Posts written by Waket

  1. .

    Indagini in corso

    X



    Hebiko dedicò un piccolo inchino alla donna, come ringraziamento per il suo complimento. Internamente non potè che provare un leggero fastidio nel sapere che fossero di nuovo gli Yakushi, più precisamente Febh, ad averle dato i veleni e gli antidoti necessari per il loro piano. Febh sapeva sempre rovinarle tutto. A mente fredda però non potè che ammettere come fosse un'ottima strategia, dopotutto il suo fastidio era dato unicamente dal voler far scappare qualcuno al suo interno, perchè proprio quel qualcuno le interessava, era grata nel sapere che i criminali all'interno avevano poche chance di uscirvi. Non credevo fosse realmente possibile dare una libertà controllata, senza pesanti rischi. Eppure sembra che tu abbia pensato davvero a tutto! Impressionante. Sorrise appena, coprendosi rapidamente il volto con il ventaglio, come se si vergognasse della sua espressività incontrollata.

    Usò nuovamente il ventaglio per coprire parte del volto, ma stavolta per coprire il disgusto, e in parte anche il suo ben controllato ma sempre presente terrore per i vari attrezzi di tortura presenti nelle apposite stanze. Non aveva nemmeno bisogno di fingere, e non intendeva nascondere il suo disagio a riguardo, dopotutto voleva lasciare che Meredora fosse la regina assoluta in quel posto... O almeno lasciarglielo credere. Così come quando le fu negato il suo the, dove si lasciò andare ad un deluso sospiro. Questa dovrebbe essere una punizione per i carcerati, non le oneste guardie al lavoro. Alla menzione del caffè picchiettò il ventaglio chiuso sulla sua guancia un paio di volte, con fare pensieroso. Si può fare. Annuì una singola volta, lasciandosi accomodare nella stanzetta che la donna ragno chiamava ufficio.

    Sei crudele, Meredora. Commentò, con una risatina. Sarebbe divertente vederti in azione, ma ho una repulsione per... quel tipo di pratiche. Dopotutto, "torturare" un dipendente troppo pigro era ben diverso dal cercare di ricavare informazioni da un prigioniero con la bocca cucita. Mi rincuora sapere che c'è gente non solo affidabile, ma spietata. Certi criminali non meritano alcuna pietà. Si complimentò, anche se in maniera velata. La Vipera sorrise di rimando, cogliendo il gesto giocoso di sfida. Interrogare una torturatrice... Conosci così tanti trucchi e segreti del mestiere, non mi stupirebbe vederti mettere in trappola il tuo stesso torturatore. Ridacchiò, ascoltando di come altri avessero tentato di flirtare con lei nella speranza di una via di fuga, ottenendo forse una punizione ancora peggiore di quella prevista. Che fosse un velato avvertimento? La rossa non sembrò coglierlo, ascoltando con interesse le sue storie, ed annuendo solenne alle sue osservazioni.

    Riuscì ad arrivare a Sylas, dove iniziò il suo piano per convincere lei stessa a liberare il prigioniero. In un primo momento Meredora rispose freddamente su come ogni cosa fosse stata eseguita nel migliore dei modi, e non lasciasse spazio ai dubbi. Hebiko poteva notare come stesse riuscendo ad avvicinarsi emotivamente alla donna ragno, quando lei, proprio dopo aver ritratto la mano, fece restare la Vipera di sasso. ...Mh? La fissava, sbattendo gli occhi più volte. Si ricompose, posando la sua tazza di caffè con forzata calma, posando quindi la schiena sulla sedia. Ti ascolto.

    Ascoltò con attenzione, assicurandosi di cogliere ogni piccolo dettaglio. Sia sulle ricerche di Meredora, che sul suo arrendersi alle pur sospette prove apparentemente inequivocabili, che però sembravano lasciare enormi dubbi proprio a causa di un'esecuzione così perfetta. Un profumo? Uno ben più particolare di quello che potevano pensare. Aggrottò le sopracciglia nel sentire che non si trattava di un prodotto tipico otese. Oh? Per niente sospetto. Commentò, ovviamente ironica, pur mantenendo un tono serio per via della situazione. Sentirne il nome la portò a fare un grave sospiro. Capisco. Il suo sguardo era apparentemente calmo, ma con le pupille tanto affilate da scrutare l'animo di Meredora. Quindi tu, la Signora delle Prigioni, hai trovato una prova che potrebbe scagionare un innocente da una sentenza di morte, eppure hai deciso di lasciar perdere perchè qualcuno di chiaramente più incompetente di te ha già dato la sentenza, consapevole che sarai comunque tu a fare il lavoro sporco. Non distoglieva lo sguardo dalla donna, giudicandola e senza nascondere come stesse analizzando ogni sua più piccola espressione nel viso. Oggi è toccato ad un cittadino innocente qualsiasi, domani potrebbe capitare a qualcuno ai piani più alti, come un Consigliere che qualcuno non vede di buon occhio. Non avrebbe girato intorno al discorso, fu diretta nel far intendere il problema di quella sua mossa. Certo, sempre se l'esecuzione non renda automaticamente anche te una complice, se chi ha cercato di nascondere a tutti noi quel profumo sospetto non stia aspettando proprio la morte di quel prigioniero. Sarebbe rimasta pazientemente in attesa di una sua reazione, stavolta però fredda ed impassibile.

    Dopo qualche minuto, Hebiko si lasciò andare in un più morbido sorriso, portandosi in avanti sulla scrivania di Meredora, incrociando le mani appena sotto al mento. Ti dico io cosa faremo. La sua voleva essere una generosa proposta. Come Consigliera, io sono la Voce del Kage. Ho il potere necessario per rimandare l'esecuzione a data da destinarsi per ulteriori indagini, prendendomi così la responsabilità dell'esito di questa storia. Si era lavorata Meredora per cercare di ottenere un permesso ben più grande di quello, a confronto rimandare un'esecuzione sospetta di qualche giorno era una cosa da niente. Noi continueremo ad indagare, per capire chi vuole incastrarti e costringerti ad uccidere un innocente. Ho una pista da seguire, ed un amico che sono sicura saprà illuminarci sulla vera natura di quel profumo. Doveva pur dimostrarle di avere in mano la possibilità di scoprire qualcosa di nuovo. E poi... Quando tutto sarà finito, potrai catturarmi e punirmi per i miei "crimini". Le fece l'occhiolino, con un ghigno ammiccante. Cosa ne pensi?


    Se tutto fosse andato come previsto, la sera stessa avrebbe iniziato i preparativi. Doveva contattare Aji Tae, e doveva probabilmente fare una delle cose peggiori possibili, soprattutto con un mercante: indebitarsi. Non aveva nemmeno troppo timore che le dicesse di no (ne aveva, parecchio), ragionevolmente avere un debito non avrebbe fatto altro che dare un enorme vantaggio ad Aji, che poteva chiederle qualsiasi cosa in cambio. Dal canto suo, sperava che quel tipo di informazione fosse "economica" a sufficienza per garantirle che il debito in questione non fosse esagerato, concedendo così ad Aji un'ottima occasione per sfruttare un aiuto gratuito, ma tale aiuto doveva restare equilibrato con la richiesta. Coraggio, coraggio. Quanto potrà valere quell'informazione? L'urgenza la rende sicuramente più importante... Si morse il labbro. Non aveva molte altre opzioni al momento, e non usare il suo più valido alleato sarebbe stato stupido, nonostante il costo. Avrebbe inizialmente usato il coltello regalatole, conficcandolo in una pianta così come ordinatole, chiedendo ad Aji un secondo incontro, magari più privato, lasciando intendere che volesse indebitarsi per una piccola informazione (quella era la sua esca, dopotutto). Se il coltello non avesse funzionato, le sarebbe toccato andare da Ogen, usando ognuna delle sue tattiche di scuse e di sottomissione, chiedendole con umiltà un modo per avere un secondo incontro con Aji. Ho imparato la mia lezione, e ne continuerò a pagare le conseguenze. Ma è anche vero che siamo ora partner in affari, un innocente incontro amichevole non farà che migliorare i nostri rapporti.


    L'omone di Kumo, dall'alto del suo metro e novanta e protetto da possenti muscoli, era comunque visibilmente intimorito dal Consigliere. Sei un pericoloso piccolo uomo. Commentò, nonostante fosse praticamente un insulto, con rispettoso timore, soprattutto dopo la minaccia per niente velata. Aoda stava ancora trattenendo a fatica la sua crisi di nervi, annuendo allo Yakushi. La signorina mi ha raccontato di aver imparato le basi del chakra da uno strano medico, e di averle poi insegnate a sua volta al suo vecchio gruppo. Makoto annuì. Non che fosse molto brava a spiegare, perlopiù ci prendeva a pugni, si lasciava guidare più dall'istinto che dalla conoscenza. Però grazie al suo aiuto eravamo il team più temuto della nostra periferia! Commentò con orgoglio, dopotutto pochi altri potevano vantare di aver ricevuto un addestramento da un vero shinobi, e aveva dato loro, ma ancor di più Hebiko, un netto vantaggio nella zona perlopiù abbandonata a se stessa dove vivevano, nessuno dei civili poteva competere. Oh, eravamo un bel gruppetto! Commentò con orgoglio ed una certa nostalgia. Vediamo... C'era Kenzo, pessimo in combattimento, ma era bravissimo a raccattare aggeggi dalla spazzatura e costruirci aggeggi utili... quando non esplodevano. Junko e Sylas, che si combattevano sempre le attenzioni di Hebiko più di tutti gli altri, Shosuke, il più giovane, praticamente un bambino silenzioso e un po' strano, e naturalmente io. Contò tutti con le dita mettendosi poi in posa orgoglioso quando arrivò il suo turno. Ero bravino anche da giovane, ma soprattutto a Kumo sono diventato un cuoco provetto. Aveva ben poco altro da fare in quel di Kumo, tenuto in disparte dai compiti più importanti, abbandonato costantemente a servire gli altri shinobi con compiti ritenuti meno importanti, e per sua fortuna le sue basi culinarie gli avevano permesso di trovare un posto tranquillo dove sfogare il suo talento. I miei scarafaggi al vapore sono i migliori.

    Il colosso di Kumo portò una mano sotto al mento alla menzione della furtività dello Yakushi, annuendo genuinamente interessato. Ingegnoso... Iniziarono ad incamminarsi in Amministrazione, mentre Febh chiedeva delucidazioni su chi lo avesse convinto ad andare lì. Oh, il mio caro amico F! So che suona strano, ma gli piace farsi chiamare così, anche gli altri del gruppo hanno nomi simili, K, L... Cose da shinobi come saprai bene. Annuì con convinzione. Non ho fatto in tempo a guadagnarmi una lettera anche io, ma francamente non mi interessa. Ho sempre vissuto qui ad Oto, è questa la mia vera casa. Poteva interrogarlo come voleva, era indubbiamente sincero su ogni suo commento. F sapeva che fosse Consigliera, e gli orari a cui lavora. Certo, dato che ci lavori anche tu, forse tu li conosci meglio. E' stato un grande aiuto sai? Me l'ha anche descritta, è cambiata molto da quando la conoscevo! Spero che sotto sotto sia comunque la solita. Era malinconico nel tono, e forse anche preoccupato, dopotutto non era certo che non lo avrebbe rifiutato. Sapere che lei stessa aveva mandato questo Febh a cercarlo gli dava una forte speranza.

    Febh decise di esporre i suoi dubbi sulla sua possibile identità di infiltrato. Hmm, ingegnoso... Lei è davvero un capace Amministratore. Due menti affini. Ci rimuginò un po' su, prima di iniziare a commentare. Beh, so che ora la signorina indossa spesso kimono e abiti eleganti, ma un tempo non era così. Dopotutto nessuno di noi poteva permettersi qualcosa di tanto costoso. Però una volta abbiamo trovato una carovana abbandonata, avevano già rubato parte della merce, ma avevamo trovato alcuni tessuti pregiati un po' rovinati, ed un paio di kimono, con roba varia per il trucco e gioielli. Probabilmente una nobile signora aveva fatto una brutta fine. Junko ha convinto Hebiko a provare quella roba su di sè, per cercare di renderla più femminile. Quando è entrata nella stanza, Sylas si è messo a gridare e Kenzo è svenuto sul colpo. Si è arrabbiata così tanto che ci ha picchiati tutti, non l'ho più vista tentare di essere più femminile per almeno tre mesi. Aggrottò la fronte. Hmm, forse questo era un ricordo più doloroso, che imbarazzante, ho ancora il ricordo dei lividi. Si fece nuovamente pensieroso, per poi schioccare le dita. Oh! C'è stata quella volta in cui era tutta strana quando passava del tempo con Sylas, gli parlava con una vocina più acuta, e sembrava dimenticarsi come fare un sacco di cose che faceva sempre senza problemi, ma noi glielo ripetavamo sempre che sapeva già fare quelle cose. Poi un giorno si è chiusa nella sua stanza a piangere e da lì in poi ha smesso. Sbuffò, con fare nervoso. No no, neanche questo è imbarazzante. Hmmm... Si illuminò di nuovo. C'è stata quella volta che uno shinobi proveniente dal centro di Oto si è fatto vivo in cerca di talenti! Le avevo preparato un piatto abbondante, ricco di carne e carboidrati per darle forza. Quando è arrivato il suo turno di mostrare la sua forza, per schivare un colpo del suo avversario si è abbassata, ricevendo una ginocchiata sullo stomaco, e ha vomitato addosso al sensei. Non è stata scelta quel giorno. Hehe, a momenti nemmeno il ragazzino che è stato scelto voleva seguirlo, puzzava terribilmente. Commentò, tronfio di aver finalmente trovato la storia giusta.


    Sarebbero arrivati in amministrazione non troppo tempo dopo il ritorno di Hebiko dalla casa del the. Non appena entrarono in ufficio, il volto della donna si illuminò sorpreso, non si aspettava tanta rapidità dallo Yakushi. Oh miei kami, lo hai trovato sul serio!! Oh- Ti sei allenato vedo. Se lo ricordava decisamente più smilzo. Si spostò dalla sua postazione, approcciando entrambi. Hebiko!! Makoto era eccitato, era la prima volta che la rivedeva da così tanto tempo. Le prese le spalle, lasciando la donna leggermente interdetta, togliendosi gli occhialetti e fissando la donna con intensità. Hebiko sforzò un sorriso, nonostante fosse genuinamente contenta di vederlo, restava ben poco abituata al contatto fisico. Il colosso di Kumo sorrise, dandole un leggero ma rapido abbraccio, sembrava conoscerla bene pur non resistendo nel concedersi quel piccolo gesto. Sono... Sono contento di sapere che hai persino mandato qualcuno a cercarmi! Era sul punto di piangere. Lo sguardo di Hebiko si spense, tornando seria. Bene. Finalmente ce l'hai fatta. Commentò, lanciando un occhiata anche a Febh. Ora che sei qui non c'è più bisogno di fare le cose di fretta, andate a divertirvi da qualche parte, ho del lavoro da sbrigare. Fece cenno ad entrambi di uscire, spostandosi poi frettolosamente verso le varie cartelle archiviate del suo ufficio, iniziando a frugare in modo scomposto tra i vari cassetti. Allora? An-da-te. Grazie per la visita, ma vi rivedrò più volentieri quando avrò finito il mio turno. Non avrebbe detto altro, non offrì del thè, a malapena li degnava di uno sguardo, troppo impegnata a cercare solo lei sapeva che documento tra i vari scaffali. Makoto rimase leggermente scosso dalla sua reazione, ma dopotutto erano passati anni, si sarebbe voltato invece da Febh che, come suo collega, forse poteva aiutarlo a capire in che modo fosse cambiata.
  2. .

    La giovane Serpe

    IV



    Hebiko continuò la sua discussione con il duo di sottoposti del Mikawa, stizzita ed innervosita dalla loro insistenza. Dopotutto non erano venuti lì con una scelta, ma con un obbligo. Aveva poco da ribattere, se tutto ciò che volevano era una finta approvazione, forse una scusa a cui puntare il dito qualora i loro piani fossero falliti. Ne aveva abbastanza di loro, e decise di fare il loro gioco: con un rapido gesto della penna, lasciò loro la tanto agognata firma. E' tutto vostro. Ora sparite. Non voglio più sentire una parola, nè vedere uno di voi parassiti nella mia Amministrazione. Etsuko aveva mandato una sua pseudo evocazione a parlare col piccolo Saragi, ma Hebiko affrettò la loro discussione, forzandone la fine in modo brusco, impaziente di buttar fuori quelle che chiamava "spie".

    Chiusasi la porta alle spalle, fece un sospiro profondo. Aveva rimandato un problema al futuro, non voleva più pensarci, non fino a che non avesse avuto le forze di ideare un piano salvagente. Lo sguardo però scivolò sull'intruso ancora presente nel suo ufficio, il quale la fissava con più ammirazione e scintille negli occhi di prima. Un sorriso tirato apparve sul suo volto, mentre il suo sguardo confuso osservava il ragazzino. Um. Giusto. Come posso aiutarti? Alla menzione dell'Erede avrebbe annuito, intuendo il suo interesse. Dopotutto, il serpentello che lo accompagnava ed la sua carnagione estremamente pallida, seppur non fossero certezze, erano due importanti dettagli che potevano catalogare i due come parenti più stretti di quello che immaginavano. Oh, quello. Immagino la notizia non si sia ancora espansa a sufficienza. E' vero, hai di fronte a te l'unica Erede di Orochimaru. Fece un piccolo elegante inchino, prima di correggersi. L'unica di cui si abbia notizia, quantomeno. Si dice che ci siano parecchi fratelli in giro. Ma raramente qualcuno si rivela... Sembra che non ci piaccia sapere che esiste più di un solo Erede in vita alla volta. Ridacchiò, nonostante la rivelazione vagamente macabra di un segreto massacro in corso. E guardati! Non sembriamo nemmeno tanto diversi, io e te. Il giovane Saragi si presentò, rivelando come il suo compagno fosse con lui dalla nascita. Pessimo, pessimo segno. La Vipera sorrise. Insomma... Due fratelli insoliti. O coinquilini, così hai detto mh?

    Non poteva dirlo con certezza, ma da parte sua sarebbe stato stupido non capire che Saragi era quasi sicuramente un fratello, almeno tanto quanto lo era Mitsuki. E, nonostante la loro maledizione che voleva spingerli ad uccidersi a vicenda, Saragi era sì stato in qualche modo attratto verso la sorella, eppure ancora non dimostrava alcun istinto violento. Al contrario, era fin troppo mansueto per gli standard otesi, almeno per quei pochi minuti con cui ci aveva avuto a che fare. Non avrebbe mai avuto il coraggio di uccidere un bambino tanto giovane, a meno che non si fosse mostrato apertamente aggressivo o corrotto dal loro padre. No, quello che voleva era testare la sua teoria: assoggettare i suoi fratelli più deboli, dar loro fiducia, aiutarli a crescere, ma sempre con un obiettivo in cambio: proteggere lei, l'Erede principale. Dopotutto il patto era semplice: quello, o la morte. E poteva forse arrivare a quel risultato tramite l'affetto, piuttosto dell'imposizione. Anche io ho qualche amico serpente, sai? Una goccia di sangue sul pavimento, ed ecco che come dal nulla apparve Aoda, la Vipera blu di Hebiko che dedicò un sentito inchino ad entrambi. Al vostro servizio, miss Hebiko. La donna roteò gli occhi, non si era mai abituata a quanto fossero servizievoli le sue evocazioni. Questo è Saragi. E lui, invece, si chiama Aoda. Non è mio... com'è che dicevi, coninquilino, ma è una mia evocazione. ...Talvolta significa la stessa cosa. Dopotutto erano più le volte che Aoda passava il tempo nella dimora della sua evocatrice che nella sua grotta. Troverai qualche informazione su di loro anche nel mio quaderno. Sai, il loro clan fa parte dei discendenti che hanno servito Orochimaru ed il suo sottoposto Konohaniano! Gli sorrise, pronta ad osservarne le sue reazioni. Capire cosa pensava del Fondatore l'avrebbe aiutata a comprendere come renderlo innocuo e magari con che tipo di favori guadagnarsi la sua fiducia.

    Fece un sospiro, aggrottando la fronte. Dunque, perchè eri qui... Ah! Il tuo coprifronte. Aoda, ti dispiace? La vipera rizzò il collo, prima di strisciare sullo scaffale, usando abilmente il suo corpo e coda come fossero arti con cui aprire un cassetto ed estrarre una scatola, dalla quale tirò fuori una targhetta di ferro con una nota incisa sopra. La donna si chinò sulla sua scrivania, compilando rapidamente le poche scartoffie che confermavano l'appartenenza di Saragi al villaggio. Così giovane eppure così talentuoso. Devo tenerti d'occhio, non possiamo di certo sprecare il tuo talento. E magari, vista la tua affinità, assegnarti qualche missione... serpentosa! Ridacchiò appena, chiaramente al di fuori di qualsiasi slang che potevano usare i giovani, ma se non altro dava l'apparenza di essere gentile e di aver ascoltato quel poco che Saragi aveva avuto da dire. In effetti, è da un po' di tempo che devo controllare come sta uno dei cuccioli... Un serpentello bianco, che aveva salvato tempo addietro in un laboratorio abbandonato, e che sembrava rimasto in uno stato di ibernazione per parecchio tempo. Facciamo così: tu studia per bene quel quaderno. Quando ti sentirai pronto, se le altre serpi ti riterranno degno, ti porterò con me alla loro grotta. Era una prova estremamente semplice ma importante: capire cosa più gli interessava, valutare la sua determinazione a riguardo, e magari farsi dare qualche risposta sulla provenienza del piccolo "coinquilino", non dissimile dal serpente che ancora aspettava di svegliarsi.
  3. .

    Fast & Furious

    XIII



    Il giovane konohaniano riflettè sulle parole dei genitori, cercando di capire che tipo di persona fosse prima della perdita di memoria. Sembrava che Yuuki fosse ben più acuta di Youkai, che aveva chiare carenze soprattutto in una di quelle materie che dovevano essere la sua specialità. Sforzando un sorriso non dissimile da quello che aveva mostrato quando avevano ammesso di non trovarlo carino, mormorando: Heh... Avremo una buona scusa per passare più tempo insieme.


    Il leggero sorriso speranzoso che rivolse a Yamato si spense immediatamente dopo la sua risposta. Sentì il cuore bloccarsi in gola. Le grida di dolore e le proteste risuonarono nella sua testa come ovattate. Non voleva credere che una persona di cui si era fidato e che aveva dato lui tanta presunta gentilezza fosse in realtà tutto un improvvisato teatrino. Lo aveva difeso a discapito di tutto, senza ancora sapere che i suoi torturatori erano i suoi genitori. Restandosene zitto alle accuse sull'essere un Hayate, pur sapendo meglio di tutti che non potesse farne parte. Sentiva come se parte del suo mondo fosse appena crollata, la sua convinzione di saper riconoscere subito qualcuno di innocente e sincero in pochi attimi.

    Era ancora paralizzato mentre il caos si creava intorno a lui, con il padre che non nascondeva la sua ira, e Raizen che cercava di far calmare le acque ora che avevano avuto le risposte che volevano. Ma Youkai non era del tutto soddisfatto. Il Simbolo che aveva attivato sulla sua fronte era fittizio dopotutto, una recita per convincere Yamato, quindi non c'era niente a tenere a freno le sue emozioni. Il vocione dell'Hokage riuscì a scuoterlo, sentendo chiaramente il comando che imponeva ad HIraku di fermarsi. Ma lui non era contento. La confessione di Yamato non era che l'inizio di una lunga serie di pericolose implicazioni. Fu in quel momento che si liberò da quella sensazione ovattata, tornando tra i vivi, e senza badare alle parole dello stesso Hokage, mormorò a sua madre: No. Non ancora. Senza preavviso, e forse inaspettato per il più dei presenti che lo conosceva, prese Yamato per il colletto, spingendolo con forza sufficiente per forzarlo ad inginocchiarsi, in modo da poterlo osservare dall'alto, mantenendo la presa. Quanti altri Hayate ci sono a Konoha? Nomi e cognomi. Da quella posizione Yamato lo vedeva in penombra, con il viso distorto dalla furia che provava. Alcune catene gli erano uscite dalla schiena, tentennanti, pronte a tenere lontano chiunque avesse osato interromperlo. Il tempo stringe. DOVE sono i tuoi genitori? Se fosse riuscito ad avere le sue risposte, lo avrebbe lasciato andare con ben poca grazia, iniziando a spostarsi verso l'uscita. Non potevo permettere che l'influenza di Hayate ci impedisse di avere le risposte necessarie per salvare dei konohaniani. Se solo avessi avuto il coraggio di confessare qualcosa, di rivelarci che avevi bisogno di aiuto... Nessuno di quei cani ti proteggerà. Al contrario di noi. Fosse per loro, saresti già morto. Il "loro" era rivolto agli Hayate, ma a giudicare dal suo sguardo, anche i suoi genitori. Custodisci con cura la tua vita, perchè è l'ultimo regalo che ti concedo. Il resto del tuo destino sta in mano all'Hokage.

    Youkai era decisamente su di giri, non dissimile dal padre. Entrambi fremevano della stessa energia. Si stava lasciando consolare in parte proprio dal loro affetto, ascoltando le fredde parole di Hikaru che riuscivano a raffreddare il suo animo iracondo, anche se solo in parte. Almeno sapeva di avere almeno loro di cui potersi fidare ciecamente. Hojo aveva dato loro importanti informazioni sul Tempio del Massacro, se non altro un'ulteriore pista per saperne di più sul passato del giovane Uzumaki e, forse cosa più importante, trovare altre reliquie che potessero contrastare gli Hayate. Hojo sembrava essersi ammorbidito, ma Youkai restava freddo come la madre nella sua decisione. Sono riusciti a prendere Yamato ed i suoi genitori. Non darò loro occasione di avvicinarsi a voi o ai miei fratelli. Sentenziò, decisamente più freddo e furioso di come lo conoscevano i presenti. Sembrò alterarsi nuovamente quando l'Uzumaki parlò del funzionamento del Giseigan. Fa cosa!? Papà!! Frustrato e preoccupato, si portò di fronte a lui. Quella reliquia è pericolosa. Non... voglio vederti fare cose azzardate. Si morse un labbro, visibilmente preoccupato. Non aveva intenzione di vedere nessuno dei due genitori fare un sacrificio più grande di quello che gli veniva richiesto.

    Per quanto riguardava Yato, Youkai aveva un'unica risposta nei suoi confronti: A differenza di Yamato, abbiamo combattuto insieme. Sento di potermi fidare. Se dovesse realmente deludermi anche lui... Non so bene come potrei reagire. Confessò. Era diventato parecchio sensibile sull'argomento, ma voleva continuare a credere che le persone di cui già si fidava erano pulite. Uscì da lì non appena gli altri presenti decisero di inginocchiarsi all'Hokage, fissando lo stesso con un sorriso stretto, dedicandogli un goffo inchino restando però in piedi. A me fa strano, sei come un padre per me. E da quel momento mutò nella sua forma Concordataria, inconsapevole della possibile reazione di Hojo o di Raizen stesso.

    Si stava sforzando di essere più calmo con Yato, nonostante fosse ancora su di giri per la storia di Yamato. Heh, non è noto per essere tra i più gentili degli Hokage... Il suo racconto successivo portò Youkai ad osservare con delusione un punto alle spalle di Yamato, dove sapeva bene si trovasse Raizen, visibilmente deluso da ciò che stava sentendo. Yato... Yato. Gli prese le spalle con decisione, forzandolo a riportare la sua attenzione su di lui, lasciando perdere i pensieri che lo affliggevano. E con un rapido gesto lo spinse a sè per un breve abbraccio. Mi dispiace ti abbia fatto sentire in quel modo. Nonostante le nostre differenze, ti ho sempre visto come uno shinobi capace, e forse un po' troppo teso verso il mondo che ti circonda. Probabilmente Raizen ha più colpe di quanto credevamo. Avrebbe rilasciato l'abbraccio, sempre che Yato non si fosse staccato prima, osservandolo con sguardo comprensivo ma espressione seria. Raizen sa essere un bullo quando vuole, e tu sai essere un musone e fin troppo brusco. Fece un sospiro, alleggerendosi. Ma Raizen sa anche essere un bravo Hokage, e tu sei un ottimo shinobi. Non ti chiederei mai di vedere lui in modo diverso, posso dirti come lo vedo io, avendo vissuto come suo coinquilino per parecchio, ma non posso certo costringerti a fartelo piacere. Una cosa però vorrei chiedertela. Allungò una mano verso il Senju, dedicandogli un debole sorriso. Fidati di me, almeno tanto quanto io non faccia già con te. Ci sono fin troppe minacce ben nascoste in ogni angolo dell'Accademia. Non sarebbe bello sapere di avere almeno una persona di cui fidarsi ciecamente?

    Youkai spiegò la situazione a Yato, dicendogli anche cosa doveva aspettarsi dal Concordato una volta all'interno. Quando l'altro rispose in modo anche troppo professionale sulla questione della Radice, l'Uzumaki borbottò, rispondendo con leggera frustrazione: Perchè mi fido delle tue capacità! E so che saresti stato un ottimo aiuto. Se dovessi trovarti in difficoltà con qualche Fuinjutsu, pretenderei che tu venissi a cercare me, prima di finire in qualche trappola, a prescindere dal mio coinvolgimento in quella missione. Flessibilità, era ciò che voleva insegnargli. Rispose invece con un sorriso ebete nel confessargli che c'era un pubblico di presenti, ma non poteva certo interromperlo nell'unico momento della sua vita in cui si sfogava rivelando parte di sè. Sono sicuro fossero tutti distratti, si parlava di cose importanti... Vado a chiamare chi ti introdurrà. E svanì in uno schiocco di dita, anche se avrebbero avuto modo di rivedersi pochi minuti dopo.

    L'infinita attesa di Raizen che voleva parlare di chissà cosa con il Senju innervosì nuovamente il ragazzino, che iracondo diede i primi ordini per uscire. Ma Raizen non era contento. In questa stanza tre dei presenti sono praticamente la mia famiglia! E L'Hokage non può comunque venire nel pricipale punto d'interesse, no? Quindi perchè perdere tempo! Raizen però non accettava un no come risposta, e Youkai dopo aver rilasciato un rumoroso lamento, si sedette sul primo posto disponibile, a braccia incrociate. Si infuriò di nuovo solo alla menzione del "cubo": QUEL COSO è STUPIDO E I COLORI SONO FATTI PER NON INCASTRARSI MAI NEL MODO GIUSTO!! Chiusa quella parentesi, dopo averlo fatto arrossire (dopotutto era la seconda offesa dopo l'esser una frana in matematica), venne spiegata a tutti l'esperienza di Raizen con Seira, rivelando come tutto il piano fosse ben più complicato di come ognuno poteva aspettarsi. Youkai sembrava frustrato all'ennesimo rimprovero di Raizen, ma lo era ancor di più nel sentire che la principale colpevole era la Speranza. Xu Shu l'aveva quasi presa... Ringhiò sottovoce, per poi evocare Taiyoko, che saltò fuori da un luminosissimo portale sul pavimento. Il piccolo shishi fece la sua solita corsetta introduttiva, dando una rapida sniffata a tutti i presenti per salutarli e conoscerli, fermandosi poi con aria piuttosto allegra di fronte al suo evocatore. Fratello Youkai! A cosa giochiamo oggi!? L'evocatore indicò Raizen. Riesci a far passare anche lui dai tuoi portali? Ci aspetta una missione importante. Il cucciolo roteò la testa, approcciandosi al Colosso senza paura, sniffandolo per qualche secondo... E, dopo un potente abbaio, facendo apparire un portale sotto ai suoi piedi, che lo avrebbe fatto precipitare senza preavviso nel pavimento, facendolo però riapparire a pochi metri di distanza, riapparendo dal soffitto e cadendo in piedi. Taiyoko scodinzolò entusiasta. Un po' stretto, ma ci passa!! [Portali] Youkai non si espresse ulteriormente, tenendo il muso, limitandosi ad accogliere Taiyoko tra le sue braccia, arresosi all'idea di dover programmare meglio quell'assalto improvvisato, ma mantenendo la frustrazione per via della fretta e del rimprovero.
  4. .

    Deception

    XIII



    Nonostante Watoru non volesse rivelargli del demone, cosa di poco conto, durante il resto della silenziosa chiacchierata si mostrò piuttosto tranquillo, per come Youkai credeva fosse la gente di Ame. Forse troppo tranquillo. E presto si sarebbe accorto che abbassare la guardia fu una pessima mossa.

    La reazione di Yui lo fece sobbalzare, portandolo istintivamente ad alzare le mani: dopotutto era proprio per quello che aveva usato quella tecnica così semplice e innocua, valutare ogni reazione. Watoru la fece calmare rapidamente, altro segno che, dei due, sicuramente era lui il più pericoloso, ma se le cose fossero degenerate, anche il primo bersaglio. Non era certamente da sottovalutare, ma avere con sè una simile guardia poteva sia implicare che volesse creare timore, in una situazione di poliziotto buono e poliziotto cattivo, sia indicare alcune pesanti debolezze che la guardia doveva rimpiazzare. Non aveva dettagli sufficienti, e sperava sinceramente che non ci fosse bisogno di testare le sue teorie personalmente. Ma che gli piacesse o meno, la situazione avrebbe presto degenerato.

    Youkai si mostrò ingenuamente curioso sulle osservazioni di Watoru. Dal tono calmo e vagamente cordiale con cui parlava, invece di metterlo sull'attenti, ottenne una reazione pensierosa del ragazzo, che rivalutava i suoi passi mentalmente, anche per non rischiare di non confondere le bugie tra loro. Sospirò da sotto la maschera, dopotutto non era la prima volta che riceveva la ramanzina del non poter raccontare la sua vita ad uno sconosciuto, e mosse appena le mani verso il suo quaderno, pronto a rispondere, ma l'altro si alzò in piedi e, con una frase decisamente inequivocabile, mise immediatamente il ragazzino sull'attenti. Quel vanitoso avvertimento gli sarebbe costato caro.

    Non ebbe che il tempo di strapparsi la maschera di dosso, liberando così il viso, che si sentì bloccato sul posto, paralizzato sulla sua sedia in una presa invisibile. Allungando lo sguardo a terra, avrebbe potuto notare le peculiari ombre allungate tipiche dei Nara. Ringhiò in direzione della guardia, frustrato non solo per quell'attacco a sorpresa, ma anche perchè un ex konohaniano, o qualcuno che aveva avuto modo di imparare o ereditare quelle tecniche, era ora contro di lui. Gli faceva sempre un certo effetto dover affrontare qualcuno del suo stesso villaggio. Medo venne spinto a terra dalle ombre, cosa che lo spinse a reagire con furia: MEDO!! Agh! Toccò a lui pochi secondi dopo, sbattendo la guancia a terra e lasciandosi sfuggire un debole lamento, mentre dal basso non poteva che fissare con odio Watoru, a malapena in grado di divincolarsi. I Cuori di Ame erano forse prudenti e sospettosi, ma fin troppo vanesi nel loro esporre le proprie azioni. Non solo aveva dato un brevissimo anticipo a Youkai prima che la guardia lo bloccasse, ma lo aveva anche avvertito che quella non sarebbe stata un'interrogazione mentale da sottovalutare. Lo credevano così sprovveduto dall'avvertirlo dei loro trucchetti? Gli avrebbe lasciato le loro convinzioni, fino al punto da farsi marchiare come indubbiamente innocente, ed una pessima perdita di tempo. [SlotDifesa + Danno]

    Come Watoru posò la sua mano sulla fronte del ragazzo, agli effetti coprendola dalla sua vista, il giovane avrebbe attivato il Vuoto, preparandosi all'interrogazione. [Slot Azione + Tecnica] Nella sua mente, ora libera di mentire senza preoccuparsi del dolore percepito, il figlio del banchiere non avrebbe trovato che uno spazio relativamente spoglio, con Kai, senza mascherina e al centro, seduto sulla stessa sedia della locanda, che lo osservava con un morbido sorriso. Avrebbe riso nel rispondere alla prima domanda, mentre alle sue spalla apparivano alcune brevi e semplici memorie del suo tempo passato con Kitori, accuratamente selezionate per dar forza al suo alibi, occultando invece tutto ciò che poteva rovinarlo. Sissignore, tutto vero. Inclinò la testa nel sentire la seconda domanda, nemmeno fosse un cucciolo confuso, praticamente ripetendosi: Su nulla. Ridacchiò. Mi sembri un po' duro d'orecchi! Perchè dovrei mai mentire a gente spaventosa come voi di Ame? Certo, il mio piano aveva qualche falla... Forse ben più di qualche. Ma non è certo un crimine non essere svegli, no? Si picchiettò la testa, ridacchiando. Emetteva una forte aura di innocenza ed ingenuità, in parte influenzato dal Vuoto che aveva eliminato l'odio verso il suo improvvisato torturatore. [Slot Azione II&III]

    All'esterno, nonostante l'insetto fosse in grado di percepire il suo uso del chakra, pizzicandolo di conseguenza, il giovane non avrebbe fatto una piega, immune a quel dolore. Da quella posizione non riusciva a guardare bene in faccia Watoru, quindi non poteva valutare a modo la sua reazione. Sbuffò, involontariamente calmatosi grazie al Vuoto. Hai finito? Non si sta esattamente comodi qui. Ed ora che sono senza mascherina, mi sei un po' troppo vicino per la tua sicurezza. Dopotutto, non doveva di certo pretendere di essere gentile o di tenere alla salute di due assalitori sconosciuti. Non appena Watoru avesse tolto la sua mano dalla fronte del giovane, Youkai avrebbe disattivato il Vuoto, facendo sparire il simbolo dalla fronte prima che uno dei due potesse notarlo. Aveva percepito qualcosa pizzicarlo (pur essendo indolore, il tatto restava invariato), deducendo che potesse essere quella la fonte dell'assicurazione menzionata da Watoru. Doveva solo sperare che il suo piano fosse andato come previsto, preferiva di gran lunga passare come una stupida perdita di tempo, che rischiare la pelle in un combattimento contro due individui dalle abitudini pericolose.


    La pantera invase il locale, riuscendo in qualche modo a creare caos in un posto già estremamente caotico di suo. L'avidità di Ame non fece altro che darle un'ulteriore spinta, nascondendo ancor meglio le sue mosse e rallentando il suo inseguitore. Ma ad un certo punto si fece vivo il padrone del locale (non esattamente, ma dai suoi farneticamenti si poteva intuire che ne fosse quantomeno responsabile), ma nonostante la furia che si stava creando lì intorno, c'era uno spazio relativamente quieto, che permise ai due di incrociare lo sguardo, anche se quello di Jaro era più confuso tra le varie sagome di Shinjitsuki. [Nota]

    Gli shishi avevano un vanto. Sapevano benissimo di essere in qualche modo superiori, facenti parte di ben due mondi, quello terreno e quello dell'aldilà, di essere tra le creature più pure, e di avere un compito estremamente importante come guardiani. Ma non erano stolti, e soprattutto non davano realmente peso all'inferiorità delle altre creature viventi. Per loro, creature come gli umani potevano essere incomprensibili e talvolta stolti, ma erano creature che rispettavano, a cui sapevano di dover dedicare le stesse attenzioni. Per questo non esitò un secondo quando lo shinobi estrasse delle armi ben poco convenzionali dalle sue tasche: gli umani erano impuri, corrotti, e avevano tantissimi difetti, ma vantavano anche una quantità di risorse superata solo dalla loro creatività nell'usarle. Un brevissimo sospiro anticipò una potente e chiassosa onda d'aria, che avrebbe quantomeno bloccato o distratto Jaro. [AdO, SlotAzione I]

    Non poteva certo svignarsela in quel modo: aveva dato prova della sua furia, ma il secondo ruggito sarebbe stato ben più potente e gutturale, profondo come pochi si sarebbero aspettati, che riempiva i cuori di chi lo udiva con un profondo senso di terrore, ed il ricordo indelebile che, prima o poi, tutti loro avrebbero raggiunto il regno dei morti. [SlotAzione II] Non le restava che svanire nel suo portale, probabilmente nello stesso momento in cui il sospetto di tutto e di tutti tipico di Ame aveva fatto il suo corso. [Portale + Nota]
  5. .

    Trust

    XII



    Youkai si morse il labbro pensieroso, la teoria della madre sembrava quella più sensata. Dovevano aver una grande fiducia nel modo in cui mi hanno addestrato... Dopotutto il loro messaggio ha solamente forzato il mio corpo a ricordare come usare le catene, ma il mio istinto cerca comunque di usarle come se stessi ancora manipolando la mia anima... Sembrò sussultare tra sè, voltandosi verso i genitori. Un momento... Non aveva un'aria accusatoria, ma gli serviva schiarirsi le idee su qualcosa di molto importante. L'addestramento del Progetto Y non è stato interrotto. Quando mi avete recuperato vi hanno semplicemente permesso di addestrarmi voi stessi. Ma in cosa sono stato addestrato precisamente? Usare le catene del clan, certo, ma considerati i genitori, gliele avrebbero insegnate a prescindere. L'altra famiglia sembrava in possesso di comandi ben più infidi... la sua non si sarebbe mai permessa di addestrarlo fino a quel punto. O almeno così voleva credere. Che potessero spingersi a tanto pur di evitare che la Radice portasse via la loro figlia una seconda volta?

    Agrottò la fronte pensando al Giseigan ed i suoi effetti. E'... terrificante. Nemmeno riusciva ad immaginare il potere che il suo primo alter ego possedeva, se solo una sua reliquia era così potente. Era decisamente curioso di entrarvi in contatto, avrebbe potuto dargli alcuni ricordi di quella vita passata, ma allo stesso tempo non ne sentiva il bisogno tanto quanto prima. Aveva ritrovato la sua famiglia, erano loro la priorità. Si sarebbe solo assicurato che Hojo non potesse fare qualche follia.


    Youkai fece roteare lo sguardo ai segni di Raizen su come, da segretario dell'Hokage, si sarebbe dovuto comportare, non vedendo come il suo approccio fosse differente. Avevano solo gusti diversi, se a Hitomi piacevano i servizi da the che ricordavano i set per le case delle bambole, a Youkai piaceva invece Spiderboy, stuzzichini da microonde e soda fresca. Nemmeno sapeva che l'unico motivo per cui lui fosse dov'era era solo per cercare di distrarre Hebiko del fatto che a Raizen non ronzassero intorno troppe donne (tentativo inutile, dato che se n'era accorta quasi subito), e forse perchè sotto sotto lo divertiva essere distratto dal piccolo e goffo Uzumaki.

    Non migliorò la situazione il tentativo dell'Hokage di proteggere la faccia dei capoclan, con il giovane konohaniano che agitava le braccia in direzione prima del padre e poi della madre, andando semplicemente ad enfatizzare parti del suo discorso: Matrimonio combinato!! Solo perchè mamma era di Kiri! Borbottò, trovandosi proprio di fianco alla madre, poggiandovisi addosso alla sua spalla a braccia incrociate. Il tuto degenerò rapidamente, con Yamato colto in fallo proprio da Fujiko. Il cuore di Youkai sembrò sprofondare. Tutto intorno a lui accadeva troppo rapidamente perchè potesse comprenderlo a pieno, era concentrato sulla figura dello shinobi che credeva lo avesse aiutato fin dall'inizio, e che ora sembrava invece il primo sospettato. E, considerando che quello che loro stavano cercando erano spie di Hayate, rendeva le accuse ancor più pesanti. Strinse la sua mano nella manica del kimono della madre, non per fermarla ma in cerca di conforto. Sapeva bene che non avrebbe potuto far nulla in quella situazione, e quello che era peggio era che forse proprio lui aveva permesso ad una spia di passare inosservata. Yamato era tenuto sotto osservazione da tutto il gruppo, ed aveva ceduto almeno in parte. Youkai fece un pesante sospiro. Almeno abbiamo la conferma che Seira è la principale sospettata, e forse chi ha dato il via a tutto, che fosse o meno sotto l'influenza dell'Hayate. Non sembrava che la spiegazione di Yamato fosse sufficiente. Ma allo stesso tempo, non trovava falle importanti nel suo discorso. Doveva ristabilire la fiducia di entrambi, la sua nel fidarsi e quella di Yamato nell'essere realmente sincero. Yamato, io... voglio crederti. Aveva lo sguardo triste, di qualcuno che si stava già pentendo delle sue azioni. Ma a loro non basteranno le mie parole. Si voltò verso la madre, con un leggero cenno di assenso, indicandole quasi istintivamente cosa volesse. La corona di Hikaru non ti farà nulla se ciò che hai da dire è solo la verità. Si sarebbe avvicinato con fare calmo, che in quella situazione risultava forse più minaccioso di quanto avrebbe voluto. Solo due domande. Una risposta da sì o no, e una leggermente più complessa. Non hai niente da temere. Mentre dava le spalle al resto dei presenti, il Simbolo sulla sua fronte si sarebbe attivato, facendo l'occhiolino a Yamato. Lo avrebbe protetto. Ma voleva comunque porgli quelle domande. Sei un Hayate? Diretto e deciso. Doveva togliersi quel dubbio dalla mente, o si sarebbe fatto logorare da esso. Avrebbe tirato un discreto sospiro di sollievo se la risposta fosse stato un sincero "no". Dicci le precise istruzioni che hai ricevuto da Seira. Non era una situazione piacevole, osservato da tutti e in dubbio. Ma se non mentiva avrebbe dimostrato che potevano di nuovo fidarsi di lui, e sembrava che quella fosse l'intenzione di Youkai, dato che aveva il suo Vuoto attivo. C'era una sola, piccola clausola nascosta in quell'accordo a voce: il Simbolo era attivo solamente per Youkai.

    Se Yamato fosse risultato pulito, anche il successivo interrogatorio di Raizen sarebbe andato liscio, ora che aveva riconquistato la sua fiducia. Ma a quel punto Youkai aveva bisogno di più supporto. Non ha senso non coinvolgere anche Yato. Lamentò, in direzione dell'Hokage. Ormai è già sufficientemente coinvolto, ed io ho bisogno di un partner con cui posso lavorare alla pari. Mi fido di lui, saprà aiutarci in modo efficace se glielo permettiamo, ed avere una pedina in più che non si aspettano sarà tutto a nostro vantaggio. Ma Raizen voleva prima terminare il suo interrogatorio con Seinshinno, cosa di cui il chunin non aveva il minimo controllo a riguardo, e trattandosi di un clone lontano lo rendeva nervoso. Lo hanno usato come esca per distrarci, è impossibile sia coinvolto! Borbottò, ma l'Hokage insisteva perchè pazientasse. Gli aveva però assicurato che se non fosse uscito nulla su di lui nell'interrogatorio, lo avrebbe potuto includere senza problemi.

    Passarono quindi al discutere della reliquia e del Tempio da cui era stata recuperata, nonchè di Amesoko stesso. La confessione ad impatto di Hojo non ebbe l'effetto sperato nei due veterani degli inferi, portando Youkai a roteare gli occhi: Già, è quasi come se lo avessi già incontrato, come vi ho già detto. Borbottò, ancora offeso per le sue accuse sulla sua presunta mitomania. Raizen però ricordava quanto viscido potesse essere il Re degli inferi, cosa che portò Youkai a preoccuparsi ancor di più per quella reliquia maledetta. Magari il patto era già sufficientemente vantaggioso per lui così com'era. A prescindere da come fossero andate le cose, avrebbe ottenuto le sue Lacrime, oppure diverse anime di Uzumaki caduti durante il tentativo. Riflettè, nella speranza che il padre non avesse ricevuto un patto tanto vincolante come quello della compagna dell'Hokage.

    Alla fine di tutti i discorsi, che si stavano facendo sempre più complessi, si mostrò a Yato, riassumendogli il tutto. Il discorso venne interrotto per qualche secondo dai dubbi quasi ironici del Senju, anche se dal suo sguardo sembrava credere un po' troppo nelle sue parole. Yato, per favore... Non è da te dire stupidaggini. Rispose con tono quasi frustrato, forzandolo a dargli attenzioni. So bene che non scorre buon sangue tra di voi, ma lui non è il mostro senza emozioni che credi. E tu non sei lo stronzo manipolatore che lui crede. Se anche dovesse mai impazzire e darmi realmente un simile comando, non starei di certo ad ascoltarlo. Sembrava quasi offeso da quell'affermazione, non tanto nei confronti di Raizen, ma per come lui credesse che, a parti inverse, l'Uzumaki avrebbe ubbidito ciecamente. Si strofinò il collo alla menzione della Radice. Già, a proposito di quello... Ormai non aveva senso tenerglielo nascosto, e lo avrebbe liberato da un discreto sassolino nella scarpa. ...io e Raizen lo sapevamo da un po'. Niente di realmente concreto a dir la verità, ma negli archivi avevamo trovato missioni troppo recenti, che dimostravano come fossero ancora attivi nonostante tutto. Non volevamo allertarli e far sì che si nascondessero ancora meglio, quindi abbiamo tenuto la cosa nascosta mentre cercavamo più indizi. Ed oltre a loro, anche tutti gli Uzumaki erano rimasti ben nascosti. Ma aveva poco altro da aggiungere, fino a che Raizen non gli avesse dato il permesso di includerlo. Sì, siamo tutti qui. Se vuoi puoi guardare in quella direzione e salutare, lì ci sono i miei genitori. Cercò di sdrammatizzare, prima di riunirsi al suo gruppo e svanire di nuovo.


    A quel punto la sua frustrazione aveva raggiunto l'apice. Non ne posso più di star qui impalato e lasciare che questa Speranza faccia i suoi comodi! Lamentò. Hojo, Yato, con me. Sentenziò, non dissimile da come tendeva a fare Raizen. Ci restano solo due cose da fare, interrogare Mineru per un suo possibile coinvolgimento, e per quello ti servirà mamma, ed andare a controllare e liberare la zona dove Shika è in meditazione da qualsiasi cane di Hayate che gli stia ronzando attorno. E tu lì non puoi venirci. Aveva già un piede sulla porta. Se nessuno ha niente da ridire, direi che è ora di darci una mossa. Dimostriamogli che non possono venire a casa nostra e fare quello che vogliono. Se poteva avere ancora dubbi morali e incertezze su suo zio, nonostante il nome della setta non avrebbe avuto la stessa pietà per qualcuno come la Speranza. Tantomeno se aveva intenzione di mettere a rischio la vita di tutto il suo clan per chissà quale scoperta sull'immortalità.
  6. .

    L'ora del the

    XI



    Youkai sorrise verso Yamato, sperando che finalmente potesse star sereno, ma le sue idee erano in forte contrasto con quelle di Hojo, che non si risparmiava parole (seppur tempestivamente bloccato da Hikaru, non era ancora il momento di far saper loro che qualsiasi parolaccia l'aveva probabilmente già sentita pronunciare dall'Hokage) sulla capoclan. Il giovane fece un cenno di assenso alla madre, per poi occuparsi di nuovo di Yamato, posandogli una mano sulla spalla. Voglio riunire tutti. Ma la capoclan è il motivo principale della mia scomparsa, e non sappiamo come possa reagire ad un mio ritorno improvviso, nè se in qualche modo già sapesse del mio ritorno e ha tenuto tutto nascosto. Al momento, potrebbe non essere una nostra alleata. Serviva però una nota positiva, che gli avrebbe dato dopo un ulteriore sorriso. So che possiamo fidarci di Raizen però.

    Hojo si lasciò andare alla sua confessione, sciogliendo il cuore di Youkai... almeno fino alla menzione dell'essere stata carina, che lo colse leggermente alla sprovvista, spingendolo a mantenere un sorriso tirato almeno fino a che il padre non stramazzò a terra, osservando alcuni dei servitori affrettarsi per farlo riprendere, voltandosi con aria incerta verso la madre: ...Non sono carino? Borbottò incerto. Fissava un punto vuoto della stanza mentre ascoltava le parole di Hikaru, incredulo dell'esser passato davanti la casa dei suoi genitori chissà quante centinaia di volte, senza nemmeno rendersene conto. Ridacchiò nervoso. Ormai non sapevo più a cosa credere. C'erano talmente poche notizie su chi fossi e sul clan, stavo iniziando a pensare di non avere nemmeno origini a Konoha. Aggrottò la fronte nell'udire i due nomi, presto rivelati come suoi fratelli. Natsu e Haru... Ripetè, come fosse un jutsu in grado di sbloccare la sua memoria. I nomi da soli non sembravano però sufficienti, anche se un brivido gli percorse la schiena pronunciando il nome di Haru. Sembrò sorpreso alla menzione del triplice omicidio, ma avrebbe sorriso appena. Ah. Speriamo stiano bene e tornino a casa tutti interi presto! Commentò, fiero che i suoi fratelli fossero fuori a cercare un pericoloso assassino che aveva già compiuto ben tre omicidi.

    Hojo, finalmente ripresosi, tornò attivo nel momento in cui dovevano tirare le somme di tutto quel mistero. La sua teoria aveva senso, dopotutto se solo una frase era stata in grado di risvegliare dei geni dormienti in Youkai, qualcosa che lo "marchiasse" come membro del Progetto Y diventava quasi una certezza. Beh, su questo non ci sono più dubbi allora. Almeno uno di loro, se non tutti, sanno bene chi sono. E non è improbabile che, dato che sono stato portato via già una volta, volessero tenermi distanti da voi per evitare ulteriori influenze. ...Ma perchè non mi hanno contattato e messo al corrente del Progetto Y non appena sono arrivato? Youkai portò una mano al mento, pensieroso. Come stavano continuando a commentare i genitori, parte di quella storia non aveva senso: includere l'Hokage, visto che si trattava della chiave per sciogliere il sigillo, era logico solo se si pensava che chiunque fosse volesse o liberare gli Uzumaki, ma Hojo ne sarebbe stato a conoscenza, oppure attirare l'assassino, ma mettere a rischio tutti gli Uzumaki e potenzialmente tutta Konoha andava contro i principi stessi della Radice.

    Suo padre lo avvertì che erano indubbiamente coinvolti gli Hayate, e non scagnozzi qualsiasi ma uno dei tre Saggi, dato che poteva percepire una lacrima. Questo Sendo che aveva nominato era diventato immediatamente un sospettato, notizia alla quale la madre reagì con un pericoloso scintillìo negli occhi. Youkai si morse un labbro, mentre un preoccupato Yamato protestava. Non possiamo rischiare di lasciare anche un solo Hayate a piede libero. Dopotutto, chiunque fosse, ha cercato di incastrarmi, potevo finire male per colpa sua. Ma non temere, metteremo in chiaro che vogliamo solo che risponda ad alcune domande, e di non mentire. A bassa voce, avrebbe aggiunto: Terrò il mio Vuoto pronto se dovesse servire. Starà bene, Hayate o meno. Ma dobbiamo sapere la verità. Si sarebbe poi voltato verso Hikaru, facendo un leggero cenno con la testa. Voleva che fosse meno aggressiva nella sua interrogazione, ma non le avrebbe impedito di usare la sua corona per assicurarsi della verità. Se non avesse avuto niente da nascondere, non avrebbe avuto nulla da temere, e come membro del Clan proibito, non aveva motivo di tener nulla nascosto a lei o a Hojo, a meno di essere realmente uno degli Hayate. Avrebbero scoperto in fretta se fosse stato lui a dare la soffiata o meno, sarebbe bastata quella come domanda.

    Youkai aggrottò appena la fronte, di certo ammirava la loro dedizione nel voler ritrovare la figlia perduta, ma addirittura unirsi ad Hayate iniziava a sorpassare una linea di cui non sapeva se essere fiero. Reagì con espressione decisamente sorpresa, che mutò rapidamente in un breve pianto commosso quando Hojo confessò che fu proprio Spiderboy e di conseguenza il legame con la figlia a salvarlo da quella tentazione. Si sarebbe lasciato andare ad un breve abbraccio, affondandogli la faccia al petto. S-Spiderboy sarà sempre più forte di Hayate! Sono fiero di averti come padre! Confessò, tirando su col naso, probabilmente entrambi avrebbero avuto bisogno di qualche minuto per riprendersi. L'argomento si fece ancora più serio: la reliquia apparteneva a Shennong stesso, o in qualche modo era stata creata da un suo frammento. Youkai era turbato. Non sapeva come un oggetto simile potesse reagire con... Shennong stesso. Di certo non aveva intenzione di farsi influenzare da quel potere, anche se ancora voleva recuperare quelle memorie, nonostante sembrasse che Sanako le custodisse sotto sua esplicita volontà. Di certo ammirava la dedizione del padre di arrivare a sacrificare un pezzo di sè pur di avere la speranza di ritrovarla, ma non potè che sentirsi colpevole, sia come figlia scomparsa, che come Shennong. Mi... dispiace. Commentò, con un filo di voce. Non era il momento di far saper loro tutta la verità, c'erano problemi ben più urgenti. Mi farò perdonare in qualche modo, lo prometto. Ma al momento, mi rincuora sapere che abbiamo qualcosa che potrebbe persino intaccare la Rinascita delle Lacrime. Se Shennong ha sconfitto Amesoko, sicuramente le sue reliquie possono annullare o distruggere le Lacrime. Fissò il padre, con evidente preoccupazione. E questo mette anche te in pericolo. Hayate vorrà impossessarsi o distruggere simili reliquie. Non esporti troppo, per favore. A quel punto, si sarebbe fatto un'ulteriore domanda: era forse lui stesso in grado di distruggere le Lacrime? Rievocare quel potere richiedeva un potenziale sacrificio non da poco, ma avrebbe potuto limitarlo o raggirarlo pur di sconfiggere gli Hayate, una volta che se li fosse trovati davanti? Sarebbe stato pronto a rispondere a quella domanda, se avesse avuto la perfetta occasione per sfruttarla? Se riuscissi a riprendermi il mio potere di controllare la mia anima, forse potrei fare qualcosa di più.

    Le carezze della madre lo fecero arrossire appena, agendo in modo polarmente opposto alle sue catene, donandogli una pace che solo il Vuoto gli aveva saputo dare fino ad ora. La sua influenza però non era intensa a sufficienza da non farlo sussultare quando sentì che la colpa del loro sterminio era dei Kaguya, uno dei quali ammirava come libero mercenario. Chissà se Feng stesso era stato complice di quel genocidio. Fissava un punto imprecisato del pavimento con gli occhi sgranati, non reagendo nemmeno alla notizia su Hayate, ritardandola invece di parecchi secondi, momento in cui lo stress aggiunto lo fece sobbalzare con un gridolino incredulo. Tuo fratello minore!? Respirava rapidamente, si aspettava di sentire che fosse parte del clan della madre, ma non immaginava che il loro legame fosse tanto stretto. E' mio ZIO?? Hayate?? Quell'Hayate?? Lo sguardo era vuoto e schizzato, mentre nella sua mente ronzavano i pensieri di una simile implicazione. Poteva ancora pensare di affrontare un membro del clan, ma suo zio? Aveva sempre detto a sè stesso che la famiglia veniva prima di ogni cosa, prima con Raizen che considerava quasi un padre adottivo, o più adatto un fratello maggiore, da meno di un'ora aveva ritrovato la sua vera famiglia e riscoperto il loro travolgente affetto... e con Hayate, come si sarebbe dovuto comportare? ...Mi serve un momento. Balbettò, incredulo di come la sua vita si fosse ribaltata per due volte nella stessa ora. Su una cosa era certo: non doveva per forza approvare le azioni di un suo parente, e di certo quel legame non si estendeva alle centinaia di membri della sua Setta. Almeno quello era chiaro. Di certo non sapeva rispondersi su come avrebbe reagito se si fossero mai incontrati. E mostrò un certo stupore nel sapere che non si era affatto ribellato alla decisione della sorella di non seguirlo. Si morse un labbro, visibilmente teso. Tutto qui? Forse almeno per la famiglia mantiene un lato più tenero... Io o i miei fratelli lo abbiamo mai incontrato? Hikaru poteva avere informazioni sensibili su una delle persone più misteriose del continente, grazie al loro legame di sangue, anche se per quel che ne sapeva Youkai, poteva essere sparito e aver creato la sua setta all'oscuro di tutti, senza dare accenni della sua follia ad alcun membro della famiglia. Hikaru ebbe la buona idea di distrarlo aggiungendo qualche notizia sui suoi fratelli, unita ad un buffetto familiare che lo fece reagire con una breve risatina, borbottando con la mente ancora un po' annebbiata: Mi piacciono le catene del Clan... Mi piacerebbe vedere Natsu in azione.

    Venne preso leggermente alla sprovvista dall'abbraccio della madre, ma quel caloroso gesto, unito a quella pelliccia dall'odore familiare, gli dava un senso di sicurezza e protezione ben radicato nel suo subconscio. Nonostante le tremende notizie di cui stava venendo a conoscenza, non poteva che affondare il suo viso in quell'abbraccio, stringendo la madre a sè percependo una profonda pace. La catena che andò a sfiorargli la guancia gli causò un brivido più grave del dovuto, facendogli scuotere la testa emettendo un lamento di dissenso, nascondendo ancor di più il volto nella pelliccia. Non gli serviva ricordare che la madre che gli stava dando quel sollievo morale era la stessa che lo aveva freddamente torturato senza un briciolo di pietà. Ascoltò la cronaca di quel tremendo periodo della sua vita, ricordando solo frammenti confusi sui quali non voleva concentrarsi, impressionato dal coraggio e perseveranza mostrate da Haru... e visto il trauma, iniziava anche a capire perchè quel nome gli mettesse i brividi nonostante tutto. Forse in futuro sarebbe stato tentato dall'esplorare ulteriormente quelle memorie perdute (forse spinto da Raizen stesso, dato che potevano esserci preziose informazioni o addestramenti ora perduti nel subconscio), ma al momento voleva concentrarsi sulla sua vera famiglia. Spero di incontrarlo presto. E che non resti deluso dal... diverso me.

    Presto arrivò il momento di partire. Vedere Yamato così carico lo fece sorridere, ma non nascose uno sguardo tremendamente preoccupato. D'accordo, ma fai attenzione. Ho avuto modo di vedere le potenzialità di alcuni degli Hayate all'Abete, oltre alla Speranza stessa. Fa in modo che non approfittino delle tue debolezze. Lo mise in allerta, ma ogni aiuto poteva far comodo. Lui stesso era un genin ai tempi, e seppur avere l'aiuto di Xu Shu fu un'occasione decisamente fortuita, aveva avuto modo di fare la sua parte.


    Il sollievo di Youkai nel rivedere sia Raizen che Hitomi venne momentaneamente spento dal suo freddo ordine. Con un leggero sussulto, avrebbe stretto le labbra, affrettandosi ad ubbidire a quel comando, dopotutto l'Hokage aveva ancora una certa influenza su di lui avendo conosciuto la sua famiglia da così poco. Si affrettò però nel spiegargli come fossero tutti alleati, ben più stretti di quel che credeva. Temeva uno scontro vista l'ostilità con cui Hojo si stava avvicinando a Raizen, forse per tutti gli anni che come padre gli aveva rubato, ma fu piacevolmente sorpreso e sollevato nel vedere la sua reazione, che causò una scioccata sorpresa nel resto dei presenti. E'... Particolarmente affettuoso nei miei confronti e ciò che mi riguarda. Spiegò, con un sorriso un po' tirato. Si fece aggiornare sulle condizioni di Hitomi, spiegandole a sua volta e in poche frasi che di fatto non spiegavano un bel niente cosa fosse successo dopo l'arrivo di Hojo.

    L'Hokage decise che la cosa migliore per tutti era di prendere un momento di respiro, rilassarsi e schiarire le idee. Chiese a Youkai delle sue condizioni, cosa che lo portò a guardarsi le fasciature ai polsi. Mh-mh. E' stata... intensa. Ma considerando cosa ci ho guadagnato, ne è valsa la pena. Sorrise appena, facendo scivolare lo sguardo verso i suoi genitori. Lo sai, ho anche due fratelli! E due zii! Oh... Commentò con orgoglio, anche se dopo qualche secondo si spense, mostrandosi più turbato, e facendogli cenno di avvicinarsi al suo viso, per potergli sussurrare all'orecchio: Non concentriamoci troppo sulla cosa per ora, ma uno degli zii è il... signor Hayate. Gonfiò goffamente le guance, tamburellando le mani sulle gambe, non avendo trovato un modo migliore per aggiornarlo su una simile notizia. Forse sotto sotto voleva ulteriori opinioni su come comportarsi a riguardo. Non sarebbe intervenuto granchè ad interrompere l'Hokage, se non quando entrò la reliquia in argomento, dettaglio su cui doveva metter bocca. La reliquia apparteneva a Shennong, un antico shinobi che aveva sconfitto Amesoko parecchio tempo fa. Non sappiamo molto di più, se non che le reliquie reagiscono alla presenza delle Lacrime. Aveva raccontato a Raizen delle sue visioni all'Inferno, dopotutto l'Hokage stesso aveva in parte subito quello stesso potere. Gli sarebbe bastato fare due più due per collegare le cose, ma doveva mettere in chiaro che non era il momento di rivelare certe informazioni. E a questo punto non è impensabile credere che le Lacrime a loro volta possano reagire a queste relique, anche se non ne abbiamo la certezza.

    In breve, Youkai avrebbe usato le informazioni di Hikaru per usare per la prima volta la sua identità fittizia, riapparendo come dal nulla davanti agli occhi di Yato. Si sarebbe fatto distrarre da uno specchio, controllando la sua nuova identità, non dissimile da quella che aveva ad Ame in una delle loro precedenti missioni. Aaaw- ora dovrò abituarmi anche a questo? Borbottò, forse poco prima di essere insultato da Yato (se non direttamente assalito, come presenza sconosciuta apparsa dal nulla al pari di un fantasma). Avrebbe alzato le mani, con un sorriso incerto. Youkai! Sono Youkai! Questa è la mia apparenza sotto Concordato. Tutte parole di cui il Senju non poteva essere a conoscenza, cosa che lo avrebbe portato a fare un pesante sospiro. Okai, da dove iniziare... Sono informazioni riservate, quindi concentrati sulla missione e vedi di non farti sfuggire niente con nessuno. Il Concordato è un potente fuinjutsu fatto per proteggere e nascondere tutti gli Uzumaki qui a Konoha, altrimenti un assassino impossibile da sconfiggere potrebbe arrivare e sterminarci tutti. Spiegò con semplicità, iniziando ad aggiungere informazioni senza che Yato potesse chiedere delucidazioni. Abbiamo scoperto che ci sono degli Hayate infiltrati e sospettiamo che vogliano rompere questo sigillo, tenuto in piedi da Shika, il precedente Hokage. Oh, e la Radice è ancora attiva, e temiamo che uno degli Hayate sia infiltrato proprio ai piani alti, e stia controllando gli eventi. Le informazioni divennero presto più personali, e forse più assurde, com'era solito capitare a Youkai. Ho trovato la mia famiglia, e hanno confermato che ero femmina alla nascita. In passato mi sono scontrata come Yuuki contro questo assassino, e pare che mi abbia ucciso, ma non abbastanza, e gli Ormoni che aveva usato su di me sono diventati permanenti mantenendo così la mia forma maschile. Per fortuna non è una cosa urgente da dover risolvere, ma grazie a questo abbiamo scoperto che facevo parte di un certo Progetto Y, e che i membri della Radice, e quindi forse pure uno degli Hayate, abbiano ora alcuni codici che possono risvegliare dei comandi subconsci in me. Gonfiò le guance, tamburellando un piede leggermente nervoso. Forse aveva detto troppo, forse troppo poco, ma riteneva Yato un suo fedele compagno di team, se non forse un po' brutale nei modi. Quindi, uhm... Se dovessi in qualche modo sembrarti ostile nei tuoi confronti o quelli di un alleato, hai il permesso di immobilizzarmi. Borbottò, dopotutto la madre gli aveva messo in chiaro che erano riusciti persino a farla andare contro il suo stesso fratello, il suo preferito da come lo raccontavano, la prudenza non era mai troppa. Certo, in queste condizioni non faresti che combattere contro nemici invisibili... Si strofinò la nuca, evidentemente a disagio, mordendosi un labbro mentre aspettava eventuali domande di Yato. Ma dopo di esse, con una certa fretta, avrebbe indicato il tavolo vuoto alle loro spalle. Okai, so um, se non ti dispiace. Torno un attimo da loro. Ti ri-aggiorno poi. Tu... aspetta un attimo qui. E, come aveva anticipato, sarebbe scomparso ai suoi occhi, tornando sotto Concordato.

    Era tornato al momento giusto per sentire Raizen che chiedeva l'aiuto della madre, e per sentire delle accuse su Hojo che non condivideva. Mi avevano spedito chissà dove solo perchè mio padre le pestava troppo i piedi! Lamentò Youkai. Pur comprendendo le responsabilità di un leader, c'erano semplicemente azioni che andavano oltre, e non sarebbe stato semplice convincere il diretto interessato che tutto il dolore ed il trauma causato ad un'intera famiglia fosse necessario per un bene superiore. Avrebbero potuto dare una nuova occasione a degli orfani che avrebbero sicuramente apprezzato una nuova famiglia, invece di separarci senza motivo. Avevo solo sette anni! Commentò, frustrato dal fatto che Raizen si fosse sentito in dovere di correggere un parere proprio su una capoclan dalla dubbia morale che lo colpiva personalmente. E non bastasse, per colpa del loro stupido progetto, per quel che ne sappiamo i capi della Radice, se non la capoclan stessa, possono controllarmi come un burattino! E se possono loro, può sicuramente l'Hayate infiltrato! Con una singola frase sono riusciti a far sparire anni di allenamenti in cui usavo la mia anima, ed ora invece ho le catene del clan! Potrebbe bastargli uno schiocco di dita per rendermi un vostro avversario. Aveva gesticolato animatamente durante tutta la discussione, prima di stringere i pugni sui fianchi, sforzandosi di calmarsi. Non tutti sono degni di essere Capoclan. Specialmente se fanno parte del gruppo della Radice, che hanno riformato alle tue spalle. Voleva ricordargli come entrambe fossero vittime.

    La discussione non sarebbe andata avanti ancora a lungo. I servitori della loro famiglia stavano già spargendo la voce sul ritorno di Yuuki, mettendo in guardia gli Uzumaki di possibili Hayate infiltrati, e non appena la riunione si fosse conclusa, si sarebbero affrettati nel contattare e portare da loro sia i genitori che il cugino di Yamato, preparandosi alla forse breve interrogazione che dovevano subire, con uno Youkai leggermente agitato dalla cosa. Yato era di vedetta, anche se fuori dal Concordato poteva fare ben poco, e Raizen sembrava incerto se includerlo o meno. Non mise bocca al momento, ma lo avrebbe certamente fatto se la situazione avesse richiesto un ulteriore alleato, sperando che ne avessero avuto il tempo.
  7. .

    Trarre le conclusioni

    VI



    Il giovane Kuroshi combatteva con eleganza e furia, pur mostrando un'animo intenerito da quella bestia nata sbagliata, e salvandola come solo un otese sapeva fare: donandole la morte che meritava. Il re dei ratti avrebbe emesso un doloroso stridio, accasciandosi a terra apparentemente esanime. Ancora qualche muscolo si muoveva, forse colmo dell'elettricità ancora in corpo. Avrebbe avuto poco tempo per controllarlo, dato che una scura ombra si stava abbassando rapidamente sul ragazzino, seguita da una voce acuta: VIA DA Lì!! Uno dei giganteschi tentacoli precipitò rovinosamente sul pavimento, facendo vibrare la stanza, mentre la donna si era lanciata in direzione del giovane studente, trascinandolo con sè stretto in un braccio avvolto al suo torace, per evitargli di finire schiacciato da quel polpo mutante.

    Entrambi avrebbero dovuto prendere fiato a quel punto, Kuroshi avrebbe notato come la donna fosse ricoperta da una melma violacea, e nonostante tutto non sembrasse troppo infastidita dalla cosa, mentre fissava con disgusto e furia la creatura che aveva davanti, che sembrava finalmente deceduta. Si sarebbe lasciata andare in un brevissimo sospiro di sollievo, dato che i problemi erano tutt'altro che finiti. Questo... Non era l'addestramento che mi aspettavo di farti fare. Ma sei sopravvissuto, è un buon segno. Commentò, pur restando concentrata sulla creatura, forse incerta fosse realmente morta. Dedicò uno sguardo di disgusto anche al re dei ratti, prima di voltarsi a lunghi passi verso l'uscita. Andiamo. Per ora abbiamo finito qui. Dobbiamo far esaminare questo posto ai professionisti. Avevano con loro il documento della madre di Kuroshi, e poco altro che sembrava affine ad esso, un tesoro scarno ma che poteva nascondere qualcosa di ben più grande.


    Il viaggio di ritorno sarebbe stato colmo di frustrazione per entrambi. Kuroshi aveva appena scoperto che la sua stessa madre aveva probabilmente un grosso segreto che gli teneva nascosto, e nessuno dei due aveva saputo dire se fosse per sua protezione, o se lui fosse solo una vittima di chissà cosa. Inoltre, c'era il problema dato da quei mostri. La curiosità del giovane sarebbe stata soddisfatta in breve: Quel simbolo appartiene agli Illuminati. Un gruppo di... cultisti, non saprei come altro descriverli. Non ne so molto a dirla tutta, ma sembra abbiano il brutto vizio di rubare da noi ninja. E, come il giovane ben sapeva, era una cosa parecchio grave: rubare una conoscenza di un diverso villaggio poteva portare ad una guerra, e persino tra clan, in mancanza di accordi, poteva crearsi un putiferio. Figurarsi dei completi sconosciuti appartenenti ad un qualche culto segreto. Che arrivassero a mimare gli stessi demoni però... La Vipera si morse un labbro, chiaramente turbata, ma da lì a poco si sarebbe corretta. Quella bestia non era nemmeno lontanamente paragonabile, per nostra fortuna. Se è il meglio che sanno fare, allora non abbiamo nulla da temere. Dobbiamo solo sbrigarci a trovarli e dimostrargli cosa succede quando provano a derubare qualcosa ad Oto. A me. C'era sicurezza nella sua voce, ma non nel suo sguardo. Dentro di sè, temeva che quello che avessero trovato loro non fosse che un laboratorio "di scarto", nonostante tutto. E che i loro progressi fossero ben più avanzati di ciò che dimostravano.


    Una squadra di esperti eliminatori e sensitivi era stata inviata al laboratorio quella notte stessa, qualche ora troppo tardi: ogni traccia di ciò che era successo era sparita. Restavano solo macerie del nuovo laboratorio, che vennero comunque analizzate da cima a fondo, alla ricerca del più piccolo degli indizi. Tuttavia, era troppo presto per dire se avessero effettivamente trovato qualcosa.

    Kuroshi, se non avesse cambiato idea, avrebbe avuto un semplice ma soddisfacente posto di lavoro proprio in Amministrazione. Non doveva fare molto se non qualche fotocopia e seguire gli ordini dei suoi superiori, ma almeno aveva un posto sicuro dove stare che non fosse casa sua. E poteva infastidire la Consigliera ogni volta che voleva, se lo avesse voluto. A meno di una settimana dall'evento sarebbe stato convocato in ufficio da Hebiko stessa, che lo avrebbe accolto da dietro la sua grossa scrivania. Mettiti pure comodo. Indicò la poltrona di fronte a lei, sparpagliando alcuni documenti di fronte a sè. La situazione del laboratorio... non sta andando bene. Nell'ora successiva in cui ce ne siamo andati, chiunque ne avesse controllo ha pensato bene di farlo sparire. Non ci sono che macerie. Puoi tornarci anche tu se vuoi, ma la zona è stata controllata da cima a fondo. In questi documenti ci sono tutte le informazioni e gli indizi trovati. Briciole perlopiù, dato che sembrano tutti inutili, ma mi sembrava giusto che lo sapessi. Ammucchiò nuovamente i fogli insieme, richiudendoli in una cartella giallastra. Per quanto riguarda tua madre... Non ho ancora trovato nulla a riguardo. Per quel che risulta in Amministrazione, è un'impeccabile kunoichi otese, e poco altro. Come membro della famiglia, posso darti accesso ad alcuni dei suoi rapporti su vecchie missioni concluse, ma poco altro. Probabilmente sarebbe più contenta di raccontarteli lei stessa... A patto che tu ti fida, naturalmente. Avrebbe osservato la sua reazione, voleva capire come la pensava ora che era a mente fredda. In ogni caso, terrò la guardia alta. Orochimaru o chi per lui potrebbero anche aver agito ad insaputa di tua madre, per quel che ne sappiamo potrebbe anche essere stata un bersaglio mai raggiunto.

    Intanto... Posò la cartella con i documenti appena riposti sulla scrivania, per poi spingerla con una mano verso Kuroshi. Ti consiglio di dare una letta ai rapporti sul laboratorio. Certo, si tratta di informazioni accessibili solo a shinobi Genin e superiori... Nel momento in cui l'avesse presa in mano, avrebbe potuto sentire come pesasse più del solito, trovando all'interno non solo i documenti ma anche un coprifronte scintillante, con la classica nota otese incisa al centro. La Vipera lo avrebbe lasciato reagire alla cosa, mostrandogli per l'ultima volta i suoi occhi dorati, prima di concentrarsi nuovamente sul suo lavoro. Mi aspetto grandi cose da te, giovane Kuroshi.


    L'addestramento è terminato! Ti correggo le ultime cose, ma posso garantirti che hai meritato il Genin a pieni voti, e se continui così te la caverai benissimo anche nelle prossime quest! Solo alcuni aggiustamenti:

    -Fare delle difese alternative non è stata una cattiva idea, e ognuna delle difese mi sembra ottima, semplicemente ti sei "over-difeso": essendo la difesa autoconclusiva, mettere delle alternative non serve, perchè comunque dovresti decidere tu quale accade a prescindere. Questo significa che, nel caso di voler usare dei cloni, dovresti usare una strategia per convincere l'avversario a distrarsi proprio sul clone: con creature come questa può anche bastare un semplice trucchetto visivo di scambio, mentre con shinobi più astuti o con abilità più fini, serve naturalmente una strategia più raffinata. Però entrambe mi sembravano ottime, e aiutano a capire l'ottimo livello a cui sei!
    -Questa è più che altro una sfumatura, ma ricordati di segnare [Slot Azione+Tecnica] quando usi una tecnica che richiede il supporto di uno slot Azione per funzionare, cosa che hai comunque fatto correttamente. Ricordati che gli slot azione sono 3 in tutto, usali >:) Però molto belle le descrizioni, credo finirò con il leggere tutti i tuoi futuri post!
    -bene anche la tabella, sappi che puoi striminzire le descrizioni anche ad una singola parola (dopotutto serve solo come riassunto rapido per ritrovare la parte interessata velocemente)

    Ora ti attende un ultimo post di chiusura, e poi contattami su Discord per farti insegnare come proporre gli stemmini, e brevemente dopo come modificare la scheda per l'upgrade a Genin!
  8. .

    Mantenere il Controllo

    IX



    La Dokujita appariva educatamente attenta, seppur non in modo invasivo, mentre ascoltava il racconto di quella fuga sospetta. Se entrambi erano coinvolti, c'erano di sicuro ottime ragioni, dopotutto Febh veniva proprio da lì, ma questo non impediva al suo sangue di ribollire per la gelosia, visto l'impegno che Raizen aveva sicuramente dovuto usare per tirarla fuori da lì, e sperando che non ci fossero ricompense sentite da parte di lei. Nonostante stesse immaginando tutti gli scenari di tradimento possibili, il suo volto restava impassibile, se non con una punta di disappunto per dar manforte al fastidio di Meredora. Intollerabile. Quella storiella non le aveva dato solo molte informazioni utili per fare domande a Febh o per minacciare Raizen nel farle un regalo di scuse, ma anche per poter essere usata contro Meredora stessa. Dopotutto, per quanto fosse contro due jonin, era lei la responsabile della prigione, e si era fatta scappare una prigioniera. Quanti altri errori potevano essere tollerati, prima che perdesse il suo posto?

    Ascoltò la risposta della ragna con una certa sorpresa, per poi scoppiare a ridere con elegante gusto. Oh, Meredora! Ma certo che mi aspetto che tu sia in prima linea di fronte a qualsiasi tipo di minaccia, la maggior parte degli shinobi sarebbe persa senza il tocco femminile che noi kunoichi sappiamo portare in battaglia. Dopotutto gli stereotipi vedevano gli uomini come una forza bruta difficile da fermare, ma le donne come esperte manipolatrici, talvolta ben più efficaci di un prevedibile combattimento alla pari. Non intendo una guardia del corpo: da parte mia, sceglierei forse lo Yakushi. E' stupido e inaffidabile per parecchie cose, ma quando ci si mette di mezzo a qualcosa che sa di dover proteggere diventa un muro invalicabile in grado di concentrare la sua distruzione sul giusto obiettivo. Come un bravo cane da guardia, gli perdoni la distruzione del tuo divano se in cambio fa un lavoro eccellente nel proteggerti. Ridacchiò, osservando poi Meredora come se le stesse scritando l'anima. Io parlo di protezione strategica. Le diede qualche istante per comprendere appieno il malinteso. Non ho dubbi che il nostro caro Mikawa sia in grado di respingere qualsiasi minaccia faccia capolino nel villaggio, dopotutto prima ancora di essere un Kage era stato un formidabile guardiano. Fece roteare appena la tazza di te, distraendo momentaneamente lo sguardo dalla donna per darle un po' di respiro. Ma come si comporterebbe di fronte ad un possibile infiltrato ad Oto? E se quell'infiltrato fosse proprio nella tua prigione? Lanciò l'esca, aspettando qualche istante prima di agitarla e attirare ancor di più la sua preda dove voleva. Saresti certa che non ci sarebbe alcun innocente sacrificato "per un bene superiore", pur di catturare o uccidere tale infiltrato? Magari una guardia un po' troppo ligia al dovere, che a suo dire impediva le sue indagini, oppure un sospettato errato. Hm, non oserebbe sacrificare nessuno della sua preziosa famiglia, questo è certo. Lasciò che la donna assorbisse quelle informazioni, per poi fare un sospiro quasi disperato e incerto. Non che questo ponga Febh in una posizione migliore. Per quanto sia un poco più attento nei confronti di otesi innocenti, resta una mina vagante che potrebbe farsi sfuggire un infiltrato da sotto il naso. Ah, uomini... Commentò, con il preciso intento di far calmare Meredora, se grazie al suo discorso era riuscita ad insinuarle il seme del dubbio sul Mikawa. Dopotutto non era di certo conosciuto per la sua pazienza nè per i modi gentili, l'ipotesi descritta dalla serpe non era così improbabile. E il commento su Febh serviva a farla sentire a suo agio, consapevole che, seppur il Mikawa avesse grossi difetti, magari al punto da non essere un buon Kage, di certo Febh non era il sostituto ideale. L'avrebbe portata tra le sue spire, dopotutto tra donne ci si poteva fidare.


    Meredora aveva scelto lo shinobi consigliatale dalla Vipera, facendole forse ottenere ulteriore fiducia. Doveva viziarla e ricoprirla di lodi per assicurarsi la riuscita del piano. Aveva ben addestrato ogni singolo dipendente su come comportarsi durante quella giornata, non erano ammessi errori. Dovevano mostrare ordine, dedizione e responsabilità, quel giorno ancor più degli altri. E naturalmente il "bersaglio" era stato istruito per mostrare il suo lato da guardia delle prigioni con orgoglio. La donna ragno non aveva avuto dubbi a riguardo, e durante la sua visita era stata riverita come se il Daimyo stesso fosse presente. Hebiko avrebbe avuto poco da commentare a riguardo: le avrebbe ricordato che era un'ospite importante, e che quello era solo il trattamento che meritava.

    Quando arrivò il turno di Hebiko di far visita alle prigioni, al terzo controllo si rese conto che una tattica caotica o di fuga non era una soluzione che poteva permettersi, soprattutto senza lo Yakushi. E considerato che anche lui aveva avuto bisogno del supporto di Raizen, e che in passato aveva già fatto fuggire una prigioniera, le probabilità che la stessa tattica funzionasse due volte rasentavano lo zero. Di certo si sarebbe divertita ad usare le tattiche più subdole insegnatele da Ogen per ottenere una reazione dalle guardie, in particolare far sì che non le scollassero gli occhi di dosso, ignorando qualsiasi cosa le stesse attorno. Hebiko vestiva un kimono tanto pregiato quanto quello del loro appuntamento, mentre Meredora aveva ora uno stile leggermente diverso, più pratico. Il volto della Vipera si illuminò alla sua vista, dedicandole un delicato sorriso. Meredora! Oggi sì che ti vedo più te stessa. Le dedicò un rispettoso ma discreto inchino. Sono pronta per il mio tour privato. La frustrazione nel vedere quanti controlli impossibili da evadere incontrava, all'esterno mutava in sorpresa ed eccitazione, nemmeno si trovasse in un parco giochi. Tutto questo è così impressionante! Sapevo che le Prigioni erano estremamente sicure, ma chi si aspettava una tale minuzia e precisione. Descrivono sempre le guardie come brutali carcerieri, mi avevano fatto credere che non avrei trovato altro che bruti, invece mi sento piacevolmente sorpresa. Commentò, lasciando che il suo sguardo si posasse per diversi secondi verso una delle guardie, mostrando un possibile velato interesse, mentre ignorava l'altra come se non si fosse messa sufficientemente in mostra. Di nuovo, controllare le loro reazioni, ma anche quelle di Meredora, dopotutto lei stessa poteva avere un preferito che non voleva Hebiko scegliesse, o un'esca che la Vipera dovesse concentrarsi più delle altre. Di certo metter zizzania tra le guardie e farle ingelosire tra loro non sarebbe stata una cattiva idea, qualsiasi imprevisto poteva tornare a suo favore.

    I Fuinjutsu erano un'ulteriore problema che avrebbe reso più difficile anche una fuga con sostituto: una volta fuori da lì avrebbe anche potuto assoldare qualcuno per farlo togliere, e visto il meccanismo con il veleno, probabilmente non avrebbero nemmeno fatto scattare alcun allarme, e nemmeno il veleno stesso sarebbe stato un gran problema con un alleato come lo Yakushi, ma restavano altri problemi da aggirare che rendevano la fuga un'opzione fin troppo scomoda da considerare, tantomeno creargli un'apertura per lasciare che fuggisse da solo e raggiungerlo solo una volta uscito. Non era il più brillante del team ai suoi tempi, poteva essere cambiato, ma non era un rischio che poteva permettersi. Hai pensato a tutto vedo, i miei complimenti. É tutta farina del tuo sacco? Poteva essere un’informazione estremamente importante quella di sapere chi fosse il reale architetto della prigione e le sue trappole. Avrebbe potuto far peso su Meredora stessa per qualsiasi falla in quel sistema, o portarla ulteriormente dalla sua parte se fosse stata organizzata dal Mikawa e i suoi scagnozzi. La domanda però venne posta in modo molto innocente, e alla sua risposta sarebbero seguiti i complimenti principalmente per l’inventore, e coloro che mantenevano quell’ordine. Ridacchiò dopo i complimenti della donna ragno sull’organizzazione in Amministrazione, mentre gettava ulteriore veleno su Febh. Felice di averti sorpresa. Spero di stupirti di nuovo, man mano che ci conosceremo meglio. Le fece l’occhiolino, dedicandole un malizioso sorriso.

    Era arrivato il momento di mostrarle il vero potere della Serpe, senza che nemmeno se ne accorgesse. Si sarebbe accomodata sulla prima sedia disponibile, con il kimono che scivolava sulle sue forme più del solito, mentre con lo sguardo osservava cosa c’era nella stanza, e non appena avesse incrociato lo sguardo con un bollitore, avrebbero chiesto una tazza di the o caffé. Una piccola pausa dopo tutti quei controlli mi ci vuole. E poi voglio sapere di più sui tuoi prigionieri. Ne avrai un preferito, scommetto. Magari non nel senso tradizionale del termine. Ridacchiò. Trovava difficile che, persino una ligia al dovere come Meredora, non avesse almeno uno o più prigionieri che disprezzava più di altri, o che reagivano in un modo più particolare alle sue torture rispetto ad altri. E poi, dopo averla fatta sentire a suo agio con quelle chiacchiere casuali, sarebbe passata a cose più importanti, come i diversi motivi per cui i vari prigionieri erano dentro. Mi piacerebbe sapere alcune delle loro storie. L’Amministrazione collabora costantemente con i vari dipendenti giudiziari naturalmente, ma non é facile avere il quadro completo dei vari casi a meno di parteciparvi di persona, e i miei rigidi ritmi lavorativi non concedono molte occasioni. Hmmm, a volte mi chiedo se li spremo troppo… Mah, non distraiamoci su questo proprio ora. Avrebbe citato un paio di prigionieri che sapeva essere presenti, facendosi raccontare la loro storia, mostrandosi coinvolta con domande e osservazioni, e poi sarebbe passata all’attacco vero e proprio. Comportandosi già interessata e concentrata nella conversazione, avrebbe introdotto quell’argomento con naturalezza: Oh! E che mi dici dell’assassino, l’Uzumaki? Ho sentito dei miei dipendenti chiacchierare animatamente di quel caso. Qualcuno azzardardava che la scena del crimine fosse stata truccata… Ci crederesti?? Scosse la testa, come indignata. Figuriamoci se il nostro corpo poliziesco possa farsi ingannare come fossero dilettanti. E anche tu, di certo non avrai abbassato la guardia a riguardo. Sentenziò, il tono lo faceva sembrare un complimento, ma le sue parole successive avrebbero potuto insinuare un pericoloso dubbio in Meredora… Esattamente ciò che voleva la Vipera. Dopotutto abbiamo saputo che la sentenza é stata di morte. Se le loro assurde accuse fossero in qualche modo vere, non solo il giudice e gli investigatori verrebbero puniti… ma tu, responsabile di tutto il processo e della sua esecuzione, potresti aver la più grave delle punizioni, potresti perdere immediatamente il tuo posto. In questi giorni ho avuto modo di conoscerti bene, qui sotto si nota bene il tocco di una donna come te, Meredora. É assurdo che qualcuno pensi di poter in qualche modo sfuggire al tuo impeccabile controllo. Fece una piccola pausa bevendo dalla sua tazzina, aggiungendo l’ultima aggravante: Oto é un villaggio di libertà, dove i più deboli se la vedono peggio dei più forti, come piace tanto al Mikawa… ma se chiudessimo un occhio su simili eventi, in men che non si dica regnerebbe l’anarchia. Sospirò. Manca chiaramente un tocco femminile al comando, che possa prendersi cura di tutti invece di aizzarci l’uno contro l’altro.

    Hebiko avrebbe tenuto un occhio mezzo aperto, attendendo paziente che le reazioni di Meredora arrivassero in superficie. Se erano anche solo vagamente simili, il treno di pensieri l’avrebbe forse portata a dubitare di piccole incertezze e dettagli stonati di poco conto a cui aveva dato poca attenzione, magari perché parte della routine. Sarebbe bastato un leggero dubbio perché la Vipera potesse considerare Meredora abboccata all’amo. Si sporse in avanti, mettendo in bella mostra la scollatura del suo kimono, ed allungando la mano fino a toccare quella della donna. Aggiungere altre emozioni oltre al dubbio e l’incertezza non avrebbe fatto altro che mandare ancora più in confusione i suoi pensieri, e permettere che si facesse sfuggire più di quanto avesse voluto. Cara, scusa se mi permetto, ma sembri un po’ pallida… Hai bisogno d’aria?

    Se fosse riuscita a farle scucire almeno un dubbio, si sarebbe fatta più seria, avvicinandosi a lei e parlando sottovoce, mostrandosi sospettosa dei dintorni. Meredora. Calmati. Concentrati su di me. Ironico come, con la fatica che aveva fatto per metterla a suo agio, distrarla e confonderla, ora sempre lei la aiutasse apertamente a ritrovare la concentrazione. Questo prigioniero, é ancora vivo? Avrebbe reagito con un sospiro decisamente realistico nel sentire una risposta positiva, anche se lo sapeva fin dall’inizio, avere la conferma dalla capa stessa delle prigioni aveva un effetto diverso. E, naturalmente, la sua forte emozione si sarebbe spostata invece nei confronti di Meredora, come pura preoccupazione della sua persona. Bene. Vuol dire che possiamo ancora agire. Si fece pensierosa, cercando di valutare quale potesse essere la strategia migliore. Non facciamoci prendere dal panico. Tu stessa dovresti essere un’ottima torturatrice, giusto? Altrimenti chiama il tuo più fidato torturatore. Dobbiamo iniziare interrogando il prigioniero stesso. Non possiamo sapere chi possa volerti incastrare o perché, ma partendo da lui avremo la certezza se tutto questo é solo un piccolo fraintendimento… oppure un grosso affronto alla tua persona. Si sarebbe alzata, con sguardo serio e pronta all’azione. Questo é il peso che noi donne al potere dobbiamo portare. Ci sarà sempre qualcuno che crede di poterci calpestare. Mostriamogli con chi hanno a che fare.


    Aoda era in preda ad una crisi di nervi, che poteva sfogare solamente sventolando la sua lingua all’aria in modo nervoso, ed agitando la testa in modo quasi ipnotico (come la sua evocatrice, si faceva prendere facilmente dal panico), mentre l’omone ancora piangeva come un bambino, attirando persino l’attenzione di alcuni dei presenti, che li osservavano distrattamente. Il serpente annuí, rispondendo con voce nervosa: Sí, sssssí. Lo spazzino strambo. La signorina Hebiko diceva che bastava annuire e indicargli un posto a caso da pulire per tenerlo calmo. Febh non ci sapeva decisamente fare con le persone, tutto quello che riuscí ad ottenere in risposta ai suoi borbottamenti fu un tiste: Mi dispiace. Sniff… Sono sempre stato il più emotivo del team. Commentò, inconsolabile. Fu proprio il suo tentativo di usare l’Amministratore come un fazzoletto che spinse quest’ultimo ad optare per un’approccio più brusco, facendo inginocchiare senza fatica il grosso shinobi, che stordito dalla potenza dimostrata, forse abituato fin troppo a simili trattamenti, tirò su col naso un’ultima volta prima di annuire con fare deciso, pronto ad ubbidire. Sí, signor carota.

    Con il serpente che ancora si agitava nevrotico, i due sarebbero usciti senza troppi problemi, sentendosi osservati, ma come potevano evitarlo dopo una simile scenata? L’omone si sarebbe fatto sfuggire un pesante sbuffo nel farsi gettare a terra, rialzandosi e togliendosi goffamente un po’ di polvere di dosso. Nonostante i due si trovassero in un vicolo più o meno appartato, nei dintorni c’era comunque una discreta folla, di più e meno curiosi nel vedere lo Yakushi con un omone di quella stazza, che ancora indossava abiti più tipici di Kumo che di Oto. Sí signore, certo signore. Ripetè, con fermezza, lasciando intendere che fosse una routine alla quale era fin troppo abituato. Un momento… Febh Yakushi?? L’intoccabile ma incapace Amministratore?? Commentò, osservandolo con stupore e rispetto, nonostante l’aggettivo con cui l’aveva appena descritto. Una qualsiasi reazione negativa l’avrebbe fatto gridare, portando le mani davanti al volto in difesa, mentre si chinava sottomettendosi allo Yakushi. Chiedo scusa! Chiedo scusa! Abitudine. I miei vecchi amici la chiamavano sempre così.in effetti suona un po’ rude. Quasi si sarebbe rimesso a piangere nel sentir nominare Hebiko. La signorina mi stava cercando?? Allora si ricorda davvero di me! Le parole brusche di Febh lo avrebbero riportato all’attenzione, irrigidendo la schiena e concentrando lo sguardo in un punto imprecisato di fronte a sé. Sí signore, certo signore. Parlavo del mio vecchio team di Oto. Da giovane vivevo in periferia. La signorina Hebiko era a capo del nostro gruppetto, era la più brava con le arti ninja e ci aveva insegnato qualche trucchetto. Si batté la testa, come sorpreso. Oh, che stupido, non mi sono nemmeno presentato! Portò le mani ad altezza del volto, agitandole entrambe in segno di saluto, nemmeno lo avesse appena incontrato.Mi chiamo Makoto Goi. Gli amici mi chiamano Magōo. Concluse con un caldo sorriso. Se non altro sembrava ben disposto nel rispondere alle sue domande. Signor Febh, potrò anche avere qualche problema alla vista, ma non sono uno sprovveduto! Commentò, con un certo orgoglio. So essere estremamente furtivo se devo! E non aveva tutti i torti, se messo alla prova avrebbe dimostrato di sapersi muovere con passo felpato, addirittura mostrando un jutsu che lo faceva confondere ancora di più tra le ombre… certo, sempre se avesse avuto ombra a disposizione. Non contento, avrebbe anche dato dimostrazione nella sua abilità di allacciarsi le scarpe. Avevo deciso di scappare ormai da un po’ di tempo. Uno dei miei pochi amici é rimasto ad ascoltarmi mentre gli parlavo del mio vecchio gruppo, e siccome sapeva che Hebiko lavorava proprio in Amministrazione e che quindi una volta ad Oto l’avrei potuta raggiungere facilmente, ha deciso di aiutarmi. Mi ha detto che conosceva bene i turni delle guardie, e mi ha indicato l’orario giusto in cui sarei potuto passare senza problemi, usando la mia incredibile furtivitá. Quegli idioti ridacchiavano, distratti nella loro torre di guardia dal mio complice, mentre io quatto quatto oltrepassavo le Mura senza che nessun allarme potesse notarmi! Gonfiò il petto. Certo, a quel punto Febh si sarebbe potuto domandare come fosse invece entrato ad Oto. Dalla porta. Ne avete quattro, sono piuttosto semplici da trovare. Commentò con genuina innocenza, per poi continuare: Nessuno ha provato a fermarmi, probabilmente si ricordavano di me da ragazzino. Te l’ho detto che ho vissuto ad Oto, sì? Sorrise di nuovo, dando una pacca amichevole sulla spalla del giovane. Alla domanda sui suoi ex colleghi, si massaggiò il mento. Hmmm, B e H? Si sarebbe perso in una lunga e sorprendentemente accurata descrizione della loro stazza e del loro viso, annuendo verso la fine. No. Non ci ho mai parlato. Sentenziò serioso. Però so che negli ultimi tempi erano indaffarati nel cercare di avere una rivalsa nei confronti di Kiri. Non sembrava sapere molto di più a riguardo, sembrava fin troppo all’oscuro rispetto le vicende più importanti di Kumo.

    A quel punto, toccava a lui fare una richiesta. Ma lei, signor Yakushi, lavora proprio in Amministrazione! Potrebbe farmi incontrare Hebiko?? Se anche la signorina mi cerca, allora si ricorda davvero di me! Voglio tornare ad essere uno shinobi al suo servizio, in tutto questo tempo mi sono allenato e forse ora posso finalmente ritenermi uno shinobi degno di servirla! Avrebbe fatto un profondo inchino, praticamente pregando Febh di ascoltare la sua richiesta. Ogni cosa che aveva detto sembrava sincera, per quanto surreale. Aoda, oltre alla crisi di nervi, non sarebbe stato molto utile nel confermare la sua versione: Hebiko gli aveva parlato qualche volta del suo gruppetto di quando era teenager, quindi almeno quella parte sapeva fosse vera, ma non parlava quasi mai in dettaglio dei vari membri del gruppo.
  9. .

    Family

    IV



    Sapevo di essere un Uzumaki da ANNI! Ruggí furioso. Hitomi mi ha confessato che mi vedavate tutti come un mitomane. Ed ora un Hayate! Dovreste migliorare la qualità del vostro spionaggio. Il modo di scaricare lo stress di Youkai non era troppo diverso da quello di Hojo, considerato come entrambi sembravano quasi prendere alla leggera le accuse dell’altro nascondendo la frustrazione dietro delle battute.

    La naturalezza con cui Youkai affrontò l’interrogatorio insinuò del dubbio nei due torturatori, che sembrarono realizzare alcuni dei loro errori di valutazione nei suoi confronti, ma fu solo con il Vuoto che tutti poterono finalmente schiarire la mente. Finalmente ebbe modo di esporre la sua tesi, assicurandosi di essere ascoltato. Tesi che sembrava aver attecchito, visto lo scioglimento delle catene intorno ai suoi arti. Con un certo sollievo prese a strofinarsi uno dei polsi, temporaneamente marchiato dalla stretta, prima di vedersi altre catene approcciarlo. Seppur si avvicinarono con ben più delicatezza, non poté evitare di avere un sussulto, irrigidendosi nel farsi alzare dal suolo. Venne trascinato fino a farsi stringere dal morbido abbraccio della ritrovata madre, gesto che per qualche secondo lo lasciò insicuro, dubbioso. Il profumo di Hikaru sembrò schiarire parte delle sue memorie, vedendosi riportato indietro nel tempo, mentre la indossava come Yuuki, non necessariamente con il permesso della madre, imitando quest’ultima mentre girava in una ricca villa, che brulicava di servitori, membri del clan in visita, e altre persone familiari che ancora non riconosceva appieno. La scena mutò con l’aggiunta dell’abbraccio del padre, mostrando diversi ricordi di un uomo impaziente di riabbracciare la figlia, passare del tempo insieme, allenarsi ad utilizzare le catene Uzumaki con dedizione ma una gentilezza di cui poche altre volte era stato testimone. Sembrava fosse stato cresciuto più come orgoglio che come vero e proprio shinobi, un vanto per la famiglia. Non una necessità, ma un desiderio di imitare qualcuno che ammirava, forse proprio Hojo. E quell’ammirazione schiarí anche alcuni ricordi sulla sua ossessione per gli stickers, e non solo: ricordava di aver sempre avuto un compagno di disegno, proprio il padre, che nonostante la sua abilità nell’inchiostro, usava tecniche più tradizionali con la figlia, passando interi pomeriggi ad insegnarle le arti e incoraggiarla a proseguire su quella strada, forse anche per timore della vita da shinobi. Ricordava con quanta passione ricopiava le tavole del padre, talvolta aggiungendo il suo personale twist. Tavole che rappresentavano bozze più o meno complete di capitoli di Spiderboy. Ebbe un sussulto, e finalmente le lacrime presero a scendere, sfogandosi di tutta la solitudine provata in quegli anni, senza nemmeno rendersi conto di quanto spiritualmente fossero rimasti connessi. Strinse con delicatezza e una punta di imbarazzo la pelliccia della madre, lasciando che quell’abbraccio durasse quanto serviva, alleggerendo gli spiriti di tutti i presenti.

    Youkai si strofinò via le lacrime dal viso, rispondendo con un debole sorriso alla madre. Heh. Almeno mi fa sembrare più giovane. Si ricompose a sua volta, guardando gli sconosciuti che ora riconosceva come servitori della sua famiglia, e portando lo sguardo su un confuso e shokkato Yamato, cosa che lo spinse a raggiungerlo con urgenza. Y-Yamato! Va tutto bene. Adesso… adesso va bene. Ridacchiò nervoso, restando di fronte al ragazzo per qualche secondo, incerto su come riassumere tutto e come spiegarlo al meglio. Alla fine, lasciandosi prendere dalla foga, optò per uno stretto abbraccio, probabilmente un gesto che Yamato stesso aveva ricevuto più volte da Yuuki stessa. Grazie, Yamato. Commentò, con voce calma e forse ora familiare, nonostante la cadenza leggermente più mascolina. Se non fosse stato per la tua gentilezza, forse non vi avrei mai ritrovati. Mi dispiace averti mentito. Non aveva dimenticato che era colpa sua se ora doveva cambiare identità. Ma non avrebbe permesso che la cosa lo turbasse ancora a lungo. Distaccatosi dall’abbraccio, lo tenne per le spalle per qualche secondo, sentenziando con decisione: Aggiusterò tutto. Lo prometto. Costi quel che costi. Si sarebbe voltato nuovamente da Hojo, con una certa timidezza, nonostante i ricordi gli avessero fatto capire chi fosse. Non sapevo nemmeno chi fossi fino a cinque minuti fa. Non ho mai perso la speranza che la mia famiglia stesse bene, e fosse qui a Konoha da qualche parte. Eravate nascosti bene. Ridacchiò, nervoso. Volevo solo dirti... Si strofinò un braccio. Non aveva ancora del tutto confidenza, nonostante i bei ricordi riaffiorati, e c'era una certa vergogna nelle sue parole. Ma voleva dirglielo. Voleva fargli capire che, nonostante tutto, in qualche modo aveva continuato a ricevere il supporto del padre, nonostante entrambi fossero all'oscuro della verità. La voce leggermente tremante lasciava intendere che avesse ancora qualche lacrima da sfogare. ...Spiderboy è il mio fumetto preferito.

    Fece un sospiro più profondo, era arrivato il momento di riordinare le idee. Se non altro, il positivo era che i ritrovati genitori erano ora più che disponibili a fare di tutto per la loro figlia, e non avrebbero nascosto nulla. Per quanto tutto fosse accaduto così in fretta e fosse rimasto un leggero timore dato dal primo brutale approccio, sapeva che perlomeno poteva fidarsi di qualsiasi loro informazione, e fidarsi che avrebbero ubbidito a qualsiasi richiesta. La prima cosa fu calmare un allarmato Hojo: Hojo! Hn… Padre. Dovette sforzarsi un minimo, dopotutto era successo tutto molto in fretta. Non abbandonerò il villaggio e casa nostra. Chiunque abbia osato rovinare la nostra quiete pagherà caro. Non ci lasceremo sopraffare come niente fosse. Hikaru lo supportò a sua volta, strappandogli un sincero sorriso. Fortunatamente Hojo sembrava più che altro preso dal panico a fronte degli ultimi eventi, era stato facile riportarlo alla realtà. Bene. Vediamo di chiarire la situazione. Portò una mano al mento, rivalutando con una diverso punto di vista tutto ciò che aveva scoperto. C’é qualcosa che non mi torna. Perché proprio io sono stato usato come esca? Non era un tono da vittima, ma accusatorio, verso nessuno dei presenti nella stanza. Nessuno al villaggio conosceva la mia vera identità. Yamato ed Hitomi erano confusi tanto quanto me nel sapere che ero già parte del Concordato. E nemmeno i miei stessi genitori sapevano nulla. Eppure, chiunque abbia mandato quella lettera in Amministrazione, sapeva con certezza che ero non solo un Uzumaki, ma anche parte del Progetto Y. Aveva preso a camminare nervosamente per la stanza, stare fermo lo irritava. E dato che l’hanno consegnata proprio in Amministrazione, probabilmente volevano includere Raizen, proprio per ottenere il suo sangue, quindi sapevano anche della scappatoia nel fuinjutsu. Alzò lo sguardo principalmente verso i genitori, ma Yamato e i servitori erano coinvolti tanto quanto loro. Avete idea di chi possa avere entrambe queste informazioni? Saranno i nostri sospettati principali. Poi verso Hojo. Hai detto che Hayate mi ha coinvolto, spiegati meglio. Da chi hai avuto l’informazione che io fossi un Hayate? Anche se l’hai ottenuta tu stesso, in che modo é successo? Come hai già capito, stavano cercando di incastrarci. E forse stavano usando proprio il dolore della vostra perdita. Inspirò, non voleva aprire vecchie ferite che lui ancora ricordava a malapena. Hai detto che tu e Hayate non condividete lo stesso obiettivo. Spiegati meglio. Hai già cercato un’alleanza con loro? Come hai scoperto delle Lacrime? Immagino l’obiettivo fosse utilizzarle per provare a riportarmi in vita… Ma da chi hai scoperto di questa opportunità? E cosa vuol dire che una delle Lacrime é vicina? Aveva una certa fretta, pur essendo consapevole di non poter agire senza alcune fondamentali informazioni. Ma non sapere dove fosse Raizen dava a tutti un senso di urgenza, vista forse la sua inconsapevolezza di essere la chiave per distruggere la loro unica protezione.

    Aveva domande anche per la madre, forse più personali. …Cosa significa essere un Tamasizu? Lo sguardo era leggermente preoccupato, dopotutto era ormai informazione nota che quello fosse lo stesso clan di Hayate, e a parte quell’unica persona in comune, non sapeva assolutamente nulla di quel clan. Ma ne faceva parte, che gli piacesse o meno. Inoltre, quando mi hai chiesto cosa ricordassi della mia infanzia, c’era questo ricordo confuso e tremendo… Ricordo grida, terrore, e una specie di mostro che cercava di afferrarmi, e forse c’è riuscito… é tutto piuttosto confuso. Ma sono certo che non fossi tu la donna che gridava, e che ricordo come madre. Le si sarebbe avvicinato, per quanto mantenesse la sua fredda facciata, ormai aveva visto la realtà, e forse quello era uno dei momenti in cui poteva mostrare più fragilità. Non sto mettendo in dubbio che tu sia la mia vera madre. Ma devo capire… cos’è che ricordo, esattamente? Aveva già un forte sospetto, praticamente una certezza, che riguardasse il periodo in cui era sparito per via del Progetto Y. Ma non voleva osare teorie troppo raccapriccianti, pregando che la realtà fosse ben più innocente di come i ricordi di una bambina avessero potuto fargli credere.

    Inoltre, c’era un piccolo problema da risolvere, e pregava che chiunque dei presenti potesse aiutarlo. Uhm… Sono certo che come Yuuki sapessi usare le catene, e più o meno ci riesco anche per istinto… Ma prima di quella lettera la mia specialità era quella di manipolare la mia anima. Non voglio che una mia debolezza possa rovinare tutto, né che chi ha organizzato tutto questo possa approfittarne, quindi avete idea di come riportarmi alla normalità? Sarebbe stato più che entusiasta di re-imparare ad usare le catene del suo clan, ma una simile situazione d’emergenza non era il momento giusto. Se l’avevano riportata a casa già una volta, forse erano già riusciti ad invertire un simile comando.

    A quel punto, c’era da decidere il piano d’azione. La prima cosa fu chiedere a chiunque dei presenti se fossero in grado di medicare rapidamente le sue ferite (l’interrogatorio aveva lasciato segni visibili e non), in modo da poter affrontare la situazione al massimo della sua forma. Hojo, come capo dei ribelli, assicurati di spargere la voce e digli di essere pronti ad agire. Sarebbe stato un vantaggio non da poco. Non posso promettere che riusciremo a liberare tutti da questa ingiusta prigionia proprio oggi, faremmo il loro gioco. Ma sarà un primo passo fondamentale verso la libertà. Bisogna rimettere tutti in sicurezza. Si sarebbe strofinato i polsi ora bendati, controllando per bene che le fasciature fossero strette al modo giusto. Se l’immortalità di Shika é solo temporanea e ristretta ad un rituale, come tu hai dedotto sono probabilmente interessati ad attirare l’assassino. “O me”, avrebbe voluto aggiungere. Ma era improbabile che proprio Hayate potesse avere simili informazioni sul suo passato, e dover spiegare ai genitori la verità proprio in quel momento non gli sembrava la scelta più saggia. Se hanno organizzato questo piano con tanta cura e minuzia, gli dimostreremo che hanno cercato di mettere i piedi in testa alle persone sbagliate. Aveva uno strano scintillío negli occhi. Voglio completo caos. Puntò un dito verso Hojo. Padre. Tu hai il supporto dei ribelli. Inizia con loro. Di a tutti che c’è almeno un Hayate infiltrato, e metti delle persone a te fidate di guardia a Shika. Né Raizen né nessun altro dovranno avvicinarsi. Poi su Yamato. Non… non sono certo di quanto tu te la senta. Ma puoi venire con me. Non mi dispiacerebbe un aiuto. Se puoi dirmi in cosa sei specializzato, potresti essere un aiuto fondamentale. Anche i servitori potevano fare il loro. La maggior parte di voi dovrà avvertire tutto il clan. Ditegli che é un’emergenza, che il Concordato é in pericolo, e che il Clan Proibito sta cercando di contenere i danni. Ditegli che c’è almeno un Hayate tra di noi, che tendano le orecchie. Se sono già ben infiltrati, agire di nascosto a nostra volta non farebbe che rallentarci. Nel peggiore dei casi ci sfuggiranno, ma se manderemo in malora il loro piano, avremo comunque vinto. Aveva un’ultima cosa da dire, che avrebbe messo in allerta una persona in particolare, impaziente di buttarla giù dal suo trono. E dite a tutti che Yuuki é tornata.


    La zona di fronte alla porticina segreta che portava in quel profondo sotterraneo rimase quieta per diversi minuti. Un ovattato ansimare avrebbe anticipato l’apertura improvvisa della porta, mostrando uno stremato Youkai, che si trascinava verso l’uscita. Ma perché… dovevano essere… DIECI piani… Si prese qualche secondo per riprendere fiato, steso a terra, fortunatamente ricaricandosi in breve tempo. La foga lo aveva spinto a fare i primi piani di corsa, cosa che aveva avuto una conseguenza rovinosa sulla sua resistenza. Era finalmente il momento di agire. Abbiamo alleati a sufficienza per non doverci separare. Per ora andiamo da Hitomi. Se si é risvegliata, potrebbe darci una mano anche lei. Forse la fortuna era dalla sua parte, dato che Raizen aveva lasciato un clone proprio lì, ed anche Yato era presente anche se non sembrava vederlo. Hitomi! Ti sei ripresa! Probabilmente dalle sue risposte fin troppo robotiche si sarebbe accorto che qualcosa non andava, e forse anche dalla reazione di Yato. Mamma! Come esco dal Concordato? Non come prima, immagino che fosse successo perché Shika era stato attaccato… avete qualche teoria? Che fosse riuscito ad uscire per avvisare Yato o meno, avrebbe avuto la piacevole sorpresa di trovarsi davanti proprio Raizen, anche se… diverso. Raizen! …RAIZEN??? Non dirmi che anche tu… Borbottò tra il confuso e l’euforico. Non era il momento di indagare troppo a riguardo. Abbiamo un problema. Hai dei cloni in giro? Sarà meglio disattivarli tutti per il momento. Gli spiegò rapidamente il problemino del fuinjutsu e del suo sangue, oltre a tutto ciò che aveva scoperto sugli Hayate e le poche intuizioni che avevano sul loro piano. Tutto spiegato alla Youkai naturalmente, con tanto di effetti sonori, mangiandosi metá delle parole, e con estrema fretta. Ah… E quelli sono i miei genitori. Commentò, con un sorriso leggermente forzato data la situazione. Se avesse fatto commenti sulle sue bende, avrebbe risposto con leggerezza: Ah, niente, mamma é molto brava ad interrogare. Ci sarà utile se riusciremo a catturare almeno un sospettato. Si sentiva più tranquillo in sua presenza, potendo contare sulla sua esperienza e scaricandogli parte delle responsabilità decisionali. Con tutta probabilità, il clone lo avrebbe re-indirizzato proprio a casa sua, dopotutto era Hojo che cercava, e la loro Villa ben fornita di guardie e servitori Dobbiamo buttare fuori tutti gli Hayate da Konoha.



    Edited by Waket - 24/11/2023, 13:34
  10. .

    Bilanciare cautela e Caos

    XII



    Youkai mantenne la sua posizione, guardingo, assottigliando lo sguardo vero i due invasori, non apprezzando il tono giocoso. Non sono il proprietario. Si limitò a commentare, rilassando le spalle quando accettarono di seguire l'approccio più pacato. Rimise la mascherina al suo posto, seguendolo senza obiezioni. Avrebbe fatto un semplice cenno della testa a Medo, la situazione era sotto controllo. Non era assolutamente vero, ma non poteva permettersi di introdurre altri innocenti in quella faccenda. Certo, se non gli erano saltati addosso non appena mostrata la faccia, forse poteva significare che, per quanti sospetti avessero, non c’erano prove per incastrarlo. Non sono io che ho iniziato la conversazione alzando qualcuno da terra. Fu la prima cosa che scrisse sul quaderno, chiaramente sentendosi la parte offesa tra le due.

    Kai. Scribacchiò sul suo quaderno, mostrandogli il nome da lontano. Nell’udire del furto si fece più calmo e più empatico, mostrandosi in grado di capire la gravità della situazione. Dopotutto non dovevi essere il ladro per capire che si trattava di un evento piuttosto grave, considerato anche solo il prestigio dell’edificio. Anche fossero spariti solo pochi Ryo, sarebbe stato un evento inaccettabile. Avrebbe scribacchiato di nuovo sul suo quaderno, stavolta lasciandolo in mezzo al tavolo in modo che l’altro potesse ruotarlo a sé, e leggerne il contenuto da vicino.É stato un pessimo giorno per svenire, huh. Però sono colpito dalla vostra professionalità: vista l’accoglienza al locale, considerati i vostri dubbi, sareste potuti saltarmi al collo a prima vista. Mi avevano detto di essere cauto qui ad Ame, anche se fino ad ora ho vissuto un’immagine ben diversa rispetto ai racconti. Non era del tutto falso, aveva avuto discrete sorprese, ma di certo non aveva realmente quell’impressione nei confronti del suo attuale interrogatore. Se non altro mentire tramite la scrittura era estremamente semplice. Devono aver rubato qualcosa di parecchio prezioso se arrivate a dubitare che il tizio quasi morto sia tra i sospettati. Scribacchio, mostrando il quadernino, ma riprendendolo dopo qualche secondo, per aggiungere una nota. Ah, con questo non intendo curiosare a riguardo, era solo un’osservazione. Probabilmente meno ne so a riguardo, meglio sarà perle vostre indagini. Non é cosa da tutti finire invischiati in un simile problema. Empatizzava il più possibile, seppur con vago rispettoso distacco. Più li convinceva di essere uno sfortunato signor nessuno, più avrebbero abbassato la guardia.

    Youkai non si sarebbe accorto dei trucchetti ombrosi della guardia di Watoru, ma non sarebbe stato da meno. Grazie al suo frammento tra i suoi vestiti, gli sarebbe bastato toccare il quadernino per trasferire il frammento direttamente al suo interrogatore, non appena anche lui lo avesse toccato per trascinarselo più vicino e leggere comodamente. In caso estremo avrebbe potuto anche passare dal tavolo, dopotutto non avendo bisogno di percepire i dintorni, e poteva tenere l’occhio spettrale chiuso e di conseguenza ben nascosto. Dal momento in cui il frammento avesse raggiunto Watoru, sapeva di avere un altro asso nella manica. [Slot azione+Tecnica]

    Fece un pesante sospiro quando arrivò il momento di spiegare il suo diverso aspetto durante la sua seconda visita in Banca. Heh, temo di essermi fasciato la testa per risolvere un problema che forse nemmeno si sarebbe presentato. Però sa, ne andava della mia vita, e mi é stato detto che qui ad Ame bisogna avere occhi anche dietro la testa. E scrisse ciò che aveva detto anche a Kitori, di come il suo medico curante fosse anche una guardia del loro cliente perché, si sa, ad Ame si fa di tutto per soldi, e un semplice doppio lavoro non si rifiutava mai, e di come fosse preoccupato di essere riconosciuto dal paranoico cliente del suo medico, e che un eventuale allontanamento dalla Banca gli sarebbe potuto costare caro. Alla fine per mia fortuna é stato un falso allarme, ma mi ha decisamente dimostrato che la precauzione non è mai troppa. Precauzione che lui stesso aveva nei confronti di quel piano. Così vicino alla libertà, ma anche tremendamente vicino all’essere scoperto. Agrottò la fronte nel percepire l’arroganza e la preoccupazione di Watoru per la salute del padre, mostrandosi abbastanza confuso. Non c’è motivo di preoccuparsi. Indosso una maschera proprio perché si trasmette per via aerea. E forse con la saliva… il mio dottore dice che é fondamentale che non la tolga, ma mi ha assicurato che non c’è bisogno di portare dei guanti e posso toccare quello che voglio. A quel punto avrebbero potuto esprimere dubbi riguardo al fatto che la sua identità fittizia non avesse alcun tipo di mascherina, e in risposta con naturalezza, anche per valutare una possibile reazione all’utilizzo di una sua tecnica, avrebbe composto il sigillo per la trasformazione, cambiando faccia con quella utilizzata per il secondo giorno della Banca. [Trasformazione] La trasformazione è illusoria. In questo modo, anche se parlo, non sto realmente emettendo aria. Ma nelle mie condizioni non é consigliato sprecare chakra per una piccolezza simile, non per periodi prolungati perlomeno. Spero non vi stia annoiando troppo dover usare il mio taccuino. E sciolse la tecnica, tornando normale. In quel modo avrebbe potuto controllare diverse cose: una possibile reazione di Umma, considerato che l’aveva presentata come la sua guardia, ma se ne restava ben in disparte, riteneva sospetto non avesse qualche trucchetto in suo favore già attivo; aveva dimostrato di essere almeno stato addestrato nelle arti ninja, e che non avesse problemi a rivelarlo, dimostrandosi non solo estremamente ingenuo e possibilmente sviando le indagini dalla sua persona, ma forse anche stupido per aver rivelato una simile informazione senza che nemmeno gli fosse stata chiesta, alimentando il dubbio che fosse solamente una persona comune con cui stavano perdendo tempo; dare una breve spiegazione sul perché avesse abilità da shinobi ma non si fosse “presentato” come tale, lasciando intuire che la malattia avesse severamente compromesso le sue abilità nell’utilizzo del chakra. E, forse come ulteriore prova, anche se quasi involontaria, alla menzione di Kitori sarebbe arrossito, iniziando a scribacchiare sul suo quadernino con un certo imbarazzo, esitando e cancellando alcune parole. Anche con Kitori sono stato cauto, non ho mai tolto la mia maschera. Ho avuto modo di conoscerlo in un locale dove girava voce ci fossero alcuni dipendenti della banca. Sono stato abbastanza fortunato a trovare un dipendente così carino e gentile. Probabilmente anche l’altro tizio che ricordo di aver visto avrebbe compreso il mio problema, ma credevo sarebbe bastato dirlo a Kitori. E poi ci siamo distratti quindi non avrei avuto tempo di fare altro. Era visibilmente imbarazzato e leggermente a disagio nel parlare di quella serata. Non che avesse niente di che da nascondere, se non il fatto che potesse essere un minimo sospetto trovarlo in quel locale, non era poi così assurdo immaginare che fosse una cosa nota trovare proprio lì i dipendenti della Banca, dopotutto anche Ame era vittima del gossip, e c’erano sicuramente fin troppe persone disposte a rivelare un’informazione così da poco per qualche spicciolo extra.


    La shishi dal canto suo aveva i suoi problemi. Era riuscita a far perdere parecchio tempo al suo inseguitore, ma riusciva a percepire più di un’entità seguirla, anche se si trattava di creature a prima vista, cosa che le rendeva ancora più sospette vista la sua natura e forma molto simile ad un pericoloso predatore. La bestia rantolò, dubbiosa, conscia che doveva cambiare strategia. Il piano che le era stato dato era abbastanza semplice: distrai, svia, e se necessario crea caos. Ora era lei il bersaglio, ma solo perché chi la inseguiva era convinto possedesse ciò che voleva. Doveva solo dimostrargli che non era così… o convincerlo che aveva perso ciò che possedeva. Dopotutto era la reliquia che gli interessava, ma se la stava seguendo con così tanta foga, doveva essersi ormai concentrato sulla sua traccia odorifera, o peggio di chakra. Doveva forzarlo a cambiare obiettivo.

    Avrebbe retto il gioco con l’inseguimento per un po’, dimostrandogli difficoltà nel continuare a sfuggirgli in modo efficace… e poi non sarebbe riapparsa né sui tetti, né nelle fogne. Ma dalle probabili grida di panico e confusione, avrebbe scoperto che si era spostata direttamente all’interno del locale, passando da un privé all’altro. A pochi non sarebbe sfuggito un grido nel vedere quella che sembrava un’enorme pantera balzare nella stanza e svanire con altrettanta rapidità. Di certo un inseguimento nell’edificio avrebbe complicato le cose, ma allo stesso tempo Girobatu poteva convincersi di una cosa: era in trappola. Ed era quello che Shinjitsuki voleva fargli credere.

    Direttamente dalla sua criniera, avrebbe estratto uno dei piccioni catturati e marchiati in precedenza. Lo tenne al sicuro tra le sue fauci, ironicamente un posto molto sicuro. Con un ultimo portale sarebbe balzata direttamente nella sala principale, atterrando più rovinosamente e aprendo la bocca per liberare il piccione, che con qualche manata avrebbe preteso di cercare di riprendere. Messa all’angolo, ringhiava a tutti i presenti, tenendo però la sua concentrazione sul piccione, almeno in apparenza. E a quel punto, la frase che avrebbe potuto dar via al caos. Ho fatto il possibile, Evocatore. Ora sta a voi. E, usando la sua illusione, sarebbe scomparsa in un portale. Se il vanto di Ame era quello di essere brutali approfittatori pronti a tutto, in quel momento sarebbe stata la sua rovina. Se tra il pubblico probabilmente strafatto e inebriato del locale della Regina ci fosse stata anche una singola persona tentata dalla possibilità che quel piccione valesse qualcosa, cosa forse intuibile dal sigillo disegnato sul petto, si sarebbe creata una reazione a catena che, nel migliore dei casi, avrebbe richiesto tutte le risorse di Girobatu per limitare i danni. A quel punto alla shishi non restava che recarsi quanto più rapidamente poteva verso il centro. In accordo con Youkai, se non fosse tornata entro il mattino presto, lui o Taiyoko sarebbero usciti in ricognizione per controllare se avesse bisogno d’aiuto, e con un po’ di fortuna forse anche in compagnia di Yato. Mancava poco tempo ormai per dichiarare la missione riuscita, c’era da sperare che la sua tattica di distrazione fosse sufficiente per la nottata. Di certo avrebbe avuto di che lamentarsi con il suo evocatore, trovandosi costretta a recitare come un fenomeno da baraccone per un gruppo di umani che avrebbe descritto come “poco evoluti”. [Tecniche]
  11. .

    Cercando la propria via

    VI




    La situazione sembrò calmarsi, almeno nell’ufficio. Kairi aveva subito più di uno shock che non sarebbe svanito dopo una sola nottata di riposo, ma almeno poteva confidare nell’essere di nuovo a casa, al sicuro. Non che avesse molto tempo per soffermarsi, ma dopotutto quella era la vita di uno shinobi: potevi permetterti una pausa tra una missione e l’altra, ma c’erano eventi che chiedevano urgenza e traumi che andavano sepolti a prescindere da tutto, per evitare che le proprie emozioni andassero a influire sul successo della stessa, o persino la propria sopravvivenza.

    La situazione Accademica non era tanto meglio, c’erano tensioni sotto diversi punti di vista, il congedo di Itai aveva ulteriormente crepato gli equilibri già precari tra i villaggi, e da tempo percepiva che Raizen preferisse un ruolo ben diverso da quello che aveva, vedendolo agire come l’ultimo anello della catena che teneva forzatamente insieme l’Accademia, forse per paura delle conseguenze se si dovesse spezzare. Youkai e chissà quanti altri shinobi ancora vivevano in condizioni stabili e forse ignoranti del problema che incombeva sulle loro teste, anche se quest’ultimo si stava ormai facendo un’idea più chiara della situazione, potendo lavorare direttamente al fianco dell’Hokage.

    Di positivo ammirava le potenzialità degli Uchiha, nonostante i discorsi fossero entrambi gravi e pesanti perdite per i diretti interessati, anche se con Raizen tutto si era risolto per il meglio. Sapere di avere un’alleata infiltrata così in profondità non era cosa da poco. Kairi ancora faticava a convincersene, ma non poteva biasimarla. Dopotutto, che Taka fosse una buona risorsa per il villaggio, non implicava che fosse una buona madre per la kunoichi. Aveva scelto il villaggio sopra la famiglia, e per i diretti interessati doveva essere un duro boccone da digerire. Quando si rivolse a Youkai, chiedendo più info sul “demone”, il ragazzetto sussultò in difficoltà, riflettendo sulla risposta migliore. Hm… Credo che la risposta più onesta sia il tempo. Tagliò corto, ma si percepiva onestá nelle sue parole. Non serviva specificare quanto tempo. Alla domanda sul perdono, Youkai fece un profondo sospiro, mostrandole un delicato sorriso. No. Commentò sincero. Ci sono cose che non sono perdonabili, non importa quante giustificazioni possano esserci dietro. Abbassò lo sguardo mentre parlava, chiaramente turbato da quel discorso. Ma allo stesso tempo lasciare che questo ti incateni al passato non risolverà niente. Se non puoi aggiustare qualcosa, la soluzione migliore é costruire qualcosa di nuovo. L’importante del perdonare qualcuno é far sì che le loro azioni non ti distraggano dal tuo futuro. Però… spesso é difficile. Youkai dimostrava di sapere quale fosse la mossa giusta nella teoria, ma non aveva vergogna nel mostrare che i fatti fossero ben più complessi di quello che sembrava. In breve, cerca di essere fiera della strada che decidi di intraprendere.

    Il discorso, complice la sua conclusione, si alleggerì ulteriormente quando Raizen assegnò un nuovo compito a Youkai, che reagì con sorpresa ed entusiasmo. Era da un po’ che, quando l’occasione si presentava, gestiva gli studenti più giovani, dando una mano ai sensei più impegnati. Si sentiva più a suo agio in mezzo ai ragazzini che tra gli adulti dell’Amministrazione, e la proposta di renderlo un compito ufficiale indicava che probabilmente non era poi così male come aiuto-sensei. Vo-Volentieri! Esclamò, colto alla sprovvista. Lo sguardo ora colmo di curiosità si sarebbe spostato verso Kairi, avido di informazioni riguardo la sua esperienza. Fino a quel momento era stato facile apparire come il sensei divertente grazie all’aiuto dei suoi stickers e delle sue curiose abilità di possessione degli oggetti per distrarre gli studenti, ma passare da aiuto sensei a vero sensei implicava assicurarsi di rendere quel divertimento una lezione che avrebbe permesso loro di sopravvivere nel più crudele mondo fuori Konoha.
  12. .

    So close, yet so far

    VIII



    Se solo non avessero mandato quella lettera. Se solo si fosse mostrato più cauto nei confronti della divisione Proibita. Dargli una possibilità era stato più che incauto da parte sua. Ma erano pur sempre membri del clan, fino a quanto potevano spingersi per i loro scopi? Hmph. Sbuffò, agitando la mano per dissolvere quel fastidioso fumo. Non c'è bisogno di ricordarmelo. Ero presente anche io.

    Jiangshi non era un termine che conosceva, e considerata la sua esperienza con il sovrannaturale era piuttosto curioso. E venne descritto in modo altrettanto bizzarro: cadavere che salta, corpo rigido, vampiro. Tutte definizioni che aveva visto solo nella letteratura e in televisione, e in programmi non esattamente di qualità. Fantasie per storie dell'orrore. Non era assurdo al punto da riderci sopra, però suonava quasi ridicolo detto a quel modo. In che senso un vampiro? Mangia le persone? Commentò confuso. Se fosse stato otese avrebbe potuto pensare ad un Jashinista, ma non aveva avuto la sfortuna di incontrarne uno. Invece, gli sarebbe bastato un piccolo approfondimento per trovare un collegamento ben più personale, quando persino la Volpe si era ritirata di fronte a quel potere. E l'unica cosa che aveva dovuto fare era stato cibarsi di anime altrui. [Nota] Youkai era visibilmente sconvolto, ma come biasimarlo. Chiunque lo sarebbe stato ad una simile descrizione. Lui aveva dettagli in più per provare un terrore ancora più profondo. Sembra... terribile. Mormorò appena, incapace di guardare negli occhi uno dei due.

    Avrebbe risposto con un verso infastidito alla frecciatina su Amesoko, senza nemmeno degnarlo di uno sguardo. Fatico a rendere quella storia credibile alle persone che mi vogliono bene, non starò a perdere tempo con te. Sentirsi dare di Hayate era come un fastidioso colpo alla nuca ogni singola volta, non poteva credere di aver dato chissà che impressione per sembrare uno di loro. Raddrizzò la schiena nel sentirsi sgridare lungo le scale, un istinto che ormai aveva spesso quando il vocione di Raizen lo richiamava per qualche disastro o distrazione in casa. Per Raizen però aveva rispetto, al contrario del loro rapitore alle sue spalle.


    L'interrogatorio sembrava non finire mai, complice il dolore dato dalle catene della donna, che impassibile non aveva mostrato un briciolo di pietà o compassione. Nonostante il momento di tensione e la sua resa emotiva, non potè evitare di roteare gli occhi ai dubbi di Hojo. Ti sorprenderebbe la quantità di cose "assurde" che ho vissuto. Mostro divoratore di anime compreso. Di certo non si aspettava proprio Hikaru dargli corda, reagendo con la stessa espressione di Hojo al suo commento. Si voltò imbarazzato invece, quando l'altro decise di mettere in chiaro il suo amore per la moglie, mugolando infastidito per la scena di fronte a lui. Ai dubbi di lei, avrebbe risposto con una naturalezza quasi surreale. Probabilmente è durato di più perchè ci sono morto. Osservava entrambi con un chiaro fastidio sul viso, ma anche con l'impassibilità di chi aveva appena detto l'ovvio. La mia anima è rimasta attaccata al mio corpo. Mi sono risvegliato in una capanna in mezzo a Genosha, salvato da un... forse solo un vecchio pazzo, ma si era presentato come uno sciamano. Commentò, spostando lo sguardo su Hojo. Ma non suona credibile, non è vero? Certo, se continuate a rifiutare la verità, non otterrete mai una conclusione. Li disprezzava con tutto sè stesso. La mia anima è donna. Se non fosse per quella stupida lettera che mi ha fatto comparire queste catene, forse potrei persino dimostrarvelo. Ma senza un esperto di anime, non mi credereste lo stesso. Borbottò, ormai consapevole di chi aveva di fronte. Si riaccese solamente quando Hikaru stessa replicò i suoi dubbi sulla sua identità di Hayate. Volete piantarla!? Cos'ho di così... così Hayate addosso che vi rende così certi della cosa!? Un degno Uzumaki non si unirebbe mai a loro!! A suo modo, una frecciatina nei loro confronti, che non li riteneva degni di quel cognome dopo le loro azioni.

    Hikaru, nonostante il suo portamento freddo e regale, sembrava aver perso la sua compostezza. Si era lasciata andare, spiegando involontariamente il motivo per cui gli stavano facendo quell'interrogatorio. Erano due persone disperate, alla ricerca di poche briciole che gli dessero la risposta che volevano. Ma anche Youkai in quel momento era frustrato, vittima di un'ingiustizia di cui era certo non far parte, e rispose con furia, agitandosi quanto le catene gli permettevano di fare. Non volterei le spalle al mio clan!! Alla mia famiglia! Cercherei il loro supporto, invece di dividerci ulteriormente! Ruggì, ancora inconsapevole dello schiaffo di realtà che da lì a poco sarebbe arrivato. Un clan era come una grande famiglia, un capoclan voleva solo il meglio per i suoi esponenti. Certo, tra un clan e l'altro potevano esserci problemi, un villaggio non era mai perfetto. Ma il clan era più ridotto, più unito. Ne era certo, per quello che aveva potuto vedere in tutti i suoi anni a Konoha. Ma quello che aveva visto era solo una bella facciata. Nessuno di voi due ha provato a spiegarmi niente. NIENTE!! Tu parli di giudizio, senza avere idea di chi ti trovi davanti! La situazione era tesa ambo parti. Yamato era un ammasso d'ansia e preoccupazione, mentre Hojo sembrava l'unico che fino ad ora aveva realmente mantenuto la calma. Aveva ormai compreso Hikaru: la sua facciata fredda non riusciva più a nascondere la sua ira ai suoi occhi. La nuova catena andò ad incoronarlo, e il suo commento non fece che stizzire il giovane Uzumaki. Tch. Spreco di chakra.

    La sua espressione si fece più aspra quando Hojo minacciò Yamato, aveva teso tutti i muscoli del proprio corpo, ma il tono di voce era forzatamente pacato. Niente di ciò che hai fatto mi ha dimostrato che posso fidarmi di te, o di come tratti il resto del clan. Yamato mi ha fatto sentire accolto, a differenza vostra. Non resterò fermo a guardare mentre rovini il suo animo gentile per la tua egoistica ricerca. Dalle parole di Hikaru, capì che stavano cercando un membro della famiglia disperso. Fissava Hojo con intensità, e la corona sulla sua testa provava che ciò che gli usciva dalla bocca era pura verità. L'uomo diede una rapida letta al suo curriculum, commentandone i successi, e i problemi. C'era fin troppa tensione tra i due per vergognarsi di quel risultato, e sentirsi sbeffeggiato a quel modo non faceva che alimentare la sua rabbia. Fai del tuo peggio. Non ho niente da nascondere.

    Rimase impassibile in un primo momento, ascoltando una sorta di racconto su Amesoko, parlando di eventi così antichi che lo portarono a fissare Hojo con aria confusa, incerto su dove volesse arrivare. Invadere questo regno? M-Ma quanto tempo fa è successo, Amesoko è incatenato negli- Youkai sbiancò. Non solo aveva visto come era successo. Era stato lui. Shennong... Aveva un nome, se non altro. Non pensava una simile creatura potesse averne uno. Lo aveva descritto come tiranno, eppure... Eppure aveva aiutato l'umanità. Aveva impedito ad Amesoko di fare chissà cosa agli umani. E anche il precedente ricordo, forse c'erano state vittime, ma aveva pur sempre distrutto un'Arma in costruzione. In qualche modo, forse teneva all'umanità. Forse la violenza e il tremendo potere che possedeva erano solamente il peso da sopportare per far sì che dei così fragili umani non venissero schiacciati da divinità capricciose? Fortunatamente, la domanda era un'altra. Sarà successo migliaia di anni fa, le Lacrime potrebbero appartenere a chiunque. Reincarnazione, Trasmigrazione, Rinascita... Ripetè i tre poteri, cercando come di visualizzare questi amuleti nella sua mente. Huh. Potrebbero averle ottenute persone dell'epoca. Forse qualche Guardiano, ma loro... Sussultò rumorosamente. C'erano solo una manciata di persone così antiche ancora in vita. I tre Hayate. Sussurrò, iniziando a pensare che quella domanda fosse retorica, e che Hojo conoscesse già la risposta. La Carità, Rinascita. Gli alberi lo riportano in vita. La Speranza, Trasmigrazione. Passa di donna in donna. Rimane solo la Fede... Resurrezione. Aver incontrato Feng era stata una manna dal cielo. Se gli avessero fatto domande su come aveva ottenuto simili informazioni, avrebbe risposto senza farsi problemi, ancora shokkato da quella rivelazione. Un mercenario, Feng. Uno shinobi influente ad Ame. Erano informazioni che stava condividendo con l'Hokage, ma Raizen voleva che anche io ascoltassi. Forse aver dato ad Hojo e agli altri due spettatori simili informazioni avrebbe convinto entrambi che, se anche fosse stato un Hayate, la sua fedeltà nei loro confronti era quantomeno discutibile. E la corona di catene non sembrava essersi attivata, segno che non avevano modo di dubitare delle sue parole.

    Provava ancora un certo astio, anche se lo shock delle rivelazioni precedenti aveva raffreddato il suo spirito. Sentire finalmente cosa fosse il progetto Y lo mise in allerta, mostrandosi corrucciato e incerto. Forse questo Progetto era fatto pensando al bene del villaggio, ma aveva qualche dubbio sui metodi. Fu certo dell'ingiustizia della cosa quando Hojo spiegò che non solo proprio loro figlia era stata scelta, ma anche che lo avesse deciso la capoclan stessa, e chiaramente i due genitori ne avevano sofferto. Fece saettare lo sguardo nella stanza, osservando la reazione di tutti, con respiro affannoso. Scosse la testa un paio di volte, incredulo. No... No. Un capoclan... Non avrebbe mai voluto far soffrire i suoi membri. Per... Per "toglierti potere"?? N-no, un torto simile, un degno leader non potrebbe mai... Era difficile dubitare delle loro parole, viste le emozioni che provavano entrambi, e Yamato non sembrava da meno, anche se era all'oscuro di tutto. Youkai mugolò quando Hojo si fece avanti, avendo ormai perso l'astio nei suoi confronti vedendosi concentrato su ben altro: il crollo del suo credo. Gli veniva quasi da vomitare. Non poteva sopportarlo, non da un capoclan, non dal loro capoclan. E chissà quanti altri. Se non potevi fidarti nemmeno di loro, degli esponenti della tua stessa grande famiglia, di chi potevi fidarti? Forse Raizen aveva ragione quando gli diceva che doveva costantemente guardarsi le spalle, dormire con un occhio aperto. Tutti potevano tradirti. Era visibilmente distratto, ansimava come se quelle catene gli stessero stringendo la gola. Io so... So che la Radice esiste ancora, nonostante tutto. E che Raizen non ne sapeva niente. Mi aveva detto di tenere la cosa segreta, che avremmo... avremmo dovuto cercare altri indizi prima di scatenare il panico. E di quell'addestramento... Non ne sapeva niente. L'addestramento... Il mio ricordo più lontano di questa vita è quello di essere morto a Genosha. Il suo sguardo saettava nella stanza, come se da qualche parte potesse trovare degli indizi. Yamato fece un commento che attirò la sua attenzione. Ripensò nuovamente a Genosha, al suo risveglio. Io... Non mi ricordavo il mio nome. Me lo sono inventato. Suonava bene. Yuu... Youkai... Hikaru gli fu di nuovo addosso, chiedendogli della sua infanzia. Stava diventando tutto terribilmente caotico, invadendo il giovane Uzumaki di emozioni e domande che lo stavano soffocando. Era un ammasso tremante, sovraccarico di stress che poteva rilasciare da un momento all'altro. L'ambiente stesso, complice la scarsa luce, stava diventando offuscato, i suoni e le domande postegli diventavano sempre più confuse. Mi... Mi ricordo...Una visione. Commentava confuso, faticava persino a pensare. Ricordo delle grida... Di qualcuno a cui volevo bene. Ricordo le grida di mia mamma. Ansimava sempre più rapidamente, boccheggiando come se gli mancasse l'aria. La visione provocatagli da quello spirito fuggitivo, che aveva sempre cercato di dimenticare marchiandola come una brutta illusione, forse aveva radici ben più profonde. Mi... Mi ricordo che cercavo di nascondermi. Ma erano ovunque. Cercavano di prendermi. Ero... Indifeso. Fu Hojo a stargli di nuovo addosso, avendo perso del tutto la sua compostezza. Tutte le domande e le accuse gli risuonavano nella mente, come una folla infuriata che lo accusava di ogni cosa, nonostante i suoi tentativi di placarli e spiegarsi. Si stava facendo travolgere senza essere in grado di rialzarsi e difendersi come voleva. Nell'udire che proprio il sangue dell'Hokage era la chiave per arrivare a Shika, fu la goccia che fece traboccare il vaso.

    Il suo sguardo mutò. Lasciatemi andare. Ordinò, con voce che non ammetteva repliche di alcun tipo. Non c'era più tempo per spiegarsi. Raizen poteva essere in pericolo, e nonostante fosse dentro il suo stesso villaggio, Youkai non avrebbe trovato pace se non fosse riuscito a mettere gli occhi su di lui per assicurarsi che stesse bene. Quattro catene nere pece vennero estratte dalla sua schiena con incredibile rapidità. Avrebbero dovuto roteare alle sue spalle e scagliarsi con violenza sulle catene che ancora lo tenevano saldo alla sedia, ma non appena le estrasse il gelo di Hikaru gli attraversò il corpo, facendo sì che un grido lacerato da quel dolore riempisse la stanza, e fermando le catene a mezz'aria che produssero un tremendo stridio metallico prima di svanire. Non ho TEMPO!! In un lampo, il sigillo del Vuoto apparve sulla sua fronte, facendo agitare nuovamente il ragazzino, che con brutalità cercava di dimenarsi da quelle catene, anche a costo di strapparsi gli arti. Poi, finalmente, il Vuoto di Dolore arrivò in suo soccorso.



    Battè gli occhi, e si ritrovò in uno spazio completamente vuoto. Sotto ai suoi piedi c'era della sabbia, fine e bianchissima, e si estendeva fino a vista d'occhio. C'erano dei cerchi e strisce marcate a terra, e più si guardava attorno, più apparivano dettagli, come delle rocce grigiastre al centro di questi cerchi, un delicato sentiero composto da rocce piatte, alcune fluttuanti. Una sorta di giardino zen, immenso, che non sembrava avere le comuni regole della fisica. Il "cielo", se così si poteva chiamare, sembrava uno spazio infinito, che brillava di una luce così potente da poterti accecare, ma che invece poteva essere guardato senza conseguenze, e trovandovi invece un certo sollievo. La vista di quel cielo era però bloccata da delle spesse strisce scure. Una goffa gabbia con grosse sbarre nere, non dissimile da quelle usate dalle geishe per contenere i loro grilli portafortuna. E lui era all'interno. Corrucciato, osservò meglio le sbarre, che sembravano così distanti tra loro da permettergli di andarsene con estrema facilità. Cercò di uscire, ma come vi si avvicinava sembravano farsi più strette, arrivando al punto in cui riusciva solo a far passare un braccio. Borbottò frustrato, calciandole, provocando un piacevole tintinnìo. Ne seguì una risatina divertita, e voltandosi, proprio in cima ad una delle composizioni di roccia, vide una figura, bianchissima. Sembrava emettere luce propria, non ne distingueva altro che i contorni. La fissava confuso, incerto sulla prima domanda da farle, ma fu la figura a parlare per prima. Bentornato. La sua voce era così rassicurante che solo una sillaba avrebbe potuto placare l'ira degli dei. Era molto simile alla voce di Youkai, con una nota leggermente più femminile, ma abbastanza androgina da non distinguerne il sesso. Youkai aggrottò la fronte, incuriosito e insolitamente tranquillo, nonostante sembrasse in trappola.

    Delle pietre piatte si mossero verso la costruzione su cui era seduta la persona luminosa, creando una scala fluttuante che utilizzò per scendere, mentre l'Uzumaki ancora la fissava con incertezza. Dalla forma degli occhi appena visibili dell'entità, si poteva intuire stesse sorridendo. Sono felice che tu abbia finalmente chiesto il mio aiuto. Eri decisamente sopraffatto da tutte quelle emozioni. Youkai iniziò a ricordare la situazione in cui era solo attimi prima. Ah... Sono nel Vuoto? Domandò, ricordando un senso di pace che aveva già provato in passato. La figura annuì. Qualcosa non tornava però. Perchè sono qui dentro? L'altro sembrò dissolversi come sabbia, riapparendo seduto sopra la gabbia, ridacchiando quasi canzonatorio, ma amichevole. Ti ci sei messo da solo. Ti sei visto? Non hai una bella cera. Youkai reagì con un'espressione confusa e offesa, mentre un cenno della mano di quella persona misteriosa fece muovere altra sabbia e pietruzze, che mutarono in uno specchio, posizionandosi di fronte al giovane konohaniano. Si avvicinò con timore, per vedere il suo riflesso: un ammasso umanoide di energia confusa, centinaia di colori diversi che si muovevano come a formare una figura glitchata, che faticava a mantenere la sua forma. Sussultò intimorito, osservandosi le mani a malapena distinguibili. Cosa mi è successo?? Commentò, agitato. La figura si spostò, fluttuando di fronte a lui a testa in giù, divisi solamente dalle sbarre di quella gabbia per grilli. Te l'ho appena detto. Sei sopraffatto dalle tue emozioni. Commentò, con semplicità. Youkai riflettè sulle sue parole, domandandogli: Quindi tu... Non hai emozioni? La figura rise divertita, come se avesse di fronte un bambino confuso su qualcosa di estremamente basico e ovvio. Al contrario. Tutte le mie emozioni sono in equilibrio. Youkai battè gli occhi sorpreso. Oh? Forse la sua idea di Vuoto prima di quel momento era stata fin troppo letterale. Oh. Mugolò di nuovo, stavolta con l'aria di chi iniziva a comprendere la sua situazione. Arrivò finalmente il momento in cui riuscì a concentrarsi a sufficienza per porre la domanda più banale: Chi sei tu?

    La figura tornò supina, allargando appena le braccia. Sono te. Si fece pensierosa, intuendo che non fosse una risposta sufficiente, trovando il modo di rispondere con più precisione. Sono la tua Declinazione. Io esisto perchè tu mi hai creato. Stava finalmente iniziando a capirci qualcosa. Ma quella consapevolezza lo portò ad una domanda più preoccupata, e la tensione provocata da quel dubbio non fece che distorcere ancor di più la sua voce e la figura, aggiungendo colori e forme confuse. Quindi... Cosa sta succedendo là fuori?? La prima volta che era stato in grado di attivare il suo Vuoto, era uscita una parte di lui di cui non era per niente fiero. "Là fuori" c'è ora equilibrio. Commentò, allungando una mano per toccare Youkai, la cui figura distorta sembrò placarsi parecchio grazie a quel singolo tocco, anche se restava ancora più confusa e impura rispetto alla candida entità del Vuoto. Non preoccuparti, stavolta è diverso. Dopotutto, il suo Vuoto era se stesso, sapeva già a cosa stava pensando. L'ultima volta avevi cancellato le tue emozioni, e quel brutto vizio che è rimasto dentro di noi ha preso il sopravvento. Ma stavolta, sono in equilibrio. Commentò leggiadro. Il giovane Uzumaki si calmò ulteriormente, sapendo che la situazione era tranquilla. Corrugò la fronte. Ma allora... Cosa è cambiato? La figura inclinò la testa, come incredula. Per lei era così ovvio. L'Equilibrio. Il giovane si irritò, ancora incapace di comprendere. In che senso Equilibrio?? Mi sento così... frustrato! Le mani tremavano, mentre la figura picchiettava la gabbia. Per quello ti sei nascosto qui dentro. Stai cercando di eliminare la frustrazione. Ma non è quello che vuoi davvero. Mosse le mani, che si dissolsero in sabbia, andando a formare delle sfere colorate. In ognuna c'era un ricordo con una diversa emozione, una sfera rosso fuoco per la rabbia, una sfera blu per il suo ricordo più triste, e decine di altri colori e memorie. Non stai ancora capendo come usare la potenza delle tue emozioni. Perchè cancellare la rabbia, quando puoi usarla per portare avanti la tua determinazione? Spostò il ricordo rabbioso di fronte al ragazzo, in modo che ne vedesse il contenuto. La furia che provava per le ingiustizie, e la conseguente volontà di impedire che ne accadessero altre. Se l'ingiustizia non ti facesse arrabbiare, cosa ti spingerebbe a combattere contro di essa? Spostò poi la sfera blu, uno dei suoi ricordi più tristi, la sua solitudine. Se non sapessi cosa si prova ad essere soli, cosa ti spingerebbe ad essere così solare ed amichevole verso gli altri? Youkai osservava e rifletteva su ognuno dei ricordi, assimilandoli uno ad uno. Man mano che raggiungeva la consapevolezza che il dolore di quelle emozioni poteva essere usato per combatterlo, la sua figura si faceva sempre meno sfumata e più limpida, diventando sempre più simile all'entità del Vuoto di fronte a lui. La gabbia stessa stava sfumando via, mutando in candida sabbia che andava ad unirsi a quel gigantesco giardino. Il Vuoto gli porse la mano. Sei pronto? Ci sono altre persone che hanno bisogno del nostro potere. Youkai inspirò profondamente, con un diversa consapevolezza del suo Vuoto. Sorrise, calmo ma sicuro di sè. Farò del mio meglio.


    Ancora seduto su quella sedia, tutto quello che i presenti avrebbero visto era il simbolo luminoso sulla sua fronte che si attivava, accendendosi per qualche secondo di diverse tonalità di chakra, per poi mutare in una luce bianca che invase la stanza. Come una singola goccia caduta su una pozza d'acqua, diverse ondate di chakra avrebbero invaso la stanza, invadendo la mente di ognuno dei presenti. La furia dei due genitori sarebbe stata sopraffatta dalla malinconia della perdita della figlia, che a sua volta li riportò a ricordare i momenti più felici che avevano passato con la giovane kunoichi, momenti che forse erano stati sommersi dalla frustrazione e il dolore della sua perdita, ed erano riusciti a riemergere ora che il Vuoto di Youkai stava aiutando loro a concentrarsi su cosa fosse realmente importante. Abbiamo bisogno di prendere un po' d'aria. Commentò, con voce più matura. Non sorrideva, ma era calmo. Il suo chakra emetteva un'energia che poteva essere comparata ad un dolce tepore. Non abbiate paura del Vuoto. Ci aiuterà solo a pensare con più chiarezza. Osservò i due genitori, il Vuoto di Dolore avrebbe sicuramente aiutato a porre quella domanda senza che venissero invasi da troppe emozioni. Sarò schietto. Avete mai trovato il corpo di vostra figlia? Una domanda che poteva risultare come una pugnalata al cuore, ma di cui intuiva la risposta. Aveva una teoria. L'Assassino. L'ho visto, quando mi ha ucciso. All'inizio portava una maschera. Poi è diventato... diverso. Pieno di cicatrici, bianco quanto un cadavere. E da quel che ricordo saltava piuttosto bene. Ridacchiò. Il Vuoto poteva rendere simili discorsi quasi ridicoli. C'era chi avrebbe ammesso che era meglio di farsi sopraffare dal dolore. Avrebbe risposto alle ultime domande lasciate ancora in sospeso.Io e l'Hokage ci trovavamo al quartiere Yamanaka per colpa della lettera. Lettera che conteneva un codice che dovrebbe aver svegliato "cellule dormienti". Commentava tutto con leggerezza, riuscendo a pensare lucidamente alla cosa, nonostante il flusso di emozioni incontrollate di poco prima. Dici di essere arrabbiato perchè tua figlia è stata scelta per questo Progetto. Hai concentrato la tua rabbia su di me, puntandomi il dito contro, sperando che accusarmi potesse finalmente placare il dolore della vostra perdita. Nonostante fosse legato a quella sedia, si comportava in modo posato e calmo, come se tutto fosse sotto controllo. Ti sei concentrato su un presunto dettaglio, perdendo di vista ciò che hai realmente di fronte. Si voltò quindi verso la donna, invitandola ad avvicinarsi. Hikaru, per favore. Ho bisogno che tu mi chieda come sono morto. Ho bisogno che tu veda. Le porse la testa, lasciandosi interrogare, non avrebbe fermato nè Hojo nè Yamato se avessero avuto la stessa abilità per sbirciare nei suoi ricordi. Non avrebbe fatto che ripetere loro ciò che ricordava della sua morte, ma stavolta con le immagini che Febh gli aveva permesso di vedere: una figura leggiadra, una ragazza che da lì a breve sarebbe, come ogni volta, finita vittima della violenza di quel tremendo individuo. Una figura che avrebbero visto trasformarsi per colpa di quell'assassino, esalare il suo ultimo respiro in un corpo differente. Lo stesso che stavano interrogando in quel momento.

    Youkai rimase a testa bassa, facendo affievolire il simbolo fino a farlo sparire. Restava un'ultima domanda alla quale rispondere, e le emozioni di ognuno sarebbero lentamente tornate normali, man mano che la luce del Simbolo svaniva ed il suo chakra si dissolveva. Non sapevo della storia del sangue dell'Hokage. Il Vuoto aveva appena iniziato a dissolversi, l'effetto delle catene di Hikaru gli causò solamente un leggero fastidio, soprattutto se paragonato a come l'aveva percepito a piena potenza. Ma scoprirlo mi fa temere che qualcuno fosse fin troppo ben informato su questa storia, e volesse sfruttare la frustrazione e disperazione di tutti noi a suo vantaggio. La voce si faceva pian piano sempre più tremante, mentre col ritorno delle sue emozioni veniva sopraffatto da esse. Vi basterà chiedere ad uno dei medici Uzumaki per avere la conferma. Sono certo che per quanto gli Ormoni siano potenti, non possono cambiare i legami di sangue. Aveva ripreso ad ansimare, chinatosi a testa bassa in un goffo tentativo di nascondere le sue lacrime, che ora scendevano copiose sul suo viso. Ma prima, p-per favore... Faticava a nascondere i suoi singhiozzi, ora pateticamente tremante, apparendo minuscolo su quella sedia. Ho bisogno... di sapere che Raizen sta bene. E di fermare qualsiasi Hayate che possa averlo nel suo mirino. Strinse i denti. Gli avrebbe fatto male pronunciare le sue successive parole, ma vista la situazione, era ben consapevole di aver controllo sulle emozioni, ma non sulle loro scelte. Per quel che ne so... Non poteva prevedere come i due genitori avrebbero preso quelle notizie. ...è tutto ciò che ho. Era stato torturato fino allo sfinimento. Ambo parti stavano soffrendo, e la presunta presenza degli Hayate e di una figura misteriosa che aveva annullato il Concordato non concedevano tempo di riprendere fiato a nessuno di loro. Quel ragazzo che avevano davanti era davvero loro figlia... Ma potevano davvero definirla tale, spoglia di ogni suo ricordo, in un corpo così differente, lontana da casa per così tanto tempo? Non aveva certezze che accettassero quella realtà, nonostante le prove schiaccianti. E lui stesso non poteva rischiare di farsi scappare forse l'unico affetto che gli era rimasto, solo per convincere due persone distrutte da una simile perdita.
  13. .

    Home

    I

    La Vipera riempì avidamente polmoni d'aria fresca, riassaporando una sensazione che aveva dato per scontato per troppo tempo: la vita. Dalle ultime rivelazioni avute, avrebbe dovuto esser piena di pensieri, farsi venir l'ansia mentre freneticamente cercava una soluzione al suo problema, ma niente di tutto quello che era successo là dentro le importava. Era fuori. Era viva. Poco altro importava in quel momento. Stringeva la mano di Raizen, in una presa decisa, quasi incredula che ne fossero usciti entrambi indenni. Persino Febh e Youkai stavano bene, ma loro erano diversi. Era certa che Febh avrebbe mantenuto ben pochi traumi dopo quell'avventura, mentre Youkai... sembrava più a suo agio in quel regno di morte che in mezzo ai vivi. Venne distratta da qualcuno che le tirava con gentilezza la mano, lasciandosi andare in un sospiro esausto. Accompagnò quel gesto facendo cadere il suo corpo su quello del colosso, posandovisi sul fianco. Le parole dell'Hokage ruppero il silenzio, ricevendo in risposta una muta affermazione.

    Venne raccolta con delicatezza, viziata come si usava fare ad una principessa, posandosi sulla creatura, che rilasciava un piacevole tepore al contatto. Sentirsi avvolgere dalle mani della Montagna le diede un senso di pace e sicurezza di cui aveva tremendamente bisogno. Avrebbe preso ampie boccate d'aria ad alta quota, carezzando con il viso l'ispida barba dell'uomo. Raramente Raizen poteva dire di averla vista così tanto rilassata, persino quando dormiva sembrava più irrequieta. In quel momento però, i suoi unici pensieri erano rivolti ad apprezzare ciò che aveva, dimenticando almeno temporaneamente ciò a cui era sfuggita, ed evitando di pensare alle minacce future che la attendevano. Incrociò lo sguardo con la Volpe, sorridendo come poche volte aveva fatto in vita sua: c'era stanchezza nei suoi occhi, ma anche gratitudine, verso la persona che aveva di fronte. Le bastò condividere l'affetto richiesto dall'uomo per far passare il messaggio: non c'era nessun altro che voleva al suo fianco in quel momento. La sicurezza che le dava Raizen era un vanto che pochi potevano permettersi. Ogni suo bacio le provocava un leggero brivido, come se la vita stessa cercasse di scuoterla, ricordandole che nonostante tutto era ancora lì, nonostante le sue preoccupazioni e le minacce incombenti, stava sopravvivendo a testa alta, e doveva esserne orgogliosa. E l'Hokage la osservava come fosse la fonte della sua stessa vita. Hebiko era una delle poche persone che diceva di apprezzare sentir parlare il Colosso, qualsiasi cosa avesse da dire, e aveva spesso molto da dire. Ma in quel momento non servivano parole. Non aveva detto aperto bocca da quando erano usciti, non ce n'era stato bisogno. Ne leggeva le movenze, gli sguardi, ne percepiva l'affetto. La loro complicità superava il bisogno di comunicare a voce.

    All'arrivo a Konoha venne viziata di nuovo, raccolta come il più delicato dei fiori. Era sempre pronta a mostrare la sua indipendenza, a pretendere di far le cose da sola, a detestare l'idea di un debito o un favore da dover ricambiare. Quello era diverso. Quel gesto rappresentava un profondo affetto, e non avrebbe privato Raizen di quel momento. Ne percepiva il rispetto, poteva leggere nei suoi occhi che la vedeva cresciuta, la vedeva più forte. La sua risposta fu quella di accomodarsi tra le sue braccia, aggrappandosi ed inspirando profondamente, saggiando il suo odore, quasi temesse di poterlo dimenticare. Il silenzio venne interrotto solamente davanti alla porta di casa, dove la Vipera, ridacchiando, insistette di essere tenuta in braccio, lasciandosi e pretendendo di farsi viziare, mentre usando la sua flessibilità mosse un braccio per tastare le tasche dell'Hokage, frugando in ognuna di esse alla ricerca delle chiavi. Si sentivano come fossero due teenager che dovevano stare attenti a non svegliare i genitori, inebriati non dall'alcool ma dall'amore, ricordando una gioventù che non avevano mai vissuto appieno, entrambi costretti a crescere troppo in fretta.

    Le luci dell'appartamento rendevano l'atmosfera quasi surreale, e l'ambiente moderno e minimale dava un senso di pulito e di nuovo, come se quela in cui si trovava fosse una nuova casa, e non la solita dimora che ormai aveva visitato infinite volte. Si lanciarono entrambi sul divano, restando in silenzio nella penombra, scambiandosi solamente sguardi e carezze, l'uno lieto di poter stare accanto all'altro. Diversi minuti di silenzio sarebbero passati, prima che una semplice frase ruppe il religioso silenzio: Ho bisogno di una doccia. Voleva lavarsi via i pochi residui di quell'avventura, e Raizen sembrava condividerne il desiderio. Arrossì visibilmente quando, nuovamente in silenzio, un gioco di sguardi le fece capire le intenzioni della Montagna: non era il momento di separarsi. Si morse le labbra, acconsentendo taciturna, lasciando che le grandi ma delicate mani del Colosso la spogliassero, pezzo per pezzo, concedendogli un'intimità che mai prima d'ora aveva concesso ad anima viva. Avrebbe condiviso il favore, con leggera vergogna ma chiara complicità. C'era insicurezza nelle sue movenze, ma c'era anche la determinazione data dall'essere sopravvissuti alla morte stessa. Non c'era spazio per le paure, doveva solamente seguire la corrente, certa che quello non fosse che un segno del destino, come se gli dei avessero dovuto metterci mano per convincerla a darsi una mossa, convincerla che era arrivato il momento, che non avrebbe mai avuto la sua vita perfetta se lei stessa non si impegnava per renderla tale, cogliendo le occasioni che le si paravano davanti. Rilasciò un sospiro deciso quando sentì il Colosso su di lei, scavalcando con facilità uno scoglio che la Vipera aveva sempre posto tra lei e simili esperienze, quasi temendole, non volendo apparire così vulnerabile agli occhi di nessuno... Eppure, nonostante la vergogna, non volle scappare, non voleva liberarsene.

    Lo scrosciare dell'acqua abbracciò entrambi, dando loro una sicurezza che avevano forse dimenticato. Hebiko sfiorava la pelle della Montagna, soffermandosi su ognuno dei più minuscoli solchi e cicatrici, con una minuzia tale da sembrare volesse impararli a memoria, in netto contrasto con quella della donna, libera da qualsivoglia imperfezione, liscia e candida, come una bambola di porcellana appena conclusa: nascondeva in sè un'aura di mistero, di cui solo chi l'aveva costruita ne conosceva i segreti. Non avrebbe mai pensato di voler condividere un momento così intimo con chiunque, levarsi la sporcizia di dosso era un gesto che sentiva unicamente personale, togliersi le vergogne e le sconfitte di dosso, lasciando che il pubblico potesse vederne solo le vittorie e i successi. Eppure, per quanto restasse dell'imbarazzo per l'intimità condivisa, era a suo agio nel lasciare che fosse proprio Raizen a toglierle di dosso gli errori, condividendone il gesto. Non provava vergogna nel mostrare la sua debolezza. Tra i due non c'era spazio per il giudizio, ma solo il desiderio di aiutarsi e migliorarsi a vicenda. E, per Hebiko, un forte desiderio di condividere quelle esperienze, di poter arrivare al suo livello, di sentirsi degna di essere alla sua altezza. Seguiva i movimenti del Colosso con l'avidità di chi voleva saperne di più, di chi voleva dare tutto se stesso, pretendendo altrettanto. Lo guardava dall'alto al basso, eppure era lui ad avere pieno controllo, e lei a concederglielo, a chiedere silenziose istruzioni che avrebbe seguito, stringendo i capelli di lui ed intonando la sua approvazione. Stava mostrando lui una debolezza che aveva sempre nascosto, una sottomissione che non aveva il coraggio di ammettere, e che non voleva essere l'unica a condividere. Stava dando all'uomo tutta se stessa, e presto si sarebbe reso conto che avrebbe preteso lo stesso. Con sinuosità si sarebbe mossa, incerta sì, ma con una volontà che l'altro non sarebbe stato in grado di spegnere, e difficilmente lo avrebbe voluto. Mai avrebbe pensato di inginocchiarsi di fronte ad un uomo con onore, di sua spontanea volontà. E nonostante quella che sembrava pura sottomissione, la sua era invece volontà di prendere il controllo, di non voler essere da meno. Gesti controllati, uno sguardo che cercava la continua approvazione del suo partner, ma anche la volontà di imporsi su di esso, di insistere che quello fosse il suo momento, un volergli dimostrare che il suo ruolo non era quello della bambolina da proteggere e custodire. Le sue carezze sarebbero state una guida, avrebbe scoperto che quel corpo che spesso detestava, così peculiare ed unico, aveva dei vantaggi non da poco. Sarebbero state le reazioni di Raizen a darle più confidenza, più fame. Voleva dire la sua, aprirsi e svelare i suoi segreti a chi l'aveva accolta senza giudizio, a chi l'aveva fatta sentire speciale senza illuderla, a chi l'aveva protetta senza sovrastarla.

    Lo schiocco delle sue labbra risuonò nella stanza, a giudicare dall'imbarazzo sul suo viso era ben felice di passare il turno al suo compagno. Raccolta e viziata come una principessa, le morbide lenzuola le diedero un ulteriore senso di sicurezza. Dopo che la doccia aveva lavato via la tremenda esperienza nell'aldilà, ora poteva realmente sentirsi a suo agio, ed accettare che fosse finalmente finita. Con Raizen, al contrario, aveva appena cominciato. Lui soprattutto, non sembrava voler perdere nemmeno un secondo. La Vipera aveva ormai svuotato la mente, abbassando la guardia come mai aveva fatto in vita sua, da quando aveva ricordi. Aveva sempre dormito con un occhio mezzo aperto, era sempre allerta anche in casa sua, persino durante il sonno il frammento non le dava tregua. Finalmente poteva realmente sentirsi senza timore, accolta tra le grandi mani del Colosso, esposta come mai prima in vita sua. Il jonin stava usando la sua fin troppo estesa esperienza, mentre la giovane kunoichi rispondeva a gran voce, inarcando la schiena sorretta con gentilezza dal suo uomo. Sentiva l'istinto di stringerlo più che poteva, stritolarlo a sè, allungare le braccia fino ad avvolgerlo per intero, ma avrebbe resistito, mostrando comunque il suo entusiasmo, ma ben posata, leggermente calcolata, un piccolo freno dato dall'imbarazzo e l'incertezza della prossima mossa.

    Si sarebbe stiracchiata, tremando appena, ridacchiando a labbra strette per la situazione in cui si trovava. Allungando le mani su Raizen, gli cinse il collo con delicatezza, trascinandolo su di se, cercando con il viso un dolce bacio, prima di soffermarsi sul suo sguardo, ridacchiando ancora. Ma perchè abbiamo aspettato così tanto? Avrebbero recuperato il tempo perso, un po' alla volta. I giochi erano iniziati, e nessuno dei due voleva essere il primo ad arrendersi. Ma la Vipera, per una volta, avrebbe accettato la sconfitta con piacere.


    La Vipera si era adagiata comodamente su Raizen stesso, con una leggera coperta ad avvolgere entrambi, sgranocchiando pigramente patatine mentre lo sguardo cadeva sulla televisione di fronte a loro, spenta. Si sentiva stanca e leggermente stordita, un po' come quei weekend pigri, spoglia di tutte le sue energie. Venne riportata all'attenzione dal suo uomo, che le fece una proposta che non attecchì immediatamente. Heh. Come quella tua grotta da bestia selvatica? Guarda che ho degli standard io, merito quantomeno un castello. Lo prese in giro, ricordando i suoi racconti sulla sua piccola grotta personale, che ormai aveva abbandonato da tempo. Raizen però non sembrava stesse parlando solamente di sogni e fantasie. Hebiko ebbe modo di riflettere più seriamente sulla sua proposta, con un leggero shock sul suo volto. Hah... U-una nostra dimora??Non era certa di come rispondere, ma sapeva che non voleva rispondere di "no". Sentiva ci fossero parecchi problemi per un chiaro "sì" però. Dove avrebbero messo quel castello? Sarebbe stato saggio scegliere uno dei due villaggi? Sarebbe stato troppo incauto posizionarlo al di fuori dei confini? Che significava "uno che possa muoversi"??

    Sbattè le palpebre un paio di volte, distraendo lo sguardo altrove. Aveva molte, moltissime domande sulla proposta. Ma fu in grado di usare la sua voce solo per una. Avremo più di un paio di stanze per gli ospiti... Giusto? Domandò. Insomma, pensi davvero di poterti trasferire e lasciare il ragazzino qui, da solo? Fece un cenno verso la stanza di Youkai, che sapeva bene vivesse con Raizen da parecchio ormai. Pensavo solo... al fatto che nessuno di noi ha un vero clan di cui far parte. Magari... Magari dovremmo assicurarci che ci siano posti a sufficienza per qualche membro extra. Sorrise, osservandolo negli occhi. Ben presto il suo sorrisetto innocente venne sostituito da un grosso imbarazzo, lanciando uno dei cuscini direttamente sulla faccia della Montagna. NON STO PARLANDO DI FIGLI!! Hai già Youkai, fattelo bastare!! Ovviamente la sua speranza era recuperare i vecchi membri del suo primo team, anche se al momento aveva ben poche speranze. Ma era un pensiero che le ronzava in testa da qualche tempo, e sapere che Raizen aveva intenzione di creare delle fondamenta con la Viperella stessa, poteva essere un'ottima occasione per riunire più di un'unica coppia.
  14. .

    Changes

    V



    La donna aveva sicuramente ereditato la volontà del Fuoco: era appena tornata da una disastrosa ricerca, ed era pronta a rimettersi in marcia, in cambio di una manciata di giorni di riposo. Raizen stesso difendeva la sua posizione, nonostante Youkai volesse metterci la faccia per assicurarsi che la sua fosse una scelta ben ponderata, e non improvvisa e fugace come poteva essere stata la sua prima escursione. Un piano meglio pensato insomma, e la garanzia che Konoha fosse sempre lì ad aspettarla, forse entrambi se fosse riuscita nel suo intento. Portò la mano alla fronte quando Kairi specificò il tipo di rapporti che potevano esserle utili. Lascia fare a me! Rintraccerò tutti i documenti necessari. Hitomi li avrebbe trovati, per la precisione, ma l'idea era sua. Sfrutterò il tuo periodo di riposo per rintracciare la sua posizione. Se non lo avessero trovato a casa sua, avrebbe fatto partire, con l'aiuto di Hitomi, una squadra interna al villaggio che potesse dar loro indizi su motivazioni e eventuali avvistamenti, soprattutto tra i mercanti e chi trafficava spesso nelle zone kiriane. Non l'avrebbe fatta partire alla cieca, una buona preparazione assicurava la riuscita della missione, e anche la salute degli shinobi che avrebbero dovuto affrontarla.

    Youkai si sentì sollevato all'idea che Kato, uno shinobi otese, potesse essere interessato a fare squadra. Un po' meno quando Raizen spiegò come fosse sparito anche lui. L'Uzumaki corrugò la fronte, preoccupato. Huh... Kairi, sbaglio o hai detto che eravate tutti parte dello stesso team? All'Accademia faceva comodo avere team ben coordinati tra loro, chiamare a rapporto gli stessi shinobi non era poi così raro. ...Forse la sparizione di entrambi può avere un filo comune? Non voleva pensare al peggio, poteva essere una coincidenza: Shin forse era nei paraggi, Kato magari era in una missione scomoda e non poteva mettersi allo scoperto, o peggio era stato catturato ma non c'erano indizi su dove fosse e chi potesse averlo come ostaggio. Potevano esserci mille motivi. Ma non potè trattenere quel dubbio, che sarebbe stata Kairi stessa a decidere quanto fosse fondato.

    Ciò che ne seguì fu... intenso. Youkai sentiva pe la prima volta dettagli su questa Taka, madre di Kairi, di cui non era a conoscenza, e l'Uchiha a sua volta. Dove Raizen elogiava un possibile sacrificio per un bene superiore, la donna replicava con una strage familiare che non poteva in alcun modo avere una morale superiore alle apparenze. Osservava i due in religioso silenzio, con una certa angoscia nel non saper bene da che parte stare, domandandosi perchè gli Uchiha sembrassero così tanto maledetti dalla loro stirpe, soprattutto conoscendo qualche stralcio del loro passato. Certo, il clan nonostante tutto restava potente e prosperoso, al contrario del suo, con gli Uzumaki che sembravano ormai scomparsi da sempre. In pochi potevano "vantare" una storia tanto tragica come quella del clan dagli occhi rossi.

    Kairi. La chiamò, dopo aver pazientemente aspettato che i due finissero il loro discorso. Non ho mai conosciuto tua madre. So bene di non poter parlare per lei. Però... Ho visto cose. Che non credevo possibili. Come il suo passato. Ho visto un mostro. Un demone. Il primo sè. L'ho visto cambiare. L'ho visto pentirsi. La Ribelle, il suo altruismo, e spirito di sacrificio. L'ho visto... diventare umano. Il sè del presente, una vita donata dagli dei, una seconda chance. Non voglio convincerti a perdonarla, potrebbe realmente essere il mostro che tu descrivi. Ma qualche volta, le persone possono realmente cambiare nel profondo. La osservava con espressione decisa, assicurandosi che comprendesse le sue parole. Trovala. Studiala, e forma la tua opinione su di lei. Ma non fare niente di cui potresti pentirti. Ci sono macchie nel nostro animo che non possono sparire, non importa quanto cerchiamo di giustificarle. La cosa peggiore sarebbe stata perpetrare il ciclo di tragedie. Era sicuro che Kairi potesse uscirne, ma aveva bisogno di sapere che aveva supporto morale per farcela. La scomparsa di due dei suoi compagni di team non aiutava. Il minimo che poteva fare era offrire la sua spalla.


    Edited by Waket - 12/10/2023, 23:52
  15. .

    A un passo di distanza

    VII



    Hitomi esprimeva i suoi più che leciti dubbi, ma a sua volta Youkai non poteva che replicare con la sua verità. Dopotutto, tra umani e shinigami, quelli che era più probabile si sbagliassero erano i primi. Certo che non hanno trovato niente, avevo perso la memoria!Borbottò agitato, calmandosi in parte quando Hitomi sembrò finalmente sforzarsi di ragionare a riguardo, impressionata dalle abilità otesi che lo avevano trasformato. Ma tutto si spense non appena il nome di Febh uscì fuori. Uhm... Ogni sua parola lo faceva vergognare come un cane, nemmeno fosse stato lui a fare tutte quelle assurdità. B-Beh, io... Iniziò a balbettare, incerto. Se avessero parlato abbastanza a lungo, avrebbe iniziato a dubitare della veridicità di tutti gli eventi passati all'inferno. N-non è che è stato lui lui, solo era presente lui quando lo abbiamo scoperto... Cioè, è stata una sua abilità a farcelo scoprire... Niente di ciò che gli usciva dalla bocca sembrava aiutare il suo caso. M-Ma non era una cosa esattamente controllata da lui!

    Ormai in modalità panico, incapace di difendere la veridicità delle sue parole, il più inaspettato degli alleati gli offrì un aiuto, nonostante il torto subito. Ah. Commentò, leggermente sollevato. Gli ci volle qualche secondo per capire che quell'informazione era molto più preziosa e di valore di quello che sembrava dal tono. AH!? M-Ma allora sono davvero sempre stato uno di voi!! Non ne era certo fino a quel momento, visti tutti i dubbi nei suoi confronti, ma il Concordato non poteva mentire. La domanda di Hitomi lo fece esitare di nuovo, dopotutto non aveva una risposta. N-Non lo so ancora... Però le ricerche fatte fino ad ora erano su uno shinobi disperso! Non su una kunoichi! Chi è il dottore Uzumaki all'ospedale?? Se gli spieghiamo la situazione, forse può rintracciare la mia vera identità! Con Raizen era andato da diversi esperti di Anbu e shinobi dispersi, ma nessuno di loro sembrava Uzumaki, e dubitava fossero parte del Concordato loro stessi. Ma il dottore citato dai due ne faceva parte, e forse una seconda occhiata avrebbe potuto permettergli di rintracciare la sua identità.


    C'erano diversi motivi per sentirsi tesi in quel momento. La presenza di Hitomi e la leggera pausa aiutarono a calmare un po' gli animi, ma era chiaro che ora tra i due c'era un leggero distacco: dopotutto, per quanto lo avesse fatto senza cattive intenzioni, gli aveva comunque mentito. L'arrivo di Hojo li avrebbe forzatamente riavvicinati, con Youkai imponendosi come guardiano, non conoscendo le vere abilità del suo compagno provvisorio. Il giovane raddrizzò la schiena nel sentire una simile citazione così dal nulla, perdipiù dalla bocca di qualcuno che si era presentato come un loro nemico. Sbuffò vistosamente, per togliersi la fastidiosa nuvola di fumo di dosso, senza distogliere lo sguardo dal loro avversario. Non... usare simili frasi contro di me. Strinse i denti, dubitava stesse realmente citando il suo fumetto preferito, dopotutto non era di certo nell'età target di quel tipo di storia.

    Era visibilmente confuso e piuttosto offeso dalle accuse di Hojo, all'idea che lui e chissà quale gruppo in suo nome avesse potuto voler uccidere qualcuno, menchemeno l'ex Hokage. Osservava le espressioni dell'uomo, alla ricerca di un qualsiasi tipo di bluff. ...Ma che vai blaterando!? Che c'entra il Nono ora!? Fece saettare gli occhi nella stanza, iniziando a domandarsi se quella non fosse solo una tattica per distrarlo. Non conosceva molto altro su di lui, ma aveva quantomeno imparato i nomi di quasi tutti gli Hokage. Le lezioni di storia non erano state facili. Certo, se quella fosse stata realmente una tattica per distrarlo, alla menzione di Hayate ci sarebbe cascato con tutte le scarpe. Quasi d'istinto, attivò il suo simbolo del Vuoto, illuminando la stanza mentre i capelli si muovevano come fiamme, scossi dal potere di quel potente amuleto. Non provare ad usare quel nome su di me! Sentenziò, gonfiando il petto con un'espressione pesantemente offesa stampata sul volto. Io sono un Guerriero del Vuoto! Il mio compito è proteggere, non uccidere. Non provare a paragonarmi a quella setta di macellai, ho visto come avevano ridotto i kiriani dell'isola dell'Abete, e tu osi affibbiarmi quel nome portatore di morte!? Hojo aveva quantomeno dato il via libera a Yamato, anche se Youkai restava in allerta. Spense il sigillo, rivolgendosi in modo decisamente più mansueto al ragazzo. Non preoccuparti Yamato, come ho detto ho già avuto modo di conoscere gli Hayate. Ho bisogno di qualcuno che si occupi di Hitomi, non possiamo lasciarla... Hitomi, però, era sparita. Youkai si voltò in direzione di Hojo, con crescente rabbia. ...ripensandoci. Forse sarai più al sicuro al mio fianco.


    Hojo li intimò di seguirli, e per quanto contrario, il giovane si mostrò abbastanza mansueto da accettare di seguirlo. Dopotutto, finchè Yamato stesso si mostrava calmo, non aveva motivo di sentirsi in pericolo, per quanto la fazione di estremisti poteva essere brutale, il loro fine era comunque il bene degli Uzumaki. Si sentiva ancora pesantemente offeso, e le caotiche informazioni fornitegli da Hojo non aiutavano a rasserenare la sua mente. Tantomeno il rifiuto di dirgli dove fosse finita Hitomi. Spero che il resto del clan non sia tutto come te. Ringhiò, inseguendolo a passo svelto. Puoi almeno spiegarmi meglio che c'entra il sommo Nono in tutto questo?? Gli venne data una spiegazione, per quanto frettolosa, che più che rispondere alle sue domande ne apriva molte altre. Youkai aggrottò la fronte, confuso. Ma... Com'è possibile che un solo assassino metta in ginocchio un intero villaggio?? Batteva gli occhi incredulo, Konoha aveva avuto alcuni momenti in cui se l'era vista brutta, erano arrivati ad uccidere persino il Damiyo dopotutto, ma si trattava di un attacco ben premeditato e una setta decisamente numerosa. Che cos'ha di così speciale da riuscire a sfuggire alla giustizia al punto da costringervi... Da costringere tutti noi a nasconderci!? Si mostrò leggermente stupito alla menzione del Nadir, incredulo nel sentir quel nome nominato nel regno dei vivi. Oh?? Conosci anche tu Amesoko? Non aveva idea di cosa fossero le Lacrime, ma da come le aveva presentate, erano probabilmente una sorta di amuleto. Di certo faticava ad immaginare che il grande drago infernale potesse piangere.

    Il piccolo Uzumaki si sentiva ormai disperso, anche a lui piaceva esplorare le vie più fitte di Konoha, ma il percorso scelto da Hojo gli rese difficile orientarsi. Si morse un labbro, nervoso, ma Yamato non dava (troppi) segni di nervosismo, quindi si sentiva ancora al sicuro. Se non altro, le poche parole del capo della setta dei ribelli fecero sentire Youkai più in confidenza, spingendolo a togliersi qualche curiosità, anche se si sarebbe posto con aria vagamente arrogante. Visto che sembri sapere così tante cose, cosa sai dirmi sulla lettera che sicuramente uno dei tuoi amichetti mi ha recapitato? Borbottò, come se sapesse già la risposta e volesse solamente testare la sua onestà. E cos'è questa storia del progetto Y? Non che mi dispiaccia saper finalmente usare le catene del nostro clan, ma vorrei il mio controllo dell'anima indietro, grazie. Si morse un labbro frustrato quando Hojo sembrò rispondere solo a se stesso, senza spiegare una parola di più. Avrebbe allargato le braccia infastidito, agitandole. HEY! Siamo qui! Potresti smetterla di parlare con te stesso a trabocchetti, e darci una risposta sensata? Ma da lì a breve, si ritrovarono davanti ad una lunga scalinata verso il basso, intimati con poco garbo da Hojo di scendere. Youkai osservò le scale con un velo di timore, rivolgendogli uno sguardo truce, prima di prendere l'iniziativa, scendendo per primo.

    Sarebbe stato buono per i primi due piani circa, ma dal terzo, tra scalini costruiti male, e a breve una scala a chiocciola a sorpresa, avrebbe iniziato a lamentarsi, in modo non troppo diverso da come faceva con Raizen. Questi scalini sono stupidi, sono quasi scivolato tre volte! Uno sbuffo. Io ODIO le scale a chiocciola! Tutto questo girare mi fa venire il vomito! Qualche pestone più pesante, frustrato che nessuno avesse a cuore il suo benestare. E poi la stanchezza. Quanto ci vuole ancoraaa?? Lamentò, con la testa a penzoloni all'indietro. Stiamo camminando da un'eternità! Mi fanno male le ginocchia! Nemmeno il trucchetto delle Scale Infinite dell'Occhio del Destino erano tanto lunghe! Lamentò, citando a sua volta uno dei meno conosciuti villain di Spiderboy, un vendicativo e potente architetto Uchiha.

    Alla fine della scalinata ebbe un profondo e lamentoso sospiro di sollievo, prima di venir interrotto dalla voce tremante di Yamato, che solo alla fine di quel tortuoso percorso, con l’impossibilità di poter fare retromarcia con rapidità per tentare una fuga d’emergenza, aveva confessato di non sapere dove fossero. Youkai aveva gli occhi spalancati in sua direzione, con le labbra serrate al punto da sbiancarle. Capisco. Si limitò a commentare, prima di venir messo in allerta dalla figura che li aspettava in quel profondo scantinato. Fu Hojo a presentarla, la donna non fece che squadrare i due giovani, dubbiosa. L’Uzumaki si inarcò leggermente, rispondendo ai due con astio. Noi non abbiamo fatto proprio niente!! Ruggí, non esattamente intimorito, ma stranito dall’affetto che ora l’uomo dimostrava verso la donna che aveva presentato come moglie. Era ancora pesantemente offeso dalle sue accuse, ma non riusciva a vederlo come un reale nemico, più come un astio, un’incomprensione che avrebbero forse risolto. Dopotutto erano pur sempre tra Uzumaki, per quanto quel luogo fosse una palese trappola, era sicuramente solo il covo dove i due gestivano i loro problemi.

    Fu questo stesso pensiero ad aiutarlo a stare tranquillo, nonostante un sussurro nella mente lo spingeva a trovare un modo per fuggire da lì. Osservò la sedia da lontano, con Yamato che, grazie alla sua descrizione della donna, gli fece venire la pelle d’oca. Ma fece un respiro profondo. Erano tra Uzumaki. E lui aveva un asso nella manica. Bene. Se è questo che ti serve per credermi, facciamo in fretta. Non ho bugie da raccontare. Borbottò, avvicinandosi con esitazione, ma sedendovisi a testa alta. Non sapeva bene cosa aspettarsi, soprattutto considerato il luogo in cui erano stati trascinati, non si aspettava di subire niente di diverso di un’interrogazione mentale. Ma quando sentì le catene avvolgerglisi intorno agli arti, un brivido percorse tutta la sua schiena. H-Hey… Mi sembra un po’ eccessivo… Siamo tutti Uzumaki qui. Siamo alleati! Il cuore aveva iniziato a battere più rapidamente, mentre agitava quel che poteva le braccia, rendendosi conto di essere ben saldo alla sedia. Ebbe un sussulto quando la mano di lei gli fu addosso, quasi colto alla sprovvista. Strinse i denti, un trattamento simile era inaccettabile, come membro del clan, a suo parere. Si sarebbe oltraggiato dopo. Non aveva bugie da raccontare, quindi non doveva fare altro che essere sincero e tutto sarebbe finito in fretta. Fece un respiro profondo. Cerco di capirlo da quando sono arrivato a Konoha la prima volta. Non lo so- Una tremenda stretta ai polsi e alle caviglie gli tolse il fiato, soffocando in anticipo un grido che non sarebbe stato in grado di emettere. Strinse le mani sui braccioli della sedia, mentre un lamento si faceva spazio dal profondo della sua gola. Hng… Pe… Per cos’era quello?! La voce era tremante, ora che l’adrenalina per il dolore improvviso andava scemando, sentiva ancor di più il freddo che gli risaliva lungo gli arti, facendolo tremare. Non… Non potete farmi questo. Sono un Uzumaki!! Sono parte di questo clan! Questa famiglia! Ma la donna sembrava impassibile. Ringhiò, tentando di rispondere nuovamente. Io sono Youkai Uzumaki! S-sono uno shinobi della Foglia! Non so niente del mio passato-AGH!!! Raddrizzò la schiena di colpo, ritrovandosi di nuovo senza fiato. Una seconda stretta, ed un gelo che penetrava ancor più in profondità di prima. Ansimava, stordito da quel dolore acuto e infreddolito da quella fredda sensazione in tutto il corpo. Tremava, ma non di paura.

    Era indignato. Offeso. In parte incredulo. Non voleva pensare che il suo stesso clan potesse arrivare a tanto. Aveva una sua idea di come dovevano essere, Yamato e Hitomi la rispettavano a pieno, ma questi due? Percepiva un profondo astio provenire da entrambi. Sforzandosi di rallentare il respiro, prese ad ansimare a boccate più profonde, rispondendo per l’ultima volta a quella maledetta domanda. Io… sono nato donna. Qualcuno mi ha ucciso, a Genosha. Un otese con il potere di controllare gli ormoni. Ma sono tornato in vita, e mi sono risvegliato senza memorie. Ansimava a lenti respiri, ferito e ostile nei confronti di quelli che erano a conti fatti i suoi carcerieri. Nemmeno la seconda domanda era semplice. Non… Si morse la lingua. Ho cercato di usare i miei poteri spettrali per un’indagine. Ma stamattina la lettera me li ha annullati, e ho usato invece delle catene. In quel momento, il Concordato è stato annullato, e Yamato é stato visto da diverse persone. Tremava ancora per il freddo, soffrendo ancora il residuo di quel pungente dolore ai polsi, e soprattutto alle caviglie.

    La terza domanda lo infastidí, fece saettare lo sguardo in più direzioni, come poteva dirgli ciò che non sapeva, per evitare quella dolorosa punizione? Strinse i denti, osservando negli occhi quella che in quel momento era la sua torturatrice. State cercando di forzare risposte che non sono in mio possesso. Non ho niente da nascondere. Commentò, con palese astio. Conosco Amesoko, il drago del Nadir. Non ho legami con nessuno dei due. Confessò, contraendo i muscoli nel suo corpo preparandosi ad un intenso dolore, che però sembrava non arrivare. Avrebbe tirato un sospiro di sollievo se quello fosse stato il caso, ormai non si aspettava altro che essere punito anche per per la più sincera verità.

    Fu la quarta domanda a spiazzarlo, osservando la donna con aria confusa e in parte imbarazzata. …Eh? Oh… Uhm… Batté gli occhi un paio di volte, non era certo di che risposta dare. Vivo con lui. Ho una mia stanza nel suo appartamento. Uhm… Principalmente é lui a preparare il pranzo o la cena, io sono un disastro, qualche volta ho provato a fare delle mie ricette, ma si creava un tale caos un cucina che- …hhhAAAAGH!! La scossa di dolore lo colse alla sprovvista, spezzandogli nuovamente il fiato, portandolo ad ansimare, tremante per il freddo e con gli arti talmente doloranti da far fatica persino ad agitarsi. Gli occhi erano ormai diventati lucidi, il suo intero corpo faticava a reggere quel dolore, e psicologicamente non aiutava sentirsi tradito a quel modo dal suo clan perduto che aveva cercato per così tanto tempo. Scosse le spalle con furia, in un debole tentativo di strattonare via la mano della sua carceriera dalla sua testa. Perchè?! Perché proprio voi mi fate questo?! Ora non volete nemmeno delle risposte?! Non importa quanto tu sia crudele, non so rispondere a queste domande! Non so niente di tutto- Inarcò la schiena, spinto da una scossa gelida che gli attraversò la spina dorsale. Aveva la bocca aperta, ma solo dei deboli mugolii ne uscivano, rimase in apnea per qualche secondo prima di riprendersi, ansimando con stanchezza e incurvando la schiena in avanti, a testa bassa. Sconfitto. Era stanco, e se avesse avuto le forze, avrebbe confessato che il dolore provato era solo una minima parte di quella sconfitta. La delusione faceva da padrona. Quella donna aveva distrutto in poche domande tutta la sua cieca fiducia del clan. …Una famiglia. Raizen é l’unica cosa che ho che più somiglia ad una famiglia. Borbottò, con voce leggermente tremante per il freddo.

    Alzò gli occhi sul viso di lei alla domanda su un certo Shennong, osservandola inespressivo, lasciandosi poi andare ad un sospiro, abbassando lo sguardo. Niente, non ne sapeva proprio niente. Ma a loro quella risposta non andava bene. Tutto quello che so é che potrebbe essere questo assassino misterioso. O forse la persona che mi ha portato la lettera. Oppure chi ha organizzato il progetto Y. Voleva risposte, e risposte le aveva dato.

    Qualora la donna gli avesse dato il via libera, anche a catene sciolte, non si sarebbe mosso. Era stanco e stremato, ancora tremava leggermente, la lui stesso restava saldo su quella sedia. Non ti permetterò di mettere Yamato al mio posto. Continua ad interrogare me se devi. Osservava entrambi con astio, immobile nel suo trono, con la stessa determinazione di chi era al comando della situazione. Siete la vergogna del clan. Commentò, esausto. Ringraziate l’occasione che vi sto dando. Io sono esterno al clan, chi vi giudicherà potrà forse essere clemente pur sapendo come mi avete ridotto. Prese fiato. Quella sensazione di gelo e il dolore provato sembravano quasi riportare alla luce i pochi ricordi di Genosha. Se farete subire lo stesso trattamento a Yamato, non potrò perdonarvelo. E spero per voi che Hitomi sia davvero al sicuro. Ridacchiò ironico. Un assassino indistruttibile minaccia tutto il vostro clan, e l’unica cosa che sapete fare è mettervi uno contro l’altro. Li osservava stanco, ma allo stesso tempo li osservava con aria impietosita, quasi sorpreso dai loro patetici tentativi di crearsi una vita migliore, rovinando quella altrui. Era debole e ferito, eppure aveva uno sguardo di superiorità nei loro confronti. Scosse la testa. Vi immaginavo diversi.
1976 replies since 29/3/2008
.