Le Terme

[Svago]

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  1. Generale Boros
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    Dopo pochi istanti dalla brusca risposta che avevo ricevuto, un'altra persona entrò nella vasca e si sedette vicino a me dicendomi: "Vedo che la tua parola d'ordine come al solito è riservatezza, Apollo..."
    Non ero ben sicuro di chi egli fosse, ma in fondo non mi importava più di tanto. Tuttavia, decisi di provare a chiaccherare un po con lui, per scoprire chi fosse.
    Quindi gli risposi: "Beh... effettivamente in questi casi non tendo ad essere troppo riservato! E poi, dannazione, stiamo cercando di rilassarci e magari fare due parole, ritieni forse che non sia una buona cosa?"
    Mi fermai un attimo per attendere una eventuale risposta del mio interlocutore.
    Dopo poco, ecco che i soliti tre, tornarono alla carica. Sembrava quasi che non sopportassero qualcuno che parlava nelle terme, nonostante il tono basso che avevamo tenuto per cercare di non disturbare, loro, non lo sopportavano e ci insultarono dicendo: "Hei voi! volete forse che ve le suoniamo! Abbiamo già detto che non vogliamo sentire il minimo rumore quando siamo qua, e voi state facendo troppo rumore! Se non la piantate, vi spediamo a casa a piangere dalla mamma!" Scoppiarono poi in una sorta di risata isterica e goduta. Pessimo errore, avevano toccato un tasto che non dovevano toccare. Mi trattenni appena, solo perchè eravamo in un luogo pubblico e non volevo essere scortese con il mio nuovo amico.
     
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  2. darkxadhoom
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    Dopo che ebbe proferito parola, Xadhoo msi sentì rispondere: "Beh... effettivamente in questi casi non tendo ad essere troppo riservato! E poi, dannazione, stiamo cercando di rilassarci e magari fare due parole, ritieni forse che non sia una buona cosa?" Il suo interlocutore non dava segni di averl oriconosciuto. Dopo un primo attimo di sconcertamento, Xadhoom si diede dello stupido: dimenticava sempre che, in combattimento. la maschera gli copriva il volto e gli alterava la voce. Per rimediare, rispose: "Effettivamente. Comunque, io sono Xadhoom, quello che hai affrontato in combattimento la scorsa settimana" Non aveva neanche finito che che i tre di prima tornarono alla carica: "Hei voi! volete forse che ve le suoniamo! Abbiamo già detto che non vogliamo sentire il minimo rumore quando siamo qua, e voi state facendo troppo rumore! Se non la piantate, vi spediamo a casa a piangere dalla mamma!" . Poi scoppiarono a ridere sguaiatamente. Come aveva immaginato: la sua giornata di tranquillità evaporava come neve al sole. Tentò comunque di salvare il salvabile: "Scusateci, ora ce ne andiamo, così potrete stare in pace". Ma, ovviamente, i tre non ne volevano sapere. Per un attimo si chiese come mai tre attacchabrighe andassero alle terme. Ma poi il pensiero fu spazzaro via dalal risposta che ricevette:"bravo, vai a piangere dalla mammina, sgorbio, e porta il tuo amichetto!" Xadhoom poteva accettare di tutto, ma non insulti a sua madre o a chiunque della sua famiglia. "Mia madre è morta. Quindi, vi pregherei di smettere di dare fastidio agl ialtri, visto che siete gli unici che gridano". Poi, dopo aver fatto un cenno ad Apollo, le porte della piscina si aprirono. Xadhoom afferrò l'uomo più vicono a sè e lo scaraventò nello spogliatoio, mentre gl ialtri due l oguardavano allibiti.
     
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  3. Generale Boros
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    Mi sentii rispondere che era colui con cui mi ero scontrato la scorsa settimana, cavoli! non immaginavo che fosse lui, anche perchè era equipaggiato in modo tale da non poter essere riconosciuto, ma anche la voce pareva tutta quella di un'altro. Non mi posi troppi problemi, anche perchè ne avevamo uno più grosso da risolvere. quei tre avevano parlato troppo ed il mio nuovo amico, ne aveva già preso uno e lo aveva scagliato fuori. Il tutto avvenne poco dopo aver ricevuto da lui un segno di aprire le porte.
    Rassegnato dissi: "Beh... Pare che la pausa sia finita" terminato di dirlo, mi scagliai dietro agli altri due che parevano ancora storditi e distratti dalla vista di quel lancio e approfittando della loro distrazione li lanciai entrambi fuori utilizzando la Raffica della foglia. Colpendo le gambe del primo davanti a me, lo scagliai sul suo compare, il quale, venendo urtato, si ritrovò lanciato verso l'esterno e atterrando sul suo compare (effetto bocce). Ripetei successivamente l'azione sul primo (tanto per cambiare) colpendolo però alla schiena (dato che era sdraiato a terra) e spedendolo sopra i suoi due compari.
     
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  4. darkxadhoom
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    la situazione stava cominciando a scaldarsi. Xadhoom voleva però evitare di essere cacciato dalle terme, quindi si diresse nello spogliatoio e si mise addosso o vestiti (nonostante fosse ancora bagnato, il sole a picco rendeva l'operazione piuttosto gradevole). Poi, tento per far capire a quei tipi con chi avevano a che fare, mise in bella vista il coprifronte di Konoha. Direttosi verso il punto in cui i tre babbei giocavano alla piramide umana, disse, con una sfumatura minacciosa nella voce: "ora forse è meglio far capire a questi gentiluomini che è meglio non attaccar briga con dei ninja" Il tutto fu sottolineato da otto sinistri schricchiolii. Con una straordinaria rapidità, Xadhoom scattò avanti, colpendo il primo allo stomaco con un potente calcio, mentre Apollo colpiva quello che tentava di attaccarl oalle spalle. Dopo che l iebbero legnati per un pochino, uno riuscì a scappare, gridando che glie l'avrebbe fatta pagare e che conosceva ninja che ci avrebbero ridotti in polpette. Pensando a come in un battito di ciglia una splendida giornata si poteva trasformare in una cosa del genere, XAdhoo mdecise di invitare Apollo a pranzo
     
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  5. Generale Boros
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    Termiante le legnate, ricevetti un invito a pranzo da Xadhoom. la cosa non mi stupì molto, ma vista l'ra, gli proposi di fare prima una veloce passeggiata nel bosco secolare.
    Gli chiesi quindi: "Che ne dici se prima andiamo nel bosco secolare a fare un giretto? In fondo non è ancora l'ora di mangiare, così potremmo chiacchierare ancora un pò" Mi fermai un istante sorridendo per poi riprendere con un tonogiocoso: "E chissà se non ci capida di incrociare due belle ragazze per la strada da invitare fuori a cena!"
    detto questo, mi diressi velocemente nello spogliatoio a cambiarmi e dopo essere tornato da lui, ricevetti la risposta.
     
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  6. darkxadhoom
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    Apollo decise che preferiva andare prima a fare un giro. Xadhoom pensò che le legnate non gli avevano fatto venire abbastanza appetito, quindi acconsentì. In fondo, gl ipiaceva la natura e chissà, forse c'era d'avvero la possibilità di incontrare qualche ragazza. Così, decise di acconsentire e di andare al bosco secolare.
     
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    Stanco e lievemente livido, ecco come si presentava il massiccio shinobi che, quasi trascinandosi, si dirigeva alle terme.

    Fastidioso sole, spegniti!

    Schermò con la mano un fastidioso sole che, in un rosso tramonto, dava uno splendido arrivederci al villaggio di Konoha, non troppo splendido per gli occhi stanchi di Raizen.
    Giunse alle terme già svestito del suo bianco mantello, mentre la mano cadeva pesante sulla maniglia la sua attenzione venne attirata dal suo riflesso nel vetro.

    O cristo, sembra che sono appena uscito da una guerra civile.

    Impolverato e con i capelli scompigliati più che mai, e per di più il viso stanco non gli dava man forte. Ultimamente sembrava che gli eventi si stessero mettendo contro di lui, quasi a voler far sfiorire la bellezza che gli uomini della sua età avevano naturalmente.

    E si, stai invecchiando.

    Commentò ironico per poi rispondersi con una ancor più ironica smorfia. Si decise ad entrare venendo accolto dal classico scampanellio che pareva volesse trasportarlo in un mondo a parte.
    Buttò fuori i rimasugli della tensione accumulata poco prima, rilassandosi del tutto ingobbendosi ancor di più per la stanchezza. Con la più svogliata delle gentilezze mostrò il pass che veniva fornito agli shinobi per usufruire dei locali pubblici come quelle terme, rispose con un lieve mugugno alla gentile commessa che lo invitava negli spogliatoi.
    Vide una mano tesa e senza badarci troppo vi poggiò sopra il mantello liberando uno sbuffo di una sottile polverina che fece starnutire la donna, aveva un kimono che gli era parso identico a quello delle inservienti, non ricordava più dove andavano messi i vestiti per cui gli sarebbe bastato rintracciare il suo stesso odore per sapere dove disporli.
    Ruvido, come suo solito.
    Entro nel primo camerino libero che si trovò dinnanzi e si spogliò rapidamente, probabilmente qualche calcinaccio gli era cascato addosso, ma durante l’enfasi non ci aveva dato peso e ora aveva qualche livido pure sul corpo.
    Aveva salvato un accappatoio in vista di quel momento di relax, un accappatoio nero che indossò svogliatamente, solo per una manica per poi fare un nodo con la cintura, fece un fagotto dei vestiti e seguendo il proprio odore si diresse verso lo scaffale che conteneva i vassoi colmi dei vestiti dei clienti, non fu difficile individuare il suo voluminoso mantello, giusto quella fastidiosa folla lo separava dal ristoro che l’acqua delle terme gli avrebbe offerto.

    O che diavolo, dovrebbero buttarli da una rupe tutti sti vecchi.

    A dir la verità c’erano ben pochi anziani davanti a lui, per la maggiore la fila era composta da giovani perditempo che al contrario di lui andavano li a divertirsi e non si curavano troppo di liberare il passaggio. Fortunatamente aprirsi una via non era complesso per il ninja che, utilizzando un singolo braccio scostò di malomodo le persone che gli si paravano davanti dando poco conto a dimensioni età o sesso.

    Grazie...mi scusi...permesso...

    Ripose i suoi vestiti e meccanicamente si voltò verso i vapori scaturiti dalle acque termali.
     
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    Wonderful start:
    My personal Shinobi's way

    Shizuka Kobayashi's typical day






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    « Ittekimaaaaaaaaasu! »



    Era un caldo pomeriggio di Giugno quello che accolse la vocina squillante e allegra di Shizuka Kobayashi la quale, scalpitando emozionata lungo il vialetto d'ingresso della sfarzosa e grande dimora del più importante clan di sete e tessuti di Konoha, uscì correndo sotto ad un sole più che abbagliante.
    Accompagnata dalle raccomandazioni di una madre premurosa e dai rimproveri di un padre che cercava più tranquillità per riposare, la ragazzina -abbracciata l'amata nonna (e dopo, solo dopo essersi infilata in bocca un dolcetto fresco abbandonato indifeso sul tavolo della cucina)- si mostrò finalmente a quel nuovo giorno che, con il suo tepore e i suoi canti sereni, accoglieva l'arrivo della neo kunoichi della foglia.

    Eccola lì.

    Quanti cambiamenti, in così poco tempo...
    ...e tutti così visibili! Così incredibilmente evidenti!
    Trasparenti su quella candida carnagione diafana vestita solo di un semplice abito di cotone bianco che, svolazzando nella sua corsa allegra e curiosa, accompagnava la silenziosa danza di una setosa cascata di bellissimi capelli color dell'orzo maturo, i quali -deliziosi nella loro invidiabile brillantezza- andavano ad incorniciare quel volto da bambola bambina che ormai, a Konoha, si era fatto ben conoscere.

    Eccola lì.

    Instancabile nel suo sorriso e nella sua allegria, compagna inseparabile delle sue giornate e delle sue speranze...
    ...eccola: La Principessa Tempesta del villaggio della foglia.

    [...] Correndo lungo le vie affollate di quella città che aveva imparato ad amare nell'età adulta, la minuta ragazzina dai profondi occhi policromi, offriva sorrisi a chi le rivolgeva sguardi silenziosi, senza tuttavia fermarsi... senza regalare troppo di sé a nessuno.
    Non era cattiveria la sua, ma semplice impazienza infantile.
    Quel giorno, dopotutto, si sarebbe finalmente recata alle terme del villaggio.

    Accade infatti che, quando pochi giorni addietro era riuscita finalmente a diplomarsi Genin, assieme al papiro di raccomandazioni e intimidazioni di ogni sorta con cui l'Hokage l'aveva stordita fino alle allucinazioni, le era stata consegnata anche una strana tesserina plastificata dai bordi arrotondati e il suo nome scritto in grossi caratteri (davvero poco graziosi per giunta, se doveva dire la sua), grazie alla quale -le era stato detto- avrebbe potuto usufruire gratuitamente di tutti i servizi comunali di Konoha senza sborsare un solo ryo.

    Ora: Essendo Shizuka Kobayashi una calcolatrice particolarmente attaccata ai soldi e al loro ricco fruttare, quando le era stata annunciata quell'informazione deliziosa, lei -in quella che le piaceva definire "Indole femminile" (Perché "psicosi" suonava troppo male)- non aveva proprio potuto desistere... dal recarsi in ogni servizio del villaggio.
    Aveva iniziato dunque da uno dei suoi ristoranti preferiti il giorno stesso della sua promozione, dove aveva fagocitato una dose indegna di cibo sotto lo sguardo shockato dei suoi amici che -fissandola basita senza troppo preoccuparsi di nasconderlo- si domandavano preoccupati dove finisse quella gran dose di carne, verdura, udon e quant'altro era scritto sul menù del locale. E spesso, anche oltre.
    Il giorno dopo, poi, si era dedicata alla sala lettura del villaggio (dove aveva fatto razzia di libri ninja di cui, ormai, non ne aveva mai abbastanza), e infine -per l'emicrania fulminante di suo padre che non sapeva se piangere l'attitudine economica della figlia, o esserne semplicemente felice- di una bella seduta di massaggi... alla quale si era presentata affermando che, essendo appena tornata da una "distruttiva missione sopra i monti", aveva proprio bisogno di qualche tocco miracoloso.
    Eh beh, visto come era tornata a casa felice, quel tocco, fu molto più che miracoloso. Illuminante quasi.

    Quel giorno, invece, dopo aver trascorso la mattinata a leggere e mangiare sulle ginocchia della nonna (per irritazione di sua madre che, suo malgrado, contemplando quel 21/21esimi stampato in grassetto sopra il diploma della figlia, proprio non riusciva a negarle nulla... orgoglio Uchiha, gran brutta roba), a metà pomeriggio aveva deciso di premiarsi con le terme.
    Quando perciò, dopo un quarto d'ora di cammino, entrò nel corridoio d'ingresso delle Terme Miste di Konohagakure -sul quale sostava una bellissima signorina dai capelli mori e crespi- non poté fare a meno di sorridere radiosa... e non solo perché, come bambina troppo graziosa a cui resistere, l'avevano fatta passare avanti alla fila serale dei clienti abituali; ma anche e soprattutto perché le bastò mostrare all'addetta il suo tesserino per essere accompagnata negli spogliatoi femminili senza dover pagare assolutamente niente.
    Aah...bella la vita della Kunoichi. Le piaceva proprio -pensò mentre, in solo un piccolo passetto sul posto, si spogliò del suo abitino e delle sue scarpette alla cinese che ripiegò accuratamente in una cesta di vimini.

    Sospirò.
    Finalmente tranquillità...
    ...a dispetto delle apparenze, quella mattinata l'aveva trascorsa a studiare l'arte del Fuuinjutsu e della Medicina sotto l'attento occhio di Chizuru Uchiha che -senza pietà alcuna- la rimbeccava quando saltava a piè pari qualche pagina noiosa e colma di nozioni storiche inutili, o la ammoniva di imparare a memoria percentuali mediche che in quel momento le sembravano la rappresentazione dell'idiozia. Alla fine, quindi, dopo esser stata succube della violenza psicologica che solamente una piangi-sangue come sua nonna poteva fare... se lo meritava davvero un bagno rilassante!
    [...] Fu dunque con questi pensieri in testa che Shizuka Kobayashi, avvolta in un morbido asciugamano bianco fermato sul seno da una pinzetta di cristallo nero, entrò nei locali termali con il sorriso sul volto beato.
    Essendo tanto minuta, sgusciare tra le persone che sostavano nei gradini colmi di vapore del grande spiazzo dei locali misti, fu semplice e veloce... nonostante la constatazione del sovraffollamento del luogo la avesse scoraggiata a tal punto che -per un attimo- fu tentata di tornarsene a casa. Erano ragazzi della sua età più che altro -notò con una punta di insofferenza, sbuffando sonoramente- troppo intenti a baloccarsi tra di loro per dare un occhio alla bambina che camminava silenziosa alle loro spalle, diretta tranquillamente allo specchio d'acqua bollente da cui scaturivano i benefici vapori che tanto amava...

    ...già, troppo intenti a baloccarsi. Ed evidentemente anche a controllare i propri corpi.
    Fu infatti, un solo breve attimo.
    Un ragazzo dagli ispidi capelli castani, forse il leader di un gruppo di scavezzacollo (che la kunoichi giurò sul suo onore, avrebbe narcotizzato e appeso nudo sul retro del locale), gesticolando animatamente con i proprio amici nel bel mezzo di un racconto colmo di frivolezze e idiozie di ogni sorta, compì velocemente un passo all'indietro allargando entrambe le braccia in direzione di Shizuka che, avvertendo l'imminente pugno negli occhi che le sarebbe arrivato di lì a qualche istante, si abbassò rapidamente... giusto in tempo per scampare a quel rischio... e, ahimé, anche per scivolare sui stessi piedi.

    Perse l'equilibrio come una bambina, sulle mattonelle scivolose e umide dei locali termali nei quali si era recata con l'idea originaria di riposarsi beata, e nonostante l'inclinazione viso-pavimento tendesse pericolosamente alla rovina della sua faccia, la piccola kunoichi della foglia riuscì ad evitarsi questa prospettiva agghiacciante aggrappandosi al più vicino lembo di tessuto o presunto tale che le fu a disposizione.
    Non badò molto a chi molestò con quel suo gesto, poiché in quel momento le bastava non sbattere la testa per terra (che per quanto dura fosse, santo cielo, prima o poi si sarebbe aperta come un cocomero!) ...
    ...ma quando il suo volto -nella proiezione della caduta- si levò sullo sguardo del proprietario dell'accappatoio nero che era andata ad afferrare per non cadere...
    ...Quando i suoi occhi verdi incrociarono quelli di ghiaccio che così bene conosceva, e altrettanto magistralmente non tollerava...

    ...Riuscì solamente a strozzarsi, esclamando un incredulo: « Raizen!? » ...prima di mollare la presa, fare qualche pericoloso saltello all'indietro, e finire poi disastrosamente dentro l'acqua delle terme, dalla quale venne subito inghiottita.


    [...] Povera la nostra Shizuka.
    Alla fin fine, non sembra poi tanto cambiata!

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    Edited by Arashi Hime - 24/6/2010, 20:28
     
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    Si, dopotutto procedeva tutto nella più totale serenità, nessuno lo aveva notato, nonostante la stazza, dirigersi alle terme, nessuno gli aveva rivolto la parola, forse scoraggiato dalle dimensioni.
    Era quasi giunto a ciò che tanto agognava, ma qualcosa di piccolo, un indistinta figura rovinò tutto.
    In pochi istanti venne praticamente denudato, l’evento non lo disturbava troppo, non aveva un senso del pudore troppo forte quindi si limitò a tenere coperta la zona dell’inguine reggendo l’accappatoio, tuttavia, per colpa dell’unica manica indossata, quella fu l’unica zona del suo corpo a restare coperta, purtroppo aveva dimenticato l’asciugamano che avrebbe dovuto utilizzare per coprire la zona sotto al bacino, ma era anche vero che era abbastanza raro venir denudati del proprio accappatoio.
    Se non fosse stato così stanco probabilmente avrebbe lasciato correre il tutto e dopo un sorriso palesemente finto se la sarebbe svignata senza pretendere delle scuse, ma ora, non potevano disturbarlo ora.
    Con qualche piccolo tic all’occhio abbassò lo sguardo per vedere chi avesse compiuto un simile sacrilegio: corporatura minuta, distratta, capelli color orzo, vocina squillante. Era lei.

    Oh! Shizuka.

    Voce tranquilla ma cadaverica nel constatare che l’allieva non era cambiata minimamente dal loro ultimo incontro.
    La piccola ingenua allieva che aveva su Raizen un effetto tranquillizzante abbastanza forte da stroncare una mandria di elefanti.
    Tuttavia, “stranamente”, lei non pareva aver troppo piacere a vederlo, non che gli si potesse dar torto, dopo tutto quello che Raizen le aveva fatto durante il corso genin era normale. Shizuka prese ad indietreggiare quasi terrorizzata dalla figura dello shinobi, probabilmente ne temeva la reazione, questo, nella più totale tranquillità prese a gesticolare, con la mano libera dell’impiccio di tenere l’asciugamano al suo posto, cercando di far comprendere alla kunoichi che non c’era problema, ma lei imbarazzata continuò ad arretrare.

    Att...attenta...c’è l’acqua...attenta il gradino...attenta..!!

    Nulla, troppo occupata ad aumentare la distanza che c’era tra lei e Raizen per preoccuparsi di ciò che questo tentava di dire.
    Dovette come al solito passare ai fatti. Istintivamente poco prima che la neo ninja (?) cadesse nell’acqua divorò la distanza che li separava per poi afferrare saldamente l’asciugamano di Shizuka.
    Ottima idea se solo avesse afferrato entrambi i lembi dello stesso, sgranando gli occhi si accorse dell’errore madornale e lasciò andare l’asciugamano. Non sapeva quanto danno aveva fatto, però era sicuro che l’unica cosa spugnosa che aveva per le mani era il suo asciugamano, lui era innocente!
    Utilizzò i pochi istanti che Shizuka impiegò per emergere dall’acqua per afferrare un asciugamano e coprirsi la vita per poi immergersi nell’acqua a sua volta.
    Una volta riemersa avrebbe notato Raizen avvicinarsi con volto rassegnato, seguendolo con lo sguardo, l’avrebbe visto immergersi sino alla vita mentre sul volto prendeva forma un piccolo sorriso, ben noto alla kunoichi.

    Diventi sempre più intraprendente e?

    La sottile ironia di un sensei che sapeva come punzecchiare la sua allieva.
    La guardò alzando un singolo sopracciglio per poi mutare la sua espressione in un sorriso mentre si accostava al bordo della piscina, cercando in esso un appoggio per concedere alle sue stanche membra il meritato riposo.
    Poco dopo avrebbe chiuso gli occhi ascoltando chissà quali sconclusionaggini da parte della sua allieva, si sarebbe poi immerso sino ad avere l’acqua sin sopra ai capelli, quel calore era fastidioso sulle innumerevoli cicatrici che aveva sul corpo ma purtroppo quelle non poteva togliersele di dosso.
    Si limitò ad osservare come, al pari delle vene che gli correvano nel corpo, acquisivano volume diventando più evidenti.
    Dall’acqua sarebbe apparso un Raizen lievemente diverso da quello che Shizuka era abituato a vedere. I capelli, tirati indietro dall’acqua mentre emergeva da essa, avevano finalmente una forma e un'unica direzione, pareva che dopotutto non fossero stati tagliati con uno scalpello da un falegname cieco e con l’artrosi alle mani, li aveva probabilmente tagliati lo shinobi con le sue stesse mani, ma il lavoro non era pessimo, certo, non era da considerarsi come il miglior lavoro di un qualsiasi parrucchiere, ma per la vita che conduceva lo shinobi era più che sufficiente.
    Il viso, sgombro dal coprifronte e dai ciuffi che solitamente vi cadevano sopra, acquisì finalmente una forma ben definita, perfettamente simmetrico se non per una piccola cicatrice che pareva prolungare l’angolo sinistro della bocca. Le pallide sopracciglia ben delineate trattenevano ancora qualche goccia d’acqua come la barba ispida vecchia di tre giorni, quasi invisibile visto il colore chiaro.
    Sospirò rumorosamente mentre dal viso scompariva ogni forma di tensione, pareva quasi un miracolo che dal viso di Raizen mancasse quel piccolo tocco di “non stressarmi mi girano le palle”.
    Pareva quasi che dall’acqua fosse emerso l’alter ego nobile e posato dello shinobi della foglia.
    Lentamente l’occhio destro si schiuse rimanendo però chiuso per metà, cercò qualche secondo il volto di Shizuka sapendo che probabilmente l’avrebbe trovato imbronciato.

    Dimmi, piccola kunoichi intraprendente, che ci fai nelle terme miste?
    Anzi, prima dimmi se hai superato l’esame genin.


    Mentre attendeva la sua risposta si sarebbe tirato su lasciando fuori dall’acqua la parte superiore del busto.
     
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    Shizuka Kobayashi's sorrow?!




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    C'erano poche cose che terrorizzavano realmente Shizuka Kobayashi.
    Prima fra tutte era perdere le persone che amava -che erano per lei dimora e caldo ristoro- al secondo posto vi era non raggiungere gli obiettivi che si era prefissata, e infine... beh, da quando era diventata studentessa dell'accademia ninja di Konoha, una delle sue occupazioni primarie consisteva nel non rimanere nuda da qualche parte.

    Il motivo le era grandemente ignoto (benché tendesse ad attribuirlo alle brutte compagnie che aveva cominciato a frequentare), ma nonostante fosse lei una sacerdotessa del pudore e della riservatezza...
    ...gira che ti rigira, per un modo o per un altro, finiva sempre spogliata dei suoi indumenti. Sempre.
    E chi è che contribuiva a tutto questo?
    Chi?

    [...] Oh si...lui.
    Lui era un demone. Un pervertito. Un uomo dallo scombussolamento ormonale pari a quello di un adolescente: Raizen Ikigami, il suo primo sensei.

    A ben pensarci, era una cosa certa come l'alternarsi tra il giorno e la notte, o come la risoluzione dei calcoli di aritmetica: Era scientificamente provato che se Shizuka si trovava nel raggio d'azione del colosso di Konoha, finiva irrimediabilmente denudata.
    Non importava come. Ogni metodo era lecito, partendo dall'addestramento, passando per le diatribe infantili che continuavano a correre tra i due ninja, e concludendosi nella pura e mera casualità... ma ogni sacrosanta volta, finiva nuda.

    Quando perciò i profondi occhi verdi della ragazza, si persero in quelli ghiaccio del suo (inatteso) interlocutore, e fatto un rapidissimo calcolo mentale del luogo, della situazione e delle condizioni in corso... beh, non c'era nulla da stupirsi se la bella bambola-bambina di Konoha avesse preso a indietreggiare rapidamente per evitare l'irrimediabile.
    Nella sua mente vi era un'unica speranza: interporre quanta più distanza possibile fra loro due, quantomeno fino a quando non fosse stata al sicuro nell'acqua della sorgente termale e del suo fitto vapore acqueo.
    Poteva farcela!
    Questa volta... almeno questa volta, non sarebbe... non sarebbe di certo...


    “Att...attenta...c’è l’acqua...attenta il gradino...attenta..!!”




    ...Eh?



    Un attimo.
    Improvvisamente le mattonelle sotto i suoi piedini di minuta taglia vennero irrimediabilmente a mancare, e lei -sgranando gli occhi allibita- ebbe appena il tempo di cacciare uno dei suoi soliti cristallini urli, prima che la sua prospettiva virasse pericolosamente verso l'alto, e lei -abbandonandosi all'accogliente abbraccio del vuoto- si lasciasse cadere all'indietro.
    Beh... almeno, sarebbe caduta in acqua tutta intera, e il suo giovane e puro corpo non sarebbe stato visto da nessuno...
    ...almeno, questa era la speranza iniziale.
    Dio volle invece che, mentre ancora cadeva all'indietro -beata nel suo sorriso di felicità e compiacimento- una grande e forte mano non le afferrasse l'asciugamano che la celava agli occhi di tutti e, con un violento strattone degno del più rozzo degli animali, tirasse violentemente verso l'alto.

    Ebbene: si da il caso che la dinamica non sia un'ipotesi, e che la gravità non giochi a vantaggio dei pesi cadenti, pertanto il tempo che intercorse tra la presa ferrea che colse di sorpresa la principessa della foglia, e il suo rimanere totalmente nuda dopo esser stata srotolata come un involtino primavera, furono esattamente due. Giusto il tempo che impiegò a cadere pesantemente in acqua, precipitando per l'impatto giù sul fondo dello specchio d'acqua termale... mentre il suo candido asciugamano -almeno lui ancora puro da sguardi indegni- non saliva a galla come il corpo ferito di uno stoico guerriero.

    Nuda... NUDA!
    DI NUOVO!



    Pochi istanti dopo uscì dall'acqua bollendo di rabbia, mentre riprendeva istericamente fiato inghiottendo quantità cubiche di vapore acqueo che poi -come la più realistica delle rappresentazioni Oni- cominciò a sbuffare dal naso con sguardo pericolosamente irritato.
    Il suo volto da bambolina ming, così grazioso nei suoi lineamenti dolci e delicati, fu per un attimo distorto da una maschera di rabbia che -sommata al rossore brillante che chiazzava il candido corpo della ragazzina con l'ingenuità dell'intoccata- contribuì effettivamente a renderla la dea vendicatrice della tradizione Giapponese.
    Colei che, violata da un umano senza pudore, rase al suolo il di lui intero villaggio disseminando il sentimento della vendetta tra gli uomini.

    « RAIZEN IKIGAMI! »



    Urlò quel nome con la stessa enfasi con cui l'aveva sempre fatto, nei giorni e nelle settimane precedenti, sin dal momento del loro primo incontro.
    Urlò con tutto il fiato che aveva in corpo, ma nonostante tutto le bastò un solo sguardo per congelare istantaneamente la curiosità di tutti i presenti che -nonostante si fossero voltati ad osservare quella costellazione di imprevisti, quando sentirono su di loro la pressione omicida di quella ragazzina, ritornarono subito alle loro occupazioni con una meccanicità addirittura preoccupante.


    "Diventi sempre più intraprendente eh?"




    Avvampò.
    Classico, finiva sempre così: lei rossa fino alle orecchie, e lui con il suo maledetto sorrisetto su quel volto da ragazzo troppo cresciuto...
    ...che odio, e dire che erano quasi coetanei!
    Già, perché finalmente ne aveva avuta la certezza matematica poiché, quando si era recata all'ufficio dell'Hokage di Konoha per ritirare il suo diploma e il suo nuovo coprifronte, al momento del congedo non era proprio riuscita a trattenersi dal chiederlo alla commissione d'esame; facendo sfoggio di un paio di occhioni da cerbiatto dinanzi ai quali nessuno mai poteva desistere.
    "Diciannove" le avevano risposto con sguardo perplesso, osservando dubbiosi il sorriso sarcastico che si era dunque venuto a dipinge sul viso della ragazza dai capelli color dell'orzo, la quale, uscendo dalla porta sghignazzando, seppe dunque di che morte sarebbe morto il suo maestro.
    Era grande solo nel fisico, insomma.
    Tsk.

    « ...Come, come? »


    La voce della ragazza, che nacque silenziosa dal vapore termale serpeggiando sino alle orecchie del Colosso di Konoha, era tesa nello spasmo di reprimere la sua stessa rabbia, mentre la sua proprietaria -issandosi brevemente dalle acque per riavvolgersi nell'asciugamano del quale era stata privata- fulminava con lo sguardo la figura indistinta di un tranquillissimo Raizen, adagiato al bordo della sorgente e intento a rilassarsi come se nulla fosse successo.
    « Fammi capire, tu mi spogli per la milionesima volta... e io sarei quella intraprendente!? Tu, brutto... » Ghignò sarcastica, e palesemente divertita, mentre -dopo attimo di silenzio ben calcolato- si voltò, immergendosi nuovamente in acqua con la lentezza della vittoriosa « ...bambino. » Concluse infine, ridacchiando (mentre, nonostante tutto, prendeva uno o due metri di distanza... era un moccioso, certo, ma pur sempre di due metri).

    [...] Cadde infine il silenzio.

    La principessa della foglia, silenziosa bambina dallo sguardo celato dal vapore, adagiò lentamente la schiena alle fredde pietre della sorgente, sedendosi su una sporgenza immersa nelle acque terapeutiche di quel paradiso rilassante al quale, con un sospiro sollevato, si abbandonò ciecamente.
    I lunghissimi capelli color dell'orzo, lisci e raccolti in una spirale ordinata sulla spalla destra, solleticavano leggermente il collo bianco della fanciullina che, dopo qualche attimo di totale apatia, sollevò dalle acque le sue mani, osservandole tacitamente come a volervi scovare un qualche cambiamento. Un miglioramento, forse...
    ...e che delusione ebbe, quando si rese conto che non erano mutate affatto da quando era divenuta Genin.
    Già... ma del resto, vi era troppo vapore perché lei -dipinto dell'ingenuità e della dolcezza- potesse specchiare il proprio volto nelle acque delle terme e scoprire, con stupore, che non erano le sue dita ad essere cresciute, ma il suo viso. In esso, ormai, vi era infatti qualcosa di diverso: La risoluzione di una donna adulta.
    Forse non era stata quella tanto agognata promozione a farla sbocciare così splendidamente, ma piuttosto il concatenarsi di eventi dai quali era stata travolta e che, nonostante i grandi impegni, non era riuscita a domare... tuttavia, qualunque fosse il motivo di quel cambiamento così grande, solo una cosa era certa ormai.
    Era divenuta una donna.
    Una splendida donna.

    Sospirò -inconsapevole di tutto questo la povera kunoichi bambina- ed aveva appena alzato le ginocchia ad aderire al petto per potersi accoccolare su se stessa, quando improvvisamente la voce di quell'interlocutore di cui aveva dimenticato persino la presenza, non tornò immediatamente a stuzzicarle l'udito con quel solito timbro tranquillo, ma nonostante tutto, incredibilmente carico di ironia.


    "Dimmi, piccola kunoichi intraprendente, che ci fai nelle terme miste?
    Anzi, prima dimmi se hai superato l’esame genin."




    Si era aspettata quelle due domande.
    Era nell'indole di Raizen essere così curioso circa i suoi affari. Un vero impiccione insomma... ma forse, come suo precedente sensei, aveva persino diritto a sapere il risultato della sessione d'esame che aveva sostenuto.
    Si voltò quindi verso il suo interlocutore, rimanendo impassibile persino di fronte alla seminudità di questo (e considerando il fatto, anzi, una sorta di piccola vendetta su quanto invece lei aveva dovuto subire poco prima) e solo dopo qualche istante di silenzio, sorrise.
    [...] Nella mente della piccola ragazza, passarono varie possibilità di come annunciare al Colosso la sua promozione con il massimo dei voti all'accademia ninja: Avrebbe potuto essere sarcastica e pungente, oppure vantarsi in modo spropositato (e a buon motivo almeno stavolta), o anche, semplicemente...
    ...semplicemente mostrare lui la nuova sensibilità che aveva acquisito. Silenziosa.
    Una sensibilità di cui, in fondo, anche lui era artefice.

    « Sono... stata promossa, sai? »
    Quella rivelazione le uscì di bocca con la timidezza gentile tipica del suo carattere candido, e ad accompagnarla ci fu solamente un sorriso. Non ci furono né percentuali, né numeri, né tantomeno inopportuni vanti di cui -ella lo sapeva ormai benissimo- non poteva ancora fregiarsi.
    « Sono riuscita a diplomarmi... e sono una Kunoichi del villaggio, ora. » Lo ripeté ancora una volta, poiché nulla poteva toglierle la soddisfazione di indossare finalmente il coprifronte di Konoha.
    Nessuno le avrebbe proibito di essere felice del cammino che aveva appena intrapreso, e che si prospettava essere ricco di esperienze indimenticabili.
    « Ho ritirato il coprifronte dall'Hokage in persona... incredibile, vero? Non lo avevo mai visto in volto! » Rise, scuotendo la testa e alzando lo sguardo verso quel cielo che ormai cominciava ad essere inghiottito dall'oscurità di una serata estiva particolarmente mite.
    « Ora sto studiando l'arte della Medicina e del Fuuinjutsu sotto gli insegnamenti della mia nonna materna... » Confessò poi, dopo qualche attimo di silenzio, scoccando uno sguardo veloce al suo interlocutore « ...mi piacerebbe intraprendere questo tipo di carriera quando sarò un pò più esperta... » Sorrise, abbassando poi gli occhi sulle acque increspate dai leggeri movimenti del suo corpo « ...ma ancora è un pò presto, sto ancora cercando un sensei che possa accompagnarmi nell'addestramento di miglioramento energetico e chakrico, quindi... » Sospirò, rivolgendo infine a Raizen uno dei suoi soliti sorrisi radiosi « Oggi sono qui solo per riposarmi! Usare tanto il cervello mi stanca! » Scherzò, ridendo di se stessa.

    ...In verità, avrebbe voluto anche dire tante altre cose.
    Avrebbe voluto rivelargli quanto le mancava il gruppo di missione che avevano composto insieme a quel brontolone di Jaken e Kuroro... quel fratello maggiore che era sicura stesse perdendo. Che stesse perdendo per sempre.
    Avrebbe voluto dirgli proprio di lui, del clima di tensione e dell'apatia del primogenito nei suoi confronti che, dopo la conclusione dell'addestramento Genin, aveva rivolto lei solo parole di ghiaccio... talmente affilate e dolorose, da indurla a tornare a vivere nel casato principale dei Kobayashi, abbandonandolo.

    Avrebbe voluto dirgli tutto questo... e non come sensei, o inopportuno ragazzaccio atto solamente a infastidirla e farle saltare i nervi; ma come amico.
    Di una cosa era infatti convinta Shizuka Kobayashi: Da quando si era affacciata al mondo ninja -quell'universo parallelo di cui forse non aveva capito ancora tutte le regole- aveva trovato un solo amico... e questo era sicuramente Raizen Ikigami.
    ll suo testone, sarcastico e petulante gigante buono.

    ...Nonostante tutto, sorrise e basta, concludendo così il suo parlare.



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    Gli si allargò il sorriso mentre sentiva Shizuka appellarlo a quella maniera, era l’evidente segnale che, come al solito, la sue “strategie” atte a punzecchiarla erano perfette. Degne del migliore tra i jonin.
    Schiuse lentamente anche l’occhio sinistro e osservo la minuta ragazzina. Con un attenzione che avrebbe avuto dell’indiscreto se il suo sguardo, apparentemente disinteressato, non riuscisse a dissimulare quella minuziosa esplorazione.
    Era cambiata, sensibilmente, ma era cambiata.
    Non che fosse diventata una donna o avesse riempito chissà quali divine coppe di reggiseno, non che ora il suo viso fosse sbocciato affilandosi in quei punti che l’avrebbero reso maturo, rimaneva sempre una ragazza, ad un passo dall’essere una giovane donna, ma pur sempre ragazza.
    Eppure, in quel viso che a stento si rifletteva nell’acqua, si poteva leggere qualcosa di nuovo, qualche ruga forse, ma non di quelle che porta il tempo, di quelle che si scrivono nelle pagine dei diari, di quelle che cambiano impercettibilmente il tuo modo di sorridere, di inclinare le sopracciglia. Di quelle rughe che ti portano ad una visione della realtà lievemente diversa, differente quanto basta a cambiare anche te stesso.
    Dopotutto, da qualche parte, aveva più che un’ acerba terza.
    Tuttavia tutte quelle deduzioni nella mente del candido shinobi non potevano essere sorte dal nulla, probabilmente qualcosa nel volto di Shizuka era cambiato, qualcosa di così piccolo da muovere i pensieri di Raizen e al contempo non influenzarne l’attuale visione che aveva di lei.
    La ascoltò mentre parlava, cercando di dare un fondamento ai suoi pensieri, ma era quasi inutile, aveva ragione, e poi, come poteva sbagliare lui?
    Appena Shizuka finì di parlare Raizen si lasciò sfuggire un’altra risata, non era di scherno, anche se probabilmente il suo modo di ridere così avvezzo a quella mansione poteva farlo sembrare tale.

    E così hai visto l’hokage eh?

    La guardò nuovamente per attendere quella che probabilmente sarebbe stata una risposta affermativa.

    L’hokage non c’è, ti hanno abbindolato per bene, probabilmente era una qualche diavoleria realizzata chissà come, anche se per darla a bere ad un genin basterebbe anche una di queste.

    Compì i sigilli necessari e dall’acqua fece capolino un kagebushin con le sembianze di Shizuka.

    Eggià, era proprio un fantoccio quello!

    La copia scomparve nella classica nuvoletta di fumo.

    Se vuoi posso anche convocare l’hokage, magari gli fai un salutino.

    Si voltò a guardarla alzando il lembo dell’asciugamano che poco prima si era messo sulla testa, però non rideva, sorrideva soltanto.
    Lasciò calare nuovamente l’asciugamano sul viso, sino all’altezza del naso, e riprese a parlare.

    Mi fa piacere che tu sia riuscita a passare, anzi, devo ammettere che in caso contrario sarei rimasto contrariato.

    Accentuò il gioco di parole con un tono scherzoso, un magro tentativo di smorzare la tensione prima di rialzare l’asciugamano e cercare con i suoi gli occhi di Shizuka.

    E poi?

    Avrebbe accennato un sorriso, senza staccare gli occhi dai suoi, uno che la sapeva ben più lunga di quanto già non desse a vedere, Raizen.

    Ah, le scartoffie che ci stanno all’amministrazione sanno molto meno di te riguardo il mio conto.
    Non farci troppo affidamento.


    A cosa si riferiva di preciso non si sapeva, ma non pochi dubbi sarebbero potuti sorgere nella mente di Shizuka, questo se fosse stata una donna con quel pizzico di malizia necessario a farla dubitare di ogni cosa appresa riguardo il suo sensei che non fosse uscita dalla bocca dello stesso.
     
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    Adagiata con la schiena alle pietre dello specchio d'acqua termale, e con le mani intente ad abbracciare le sue stesse ginocchia, la ragazza seguì le parole del suo interlocutore con l'interesse tipico di una scimmia curiosa, rimanendo poi visibilmente interdetta alla rivelazione dell'Hokage-fantoccio con cui la commissione d'esame sembrava si fosse presa gioco di lei.
    Inarcò un sopracciglio, perplessa, mentre la sua mente -messa dinanzi ad una burla che non era riuscita a cogliere e sventare prima dell'irrimediabile- cominciava rapidamente a lavorare: L'avevano presa in giro? Lei? Perché?

    Abbassò la testa, ponendosi una mano sulla fronte mentre i suoi grandi occhioni policromi -ora così tendenti al suo peculiarissimo verde salvia- non venivano socchiusi in un'espressione indecifrabile.
    Possibile che...?
    [...] Ommiodio. O M M I O D I O.
    Non è che... era per questo motivo che i membri della sua famiglia, all'annuncio orgoglioso di aver ritirato il coprifronte del villaggio direttamente dalle mani dell'Hokage, si erano vicendevolmente guardati per poi pattarle la testa a turno!?
    Il loro non era stato il gesto intimidito di comuni mortali messi di fronte all'immensità del divino e della di lui sconfinata intelligenza... ma un modo come tanti di consolazione e scherno per un'inesperienza ancora tutta da colmare!
    . . . OH NO! DOVEVA SICURAMENTE ESSERE PER QUESTO MOTIVO!

    In un attimo impallidì.
    Non poteva davvero crederci: Era stata capace di fare la figura dell'impedita addirittura il giorno della sua personalissima fioritura!
    Schiudendo la bocca in una maschera di sconvolgimento, la minuta kunoichi della foglia si prese la testa tra le mani, issandosi poi dalle acque come una venere bambina dinanzi al richiamo preoccupato della madre lontana, e dopo essersi voltata a fissare basita Raizen, non poté che constatare -con sua inevitabile disperazione- che il rossore paonazzo che sentiva infuocarle le guanciotte e le orecchie tonde, non era certo il calore delle terme... ma l'imbarazzo di chi ha appena capito di aver commesso un'idiozia!

    « Non osare ridere di me! » Sbottò infatti improvvisamente, non appena i suoi bellissimi occhi -brillanti come quelli di una bestia ferita dal domatore senza pietà- non si piantavano in quelli del suo interlocutore con la sfacciataggine e l'orgoglio che solo una tipetta come lei poteva avere (nonostante tutto).
    « Ogni persona compie degli errori » Aggiunse subito, prendendo a gesticolare animatamente con le sue manine « ...e posso dire a mia discolpa che ero molto stanca. Non è che sono stupida, diciamo che sono solo un pò distratta... va bene?! »

    Silenzio.

    Shizuka Kobayashi, che di certo non risaltava tra le sue coetanee per il suo sex appeal invidiabile, poteva almeno ringraziare gli Dei del Cielo di avere un'intelligenza realmente fuori dal comune...e proprio in nome di questa, sapeva quando aveva perso una partita ed era dunque il momento della ritirata.
    Quello, per l'appunto, ne era un esempio lampante.
    Raizen Ikigami, un (quasi) irriconoscibile sensei dal portamento silenzioso e forse addirittura elegante, era infatti ora fermo di fronte a lei, intento ad osservarla con la tacita fermezza di chi si domanda se è il caso di calare la falce del boa e concludere il proprio operato con una bella risata, oppure semplicemente risparmiare quell'animaletto ferito che ancora si dimenava nella speranza di fuggire via.
    Ovviamente, la maggior parte delle persone, poste di fronte la realtà dell'educazione e del buon gusto, avrebbero preferito adottare il secondo modus operandi... ma Shizuka conosceva troppo bene il suo maestro per sapere che, persino in quel momento, egli non avrebbe resistito dall'osservarla arrampicarsi sopra i suoi specchi prima di cadere irrimediabilmente nel baratro della fine. Era dopotutto abbastanza risaputo quanto il Colosso di Konoha amasse stuzzicarla, provocarla... e prenderla inesorabilmente in giro.
    Proprio per questo motivo, era dunque necessaria una ritirata strategica!

    « Ho fame »



    Esordì così quello che si prospettava essere un piano geniale, e che consisteva nel fuggire con la scusa di essere terribilmente affamata e priva di forze; notizia che non risultava certo nuova a nessuno tra i suoi conoscenti...
    ...e dopotutto non c'era certo bisogno di mille espedienti e situazioni inverosimili per portare a termine un ottimo senjutsu. Eh.
    « Perciò andrò a casa a mangiare » Continuò, annuendo saccentemente, per poi voltarsi e tentare di arrampicarsi sopra le rocce scivolose del bordo sorgente, al fine di uscire e scappare quanto più lontano possibile.
    « ...Non ho altro da aggiungere approposito, e comunque non so cosa tu stia dicendo per quanto riguarda le scartoffie burocratiche del villaggio! » Aggiunse poi, sbrigativamente, mentre rotolava fuori dall'acqua con la grazia di uno Gnu ferito.

    Si mise dunque in piedi, guardandosi velocemente a destra e a sinistra, mentre le sue piccole manine -dopo aver ravvivato i capelli umidi- non andavano a lisciare le increspature dell'asciugamano bagnato che le aderiva a quel corpo da ragazzina così lontano dagli standard desiderabili delle donne della sua età...
    ...A guardarla così infatti, ferma sopra il livello dell'acqua ed esposta alle correnti fresche della sera come anche alla luce delle lanterne giapponesi del locale termale, sembrava davvero essere una creatura senza tempo: La carnagione candida e imperlata di cristalli d'acqua e vapore, appariva quasi come la veste intoccabile di una dea-bimba che, con il sorriso ingenuo e divertito di una personalità senza termine di scadenza, rivolse ancora una volta l'attenzione a quell'uomo silenzioso che la guardava dal basso.
    Lei che, nel suo essere così realmente priva di bellezza, risultava per assurdo essere la più graziosa.

    « Allora io vado eh! » E quelle parole, vittoriose, furono accompagnate da un ghigno poco convincente e decisamente mal riuscito « Ci sentiamo presto Raizen... cerca di non farti ammazzare nel mentre non ci vediamo, mh? » Aggiunse poi, prima di riportare il suo sguardo di fronte a sé, pronta ad andarsene.

    [...] Nonostante quelle sue parole, però, l'attimo che precedette il primo passo della kunoichi fu costellato da un susseguirsi incalzante di pensieri non detti.
    Ancora una volta, infine, non era riuscita ad esprimersi nella sua integrità... che brutto carattere che era il suo, così incancrenito in quell'incapacità di rivelarsi agli altri, che continuava ad accompagnarla e cullarla sin dall'infanzia...
    ...ma alla fine, era davvero possibile biasimarla?
    Chi, come lei, era cresciuta secondo le rigide tradizioni Giapponesi dei mezzi sorrisi e della violazione altrui, coltivando dentro di sé responsabilità e preoccupazioni da donna cresciuta troppo, in troppo poco tempo... davvero poteva essere criticata?
    Non era una persona testarda, come al contrario molti pensavano di lei. Era semplicemente una donna di carattere.
    Un forte carattere.

    Sorrise, chiudendo brevemente gli occhi nell'interrompere quel flusso di pensieri che si prospettava essere interminabile, e fu solo dopo aver sospirato -allontanando così, come un soffio di vento, le sue stesse preoccupazioni,- che si accinse ad uscire.
    Peccato, però... dopotutto, avrebbe proprio potuto chiedere a quell'animale che era Raizen, di accompagnarla nuovamente nei suoi addestramenti ninja. Del resto, parlando a se stessa con la sincerità dell'intimo, sapeva che quel ninja sarebbe sempre stato per lei il suo sensei preferito...
    Ghignò, scuotendo la testa nell'imporsi ancora una volta sui suoi stessi desideri, per poi compire -colma di serenità e appagamento- il suo primo passo verso la salvezza...

    ...peccato però che la nostra piccola Shizuka -nel suo essere "Non stupida ma SOLO UN PO' distratta"- non avesse notato un asciugamano bagnato abbandonato proprio di fronte a lei.
    Triste errore il suo, il degno fio da scontare di chi preferisce pensare troppo piuttosto che agire, e infatti a cosa andò incontro la nostra bella bambola...?
    ...Ma a ciò che le riusciva meglio, ovviamente.

    Già, perché di talenti Shizuka Kobayashi ne aveva davvero troppi...
    ...ma quello in cui sicuramente eccelleva, era cadere ovunque, e persino da ferma!
    Fu per questo motivo che, sotto lo sguardo allibito di un Chunin di Konoha ormai decisamente interdetto, la minuta ragazzina cadde violentemente a terra, battendo il sedere sulle mattonelle del pavimento, e reprimendo a stento un urlo agghiacciante che però -come la più classica delle scene tra bambini- si manifestò silenziosamente in due grandi lacrimoni in quegli occhi profondi, da dea goffa e anche un pò buffa.

    [...] No no no, piccolina... così non va proprio bene, sai?
    Sei davvero terribilmente carina!



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    Si tolse definitivamente l’asciugamano di testa per osservare Shizuka uscire dalla piscina termale, mentre si domandava perché, vista la sua inettitudine nel muoversi in luoghi sconnessi, non usasse gli scalini.
    E quei due si somigliavano? Ben poco, quantomeno in quei momenti, soprattutto quelli in cui Shizuka cadeva come un elefante azzoppato per tre zampe. Praticamente non si somigliavano per nulla.
    Si sentì uno sbuffo, abbastanza rumoroso da essere paragonato a quello di un vecchio treno, mentre Raizen si issava oltre il bordo della piscina e distendendo il braccio afferrò saldamente la caviglia di Shizuka.
    Mi se su uno sguardo languido e triste.

    Dove scappi? Io ti amo...

    Mentiva, palesemente, a sottolinearlo sarebbe giunta una lieve risatina che scomparve lentamente per poi lasciare spazio ad un sorriso, ben più fine, ben più malvagio.

    Ti ho posto una domanda.

    La mano avrebbe stretto la presa abbastanza da far sbiancare ulteriormente la pelle di Shizuka, ma non abbastanza da fargli del male.
    In quel momento Raizen aveva ben poco di umano, le dimensioni erano già da tempo alquanto strane per un uomo, ma ora, i capelli grondanti d’acqua che ricadevano al suolo e quella posizione, che lo vedeva sgusciare fuori dalla piscina con un braccio proteso verso Shizuka e l’altro a sostegno del corpo parevano portargli via quelle parvenze mortali.
    Aspettò qualche secondo prima di farsi ancora più serio, secondi in cui il sigillo dei quattro draghi avrebbe fatto la sua comparsa.
    Lo stava facendo, di nuovo!
    Molte delle persone li presenti cominciarono a rabbrividire prima di scappare ammutoliti, spaventati, terrorizzati, probabilmente anche Shizuka in un primo momento avrebbe avuto paura, prima di ricordarsi l’autore di quelle sensazioni così terribili.
    Presto rimasero soli.

    Ora scegli, o torni dentro oppure ti ci butto di forza.

    Un piccolo, falso sorriso.
    Avrebbe atteso una risposta per sapere se avrebbe dovuto lasciare la presa o buttare veramente Shizuka nell’acqua.
    Sospirò nuovamente, il suo viso era serio, quasi grave.

    Inutile, per quanto uno ci speri, per quanto tu lo dia a vedere non sei cresciuta per nulla.
    E io che speravo chissà cosa, chessò, magari passando l’esame genin avevi acquisito una nuova consapevolezza, ti eri fatta delle nuove idee, invece no, continui a mantenere intatto quell’improduttivo orgoglio che non ti porterà da nessuna parte.
    Devo essere violento?


    La guardò, aveva detto qualche impercettibile bugia, ma serviva solamente a rafforzare il concetto.

    Son serio. Te lo ripeto: devo essere violento?

    Tacque ancora per qualche secondo.

    A me la modestia, la vera modestia, mi costò una gamba, la seconda volta mezza faccia, la terza quando stavo per dimenticarlo, mi costò...beh, ho ancora lo scontrino stampato addosso, e lo avrò a vita.

    Si avvicinò a Shizuka camminando lentamente, nonostante l’imponenza del fisico l’acqua non gli poneva alcun ostacolo, pareva quasi ritirarsi mentre lui avanzava.

    Di cosa pensi che parlasse Kubomi durante il corso genin? Non so se le hai osservate, ma presta un poco di attenzione alla mia pelle.

    Gli sarebbe bastato poco per notare le cicatrici di Raizen, probabilmente già le aveva viste, ma il colosso voleva esserne sicuro.

    Non starò qui a vantarmi di ciò a cui sono sopravvissuto, o quantomeno, non oltre. Ma ti assicuro che procurarmi queste cicatrici non è stato piacevole.
    Non voglio più ripeterti che se non avessi fatto a meno dell’orgoglio ora non sarei qui.
    Devi smetterla Shizuka, voglio che tu la smetta.
    Devi mettere da parte questo tuo stupido modo di fare, se non con tutti fallo con me.


    Affilò qualche secondo lo sguardo cercando di comprendere come Shizuka potesse reagire a quelle parole, ma molto probabilmente già lo sapeva, forse, ma non ne era certo, dopotutto non le aveva mai parlato così seriamente.

    Non mi importa come diavolo vuoi apparire agli altri, quanto forte vuoi sembrare, a me interessa poter parlare con Shizuka, non con una pomposa kobayashi che deve mostrare chissà cosa al mondo intero.

    Durante tutto il discorso il suo tono non era troppo severo, fece anche a meno di urlare, aveva deciso di prendere un’altra strada cercando di porre Shizuka al suo stesso livello.

    Sembra quasi che tu abbia dimenticato cosa vi dissi al corso genin, questo è un mondo che non accetta mezzi sorrisi, DEVI avere un ancora di salvezza.
    Devi poterti sfogare, liberarti quando necessario, per poter fare delle decisioni rapide e sicure con la certezza che siano giuste e non essere annebbiata da assurde cazzate.


    Si fermò, come se dovesse riflettere qualche secondo.

    No, nulla, direi che non c’è altro da aggiungere.
    Ora hai davanti a te più di una scelta.
    Taci, resti ferma nelle tue posizioni e senza aprire bocca esci da questa piscina consapevole del fatto che quando mi incontrerai nuovamente non sarò tuo sensei e rinnegherò di esserlo stato, anche se sinceramente non so quanto la cosa possa pesarti a questo punto.
    Ti togli quella faccia da anima in pena, ammetti che ciò che ho detto e giusto, se non totalmente almeno in parte, per poi dirmi ovviamente cosa non lo è, e infine mi spieghi cosa succede.
    Altrimenti resterai immersa in questa piscina fino a quando non assomiglierai ad una medusa.
    Ovviamente, fingere è fuori discussione, non saresti mai abbastanza brava.


    Appena pronunciata l’ultima parola prese le distanze per andare a sedersi sul bordo della piscina.
    Sereno. Non poteva arrabbiarsi, non in quel caso, dopotutto non poteva veramente obbligarla a parlare, per cui si sedette e dopo aver poggiato il viso sulla mano destra attese.
    Poco dopo si ritrovò a domandarsi come poteva essere così duro con Shizuka, dopotutto la piccola kunoichi aveva dei lineamenti abbastanza fanciulleschi che normalmente l’avrebbero fatto desistere.

    Bah

    Spazzo quei pensieri scuotendo quasi impercettibilmente la testa e tornò a prestare attenzione a Shizuka.
     
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    Quando la mano del Colosso di Konoha le si strinse attorno alla minuta caviglia bianca, Shizuka Kobayashi non riuscì a reprimere un brivido gelido lungo la schiena.
    Ferma per terra, con i palmi delle mani aderenti alle mattonelle del locale termale, la ragazzina voltò lentamente lo sguardo verso colui che ne imprigionava i movimenti con la brutale delicatezza della decisione... e fu solo quando i suoi occhi furono su quelli del ninja dai capelli d'argento che egli, assunta un'espressione così poco consona ai suoi tipici e usuali comportamenti, sussurrò lei quelle due parole che, per un attimo, fermarono l'aria.


    "Dove scappi? Io ti amo..."




    Sgranò la bocca, allibita da quella sorta di rivelazione affascinante e così inaspettata che, giunta alle orecchie di quella bambina rossa in volto come un dipinto fiammingo, suscitò solo un delicato "Eh...?" che uscì di bocca alla principessina Kobayashi, simile al volo di una farfalla in primavera.
    ...Nonostante tutto, però, Shizuka non ebbe il tempo materiale neanche di riflettere su quelle magiche parole, che improvvisamente una divertita risatina giunse alle sue orecchie per molestarne l'udito, e assieme ad essa -beffa geniale di un joker professionista- un ghigno spietato che, in un attimo, distrusse e creò.
    Creò irritazione.

    « Non... non prendermi in giro! » Ringhiò immediatamente la kunoichi, cercando di scacciare dal proprio volto l'imbarazzo dell'ingenuità « Non ti permetto di farlo, mi sono spigata?! » Sottolineò ancora una volta, mentre la sua manina destra andava a sventolarle le guanciotte rosee, come a voler scacciare definitivamente un pensiero sgradito.

    [...] Che uomo insopportabile.
    Che persona detestabile!
    Raizen Ikigami sapeva davvero come urtarle il sistema nervoso... ci era sempre riuscito perfettamente, lui e la sua insensibilità sempre così disponibile a prendersi gioco dei sentimenti altrui!
    Di fronte a cotanto analfabetismo emotivo, e ad un'ignoranza che non prometteva di esser colmata nemmeno sotto le dritte del miglior insegnante, Shizuka fu avvinghiata più che mai dal desiderio di andarsene e porre fine alla conversazione inutile di un ancor più inutile incontro.
    Maledetto il momento in cui si erano scontrati l'uno nell'altra in quelle terme. Avrebbe fatto bene a rimanere a casa a studiare!
    Fu così che, riportandosi in piedi, la ragazzina cercò di strattonare via il suo piede -ancora prigioniero di quell'animalesco carceriere- ...ma dopo ben due tentativi, suo malgrado, fu costretta ad abbassare il di lei sguardo sul suo interlocutore, colma di una rabbia che difficilmente si vedeva su quel suo volto così bello e gentile.

    « Lasciami andare » Ordinò seccamente, sbattendo il piede a terra come a voler marcare ulteriormente il suo dire « Ti è concesso fare domande, ma da quel che mi risulta nessuno mi impone di rispondere, oppure sbaglio? » Continuò poi, dopo qualche istante, nell'udire le parole del colosso konohiano.
    La sua voce era arida e, benché ad un primo impatto potesse risultare realmente furibonda, serbava in sé la semplice inespressività riservata ai villani e agli inetti...

    ...una scadenza espressiva che la ragazza, incredibilmente, mantenne persino dopo... quando l'atmosfera della sorgente termale precipitò rapidamente verso il panico più totale, inghiottita dal baratro di quell'angoscia ghiotta e insaziabile che si ciba di membra vive e pulsanti, prima di giungere -lenta divoratrice di speranza e attesa- al cuore sanguigno ormai vittima del più totale smarrimento.


    Silenzio.


    Shizuka Kobayashi rimase perfettamente immobile, con i suoi profondi occhioni color salvia puntati in quelli ghiaccio del suo interlocutore.
    Le sue mani candide, dalle dita lunghe e affusolate, erano strette su se stesse... ma lasciate immobili lungo i fianchi da donna che, nella loro accoglienza, sembravano spietatamente trasmettere il muto messaggio dell'indifferenza.
    Era come se -immobile statua di pregiata fattura- la minuta kunoichi non provasse la benché minima paura.
    Era come se -dipinto perfetto su tela nera- ella fosse talmente divenuta avvezza all'angoscia... da non risentire di quella scarica di paura liquida che, simile ad uno sbocco di fango e terra, continuava lentamente a tappare ogni rimembranza di serenità e pace che quel loco, così tranquillo, probabilmente aveva da sempre trasmesso.

    Finzione? Semplice recita, la sua?
    Un'altra diavoleria della principessa-bambina... oppure, un inaspettato risvolto psicologico che nessuno mai poteva attribuire a colei che del sorriso e dell'allegria portava da sempre la corona?
    .... Che i suoi miglioramenti, non fossero poi realmente così scarsi come molti avevano temuto?

    « Smettila »



    La sua voce risuonò cristallina all'interno del loco termale, tradita forse da quell'iniziale lettera che si era fatta largo nella cappa del silenzio con tremante imbarazzo da esordiente, ma che nonostante tutto, era infine riuscita a lasciare via libera a quell'ordine secco e perentorio che -con la serietà di una madre stufa- si era imposto su i due presenti, contro ogni loro più lungimirante previsione.
    « Continuiamo a giocare a chi fa più del male all'altro, Raizen, oppure vogliamo parlare? »
    Non sapeva neanche cosa stesse dicendo.
    Non c'era mai stata una lotta del genere tra i due ninja della foglia... o forse si?
    Possibile che quel loro continuo e impari tentativo di imporsi a vicenda l'uno sull'altro, fosse in verità solo la manifestazione distorta del desiderio di entrambi di volersi affermare ad ogni costo... anche a discapito della serenità del compagno?
    Possibile che...

    ....no, semplicemente stava investendo le sue stesse riflessioni nella direzione sbagliata. Tutto qua.
    [...] Non sapeva se quella era realmente la verità sul loro legame, ma di sicuro, era in questa che voleva credere... ed era per questa che avrebbe lottato disperatamente.
    Attese dunque che il Colosso le lasciasse delicatamente il piede, forse convinto che ella tornasse nuovamente in acqua, ma nonostante tutto lei rimase immobile -apatica bambola di porcellana, di anima diafana e di gelido sorriso.

    "Inutile, per quanto uno ci speri, per quanto tu lo dia a vedere non sei cresciuta per nulla.
    E io che speravo chissà cosa, chessò, magari passando l’esame genin avevi acquisito una nuova consapevolezza, ti eri fatta delle nuove idee, invece no, continui a mantenere intatto quell’improduttivo orgoglio che non ti porterà da nessuna parte.
    Devo essere violento?
    [...] Son serio. Te lo ripeto: devo essere violento?
    A me la modestia, la vera modestia, mi costò una gamba, la seconda volta mezza faccia, la terza quando stavo per dimenticarlo, mi costò...beh, ho ancora lo scontrino stampato addosso, e lo avrò a vita.

    ... Non starò qui a vantarmi di ciò a cui sono sopravvissuto, o quantomeno, non oltre. Ma ti assicuro che procurarmi queste cicatrici non è stato piacevole.
    Non voglio più ripeterti che se non avessi fatto a meno dell’orgoglio ora non sarei qui.
    Devi smetterla Shizuka, voglio che tu la smetta.
    Devi mettere da parte questo tuo stupido modo di fare, se non con tutti fallo con me."



    Le parole dell'uomo sbottarono intrattenibili prima ancora che la ragazza si rendesse conto che il suo stesso interlocutore avesse esordito un discorso. Giunsero incalzanti e forse addirittura rabbiose, compagne inseparabili di una voce irritata e irritante, mentre lo sguardo di colui che la deteneva tagliava ogni speranza di civiltà emotiva in quella che si prospettava essere una guerra psicologica atta solo a prostrare l'avversario.
    Almeno, così sembrava essere iniziata.
    Di fronte alla prospettiva di quell'annichilimento tanto profondo e intimo, Shizuka non poté che ridere.
    Rise di gusto, scuotendo la testa e ponendosi una mano sulla fronte mentre il suo volto -in quel momento, paradossalmente, portatore di una bellezza realmente fuori dal normale- si affilava in una smorfia di profondo disgusto.
    La sua bocca di ciliegia, arricciata di disprezzo, sembrava quasi appassire.

    « Non ho chiesto la cronologia della tua vita, Raizen. Immagino che tu capisca quanto scarso interesse essa possa avere per me »
    Esordì così la sua risposta. Velenosa come il nettare di un fiore solitario, privo di spine, brillante di fascino, ma colmo di rabbia...
    « ...Ti prego, aiutami a capire: Mi stai giudicando? » Riprese a parlare dopo un attimo, proprio quando i suoi profondi occhi policromi furono capaci di scavare ancora più in profondità in quelli di colui a cui si rivolgevano. Senza pietà.
    « Sai... dubito che un individuo come te, incancrenito nell'incapacità di mostrarsi agli altri al punto dall'indossare la maschera del cattivo per essere odiato anziché capito, possa avere il diritto di criticare chi, come me, preferisce vivere la vita nella sua pienezza... inciampando, rialzandosi e impegnandosi costantemente »
    Rise di nuovo, scuotendo la testa e sospirando sonoramente, mentre una sua mano veniva alzata a imporre il silenzio.
    « Certo, ognuno ha il proprio modo di approcciarsi alla vita... ma credi davvero di avere il diritto di arrivare a tanto? » Il suo sguardo, che di bimba ormai non aveva più nulla, divenne privo d'espressione

    « Sei sicuro che quello che mi stai criticando, sia il mio essere ninja, e non il mio essere donna? »



    Tacque, gelida.
    I suoi occhi, immobili cristalli indecifrabili e inarrivabili, sembravano ergersi a giudici incontestabili dall'alto di un tribunale troppo importante per essere scrutato. In essi, un tempo così fanciulleschi e divertenti, sembravano scontrarsi ora un susseguirsi di pensieri, ricordi e sentimenti talmente violenti da abusare della stessa tranquillità della kunoichi della foglia, la quale -dopo qualche attimo di silenzio morto- non poté fare a meno di arricciare nuovamente le labbra non appena il suo interlocutore, stoico e instancabile cavaliere, riprese a parlare.

    "Non mi importa come diavolo vuoi apparire agli altri, quanto forte vuoi sembrare, a me interessa poter parlare con Shizuka, non con una pomposa kobayashi che deve mostrare chissà cosa al mondo intero.
    Sembra quasi che tu abbia dimenticato cosa vi dissi al corso genin, questo è un mondo che non accetta mezzi sorrisi, DEVI avere un ancora di salvezza.
    Devi poterti sfogare, liberarti quando necessario, per poter fare delle decisioni rapide e sicure con la certezza che siano giuste e non essere annebbiata da assurde cazzate."




    Silenzio.




    "...No, nulla, direi che non c’è altro da aggiungere.
    Ora hai davanti a te più di una scelta.
    Taci, resti ferma nelle tue posizioni e senza aprire bocca esci da questa piscina consapevole del fatto che quando mi incontrerai nuovamente non sarò tuo sensei e rinnegherò di esserlo stato, anche se sinceramente non so quanto la cosa possa pesarti a questo punto.
    Ti togli quella faccia da anima in pena, ammetti che ciò che ho detto e giusto, se non totalmente almeno in parte, per poi dirmi ovviamente cosa non lo è, e infine mi spieghi cosa succede.
    Ovviamente, fingere è fuori discussione, non saresti mai abbastanza brava."




    Lei, scelse di rimanere in silenzio.

    Le sue mani, strette a pugno lungo i suoi fianchi tondi, sembravano trattenere a stento la voglia di andarsene... ma nonostante tutto, questo non accadde.

    Lei, scelse di rimanere lì.

    In verità, non decise questo in base alle parole di Raizen, né tantomeno a causa delle alternative che le erano state poste. Semplicemente, aveva capito che era giunto il momento di porre fine a quell'immagine che molte persone tendevano a cucirle addosso, forse perché proprio lei desiderava che fosse, o forse perché trovava troppo faticoso impegnarsi nello sfatare inutili convinzioni ogni volta... tuttavia la verità, era una.
    Era sempre stata quella...
    ...se...

    « ...Se io mi... »
    Si interruppe.
    Esitò.
    « ...Se io mi comporto da bambina, è perché mi piace giocare. Proprio come prima. » Indicò con lo sguardo il punto sul quale si era arrampicata per uscire goffamente dalla piscina. Un episodio che sembrava risalire a giorni prima ormai.
    « Mi piace essere allegra, mi piace ridere e veder ridere, mi piace il mio ottimismo, e si... non rinnego di essere un pò infantile ogni tanto, ma ciò non mi rende né una sciocca né una stupida... né tantomeno una donna a metà, eternamente isolata nella fanciullezza, per l'incapacità di divenire adulta. » Scosse la testa, riportando i suoi occhi in quelli di Raizen. Immobili.
    « ...Se io non riesco a dire tutto di me agli altri, è perché questo è il mio carattere. » Riprese a parlare solo dopo un attimo di silenzio gelido.
    « Non mi può venir fatta una colpa se preferisco pensare singolarmente ai miei problemi, o se decido di stare da sola quando sto male.
    Nessuno può accusarmi di preferire alcuni modi di essere, ad altri... proprio perché ogni persona è diversa, è necessario rispettarsi a vicenda, senza imporre al prossimo il proprio modo di essere, perciò... »

    Fece un passo avanti, avvicinandosi con calcolata precisione al bordo della piscina, tanto che le dita dei suoi piedini andarono a sfiorare le mani del Colosso di Konoha, da cui continuava a non scostare lo sguardo. Rigida.
    « ...perché mi accusi di non essere cresciuta, se non agisco e penso come te?
    Per quale motivo mi aggredisci, cercando di cambiare il mio carattere in tutti i modi?
    Rifletti sul fatto che tu non sei impeccabile, né tantomeno onnipresente e onnisciente... non hai accesso ai sentimenti degli altri, e non puoi capirne le sfumature più segrete e private.
    Quello che per te è orgoglio, magari è debolezza.
    Ciò che ritieni infantilismo, probabilmente è solo un gioco. »


    Annuì una sola ed unica volta, con omogenea e delicata eleganza.
    Poi, riprese a parlare.

    « Come puoi essere sicuro che io non abbia "valvole di sfogo"?
    Da cosa deduci che ogni mio sforzo sia proteso nel tentativo di imporre agli altri una visione fittizia di me...?

    Non sbilanciarti troppo, Raizen.
    Sei nel torto.

    Devi smetterla di cucire addosso agli altri i tuoi pensieri e i tuoi comportamenti. Devi smetterla.
    ...ma del resto come poterti dare torto?
    Una persona sola come te, che non è in grado di manifestare apertamente i propri sentimenti, non potrà mai realmente capire il prossimo. »


    Rise, per poi scuotere la testa.
    I fluenti capelli castani, ricchi di cristalli di vapore e acqua che come tante bellissime perle ne impreziosivano la scia, si mossero assieme ai movimenti della nuca, sciogliendosi in un'affascinante danza che in altra sede e altro momento, sarebbe potuta essere la più intrigante delle seduzioni.

    Fu solo dopo un ulteriore attimo di silenzio, che Shizuka parlò nuovamente.

    « ...Vi è una grande differenza tra il campo di battaglia e la vita di tutti i giorni: Quella che intraprendi alzandoti la mattina, incontrando e parlando con tante persone diverse, e mettendoti a confronto con esse maturando e crescendo.
    Sicuramente tu mi sei superiore come ninja, e io accetterò sempre i tuoi consigli, i tuoi rimproveri o semplicemente le tue infantili e inutili manifestazioni di forza se considererai esse giuste ed educative...
    ...ma non ti permetto di criticare la mia maturità come individuo pensante e senziente. Come donna che è nata, cresciuta e ha fatto le sue esperienze in una realtà che tu sembri non aver mai sperimentato.

    Se poi la tua vita è limitata solo alla via dello Shinobi, mi scuso, poiché mi rendo conto che tu non possa capire le mie parole... ma smettila di crederti infallibile, Raizen.
    Sei un uomo anche tu, e come tale devi crescere e migliorare.
    Come tale, sei capace di sbagliare.

    Smettila. Davvero. »


    ...poi, tacque.



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    Chiuse gli occhi, lentamente, chinò il capo e sorrise, lievemente. Malinconico.
    Infastidito, forse, ma sicuramente ben lontano dall’essere sereno.
    Sospirò, per l’ennesima volta e dopo aver trattenuto qualche secondo il respiro si liberò di un grammo di quell’insopportabile, infinito peso che, improvvisamente gli si era piantato sullo stomaco.
    Scostò la mano poco dopo che i piccoli piedi di Shizuka l’avevano sfiorata, senza un preciso motivo, con un po’ di esitazione, tuttavia, nonostante non ne sapesse il motivo allontanò la mano.
    Forse la sua non era malinconia, forse era disorientato dal fatto di non poter donare a quella discussione il verso che voleva.
    Alzò gli occhi, e in un secondo momento, il viso, vitrei i primi inespressivo il secondo. Solo dopo qualche secondo gli occhi parvero ardere di una luce propria, profonda, in totale contrapposizione alla fredda e calcolata calma di Shizuka, insieme a quella luce gli si allargò sul volto un sorriso, sereno, sincero.

    Non essere così rigida, siediti.

    Un inusuale gentilezza, disumana quasi, anzi, disRaizen, un uomo qualsiasi l’avrebbe detto parecchio tempo prima.
    Che lui non dominasse la situazione era del tutto fuori questione.
    Ridacchiò, una piccola risata baritona e controllata, quasi calda e rassicurante, mai udita prima.

    Sei troppo, troppo veloce.
    Come tutti, correte troppo, tutti in questo mondo corrono troppo.
    Cosa pretendete di osservare tu e tuo fratello? Cosa pretendete di poter cogliere se non vi soffermate per un attimo ad osservare i più piccoli gesti che una persona compie?
    Io non sono un uomo solo, sono un uomo che ha voglia di stare solo.


    Si fermò, quasi fosse combattuto, come se, al suo interno un Raizen logorroico e uno taciturno si riempissero di schiaffoni per sapere chi dei due avrebbe avuto la meglio.

    Non cogliere la differenza è una leggerezza non da poco.
    Mi dispiace, ma per darti una risposta dovrò tediarti con qualche piccolo altro frammento di quella vita che così poco ti interessa.
    Fattene una ragione.


    Le ultime parole giunsero quasi come uno sparo, secche e ben scandite.

    Io, al contrario di come tu e quella scopa rincoglionita di tuo fratello affermate, non sono solo. Nella mia vita son passate le più svariate persone, forse più forse meno di quelle che una mercante dai capelli color orzo può aver visto.
    Forse è vero che ancora ho qualche problema a relazionarmi con il resto del mondo, ma credo che, al contrario di quanto affermi, io conosca il mondo che mi circonda.


    Si fermò per grattarsi la nuca, non ne aveva realmente bisogno, me gli serviva, come se lo aiutasse ad impilare i pensieri per poi esporli tranquillamente.

    Devo ammettere che questa volta anche io ho corso un po’ troppo e non mi sono fermato ad osservare, forse per via del fatto che mi sono fatto recapite di una somiglianza che in realtà non esiste o che, se presente, si ferma allo strato più superficiale.
    Scusa, davvero, questa volta non volevo essere così violento.


    Erano scuse sincere.

    Puoi continuare ad essere bambina, quanto vuoi, puoi continuare a desiderare il sorriso degli altri e ad essere ottimista, sono tutte cose...come dire...onorevoli?
    Non ho giudicato quelle, concretamente, io non ti ho mai giudicato, se non quando ti portavi appresso quell’impalcatura sotto i piedi.
    Io mi sono limitato a premere il bottone.


    Tacque nuovamente, come a voler dare a Shizuka il tempo di riflettere, per poi riprendere a parlare con voce tranquilla e serena mentre ritirava i piedi dall’acqua.

    Si, non era proprio quello giusto, ma il muro è comunque saltato in aria, volente o nolente mi hai svelato una piccola parte di te che, con le buone maniere, non sono riuscito a scoprire.
    Beh si, magari ho usato uno tsunami al posto di un onda per distruggere un mucchietto di sabbia, ma ho raggiunto il mio scopo.
    Credo che il mio errore o difetto sia questo, avere dei limiti non troppo marcati.


    Sbuffò mentre si levava per avvicinarsi con passo veloce ad un espositore in cui trovò un pettine ed un asciugamano asciutto, non si domandò di chi fossero, erano entrambi puliti quindi andavano bene.
    Si sedette nuovamente affianco a Shizuka e iniziò ad asciugarsi i capelli sfregandoli energicamente.

    Dicevo, mi hai svelato una parte di te che probabilmente avrei dovuto attendere per molto più tempo, io non corro, però perdere tempo è fastidioso.
    E nella mia lentezza ho notato che sei molto più recettiva ai forti scossoni che alle carezze.


    Sorrise sotto l’asciugamano che si spostava sulla sua testa.

    Un po’ come quando si deve sbattere un tappeto.

    Levò l’asciugamano dalla testa mostrando i capelli, un ammasso umido e argentato ben lontano dal sembrare la testa di qualcuno, sbuffò vedendo il suo riflesso nell’acqua e prese il pettine in mano armandosi di buona volontà. A colpi di pettine iniziò a tirare tutti i capelli indietro che, come se avessero abbandonato il loro status di anarchia, obbedirono piegandosi come salici al vento ed orinandosi lentamente, qualche ciuffo continuava a ricadere sul viso, ma non poteva farci troppo per quelli.

    Ma come dicevo, come vedi, son riuscito
    È vero, probabilmente non ti capirò mai totalmente, per via del fatto che, senza interagire non si giungerà mai ad un troppo elevato grado di conoscenza, ma osservando credo di poter dire che non hai una valvola di sfogo, perché tenti sempre di nascondere le tue debolezze, dai il nome che vuoi a questo comportamento, ma lo fai.


    Si girò a guardarla interrompendo momentaneamente il rito che avrebbe addomesticato i suoi capelli, lasciandone metà totalmente spettinati che ricadevano mossi su spalle e viso, mentre l’altra metà, perfettamente ordinata, era portata verso dietro dalla buona volontà del konohaniano, che con qualche smorfia per via dei troppi nodi, era riuscito a domare.

    Poco fa, non so per quale ragione, hai evitato di dirmi chissà cosa? Per quale motivo? Non si sa.
    È il comportamento di chi si sfoga spesso? Non credo.
    Lo avvicino più a quello di una pentola a pressione che balla la rumba poco prima di esplodere.
    Anche al corso genin lo notai, ma non feci nulla, avevi preso a ballare all’improvviso, non so per quale ragione, cercando di nascondere il volto.
    Ragione? Sconosciuta.
    Mi sembra che io non abbia tirato le mie conclusioni del tutto a caso.
    Sbaglio?


    Pose quella domanda con un innocenza e una noncuranza che avevano dell’incredibile dopo aver dato nuovamente a Shizuka il tempo per riordinare i pensieri e per ricomporre il quadro generale di Raizen che quest’ultimo stava selvaggiamente distruggendo.

    Tirando le somme?
    Ti. Ho. Fregato.


    Ridacchiò nuovamente, quasi sereno.

    Tu ti sei fatta un idea totalmente scombussolata di me, e io ho ottenuto un pezzetto di te, e quello che mi hai detto poco fa era sicuramente giusto, quindi ci ho comunque guadagnato.

    Si voltò verso la piccola kunoichi.

    Ripeto: ti ho stuzzicato, non giudicato.
    Non giudico mai le persone, ammenochè non siano casi estremi che richiedano giudizio, ovvio.
    Non vivo al massimo il mondo umano, è vero, ma da quello ninja ho appreso che spesso travestirsi è la via più rapida per giungere alla meta.
    Perché combattere un esercito sconfinato con un esercito altrettanto sconfinato?
    Passa tra le file del primo e arriva al pezzo più importante della scacchiera, potrai muoverti liberamente e con la dovuta calma.
    Tuttavia è vero, potrei aver sbagliato qualche piccolo passo, ma dopotutto, sono un uomo, no?
    Errare è umano.


    Tese poi la mano verso Shizuka, lentamente, quasi in segno di pace, per poi schiuderla poco prima che fosse “troppo” vicina, il pettine vi comparve magicamente.

    Renditi utile va, non riesco ad arrivare alle punte, dammi una mano.

    Se Shizuka avesse rifiutato si sarebbe alzato in piedi cercando di arrangiarsi per ultimare l’opera.

    Dimmi, hai capito?

    Si accorse che stava dando fiducia a Shizuka, era arrivata ad un buon punto dopotutto, voleva vedere se, al contrario di chiunque, riuscisse a fare un piccolo passetto oltre l’astio causato dai metodi rudi di Raizen.
     
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