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    Per un pugno di ryo

    I


    Il vento, ricco di salsedine, non faceva altro che arruffare i miei capelli biondi, creando piccoli nodi, mentre l'umidità gonfiava la mia già vistosa capigliatura, rendendomi più simile ad una pianta grassa da un insolito colore giallo limone che ad un ragazzo di poco più di vent'anni.
    Certo, un ragazzo che era stato messo nelle mani di un vecchio monaco con protesi in legno al posto degli arti che guidava una piccola nave piena di cianfrusaglie inutile, come strani marchingegni dalla dubbia utilità o pezzi di metallo arrugginito, che era stato costretto a scappare dalla sua casa, dai suoi amici, dalla sua famiglia. Non che ormai sperassi più di avere una famiglia, ormai erano morti.
    Ne ero certo, non si trattava semplicemente di una sensazione, di uno stato di cattivo umore passeggero, di un sentirsi perseguitato dal malocchio, era semplicemente la cruda realtà. Non c'era alcuna possibilità che si fossero salvati, e voi la pensereste come me se avreste potuto vedere con i vostri occhi la moltitudine di ninja dalla maschera cremisi riversarsi anche su un piccolo villaggio di costiera come il nostro, trucidando chiunque non si prostrasse al loro cospetto.
    Io mi sarei forse dover ritenuto un miracolato? Mi sarei dovuto additare come fortunato? Salvato ad un massacro, ad un genocidio, ad una guerra civile.
    Forse si, forse no, chi può dirlo.
    Potevo dire soltanto una cosa in quel momento.
    Muoviti a far attraccare questa zattera, monco di un monaco che non sei altro. Si, forse vi starete chiedendo il perché di tanta scurrilità nel rivolgermi a quello che, in un certo senso, era il mio salvatore, ma il motivo era semplicissimo: era una persona odiosa.
    Si chiamava Shiawase, ed era un uomo sulla quarantina da una folta chioma che gli arrivava fino a metà schiena, riccia e corvina, abbastanza smilzo di corporatura e con tutti e quattro gli arti mancanti: al loro posto aveva delle protesi di legno molto grezze, ma almeno funzionali alla sua vita da randagio. Indossava anche una maschera che gli copriva la fronte e gli zigomi, lasciando però scoperti bocca, naso e orecchie. Si vestiva per lo più di stracci color marrone, tagliati, sgualciti e maleodoranti. Sulla fronte della maschera era impresso il kanji rappresentante la parola "gioia".
    Ed infatti, quasi a testimonianza di ciò, ero su quella barca da due mesi ormai, da più di sessanta fottutissimi giorni, e quell'uomo non aveva fatto altro che essere felice.
    Due mesi in mare, andando prima verso nord, fino alla punta estrema del paese del Fulmine, fermandoci solo per pochissimi giorni in anfratti scogliosi dimenticati da tutti i kami dell'universo, magari per cercare di recuperare solo qualche inutile pezzo di legno o d'acciaio buttato in qualche discarica a cielo aperto, fare qualche baratto per un po' di cibo puzzolente e mezzo marcio, e poi ripartire, senza una meta precisa.
    Solo una cosa era sicura.
    Era sempre, costantemente, ininterrottamente, felice.
    Ed io, di converso, l'odiavo, dal mignolino dei piedi e fino all'estrema punta dei miei capelli. L'odiavo.
    Lui, ovviamente, l'aveva capito, risposte come quelle di sopra erano all'ordine del giorno, ma sembrava non importargliene. Lui ti guardava, e continuava a sorriderti.
    Oh, Raiken-kun, stiamo attraccando, come promesso! Lo sai che mantengo sempre le mie promesse! Eheheh! E continuava a sorridere, a darmi pacche sulle spalle, a dirmi di come era bella la vita. Ti strapperò una gamba e te la metterò al posto della testa, che a sua volta finirà al posto del tuo culo, così voglio vedere se sorriderai ancora. Strinsi il mio cinturone di tessuto per cercare di scaricare la rabbia. Eheheh! Sei proprio uno spasso Raiken-kun! Hai visto che cielo limpido oggi? E' una giornata bellissima! Non vedo l'ora di mettere piede a terra! Raiken-kun, ti ho mai detto che questo è il mio paese natio? Eheheh! Una terra bellissima! Sbuffai, superando il timone e dandogli le spalle, sporgendomi dalla piccola prua per sentire il vento tra i capelli, mentre, in lontananza, incominciavano ad apparire le prime sagome del territorio del Paese del Miele. O santo cielo, si, me ne hai parlato, e, giuro, se mi ripeterai la storia di quando eri solo un piccolo bambino monco, del tuo fottuto monastero dove ti seviziavano o di quando sei andato sul cazzo anche agli altri monaci che ti hanno cacciato perfino da un luogo di culto pur di non dover vedere più la tua lurida faccia, e, ripeto, giuro, ti ficco il timone nel cranio. Non lo guardai neanche in faccia mentre lo minacciavo, ma il tono della voce era molto serio, sebbene sapevo che era tutto, perfettamente, inutile.
    Io avevo fatto il callo a lui e alla sua infelice gioia di vivere, e lui aveva fatto l'abitudine a me e ai miei modi bruschi. Piuttosto, dimmi un po', che cazzo dobbiamo fare nel Paese del Miele? Cioè, voglio dire, lo sai che sto solo aspettando che tu attracchi in un diavolo di posto civilizzato e, preferibilmente, senza assassini dalle maschere cremisi a presidiare anche i cessi pubblici, così che io possa andarmene e lasciarti nuovamente da solo a gridare al vento la tua felicità? Sentii il rumore della sua mano di legno sbattere contro il timone. Eheheh! Lo so, lo so bene Raiken-kun! Ma, devi capirmi, avevo dei giri da fare! Questo, però, è l'ultimo! Il continente dell'est è mooooolto grande, con mooooolti paesi. Alcuni sono abitati da brave persone, altri da persone meno brave, però il Paese del Miele è un bel posto dove poter ricominciare una vita felice.
    z6ooNnk
    Guardai il cielo, quasi spazientito. Quante volte dovrò dirti che non voglio ricominciare la mia vita in questo dannatissimo paese? Ben che meno una vita felice, poco ma sicuro. Ho bisogno solo di un luogo dove poter fare qualche soldo facile. Secondo te posso trovare qualche lavoretto qui? Mi girai con il volto per guardare il monaco dai capelli riccioluti, il quale porto uno dei due arti meccanici al mento, facendo finta di pensare con quel suo sorriso beota in volto. Si, si! Perché no! Questo posto fa proprio per te! Si chiama la Costiera delle Stelle Cadenti! Eheheh! Un luogo molto accogliente, dove si possono fare un sacco di buoni affari a basso prezzo... Anzi, gratis! Eheheh! Il governante del Paese del Miele riceve un sacco di ryo per far scaricare in questo posto tutte le cianfrusaglie degli altri Paesi! Mi girai, lentamente, verso il monaco. Alzai un sopracciglio, con entrambe le braccia completamente distese lungo i fianchi. Cioè, dai, fammi capire, per favore, dimmi che non ho capito bene...
    Purtroppo avevo capito molto bene cosa Shiawase intendesse. Non che fosse difficile, ma la mia mente non credeva a nulla che i miei occhi non avessero visto in precedenza, e l'infinita tristezza di quella frase procurò in me una insensata voglia di sbagliarmi, di non voler veramente sapere cosa mi aspettasse una volta attraccato.

    Purtroppo, non mi ero sbagliato. Non mi ero minimamente sbagliato.
    E' tutto un sogno, solo un brutto sogno. Non era un incubo, era solo la cruda e dura realtà.
    Mi hai portato in una fottutissima discarica a cielo aperto. Un'enorme discarica a cielo aperto. Il tono era sostanzialmente privo di ogni forma d'emozione. Avevamo appena attraccato con la nave su un minuscolo molo di legno che, dopo una decina di metri di passerella, conduceva ad una insenatura nella roccia, la quale, a sua volta, tramite degli scalini, scavanti anche essi nella pietra, permetteva l'accesso alla parte superiore della scogliera.
    Era una zona per lo più rocciosa, dove delle montagne, seppur non molto alte, la facevano da padrone. Sopra di esse e via fino a dove l'occhio poteva vedere, una foresta pressoché infinita si ergeva verde e rigogliosa. Ma non era sicuramente tale paesaggio a rubare l'occhio. Non era il color arancio del sole che tramontava ad occidente, sul mare, mentre dall'altra parte il verde e il marrone davano vita ad un gioco di colori da far strizzare gli occhi e chiudere il cuore per l'emozione. Al più si doveva chiudere il naso.
    Era la spazzatura.
    Montagne di spazzatura.
    Vere e proprie colline di rifiuti si stagliavano per tutta la lunga costiera, mentre figure disperate, chi più chi meno, rovistavano tra i rottami, in cerca di qualche improbabile fortuna. O di cibo.
    Lo vidi, era proprio lì, a pochi metri da me. Un barbone ricoperto di stracci leccare un barattolo d'acciaio di quel che doveva essere, un tempo ormai assai lontano, un contenitore per del ramen.
    Eheheh! Allota? Ti piace Raiken-kun? Questo è il posto dove sono nato! Eheheh! Quanti bei ricordi mi sovvengono in mente! Sono così felice di essere tornato a casa! Eheheh!

    Chiudi. Quella. Fottutissima. Bocca.

    Eccoci qui *O*
    Giocata Free GdR e simil addestramento tra me, Jotty e Hoshi.
    Vedete voi che fare! Io ho presentato il png cardine della giocata, che sarà co-masterizzata da me (per la TS I di Jotty) e lo stesso Jotty.
    Buon divertimento! <3

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    Mi avete scassato l'anima per farmi fare il qm di una giocata unicamente per fare la parte di una madre libertina e ora ti lamenti pure
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    Noi siamo quelli belli :sisi:
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    La Sesta Riunione di Kiri

    IV


    Guardai perplessa Meika quando questa mi raggiunse.
    Non riuscivo veramente a capacitarmi di come poteva dubitare del misticismo. Certo che gli ho detto di accettare. Esclamai, quasi sorpreso di quella domanda. Sarebbe veramente da pazzi non accettare una tale proposta! Privarsi dei consigli di Sanjuro e Gassan in questi tempi bui! Cercai di fargli capire la vitale importanza che le arti sciamaniche potevano offrire contro il lato oscuro del mondo.
    Le stranezze, però, non tardarono a rappresentarsi nuovamente, anche senza me e Sanjuro a dare un contributo fondamentale.
    Vidi Asmodai alzarsi da una sedia in lontananza, come se si aspettasse qualcosa da qualcuno, solo per poi risiedersi.
    Vidi una ragazza giovane, e formosa - ma su questo dettaglio cercai di non soffermarmi troppo, vista la vicinanza di Meika - proporsi come torturatore, dopo aver affermato di essere una genin gialla. Alzai il sopracciglio, cercando di notare cosa avesse di giallo, e perché mai quel colore poteva avere una qualche importanza ai fini del suo grado o del suo ruolo.
    Ancora, poi, un giovane ragazzo che, alquanto stupidamente, cercò di avvicinarsi verso le teche delle Spade, solo per essere immediatamente immobilizzato da Yogan. E puoi ritenerti fortunato, di solito le morde... Le braccia. Cercai di rassicurare il giovane, che poi venne ripreso anche da Itai che, in tutta risposta, fece sparire le restanti sei Spade, confinandole in un rotolo.
    Sameha rimané al mio fianco. Tirai quasi un sospiro di sollievo perché, per qualche processo mentale, pensai che anche quella sarebbe scomparsa. Uff. Tirai un sospiro di sollievo, mentre stringevo ancor più al mio fianco la speciale lama, come se timoroso di perderla in qualche modo ora che era mia.
    Ci fu un ultimo ninja a proporsi, e lo fece nella maniera più vistosa di tutte. L'uomo si inginocchiò copiosamente di fronte ad Itai. Keiji Kagome, l'uomo bendato che qualche giorno prima era arrivato moribondo fin nell'ufficio del Mizukage, salvo poi svenire ed essere soccorso da Meika. Lo spadaccino senza spada si propose di entrare nelle squadre speciali, sotto il mio comando.
    Sotto al mio comando, al mio servizio.
    Ohhhh. Spalancai la bocca. Ninja dell'Ordine di Akira... Che nome spettacolare. Suona dannatamente bene, vero? Chiesi conferma a Meika, lì vicino. Altro che Mano Nera di Kiri! Penso proprio che cambierò nome alle squadre speciali! Non mi era mai piaciuto il nero, d'altronde.
    Itai si riservò di pensare a quelle proposte, e invitò svariati ninja nel suo ufficio la mattina successiva. Annuii, quindi mi rivolsi da Itai. Beh, mi servirà sicuramente una mano. Non che abbia paura di agire da solo, ma una coscienza, ad uno come me, fa sempre bene. Almeno ero sincero, anche nei miei confronti.

    Nel frattempo, Sanjuro, oltre a regalarmi il fantastico elmo di non so cosa, si congratulò per me per essere diventato un ninja speciale sulle mura. Ehm... Certo, grazie Sanjuro. Saluti anche a te Gassan. Che le forze sciamaniche siano con te. Magari aveva frainteso il mio nuovo ruolo, ma non potevo mancare di rispetto alle forze spirituali più grandi di Kiri.

    Takeshi prese con lo spirito giusto le mie parole, e da quel mio, breve, discorso, sembrò prendere coraggio e spirito d'iniziativa. Proprio il genere di reazione che mi aspettavo da un ragazzino così attivo e limpido nell'animo. Dopo aver confermato il suo impegno ad alta voce e con più convinzione, sebbene la sua emozione era ben visibile a tutti i presenti, fu invitato anche lui nell'ufficio del Mizukage. Sorrisi al piccolo ninja, mostrandogli il pollice in su in segno di approvazione. Molto bene! Coltivare le nuove leve, era anche questo un compito di noi ninja un po' più esperti, d'altronde.
    Takeshi si dimostrò sempre più intraprendente e, infatti, si avvicinò a me e Meika - quest'ultima doveva averlo già conosciuto in qualche altra occasione - nuovamente, chiedendoci i particolari riguardanti la missione che avevamo affrontato per recuperare il metallo per le Sette.
    Rabbrividii, involontariamente. Brr... Il freddo gelido di Genosha sembrò tornarmi fin dentro le ossa. Beh, vedi... Da dove incominciare a raccontare una missione che, fin dalla partenza con relativo naufragio, era stato un totale disastro, trasformandosi in una sorta di corsa contro il tempo per la sopravvivenza? Ehm... Tesoro! Mi avvicinai dolcemente a Meika, mettendo il mio braccio sotto il suo, cercando di portare a compimento un'attentae oculata manovra di arruffianagine. La racconti molto meglio te! Parlavo come un anziano che diceva quelle stesse, identiche parole all'anziana moglie. Solo che non si trattava della storia del loro fidanzamento, del primo appuntamento o del primo bacio, ma della volta in cui avevano rischiato di morire.
    Morire svariate volte, per la precisione.
    Però, almeno, l'avevano fatto insieme.
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    Mandatemi un pm con descrizione in breve e link alla giocata, vedo io che fare
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    Fai tornare anche il Bosu e mi scoppierà il cuore per i feels
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    Sei arrivato fino al villaggio, hai preso un sacco di informazioni... Hai visto che è tutto difeso a puntino... Che volevi fare?
    Andare a prendere un caffè con il nuovo kage e i suoi amici di bevute che hanno appena vinto una guerra civile?
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    Il Fiore e la Bestia

    VI


    La mia posa da condottiero vittorioso fu interrotta solo da un attacco alla mia mascolinità.
    Il pinguino gigante che gli avevo regalato ormai un anno fa fu lanciato veemente verso le mie parti più intime... E fragili.
    Per fortuna avevo sempre un asso nella manica. Pensavo che la mia speciale abilità potesse essere utile solo in combattimento, ma scoprii, con mia estrema gioia, che poteva essere utile anche per gli scontri domestici. Il peluche si scontrò con il mio corpo, che però divenne totalmente liquido, giusto in tempo per lasciar passare indisturbato il peluche - giusto leggermente inumidito - che si abbatté sul muro, accompagnato dal reggiseno di Meika.
    Wow. Esclamai, mentre ritornavo nuovamente solido e Meika mi fece scivolare nuovamente sul letto, tirandomi per una caviglia. Questo è quel che si dice "appena in tempo"! Scoppiai a ridere, mentre accompagnavo il suo corpo e le sue mani a sdraiarsi di nuovo accanto a me, coprendoci con il lenzuolo. Ad essere importante, è molto importante. Esclamai, convinto.
    Non sapevo in verità quanto potesse essere importante per Meika, ma per me era una scelta più che vitale.
    Nel flusso dei pensieri... Strinsi il suo corpo contro il mio. Ho ripensato a Mizukami, la spada del clan di mia madre. Non so se te ne ho mai parlato... E' una storia abbastanza lunga, e anche abbastanza triste a dirla tutta. Le mie dita sfioravano delicatamente la sua spalla. Per farla breve e non angosciarti troppo... Ho fatto una promessa: quella spada, ora infranta, deve essere riforgiata. Ed ora, per farla ancora più breve, ho deciso di diventare un fabbro. Non avevo idea da dove si iniziasse per diventare un fabbro, ne da chi avrei potuto imparare adeguatamente l'arte, però ormai avevo deciso. E Meika sapeva che, se mi ero messo in testa una cosa, niente al mondo mi avrebbe fatto cambiare idea, per quanto assurda potesse essere l'idea o la convinzione. La guardai negli occhi, sorridente. Semplice, no? Forse la reazione è stata un po'... Esagerata? Forse si.
    Probabilmente si.
    Prima dobbiamo andare al Bosco, poi ne riparliamo... Va bene? Direi di partire settimana prossima... Che ne dici? Non dovrei avere altri... Appuntamenti. Scherzai, incominciando già prima di concludere la frase a bloccargli le braccia e le gambe con le mie per impedirgli una qualsiasi reazione nei miei confronti. Scherzo scherzo... Non creare draghi sputa fuoco, per favore... Sapevo bene che il suo vero potere e punto di forza non stava nella forza fisica, ma nei suoi temibili occhi. Allora... Settimana prossima... Va bene? Baciai il suo collo. Ma ora... Entrai con il corpo tra le sue gambe, ricominciando a baciarla, scendendo fino alla spalla destra con le labbra. Basta parlare...
    La notte non era ancora finita.
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    La Sesta Riunione di Kiri

    III


    Ero comodamente seduto sulla sedia del kage quando un numero diverso di personaggi incominciarono a farsi avanti, chi per un motivo chi per un altro.
    C'era Asmodai, il quale, in preda al dolore per la morte del suo amato kage, incominciò a delirare, dicendo di voler aprire un sushi bar, di voler eliminare la concorrenza tagliandogli la testa - d'altronde eravamo a Kiri, la concorrenza era spietata in quel tipo d'attività - utilizzando un'ipotetica spada nascosta nelle teche in cui, invece, erano riposti i vari pezzettini del corpo di Itai.
    Poi venne il turno di Keiji, l'uomo bendato che avevo conosciuti alla costiera qualche tempo prima, e che poi avevo rivisto per qualche secondo, prima che svenisse, nell'ufficio di Itai solo qualche giorno prima. Anche lui era in preda all'agonia per la prematura morte della massima autorità del paese. Prese ad urlare di allontanarci, che da un momento all'altro Itai avrebbe fatto ingresso in quel luogo.
    Scossi il capo, tristemente, mentre asciugavo una lacrimuccia dal mio occhio destro con la manica della mia maglia bianca.
    Guardai Sanjuro, toccando il suo braccio. Guardali... Sono disperati... Come potrò colmare questo enorme vuoto? Come posso fare, amico mio? Un così enorme vuoto... Vidi Meika allontanarsi in un angoletto, rannicchiandosi. Meika... Non stavo pensando a lei, preoccupandomi invece per tutto il villaggio. Avrebbe dovuto aspettare, se avesse voluto veramente. Sapevo che l'avrebbe capito, prima o poi. Allungai simbolicamente un braccio verso di lei, cercando di stringere la sua mano anche se distante.
    Sanjuro rispose a Keiji, con una delle sue frasi solo apparentemente prive di alcun senso, ma questo solo per orecchie e cuori non pronti. Parole sagge, amico mio... Annuii, concordando con le parole dello sciamano.
    Ma era arrivato il momento.

    Sanjuro stava per mettere il copricapo del Kage sulla mia testa. Non guardai cosa stesse prendendo dal suo zaino, la convinzione era troppa.
    Sentii il leggero copricapo essere posto sulla mia folta chioma color blu.
    Troppo leggero.
    Troppa puzza.
    Mmhh? Guardai all'insù, notando soltanto lo scheletro di una qualche bestie imprecisata. Che diavolo è questo...! Che diavo.... ARGHHHHH! Una cosa assurda, una cosa impossibile stava accadendo!
    z6ooNnk
    Uno spirito fluttuante, traslucido, con le sesse sembianze di Itai era appena apparso davanti a noi! SANJURO! Chiamai il vecchio sciamano, saltando via dalla sedia, facendo cadere la coroncina di lucertola delle nevi o quel che era. Sanjuro, aiutalo! Ha smarrito la via di casa, dobbiamo condurlo alla casa dei suoi padri! E lo sciamano non se lo fece ripetere due volte, iniziando il rituale. Lo stravagante rituale.
    Ma quelle erano le vie del misticismo, chi ero io per interrompere o interferire con tali potenze?

    Il peggio, però, ancora non era venuto.
    SANJUROOOOOOO! Urlai, con tutto il cuore, mentre un secondo Itai appariva di fronte a noi. UNO ZOMBIEEEE! Lo sciamano sembrava essere l'unico ad aver capito la gravità della situazione, e come me, fu l'unico a provare a fare qualcosa. Sfoderai la mia katana ed impugnai Gassan, mettendolo la spada perpendicolarmente al potente mezzo dello sciamano, improvvisando una croce. Indietreggia, mostro! Abominio! Io e il più potente sciamano di questa terra ti scacceremo! Tornerai nel mondo dei morti! Lascerai in pace i vivi! Qualcosa, però, non andava. Dalle spalle di Itai apparve Yogan. Eh... Eh... Restai basito per un istante. Giusto il tempo per capire quel che avevo creato.
    Guardai con la coda degli occhi Sanjuro prima, passando poi a guardare di nuovo Itai, quindi Yogan. Eheheheh! Sbattei sul petto dello sciamano Gassan. Ti è piaciuto lo spettacolino? Stavamo intrattenendo la folla... Eheheheh... Rinfoderai la katana, dileguandomi in un istante dal centro della scena, raggiungendo Meika. Scherzavo, scherzavo... Piaciuto lo scherzo? Sono stao simpatico, non è vero? Si, si... stiamo preparando una piccola commedia come recita di tutti i guardiani! Io sono il protagonista, ovviamente... Eheheh! Giustificazioni varie, finché non sussurrai a Meika, tirandogli un pizzicotto e parlandogli di nascosto. Perché diavolo non mi hai fermato...? Sapevo che c'aveva provato, ma dovevo pur giustificarmi in qualche modo. Mai una parola su tutto ciò. Sanjuro era pazzo, era giustificato. Io no.
    O comunque non del tutto.

    Per fortuna l'attenzione di tutti fu nuovamente spostata verso Itai, quello vero però. Un breve discorso, e poi accadde quello che, ormai, sapevo. Il fabbro aveva fatto il suo dovere, come me e Meika il nostro.
    Le Sette erano state riforgiate!
    z6ooNnk
    Osservai attentamente tutte e sette le... Normalissime Katane? Eh? Le Spade di Kiri erano famose per essere spade fenomenali, incredibili, non solo per i loro poteri, ma anche per la loro forma! Non potei interrogarmi più di tanto su quel problema, visto che il mio nome fu fatto ad alta voce davanti a tutti. MH?! Mi destai, quasi imbarazzandomi per quel momento in cui non ero stato presente a me stesso - non che sia troppo una novità, n.d.a.
    Fummo invitati a farci avanti e, dopo un breve sguardo con Meika, con un veloce balzo fui davanti al Mizukage. Inchinai leggermente la testa in segno di rispetto, dopo tante idiozie.
    Non ero più un guardiano. Un enorme sorriso apparve sul mio volto, senza che alcuna parola uscisse dalla mia bocca.
    Non era finito. Avrei guidato le squadre speciali. I miei occhi incominciarono ad inumidirsi.
    Non era ancora finita. Una delle Sette apparve nella mano di Itai e, come d'incanto, mutò! Cambiò la propria forma, divenendo un'enorme spada di colore azzurro dai fili seghettati, con un lungo artiglio. Stavo per svenire.
    Mi era stata affidata Sameha. G... G... Grazie...! Quasi balbettai, mentre allungai il braccio per impugnare la mia nuova spada. Quando le mie dita strinsero l'impugnatura, però, Sameha si trasformò nuovamente nella semplice, per quanto bellissima, katana di prima. EH?! Incominciai a guardare l'impugnatura e la base della lama, cercando qualcosa che non c'era. Come diavolo è successo?! Non conoscevo nulla del funzionamento delle Sette, ma avrei avuto tempo per imparare.
    Solo una cosa era certo. Ero il primo Spadaccino della Nebbia dopo tanto tempo.
    Guardai Itai negli occhi, sorridendo. Servirà Kiri, fino alla mia morte. Parlai, ad alta voce, con tono serio e deciso. Presi anche il raffinato e decorato fodero di Sameha, quindi la riposi ben stretta al mio fianco, e dopo un altro piccolo inchino, feci nuovamente un passo all'indietro e poi di lato, mettendomi vicino a Yogan, a cui rivolsi un sorriso e un occhiolino.
    Non fui l'unico a ricevere dei compensi per i servigi. Meika divenne la nuova primaria dell'ospedale, mentre a Ryuu fu promessa una delle Sette, ma solo a tempo debito. Annuii per le scelte di Itai, che poi continuò con il suo discorso.
    Itai poteva fidarsi di noi, lo sapeva, ma noi non potevamo fare tutto da soli. Avevamo bisogno di aiuto, quindi invitò agli shinobi di Kiri in grado di assumersi delle responsabilità di farlo, affinché la Nebbia potesse risorgere come le sue Spade.
    Il primo a farsi avanti fu Sanjuro, il quale si propose come consigliere. Annuii, quasi seriamente, alle parole dello sciamano che, poco ma sicuro, a parole era molto bravo. Almeno quando concludeva periodi di senso compiuto. Mi sporsi leggermente verso Itai, sussurrando. Sarebbe una buona scelta per il Villaggio. Quel tipo è svitato, ma sa il fatto suo. Era impossibile capire se fossi stato serio o meno, ed ero sicuro che Itai non avrebbe voluto neanche indagare su tale questione, visto che, probabilmente, se l'avesse fatto, sarei finito a tornare sulle mura.
    Senza Sameha.
    Dopo di Sanjuro una voce si alzò dalla folla. Cercai con lo sguardo il ninja che aveva parlato, ma non lo trovai, almeno finché questo non uscì allo scoperto, rivelandosi come un bambino. Era uno studente dalla chioma bizzarra quasi quanto la mia, con la mia stessa esuberanza di quando ero giovane... No, con la stessa esuberanza di adesso.
    Il viso si illuminò di fronte a tanta determinazione, e finii con il sorridere di cuore davanti a quel piccolo ninja. Feci un passo avanti, avvicinandomi allo studente, ma non prima di aver fulminato con lo sguardo chiunque - se ci fosse stato - avesse tentato di ridere alle parola di quel bambino. Se posso permettermi... Guardai Itai, aspettando un suo cenno. Mio piccolo amico... Mi posizionai in ginocchio, di fronte a lui, arruffandogli i capelli. Kiri ha bisogno di tutti colore che tengono al suo bene... Studia, addestrati e impara... Cresci... E combatti per tutto quello che ritieni giusto. Proteggi i tuoi ideali, i tuoi cari... Il tuo Villaggio.
    Che discorso maturo.
    Forse ero io il posseduto, non Itai.


    Edited by -Hidan - 16/2/2016, 22:25
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    Vizi di Forma

    Spalle al Muro


    Nulla era come sembrava.
    Se mai fossi tornato vivo da quella missione, sarebbe stato un insegnamento che mi sarei portato dietro per tutta la vita.
    Non che fossi sicuro di tornare vivo da quel posto, però questo fu il mio pensiero una volta entrato nel piccolo forte di legno del nobile commerciante di legno. Fummo scortati immediatamente al palazzo da diverse guardie e, passando nel polveroso luogo che non veniva ricompreso nel palazzo principale, potei notare come ad un minimo numero di artigiani o semplici lavoratori, corrispondeva un numero impressionante di samurai o guerrieri.
    « Male... » Sussurrai, digrignando i denti. Certo, eravamo molto vicini ad Ame, ma quel numero impressionante di guardie non mi sembrava per nulla normale. Poteva essere un luogo sicuro, o poteva essere una trappola per topi.
    Fummo fatti entrare nel palazzo, accolti da un giovane che faceva la funzione di scudiero del nobile Sarumaki, il quale ci condusse alle nostre rispettive stanze, raccomandandosi di lavarci e riposarci fino all'ora di cena, dove avremmo finalmente incontrato il ricco proprietario del luogo. Era strano. « Il tuo signore è troppo occupato per accoglierci di persona, eh? » Guardai Anzo. « Non eravate grandi amici? Non ti doveva un favore? Io, se sono debitore di qualcuno, il minimo che faccio è accoglierlo a casa mia... » Guardai con uno sguardo di diffida il giovane, mentre facevo entrare Anzo nella sua stanza, dopo averla ispezionata. Nulla di strano, sembrava essere tutto nella norma. Anzo, felice come mai da quando eravamo partiti da Suna, continuò a rassicurarmi, chiedendomi di lasciargli un po' di intimità. Alla lunga, decisi di accontentarlo, chiudendo dietro di me le porte della sua stanza.
    E subito la fonte della puzza si presentò al mio cospetto, nella persona del nobile Sarumaki, accompagnato da due samurai, ben armati e con la mano sull'elsa delle loro spade. « Ehi... Ragazzi, stiamo calmi... Va bene fare i duri e minacciarmi, ma non sfidate mai uno spadaccino. Chiaro? » Era puzza di letame, ora l'avevo riconosciuta. Fui invitato "spintaneamente" a seguire il nobile nelle mie stanze. « Forza, togliamoci di qui... » Cercai di accontentare l'uomo, non conoscendolo, pensando solo a portarlo lontano da Anzo. Arrivammo nella mia stanza, poco lontana da quella del vecchio nobile, quindi il nobile iniziò a parlare. La sua intenzione era quella di uccidere Anzo. Sbuffai, spazientito.« Strano... » Ormai era un classico da più di una settimana. Ogni persona che incontravo voleva Anzo morto, compresi i suoi debitori.
    Ero con le spalle al muro, inchiodate, nel vero senso della parola. Bloccato in una piccola fortezza, con duecentocinquanta guardie secondo Sarumaki. Potevo anche non credere a quel numero, ma non era poi così irrealistico, anzi, era stranamente affidabile. Solo che mi lasciò una scelta: uccidere io stesso Anzo, ed essere ricompensato, oppure lasciarlo morire, non interferendo con le sue guardie e assassini. Il tutto sarebbe dovuto accadere al più dopo la cena. « Tsk... » Incrociai le braccia. « Finito? Vorrei riposarmi adesso, è stata una giornata molto lunga... E la nottata non sembra meno impegnativa... » Guardai con aria di sfida il nobile, che si dileguò, seguito dalle sue due guardie.
    Caddi sul letto, sprofondando nel materasso. « O, cara Shizuka... Forse ho preso veramente la strada sbagliata... » Stavo parlando da solo, visto che non avevo nessun altro con cui parlare. Forse non avrei avuto mai nessun altro con cui farlo. Il cuore mi si stava stringendo nel petto. Uccidere Anzo?
    No, mai. Sarei morto pur di farlo. Era un detestabile, stupido vecchio, corrotto e ingrato, ma il mio codice non prevedeva in alcuna maniera una tale possibilità. Quella era stata la mia missione, ma ancora più importante, era diventata una promessa nei confronti di quell'uomo. Ero un guardiano, non un assassino. Non avrei potuto convivere con quel peso, non avrei mai potuto farlo. Sarei morto, davanti alle porte della sua stanza contro trecento samurai piuttosto, ma mai avrei permesso che qualcuno sfiorasse anche solo con un dito quel vecchio finché avrei avuto un respiro in gola. Che cosa idiota, l'onore.
    Ma Anzo, dopo tutti i miei sforzi, sarebbe comunque morto. Non potevo sopravvivere, e neanche lui, lo sapevo troppo bene, dovevo solo accettare quel dato di fatto. Accettare la mia condizione, e difendere fino alla fine quello in cui credevo. Se così non fosse stato, tanto valeva morire immediatamente, magari falciato da uno dei dardi che erano volati nel deserto, avrei avuto comunque più onore da cadavere che da assassino.
    Ripensai a quell'immensa distesa di sabbia bollente, al sangue che copriva la sabbia durante la prima notte, ai miei compagni, a Shizuka e i suoi occhi rossi, splendenti nella notte. Avevo avuto l'onore di poter vedere lo sharingan dal vivo dopo aver sentito tanti racconti, anche se non mi entusiasmò particolarmente il suo utilizzo. D'altronde, non aveva avuto alcun effetto. Nessuno su Anzo. Ripensai alle parole di Shizuka, di come avesse cercato di usare un'illusione su di lui tramite i suoi occhi, fallendo miseramente. Di come aveva cercato di bloccarlo, e aveva fallito anche in quell'occasione, visto che Anzo si era dimostrato più forte di lei con i soli muscoli del suo collo.
    Era incredibile quel vecchio. Partito con solo due guardie da Suna, seppur cosciente di essere ricercato da dei mercenari, e dopo aver richiesto all'Accademia una missione di livello C. Non ci potevo credere. O meglio, nel bel mezzo del viaggio, non c'avevo mai pensato. Uno degli uomini più ricchi del Paese del Vento, corrotto politico e commerciante, miserabile e meschino fino all'osso, capace di far sacrificare anche le sue guardie private per aver salva la vita, che partiva in fretta e furia, senza una scorta adeguata, seppur con i mezzi per poterne affittare una, e senza l'equipaggiamento adatto. Inoltre, forte ogni oltre immaginazione e resistente alle illusioni. Ah, puzzava anche di ammoniaca, quasi mi scordavo.
    « Non ha senso... » Lo pensai, lo dissi ad alta voce, mentre andavo a cercare il pugnale sotto il mio letto, trovandolo e impugnandolo. Nulla aveva avuto senso di quella missione, fin dal principio.
    Perché non chiedere una scorta adeguata? Perché non essersi attrezzato per un tale viaggio? Perché i nemici sembravano essere sempre un passo davanti a noi? Nel deserto, alla locanda di frontiera, adesso fino al palazzo di un suo debitore... Ma che lo vuole morto.
    Mi alzai dal letto, incominciando a camminare lentamente, passo dopo passo, respiro dopo respiro, fino alla camera di Anzo. Il cuore, ancora stretto, per un attimo si fermò, quando spalancai la porta della sua stanza senza bussare, trovandolo seduto su una poltrona, già lavato e rinfrescato. Con uno sguardo quasi perso nel vuoto, chiusi la porta dietro di me, quindi lanciai il pugnale verso il vecchio, ma mirando ad una trentina di centimetri verso la sua destra. La lama viaggiò veloce, andandosi a conficcare nel muro di legno dietro ad Anzo. « Dobbiamo parlare, vecchietto mio... » Quello forse sarebbe stato il mio ultimo discorso con una persona amichevole, per quanto amichevole poteva definirsi Anzo, però dovevo recitare una parte. Dovevo essere sicuro di morire per una causa giusta. « Il tuo amico e debitore, Sarumaki, mi ha chiesto di ucciderti. Ho tempo fino a dopo la cena, dopo tale evento, lo farà lui stesso, o una delle tue guardie. Sarò ricompensato, ovviamente. Lui confermerà di come i briganti ci hanno raggiunto nella foresta, trovati, circondati, e di come io, eroicamente, abbia provato fino all'ultimo a salvarti, fallendo infine nella mia missione. Manterrò il mio incarico, e porterò anche un bel po' di soldi con me... » Mi andai a sedere di fronte ad Anzo, continuando a fissarlo negli occhi. « Non male come proposta, vero...? Ma, prima di ucciderti, voglio delle risposte. Ho ripensato tanto a quello che è successo in questi giorni, e non riesco a spiegarmelo in alcun modo. Come puoi tu, Anzo, politico e commerciante membro della famiglia reale del Paese del Vento, aver richiesto una missione di grado C all'Accademia, sapendo di essere braccato? Come puoi tu essere partito in fretta e furia, anche dopo aver fatto tale richiesta, e quindi sapendo di essere in pericolo, senza scorta e senza equipaggiamento? » Appoggiai le mani sul tavolino di fronte a me, avvicinandomi verso di lui. « Come puoi tu esserti liberato dalla stretta di un ninja anche più forte di me ed aver resistito ad una delle più potenti tecniche illusorie del mondo ninja senza alcun addestramento? » Sbattei i palmi delle mani sul tavolo. « Chi diavolo sei tu?! » Alzai la voce, furioso come forse Anzo non mi aveva mai visto. La paura di morire, di non poter più rivedere Meika, di non poter mantenere le mie promesse, la frustrazione per aver perso così tante vite, di abbandonare i miei sogni, le mie speranze. Tutto stava uscendo fuori dal mio cuore per mezzo della mia voce. « Ovunque tu ci abbia condotto, ovunque tu mi abbia condotto, è sempre stato in bocca al pericolo! I nostri nemici erano sempre un passo davanti a noi, come se sapessero sempre dove ci trovassimo o dove ci saremmo diretti! Perfino qui! Dove credevi fossimo stati al sicuro! Perfino nelle fortezze dei tuoi debitori, dei tuoi amici, invece, siamo in pericolo... » La mia voce si calmò, i muscoli, prima irrigiditi, si rilassarono improvvisamente. Chiusi gli occhi, respirai a fondo. Poi mi alzai dalla sedia.
    « Dove ero in pericolo... » La mano andò ad impugnare il fuuma kunai, che venne sfoderato. « Non c'è via di scampo, Anzo... Lo sai... Ho le spalle al muro... » A piccoli passi incominciai a fare il giro del tavolo, fermandomi a meno di un metro dal vecchio nobile. « Mi dispiace. »
    Lo guardai negli occhi, come se fosse l'ultima volta. Alzai l'arma, pronta a colpire.
    Solo che non avrebbe mai colpito.
    Magari mi sbagliavo, magari era solo la paura di morire ad avermi fatto diventare paranoico, ma speravo, con tutto me stesso, che la paura avrebbe fatto breccia nella verità. In caso contrario, sarei stato pronto.
    La scelta l'avevo già presa, anzi, non c'era mai stata.
    Nessun compromesso, neanche di fronte alla morte.

  11. .

    L'Acchiappasogni

    IV


    Inutile provarci.
    Ero entrato in una spirale di idiozie senza fine.
    E la cosa mi piaceva alquanto.
    Si, si... Tieniti pure Gassan! Sbeffeggiai lo sciamano. Mi occuperò di questo tizio spugnoso da solo. Esclamai, ritraendo il braccio teso e preparandomi allo scontro fisico con l'essere mostruoso. Ma questo nascondeva più sorprese di quanto avessi solo osato immaginare.
    In men che non si dicesse la spugna-umana, o l'uomo-spugna che dir si voglia, staccò dal proprio corpo minuscoli pezzettini del suo spugnoso manto, tirandole verso di me. Sanjuro provò ad avvertirmi della pericolosità di quei colpi: erano veri e propri proiettili anti-Hozuki!
    Dovevo schivarli, ne andava della mia stessa vita. Non potevo morire assorbito in tal modo, in una dimensione che non esisteva in nessun posto se non nella testa di Sanjuro. Solo che non potevo evitarli. N-U-U-U-O-O-O-O-O-O-O-O...! Avrei incominciato a gridare, con fare tragico, come nei migliori film d'autore in cui, all'apice della scena di pericolo assoluto, quella che precede di pochi istanti l'attimo fatale, partiva l'effetto rallentato. Non eravamo in un film, quindi avrei pensato io a ricreare io quell'effetto, incominciando ad urlare, soffermandomi su ogni singola lettera. A-A-A-I-I-U-U-T-O-O-O-O...! Il corpo avrebbe incominciato a muoversi, ma anche questo era ormai afflitto dalla sindrome da slow motion. Il risultato sarebbe stato un idiota che avrebbe cercato di schivare i proiettili lasciandosi cadere verso l'indietro, tenendo però i piedi ben attaccati al suolo per tutto il tempo dell'improbabile schivata. [Gif di Riferimento] Ma, come detto, erano troppo veloci.
    Era tutto inutile. Proprio quando credevo di poter evitare ogni singolo proiettile anti-Hozuki, l'ultimo di questi sfiorò il mio busto, quel tanto che bastava per farmi perdere l'equilibrio e cadere con le spalle a terra. MI HA COLPITO! MI HA COLPITO! STO PER MORIREEEE! Incominciai a dimenarmi a terra, sbattendo i piedi, mentre le mani andavano a coprire, come se fossi stato trapassato, il punto del costato colpito dal proiettile di spugna. Tutto questo per una decina di secondi abbondanti, finché non ebbi il coraggio di togliere le mani e guardare.
    Nulla.
    Idiota di uno sciamano! Altro che proettili anti-Hozuki! Mi rialzai di scatto, con un colpo di reni. E' SEMPLICE SPUGNA! Gridai, infuriato per la paura che mi aveva messo inutilmente addosso.
    Ma non era ancora finita. La spugna gigante divenne... Due spugne. Esattamente due identiche spugne, solo grandi la metà di prima. CHE MINCHIA FA PURE QUESTA. Non aveva senso. Nulla aveva senso con Sanjuro, d'altronde. Dovevo smettere di chiedermi il senso delle cose quando stavo con lui.
    I nemici giurati del mio clan si gettarono verso di me, nuovamente con l'intenzione di abbracciarmi, probabilmente. Eh va bene, ora basta. Dovevo far finire quella follia, quindi decisi di non muovermi. Attesi i nemici fermo, statuario, come solo chi combatte con delle spugne zombie può essere, e quando sarebbe state abbastanza vicine, avrei semplicemente allungato le braccia, cercando di fermarle tenendo ferma la loro testa/estremità superiore della spugna. La differenza di statura si sarebbe fatta sentire.
    Se fossi riuscito nel mio intento, ovvero bloccare l'avanzata delle spugne, mi sarei soffermato sullo scontro di Haseya. E sulle sua parole, soprattutto sulle sue parole.
    Mh? Come dici? Alzai il sopracciglio destro. Negare? Io sono assolutamente ed estremamente arrogante. Mai negato in vita mia. Risposi, quasi sorpreso da quelle parole, solo poco dopo aver ammesso di mia iniziativa quel lato del mio carattere. Ma ipocrita... Oh, no, ragazzona mia, ti sbagli proprio... Scossi la testa, sorridendo beffardamente. Dimostrami che mi sbaglio. Prova a farlo. Invitai la studentessa a combattere. Stupiscimi. Fammi ricredere su tutto ciò che ti riguarda. E non aveva tanto tempo per farlo.

    Resistette, in un modo o nell'altro, al primo attacco della ragazzina d'avorio, e contrattaccò con la giusta solerzia. I colpi arrivarono tutti al bersaglio finché, dopo l'ultimo calcio sul costato, il fantoccio venne sbalzato lontano, cadendo al suolo e rimanendoci per qualche secondo.
    Giusto qualche secondo, giusto il tempo per essere circondata da un'aura luccicante. La bambina incominciò a rialzarsi, e quando si fu rimessa in piedi, era cresciuta. Sembrava che fossero passati tre o quattro anni in una manciata di secondi. Cosa stava accadendo?
    Non avrebbe avuto tempo per farsi troppe domande. La ragazzina si mosse verso di lei, come se non avesse risentito in alcun modo dei colpi portati da Haseya.
    Eliminò la misera distanza che li separava [Slot Movimento Gratuito] e si preparò per una nuova offensiva. All'incirca ad un metro da lei, il fantoccio d'avorio improvvisamente fermò la sua corsa, facendo perno sull'avampiede sinistro e, sfruttando la velocità del movimento, tentò di colpire la parte superiore del busto di Haseya con un calcio circolare alto. [Slot Azione I] Sia che il colpo fosse andato a segno, sia che fosse stato parato o schivato, recuperato l'assesto e quindi l'equilibrio, avrebbe tentato di portare una gomitata, concludendo la rotazione, ma solo se fosse stata in grado di raggiungere l'obiettivo. Se invece la distanza fosse stata superiore, la gomitata sarebbe stata sostituita da un simil pugno a martello laterale. Il gomito avrebbe fatto schizzare ed allungare l'arto sinistro, con il tentativo di colpire ancora il busto di Haseya, e qualsiasi parte del suo corpo sarebbe andata comunque bene. [Slot Azione II] A quel punto la rotazione sarebbe terminata, e l'essere sarebbe stato ora perfettamente frontale rispetto ad Haseya, ad una distanza praticamente zero per ogni colpo. Eccezion fatta per una testata, e proprio quello sarebbe stato l'ultimo colpo portato. Una testata diretta verso il plesso solare della ragazza di Kiri. Terribilmente efficace. [Slot Azione III]
    Forse quel posto non aveva alcun senso, ma non per questo non era pericoloso.

    L'essere sta crescendo così come le sue statistiche, come puoi vedere.
    Prima di continuare, però, qualche appunto:
    1 - Vero che non l'ho fatto neanche io, forse per fretta nell'altro post, ma nei combattimenti cerca di dare evidenza off gdr delle azioni che fai, che siano semplici slot azione o slot tecnica. Non c'è bisogno di usare il neospoiler o il turbospoiler, ma danne comunque evidenza in qualche modo.
    2 - Risposta alla tua domanda: il danno si calcola misurando la potenza del colpo avversario (di base è 10) alla tua potenza difensiva (di base, 0). Ovviamente, se nella parte del corpo hai una protezione, quella è la tua potenza difensiva, solo per colpi fisici, infatti le protezioni (mi riferisco solo agli equipaggiamenti di protezione) non proteggono da attacchi con il chakra (ninjutsu, spade ricoperte di fuoco, genjutsu, ecc). Al termine di questo primo conteggio, ogni tacca di vantaggio della Forza (attaccante) rispetto la Resistenza (difensore), aumenta di 5 la Potenza dell’attacco, viceversa, ogni tacca di vantaggio della Resistenza (difensore) rispetto la Forza (attaccante), diminuisce di 5 la potenza dell’attacco. L’aumento di potenza si applica come ultimo bonus dopo gli altri garantiti da tecniche/abilità. La potenza minima è 3 (Lieve).
    - Colpo Senz’arma: La Potenza del colpo senz’arma è 10. I [Potenziamenti] incrementano la potenza del colpo senz’arma. La Potenza massima aggiuntiva al colpo senz’arma per la differenza tra Forza e Resistenza è pari a +10 da Studente, +20 da Genin, +30 da Chunin, +40 da Jonin.
    - Colpo con Arma: La Potenza dell’offensiva varia in base all’arma [Mischia], [A Distanza]. La Potenza massima del Colpo con Arma, esclusi tutti gli altri potenziamenti quali tecniche, meccanismi ecc… è pari a al doppio della Potenza dell’arma stessa. La Potenza minima del Colpo con Arma è sempre pari alla metà della Potenza dell’arma stessa.
    - Sempre parienergia il difensore, il danno viene calcolato come nel Colpo con Arma.

    Introduciamo gli impasti di chakra.-
    Puoi impastare il chakra per migliorare le tue prestazioni. Uno studente può impastare massimo 2 tacche a round, per un consumo 1/2 basso (1/4 basso ogni tacca da studente, in sostanza), quindi vedi te se hai bisogno o meno! Ogni tacca in più al limite dato dal grado, "costa" 1/2 di vitalità oltre al normale consumo in chakra. Cosa diversa è il CAP, ovvero il numero massimo di tacche ottenibili in una singola statistica come addizione di tutte le conoscenze possibili (abilità, impasti, tecniche e via discorrendo). Le tabelle complete sui CAP, Impasti massimi per grado e via dicendo le trovi nel regolamento se hai bisogno più in là.

    Buon post!


  12. .
    Tentasse di mettere ordine.

    Credete veramente di poter fermare Sanjuro e Akira? È un cazzo di tag team perfetto
  13. .

    La Sesta Riunione di Kiri

    II


    Non era vero. No...
    Non poteva essere vero. Ti...Ti stai sbagliando...
    Era tutta una finzione, una burla, un errore. Incredulo e come pietrificato rimasi immobile sulla sedia principale, mentre i ninja del villaggio facevano di volta in volta ingresso nel luogo. Dapprima entrò Seinji, poi Ryuu, seguito da una ragazza e da Meika, poi tutti gli altri, ed infine arrivò Sanjuro, lo sciamano. Era stato solo grazie a lui che ero riuscito a capire l'errore che avevo commesso, sin dal giorno precedente. Come è potuto succedere... Quando?
    Lo sciamano, accompagnato dal fedelissimo - era un bastone, dopotutto - Gassan, entrambi in abiti da alta cerimonia, per le occasioni formali e più spirituali e mistiche, senza dire una parola, iniziò i preparativi per la sua cerimonia. C-Come faremo adesso...?
    La mia testa si poggiò, come di schianto, sulla sedia, mentre le gambe sembravano crollare anche se il peso del mio corpo era sostenuto dalla sedia. I miei occhi, ormai umidi, per aver realizzato ciò che era successo, erano volutamente distolti dal braciere per il corpo di Itai. O quel che ne restava.
    E' stato il Jashinista... Sibilai. Doveva essere andata così.
    Ryuu aveva trovato il fabbro, l'adoratore immortale amante delle uccisioni e questo, preso da un raptus di ira funesto causato dalla sua folle religione, doveva aver sorpresa Itai nel sonno, e fatto sciacallaggio del suo corpo. La missiva portava il sigillo del Mizukage e il suo nome non perché era stata indetta DA LUI, ma perché era PER LUI.

    Itai era deceduto. E quindi quelle non sono le Sp-p-pad-e-e... Le teche erano state coperte per nascondere agli occhi degli shinobi la vista del povero corpo sventrato del giovane kage. Ma perché sette?
    Quasi non notai la presenza di Meika e le sue parole al mio fianco, ero troppo sconvolto. Le emozioni e i pensieri assalivano la mia testa e il mio cuore. Itai era morto, ed era anche colpa mia. La mia insistenza per riforgiare le Sette era stata tale da non fargli prendere le dovute cautele con il fabbro. Un uomo così pericoloso non poteva di certo stare vicino al kage senza dovuta protezione, ma per via delle segretezza della missione questo non era stato possibile.
    Era stata colpa mia.
    Crollai a terra, in ginocchio, proprio mentre Sanjuro si avvicinava a me. Meika... Guardai l'Akuma in volto, in cerca del suo sostegno. Perché non sono stato avvisato! Ero il fottuto guardiano di quel villaggio, oltre ad essere uno dei ninja più vicini al Mizukage, eppure nessuno aveva avuto il coraggio di dirmelo. Lo hanno trucidato! Quel bastardo di un fabbro! Non gli bastava ucciderlo colpendolo alle spalle, ha smembrato il suo cadavere! Sette pezzi! Sette fottutissimi pezzi! Battei entrambi i pugni a terra con violenza, con tutta la forza del mio corpo, facendo scricchiolare il pavimento del vecchio tempio. Le lacrime caddero sul legno. Un chiaro riferimento alle spade che lui voleva riforgiare... Un atto di potenza e simbolico, oltre ad essere irrisorio nei confronti di Kiri tutta.
    Singhiozzai, deglutii, ma alla fine cercai di riprendere il controllo.
    Dovevo farcela. Se non io, chi altro doveva?
    Troppi pochi ninja, troppo inesperti. Sanjuro sarebbe stato un abile e fidato consigliere grazie ai suoi poteri mistici e di preveggenza. Meika era un dottore, ed era a me troppo cara: una carica come quella sarebbe stata forse un fardello troppo grande per lei, ed io non potevo permettere che gli accadesse qualcosa. L'uomo mascherato degli Akuma? Asmodai non aveva ancora recuperato la piena fiducia di Itai, non poteva di certo avere la mia.
    Dovevo farlo io. Per Kiri, per le giovani e promettenti nuove leve come Ryuu, e anche per Itai stesso.

    Ritrovai la forza.
    Mi rialzai da terra, guardando un'ultima volta ancora il dolce viso di Meika.
    Era bellissima.
    Stava cercando di sorridere per farmi forza, anche lei era d'accordo con me.
    Gli sorrisi a mia volta, con le lacrime ancora che scendevano dai miei occhi. Gli sfiorai la mano con la mia, quindi, invitato da Sanjuro a prendere la parola per ricordare Itai, feci un passo avanti e parlai ad alta voce, cercando di nascondere l'emozione, la tristezza, la paura e lo sconforto. Prima di ciò, rivolsi un sorriso e un cenno del capo in ossequio allo sciamano. E a Gassan.

    Shinobi e kunoichi di Kiri, fratelli della Nebbia, amici miei... Questo è un giorno di dolore non solo per Kiri, ma per tutto il paese dell'Acqua. Quest'oggi mi duole comunicarvi che il nostro amatissimo Nono Mizukage, Itai Nara, è deceduto prematuramente. Non fu un avversario onorevole ad avere la meglio su di lui, nessuno avrebbe potuto, lo sappiamo bene... Fu un fabbro traditore e voltagabbana, che troppe volte nella sua vita ha ucciso e troppe altre volte lo farà, non per necessità ma per gusto del sangue e della morte, in none di un dio falso e sanguinario.
    Pagherà, lo giuro sul mio cuore e sul mio clan.
    Battei il pugno destro sul mio petto, in prossimità del cuore, con sguardo fiero rivolto verso terra. Ma quest oggi deve essere un giorno solo per Itai, per ricordare la sua memoria, per ricordarci per sempre di lui. Lui... Uomo d'onore, leale, coraggioso... Ninja potente, come pochi se ne sono visti su questo mondo... Marito e padre, non solo per le sue bambine, ma per tutti noi. Quest oggi noi siamo qui riuniti per dirgli grazie.
    So che tutti voi avreste mille parole di ringraziamento per il nostro Kage, ed io non posso fare la vece di tutti voi... Non mi sento in grado di farlo, non riuscirei... Quindi preferisco lasciare la parola a voi, miei cari amici, prima di lasciar fare a Sanjuro i riti necessari per guidare lo spirito di Itai verso il regno dei suoi padri e dei loro padri prima di loro.
    Era forte in vita, lo sarà nella morte. Saprà trovare la strada e il suo posto nel nuovo mondo.
    Guardai il tetto, ma figuratamente immaginai un cielo stellato sopra di me, e una scia bianca di una cometa, che mostrava la via ad Itai, e guidava le nostre azioni sulla terra.

    Il tempo per la successione sarebbe arrivato presto. Cercai la mano di Meika, stringendola. Mi occuperò io della tua famiglia... Quelle bambine non cresceranno senza un padre, come ho fatto io... Non lo permetterò mai, amico mio... Meika e Sanjuro avrebbero sentito distintamente le mie parole, la mia ultima promessa al vecchio Mizukage.
    Guardai ancora Meika in volto. Sono pronto. Lo ero davvero? Non potevo non esserlo, ero l'unico che poteva farlo.
    Sanjuro... Mio consigliere e amico... Mi sedetti nuovamente sulla sedia, ma questa volta in modo formale e comporto. Le gambe leggermente distanti l'una dall'altra, la schiena ben poggiata ed eretta contro lo schienale. Lo sguardo fisso, frontale, reale. Porterò il peso del comando come avrebbe voluto Itai. Trattenni il respiro.
    Come avrebbe fatto Itai... Respirai.
    Metti pure il copricapo sulla mia testa. Incoronami, avrei voluto dire, ma poi sarei potuto apparire leggermente montato agli occhi dei miei nuovi ninja.
    Leggermente. Montato... Per non dire altro.

    Per non dire idiota, a conti fatti.
  14. .

    La Sesta Riunione di Kiri

    I


    Che fosse giunto il momento? Che fosse stato proprio domani quel giorno?
    Cane di un kage della Foglia! Le guardie di turno al cancello si voltarono tutte verso di me dopo quell'affermazione ad alta voce. Io stesso rimasi quasi interdetto dalla mia affermazione. Ehm... Il mio pallido viso si arrossì leggermente, mentre con entrambe le mani riponevo sul pezzo di muro dove era stato appena affissa la missiva con il sigillo di Itai Nara. Allora? Che avete da guardare? Non si può neanche scherzare?! Filate a fare le ronde! Ma se abbiamo appena terminato il giro! Rispose una voce tra le tante figure. Non sapete che il pericolo si nasconde sempre dietro l'angolo?! La prudenza non è mai troppa! Al massimo si nasconde sotto la pila di carte che ha fatto accumulare Mi voltai di scatto. Chi l'ha detto?! Chi è stato? Chi?! Ma il gruppetto di guardie si era già volatilizzato, disperdendosi in coppia verso più direzioni delle mura. BRAVI! CORRETE! Gli urlai dietro, prima di riprendere a leggere il foglio.
    Una riunione di tutti i ninja di Kiri era stata indetta per il giorno successivo al sacro Tempio della Nebbia, e questo poteva stare a significare soltanto una cosa: le Sette erano pronte. L'eccitazione del momento si era incanalata verso un simil insulto contro Itai, reo di non avermi avvertito del ritorno di Ryuu con il famigerato fabbro. Avrei voluto supervisionare il lavoro, essere il primo a poterle vedere e toccare... Invece l'avrei fatto insieme a tutti gli altri ninja del villaggio. Non che fossi particolarmente dispiaciuto, grazie a questo avrei avanzato la pretesa verso Itai di poter/dover scegliere per primo una delle Sette, visto che era scontato il fatto che una di quelle spade sarebbe finita nelle mie mani. Era matematico, scientifico, quasi quanto il fatto che avrei cercato di reclutare il tizio matto che si faceva chiamare il Flagello per tentare un colpo di stato a Kiri se così non fosse stato. Scherzi - ? - a parte, il fatidico giorno era arrivato, e adesso non mi aspettava altro che attendere solo poche ore prima di poter assaporare con i miei sensi l'opera originata dagli sforzi miei e di Meika a Genosha.

    La riunione era stata fissata per le ore dieci del mattino, ma alle nove e mezza, minuto più minuto meno, il tempio, già sistemato a dovere, sarebbe stato intoccato dai miei calzari. Dalla parte opposta all'entra era stata sistemata una sedia, probabilmente e ovviamente, per il Mizukage, e, davanti ad essa, sette teche coperte da un velo ciascuna, sul quale era stato raffigurato l'effige del villaggio della Nebbia. Erano loro.
    Mi sarei addentrato nella struttura, superando una per una le teche, sfiorando appena il velo di ciascuna con le mie dita. Quindi, al termine di questi passaggi, mi sarei seduto sulla sedia, con i gomiti poggiati sulle gambe e il busto leggermente inclinato, ad ammirare le teche. I ninja presto sarebbero arrivati, ma non volevo perdermi quel momento di intimità con le Sette. Solo io e loro.
    Sulla sedia del Mizukage.
    Ma questi sono dettagli.

  15. .
    Non compilerò mai un cartiglio per un evento nella mia città.
211 replies since 29/1/2007
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