Posts written by Arashi Hime

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    Mi stanno sul cazzo delle persone, molte altre le trovo pressoché pietose, ma non posso dire niente perché la mia posizione lavorativa non me lo permette. Soffro in silenzio, ma almeno mi comporto da vera leader lel

    Un giorno mi rifarò, e quel giorno arriverà presto.


    Seh.


    Ho tolto le gif sotto pretesa di Lunæ

    Edited by Arashi Hime - 13/6/2016, 01:47
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    MEETING

    How we treat the earth basically effects our social welfare and our national security.



    «BLEARGH»

    Raizen Ikigami era un uomo dalle lungimiranti aspettative, questo si diceva a Konohagakure no Sato.
    …Eppure, per quanto forte egli fosse e pieno di doti (da qualche parte) risultasse, c’era una sola cosa che riusciva a lasciarlo sempre e puntualmente spiazzato. Quel qualcosa, o meglio, quel qualcuno, era Shizuka Kobayashi.

    Più o meno fu così anche quella volta.

    «INDOVINA CHI E’.»

    Appesa a testa in giù con il chakra da una delle finestre aperte dell’ufficio dell’Hokage, la Principessa del Fuoco sostava con le braccia penzoloni e i capelli di fronte al viso. Di tanto in tanto si dava una piccola spinta per poi ondeggiare allegramente come un frutto gelatinoso, cosa che più che farla vergognare come una ladra di Suna sembrava invero divertirla, come dimostrava sghignazzando in modo mal celato da sotto il sipario capelloso.

    Silenzio.

    «Se indovini, entro. Sennò ti lancio una pigna nell’ufficio.»

    Insistette la voce della ragazza, prima che una mano venisse sollevata. Teneva tra le dita una pigna di dimensioni cospicue e per giunta piena di pinoli.
    […] Rimaneva il mistero di come e dove avesse trovato quell’oggetto.

    Per sua fortuna non c’era nessuno nell’ufficio ad eccezione di quel pover’uomo di Raizen: sembrava che la Chunin avesse quantomeno avuto la premura di aspettare che il Kage fosse rimasto solo prima di esibirsi in quel teatrino davvero poco appropriato per due persone nelle loro posizioni. Un guizzo di responsabilità, si sarebbe detto. In verità Shizuka non apprezzava rivelare quel lato di sé un po' infantile e spensierato a tutti, anzi, onestamente a nessuno.
    Era una faccenda privata, insomma.
    ...La cosa dell'intimità, non quella della pigna (forse).

    «Vabbé, dai che scherzo.» Avrebbe brontolato a conti fatti la ragazza, e allungando le gambe avrebbe posato le mani sulla balaustra della finestra. Dandosi una leggera spinta, sarebbe poi entrata con una capriola dentro l’ufficio. «Non te la lancio. Però te la nascondo, e se non la trovi i pinoli marciscono. Vedi tu.» Minacciò seriamente, passandosi con fare mafioso il pollice della mano sul naso. Per tutta risposta si lasciò sul viso una strisciata nera, causa della pigna stessa, ma lei parve non accorgersene. «Allora, sono qui a dirti un paio di cose.» Disse a quel punto, accerchiando la scrivania e sedendosi su una delle sedie libere per gli ospiti. «Ah, sono un Clone.» Puntualizzò, come se fosse rilevante. «Quella vera si trova in questo momento con Febh Yakushi presso l’Ospedale di Villaggio. Sembra che io debba andare ad Oto.» Annunciò, ma stavolta il sorrisetto ironico di qualche attimo prima, semplicemente non si palesò. «Ogen Yakushi, la Capoclan degli Immortali, mi ha richiesta per confezionare un corredo nuovo di suoi kimono: la richiesta è per l’Erede dei Kobayashi perciò non posso rifiutarmi di andare al Suono…» Alzò le mani, con i palmi rivolti verso l’alto, al soffitto. «…nonostante questo non sia proprio il momento migliore.» Commentò, accavallando le gambe e intrecciando le mani in grembo. I suoi profondi occhi verdi andarono alla ricerca di quelli scarlatti del Kage. «Quindi, Raizen, parliamo di affari.» Intavolò, e subito prese a parlare.

    Espose il discorso che aveva fatto all’Amministratore di Oto, e anche le sue preoccupazioni, sottolineando le tempistiche e gli effetti che avrebbero potuto conseguire alle “cause”. Non che ci fosse niente di certo nelle sue preoccupazioni, ovviamente: una persona di un certo livello intellettivo non avrebbe mai osato nulla quando sapeva di avere già il culo a terra; ma era pur vero che Diogene Mikawa non aveva più ragione di diffidare l'ira dell'accademia e c’era una sola cosa da temere più di un uomo sciocco, ossia un uomo che non aveva niente da perdere.
    Le premesse non erano dunque delle migliori, lo scenario che la Principessa stimò infatti all’Hokage della Foglia era una serie ben costruita di supposizioni e presunzioni più o meno (in)desiderate, prima tra tutte quella che Ogen Yakushi mantenesse fede all’Ospitalità, cosa che, fu abbastanza evidente, avrebbe potuto essere presto dimenticata in favore del “bene” di Oto.
    Febh, però, era diverso.
    «Non credo che tradirebbe un accordo.» Osservò la Chunin, alzando gli occhi al soffitto in modo pensoso. «Insomma, è un tipo strano.» Esitò. «Strano forte, intendo.» Tacque. «Però mi sembra…mmh.» Si portò la mano al mento, passandosi poi indice e pollice attorno alla bocca. Per disgrazia quella era la mano sporca di fuliggine, ragion per cui la ragazza si disegnò un bel pizzetto. Neanche quella volta parve accorgersene. «Penso che sia un po’ difficile da spiegare e in verità credo che dipenda molto dai legami che instaura, però ecco, tutto sommato credo che non correrei alcun pericolo andando nel Paese delle Risaie con lui.» Sorrise. «Mi interessa: un po’ perché è il tuo maestro, un po’ perché ho come l’impressione che potrei imparare davvero tanto da lui… quindi sono venuta qui per dirti che intendo andare e che voglio dare fiducia a quel tipo. Ammetto che mi piace.» Disse con sincerità, sciogliendosi in quella sua tipica espressione da sciocca bambina -ormai spesso dimenticata- capace di credere a tutti senza riserve. Detto questo aggrottò però un attimo la fronte, fissando Raizen negli occhi. «Ci hai fatto caso che indossa occhiali senza lenti?» Chiese a quel punto, a voce bassa e vagamente cospiratoria. «No dico…non pensi che sia una persona un poco particolare?» Detto da una che aveva una barbetta di fuliggine sul viso e il naso maculato come una bambina di dieci anni, era tutto un programma. C'era inoltre da domandarsi come potesse essere possibile che Shizuka Kobayashi riuscisse ad attrarre attorno a sé la gente più stramba del Continente.
    ...Quale che fosse la faccenda, la ragazza sembrò lieta di essere riuscita ad esporre tutto quel discorso, come testimoniò stiracchiandosi sulla sedia. Quando ebbe finito si alzò, e posando le mani sulla scrivania, si sarebbe distesa sulla stessa, così da arrivare più vicino alla Volpe. Solo a quel punto sorrise, posando il mento sui palmi aperti delle sue mani.
    «Indagherò.» Disse a quel punto, nel silenzio che si sarebbe venuto a creare. «Indagherò sui piani del Signore del Sangue: credo che ad Oto io possa ottenere molto più di quello che già abbiamo. Dissipare i dubbi che ci portiamo dietro è fondamentale per permettere all'Alleanza di appianare le divergenze che altrimenti impedirebbero di fermare l'avanzata che già conosciamo...» Sollevò le gambe, prendendo a dondolarle. Sorrideva allegramente, come se non fosse minimamente preoccupata. «Questa occasione è troppo ghiotta, Raizen, e lo sai anche tu.» Proprio in quell'istante, però, nel sorriso gentile che illuminava il volto della Principessa del Fuoco ci fu un lampo di qualcosa che rassomigliava troppo alla paura: l’ultima volta che aveva fatto quel discorso era quasi morta tra le mani di uno dei peggiori Nukenin del continente. Allora si era salvata per un pelo, e per quante notizie avesse riportato, aiutando in effetti l’Alleanza a tutelarsi maggiormente, aveva vissuto nella paura per qualche tempo. Un tempo durante il quale Raizen l’aveva confinata dentro le mura di Konoha, con il divieto assoluto di uscire dal Villaggio. Per proteggerla, aveva detto lui. Per punirla della sua inettitudine e della sua debolezza, aveva sempre pensato lei.
    Inspirò a fondo, chiudendo poi gli occhi: era cambiata da allora? Era diventata più forte? Si poteva davvero permettere quella richiesta?
    Era certa che la risposta fosse ancora “no”, ma era anche convinta che se non avesse rischiato per proteggere ciò che amava, non sarebbe mai migliorata quanto e come sperava. Se avesse dovuto aspettare il giorno in cui si sarebbe sentita davvero "pronta", non avrebbe mai fatto niente.

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    «C’è una dislocazione del mio Clan, ad Oto, se dovesse andare male troverei rifugio lì.» Bella cazzata: un edificio da ricchi mercanti non l’avrebbe protetta, e lo sapeva bene. «Ti porto qualche souvenir, che ne pensi?» Chiese a quel punto, riaprendo gli occhi e mostrando i denti nel sorridere allegramente. Non voleva che le venisse rifiutata quella possibilità, ma non voleva neppure far preoccupare Raizen: aveva deciso di diventare la più potente Kunoichi del Continente, e ci sarebbe riuscita. Voleva poter dimostrare lui che non doveva temere perché lei poteva molto più di quello che si pensava. «Beh insomma, dammi qualche dritta...e poi dammi anche un bacino di buon viaggio. Su, forza, per augurarmi buona fortuna ♥» Cinguettò come un’amorevole mogliettina, chiudendo gli occhi e protendendo il viso.

    Senonché qualcosa accadde. E lei, improvvisamente, si irrigidì.

    «Ah.»


    Disse solo, prima di riaprire gli occhi e inchiodarli immediatamente in quelli di Raizen.
    In un solo secondo le iridi verde smeraldo sprofondarono in una tonalità molto più scura, mentre l’espressione amorevole di poco prima svanì in favore di una smorfia che forse, in un modo molto parallelo e molto distante da quello , avrebbe potuto chiamarsi “sorriso”.
    «Ah.» Ripeté la kunoichi, facendo leva sulle braccia per mettersi in ginocchio sulla scrivania del Kage. «Quindi stanno così le cose.» Commentò. Per un istante fissò il legno sul quale si trovava, come se questo conservasse nelle sue venature chissà quali incredibili risposte. Esitò, sentendosi improvvisamente molto, molto, molto stupida... «E io che ancora penso a modi per stupirti...» Mormorò la donna, portandosi una mano alla fronte nel reclinare leggermente la testa di lato e sorridere grottescamente. «...e tutte queste stronzate di conquistare la tua fiducia e la tua stima...» La sua voce stava andando progressivamente abbassandosi. «...studio come una schiava giorno e notte, lavoro come una disperata, faccio le cose peggiori dei quattro Villaggi per proteggerti, e detengo primati unici in tutto il dannato Continente...» Non era arrabbiata. Era furiosa. E lo si sarebbe capito non dal tic nervoso sopra il suo occhio sinistro, quanto piuttosto dal colore delle sue iridi, ormai praticamente nere. «Eppure...» Fu un sibilo. «...ancora, vengo dopo una sciacquetta vestita da gatta.»

    A quel punto, non importava quanto Raizen Ikigami avrebbe potuto muoversi rapidamente.
    Non si sarebbe mosso più veloce di tutti i fogli della sua scrivania, che di punto in bianco schizzarono da ogni lato, come allontanati dall'aura di chakra fuori controllo che avvolgeva la Primario dell'Ospedale, la quale, premendo i palmi delle mani sulle ginocchia e stringendo le labbra a fessura, sembrò trattenersi dal non urlare.

    Fu un tentativo vano.

    «Era bella la Corte di Kusa, Ikigami?!» Ringhiò, alzandosi in piedi sulla scrivania del Kage. Inconsciamente avrebbe alzato una gamba, caricando un pestone. «Senti, per quella cosa lì, lascia stare: me la sbrigo da sola.» E il calcio avrebbe fatto per impattare sulla scrivania. Non ci voleva un genio per capire che della stessa sarebbe rimasto molto poco. «RAIZEN.» Strillò la Principessa, fuori di sé dalla rabbia: non importava quanto si impegnasse per renderlo un Hokage a modino, galateo, abiti ed etichetta tutto compreso. Rimaneva e sarebbe sempre rimasto un Randagio. «DEFICIENTE!»

    Tanto per dire, insomma.
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    Io non molesto nessuno, infame. Diffamazione, altroché!

    *tocca il sedere*
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    FIRST STEP

    Faith is taking the first step even when you don't see the whole staircase.



    Non aveva idea di come potesse esistere una capanna fuori il Villaggio della Foglia che non fosse stata ispezionata dai Guardiani. Era evidente che Atasuke, oltre a massaggiare i tricipiti dei suoi sottoposti con olio di ricino non faceva molto altro –idea cui preferì non pensare, non tanto per l’olio, quanto per il massaggio.
    Morale della storia: fu ben presto evidente che erano spine nel culo. Una situazione che Shizuka non sembrò voler migliorare, dettaglio abbastanza evidente quando si fermò per appena qualche istante…a raccogliere fiori e un paio di mazzetti d’erba. Insomma, si fece un bel bouque da sposa, che dopo qualche moina d’occasione ripose con premura nella sacca ninja legata al fianco.
    «Non conosco nessuno che vada in missione urlando.» Osservò la Kobayashi, quando lo Yamanaka parlò per primo. «Immagino perché siano tutti morti.» Concluse, permettendo com’era ovvio l’attivazione della tecnica di comunicazione mentale. Una gran figata, per lei però, non per loro: i pensieri della Principessa del Fuoco difatti erano molte cose, ma non tutti propriamente edotti.
    “Bel culo.” fu infatti la prima cosa che avrebbero recepito i due ninja. “Complimenti.” Silenzio "Emh."

    […] Ecco qual era il vero dramma di stare in missione con una corrotta senza linea di confine tra giusto e sbagliato: non si faceva problemi quando invece avrebbe dovuto.

    Beh, quale che fosse la faccenda sembrava che Shizuka Kobayashi fosse capace di fare molto altro che apprezzare il culo di Jinchuuriki&company, come dimostrò ritrovando subito la compostezza.
    Le bastò sbattere le palpebre una sola volta perché quando riaprisse gli occhi le sue iridi verde smeraldo fossero state inghiottite da un oceano cremisi: tre corvine tomoe

    Sharingan
    Kekkei Genkai di Konoha, Clan Uchiha



    A Utilizzo La tecnica speciale prevede un consumo a utilizzo. Non ci saranno consumi di attivazione o mantenimento.


    Caratteristica dei Portatori: Riflessi Aumentati (+3 tacche)


    Abilità Comuni dei Portatori Sharingan: L'utilizzatore può vedere il chakra individuando sommariamente eventuali costrutti, strutture, accumuli di chakra. L'utilizzatore può acquisire l'impronta Inferno, che potenzia le Enton.
    Preveggenza: L'utilizzatore può Prevedere le azioni dell'avversario se osservato: Prevedere uno slot azione da 1 tacca di vantaggio ai Riflessi; Prevedere uno slot difesa da 1 tacca di vantaggio alla Velocità; Prevedere uno slot tecnica permette di effettuare Counter o difendersi con qualsiasi tecnica. Ogni previsione richiede un consumo ¼ Basso di chakra ogni 2 tacche di vantaggio; prevedere 1 tecnica richiede un consumo Basso. L'utilizzatore può impastare ulteriormente chakra.
    Creazione: L'utilizzatore può creare immagini realistiche tramite un'illusione. Utilizzatore escluso, non influenza fonti di chakra devono comparire oltre 3 metri di distanza da fonti di chakra. Ogni Unità d'Illusione permette di formare un'illusione di pari dimensioni; ogni Unità d'Illusione richiede un consumo ½ Basso di chakra. Il movimento richiede slot tecnica/azione; muovere più costrutti con traiettoria simile o speculare richiede uno slot tecnica/azione. Attaccare rientra nello slot utilizzato per il movimento; si può effettuare un singolo attacco in uno slot tecnica/azione utilizzato. L'efficacia è pari a 10 ogni Unità; è possibile ridurre la vitalità avversaria con illusioni offensive. La Velocità in attacco e difesa delle illusioni è parienergia l'utilizzatore, eventuali vantaggi/svantaggi e bonus/malus in Riflessi si sommano in egual modo alla velocità dei costrutti in attacco. Le illusioni sfruttano la vista: non funzionano contro avversari ciechi o accecati.
    Imposizione: L'utilizzatore può imporre un comando tramite lo scambio di sguardi. Non eseguire un ordine causa un malus ad una statistica primaria: l'utilizzatore decide all'attivazione le statistiche influenzate. Il comando non può essere autolesionista, rendere inabile la vittima o danneggiare terzi. L'efficacia massima del comando è pari a 10 per livello della Tecnica Speciale, il comando dura finché non rilasciato. Richiede uno slot azione/tecnica ed un consumo ½ Basso ogni 10 di Efficacia ogni round di durata.


    Livello I (Genin Verde)
    • L'utilizzatore può Controllare fino a 6 Unità d'Illusione.
    • L'efficacia massima è pari a 20.
    • Il bonus massimo è pari a 2 tacche.
    • Il malus imposto massimo è pari a 2 tacche.
    • Il Controllo dell'Illusione ha raggio massimo pari a 12 metri.

    Livello II (Genin Rossa - Chunin Verde)
    • L'utilizzatore può controllare fino a 9 Unità d'Illusione.
    • L'efficacia massima è pari a 30.
    • Il bonus massimo è pari a 3 tacche.
    • Il malus imposto massimo è pari a 3 tacche.
    • Il Controllo dell'Illusione ha raggio massimo pari a 24 metri.

    Livello III (Chunin Blu - Jonin Rossa)
    • L'utilizzatore può controllare fino a 12 Unità d'Illusione.
    • L'efficacia massima è pari a 40
    • Il bonus massimo è pari a 4 tacche.
    • Il malus imposto massimo è pari a 4 tacche.
    • Il Controllo dell'Illusione ha raggio massimo pari a 36 metri.

    mature erano sbocciate come petali di un fiore da una pupilla nera come la notte. Gli occhi vennero subito condotti in direzione della Capanna.
    “Non è necessario essere sensitivi per individuare focolai di chakra e scoprire qualcuno: ci comporteremo come se fossimo già nella peggiore delle situazioni” Disse la donna con tono professionale. Mezzo secondo di silenzio. “Come se non fosse vero, poi” Altro mezzo secondo “Oh diavolo…” Gemette. Stupida tecnica. “Confonderò il nostro chakra, facendolo apparire pressoché azzerato. Non posso occultare la presenza del demone, però” Riprese a parlare quando fu sicura di ricordarsi che ormai qualsiasi cosa pensasse fosse oggetto di condivisione. “L’uso di una quantità di chakra di un certo rilievo scioglie il sigillo, state attenti” Insomma, sarebbe stato utile fintanto che non avessero iniziato a ripulire.
    Avrebbe atteso il parere dei fratelli e successivamente apposto il FuuinjutsuLa menzogna
    Villaggio: Personale
    Posizioni Magiche:
    L'utilizzatore, apponendo un sigillo su se stesso o su terzi, può cambiare il colore del proprio chakra a suo piacimento (innate, riserva, impronte etc...). Non è possibile occultare Demoni. Se usata una quantità di superiore a Medio il sigillo si scioglierà.
    Tipo: Fuuinjutsu
    (Livello: 6 / Consumo: Basso)
    [Da Genin in su]
    [Energia Bianca, Vitalità dimezzata, no Abilità Innate, no Impronte]
    . Su loro tre e pure il cavallo da infiltrazione. Quella sorta di dannata…
    “…pignatta con le ali in una foresta vuota sicuramente non si noter–…” Sbiancò il cervello, e lo fece mentre eliminava il sangue del mandriano da terra. “Avrei preferito un animale via terra, ma va bene lo stesso: pegaso-sama, giusto?” Chiese con ostentata eleganza, togliendo dalla sua saccoccia una scodellina con un pestello<elemento>Artigianato
    Speciale: L'utilizzatore è in grado di creare l'equipaggiamento ninja parigrado, se ha con se un'adeguata attrezzatura ed circa 1 ora ogni 10 crediti. L'utilizzatore può creare solo 1 singola tipologia di equipaggiamento scelta all'acquisizione. In base alla tipologia scelta, cambia il nome della competenza: A distanza 'Armiere', Mischia 'Armaiolo', Potenziamento 'Armoraro', Protezione 'Corazziere', Bombe 'Alchimista', Tonici 'Farmacista', Veleni 'Erborista', Meccanismi 'Geniere', Vario 'Artigiano'. Può creare solamente equipaggiamenti dell'archivio liste.
    [Da Genin in su]

    : per qualche folle ragione prese le sue erbettine e si mise a schiacciarle. Erano inodore e dal colore terribile, ma duttili al suo volere, come dimostrarono sciogliendosi quasi subito. “Puoi farci una mappatura della Capanna? Dove sono posizionate porte e finestre, com’è sistemata la zona vicino alla costruzione. In dettaglio, dove tira il vento, il numero delle bestie che stanno fuori, il movimento preciso del loro percorso e in lontananza, tra gli alberi e nella vegetazione, puoi controllare anche la presenza di creature o trappole?” Forse aveva chiesto troppo e il suo imbarazzo fu evidente. “Scusate” Disse, rivolta tanto all’evocazione quanto al suo padrone. Arrossì, ma sapeva che i compagni avrebbero capito le ragioni della sua richiesta. Pregò che fossi così anche per la graziosa pignat–…oh, maledizione. Stupida tecnica!




    Chakra: 75.5/80
  5. .
    CITAZIONE
    Bartok:
    Questa è la volta buona che vado con un uomo
  6. .
    CITAZIONE
    - si possono combinare tenica difensiva & impasto per difendersi da una sola azione offensiva?

    Cioè se puoi impastare in difesa?
    Sì, certo

    CITAZIONE
    - come funziona il contrattacco di un attacco con arma?

    In che senso? Se dal punto di vista dei danni, l'ho spiegato nell'ultimo post; se dal punto di vista di inventiva...beh, è inventiva, decidi tu come contrattaccare.

    CITAZIONE
    - il mio arrivo, essendo simultaneo allo svolgimento del combattimento, gode di qualche vantaggio numerico?

    Prego?
    Non capisco di quale vantaggio tu stia parlando

    CITAZIONE
    - se volessi usare il Kusari Fundo sul tizio allo scopo di arrecargli un Intralcio Medio quali sarebbero gli scenari possibili? Cioé, se mi ignora si ritrova incialciato ma se non mi ignora deve interrompere quell’azione offensiva che aveva già iniziato?

    Dunque, come ho già spiegato sotto spoiler nei vari post prima del tuo arrivo, la fase offensiva è sempre ipotetica: tu poni la tua azione d'attacco, in via condizionale, visto che nulla è certo. Questo perché la difesa spetta sempre a chi subisce l'attacco, e a differenza dello stesso, è autoconclusiva.
    Gli scenari possibili li decidi tu, non posso dirti io la strategia con cui puoi utilizzare il tuo equipaggiamento, la difesa la gestirò io in quanto QM ^^


    Un consiglio spassionato, Lunae... non ti buttare. Purtroppo è capitato che la gente morisse, ai miei corsi ^^ non vogliamo davvero che capiti questo scenario, giusto? ^^
    Pensa prima di parlare e di agire ^^

    Buon game

    *mangia pop corn*
  7. .
    Quindi sei del sud :sisi:

    Dolcecattiva puglia, sicuro.
  8. .


    SISTEM OF DOWN

    Give me six hours to chop down a tree and I will spend the first four sharpening the axe.



    Era così un peccato: ventisei anni, amministratore e dunque shinobi potente, tutto sommato di bell’aspetto…
    …peccato. Peccato che fosse così psicolabile.

    «Prego Yakushi-sama, da questa parte.» Disse con gentilezza la Primario, aprendo la porta del suo studio. «Che tipologia di tè desideri?» Domandò mentre entrava. Poi, esitando un secondo, annuì. «Tè verde, penso sia un’ottima idea.» Insomma, aveva deciso lei.

    L’ufficio di Shizuka Kobayashi era una stanza grande, ma talmente piena di documenti da sembrare minuscola: la scrivania della ragazza, frontale rispetto alla porta, era ingombra di pile di fogli così come il lungo tavolo di legno massello alla sua sinistra, un tempo forse adibito alle riunioni del corpo ospedaliero, ma ormai ridotto a secondo ricovero di tomi medici, rotoli e archivi che sembravano troppo vecchi anche solo per rimanere integri. C’era anche una libreria, ingombra pure quella, e poi una serie di cose vagamente inspiegabili: un castello di carte alto come un bambino di sette anni e tenuto insieme da una dose cospicua di colla, una riproduzione in miniatura della grande muraglia del Paese dei Demoni, una vasca con dentro delle alghe marimo, e un orsacchiotto con una scodella di ramen vuoto in testa. Il tutto si trovava accanto ad una specie di poltrona a dondolo su cui una copertina rosa a coniglietti giaceva sopra ad un morbido cuscino di piume.
    «I miei pazienti più piccoli, sai, i bambini...» Commentò rapidamente, indicando all’ospite una delle due sedie vuote poste dall’altro capo della scrivania dietro cui lei si trovava. Dopo un attimo di silenzio in cui guardò fisso Febh in faccia, la ragazza riprese a parlare. «Mi dispiace per la confusione, purtroppo non c’è mai abbastanza posto per ciò che serve.» Si grattò la testa, sorridendo imbarazzata. Rimaneva un mistero come potessero servire la metà delle cianfrusaglie lì dentro.

    Quale che fosse il fatto, Shizuka si sarebbe messa a preparare il tè prendendo due splendide porcellane dipinte a mano e due scatole di legno laccato da cui estrasse delle foglie essiccate e dei biscotti, che dispose su un piccolo vassoio. Benché la preparazione fosse piuttosto insipida e ben lontana da quella tradizionale, come ci si poteva del resto aspettare da un ambito ospedaliero, la donna non mancò di disporre con ordine le tazze, i fazzoletti, i biscotti e gli zuccherini colorati tipici; suo malgrado tradendo un’educazione ben più che severa la quale, nemmeno in situazioni come quelle, sembrava abbandonarla.
    «Capisco le esigenze di tempo.» Rispose educatamente, quando l’interlocutore ebbe terminato di esporre lei i problemi riguardanti l’impellenza del suo arrivo ad Oto. Se avesse dovuto essere onesta, la sola idea di mettere da sola piede in quel Villaggio, in un momento come quello, la solleticava ben poco…ma non era solo una Shinobi, era la Principessa dei Kobayashi: le sue responsabilità non si limitavano alla vita sottobanco che conduceva per Konoha.
    Chiuse gli occhi, inspirando e trattenendo l’aria per qualche istante, poi, sollevando il vassoio, si voltò verso lo Yakushi, cui sorrise. Era bella, ma come poteva esserlo una vecchia storia, benché più affascinante che stuzzicante; una dote che non mancò di accentuare mentre ritornava alla scrivania, accanto alla quale si fermò.
    «Vorrei tuttavia puntualizzare qualche accortezza: capirai che se il tuo interesse è rispettare le tempistiche della tua tabella d’impegni, sicuramente di un certo spessore per un uomo nella tua posizione socio-politica, il mio è quello di rappresentare il mio Clan al meglio delle mie possibilità, potendo dunque dirmi all’altezza di accompagnare l’Amministratore del Suono in questo viaggio.» Disse, posando il vassoio sul ripiano in legno massello per poi portarsi una mano al generoso seno ed inchinarsi elegantemente al cospetto dello Yakushi. «L’invito che la Dinastia Yakushi rivolge per questa commissione commerciale la devo presumere destinata all’Erede dei Kobayashi, sbaglio forse?» Domandò quando si fosse riportata in eretta postura. «Ne consegue che io mi reco presso Oto come Principessa del Fuoco, non come Shinobi…beh, non che faccia molta differenza, giacché le mie abilità sono assai poco note ed apprezzabili.» Osservò con imbarazzo, congiungendo le mani in grembo con fare vagamente mortificato. «Secondo quanto etichetta e tradizione vuole, quindi, considererò me e il mio Clan come Ospiti della Stirpe Yakushi. È corretto?» Chiese con educazione, sorridendo. Rimase per un istante in sospeso, fissando i suoi profondi occhi verdi in quelli neri dell’interlocutore. «Per queste ragioni, da futura Capoclan, considererò la protezione e l’ospitalità della mia famiglia affidata alle sapienti mani della Stirpe degli Immortali: il nostro servizio, il migliore mai conosciuto, per l'accoglienza antica della Dinastia senza tempo.» Puntualizzò, adagiando il dito indice della mano sinistra sul tavolo, di fronte a Febh. Sorrise ancora una volta. «Sono queste le condizioni…ho capito bene, Febh Yakushi-sama?» E quella domanda ne conteneva in sé molte altre.

    Qualsiasi sgarro nei confronti dei Kobayashi sarebbe stato addossato agli Yakushi. Ogni mancanza o pericolo cui l’Airone sarebbe stato sottoposto, sarebbe risultato un’onta per gli Immortali. La protezione e la sicurezza di ogni membro del Fuoco era responsabilità unica ed immancabile di Ogen Yakushi e chi sotto di lei militava, come Febh, amministratore e dunque rappresentante politico del suo Villaggio.
    In poche parole fare uno sgarbo ai Kobayashi o cercare di metterli in pericolo in qualsiasi modo era un errore imperdonabile che sarebbe stato pagato molto più che caro da Oto...
    ...Nonostante tutto non vi era niente di ostentato o eccessivo in quella richiesta: era dopotutto solo la prassi che chiunque conosceva, persino Febh Yakushi.
    «Per la lieta collaborazione dei nostri Villaggi.» Avrebbe concluso la donna, quando ebbe avuto modo di trovare un punto d’incontro. «Ma bando alle formalità, giusto?»

    Quando quel piccolo excursus fosse terminato, e solo dopo aver trattato per la sua giusta causa, la ragazza si sarebbe un attimo inchinata in segno di scuse e aprendo la porta del suo ufficio che affacciava nel corridoio, avrebbe creato due Cloni. Questi, una volta liberatasi dalla nube che li avvolgeva, si sarebbero divisi, ciascuno diretto in un posto diverso: uno a Magione Kobayashi –per avvertire di tutta la circostanza corrente, organizzare le carovane utili al caso da far partire quanto prima, e avvertire la dislocazione Otese dell’Airone– e uno verso l’Ufficio dell’Hokage. Qui il Clone, atteso il momento propizio, sarebbe entrato bellamente dalla finestra, incurante della burocrazia di permessi vari avrebbe parlato a Raizen.
    Di cosa, solo alla Principessa e alla Volpe era dato saperlo.

    «Un’ora e mezzo sarà più che sufficiente: ci sposteremo io e te in anticipo, le carovane dei tessuti del mio Clan arriveranno in un secondo momento.» Disse, quando richiuse alle sue spalle la porta. «Mentre ne attenderemo l’arrivo potrei presentarmi ad Ogen Yakushi-sama, se tu fossi così gentile da introdurmi.» Un modo elegante per comprovare il suo treat e offrire i propri omaggi ad una delle donne più potenti delle Risaie. Educazione, etichetta e intelligenza: niente di più. «...Ma avremo modo di parlarne meglio in seguito, a breve i miei cloni porteranno quanto mi sarà utile per il nostro viaggio d’anticipo: così non risulterai in ritardo sulla tua tabella.» Fece presente, a quel punto ritornando al vassoio di tè e –tolte le foglie in effusione– riempire le porcellane. «E dunque, hai detto di essere il maestro del mio maestro, eh?» Chiese sorridendo. Era interessata, quantomeno perché aveva saputo di un solo “sensei” di Raizen, e si diceva che egli fosse stato il peggiore Shinobi di tutto il continente molti, molti anni prima… incontrarne uno che con ogni probabilità era anche peggio, e che soprattutto era vivo, non faceva che curare maggiormente la sua ferita interiore, che la vedeva allieva di un uomo dai metodi incomprensibili e dal carattere quantomai intrattabile (dramma che aveva reso anche lei, a sua volta, intollerabile. Gli Dei avessero avuto pietà del suo futuro allievo, qualora qualcuno fosse riuscito a sopravvivere ai suoi metodi).

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    Ci fu anche un’altra cosa che Shizuka Kobayashi trovò interessante: il racconto che Febh Yakushi le tracciò per filo e per segno.
    Per un attimo la Principessa tacque.

    Tacque. E sorrise.

    La sua espressione, gentile e accondiscendente, sembrava quella di una splendida Mononoke irradiata dalla benedizione del Cielo. E persino il tic nervoso che iniziò a pulsarle sopra l’occhio sinistro alla seconda volta in cui il nome di “Kiyomi” ricorreva troppo vicino a quello di “Raizen”, sembrava una lieta espressione della sua pia misericordia.
    «…oh, è così allora.» Disse con gentilezza la Principessa del Fuoco, prendendo una delle tazze di tè e posandola di fronte a Febh Yakushi. «Una permanenza ricca di avventure, Amministratore del Suono: una vera fortuna che ci fossi tu.»

    Per qualche misteriosa ragione, la tazza esplose.

    Calò il silenzio.

    «Accipicchia.» Disse la Kobayashi, sciogliendosi in un’espressione gelidamente mortificata. Senza fretta si apprestò a prendere un fazzoletto di cotone ricamato e accerchiata la scrivania ancora gocciolante, non ci avrebbe pensato un secondo a tamponare con dolcezza il viso di Febh Yakushi qualora questi glielo avesse permesso. «Non ci sono più le porcellane di una volta.» Commentò la donna, rammaricata. Asciugando con dovizia anche le ginocchia del Jonin. «Avrò modo di far chiudere quel ceramista. Odio quando ci sono cose sbagliate in quello che mi appartiene.» Aggiunse elegantemente. «Ti prego di bere il mio tè, Yakushi-sama.» Disse a quel punto, girandosi a prendere la seconda tazza. Questa rimase intera, ma stavolta il resto delle cose che si trovò accanto alle dita della kunoichi venne violentemente sbalzato lontano, inchiodandosi al muro o spaccando una finestra, per poi precipitare di sotto. E prendere in testa un poveretto di passaggio, tanto per dire. «Mi si è chiuso lo stomaco.»

    Intanto all’Amministrazione di Konoha qualcosa esplodeva violentemente.
    Per qualche misteriosa fortuna non era un muro, stavolta.
    Era una sedia.

    «Anzi, lascia stare Raizen!» Urlava una voce femminile mentre documenti e papiri schizzavano lontano in un trambusto generale e, al piano di sotto dell'edificio amministrativo, qualcuno sospirava mettendosi una mano al volto. «Faccio da sola!!» Un ruggito. «DEFICIENTE!»

    Tanto per dire, insomma.



    Edited by Arashi Hime - 8/6/2016, 01:19
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    XDDDDDDDDD

    Kairi Uchiha andiamo solo noi donne in una SPA e mandiamolo al diavolo :luv:
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    Vuole solo me, Kairi Uchiha e Dolcecattiva

    Such a womanizer.
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    Non sei più invitato a nessun meeting, così impari :sisi:
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    Oki Ryose ha postato oggi, avrete il mio post tra oggi e domani ^^
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    Se siamo in vena di consigliare libri allora consiglio anche io -perdonatemi nel mio essere ripetitiva- "Orgoglio e Pregiudizio" di Jane Austen.
    La storia ruota attorno ad una serie di incomprensioni sentimentali e caratteriali tra una serie di personaggi di diverso stampo ed inclinazione.

    Elizabeth Bennet è la protagonista, una vera ispirazione per ogni donna di carattere e di mente. Benché il suo temperamento non si riveli eccessivamente proteso alla pazienza, giacché tende a perderla se troppo provata, si dimostra un personaggio sensibile e gentile, soprattutto nei confronti della famiglia di cui non perdona alcuna offesa; più propenso a perdonare l'ottusità e la maleducazione piuttosto che a condannarla. Scevra da lei ogni possibilità di farsi mettere i piedi in testa per questa ragione, ovviamente.
    Ho adorato il modo in cui riesce, all'interno del libro, ad affermare la propria intelligenza sopra la presunzione e l'egocentrismo maschile, interamente proteso ai propri vizi egoistici e offensivi, imponendo dunque la propria figura femminile ed elegante in uno scenario di altre tinte che la voleva colpevole per aver preso decisioni secondo il suo pensiero e la sua razionalità, doti di cui non si pentirà mai nel corso della narrazione. Peccato non si possa dire altrettanto delle figure maschili.

    Nonostante il libro possa apparirvi femminista, non lo è affatto. Romantico, pungente, stuzzicante, ma di narrativa libera ed elastica, come ogni storia di qualsiasi tipo dovrebbe essere, "Orgoglio e Pregiudizio" è una vera chicca del romanticismo inglese ^^
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    Vorrei leggere "la psichiatra" di Dorn Wulf, qualcuno conosce? Mi sa dare un consiglio? ^^
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    SEI SOLO UN SUDICIO SUNESE
3719 replies since 5/7/2005
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