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Generale Boros.
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SPOILER (click to view)Narrato
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Dopo pochi istanti dalla brusca risposta che avevo ricevuto, un'altra persona entrò nella vasca e si sedette vicino a me dicendomi: "Vedo che la tua parola d'ordine come al solito è riservatezza, Apollo..."
Non ero ben sicuro di chi egli fosse, ma in fondo non mi importava più di tanto. Tuttavia, decisi di provare a chiaccherare un po con lui, per scoprire chi fosse.
Quindi gli risposi: "Beh... effettivamente in questi casi non tendo ad essere troppo riservato! E poi, dannazione, stiamo cercando di rilassarci e magari fare due parole, ritieni forse che non sia una buona cosa?"
Mi fermai un attimo per attendere una eventuale risposta del mio interlocutore.
Dopo poco, ecco che i soliti tre, tornarono alla carica. Sembrava quasi che non sopportassero qualcuno che parlava nelle terme, nonostante il tono basso che avevamo tenuto per cercare di non disturbare, loro, non lo sopportavano e ci insultarono dicendo: "Hei voi! volete forse che ve le suoniamo! Abbiamo già detto che non vogliamo sentire il minimo rumore quando siamo qua, e voi state facendo troppo rumore! Se non la piantate, vi spediamo a casa a piangere dalla mamma!" Scoppiarono poi in una sorta di risata isterica e goduta. Pessimo errore, avevano toccato un tasto che non dovevano toccare. Mi trattenni appena, solo perchè eravamo in un luogo pubblico e non volevo essere scortese con il mio nuovo amico.. -
darkxadhoom.
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Dopo che ebbe proferito parola, Xadhoo msi sentì rispondere: "Beh... effettivamente in questi casi non tendo ad essere troppo riservato! E poi, dannazione, stiamo cercando di rilassarci e magari fare due parole, ritieni forse che non sia una buona cosa?" Il suo interlocutore non dava segni di averl oriconosciuto. Dopo un primo attimo di sconcertamento, Xadhoom si diede dello stupido: dimenticava sempre che, in combattimento. la maschera gli copriva il volto e gli alterava la voce. Per rimediare, rispose: "Effettivamente. Comunque, io sono Xadhoom, quello che hai affrontato in combattimento la scorsa settimana" Non aveva neanche finito che che i tre di prima tornarono alla carica: "Hei voi! volete forse che ve le suoniamo! Abbiamo già detto che non vogliamo sentire il minimo rumore quando siamo qua, e voi state facendo troppo rumore! Se non la piantate, vi spediamo a casa a piangere dalla mamma!" . Poi scoppiarono a ridere sguaiatamente. Come aveva immaginato: la sua giornata di tranquillità evaporava come neve al sole. Tentò comunque di salvare il salvabile: "Scusateci, ora ce ne andiamo, così potrete stare in pace". Ma, ovviamente, i tre non ne volevano sapere. Per un attimo si chiese come mai tre attacchabrighe andassero alle terme. Ma poi il pensiero fu spazzaro via dalal risposta che ricevette:"bravo, vai a piangere dalla mammina, sgorbio, e porta il tuo amichetto!" Xadhoom poteva accettare di tutto, ma non insulti a sua madre o a chiunque della sua famiglia. "Mia madre è morta. Quindi, vi pregherei di smettere di dare fastidio agl ialtri, visto che siete gli unici che gridano". Poi, dopo aver fatto un cenno ad Apollo, le porte della piscina si aprirono. Xadhoom afferrò l'uomo più vicono a sè e lo scaraventò nello spogliatoio, mentre gl ialtri due l oguardavano allibiti. . -
Generale Boros.
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Mi sentii rispondere che era colui con cui mi ero scontrato la scorsa settimana, cavoli! non immaginavo che fosse lui, anche perchè era equipaggiato in modo tale da non poter essere riconosciuto, ma anche la voce pareva tutta quella di un'altro. Non mi posi troppi problemi, anche perchè ne avevamo uno più grosso da risolvere. quei tre avevano parlato troppo ed il mio nuovo amico, ne aveva già preso uno e lo aveva scagliato fuori. Il tutto avvenne poco dopo aver ricevuto da lui un segno di aprire le porte.
Rassegnato dissi: "Beh... Pare che la pausa sia finita" terminato di dirlo, mi scagliai dietro agli altri due che parevano ancora storditi e distratti dalla vista di quel lancio e approfittando della loro distrazione li lanciai entrambi fuori utilizzando la Raffica della foglia. Colpendo le gambe del primo davanti a me, lo scagliai sul suo compare, il quale, venendo urtato, si ritrovò lanciato verso l'esterno e atterrando sul suo compare (effetto bocce). Ripetei successivamente l'azione sul primo (tanto per cambiare) colpendolo però alla schiena (dato che era sdraiato a terra) e spedendolo sopra i suoi due compari.. -
darkxadhoom.
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la situazione stava cominciando a scaldarsi. Xadhoom voleva però evitare di essere cacciato dalle terme, quindi si diresse nello spogliatoio e si mise addosso o vestiti (nonostante fosse ancora bagnato, il sole a picco rendeva l'operazione piuttosto gradevole). Poi, tento per far capire a quei tipi con chi avevano a che fare, mise in bella vista il coprifronte di Konoha. Direttosi verso il punto in cui i tre babbei giocavano alla piramide umana, disse, con una sfumatura minacciosa nella voce: "ora forse è meglio far capire a questi gentiluomini che è meglio non attaccar briga con dei ninja" Il tutto fu sottolineato da otto sinistri schricchiolii. Con una straordinaria rapidità, Xadhoom scattò avanti, colpendo il primo allo stomaco con un potente calcio, mentre Apollo colpiva quello che tentava di attaccarl oalle spalle. Dopo che l iebbero legnati per un pochino, uno riuscì a scappare, gridando che glie l'avrebbe fatta pagare e che conosceva ninja che ci avrebbero ridotti in polpette. Pensando a come in un battito di ciglia una splendida giornata si poteva trasformare in una cosa del genere, XAdhoo mdecise di invitare Apollo a pranzo . -
Generale Boros.
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Termiante le legnate, ricevetti un invito a pranzo da Xadhoom. la cosa non mi stupì molto, ma vista l'ra, gli proposi di fare prima una veloce passeggiata nel bosco secolare.
Gli chiesi quindi: "Che ne dici se prima andiamo nel bosco secolare a fare un giretto? In fondo non è ancora l'ora di mangiare, così potremmo chiacchierare ancora un pò" Mi fermai un istante sorridendo per poi riprendere con un tonogiocoso: "E chissà se non ci capida di incrociare due belle ragazze per la strada da invitare fuori a cena!"
detto questo, mi diressi velocemente nello spogliatoio a cambiarmi e dopo essere tornato da lui, ricevetti la risposta.. -
darkxadhoom.
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Apollo decise che preferiva andare prima a fare un giro. Xadhoom pensò che le legnate non gli avevano fatto venire abbastanza appetito, quindi acconsentì. In fondo, gl ipiaceva la natura e chissà, forse c'era d'avvero la possibilità di incontrare qualche ragazza. Così, decise di acconsentire e di andare al bosco secolare. . -
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Stanco e lievemente livido, ecco come si presentava il massiccio shinobi che, quasi trascinandosi, si dirigeva alle terme.
Fastidioso sole, spegniti!
Schermò con la mano un fastidioso sole che, in un rosso tramonto, dava uno splendido arrivederci al villaggio di Konoha, non troppo splendido per gli occhi stanchi di Raizen.
Giunse alle terme già svestito del suo bianco mantello, mentre la mano cadeva pesante sulla maniglia la sua attenzione venne attirata dal suo riflesso nel vetro.
O cristo, sembra che sono appena uscito da una guerra civile.
Impolverato e con i capelli scompigliati più che mai, e per di più il viso stanco non gli dava man forte. Ultimamente sembrava che gli eventi si stessero mettendo contro di lui, quasi a voler far sfiorire la bellezza che gli uomini della sua età avevano naturalmente.
E si, stai invecchiando.
Commentò ironico per poi rispondersi con una ancor più ironica smorfia. Si decise ad entrare venendo accolto dal classico scampanellio che pareva volesse trasportarlo in un mondo a parte.
Buttò fuori i rimasugli della tensione accumulata poco prima, rilassandosi del tutto ingobbendosi ancor di più per la stanchezza. Con la più svogliata delle gentilezze mostrò il pass che veniva fornito agli shinobi per usufruire dei locali pubblici come quelle terme, rispose con un lieve mugugno alla gentile commessa che lo invitava negli spogliatoi.
Vide una mano tesa e senza badarci troppo vi poggiò sopra il mantello liberando uno sbuffo di una sottile polverina che fece starnutire la donna, aveva un kimono che gli era parso identico a quello delle inservienti, non ricordava più dove andavano messi i vestiti per cui gli sarebbe bastato rintracciare il suo stesso odore per sapere dove disporli.
Ruvido, come suo solito.
Entro nel primo camerino libero che si trovò dinnanzi e si spogliò rapidamente, probabilmente qualche calcinaccio gli era cascato addosso, ma durante l’enfasi non ci aveva dato peso e ora aveva qualche livido pure sul corpo.
Aveva salvato un accappatoio in vista di quel momento di relax, un accappatoio nero che indossò svogliatamente, solo per una manica per poi fare un nodo con la cintura, fece un fagotto dei vestiti e seguendo il proprio odore si diresse verso lo scaffale che conteneva i vassoi colmi dei vestiti dei clienti, non fu difficile individuare il suo voluminoso mantello, giusto quella fastidiosa folla lo separava dal ristoro che l’acqua delle terme gli avrebbe offerto.
O che diavolo, dovrebbero buttarli da una rupe tutti sti vecchi.
A dir la verità c’erano ben pochi anziani davanti a lui, per la maggiore la fila era composta da giovani perditempo che al contrario di lui andavano li a divertirsi e non si curavano troppo di liberare il passaggio. Fortunatamente aprirsi una via non era complesso per il ninja che, utilizzando un singolo braccio scostò di malomodo le persone che gli si paravano davanti dando poco conto a dimensioni età o sesso.
Grazie...mi scusi...permesso...
Ripose i suoi vestiti e meccanicamente si voltò verso i vapori scaturiti dalle acque termali.
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Edited by Arashi Hime - 24/6/2010, 20:28. -
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Si, dopotutto procedeva tutto nella più totale serenità, nessuno lo aveva notato, nonostante la stazza, dirigersi alle terme, nessuno gli aveva rivolto la parola, forse scoraggiato dalle dimensioni.
Era quasi giunto a ciò che tanto agognava, ma qualcosa di piccolo, un indistinta figura rovinò tutto.
In pochi istanti venne praticamente denudato, l’evento non lo disturbava troppo, non aveva un senso del pudore troppo forte quindi si limitò a tenere coperta la zona dell’inguine reggendo l’accappatoio, tuttavia, per colpa dell’unica manica indossata, quella fu l’unica zona del suo corpo a restare coperta, purtroppo aveva dimenticato l’asciugamano che avrebbe dovuto utilizzare per coprire la zona sotto al bacino, ma era anche vero che era abbastanza raro venir denudati del proprio accappatoio.
Se non fosse stato così stanco probabilmente avrebbe lasciato correre il tutto e dopo un sorriso palesemente finto se la sarebbe svignata senza pretendere delle scuse, ma ora, non potevano disturbarlo ora.
Con qualche piccolo tic all’occhio abbassò lo sguardo per vedere chi avesse compiuto un simile sacrilegio: corporatura minuta, distratta, capelli color orzo, vocina squillante. Era lei.
Oh! Shizuka.
Voce tranquilla ma cadaverica nel constatare che l’allieva non era cambiata minimamente dal loro ultimo incontro.
La piccola ingenua allieva che aveva su Raizen un effetto tranquillizzante abbastanza forte da stroncare una mandria di elefanti.
Tuttavia, “stranamente”, lei non pareva aver troppo piacere a vederlo, non che gli si potesse dar torto, dopo tutto quello che Raizen le aveva fatto durante il corso genin era normale. Shizuka prese ad indietreggiare quasi terrorizzata dalla figura dello shinobi, probabilmente ne temeva la reazione, questo, nella più totale tranquillità prese a gesticolare, con la mano libera dell’impiccio di tenere l’asciugamano al suo posto, cercando di far comprendere alla kunoichi che non c’era problema, ma lei imbarazzata continuò ad arretrare.
Att...attenta...c’è l’acqua...attenta il gradino...attenta..!!
Nulla, troppo occupata ad aumentare la distanza che c’era tra lei e Raizen per preoccuparsi di ciò che questo tentava di dire.
Dovette come al solito passare ai fatti. Istintivamente poco prima che la neo ninja (?) cadesse nell’acqua divorò la distanza che li separava per poi afferrare saldamente l’asciugamano di Shizuka.
Ottima idea se solo avesse afferrato entrambi i lembi dello stesso, sgranando gli occhi si accorse dell’errore madornale e lasciò andare l’asciugamano. Non sapeva quanto danno aveva fatto, però era sicuro che l’unica cosa spugnosa che aveva per le mani era il suo asciugamano, lui era innocente!
Utilizzò i pochi istanti che Shizuka impiegò per emergere dall’acqua per afferrare un asciugamano e coprirsi la vita per poi immergersi nell’acqua a sua volta.
Una volta riemersa avrebbe notato Raizen avvicinarsi con volto rassegnato, seguendolo con lo sguardo, l’avrebbe visto immergersi sino alla vita mentre sul volto prendeva forma un piccolo sorriso, ben noto alla kunoichi.
Diventi sempre più intraprendente e?
La sottile ironia di un sensei che sapeva come punzecchiare la sua allieva.
La guardò alzando un singolo sopracciglio per poi mutare la sua espressione in un sorriso mentre si accostava al bordo della piscina, cercando in esso un appoggio per concedere alle sue stanche membra il meritato riposo.
Poco dopo avrebbe chiuso gli occhi ascoltando chissà quali sconclusionaggini da parte della sua allieva, si sarebbe poi immerso sino ad avere l’acqua sin sopra ai capelli, quel calore era fastidioso sulle innumerevoli cicatrici che aveva sul corpo ma purtroppo quelle non poteva togliersele di dosso.
Si limitò ad osservare come, al pari delle vene che gli correvano nel corpo, acquisivano volume diventando più evidenti.
Dall’acqua sarebbe apparso un Raizen lievemente diverso da quello che Shizuka era abituato a vedere. I capelli, tirati indietro dall’acqua mentre emergeva da essa, avevano finalmente una forma e un'unica direzione, pareva che dopotutto non fossero stati tagliati con uno scalpello da un falegname cieco e con l’artrosi alle mani, li aveva probabilmente tagliati lo shinobi con le sue stesse mani, ma il lavoro non era pessimo, certo, non era da considerarsi come il miglior lavoro di un qualsiasi parrucchiere, ma per la vita che conduceva lo shinobi era più che sufficiente.
Il viso, sgombro dal coprifronte e dai ciuffi che solitamente vi cadevano sopra, acquisì finalmente una forma ben definita, perfettamente simmetrico se non per una piccola cicatrice che pareva prolungare l’angolo sinistro della bocca. Le pallide sopracciglia ben delineate trattenevano ancora qualche goccia d’acqua come la barba ispida vecchia di tre giorni, quasi invisibile visto il colore chiaro.
Sospirò rumorosamente mentre dal viso scompariva ogni forma di tensione, pareva quasi un miracolo che dal viso di Raizen mancasse quel piccolo tocco di “non stressarmi mi girano le palle”.
Pareva quasi che dall’acqua fosse emerso l’alter ego nobile e posato dello shinobi della foglia.
Lentamente l’occhio destro si schiuse rimanendo però chiuso per metà, cercò qualche secondo il volto di Shizuka sapendo che probabilmente l’avrebbe trovato imbronciato.
Dimmi, piccola kunoichi intraprendente, che ci fai nelle terme miste?
Anzi, prima dimmi se hai superato l’esame genin.
Mentre attendeva la sua risposta si sarebbe tirato su lasciando fuori dall’acqua la parte superiore del busto.
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Gli si allargò il sorriso mentre sentiva Shizuka appellarlo a quella maniera, era l’evidente segnale che, come al solito, la sue “strategie” atte a punzecchiarla erano perfette. Degne del migliore tra i jonin.
Schiuse lentamente anche l’occhio sinistro e osservo la minuta ragazzina. Con un attenzione che avrebbe avuto dell’indiscreto se il suo sguardo, apparentemente disinteressato, non riuscisse a dissimulare quella minuziosa esplorazione.
Era cambiata, sensibilmente, ma era cambiata.
Non che fosse diventata una donna o avesse riempito chissà quali divine coppe di reggiseno, non che ora il suo viso fosse sbocciato affilandosi in quei punti che l’avrebbero reso maturo, rimaneva sempre una ragazza, ad un passo dall’essere una giovane donna, ma pur sempre ragazza.
Eppure, in quel viso che a stento si rifletteva nell’acqua, si poteva leggere qualcosa di nuovo, qualche ruga forse, ma non di quelle che porta il tempo, di quelle che si scrivono nelle pagine dei diari, di quelle che cambiano impercettibilmente il tuo modo di sorridere, di inclinare le sopracciglia. Di quelle rughe che ti portano ad una visione della realtà lievemente diversa, differente quanto basta a cambiare anche te stesso.
Dopotutto, da qualche parte, aveva più che un’ acerba terza.
Tuttavia tutte quelle deduzioni nella mente del candido shinobi non potevano essere sorte dal nulla, probabilmente qualcosa nel volto di Shizuka era cambiato, qualcosa di così piccolo da muovere i pensieri di Raizen e al contempo non influenzarne l’attuale visione che aveva di lei.
La ascoltò mentre parlava, cercando di dare un fondamento ai suoi pensieri, ma era quasi inutile, aveva ragione, e poi, come poteva sbagliare lui?
Appena Shizuka finì di parlare Raizen si lasciò sfuggire un’altra risata, non era di scherno, anche se probabilmente il suo modo di ridere così avvezzo a quella mansione poteva farlo sembrare tale.
E così hai visto l’hokage eh?
La guardò nuovamente per attendere quella che probabilmente sarebbe stata una risposta affermativa.
L’hokage non c’è, ti hanno abbindolato per bene, probabilmente era una qualche diavoleria realizzata chissà come, anche se per darla a bere ad un genin basterebbe anche una di queste.
Compì i sigilli necessari e dall’acqua fece capolino un kagebushin con le sembianze di Shizuka.
Eggià, era proprio un fantoccio quello!
La copia scomparve nella classica nuvoletta di fumo.
Se vuoi posso anche convocare l’hokage, magari gli fai un salutino.
Si voltò a guardarla alzando il lembo dell’asciugamano che poco prima si era messo sulla testa, però non rideva, sorrideva soltanto.
Lasciò calare nuovamente l’asciugamano sul viso, sino all’altezza del naso, e riprese a parlare.
Mi fa piacere che tu sia riuscita a passare, anzi, devo ammettere che in caso contrario sarei rimasto contrariato.
Accentuò il gioco di parole con un tono scherzoso, un magro tentativo di smorzare la tensione prima di rialzare l’asciugamano e cercare con i suoi gli occhi di Shizuka.
E poi?
Avrebbe accennato un sorriso, senza staccare gli occhi dai suoi, uno che la sapeva ben più lunga di quanto già non desse a vedere, Raizen.
Ah, le scartoffie che ci stanno all’amministrazione sanno molto meno di te riguardo il mio conto.
Non farci troppo affidamento.
A cosa si riferiva di preciso non si sapeva, ma non pochi dubbi sarebbero potuti sorgere nella mente di Shizuka, questo se fosse stata una donna con quel pizzico di malizia necessario a farla dubitare di ogni cosa appresa riguardo il suo sensei che non fosse uscita dalla bocca dello stesso.
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Si tolse definitivamente l’asciugamano di testa per osservare Shizuka uscire dalla piscina termale, mentre si domandava perché, vista la sua inettitudine nel muoversi in luoghi sconnessi, non usasse gli scalini.
E quei due si somigliavano? Ben poco, quantomeno in quei momenti, soprattutto quelli in cui Shizuka cadeva come un elefante azzoppato per tre zampe. Praticamente non si somigliavano per nulla.
Si sentì uno sbuffo, abbastanza rumoroso da essere paragonato a quello di un vecchio treno, mentre Raizen si issava oltre il bordo della piscina e distendendo il braccio afferrò saldamente la caviglia di Shizuka.
Mi se su uno sguardo languido e triste.
Dove scappi? Io ti amo...
Mentiva, palesemente, a sottolinearlo sarebbe giunta una lieve risatina che scomparve lentamente per poi lasciare spazio ad un sorriso, ben più fine, ben più malvagio.
Ti ho posto una domanda.
La mano avrebbe stretto la presa abbastanza da far sbiancare ulteriormente la pelle di Shizuka, ma non abbastanza da fargli del male.
In quel momento Raizen aveva ben poco di umano, le dimensioni erano già da tempo alquanto strane per un uomo, ma ora, i capelli grondanti d’acqua che ricadevano al suolo e quella posizione, che lo vedeva sgusciare fuori dalla piscina con un braccio proteso verso Shizuka e l’altro a sostegno del corpo parevano portargli via quelle parvenze mortali.
Aspettò qualche secondo prima di farsi ancora più serio, secondi in cui il sigillo dei quattro draghi avrebbe fatto la sua comparsa.
Lo stava facendo, di nuovo!
Molte delle persone li presenti cominciarono a rabbrividire prima di scappare ammutoliti, spaventati, terrorizzati, probabilmente anche Shizuka in un primo momento avrebbe avuto paura, prima di ricordarsi l’autore di quelle sensazioni così terribili.
Presto rimasero soli.
Ora scegli, o torni dentro oppure ti ci butto di forza.
Un piccolo, falso sorriso.
Avrebbe atteso una risposta per sapere se avrebbe dovuto lasciare la presa o buttare veramente Shizuka nell’acqua.
Sospirò nuovamente, il suo viso era serio, quasi grave.
Inutile, per quanto uno ci speri, per quanto tu lo dia a vedere non sei cresciuta per nulla.
E io che speravo chissà cosa, chessò, magari passando l’esame genin avevi acquisito una nuova consapevolezza, ti eri fatta delle nuove idee, invece no, continui a mantenere intatto quell’improduttivo orgoglio che non ti porterà da nessuna parte.
Devo essere violento?
La guardò, aveva detto qualche impercettibile bugia, ma serviva solamente a rafforzare il concetto.
Son serio. Te lo ripeto: devo essere violento?
Tacque ancora per qualche secondo.
A me la modestia, la vera modestia, mi costò una gamba, la seconda volta mezza faccia, la terza quando stavo per dimenticarlo, mi costò...beh, ho ancora lo scontrino stampato addosso, e lo avrò a vita.
Si avvicinò a Shizuka camminando lentamente, nonostante l’imponenza del fisico l’acqua non gli poneva alcun ostacolo, pareva quasi ritirarsi mentre lui avanzava.
Di cosa pensi che parlasse Kubomi durante il corso genin? Non so se le hai osservate, ma presta un poco di attenzione alla mia pelle.
Gli sarebbe bastato poco per notare le cicatrici di Raizen, probabilmente già le aveva viste, ma il colosso voleva esserne sicuro.
Non starò qui a vantarmi di ciò a cui sono sopravvissuto, o quantomeno, non oltre. Ma ti assicuro che procurarmi queste cicatrici non è stato piacevole.
Non voglio più ripeterti che se non avessi fatto a meno dell’orgoglio ora non sarei qui.
Devi smetterla Shizuka, voglio che tu la smetta.
Devi mettere da parte questo tuo stupido modo di fare, se non con tutti fallo con me.
Affilò qualche secondo lo sguardo cercando di comprendere come Shizuka potesse reagire a quelle parole, ma molto probabilmente già lo sapeva, forse, ma non ne era certo, dopotutto non le aveva mai parlato così seriamente.
Non mi importa come diavolo vuoi apparire agli altri, quanto forte vuoi sembrare, a me interessa poter parlare con Shizuka, non con una pomposa kobayashi che deve mostrare chissà cosa al mondo intero.
Durante tutto il discorso il suo tono non era troppo severo, fece anche a meno di urlare, aveva deciso di prendere un’altra strada cercando di porre Shizuka al suo stesso livello.
Sembra quasi che tu abbia dimenticato cosa vi dissi al corso genin, questo è un mondo che non accetta mezzi sorrisi, DEVI avere un ancora di salvezza.
Devi poterti sfogare, liberarti quando necessario, per poter fare delle decisioni rapide e sicure con la certezza che siano giuste e non essere annebbiata da assurde cazzate.
Si fermò, come se dovesse riflettere qualche secondo.
No, nulla, direi che non c’è altro da aggiungere.
Ora hai davanti a te più di una scelta.
Taci, resti ferma nelle tue posizioni e senza aprire bocca esci da questa piscina consapevole del fatto che quando mi incontrerai nuovamente non sarò tuo sensei e rinnegherò di esserlo stato, anche se sinceramente non so quanto la cosa possa pesarti a questo punto.
Ti togli quella faccia da anima in pena, ammetti che ciò che ho detto e giusto, se non totalmente almeno in parte, per poi dirmi ovviamente cosa non lo è, e infine mi spieghi cosa succede.
Altrimenti resterai immersa in questa piscina fino a quando non assomiglierai ad una medusa.
Ovviamente, fingere è fuori discussione, non saresti mai abbastanza brava.
Appena pronunciata l’ultima parola prese le distanze per andare a sedersi sul bordo della piscina.
Sereno. Non poteva arrabbiarsi, non in quel caso, dopotutto non poteva veramente obbligarla a parlare, per cui si sedette e dopo aver poggiato il viso sulla mano destra attese.
Poco dopo si ritrovò a domandarsi come poteva essere così duro con Shizuka, dopotutto la piccola kunoichi aveva dei lineamenti abbastanza fanciulleschi che normalmente l’avrebbero fatto desistere.
Bah
Spazzo quei pensieri scuotendo quasi impercettibilmente la testa e tornò a prestare attenzione a Shizuka.. -
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Chiuse gli occhi, lentamente, chinò il capo e sorrise, lievemente. Malinconico.
Infastidito, forse, ma sicuramente ben lontano dall’essere sereno.
Sospirò, per l’ennesima volta e dopo aver trattenuto qualche secondo il respiro si liberò di un grammo di quell’insopportabile, infinito peso che, improvvisamente gli si era piantato sullo stomaco.
Scostò la mano poco dopo che i piccoli piedi di Shizuka l’avevano sfiorata, senza un preciso motivo, con un po’ di esitazione, tuttavia, nonostante non ne sapesse il motivo allontanò la mano.
Forse la sua non era malinconia, forse era disorientato dal fatto di non poter donare a quella discussione il verso che voleva.
Alzò gli occhi, e in un secondo momento, il viso, vitrei i primi inespressivo il secondo. Solo dopo qualche secondo gli occhi parvero ardere di una luce propria, profonda, in totale contrapposizione alla fredda e calcolata calma di Shizuka, insieme a quella luce gli si allargò sul volto un sorriso, sereno, sincero.
Non essere così rigida, siediti.
Un inusuale gentilezza, disumana quasi, anzi, disRaizen, un uomo qualsiasi l’avrebbe detto parecchio tempo prima.
Che lui non dominasse la situazione era del tutto fuori questione.
Ridacchiò, una piccola risata baritona e controllata, quasi calda e rassicurante, mai udita prima.
Sei troppo, troppo veloce.
Come tutti, correte troppo, tutti in questo mondo corrono troppo.
Cosa pretendete di osservare tu e tuo fratello? Cosa pretendete di poter cogliere se non vi soffermate per un attimo ad osservare i più piccoli gesti che una persona compie?
Io non sono un uomo solo, sono un uomo che ha voglia di stare solo.
Si fermò, quasi fosse combattuto, come se, al suo interno un Raizen logorroico e uno taciturno si riempissero di schiaffoni per sapere chi dei due avrebbe avuto la meglio.
Non cogliere la differenza è una leggerezza non da poco.
Mi dispiace, ma per darti una risposta dovrò tediarti con qualche piccolo altro frammento di quella vita che così poco ti interessa.
Fattene una ragione.
Le ultime parole giunsero quasi come uno sparo, secche e ben scandite.
Io, al contrario di come tu e quella scopa rincoglionita di tuo fratello affermate, non sono solo. Nella mia vita son passate le più svariate persone, forse più forse meno di quelle che una mercante dai capelli color orzo può aver visto.
Forse è vero che ancora ho qualche problema a relazionarmi con il resto del mondo, ma credo che, al contrario di quanto affermi, io conosca il mondo che mi circonda.
Si fermò per grattarsi la nuca, non ne aveva realmente bisogno, me gli serviva, come se lo aiutasse ad impilare i pensieri per poi esporli tranquillamente.
Devo ammettere che questa volta anche io ho corso un po’ troppo e non mi sono fermato ad osservare, forse per via del fatto che mi sono fatto recapite di una somiglianza che in realtà non esiste o che, se presente, si ferma allo strato più superficiale.
Scusa, davvero, questa volta non volevo essere così violento.
Erano scuse sincere.
Puoi continuare ad essere bambina, quanto vuoi, puoi continuare a desiderare il sorriso degli altri e ad essere ottimista, sono tutte cose...come dire...onorevoli?
Non ho giudicato quelle, concretamente, io non ti ho mai giudicato, se non quando ti portavi appresso quell’impalcatura sotto i piedi.
Io mi sono limitato a premere il bottone.
Tacque nuovamente, come a voler dare a Shizuka il tempo di riflettere, per poi riprendere a parlare con voce tranquilla e serena mentre ritirava i piedi dall’acqua.
Si, non era proprio quello giusto, ma il muro è comunque saltato in aria, volente o nolente mi hai svelato una piccola parte di te che, con le buone maniere, non sono riuscito a scoprire.
Beh si, magari ho usato uno tsunami al posto di un onda per distruggere un mucchietto di sabbia, ma ho raggiunto il mio scopo.
Credo che il mio errore o difetto sia questo, avere dei limiti non troppo marcati.
Sbuffò mentre si levava per avvicinarsi con passo veloce ad un espositore in cui trovò un pettine ed un asciugamano asciutto, non si domandò di chi fossero, erano entrambi puliti quindi andavano bene.
Si sedette nuovamente affianco a Shizuka e iniziò ad asciugarsi i capelli sfregandoli energicamente.
Dicevo, mi hai svelato una parte di te che probabilmente avrei dovuto attendere per molto più tempo, io non corro, però perdere tempo è fastidioso.
E nella mia lentezza ho notato che sei molto più recettiva ai forti scossoni che alle carezze.
Sorrise sotto l’asciugamano che si spostava sulla sua testa.
Un po’ come quando si deve sbattere un tappeto.
Levò l’asciugamano dalla testa mostrando i capelli, un ammasso umido e argentato ben lontano dal sembrare la testa di qualcuno, sbuffò vedendo il suo riflesso nell’acqua e prese il pettine in mano armandosi di buona volontà. A colpi di pettine iniziò a tirare tutti i capelli indietro che, come se avessero abbandonato il loro status di anarchia, obbedirono piegandosi come salici al vento ed orinandosi lentamente, qualche ciuffo continuava a ricadere sul viso, ma non poteva farci troppo per quelli.
Ma come dicevo, come vedi, son riuscito
È vero, probabilmente non ti capirò mai totalmente, per via del fatto che, senza interagire non si giungerà mai ad un troppo elevato grado di conoscenza, ma osservando credo di poter dire che non hai una valvola di sfogo, perché tenti sempre di nascondere le tue debolezze, dai il nome che vuoi a questo comportamento, ma lo fai.
Si girò a guardarla interrompendo momentaneamente il rito che avrebbe addomesticato i suoi capelli, lasciandone metà totalmente spettinati che ricadevano mossi su spalle e viso, mentre l’altra metà, perfettamente ordinata, era portata verso dietro dalla buona volontà del konohaniano, che con qualche smorfia per via dei troppi nodi, era riuscito a domare.
Poco fa, non so per quale ragione, hai evitato di dirmi chissà cosa? Per quale motivo? Non si sa.
È il comportamento di chi si sfoga spesso? Non credo.
Lo avvicino più a quello di una pentola a pressione che balla la rumba poco prima di esplodere.
Anche al corso genin lo notai, ma non feci nulla, avevi preso a ballare all’improvviso, non so per quale ragione, cercando di nascondere il volto.
Ragione? Sconosciuta.
Mi sembra che io non abbia tirato le mie conclusioni del tutto a caso.
Sbaglio?
Pose quella domanda con un innocenza e una noncuranza che avevano dell’incredibile dopo aver dato nuovamente a Shizuka il tempo per riordinare i pensieri e per ricomporre il quadro generale di Raizen che quest’ultimo stava selvaggiamente distruggendo.
Tirando le somme?
Ti. Ho. Fregato.
Ridacchiò nuovamente, quasi sereno.
Tu ti sei fatta un idea totalmente scombussolata di me, e io ho ottenuto un pezzetto di te, e quello che mi hai detto poco fa era sicuramente giusto, quindi ci ho comunque guadagnato.
Si voltò verso la piccola kunoichi.
Ripeto: ti ho stuzzicato, non giudicato.
Non giudico mai le persone, ammenochè non siano casi estremi che richiedano giudizio, ovvio.
Non vivo al massimo il mondo umano, è vero, ma da quello ninja ho appreso che spesso travestirsi è la via più rapida per giungere alla meta.
Perché combattere un esercito sconfinato con un esercito altrettanto sconfinato?
Passa tra le file del primo e arriva al pezzo più importante della scacchiera, potrai muoverti liberamente e con la dovuta calma.
Tuttavia è vero, potrei aver sbagliato qualche piccolo passo, ma dopotutto, sono un uomo, no?
Errare è umano.
Tese poi la mano verso Shizuka, lentamente, quasi in segno di pace, per poi schiuderla poco prima che fosse “troppo” vicina, il pettine vi comparve magicamente.
Renditi utile va, non riesco ad arrivare alle punte, dammi una mano.
Se Shizuka avesse rifiutato si sarebbe alzato in piedi cercando di arrangiarsi per ultimare l’opera.
Dimmi, hai capito?
Si accorse che stava dando fiducia a Shizuka, era arrivata ad un buon punto dopotutto, voleva vedere se, al contrario di chiunque, riuscisse a fare un piccolo passetto oltre l’astio causato dai metodi rudi di Raizen.
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