Akira Hozuki, forse avresti reso la vittoria di Cantha definitiva. Ma nel tuo piano diabolico per resuscitare hai fatto un errore: il ninja che hai fatto rapire come sacrificio per il rituale ERA MIO FRATELLO GEMELLO YUKIO OKIMURA!

    Nemmeno sono riuscito a tornare per come si deve, che già mi incolpano di cose che non ho fatto. - Pensai. Di sicuro c'erano un paio di punti da chiarire. Per esempio, di che rituale stava parlando. E perché la vittoria di Cantha non era stata definitiva (ma già che l'Onnipotente avesse invaso Kiri per vendetta contro la loro debolezza di spirito era un atto significativo). Prima di chiarire quei punti e avere le informazioni che desideravo (e che meritavo di avere), dovevo in qualche modo riuscire a calmare il tizio che avevo davanti. Gli strumenti ce li avevo; ciò che mi restava da fare era semplicemente mettere insieme tutti i pezzi del puzzle.



    Chiaro, - risposi continuando a guardare, in modo calmo e freddo, quell'ammasso di odio e chakra. - Evidentemente, mentre ero assente mi hanno fatto un processo. Definendomi colpevole per qualcosa che non ho fatto e che ora rimpiango di non aver fatto. - Alzai le spalle. Sarebbe stata una cosa... kiriana, quella. Mentire. Falsificare. Illudere. Cambiare l'aspetto. - Umano. - Aggiunsi poco dopo notando l'ammasso di chakra bluastro scattare verso di me. - Prevedibile. Noioso. - Sono il Mizukage. Volli ricordargli notandolo bruciare quella distanza in pochi attimi. Non era mica la prima volta che succedeva una cosa di quel tipo. Di sicuro non sarebbe stata l'ultima. E in tutto ciò continuavo ad avere poca voglia di combattere contro qualcuno che reputavo poco interessante.

    Sapevo già che avrei dovuto superare me stesso per restare alla sua velocità. Era... normale. Ero abituato a farlo. Lo facevo sempre. Sempre. In quel mondo di spadaccini ero l'unico a rifiutare una logica lineare. Una razionalità piatta. Banale. Diretta. Con un quoziente intellettivo inferiore al livello del mare. - Sei il niente mischiato con il nulla. - Uno zero moltiplicato per un altro zero.

    Ancor quando era a metà distanza composi rapido solo un paio di sigilli [ergendo intorno - STA1] a me una cupola di roccia. Una difesa classica. Per molti versi normale. Banale, ma funzionale. La roccia mi ricoprì a 360°, anche sopra, difendendomi da qualsiasi cosa mi avrebbe potuto fare del male. Si erse intorno a me ancor quando il nemico, quel piccolo accumulo di chakra e odio, era a circa metà strada da me. Successivamente, non feci che ascoltare il rimbombo dei suoi [colpi di spada] sulla roccia tutt'intorno. - Una scintilla di odio poco intenso e poco potente. - Ascoltai la Sua Voce nell'anima, che egli sia sempre Benedetto tra i Déi. Il Signore delle Stelle aveva ragione. Non poteva superare la mia difesa e al contempo restava scoperto dinnanzi ai miei attacchi. Potevo mai chiedere di più?

    Aspettai che l'ira dello stolto si placasse e quando i colpì finirono, agii. In quel momento usai i miei occhi per [creare - SA1] sul mio posto una figura dai capelli blu, accovacciata e piegata su sé stessa, ma con una katana sulla schiena. Al contempo, mi preparai a realizzare lo stesso trucchetto di prima: quando la roccia iniziò a sgretolarsi e cadere sul suolo innalzando la polvere, ne amplificai il volume e la portata in maniera tale da offuscare la vista all'avversario. Certo, eravamo vicini, ma la polvere gli avrebbe coperto la visuale del tutto.

    Un istante dopo che la cupola fosse caduta innalzando la polvere, mi sarei guardato intorno per trovare l'oggetto dei miei desideri: una roccia di medie dimensioni. Ci misi un attimo, per poi comporre altri [sigilli - ST2 - Tecnica Rapida] e sostituirmi con un masso a 20 metri di distanza da me, che si trovava nei pressi della parete di rocce che non ero riuscito ad attraversare poco prima. In quel momento, la polvere illusoria sarebbe [scomparsa] mentre io, con la parete di rocce alla mia schiena, né avrei percepito il freddo tocco. In quel momento avrei [attivato il meccanismo] di cui era intriso il mio mantello per diventare dal colore stesso di quella parete di roccia.

    E ora Seinji?.. Farai sì che l'Ammiratore incontri l'Ammiratore? Che il Dio incontri il Seguace? Che il fan incontri il suo idolo?

    Capivo cosa intendeva il Signore, sempre lodato egli sia tra le Stelle. Effettivamente, era quella la mia intenzione. Del resto, non era forse stato lui stesso ad aver detto che Akira Hozuki era colui che ammirava di più al mondo? L'avrei accontentato. Senz'altro. Non prima, tuttavia, di completare il mio rivestimento [creando uno scaglione di roccia - ST3] che mi "inglobò" nella roccia stessa. In quel modo era come se ne fossi divenuto parte, con la roccia illusoria che mi copriva dinnanzi, dai lati, sotto e sopra. Era solo un'aggiunta al rivestimento mimetico già utilizzato. Un ulteriore modo per mimetizzarmi con l'ambiente intorno.

    Sì, - risposi dopo al Signore mio e del Mondo. - Tutto quello che mi serve è perdere il tempo. Vede la sua pelle, O Signore? - Guardai la cute del Microbo Indemoniato. Si sgretolava. Si rifaceva. In un circolo infinito di energia e chakra. Prima o poi sarebbe cascato al suolo dal solo. Senza dovermi costringere a muovere un solo dito. - Questi avversari sono i più semplici per me. Mi fanno vincere con il minimo impegno... - Capii che era lui che dovevo uccidere quel giorno, forse. Il mio nemico. [L'avversario prescelto. - + 2 Tacche a Concentrazione]



    Nel mentre, il buon Jonin kiriano avrebbe avuto la sua sorpresa. Perché subito dopo la scomparsa della polvere illusoria, la figura dai capelli blu si sarebbe alzata dal terreno. Aveva una katana appoggiata sulle spalle. Gli occhi concentrati che puntavano avanti. La mano sinistra ad accarezzarsi i capelli che svolazzavano al vento. - Hu...? - Avrebbe detto l'Akira Hozuki illusorio, guardandosi intorno. - Che diav... Che faccio qui? Dove sono? Hey! E tu?..



    Avrebbe esclamato il figuro dai capelli bluastri, con un cioffo biondo al centro. - Ah... Mi ricordo di te. Il nostro Jonin, no?.. Rin Okumura. Mi dispiace per... il tuo fratello. - Avrebbe esclamato con fare sincero. - Ti eri battuto... bene al tempo. Mi ricordo. Se non fosse per quel vigliacco di un Akuma... Com'è che si chiamava... Asmodai? - Poi si guardò intorno con fare stranito.



    Hey... Come mai sono qui? E cos'è questo posto? Chi mi ha evocato? Io combattevo contro... Seinji... Aspetta. Lo sai che è tornato?.. Combattevo... e poi... sono capitato qui... Che diavolo... Che magia è questa? - Per qualche attimo la copia illusoria si sarebbe guardata le mani, quasi a non crederci di essere capitata in quel posto. - Aspetta... Combattevo contro di lui e poi sei apparso tu. Forse... Tu sei Seinji Akuma?



    Sconvolto, Akira si sarebe grattato la nuca puntandogli poi contro la spada. - Ma certo!.. Vincevo. Così Seinji ha assunto le sembianze di uno dei migliori ninja di Kiri per ingannarmi! Ora morirai di nuovo Seinji Akuma! - Puntando la spada in direzione del nemico, l'Akira scattò in avanti bruciando in pochi attimi la distanza che li separava, [fintando - SGV] un attacco con la spada, da sinistra verso destra, parallelo al terreno, per poi provare a passare sotto la guardia del Jonin Kiriano e provare ad afferrarlo alle spalle, [facendo passare - SA2] un braccio nei pressi della gola, sotto al mento, e [provare - SA3 - Ipotetica X] a soffocare l'avversario. La spada in quel momento sarebbe comunque rimasta stretta nel pugno di Akira, a mò di coltello con cui era pronto a tagliare la gola al nemico. [Testo VisibileX]

    SE, tuttavia, il tentativo di presa non fosse andato a buon fine, Akira Hozuki si sarebbe ritirato un attimo per ritrovare l'equilibro e avrebbe tentato un fendente dall'alto verso il basso, con entrambe le mani sul manico della katana, provando a tagliare una [gamba - SA3 - Ipotetica Y] a quell'indemoniato.

    Ora la vediamo se hai ancora voglia di giocare alle illusioni con me, Seinji! - avrebbe esclamato Akira riposizionandosi, poco dopo, in guardia con la spada al livello del suo busto.

    Io, nel mentre, nascosto sotto un alone di roccia e mimetizzato grazie al mio rivestimento, avrei ghignato aspettando di vedere la reazione del Jonin di Kiri. Per quanto tempo ci sarebbe "stato"? Per quanto avrebbe retto al gioco?.. Cosa avrebbe risposto e cosa avrebbe fatto?





    Seinji Akuma

    Statistiche Primarie
    • Forza: 500
    • Velocità: 500
    • Resistenza: 400
    • Riflessi: 550
    Statistiche Secondarie
    • Agilità: 500
    • Concentrazione: 600
    • Intuito: 500
    • Precisione: 500
    Chakra
    69.5/90
    Vitalità
    13.25/14
    Slot Azione

    1. Creazione 2 Simulacri (4 Bassi)

    2. Attacco

    3. Attacco

    Slot Difesa

    1. ///

    2. ///

    3. ///

    Slot Tecnica

    1. Cupola di Roccia (3 Bassi)

    2. Sostituzione (1 Basso)

    3. Tecnica Furtiva: Creazione Simulacro (alone roccia - 2 Bassi)

    Note

6335 replies since 4/11/2006
.