Le Terme

[Svago]

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    Y Danone
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    All flowers are not in one garden:
    What you do is more important than what you say

    Shizuka Kobayashi and her Half Moon




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    "Non essere così rigida, siediti."



    Quelle parole giunsero alle orecchie della kunoichi della foglia come il tocco leggero di un bambino troppo timido e lei, per un attimo posta di fronte ad una gentilezza che non le era mai stata offerta dal suo interlocutore, tentennò per qualche istante sull'assecondare o meno quell'invito cortese...
    ...tuttavia, come del resto poteva esser facile da immaginare, quel pensiero morì lesto sotto la spada di ciò che agli effetti veniva chiamato "orgoglio" e che indusse la ragazza a rimanere in piedi a braccia conserte, con lo sguardo fisso su quell'uomo dai capelli d'argento che infine -dopo un sonoro sospiro di rassegnazione- riprese a parlare, adagiandosi misuratamente al bordo della sorgente termale dinanzi alla quale la ragazza sostava. Imperterrita.

    [...] Fu così che le parole sgorgarono dalla bocca del Chunin di Konoha con una spontaneità conquistata con cura e che, con la lentezza dell'esitazione, svelò alla principessa Kobayashi un aspetto della di lui personalità che difficilmente veniva donato al prossimo, e che sembrava racchiudere in sé la timidezza di un fanciullo e l'esperienza di un guerriero.
    Era uno strano connubio di gentilezza e indipendenza che -con la sua promiscuità di sfumature e domande irrisolte- colpì nell'intimo la ragazzina dai profondi occhioni policromi, la quale -forse inconsapevolmente o forse solo fingendo di esserlo- si rilassò pian piano, allentando la rigidità delle spalle e la tensione delle mani che quindi, libere dal fardello della testardaggine, le poterono ricadere lungo i fianchi dalle dolci forme.

    La verità era che la bella bambolina della foglia voleva bene a quel Colosso rude e irrispettoso.
    Egli era il suo maestro. Il suo rivale buono.
    Ma soprattutto un suo amico.

    ...Da quando aveva cominciato a pensare a lui in quei termini?
    Quando era avvenuto quell'impercettibile cambiamento che aveva portato il suo cuore a farsi vicino a quello di lui, legandovisi?
    Perché era effettivamente eccezionale come, in un così ristretto arco di tempo che in sè neppur serbava una calende di luna, lei si fosse così tanto affezionata ad un uomo che sembrava essere l'opposta sfaccettatura della sua stessa personalità.
    Già.

    Per un attimo -uno solamente- ebbe come l'incredibile sensazione che egli, in tutta la sua indisponente semplicità, fosse capace di completarla perfettamente...
    ...un pò come l'incastro insostituibile di un quarto di luna che si unisce all'impeccabile rotondità del sole, creando un astro dall'opaca e calda luminosità.
    Qualcosa di unico, dunque.
    Un legame che non era possibile definire, ma che inaspettatamente sapeva essere indispensabile per lei.
    Niente di più. Niente di meno.

    "Devo ammettere che questa volta anche io ho corso un po’ troppo e non mi sono fermato ad osservare, forse per via del fatto che mi sono fatto recapite di una somiglianza che in realtà non esiste o che, se presente, si ferma allo strato più superficiale.
    Scusa, davvero, questa volta non volevo essere così violento.
    Puoi continuare ad essere bambina, quanto vuoi, puoi continuare a desiderare il sorriso degli altri e ad essere ottimista, sono tutte cose...come dire...onorevoli?
    Non ho giudicato quelle, concretamente, io non ti ho mai giudicato, se non quando ti portavi appresso quell’impalcatura sotto i piedi.
    Io mi sono limitato a premere il bottone."



    Abbassò la testa sorridendo, mentre l'uomo con cui aveva intrecciato il filo del destino e della vita porgeva lei delle scuse che non si sarebbe mai aspettata di ricevere, e fu proprio mentre quelle parole le danzavano nelle orecchie come il pentimento gentile dell'errore di un bambino che Shizuka protese in avanti le sue braccine, andando ad afferrare la mano di quel ninja che intanto -con lentezza calcolata- si stava accingendo ad uscire dall'abbraccio accaldato del vapore termale.
    La strinse con forza, o quantomeno ciò che ella riteneva tale, e puntando a terra i suoi piedi rivolti gli uni verso gli altri come la graziosa raffigurazione di un libro illustrato, tentò di attrarre verso di sé l'uomo in quello che sembrava essere un goffo (e inutile) tentativo di aiutarlo ad uscire dallo specchio d'acqua.
    Sul suo volto, ora, sembrava esser tornato il sorriso amabile che tanto la contraddistingueva e nella cui dolcezza si poteva addirittura percepire il forte legame ch'ella sentiva unirla al suo interlocutore...

    ...com'era trasparente Shizuka Kobayashi.
    Chiunque la giudicasse una donna complicata e capricciosa, poco aveva compreso del di lei carattere, così simile a quei tipici fiori cinesi che sbocciavano agli occhi del mondo solo se baciati dal protettivo tepore del calore.
    Era così cristallina nelle sue espressioni d'amore. Così intuibile nella sua scarsa capacità di mascherare i propri sentimenti alle persone che adorava.
    Così terribilmente graziosa nel suo tentativo di trasmettere agli altri il proprio affetto... con quella sua incorreggibile e innata sbadataggine.

    « Sai, io penso che... » Esitò un attimo, abbassando brevemente la testa prima di rialzarla con decisione verso quella del suo interlocutore « ...penso che non esistano persone che vogliano realmente stare da sole. E' una convinzione che ho. Credi che pecchi di presunzione nell'esserne così sicura? »
    Sorrise impacciata, rimanendo immobile nella sua deliziosa posizione da bambina impegnata, e lasciò che trascorresse qualche attimo prima di riprendere a parlare.
    Nella sua voce, la gentilezza di quella che si sarebbe potuta chiamare esperienza.
    « Ho sempre ritenuto che vi fosse una grande differenza tra i conoscenti e gli amici ...
    ...poiché un conto è avere "innumerevoli persone che passano nella nostra vita", mentre un altro è avere degli affetti importanti che rimangono accanto a noi nel corso del tempo, a discapito dei problemi o del nostro pessimo caratteraccio »
    Alzò brevemente gli occhi al cielo, pensierosa « Non so se mi spiego » Aggiunse infatti un istante dopo, riportando i suoi profondi occhi color della primavera in quelli di ghiaccio del suo interlocutore, a cui sorrise con dolcezza.

    « Quello che intendo, è che nella propria vita ogni persona deve poter avere dell'amore »



    Disse quelle parole con l'ingenua semplicità dei piccoli, e non sembrò né pentirsene né esserne imbarazzata.
    Espresse il suo pensiero come se avesse appena confessato uno dei suoi piccoli grandi tesori, sperando intimamente che la sua convinzione potesse aiutare Raizen a sentirsi partecipe di quello che lei considerava il suo preziosissimo segreto.
    « E' inutile dire di voler stare da soli quando non si è mai provato ad avere degli amici a cui appoggiarsi e con cui condividere la propria vita, non pensi anche tu? »
    Sorrise ancora, traendo a sé per l'ennesima volta le dita del Colosso di Konoha che così strette tra le sue manine, faceva apparire queste ancora più minute di quello che realmente erano.
    Il suo, sembrava quasi un gioco divertente.
    « Facciamo così » Continuò ancora la principessa, un attimo dopo, mostrando la lingua nel puntare i piedi a terra mentre continuava disperatamente a strattonare il suo interlocutore minando quella poca reputazione ninja che era riuscita faticosamente a guadagnarsi « che ne dici se proviamo a diventare amici? »

    Non sembrava una domanda retorica la sua, ma una di quelle serie che necessitavano di una risposta ben motivata...
    ...e che Shizuka Kobayashi cominciò ad attendere sin da subito, con gli occhioni trepidanti di ingenua aspettativa e il visetto tondo illuminato d'allegria.
    [...] Guardandola in quel momento, così intenta in un'impresa che sembrava impossibile (e che non era decisamente quella di estrarre il ninja dalle acque termali...benché i fatti potessero testimoniare il contrario) si sarebbe potuto scorgere in lei il tipico affiatamento di chi -con l'ottimismo della speranza- ha deciso di non arrendersi per nessun motivo al mondo.
    A prescindere dalla risposta che le sarebbe stata offerta o dalle reazioni che si sarebbe ritrovata a fronteggiare, infatti, la principessa della foglia sembrava ormai essersi convinta sul futuro di quel legame... un domani che la vedeva insieme al suo quarto di luna.
    Insieme alla sua frazione di insostituibile indisponenza quotidiana...

    "Si, non era proprio quello giusto, ma il muro è comunque saltato in aria, volente o nolente mi hai svelato una piccola parte di te che, con le buone maniere, non sono riuscito a scoprire.
    Beh si, magari ho usato uno tsunami al posto di un onda per distruggere un mucchietto di sabbia, ma ho raggiunto il mio scopo.
    Credo che il mio errore o difetto sia questo, avere dei limiti non troppo marcati."



    ...Proprio così: La sua dose di INDISPONENZA QUOTIDIANA.

    Incredibile.
    Era appena riuscita a convincersi di poter costruire un domani insieme a quel suo sfrontato e insopportabile coetaneo, che eccolo subito inciampare dispettosamente sulle sue fantasie da donna sognatrice.
    Cosa c'era di sbagliato in lui -si domandò sconvolta la ragazza dai capelli color dell'orzo, ponendosi una mano sulla fronte?
    Era forse una carenza cromosomica quella che induceva quel mostro a urtarle accuratamente il sistema nervoso? Traeva forse un particolare godimento a vederla oscillare pericolosamente sul filo della pazienza mancata?

    "È vero, probabilmente non ti capirò mai totalmente, per via del fatto che, senza interagire non si giungerà mai ad un troppo elevato grado di conoscenza, ma osservando credo di poter dire che non hai una valvola di sfogo, perché tenti sempre di nascondere le tue debolezze, dai il nome che vuoi a questo comportamento, ma lo fai.

    Poco fa, non so per quale ragione, hai evitato di dirmi chissà cosa? Per quale motivo? Non si sa.
    È il comportamento di chi si sfoga spesso? Non credo.
    Lo avvicino più a quello di una pentola a pressione che balla la rumba poco prima di esplodere.
    Anche al corso genin lo notai, ma non feci nulla, avevi preso a ballare all’improvviso, non so per quale ragione, cercando di nascondere il volto.
    Ragione? Sconosciuta.
    Mi sembra che io non abbia tirato le mie conclusioni del tutto a caso.
    Sbaglio?

    Tirando le somme?
    Ti. Ho. Fregato.

    Tu ti sei fatta un idea totalmente scombussolata di me, e io ho ottenuto un pezzetto di te, e quello che mi hai detto poco fa era sicuramente giusto, quindi ci ho comunque guadagnato.
    Ripeto: ti ho stuzzicato, non giudicato.
    Non giudico mai le persone, ammenochè non siano casi estremi che richiedano giudizio, ovvio.
    Non vivo al massimo il mondo umano, è vero, ma da quello ninja ho appreso che spesso travestirsi è la via più rapida per giungere alla meta.
    Perché combattere un esercito sconfinato con un esercito altrettanto sconfinato?
    Passa tra le file del primo e arriva al pezzo più importante della scacchiera, potrai muoverti liberamente e con la dovuta calma.
    Tuttavia è vero, potrei aver sbagliato qualche piccolo passo, ma dopotutto, sono un uomo, no?
    Errare è umano."



    Schiuse la bocca, allibita da quella serie di domande che sembravano incarnare l'immagine dell'impietosa spada di Damocle pronta a tagliarle il collo qualunque fosse stata la sua risposta, e per un attimo -immobile nella scelta delle parole adatte per replicare a quel monologo privo di senso e giudizio- si rese conto della situazione.
    […] Lui credeva davvero di averla giocata.
    Raizen Ikigami si era appena convinto di averla raggirata come un'infante alle prese con il primo sfrontato interlocutore dalle principesche velleità di redentore dell'intelletto giovanile...!

    Sorrise, ponendosi una mano sulla fronte mentre il suo visetto tondo e roseo da dea-bimba si illuminava improvvisamente di un sarcasmo che, per un attimo, le regalò tutti gli anni che in verità aveva.
    ...Sciocco.
    Sciocco e saccente, non trovava altri aggetti per descrivere quel ragazzo dalle abitudini barbariche e incivili.
    Se il suo modo di riordinare i pensieri e valutare le situazioni che si trovava a fronteggiare nel corso della sua vita erano vagamente paragonabili al mondo in cui stava pettinando i suoi capelli... beh, non c'era da stupirsi della sua reputazione o della sua insopportabile supponenza.
    Scosse la testa, sospirando, mentre i suoi lunghissimi capelli color dell'orzo -imperlati di cristalli vapore come il diafano diadema di una dea delle acque- ondeggiavano delicatamente dietro la sua schiena nuda, e fu solo dopo aver sospirato sonoramente che prese a parlare.

    « Ciò che mi sconvolge più di te, Raizen, è la tua ammirevole capacità di convincerti delle tue stesse osservazioni prima ancora di aver trovato per esse una validità reale »
    Esordì così la principessa dei Kobayashi, ferma al fianco del Chunin della foglia verso il quale rivolse lo sguardo e l'attenzione, come del resto il tagliente timbro di voce che in sé sembrava custodire la capacità della distruzione e della rinascita.
    Impetuosa e intrattenibile come la tempesta da cui traeva il nome, Shizuka riprese a parlare, e stavolta non ebbe premure nel trattenere per se stessa ciò che il suo interlocutore evidentemente così tanto voleva sentire.
    « Il fatto che io non abbia voluto rivelarti i miei pensieri poco fa, è dettato dal fatto che... beh, come potertelo dire senza ferirti? » Ridacchiò affilata « Non ti ritenevo la persona giusta? » Tacque per qualche istante, mentre i suoi profondi occhi policromi, ormai ridotti a due fessure brillanti, si curvavano in un sorriso divertito che rispecchiava una sorta di pungente ironia che di piacevole aveva ben poco.
    « Vedi... il fatto che io non ti parli dei miei pensieri più intimi o non ti riveli sfaccettature del mio carattere che in pochi hanno avuto la disgrazia o forse la fortuna di poter ammirare, è semplicemente perché non ti ritenevo capace di comprendermi.
    Come poter pensare il contrario, del resto? I nostri incontri non sono mai stati annoverati negli albi delle buone creanze, e fino a qualche attimo fa non ho mai avuto l'occasione di conoscerti, o quantomeno di scoprire i tuoi pensieri... nonostante tutto, avrei dovuto espormi a te? Per quale motivo, se mi è concesso saperlo? »
    Rise, scuotendo ancora una volta la testa, e dopo aver sospirato ancora, riprese a parlare « Il mio non voler prostituire i miei sentimenti alle persone più disparate, si può condannare forse?
    La verità è un'altra, Raizen, e vuoi sapere qual è?
    Non è che io non abbia "valvole di sfogo" ... semplicemente, tu non rientri tra queste.
    Tutto qua. »


    Disse così e poi sorrise, come se quella sua espressione rappresentasse il punto di una situazione che era ormai stata messa in chiaro. Almeno da parte sua, era evidente.
    ...Nonostante tutto però, e quindi a discapito della sua brutalità nel parlare o nell'agire, Shizuka si riscoprì incapace di allontanare del tutto il Colosso di Konoha, accanto al quale rimase immobile e dal cui fianco non si allontanò nemmeno di un passo.
    Si rese conto, non senza una punta di stupore, che apprezzava la compagnia di lui e che in un modo o nell'altro -tra un battibecco e un'offesa, come la sfida interminabile di due bimbi al parco giochi- l'idea di poter scoprire la personalità di quell'uomo, e diventare per lui un'amica fidata... non le dispiaceva affatto.
    Fu probabilmente per questo motivo che quando il ninja le offrì il pettine di corno (che avrebbe giurato sui suoi Nikuman ripieni non era suo... una perla in bocca a un maiale, per dirla con volgarità), non si rifiutò di aiutarlo ad addomesticare quella chioma ribelle che ruggivano sulla sua testa.
    Sbuffando stancamente -come a voler simulare un mal consenso che era palese non avere- si portò dunque alle spalle del suo interlocutore, di cui prese delicatamente i capelli tra le mani, cominciando poi a pettinarli con una delicatezza e una maestria che solo la fanciulla di una nobile famiglia poteva avere.

    Iniziò dal districare rapidamente i numerosi nodi che si annidiavano nei posti più impensabili di quella cascata color dell'argento, passò poi a lisciare le punte e infine si compiacque di poter passare il pettine dalla radice del capello sino alla fine.
    In solo pochi minuti, insomma, riuscì in un'impresa per la quale avrebbero dovuto promuoverla subito a jonin. Come minimo.

    « Ecco fatto » Esclamò allora, sorridendo nello sporgersi oltre la spalla di Raizen, nelle cui mani lasciò cadere l'utensile rubato senza ritegno a chissà chi.
    « Allora, sono stata brava? » Domandò poi, soddisfatta, lasciandosi scappare una piccola linguaccia mentre i suoi gomiti andavano ad appoggiarsi alle spalle di lui
    « Decisamente si, ammettilo.
    Anzi, diciamoci la verità: Sono stata così brava, che direi proprio di aver bisogno di un premio... come dire, una ricompensa per quello che ho fatto per te »
    Ghignò, rivolgendo lentamente il suo sguardo in direzione di quello del suo interlocutore, e fu solamente quando si accertò di avere la sua completa attenzione che gettò la sua proposta.
    Il suo ordine, piuttosto, poiché di domanda poco aveva e di esitazione neppur quella della sfacciataggine.
    Disse così, semplice e concisa, e sembrava non aspettarsi una risposta negativa... come poteva essere, del resto?
    Lei le aveva pettinato i capelli.

    « Allenami Raizen.
    Ho bisogno di migliorare.
    Grazie »


    Tirando le somme?
    Lo.Aveva.Fregato.





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    Aspettò che la ragazza finisse di parlare, per portarsi le mani ai capelli e tirarli all’indietro nel tentativo di non farli ricadere sul viso, sorrise, un sorriso che pareva essere trascinato, come un telo, dalla piccola cicatrice, rimasuglio del trattamento del suo sensei.
    Era spiacevole sentire al suo interno quella sequenza di porte, sempre più vicine, chiudersi con uno scatto e con un boato terribile. Tacque qualche istante, ormai la marea era zittita, solo l’ultimo tonfo gli fece aprire bocca destandolo da quel piccolo stato di trance.

    Si, sei stata brava.

    Una piccola, quasi impercettibile pausa prima di pronunciare l’ultima parola, per poi riprendere a parlare.

    Sarò il tuo sensei.

    Non si può sperare che una porta rimanga aperta in eterno dinnanzi a chi non muove un passo per superarne la soglia.
    Quelle poche parole, pronunciate col più atono dei toni, erano la risposta a più di una domanda e a due richieste, era curioso vedere come, dinnanzi al variare e al turbinare del mondo intorno alla sua persona, lui restasse immobile e immutato, ed era curioso osservare come quella capacità lo rendesse immune da quei cambiamenti.
    Cambiare non è necessario, perché sforzarsi a farlo, per chi?
    Non era certamente nel suo carattere impegnarsi per una piccola viperina che badava più alla lunghezza dei suoi denti che al mondo che stava oltre il suo muso, quindi seguendo il suo stesso stile di vita si limitò a lagnarsi della sua parte che ancora sperava in un aiuto e della sua esistenza.

    Mi farò risentire io, a presto.

    Si voltò e lasciò la ragazza in compagnia di una piccola nuvola di fumo, come suo solito, l’ultimo suo ricordo sarebbe stato un piccolo ghigno sul volto del suo sensei.
     
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    Y Danone
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    I'm trying to reach you

    Shizuka Kobayashi's way of thinking




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    « Ehi, fermo! »



    L'urlo di Shizuka Kobayashi, la bella principessina della foglia dai capelli color dell'orzo, riecheggiò improvvisamente nella solitudine opprimente della località termale all'interno della quale, ormai, era rimasta solamente lei.
    Immobile dove era stata lasciata, con ancora le braccia protese in avanti e lo sguardo stupito, la ragazzina non poté fare a meno di sentirsi improvvisamente colpita alle tempie dalla convinzione che anche quella volta lei e Raizen non fossero riusciti a trovare un punto d'incontro.
    ...Proprio così: Neanche quella volta.

    Abbassò la testa, guardando per un attimo le dita dei suoi minuti piedini nudi e bagnati, riflettendo su quanto incredibile fosse la loro totale incapacità di raggiungersi.
    Ogni volta si avvicinavano sino a sfiorarsi, nasceva la speranza, ma poi...

    Sorrise mesta, scuotendo la testa nell'alzare il volto al cielo mentre -dondolandosi sui talloni com'era solita fare quando troppi pensieri le ottenebravano la mente- intrecciava dietro di sé le mani. Sul suo volto, a discapito di quel susseguirsi di eventi che non aveva voluto prendere in considerazione nemmeno nella sua più nera lungimiranza, vi era la serenità dell'ottimismo.
    Si rendeva conto che la causa di quel loro continuo rincorrersi e abbandonarsi a vicenda, era la conseguenza inevitabile del loro carattere forte e temprato... che prima o poi, tuttavia, uno dei due avrebbe dovuto piegare per poter arrivare all'altro.
    Non vi erano altre soluzioni, o quantomeno lei non ne trovava.

    Sospirò brevemente, mordicchiando le sue scarlatte labbra da fanciullina, e dopo essersi voltata in direzione dell'uscita delle terme, si domandò se il suo orgoglio e la sua testardaggine valessero più di quel ragazzo che era riuscito prepotentemente a fare irruzione nella sua vita, senza bussare né attendere.
    ...Che sciocche domande era capace di porsi con la stanchezza a gravarle sulla testa.
    La risposta a quell'implicita domanda era più che ovvia, no?

    Ridacchiò, scostando le tende della località termale, e fu solo dopo essersi liberata di quel pettine di corno che ancora aveva stretto tra le mani -e che ebbe la più aggraziata delicatezza di lanciarsi alle spalle- che riprese il suo abitino di cotone e se ne andò.
    [...] Certo, avrebbe preferito un'uscita di scena più trionfale per se stessa: colei che era riuscita a svuotare le terme in solo pochi istanti...
    ...tuttavia si accontentò del piacere di essere osservata da tutti i clienti del posto -accalcati all'uscita in attesa di capire se potessero o meno rientrare- mentre usciva e si incamminava per le vie del villaggio.

    ...Ah si, adorava essere al centro dell'attenzione.
    E così pensando, scostandosi una ciocca di capelli umidi dal collo, sparì tra la folla del villaggio.



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  4. elsamu
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    Era la prima volta che entravo nelle terme. Stavo solo cercando un posto rilassante e avevo sentito delle voci che le terme erano uno dei posti più rilassanti del paese.

    Appena entrato mi diressi subito verso lo spogliatoio e mi cambiai con calma. La grande stanza è completamente vuota, sarei riuscito tranquillamente a rilassarmi in quel bel posto.

    Usci dallo spogliatorio.

    Wow, che bellezza!!

    Mi ritrovai davanti ai d uno spettacolo magnifico. Praticamente ero in mezzo alla natura.

    Non esitai un secondo e entrai immediatamente nella vasca di tutta fretta, pentendomi poi della mia scelta

    Aaaah..Che acqua calda!!!!

    L'acqua era davvero calda. Inizialmente mi fu difficile starci dentro, ma dopo qualche minuto il mio corpo si stava abituando alla elevata temperatura.

    Mi guardai bene attorno e mi accorsi che non c'era un anima viva in quella vasca.
    Ora ero li, da solo, in quella enorme vasca in mezzo alla natura.
    Mi appoggiai con la schiena ad una roccia, restando sempre immerso nell'acqua.
    Appoggia la testa alla roccia dietro di me e chiusi gli occhi!
    Quella dovrebbe essere stata la giornata più rilassante possibile anche perchè sicuramente nessuno sarebbe venuto a disturbarmi in quel luogo di pace, o almeno quello è quello che pensavo.
     
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  5. Kellik
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    prima di tornare a casa Kellik decise di andare alle terme, non ci era mai andato, aveva sentiton che era un posto rilassante.
    entrando nella stanza principale penso': bello!
    poi ando' nello spoglatoio, non c'era nessuno, penso': strano, pensavo fosse pieno, da come ne parlavano mi aspettavo la calca
    mi cambiai e mi diressi alla vasca, e a quel punto gli scappo': bello! mai visto niente di simile, almeno da quanto ricordi
    e entro' in acqua, e disse piano: mi avevano detto che era calda, ma questa e' molto calda calcando sul molto, ma nonostante il calore si rilasso'.
    dopo un po' di tempo si accorse che si era fatto molto tardi, si cambio' e corse, corse molto, fino a casa.
     
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  6. ¬Chris
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    Dove mi cambio io?
    Maledetti. Post I

    Camminai lungo la via, tenendomi vicino alla cinta muraria che divideva un giardino ben curato con la strada, la gente mi sfilava non dandomi uno secondo sguardo, non perché potessi incutere timore ma semplicemente ero normale, non andavo nell'occhio e questo mi faceva solo che piacere. Non avevo percorso la via principale, sebbene ci avrei messo meno tempo, avevo deciso di prendere le viuzze dove il numero di persone era ridotto, non c'era nulla che odiavo più di essere in mezzo alla folla, ero teso, da poco mio padre mi aveva comprato una casa a Konoha, mi ero trasferito ad Otafuku, pronto a iniziare la carriera ninja.
    Per questo, dopo aver messo nella borsa un asciugamano e dei vestiti di ricambio mi ero diretto verso le terme di konoha, distavano solo a un centinaio di metri da casa mia, passai lungo il fiume che scorreva per konoha, godendo dell'ombra dei numerosi alberi del paese della foglia, era tutto così piacevole, mancavano solo dei pettirossi sui rami ad amoreggiare.
    I soldi fecero un rumore metallico mentre sorridendomi la commessa mi indicava con la mano aperta, rivolgendomi il palmo, lo spogliatoio maschile quindi le sorrisi con la stessa cortesia, senza mostrare i denti e raccogliendo la borsa scura che avevo appoggiato per terra. Seguii la giovane ragazza dai capelli neri odor ciliegia lungo il corridoio fino all'ultima porta a destra, dove, dopo un breve inchino, si allontanò entrai nello spogliatoio aspettandomi una stanza piccola, appartata e sopratutto singola!
    C'erano quattro uomini che tranquillamente si stavano cambiando, altri si stavano asciugando mostrando i loro gingilli, diventai rosso paonazzo e uscii dalla porta, chiudendo la porta e appoggiandomici sopra. Diavolo, mi guardai attorno, poi lasciai lì la borsa e tornai rosso in viso dalla cassiera che mi sorrise nuovamente e nuovamente non disse nulla, la guardai leggermente esterefatto poi con voce quasi stridula, poco maschile devo ammettere le dissi:
    Mi scusi, ma quello è l'unico spogliatoio? Non ci sono degli spogliatoi privati? No, non ci sono... beh grazie, no, non mi deve guardare così! Sì sì, adesso vado, ormai l'ho pagata.. Sì sì, grazie mille, bel servizio comunque!
    Ripresi la borsa e entrai a testa bassa nello spogliatoi e mi sedetti fissando i miei sandali ninja, ogni tanto, sottocchi controllavo che i vecchi ciccioni se ne andassero, ma dopo un po' mi resi conto che non avevano intenzione di muoversi e che probabilmente ci avrebbero potuto mettere anche mezz'ora e che i miei sguardi potevano essere equivoci, sopratutto perché avevo la cerniera della felpa tirata su e il cappuccio calato. Decisi, quindi, che stavo andando troppo nell'occhio, aprii la cerniera solo quando uno dei tre panzoni uscì dallo spogliatoio lanciandomi un'occhiata perplessa, avevo preso in considerazione di andare nella terma completamente vestito, ma sarei andato troppo nell'occhio, velocemente mi levai la felpa e la maglietta mostrando degli addominali ben definiti poi mi alzai e dopo aver lanciato un'occhiata a destra e poi a sinistra mi tolsi le mutande con una mano mentre con l'altra prendevo l'asciugamano.
    Finalmente ero pronto, mi armai di ciabatte e entrai nelle terme, il problema fu quando dovetti entrare nella vasca, mi accucciai per terra, dopo essermi tolto le ciabatte, quindi mi tolsi l'asciugamano e mi tuffai in piscina, risalii e controllai che nessuno mi guardasse mentre le ondine sollevate bagnavano il pavimento, quindi mossi le braccia finché non trovai una posizione comoda, presi l'asciugamano e me lo appoggiai sopra agli occhi e cercai di addormentarmi rilassato, in pace con me stesso.


     
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  7. Cannella 2.0
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    « Continua da...

    Tre termiti alle terme
    Perché gli uomini d'oggi somigliano a donne senza seno.
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    «Gnocca. Figa, passera, vulva, vagina. Non per essere volgare, ma è questo che mi ci vuole adesso. Rimanere bello terra terra, istinti primordiali e tutto. Per oggi ne ho avuto abbastanza di sentimenti e amore angelicato. Dobbiamo tornare alle nostre radici di guardoni. Come quando ci siamo conosciuti!»

    Torō stava ancora trascinando Shinji per un braccio, mirando dritto verso le terme. Il poveraccio, in balia del violacrestato, non poteva fare altro che seguirlo in quella mezza corsetta a testa bassa. In compenso non si capiva se stesse parlando con l'amico o con la capra. Dopo queste poche parole procedette in silenzio. Una marcia forzata da ariete allupato. La meta, una e una sola: spiare nudità pubblicamente esposte, per riequilibrare lo shock emotivo dato dall'incontro con Emiko.

    [...]


    Con una simile andatura, non ci misero molto ad arrivare alle terme. Torō si lanciò dentro, seguito da Shinji, sempre legato al suo braccio. Yagi, conscio che quello non era luogo adatto a una capra (o forse vinto dal pudore nell'intendere i propositi del padrone), se ne rimase fuori, attaccando voracemente un'aiola di ben curati gladioli.
    Alla stupefatta ragazza al banco, Torō si limitò a gridare che l'avrebbe pagata magari dopo, eh, se ce ne fosse stato il tempo. In un secondo la sconvolgente visione dello strano duo era scomparso dalla vista dell'addetta. Si domandò se avesse avuto le traveggole, ma quanto stava per succedere le avrebbe probabilmente provato che quei due non erano un'allucinazione. Magari lo fossero stati, si sarebbe detta. Le allucinazioni di solito non fanno così tanti danni.

    All'interno dello spogliatoio, intanto, Torō si era già praticamente svestito. Faceva una ben misera figura, così nudo. Il corpo magro, l'assenza di muscoli e la presenza di numerose ferite non del tutto cicatrizzate lo stigmatizzava come un pessimo ninja. I pochi peli corporei, lisci come quelli degli adolescenti, erano stranamente viola. Evidentemente il ragazzo non si tingeva i capelli.

    «Allora Shin-chan. Ignudati che ti spiego il piano. È molto semplice, e si compone di due sole fasi. Fase uno: noi andiamo di là, ci sciacquiamo un po' le parti basse, e facciamo finta di essere tranquilli e normali avventori delle terme. Fase due: irrompiamo come delle furie nella zona femminile. Chiaro? In fondo non è forse vero che uomini e donne nascono uguali? E allora perché dobbiamo essere separati nel momento di maggiore uguaglianza possibile nel mondo, ovvero il bagno, dove tutti, nudi come il giorno in cui sono venuti al mondo, espletano i bisogni più essenziali dell'uomo? Non dobbiamo, ecco tutto. Rompiamo le barriere del genere, e godiamoci pure qualche bel paio di mammelle prima che ci scaccino a pedate nei bassifondi!»

    Detto ciò, senza aspettare l'amico né curarsi di coprire le pudenda con l'apposito asciugamano (lasciato solo, poveretto, nello spogliatoio), fece irruzione nella vasca maschile, quasi correndo. Anzi, senza quasi. E cosa succede quando si corre scalzi su di una superficie bagnata? La risposta la sapete.
    Torō si librò, peraltro poco aggraziatamente, al di là del bordo della piscina e con un urlo belluino si schiantò nell'acqua. O meglio sulla testa di un tipo che se stava nell'acqua. Sprofondarono entrambi. Quando Torō riemerse, sputacchiante, mezzo annegato e con la cresta moscia sugli occhi, si girò verso quello sconosciuto e si mise, ovviamente, a gridargli contro.

    «Ehi tu, passerina! Chi cazzo ti ha dato il permesso di sottrarmi il mio dovuto spazio di atterraggio? Usurpatore di cadute morbide e stilose! Mi sarei potuto Rompere qualcosa atterrando su quella tua testaccia dura! E poi con quella faccia e quel capello piastrato e lucente potresti pure essere una donna con poche tette! Che ci fai qui, nel nostro bagno? Non sei il mio tipo, scusami bellezza! Preferisco quelle un po' più formose!»

    Molte teste si girarono verso di loro. Torō aveva la straordinaria facoltà di far girare molte più teste del dovuto. E quel povero ragazzo dai capelli neri e dal fisico asciutto stava per trovarsi, sicuramente suo malgrado, nel tornado di insensatezza violacea portato dallo Yamanaka. Il secondo malcapitato della giornata. Un nuovo record.


    Edited by Cannella 2.0 - 18/10/2012, 23:12
     
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    Le Terme- Si entra in scena!


    Vecchio, diranno che sei Vecchio.



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    Ed ancora lo trascinava, via da quella tizia con gli occhi bianchi, era una del Clan Hyuga, lo si capiva da quegli occhi. Maledetti Hyuga e i loro occhi bianchi, però era una donna, e Shinji alle donne non guardava gli occhi, no per niente.
    Andava di corsa quel dannato Punk, e Shinji non aveva voglia di strattonarlo, anzi, si faceva quasi trasportare, in maniera tale da durare meno fatica, mentre il duo si avvicinava alle terme il giovane dai capelli corvini, iniziò a guardare Toro storto, quasi lo disapprovasse, anche se quello non era disappunto, ma una sorta di tentativo ulteriore di distogliere lo sguardo da quella crestaccia viola che gli adornava la testa.
    Ad ascoltare le parole del suo compafgno di avventura, il giovane annuì contento, approvando in pieno quello che l'altro diceva, mentre continuava la corsetta.

    Ohè! Senti coso, allora entriamo alle terme e ne prendiamo 2 una a testa, e ricordati che l'amore non ha età! Ahahahahahah!



    Il ragazzone degli uchiha esplose in una risata malefica e beffarda, era proprio un criminale con la faccia da allocco! Eppure non riteneva sbagliato prendere una donna e procreare, non andava contro a nessun codice morale, almeno non andava a collidere con il suo personale e distorto codice. Intanto Toro lo stava trascinando ancora, ormai il duetto di pischelli era giunto all'interno del locale termale, imbambolando una bella ragazza al bancone, ed avuto accesso agli spogliatoi, con al scusa di pagare in posticipo, si come no, in natura se avrebbe reclamato la paga.
    Giunti nello spogliatoio, come un serpente che cambia pelle, Toro si svestì rapidamente, e consigliò all'Uchiha di fare lo stesso, il ragazzone dunque iniziò a svestirsi con calma, piegando i suoi abiti preferiti, cavolo ci teneva a quegli abiti.
    Gli ci vollero alcuni istanti, per ritrovarsi igniudo, e con tutto l'ambaradan all'aere, con quel pendolo a sbatacchiare di quà e di la, iniziò a seguire Toro, che impaziente aveva iniziato a correre verso la piscina.
    Neanche Shinji ebbe il pudore di mettersi l'asciugamano, diamine Toro aveva ragione, il genere e le barriere che questo inseriva tra i due sessi, andava distrutto, viva la nudità!
    E poi se ciò può essere narrato, non doveva certo farsi complessi ne per il fisico ben dotato, ne per le sue parti basse.
    L'unica cosa che forse poteva dare un po' di fastidio agli altri, era senz'altro l'immane quantità di cicatrici che attorniava completamente lo sfigurato corpo del giovane Uchiha, i segni delle torture e delle punizioni del nonno, i segni che incrementavano sempre di più l'odio e la rabbia verso i suoi simili.
    Sfregi, tagli suturati male, lunghe aperture rigonfie e ricucite a voler lasciare sul corpo una cicatrice proprio a monito dell'inadeguatezza del giovane spilungone.
    Da quanto era striato potevano scambiarlo per una tigre. Apparte quel piccolo dettaglio al quale il ragazzo non faceva più caso, la muscolatura era ben definita, la spalle ben piazzate ed il volto un vero splendore.
    Proprio un bel ragazzo da spiaggia.
    Ma mentre il giovane si perdeva per alcuni istanti in riflessioni sugli asciugamani delle terme, rimanendo per molti secondi a fissare lo scaffale dove essi venivano riposti, l'altro, il Punk era scivolato, e rovinosamente precipitato in vasca, ma non si sentì il caratteristico splash dei tuffi a bomba scoordinati, bensi un tonfo.
    Doveva aver incocciato qualcuno, si disse il giovane reietto.
    Così tornando lentamente dal mondo degli asciugamani da pube, a quello reale, lentamente si appropinquò al bordo della piscina, con il pendaglio all'aria, privo di qualsiasi vergogna.
    E quello che vide, fu il suo amico occupato a litigare con un tizio che si trovava in piscina, probabilmente, da quello che Shin riuscì a catturare, doveva aver combinato qualcosa a sfavore di Toro.

    Senti un po' Toro-San, non eravamo venuti quì per la figa? Perchè per il momento non la smetti di abbaiare contro quell'ometto? Magari è simpatico, e anche lui ci accompagnerà ad infrangere la Barriera... pensaci, 6 mani sono...
    O forse è meglio pestarlo? Nessuno può infastidire il grande calcolatore, il maestro del disordine violacrestato! Io......



    E pensare che era partito bene, il discorso serio, tutto il resto, poi aveva virato, aveva cambiato parte, ed infine aveva visto un omino vecchio, ma talmente vecchio da far impallidire qualsiasi vecchio decrepito del paese, così come un vero maleducato, iniziò a fissarlo, sconvolto da quella sua vetusta figura flaccida e rugosa oltre ogni dire umano e concepibile, lentamente iniziò anche ad avvicinarglisi, voleva capire il trucco per una veneranda silouette come quella.
    Lento, come se dovesse cacciare uno scoiattolo, per non farlo scappare. Rimase dunque lì lasciando perdere la discussione dei due ragazzi poco più in la, con la sua caratteristica faccia, a metà tra il curioso e l'ebete più assoluto, insomma come al solito la sua concentrazione sulle cose veniva meno dopo pochi, pochissimi istanti, e ne andava fiero, questo lo rendeva capace di pensare a cose che nessun altro concepirebbe mai, in quella sua degustazione di vecchiaia, si accese l'ennesima sigaretta della giornata.
    La bocca ogni tanto si apriva, calando, poi tornava su e si riapriva, senza che il giovane ne avesse coscienza alcuna.

    Quanto è vecchio quello....






     
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  9. ¬Chris
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    La testa ciondolava sul filo dell'acqua, gli occhi chiusi sognanti, un uomo su un piedistallo a qualche metro da me suonava un liuto e mi feci trascinare da quella melodia, dalle corte pizzicate e dall'odore forte di muschio bianco. Ma tutto quello venne interrotto da un uomo completamente ignudo seguito da un altro tipo, erano tutti nudi e le cicatrici sui loro corpi mostravano a tutti quanto fossero dei ninja incapaci, il primo, quello che sembrava la capoccia del gruppo, mi cadde addosso e iniziò ad urlarmi addosso. Mi abbassai finché il naso non raggiunse il livello dell'acqua e diventai rosso paonazzo, non sapevo cosa rispondere quindi rimasi in silenzio mentre intervenne l'altro ragazzo. 6 Mani, cosa diavolo sarebbero servite sei mani?

    Ma... Ma io... blubblub - alzai la bocca sopra al livello dell'acqua, sputandone, quindi rialzai lo sguardo, non riuscii a guardarlo in faccia, quindi fissai il petto e ripresi - Non volevo, scusami, mi dispiace... Comunque, non l'ho fatto apposta, mi scusi, sul serio, non credevo che si sarebbe tuffato qua. Scusi, scusi... Non lo farò più lo giuro...

    Mentre parlavo mi ero alzato dall'acqua ergendomi al massimo della mia altezza, toccavo quasi il metro e novanta, per questo le mie spalle erano leggermente ricurve, non volevo mettermi in mostra, quindi rimasi leggermente gobbo, come sempre e mi spostai su un altro lato della piscina, chiedendo scusa per il disturbo a tutti i presenti all'interno della stanza e chinando il viso come segno di pentimento.
    Provai a tornare calmo, ma non ci riuscivo, ripensavo a quella figura di merda quindi presi il mio asciugamano e mi alzai mostrando a tutti le chiappe sode di un ninja allenato, feci veloce a coprirmi le parte intime, quindi tenni lo sguardo basso cercando invano lo spogliatoio, diavolo nemmeno le terme erano un luogo sicuro dove potersi riposare...
     
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  10. Cannella 2.0
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    Tre termiti alle terme
    Per giocare alla cavallina bisogna essere alti uguale
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    Shinji, come sempre, si perse nei meandri del suo cervello, e abbandonò subito la scena, distratto da chissà quale vecchio. Torō non gli prestò quasi attenzione. Caro ragazzo, tanto bravo a fare del male al prossimo, ma veramente con la testa fra le nuvole. E un pensiero simile, da uno come lo Yamanaka, doveva per forza essere vero. Il suo sguardo seguì per un istante le natiche del tipo sul quale era atterrato. Gli venne un'ideuzza.
    Con un balzo si portò dietro di lui e, alzando un braccio gli meno una violenta frustata con le dita, proprio là dove non batte il sole. Se lo avesse preso, avrebbe approfittato della probabile sorpresa dell'altro per saltargli in groppa, abbrancandolo al collo con le braccia esili e avvinghiandogli le gambe al lungo busto. L'altro era di ben trenta centimetri più alto di più, e Torō sarebbe sembrato più uno zainetto sulla sua schiena che un suo pari. Ben poca minaccia, in effetti: avrebbe potuto scrollarserlo di dosso con estrema facilità. Da quella posizione privilegiata, il corpo nudo premuto contro la schiena dell'altro, Torō gli avrebbe urlato nell'orecchio.

    «Ormai è un po' tardi per le scuse, non ti pare? La frittata è fatta, e le uova irrimediabilmente rotte. Se sei uomo, e così mi pare, a vedere ciò che ti penzola tra le gambe, non dovresti voltare le spalle ad un altro uomo. O forse hai di quelle tendenze...? Se sei un vero maschio vieni con me e il mio compagno là nello spogliatoio, che dobbiamo elaborare un certo piano. Come ha detto lui, sei mani sono meglio di quattro, e io aggiungo che anche tre teste e tre peni sono meglio di due. Se verrai con me, ti considererò perdonato e ai miei occhi splenderai come i roghi di monaci sulle alte catene montuose ai confini del mondo. E allora anche tu potrai entrare a far parte del meraviglioso e unico gruppo di Torō Yamanaka, il sovvertitore dell'ordine con la cresta viola! Fossi in te ci penserei bene, e accetterei l'offerta che ti faccio con un sorrisone su quelle belle labbra sottili che ti ritrovi.»

    Detto questo Torō sarebbe smontato di sella, per così dire, e avrebbe costretto l'altro a voltarsi. Nei suoi, per una volta liberi dagli occhiali che di solito portava, avrebbe visto un luccichio sinistro ma affascinante, e gli angoli della sua bocca, piegati in su come le corna di una vacca, avrebbero mostrato il solito sorriso pericoloso. Torō pensò che in fondo quel tipo poteva essere interessante, e il carattere apparentemente remissivo e ingenuo ne faceva un soggetto perfetto per i suoi piani. Ingenuo e innocente, sì, come Emiko...Torō scosse violentemente la testa. Al pensiero della ragazza da poco abbandonata sulla strada principale del villaggio la sua vista si era oscurata. Meglio non pensarci, no.
    Tese una mano ossuta verso l'altro.

    «Soci, caro il mio spilungone?»
     
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  11. ¬Chris
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    Ero già proiettato nello spogliatoio e pensavo con che coraggio avrei fatto la doccia comune. Le ciabatte sbatecchiavano sul pavimento piastrellato delle terme leggermente bagnato; gli sguardi silenziosi di tutti gli abitanti di konoha presenti nella stanza mi seguivano e li percepivo sulla schiena come una fitta dolorosa all'altezza della nuca. Non ebbi il coraggio di alzare lo sguardo ma sentii solo un veloce rumore di piedi, non feci in tempo a girarmi che quel maledetto punk con la cresta viola si lanciò in groppa, era un nanetto in confronto a me, per questo ebbi qualche difficoltà a togliermelo di dosso. Sentivo il suo pene ciondolare sulla schiena, la cosa mi riempiva di disgusto e senso di ribrezzo, per questo ringraziai iddio quando quell'ometto smise di urlare - non avevo capito una sola parola di ciò che aveva detto - l'imbarazzo e il ribrezzo avevano lasciato posto alla rabbia, che schifo, come diavolo si permetteva. Quindi si girò e mi allungò la mano, chiedendomi se fossimo diventati soci. Rimasi sbalordito. Lo guardai in faccia, nei profondi meandri delle pupille vidi una luce, non mi sembrava il classico attaccabrighe e il suo sorriso sulle labbra non sembrava una provocazione ma bensì un sorriso sincero, come se non fosse successo nulla. I miei occhi si mossero un paio di volte fra la sua mano e i suoi, con aria dubbiosa, poi inclinai leggermente la testa come se fosse un dipinto da dover comprendere meglio quindi sorrisi a mia volta e cercai di colpirlo dritto sul naso con un pugno, sperando di rompergli il setto nasale. [vel 400]
    Nel caso il pugno non fosse andato a segno, avrei provato a colpirlo nuovamente con un secondo pugno all'altezza dello stomaco, nel caso che uno dei due colpi fosse andato a segno avrei parlato in un soffio, l'adrenalina stava lentamente scemando e mi resi conto che quello che prima era un leggero brusio e risa da parte degli spettatori ora era religioso silenzio, solo qualcuno si chiedeva chi tra me e il punk avrebbe vinto, uno dei tanti vecchi iniziò a tenere un banco di scommesse.

    Oh cazzo, scusa! - Mi grattai la testa, abbassai nuovamente lo sguardo e mi fissai i piedi - Ehm, ne parliamo di là, non poss...


    La frase la finii nella mia testa e mi diressi verso gli spogliatoi a testa bassa e passo ben spedito, diavolo che era successo? Iniziai a respirare cercando di controllare l'espirazione e l'inspirazione, era un trucco insegnatomi dal mio sensei, mi aveva fatto praticamente da padre, poiché quello biologico era sempre impegnato con operazioni dell'Edera e lo si vedeva raramente. Quindi riuscii a rilassarmi e il colore delle mie gote tornò rosa chiaro, quando e se i due pazzi mi avessero seguito in spogliatoio mi avrebbero trovato intento a mettermi i pantaloni della tuta, cercando di fare il più in fretta possibile, dio che figura di merda!
    E li riempii di scuse e inchini.

     
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    Colluttazioni alle terme


    Quel ragazzone picchia.



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    Mentre Shinji era occupato a fissare con insistenza quel povero vecchio, che evidentemente era abbastanza spaventato o imbarazzato dal comportamento dell'Uchiha, gli altri due stavano discutendo sopra chissà quale argomento, distratto com'era, Shin percepì solamente alcuni sproloqui da parte di Toro, che poi si calmò, e chiese allo sconosciuto san di divenire soci, proprio come aveva fatto con Shinji.
    In effetti un terzo elemento sarebbe stato positivo, avrebbero potuto formare una squadra, una divertente squadra. Un tonfo poi, Shinji si voltò e vide Toro aggrappato alla schiena dell'altro ragazzo, entrambi nudi come vermi, ma poi pacificamente il punk scese, e tese la mano all'altro, che probabilmente incredulo di aver vissuto quella situazione fece la prima cosa che realmente gli venne in mente, un pugno, un gran diretto volto a colpire il punk al volto.
    L'Uchiha era troppo lontano per intervenire, così rimase ad osservare la scena, per poi avvicinarsi con calma e senza remore a Toro, mentre l'altro si appropinquava evidentemente imbarazzato verso gli spogliatoi.
    Nel caso fosse stato colpito, Shinji avrebbe aiutato Toro a rialzarsi, e poi scuotendo la testa avrebbe detto:

    Ascolta, ma non te l'ha insegnato nessuno a non strofinare il tuo pendaglio contro la schiena dei maschi? Ci credo che ti ha colpito... Bene ora andiamo a prendere quell'omaccione, che a quanto ho visto, picchia forte ed è pure veloce, potrebbe farci comodo nelle nostre scorribande, e mi raccomando vedi di essere un po' meno pazzo stavolta....



    Detto ciò Shinji si sarebbe acceso una sigaretta che portava dietro all'orecchio destro, ed avrebbe iniziato a fumare, accendendo la suddetta con il suo accendino tenuto in mano tutto questo tempo. Fumava all'interno di un locale termale, forse non era propriamente regolare, ma a lui che importava? Lo spilungone degli uchiha avrebbe atteso poi che il Punk tornasse a ragionare, e avrebbe ascoltato un'eventuale sua risposta, per poi incamminarsi allegramente verso gli spogliatoi, dove avrebbe trovato l'altro omaccione a vestirsi in fretta e furia, così gli si sarebbe avvicinato, e con la sua solita voce calma e priva di tonalità particolari, si sarebbe espresso, guardando il moro dritto negli occhi.
    L'omaccione a vedere i due iniziò a scusarsi per il comportamento tenuto, inchinandosi e tutte le altre reverenze del caso, una roba un po' prolissa, almeno per Shinji.

    Senti un po'... Tu sei forte, il tuo pugno era veloce e potente, l'ho notato subito.
    E smettila di scusarti, non serve, io sono Shinji Uchiha, tu invece Omaccione? Che ne dici di formare un trio, lascia stare il coso Viola, ogni tanto impazzisce, ma una cosa l'ha detta giusta, diventa un nostro compagno, infondo siamo due amici, che ne dici? Diventi il terzo amico della cricca? Poi si ecco a me piace un gatto, un gatto che tutte le volte ha sulla testa uno strano cappello a forma di rana, tu l'hai mai incontrato? Se si, sappi che è mio. Comunque piacere di conoscerti ragazzone-san.



    Fatto ciò, il babbeo degli Uchiha tese la mano aperta a quel ragazzo, ovviamente sperando in una stretta, poichè se l'altro avesse siglato la stretta di mano, per Shinji sarebbe stato a tutti gli effetti il nuovo membro degli amici di scorribande, e quindi proprio come lo era Toro, una delle cose che gli rallegravano la sua vita da reietto.
    A quel punto avrebbe atteso, cercando di tewnere sotto controllo eventuali scatti d'ira del compagni violacrestato.






     
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  13. Cannella 2.0
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    Oh, naso, perché ti ostini a sporgere?
    Per giocare alla cavallina bisogna essere alti uguale
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    CRACK!!! E il naso se ne andò, in una nuvola di schegge di cartilagine e sangue. Torō cadde pesantemente all'indietro, sbattendo le chiappe sul liscio pavimento delle terme. Mugolando come un gattino ferito, si portò una mano all'appendice fracassata e imprecò con voce distorta. In un attimo arrivò Shinji, che lo rimise in piedi senza sforzo. L'altro, lo spilungone che di punto in bianco gli aveva assestato il micidiale pugno, era già sparito negli spogliatoi.

    «Io dod gli ho sdrobinado brobrio diedde sulla schieda! Dobebo solo arribare al suo oregghio, ed era gosì in aldo...Babbé, lasciabo berdere...Bediamo di sisdebare guesto gazzo di daso..»

    Con un lungo sospiro preparatorio, Torō si afferrò il naso tra le dita e tirò con forza. Lanciò un urlo lancinante, simile a quello dei lupi, ma il setto scomposto tornò nella sua posizione originaria. Coperto di sangue, pensò di bene di risciacquarsi nella grande vasca. Vi immerse la testa, e intorno a lui si allargò una chiazza rossiccia. Quando riemerse, soltanto un esile rivolo di sangue gli correva ancora giù per il naso gonfio e tumefatto.

    «Ahi, ahi, ahi e doppio ahi! Cazzo, quel tipo picchia davvero come uno stronzo! Bello, mi piace! Ha fegato e non si perita a malmenare il primo che passa! Mi piace, mi piace! Andiamo a stanare la volpe, mio caro Shinji!»

    E si avviò verso lo spogliatoio, lasciando una pista di briciole di sangue.

    [...]


    Dentro trovarono l'altro visibilmente scosso da quanto aveva fatto: vedendoli, cominciò a implorare perdono e a inchinarsi perfino. Shinji gli rivolse parole amichevoli, per quanto incoerenti.

    «È come ha detto lui, bello! Picchi come un demonio, e anche se la mia bellissima faccia non sarà più la stessa, ti voglio nel gruppo. Anche perché da soli non ce l'avremmo mai fatta a buttare giù la parete posticcia che ci divide dal tanto agognato premio: le donne! Che ne dici, Spaccanasi, ti unisci alla festa? Torō Yamanaka sa ricompensare i suoi amici, e soprattutto sa perdonare gli stronzi che gli fracassano parti del corpo! Quindi, fossi in te, ne approfitterei! A meno che tu non preferisca vivere la tua vita nel terrore di una mia visita notturna a sfondo omicida!!!»

    Disse tutto ciò sorridendo, un sorriso malevolo macchiato di sangue.

    «Mi sa che mi conviene tamponare, prima di morire dissanguato...»

    Afferrò uno dei candidi asciugamani delle terme e, senza troppi riguardi, ne cacciò gli angoli nelle narici.

    «Adesso ba beglio....»
     
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  14. ¬Chris
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    "diventa un nostro compagno, infondo siamo due amici, che ne dici? Diventi il terzo amico della cricca?"

    Rimasi stupito e in silenzio per qualche attimo, nella mia infanzia non avevo mai avuto degli amici, mai, nessuna relazione profonda che si potesse chiamare tale. Ma quelli sembravano esser sinceri, avevo spaccato il naso ad uno dei due, quello con i capelli viola, ma non se l'era presa, anzi, proprio per questo mi stava spingendo ad entrare nella loro combricola.
    Rimasi in silenzio, continuai a tenere lo sguardo basso studiando le gocce di sangue sul pavimento candido, poi li guardai in faccia prima l'uno, poi l'altro, infine con voce seria e allungando la mano verso di loro dissi:

    Mi sta bene, ehm, sarò dei vostri! Però... - Mi concentrai su una delle cicatrici di Toro - Basta che non facciamo troppo casino, non vorrei fare danni


    Divenni paonazzo e infine sulla labbra si allungò un timido sorriso, innocente.

     
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    Il dopo-retata

    ..con stile


    Giunti alle terme, Kiyomi si sarebbe fatta probabilmente attendere da Raizen, trattenendosi più di qualche minuto nel prepararsi e farsi una lunga doccia calda, arrivando poi alla vasca riservata all'Hokage coi capelli avvolti in un asciugamano, come anche il suo corpo. Una volta arrivata in prossimità della vasca, però, non si sarebbe fatta problemi a denudarsi difronte al gigante, che avrebbe potuto nuovamente mirare quel corpo formoso ma ben sodo, senza neanche un pelo in qualsivoglia centimetro di pelle, entrare in acqua in totale tranquillità, sedendosi nè troppo vicino, nè troppo lontando da lui (circa un metro e mezzo), e se la vasca fosse stata abbastanza piccola, vi si sarebbe messa difronte.
    Dopo essersi accomodata, la ragazza prese tra le dita una delle due coppe di champagne che aveva ordinato, appena versato da una dipendente delle terme che poi abbandonò la coppia, e con molta rilassatezza cominciò a chiacchierare.
    Ahh, ci voleva.
    Ma...senti un po'...non ho potuto fare a meno di notare quelle code rosse che ti sono spuntate dal didietro. Mi domandavo se potessi insegnare anche a me una tecnica del genere.
    Bé, mi è sembrata una cosa piuttosto elegante ed aggraziata, niente nel tuo stile insomma, ma fa tanto "kitsune", il che sarebbe più adatto ad una come me. Sarebbe possibile?

    L'intenzione non era certo far rivelare all'hokage qualche segreto, ma qual'ora avesse voluto farla partecipe di quello specifico particolare, lo sguardo della genin sarebbe cambiato improvvisamente, stringendo le palpebre e fissando le pupille di Raizen, e solo dopo averlo guardato silenziosamente per lunghi istanti, avrebbe ripreso la parola.
    Qu...indi...lui mi ha vista nuda...e ha visto anche quello che facemmo al nostro primo incontro? Inutile dire che se la risposta fosse stata positiva, l'otese si sarebbe lasciata andare ad un'espressione ed un verso di completo disgusto, distogliendo lo sguardo per qualche secondo.
    Ohh...è semplicemente disgustoso! Senza offesa...volpe. In un unico sorso si sarebbe scolata l'intero bicchiere di champagne, versandosene poi altro e riempiendosi il bicchiere fino all'orlo. Certo, era una notizia alquanto shockante, ma come il colosso si sarebbe potuto accorgere, alla giovane interessava ben poco della sua condizione, non trovandoci quasi niente di speciale in quella nuova prospettiva, ma essendo molto più preoccupata di aver fatto una sottospecie di rapporto sessuale a tre con una volpe demoniaca.
    In pratica non hai mai un attimo di intimità, come diavolo fa a vivere così? E giù un altro bicchiare di prelibato alcool frizzante, stavolta gustato un po' più lentamente. Qualunque fosse stata la risposta dell'Hokage, la ragazza si era ormai abbastanza ripresa dallo shock ed avrebbe cercato di pensare ad altro, passando ad un altro argomento.
    Va bene, contento tu...
    Ma passando a cose più serie...quanto dovrò andare avanti con questa sceneggiata della kunoichi? So che per te è importante, ma io non sento altro che le lancette del mio orologio biologico che fanno tic-tac. Inesorabilmente.
    Quindi parliamoci chiaramente e dimmi la verità...tu puoi davvero fare qualcosa oppure no? Mi basterebbe anche qualcosa che mi garantisse di non invecchiare mai, non sono così esigente da pretendere l'immortalità, capisci che intendo?
    Mandando giù un altro sorso.
    A quel punto avrebbe atteso che Raizen le rispondesse, e se non avesse voluto rivelarle il suo segreto, poco prima, sarebbe passata direttamente a quell'argomento.


    Edited by Yusnaan - 24/1/2017, 14:13
     
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