Palazzo Yakushi

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    Tradizioni


    -II-






    Raizen annuì, seppur non visto, una cosa istintiva.

    Capisco, per un momento pensavo che facesse parte della vostra arte la respirazione.

    Quello continuò a parlare di Febh, sparandogli addosso qualche ricordo non richiesto, prima di incappare nell’affermazione più assurda che avesse mai sentito.

    Ah, capisco.
    Quindi non è colpa di Febh, è tutto il clan che è composto da squilibrati.


    Le affermazioni successive, quantomeno, gli diedero una leggera spinta, sciacquando via un po' di torpore, ed anche facendogli mettere alla prova le sbarre con una pacca rabbiosa considerevole, ma senza la vera intenzione la porta rimase al suo posto.

    Ma tenetevele le tradizioni!
    Non potete pretendere che questa cosa passi come positiva senz…


    Inspirò profondamente, rendendosi conto che era impossibile insegnare ad un uomo che aveva un centinaio d’anni un secondo punto di vista.

    Non sono uno Yakushi, e i vostri metodi… beh, diciamo che vanno oltre il singolare.
    In realtà non è una questione di dolore, di motivazioni… o di che diavolo ne so, faccio fatica a comprendermi.
    Semplicemente non è il modo giusto, non può esserlo.
    È così tremendamente inconcepibile che non riesco a formulare un discorso decente per spiegarti quanto mi lascia basito!
    È tortura!
    Vuoi torturare un amico?
    Che hai nel cervello?
    Piscio?!?


    il cibo sembrava comunque essere gradito per lui, quindi cercando di incastrare lo spigolo del volto tra le sbarre per avere una visione leggermente migliore tentò il lancio.

    Ah no aspetta però, se sbaglio è un casino.
    Questa roba ti starà davanti al naso per chissà quanto.


    Avrebbe quindi disfatto l’orlo del pantalone in modo da ricavarci un filo e fare un pacchetto del piccolo spuntino con la prima parte di tessuto, a volersi accontentare, essendo un pugno di carne essiccata poteva anche essere chiamato pranzo da una persona a dieta.
    Il filo era robusto cotone, per cui avrebbe retto senza problemi.

    Farò un lancio leggermente lungo, almeno sarò sicuro di prenderti con il filo, ma se riesci a prenderlo al volo meglio.

    Sicuramente le celle avevano la medesima dimensione per cui una volta avuta certezza sulla posizione di Soryo avrebbe effettuato un lancio abbastanza morbido e a palombella, quindi successivamente lento per un uomo così esperto da poterlo vedere ed eventualmente cambiare la sbarra da cui aveva fatto uscire la mano per prenderlo.

    Preso?
    Non dovrei essere andato corto se non l’hai preso dovresti sentire il filo, ti basta tirarlo.


    Se non fosse riuscito a prenderlo neanche così avrebbe semplicemente ritentato, riavvolgendo con cura il filo, certo il cibo non sarebbe stato il massimo visto che la tela qualcosa avrebbe assorbito, ma meglio di nulla.
    Concluso il suo gesto si sarebbe poggiato nuovamente al muro, sospirando.
    Per un po' si sarebbero solo sentite le gocce d’acqua cadere a terra.

    Non lo so cosa mi aspettavo.
    Ho sbagliato e ne sono cosciente, e quando sbaglio io lo faccio sempre in grande stile, quindi è certo che io abbia esagerato.
    Ma queste celle?
    Che senso ha?
    Ero davvero pronto a tutto non scherzo, la mia ultima scialuppa era spingerlo ad attaccarmi e subire qualsiasi cosa fosse arrivata per fargli comprendere quanto facessi sul serio.
    Se sono qui è perché l’ho ferito, se l’ho ferito sono suo amico… se sono suo amico perché farmi soffrire?
    Io stesso devo vedermela con lo stronzo che sono, e so che è sbagliato mettere un righello sulle sofferenze, non so di preciso che diavolo ho fatto, ma non me la passo così bene.


    Prese un piccolo calcinaccio lanciandolo al muro in modo che rimbalzasse verso di lui.

    Rendersi conto di essere come me vuol dire dover passare l’intera esistenza con uno come me.
    Ed è estenuante.
    Di certo non mi aspettavo questo una delle poche volte in cui sono riuscito ad essere migliore.


    Scosse la testa quando quello gli disse che avrebbe potuto pensarci più tardi.

    Seh, come no… credi davvero che sia la prima volta che finisco in una situazione simile?
    So per esperienza che pensare a qualcosa di diverso dai tuoi nervi è assai difficile.
    Hanno pure fatto degli esperimenti su di me.
    E mi dispiace, ma la tortura no riesco proprio a farla rientrare tra le cose educative.
    Potrebbe ammansire qualche animo, ma siamo ben lontani dalla comprensione, dal rispetto e svariate altre cose da persone normali.


    Passò qualche secondo.

    Come le avete trasformate voi in tradizioni?
    Parliamoci chiaro, siamo oltre un rito tribale qui.
    Non so quanto posso osare con le mie richieste, ma ormai direi che ci sono dentro fino al collo, tanto vale saperne qualcosa in più, magari in futuro sarò in grado di sfruttare qualcosa.


    Qualche spiegazione se la meritava dopotutto, certo era un arte di clan, ma magari se avesse imparato a non cedere agli interrogatori in futuro gli sarebbe tornato utile, stava anche giocando sulla gratitudine che quel pasto inaspettato aveva generato, ma questo non l’avrebbe mai detto.

    Comunque non mi aspetto di essere salvato, non voglio essere salvato, sono qui perché l’ho deciso, se qualcuno di diverso da Febh mi volesse fuori da qui non lo ascolterei.
    Certo, se mi cascasse tutto in testa sarebbe diverso, ma questa è una mia decisione.
    Diciamo che sono qui per vedere come farà ciò che ha in mente di fare, ma per ora, per quanto mi riguarda, la fine di questa storia è già scritta.
    Volevo semplicemente alleggerirti il carico con qualcosa che ti allontanasse un po' da queste celle, ma alla fin dei conti ho visto gente ridotta peggio di te.
    Avendo un rapporto molto stretto con i draghi sono semplicemente la prima cosa che mi è venuta in mente.
    Ma tu dove eri per tre anni?
    È parecchio per una missione.


    Visto che la cosa sembrava non preoccuparlo poteva anche togliersi qualche curiosità.
     
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    Fiducia

    II




    Febh sembrava piuttosto ferrato nel campo delle torture, tanto da arrivare a farsi i propri appunti personali per nuovi aggeggi. Dopotutto aveva già dimostrato il suo talento con l'organizzazione della riunione (e sarebbe stata sicuramente più folle ma meno traumatica dell'idea del Mikawa). Tuttavia, sapere per chi fossero quelle ingegnose trappoline non la faceva stare tranquilla.
    La notizia di Raizen a Villa Yakushi non la agitò come avrebbe dovuto. Dopotutto, come aveva spesso e ripetuto, Febh le nascondeva fin troppe cose, e nonostante quella fosse una cosa quantomeno intuibile, non era a conoscenza delle personalissime celle del clan, tantomeno della loro passione per la tortura personale, che aiutava a sviluppare le loro abilità. Intuibile, ma non detto. Ma che te ne fai di tutta questa roba se hai Raizen a casa tua, non dovresti fargli compagnia? Sei un pessimo padrone di casa. Gli rubò nuovamente la rivista dalle mani, arrotolandola e sbattendogliela in testa, infastidita. Non importa se c'è altra gente al palazzo, TU l'hai invitato e TU dovresti essere presente. Soprattutto se avete delle divergenze. A proposito, che tipo di... mh? Si spense alla fine della frase, ricordando i suoi tremendi dubbi riguardo la situazione, chiedendo nuovamente che le venisse spiegata la situazione per benino.
    E qualche spiegazione le venne data, lasciando intuire che fosse proprio Raizen la vittima di quelle trappole. Oh per gli dei... Vuoi dirmi cosa ti ha detto!? Penso di saperlo, ma insomma... Sparare sentenze a caso non mi aiuterà a risolvere le cose! Siete ancora amici, mh?Hebiko era ormai visibilmente tesa e irritata, soprattutto per i punti mancanti della storia che la lasciavano colma di dubbi. E nel mezzo, discorsi da jonin vissuti che pensavano di aver ormai capito tutto della vita, e che facevano delle loro personalissime idee un culto da seguire rigorosamente. Un culto che Hebiko gli avrebbe distrutto un pezzo dopo l'altro. Oh, tu e i tuoi discorsi sulla fiducia. Non ti ho ancora perdonato per quella storia durante la riunione, e tanto meno per il colpo basso che il tuo altro io ha deciso di farmi in quella stupida caverna. Enfatizzò le sue parole puntellandogli il petto col dito, incrociando poi le braccia, silenziosa, pronta ad interromperlo alla prima richiesta di spiegazione. No no no. Non così facilmente. Lo fissò, giudicando silenziosamente le sue reazioni. Prima mi devi tu qualcosa. Ad esempio tutto quello che ricordi di aver fatto durante la settimana del nostro addestramento nel bosco. O meglio, tutto ciò che ricordi dopo che mi hai spiegato le basi del chakra fino al momento in cui mi hai vista mezza distrutta tra le tue braccia. E se proprio non lo ricordi, quello che pensi sia successo.
     
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    È colpa tua. Ratty

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    Palazzo Yakushi


    Racconti dal Passato
    3

    Ah, non mi aspetto certo che qualcuno esterno al clan possa capire. Quanto all'essere squilibrati... Colpi di tosse. Beh, siamo a Oto, no? Lo abbiamo fondato...la maggior parte dei fondi di Orochimaru dopo la guerra mondiale dei ninja veniva da noi. Se siamo rimasti in piedi dopo l'Onda Cremisi è solo perchè gli Yakushi avevano agganci importanti esterni al mondo ninja. Anche la permanenza di un ramo del clan Yostuki qui è opera nostra, anche se per vie traverse. Se ne occupò il cugino Touno, se non erro.

    Lo stratagemma della carne secca fu più che efficace, e grazie al filo il prigioniero indebolito riuscì a intercettarla al primo colpo. Il fatto che avesse toccato terra non era assolutamente un problema. Ah...meraviglioso, deliziosa! Il rumore delle mandibole ossute che lavoravano la carne riempiva la stanza. Credo...munch munch...credo che tu non sappia quanto io ti sia grato in questo momento. Meditazione e stoicità vanno bene, ma nessuno saprà mai di questa carne e francamente il principale obiettivo di uno Yakushi è sopravvivere, l'orgoglio è solo facciata. Sembrava che appena pochi morsi lo avessero rimesso enormemente in forze: il suo metabolismo permetteva di sfruttare almeno il triplo delle calorie rispetto a una persona normale, senza sprecarne più di tanta.

    Tu dici che torturare qualcuno che reputi amico è folle. Beh, è vero, se lo vedi come un atto di crudeltà gratuita o come un mezzo per avere informazioni a senso unico. Ma non è così...è un momento di condivisione. Solo uno psicopatico può torturare qualcuno, specie se è qualcuno che conosce, senza provare nulla e senza trasmettere nulla. E' un'arte che espone l'anima di chi tortura così come del torturato, o almeno così la vediamo noi Yakushi. Lo si sentì ridacchiare. Ah, volevi sfidarlo a prendervi a pugni...perdonami ma non colgo differenze tra una battaglia a pugni e una sessione di tortura. Si tratta comunque di confronto e dolore...solo perchè ti è alieno, solo perchè la tua morale è limitata dal pregiudizio le vedi come due cose diverse...ma di fatto è la medesima cosa, specie se nessuno dei partecipanti ha intenzione di uccidere l'altro. Sferrare qualche pugno invece che subirli e basta forse gratificherebbe il tuo ego più di quanto non lo farebbe una sessione di tortura. Alla fine, per come la vedo io, è solo egoismo.

    Coff coff...ma sono solo un vecchio in una cella che deve pagare per un suo errore, anche se commesso per una buona ragione, cosa posso saperne io, dell'espiazione e della responsabilità?
    A giudicare dai suoni si era riavvicinato al muro, appoggiandovisi. Mi chiedi come mai la abbiamo elevata ad arte e tradizione? Viviamo molto, molto a lungo, e sentiamo molto, molto poco. Col tempo l'insensibilità al dolore diventa insensibilità anche ad altre cose, alle emozioni, e finiamo per raggiungere una certa stagnazione e indifferenza. Con la tortura si riesce a mantenere vive certe percezioni, e come ti ho detto è anche una forma di meditazione, anche se comprendo possa suonare bizzarra a un esterno. Alcuni arrivano a voler fare qualunque cosa pur di uscire dall'apatia e sentire ancora. Non era una cosa tanto diversa dalla maledizione dei Draghi Bianchi, ma qui era più una questione strutturale. Inoltre prova a pensare a cosa si prova nel sapere che tutti quelli che conosci, famiglia esclusa, verosimilmente moriranno molto prima di te. Il solo fatto di riuscire a sviluppare attaccamento richiederebbe un enorme coraggio...o lo svilire la relazione con gli altri a quella che si ha con animali meno longevi di noi...non credi? Io trovo molto maturo, nell'ottica del clan, che Febh ti abbia imprigionato per la tortura. E trovo molto toccante che tu abbia accettato.

    Comunque decisero di non parlare più dell'Amministratore di Oto, che ancora non si vedeva, quindi il discorso passò ad altro: la missione di Soryo. Ah, si. Come ti ho detto sono tra i migliori esploratori che Oto possa offrire. O forse l'Accademia intera...inoltre ho una discreta abilità nel mescolarmi a ogni livello della società. Sono stato inviato da Ogen alla ricerca di due cose: Una Pergamena di Indra, credo tu sappia cosa siano, contenente un rituale per ricreare una mappa per le genealogie, e per finire un uomo che si fa chiamare Koma della Nebbia...un nukenin che si era fatto un nome anni fa, per poi sparire nel nulla. Non mi sono state esposte le motivazioni per cui dovevo trovare queste tre cose specifiche, ma credo centri l'Osservatore, alleato di mia madre. So che sei a conoscenza della sua esistenza...lui non può fornire informazioni sensibili, ma può gettare piccoli indizi e noi dobbiamo fare il resto. Questi tre elementi sono collegati, ma non so come.

    La Pergamena di Indra era in mano a un signorotto nel Paese dei Fiumi, ma è stata rubata da dei ninja di Ame subito prima che riuscissi a impadronirmene...era come se sapessero della mia presenza. Sono rimasto un anno ad Ame sotto mentite spoglie per cercare di recuperarla. Nel mentre ho ottenuto informazioni interessanti per gli affari del Clan e mi sono legato ai Quadri, una delle fazioni della Pioggia...ma nel farlo ho anche preso in carico un orfanotrofio locale. Quando ho finalmente messo le mani sulla Pergamena fatalmente i bambini dell'orfanotrofio sono stati presi di mira da dei trafficanti di organi...l'unica merce di scambio che avevo per comprare la loro salvezza era il denaro accumulato in quell'anno e la Pergamena stessa. Ho commesso un grave errore per il mondo, credo, ma lo rifarei. Per questo accetto la mia punizione, che è corretta. I due anni successivi li ho trascorsi a Taki all'interno di un ordine monastico che era stato originato nel Paese del Ferro...un gruppo di monaci che abbandonavano le armi e la guerra per dedicarsi a pratiche ascetiche e a custodire una non ben specificata Fanciulla del Fato...qualche anno fa l'ordine impazzì a causa di un priore folle e l'intera struttura ecclesiastica cadde nel caos. Koma era unito all'ordine abbandonando la sua vita di crimine, ma ho appreso che salvò la Fanciulla del Fato scappando dai monaci ormai divenuti brutali e crudeli, e non ho trovato ulteriori tracce. Da quello che ho scoperto sei stato tu stesso a sconfiggere quel priore, anni fa, anche se l'ordine era stato ormai trasfigurato...ora sono rientrati in carreggiata anche se non hanno pi l'oggetto della loro venerazione e ho impiegato molto tempo per ottenere queste informazioni perchè praticano il silenzio per gran parte dell'anno come ammenda...e poi sono tornato a Oto a mani vuote. Ecco il perchè della mia punizione.
    Era stupefacente quanto il suo tono fosse più stabile ora che aveva mangiato qualcosa...le capacità di recupero degli Yakushi erano eccellenti: forse un pasto completo lo avrebbe rigenerato completamente. Questo spiegava anche come mai una tortura prolungata non fosse una questione poi così rilevante per loro.

    [Agli Inferi]

    Nah, lo lascio acclimatare un pò per smaltire le fatiche del viaggio. Sempre meglio farsi attendere. Replicò alle accuse di essere un cattivo padrone di casa, incassando il colpo di rivista senza fare una piega, ma anzi continuando a guardarla con fare ebete. Beh, è arrivato alle mura. Piangeva, diceva di essere la peggior feccia mai vista alle mura di Oto, di aver commesso talmente tanti errori e di essere in torto sotto ogni punto di vista. Mi ha detto che pensava che io fossi un povero fesso e che fossi talmente debole da poter essere schiacciato da Gene in ogni momento, e che per proteggermi, pensando che fossi fragile come una donnetta, ha reclutato una spia tra le fila del Suono Un riassunto un pò colorato. No, forse meglio definirlo un album a colori con due didascalie stringate. Ma poi dopo avermi visto alla riunione dei kage ha capito che aveva sbagliato ed è arrivato implorandomi di punirlo, e magari di non essere troppo duro con la spia, magari riducendole un pò la pena invece che cacciarla. A quel punto lo ho inchiodato dicendogli che sapevo tutto della spia e delle sue gabole, e per farlo rodere un pò gli ho detto che la spia era già stata aspramente punita. Aggiunse incrociando le braccia con aria soddisfatta.

    Lo ho tenuto un pò sulle spine e poi lo ho tranquillizzato. Con estrema magnanimità lo ho invitato a palazzo per riflettere sui suoi errori e parlare da uomo a uomo per un pò. Tutto qui. Tese la mano. Mi ridai il manuale? Stavo vedendo la sezione sulle tagliole per volpi... La sua scenetta si infranse come un carro che si schianta su un muro in acciaio quando lei ci andò giù con gli eventi rimasti in sospeso tra loro, come quell'addestramento che sarebbe potuto diventare una vera e propria tragedia, se le scelte di Hebiko e la sua prontezza fossero state anche solo un pelo inferiori. Accigliatosi di colpo, Febh abboccò una risposta brusca. Ehm...forse non è esattamente il momento, sai, ho ospiti a casa e... Ma lei non sembrava intenzionata a lasciar cadere il discorso.

    Febh sbuffò, cercò di distogliere lo sguardo o trovare una scusa per defilarsi, ma persino lui realizzava che dopo aver turbato la consigliera, lei cercava certezze. Ed era già emotivamente provato (per quel poco che poteva comprendere) dallo scontro verbale di poco prima, quindi, dopo qualche secondo di incertezza rilassò le spalle, sospirando. E sia...dopotutto il Pivello non ha torto. Era chiaro, dalla pesantezza del tono, quanto gli fosse costato pronunciare quelle parole. Ma non qui. Con una manciata di sigilli, ben noti alla Kunoichi, evocò in quel preciso istante la lucertola da corsa che già una volta lei aveva visto, solo che stavoltà Ssalswift apparve con la bocca già spalancata per ingoiare entrambi e catapultarli nel suo piccolo rifugio interiore

    .

    Lo Yakushi si accomodò su una delle poltroncine, un pò provato, invitando l'altra consigliera a fare altrettanto, mentre all'esterno la lucertola si spostava verso Palazzo Yakushi, con molta calma. Non c'erano pericoli: chiunque desiderasse uscire dalla stanza veniva automaticamente espulso, quello era solo un mezzo di trasporto al riparo da orecchie indiscrete. Onestamente un pò speravo che ne fossi scordata...ma ti avevo promesso che ne avremmo parlato. E ti ho detto che hai la mia fiducia. E giusto oggi quel bue ottuso mi ha rammentato che di me sapeva ben poco, giusto il nome e poco altro. Sembrava titubante, come se mordesse le labbra dall'interno della bocca. Poi sospirò. Ma la verità è che di me non sa nulla, nemmeno il nome. E nemmeno tu, se è per questo.

    Si sporse in avanti, congiungendo le mani con le dita intrecciate. Il mio vero nome è Kaji Hakai, anche se lo ho ricordato solo due anni fa. Febh...o meglio Febu, era il nome di un mio peluche quando ero piccolo. Ma c'è stato qualche piccolo incidente. Non sono di Oto...io di nascita sono un ninja della Zanna...e mio padre fu uno dei primi leader di quel villaggio. La guardò fissa negli occhi, attendendo che la rivelazione facesse il suo corso. Onestamente non ricordo nulla di ciò che è successo in quell'addestramento dopo l'attacco di quel coso. Ma penso di poterlo immaginare. Oltre a essere un ninja della Zanna, io sono anche morto, tempo fa. E al momento sono una specie di versione potenziata di un cadavere dell'Edo Tensei. Invecchio, mangio, ho libertà d'azione, non imputridisco. Ma sono un cadavere.

    Questo implica che qualunque ninja dotato di quell'arte che lo realizzi, potrebbe controllarmi se lo volesse, a patto di usare sufficienti quantità di chakra. La gravità della cosa era a dir poco catastrofica: aveva appena rivelato a Hebiko la sua più grande debolezza, l'unica contro cui non aveva nè poteva avere difese. Raizen aveva dato una definizione di fiducia che fino a quel momento Febh aveva seguito solo a metà...con quelle parole a Hebiko stava ammettendo di avere torto, almeno da quel punto di vista. Questo non cancellava le colpe dell'Hokage, ovviamente, nè tutto il dilemma morale sottostante.

    Capisci cosa intendo dire? Sei la sola persona a saperlo. E ora...mi diresti cosa ricordi TU dell'accaduto?
     
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    -III-






    Raizen sbuffò sonoramente quando per l’ennesima volta un otese si chiamò fuori dicendo che semplicemente era otese.

    UFFFFFFH.
    Basta con questa scusa che siete otesi.
    Non è che esserlo vi renda dei rettili senza cuore.
    Sembra quasi che essere otesi vi distacchi in qualche modo dal resto dell’umanità, come se rimuovesse quel tocco di cervello in grado di valutare le normali interazioni basiche di qualsiasi essere in grado di formare associazioni di individui.
    Se sei un lupo e ne mordi un altro il branco ti si rivolta contro, anche se sei una scimmia, e così per tutte le razze, puoi non rivoltarti ma sai sempre che è sbagliato.
    Ed anche voi dovreste sapere che lo è.
    Dice niente il fatto che se mi taglio con un foglio di carta ho un fastidioso bruciore per mezza giornata e l’ultima crosta se ne va dopo tre giorni?
    Il resto del mondo non ha questo vostro problema Soryo!
    È un onore essere qui?
    Bene.
    Che mi venga spiegato da chi mi ci ha portato.
    È l’unica cosa che mi renderebbe tollerabile questo mucchio di visionarie ed allucinate spiegazioni.
    E sottolineo tollerabili, perché resteranno sempre e comunque assurde.


    Inspirò per dare corpo alle sue motivazioni riorganizzando i pensieri.

    Posso arrivare a capirvi in realtà, c’è un qualcosa di condivisibile nel vostro essere, non siete i primi che vedo ingrigiti dal tempo, e comprendo che per voi la tortura abbia un valore, ma tutto questo ha senso solo per chi è nelle vostre condizioni.
    Se la vostra luce diventa più fioca ha senso che ogni tanto vada attizzata


    Un termine quantomai adatto.

    Ma dovreste aver capito che non ha senso farlo con gli altri, avete qualche centinaio di storia sulle spalle, sufficienti a vedere che proiettare simili metodi sul prossimo non è possibile.
    Ho visto molte persone soffrire, e so bene cosa causa il dolore, certo, voi potreste saperlo meglio ma arrivati ad un certo punto c’è sempre un fondo, e il fondo è ciò che condividiamo tutti: l’essere umani.
    E in quel fondo ci sono sempre le stesse, identiche espressioni.
    La disperazione, l’estremo dolore, la privazione di controllo, la perdita stessa dell’umanità, intesa come sogni, speranze, e spirito più in generale, derivata da una lunga prigionia, alla fin dei conti danno sempre lo stesso risultato: spengono le persone, le addomesticano, e penso che un simile risultato sia quanto di più lontano possa esserci dai vostri intenti.
    La differenza con gli Yakushi?
    Grazie alle vostre abilità quel limite, il fondo, penso possa cambiare e diventi… esplorabile?
    Ma finché il mio cognome sarà Ikigami, come qualsiasi altro essere di questo pianeta, penso che la vostra filosofia mi resterà preclusa.
    Certo, se poi da esponente di spicco quale sei mi vuoi dare qualche dritta sono tutto orecchi.


    Solo terminato il discorso si rese conto che quello che gli parlava stava li a patire quanto lui.

    E poi, spendi tutte queste parole sulla magia di questo metodo… e tu sei qui per punizione?
    Non mi pare che tu la stia prendendo come una tranquilla villeggiatura.
    E tantomeno mi sembra che durante una tortura ci siano dei turni, per cui cosa si condivide?
    Uno il coltello e l’altro il dolore?
    Poco equo mi sembra, contrariamente ai pugni.


    Una buona conclusione, pensò tra se e se.

    Curiosa quella pergamena, ma mi sembra uno strumento incompleto, sbaglio?
    Se ricostruisce una genealogia senza un identità a cosa può essere utile?
    O intendi qualcosa di più letterale in grado di darvi informazioni sul dna?
    Decisamente pericolosa… in mano a chiunque.


    Le avventure di Soryo però non si fermavano certo li, sembrava davvero esperto come diceva, missioni di quelle durate erano complesse, ed arrivare ad avere praticamente una seconda vita non era da tutti.

    Immagino non sia stato facile, forse la prossima volta dovresti importi un limite di tempo.
    Non prenderla come una critica, non potrei criticarti, so molto poco della tua missione, ma se hai un limite forse riusciresti ad evitare di scoprire il fianco con iniziative simili all’orfanotrofio.
    Complimenti però, due anni in una situazione simile non sono pochi.


    Ma fu la storia della fanciulla ad illuminare la sua mente con uno squarcio che lo fece schizzare in piedi.

    Porca puttana.

    Il tono era ben più grave di quanto quell'esclamazione così colorita potesse far apparire

    Ho un sospetto, e se è fondato potrebbe portarti fuori di qui prima di quanto pensi, o fartici restare più a lungo considerando cosa hai perso.
    Ricordo quel tempio, ma allora non indagai a sufficienza a quanto pare.
    Lascerò da parte le ragioni per cui so questa storia visto che mi dilungherei troppo, eventualmente quando avremmo più tempo te ne renderò partecipe ma non sei riuscito a riallacciare la pista di questa Fanciulla?
    Avrai presente le armi su cui l’accademia si sta recentemente concentrando, lei fa parte del sistema che ne imprigiona una.
    Grazie ad una delle pergamene di Indra il potere dell'arma è stato diviso, una metà, quella che contiene la mente, in quanto l'arma ha un intelligenza propria, è stata resa umana ed affidata ad un ordine monastico che sta proprio nel paese del ferro o quantomeno che ha originili li, la sede che distrussi io era a Taki, quindi forse non ne sapevano neanche troppo.
    Fatto stà che quella bambina è in realtà un arma, o quantomeno lo è parte di lei visto che la mente dell'arma dovrebbe essere stata relegata al suo subconscio, ma non è detto che non si stia risvegliando.
    La stavi cercando per questa ragione?
    Perché io so anche dove sta il corpo dell’arma.
    Il drago sotto Oto, che non è una leggenda, ha subito un trattamento simile.


    Una pista simile andava battuta, ed in fretta, forse lui stesso sarebbe dovuto andare alla zanna, sempre che la Muuga conservasse un ricordo positivo di lui.

    Pensi che siano rintracciabili in qualche modo?
    Nel senso, non possono essere sparsi totalmente nel nulla no?
    Magari hai ancora qualcosa in mano.


    Il tono non nascondeva una certa nota d’urgenza.
     
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    Kaji


    III



    Hebiko ascoltò il riassunto impietrita, cercando di immaginare al meglio la situazione in mezzo ai soliti dettagli dati dalla Febh visione delle cose. Portò le mani al volto, coprendoselo e mugolando, iniziando a camminare avanti e indietro. Ma perchè nessuno mi ascolta mai... Potevi almeno chiamarmi, no?? Pensavo dovessimo fare questa cosa insieme! Non commentò riguardo alla punizione poichè gli dava ragione, la settimana di allenamento nel Bosco poteva sicuramente valere come punizione e allenamento durante le pause. A mente fredda sarebbe stata sicuramente grata della fiducia che Febh le aveva riposto. Non posso mai lasciare nessuno di voi due da solo, siete impossibili. Borbottò, infastidita. Se non altro sembra che abbiate risolto senza mettere di mezzo i villaggi. Cosa vuoi fare, ve la vedete di nuovo a pugni come quella volta a Konoha? Spero che il vostro "parlare da uomo a uomo" comprenda davvero delle parole, tra un pugno e l'altro. Era consapevole del fatto che quei due dimostrassero la loro amicizia in modi più fisici che verbali. Roteò gli occhi, cercando di capire il motivo di quel gesto improvviso da parte di Raizen, facendosi più seria e comprensiva mentre guardava lo Yakushi, comprensiva. Quindi... Ti vedo piuttosto tranquillo, ma sei sicuro di stare bene? Come ti ha fatto sentire questa rivelazione? Lo avrebbe lasciato parlare, sinceramente preoccupata del suo stato d'animo. Dopotutto un amico che ti fa un simile torto non era cosa da poco, e per quanto avrebbe preferito essere presente, forse era meglio che i due avessero risolto tra loro, senza un intermediario a bloccarli.
    Lo scarso tentativo di Febh di sviare il discorso fece solamente assottigliare gli occhi della Vipera, che lo fissava immobile in attesa di una risposta. E quasi si sorprese quando l'altro, arreso, decise di accontentarla. Sussultò all'apparizione della lucertola, venendo brutalmente inghiottita insieme all'Amministratore. Non che non avesse già avuto modo di visitare quella stanza, ma era comunque un metodo alla quale non si era abituata del tutto. Hmph! D'accordo, immagino sia meglio lontano da orecchie indiscrete.
    E, dal momento in cui si accomodò sul divano, rimase lì composta, in silenzio. Quelle informazioni le arrivarono addosso come un treno. Certo, ne sapeva una parte, ma averne conferma in quel modo, così come venire a conoscenza della sua unica e tremenda debolezza con un'inquietante leggerezza le faceva tutt'altro effetto. Si lasciò andare ad un sospiro, incrociando le mani tra loro, posate sulle sue gambe. Portava lo sguardo basso, concentrata. Wow. Fu l'unica cosa che disse, restando nuovamente in silenzio, mentre macinava le varie informazioni appena ottenute, metabolizzando la debolezza di Febh ed il suo essere un vero e proprio cadavere. Dopo lunghi momenti di silenzio, riuscì a parlare nuovamente, riportando l'attenzione al ragazzo. Io... vorrei solo sapere come ti fa sentire questa cosa. Certo, tra i due, nessuno di noi può vantare di avere una vita normale... ma io così ci sono nata. Tu... è diverso. Cercava di essere comprensiva, ricordargli la sua condizione di esperimento poteva aiutarlo, aveva qualcun altro di "anormale" con cui confidarsi, che ora sapeva la sua storia. Non era molto nel suo carattere, ma poteva esserlo per quei pochi elementi di cui si fidava a tal punto.
    Affondò la schiena sul divano, sospirando. Va bene, tocca a me ora. Osservava il soffitto mentre raccontava il tutto, cercando di ricordare ogni cosa al meglio. Dovresti ricordare che quel coso parlava di Illuminati, facendosi esplodere a mo di... attacco terroristico, diciamo. Dicono di avercela con Oto, ma oltre a questo, non ho scoperto niente di loro. Però ho scoperto di Kaji. Aggrottò la fronte, infastidita dal ricordo. All'inizio ovviamente pensavo mi stessi prendendo in giro con uno dei tuoi travestimenti. Però era tutto così... strano. Voglio dire, fisicamente eri tu, ma le movenze, il modo di parlare, le tue priorità... sembravi... no, eri un'altra persona. Si morse il labbro, nervosa. Eri fin troppo rispettoso nei miei confronti, credevo che ci fosse ancora qualche ricordo residuo del vero te, che si ricordasse di me e che mi desse così tante attenzioni per quel motivo. Si tenne per se la parte del flirt, ma ricordarla la fece arrossire, difficile non notarlo. Per farla breve, ci siamo entrambi risvegliati in una grotta, ed abbiamo cercato un uscita insieme. Non sapevo come sistemare le cose, volevo capire chi fosse questo Kaji, dove fosse il vecchio te, stavo cercando di prendere tempo. Ma si è accorto delle tue cicatrici sull'occhio, ha realizzato cosa stava succedendo e ha cercato di uccidermi. Tagliò corto, gesticolando animatamente mentre parlava, era chiaro come la cosa la infastidiva terribilmente, ma non con Febh. Quando si voltò ad osservarlo per raccontargli gli ultimi dettagli, nel suo sguardo non c'era rimorso. Era una pietra che aveva risvegliato Kaji. Distruggerla lo avrebbe fatto sparire. Non volevo arrivare a tanto, insomma, eri sempre tu, non me la sentivo di "uccidere" parte di te senza prima potermi consultare con te Febh... Ma stava per uccidermi. Così ho distrutto la pietra. Il resto dovresti ricordartelo.
    Incrociò le dita tra loro, abbassando lo sguardo. Non te ne do colpe. Non eri tu. Non è certo stato piacevole, ma non era colpa tua. E se vorrai in qualche modo recuperare il tuo essere Kaji, parte di esso, o distruggere qualsiasi altra pietra possa essere rimasta a me starà bene. Non poteva negare quanto la cosa l'avesse turbata, ancora rabbrividiva al pensiero di un Febh "serio", infettato dai pensieri di Kaji. Posò lo sguardo su di lui, seria. Ma per favore. Facciamolo insieme. Non posso permettere che lui riprenda completo controllo di te e ti faccia sparire.
    Si strinse su se stessa, sospirando di nuovo. Si era liberata di un discreto peso. E questo è tutto. Rimase in silenzio, lasciando che fosse lui a metabolizzare.
     
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    Palazzo Yakushi


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    Ahahahaha! Certo che non hai peli sulla lingua, tu! Un pò mi ricordi mia madre quando è irritata. Questa la risposta gioviale del prigioniero alle filippiche di Raizen. Certo però mi aspettavo una chiusura mentale del genere da parte di un ninja della nebbia, non dalla foglia. Solo perché la nostra etica e la nostra morale è molto diversa dalla tua, non significa che siano sbagliate, giovane Hokage. Lasciatelo pure dire da uno che ha qualche anno di esperienza più di te: imporre la tua visione sul mondo senza accettare che possa essere imperfetta non ti condurrà da nessuna parte. Per quanto assurdo possa sembrarti il nostro modo di vivere. E questo vale per gli Yakushi, per Oto e per ogni altra cosa. In questo mondo non esistono assoluti, e pensare di incarnarne uno è qualcosa di profondamente pericoloso. Il tono si faceva più forte e saldo di secondo in secondo, anche se non era duro né aggressivo, quanto piuttosto conciliante e da consigliere. Ad ogni modo come ti ho detto, la tortura è una pratica comune all'interno del clan, proprio perché per noi un graffio è questione di istanti...impiegare tre giorni a guarire mi fa pensare solo a arti completamente maciullati e bruciati col fuoco, per impiegare tanto. Ridacchiò. Se torturiamo qualcuno esterno al clan in genere è per uno scopo preciso, come estorcere informazioni, ma mi pare di capire che Febh ti abbia rinchiuso qui per trattarti come uno di noi...per il semplice gusto di farlo. In quel senso è un onore, anche se comprendo quanto tu possa essere spaventato o disgustato...sarà il tempo a dirci cosa accadrà, verosimilmente.

    E ho detto che è un'esperienza profonda, interessante, intensa. Ma non piacevole, giovane Hokage. La tortura è comunque dolore, ed è comunque qualcosa che può essere imposta come punizione. Forse capirai in futuro...forse no.
    Dal movimento di catene era evidente che si fosse spostato prima di portare il discorso sulla sua missione e sui risultati che aveva portato a casa. Raizen sembrava estremamente interessato...forse fino al punto da dimenticare dove si trovava e quale fosse la sua situazione...ma se la sua mente cercava conforto in quelle informazioni tanto meglio. Da quello che ho compreso la pergamena descrive un rituale composto da ninjutsu e fuuinjutsu, con cui si riesce, partendo da un campione, a ricostruire l'albero genealogico di chi ha fornito il campione...mostrando l'aspetto degli antenati anche se per ovvi motivi non il nome. Per quale motivo sia effettivamente utile non ho idea, e non la ho certo vista in azione, come sai ci vogliono mesi per studiare e interpretare una Pergamena di Indra. Quando l'altro commentò sull'orfanotrofio il padre dello Yakushi sospirò. Diciamo che è capitato. In ogni caso confermo che lo rifarei. Tarpare le ali a dei bambini è una cosa che non tollero...come credo la maggior parte delle persone.

    Il lungo sproloquio sulle Armi di Iwa non venne interrotto, ma Soryo non aveva grandi notizie da aggiungere. Non ho trovato tracce purtroppo, o le avrei seguite per localizzare Koma della Nebbia. Nemmeno un vago indizio...quando ho fatto rapporto a Ogen giorni fa lei mi ha spiegato grosso modo le stesse cose, inclusa la natura della Fanciulla. Forse a saperlo prima avrei potuto cercare meglio...non so. Non so nemmeno se mia madre abbia già fatto rapporto al Kokage o a Febh...trovo improbabile la seconda ipotesi, anche se lui è riuscito a emanciparsi. Sospirò. Forse lei ha altre tracce, ma non sarà la tua parola a farmi uscire: la mia punizione ha una durata stabilita e io sono pronto ad affrontarla...diciamo che spezzare il digiuno con te è stata una bella parentesi, un piccolo sgarro, diciamo, ma sono un uomo che si prende le sue responsabilità. Così concluse, non avendo molto altro da aggiungere sull'argomento.

    Avevano finito di parlare da pochi minuti quando un rumore di passi nel corridoi, accompagnato da qualcosa che batteva ritmicamente sulle sbarre delle celle li interruppe. Veniva dalla parte di corridoio in cui si trovava Soryo, e dopo poco venne accompagnato da un fischiettare decisamente stonato e fuori tempo. Difficile non riconoscere Febh Yakushi quando si stava avvicinando. Anche perché inciampò clamorosamente facendo un discreto rumore, salvo poi rialzarsi facendo finta di niente. Ucci Ucci Ucci...sento odor di Feccia... Nessuno gli aveva spiegato esattamente come funzionasse la citazione. I passi e l'oggetto che batteva sul metallo si fermarono più o meno all'altezza della cella di Soryo. Uh...ehilà! Sei tornato dalla missione, Soryo-san! Come è andata? Non avrai di nuovo portato la calamita del frigo sbagliata alla vecchia Ogen, spero? L'ultima volta ti ha tenuto due mesi allo schiacciapollici! Buongiorno, ragazzo. Qualche incomprensione...sono certo che te ne parlerà quanto prima. Ma non ti trattengo, mi pare di capire che hai un amico come ospite. Amico? Puah...non esageriamo adesso. La feccia deve solo essere disciplinata. La feccia di solito la schiacci senza nemmeno considerarla vivente...non la inviti a casa tua, figliolo. Uhm..beh, ci si vede! Tagliò corto lo Yakushi, per nulla intenzionato a fare qualcosa per il patrigno imprigionato (era abitudine, a quanto sembrava) e proseguì fino a quando la sua figura non fece capolino oltre le sbarre della cella di Raizen. Ah! Finalmente noi. Aveva un sorriso a dir poco euforico. In mano portava un ferro per marchiare il bestiame e sembrava non vedesse l'ora di cominciare. Allora...ripensamenti dell'ultimo minuto? Considerazioni? Pareva un bambino al luna park. Sai bene che puoi andare via in qualunque momento, basta chiedere. Ovviamente questo implicherebbe l'annullamento dell'accordo, con tutte le conseguenze del caso.

    [In Viaggio nella Lucertola]

    Pugni? Non sono mica un barbaro! Sarà una chiacchierata intensa e approfondita, con la giusta dose di dolore naturalmente. Psicologico. Replicò con uno sguardo che non lasciava presagire nulla di buono. E non ti ho chiamata perché lì per lì mi faceva pena, con le vesti stracciate per la vergogna e il viso rigato dalle lacrime. Volevo risparmiartelo. Mentì subito dopo...evidentemente l'incontro lo aveva scosso al punto da voler solo pensare di fare del male a Raizen e nulla di più anche se non lo avrebbe mai ammesso. Lei intuì comunque qualcosa, cercando di approfondire. Beh, mi ha semplicemente fatto capire che un Kage è sempre un Kage, a qualunque costo. Ecco perchè non sarò mai un Kage. Questa la sua risposta, sufficientemente evasiva prima che la questione si spostasse sul Bosco dei Sussurri e su quella strana, lunga settimana.

    Al sicuro nella lucertola da trasporto che si muoveva con calma verso Palazzo Yakushi, i due ebbero modo di spiegare qualche non-detto. Febh inarcò un sopracciglio, decisamente sorpreso dalle prime parole di Hebiko, che non si sarebbe mai aspettato. Le donne ragionavano realmente secondo binari differenti...oppure lei era semplicemente empatica in maniera più vicina alla media rispetto a lui. In che senso come mi sento? Da che esisto sono così, quindi non è che mi senta diverso dal solito...che domanda è? Certo, quando lo ho realizzato è stato un pò strano, ma di fatto non è altro che un punto debole...ciò che ero prima di diventare questo era morto, quindi ben venga questa condizione. Fece spallucce, pratico come solo chi è poco abituato a scavare dentro sè stesso sa essere.

    Durante il lungo e dettagliato racconto di Hebiko lui non fiatò, limitandosi a restare seduto a braccia conserte, un pò corrucciato. Al suo accorato appello poi spezzò il silenzio. Uhm..fammi capire...ma perchè avrei cercato di ucciderti se nemmeno ti conoscevo? Nel senso...ho qualche vago ricordo della mia vita prima dell'incidente che ha costretto il mio Sensei a usare l'Edo Tensei...e ricordo che ero un pò diverso caratterialmente...ma non così tanto da ammazzare una appena incontrata senza motivo. Sbuffò. Quegli Illuminati sono un gruppo di scienziati ribelli cacciati da Oto...penso che ormai siano stati sconfitti del tutto e che quello fosse il loro ultimo colpo di coda. Come Consigliera puoi verificare tutti i rapporti al riguardo, ma la presenza di una pietra che rendeva vano l'effetto dell'Edo Tensei, quello è strano. Considerando che erano perlopiù degli incapaci penso sia stato un qualcosa creato per sbaglio e non ripetibile. Aggrottò la fronte. Ma perchè mai dovrei voler tornare come ero? Io sono perfetto così come sono, no? Certo, magari avere qualche ricordo più chiaro della prima infanzia quando era alla Zanna, invece di qualche immagine fumosa, ma ne valeva poi così tanto la pena? E' strano però, pensavo che comunque, dopo la tecnica di resurrezione, io fossi comunque io. Non mi spiego la differenza di vedute...anche il corpo dovrebbe essere più vecchio, forse ero disorientato come "Kaji", ma di fatto ero pur sempre io. Poi guardò Hebiko. Ha per caso detto qualcosa sul clan Hakai o sulla Fine Inevitabile?[/color]
     
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    Rimasugli


    -IV-






    Conosceva Ogen anche se non approfonditamente e non potè che confermare la somiglianza.

    Non posso che concordare.
    Anche se l’esperienza gli ha fornito una pelliccia di tutto rispetto, mi è capitato di provocarla involontariamente, e ho solo potuto constatare che non c’è proprio competizione, un’altra categoria.


    Strinse un sorriso, cancellandolo poco dopo, se non per il rimbrotto in sé per il fatto che gli venisse fatto.

    Soryo, il mio ti sembra rifiuto?
    Sono qui senza catene, qualcosa devo pur aver accettato, no?
    Non sei la prima persona che mi reputa chiuso e onestamente ne sono stufo.
    Avete un gran talento nel puntarmi il dito contro, e ammetto che è facile farlo, e non solo perché occupo gran parte dello spazio visivo, ma se io ammetto di esprimermi a muggiti forse voi dovreste accorgervi che accettare qualcosa nel prossimo non vuol dire condividerla.
    Dovresti prestare attenzione anche alle mie azioni, sono qui, come vedi, solamente fatico a trovare un reale senso alla mia presenza in questo luogo, o di punto in bianco sono le parole ad avere valore ma non le azioni?
    Tuttavia, nonostante l’assenza di un nesso logico per me che non riesco ad indossare i vostri panni da ultracentenari, non mi fa affermare che siate malvagi.
    Altrimenti vi avrei portato l’intera accademia.
    No, non è una minaccia o un’ affermazione di potere, è un innocente constatazione.
    Semplicemente non le condivido, ma accetto che tra di voi le sfruttiate come meglio credete, se abbiamo per le mani dei criminali anche noi non esistiamo a estorcere informazioni con la tortura.
    Ma… io non sono qui per dei crimini.
    Sono qui perché ho accettato più di una cosa, e tra queste rientra la vostra tradizione… ma condividerla è tutt’altra cosa.
    Com’è che diceva?
    C’era un tipo famoso… qualcosa che suonava come “non condivido le tue idee ma mi batterò affinché tu possa esprimerle”
    Diciamo che non condivido la tortura ma vi farò esprimere… sulla mia stessa carne.
    Più aperto di così si muore.
    O magari mi rifiuto semplicemente di capire perché a spiegarmi queste cose non dovresti essere tu.


    Ed in quel contesto una simile affermazione era tutto un programma.

    Oh, tutto detto in amicizia eh.

    Rimarcò ad ultimo con un gesto frivolo delle mani che però non sarebbe stato possibile condividere.

    Capisco.

    Disse una volta che quello finì di informarlo riguardo la Fanciulla.

    Vedrò eventualmente di chiedere ad Ogen maggiori informazioni a riguardo.
    A prescindere da tutto non penso che voglia tenerle per se vista la minaccia.


    Quel divagare in realtà non aiutava Raizen a distendersi o a non pensare le ragioni della sua presenza in quel luogo, semplicemente il suo cervello si era completamente arreso all’idea che ci sarebbe stato da patire in un modo o nell’altro, ed una certezza per lui era già qualcosa.
    Non era nelle sue corde arrovellarsi sui problemi che quella scelta gli avrebbe causato, l’aveva fatta, sapeva che sarebbe sopravvissuto e che in tre giorni tutto sarebbe finito.
    Forse a fargli accettare tutto quello era la profonda convinzione che Febh non avesse la reale intenzione di torturarlo, ma in quel momento non pensava a quello, era concentrato sul dover sopportare dolori indicibili, ed iniziare a straziarsi l’anima pensando a cosa sarebbe successo non l’avrebbe in alcun modo aiutato.
    Quando lo Yakushi entrò dalla porta avrebbe fatto volentieri eco alla sua citazione, ma il pensare ad un battibecco dai toni leggeri lo metteva a disagio più che dargli la solita soddisfazione derivante dagli scontri verbali.
    Si mosse solamente quando questo arrivò davanti alle sbarre allungando la mano verso l’attizzatoio , arroventandolo facendovi fluire un po' del suo chakra elementale.

    Hai già perso abbastanza tempo.

    Lasciò lo strumento brillante nel suo calor bianco, con la mano salva solo grazie al metodo con cui l’aveva arroventato.
    Avrebbe fatto qualche passo indietro in modo che la porta potesse essere aperta liberamente.

    Coraggio, resta poco da rompere ormai.

    Probabilmente avrebbe avuto bisogno di sedersi più in là, ma per il momento sarebbe rimasto a due metri dalle sbarre ben piantato sui propri piedi, a braccia conserte, non nascondeva una leggera tensione, ma se la tortura non lo impensieriva, cosa era?
     
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    Kage


    IV



    Hebiko rimase a fissare Febh con aria poco convinta, ben consapevole di come era abituato a punire chi gli faceva un torto, per quanto piccolo fosse (soprattutto i più piccoli). E conosceva Raizen a sufficienza per essere più che certa che la sua fantasiosa aggiunta fosse, appunto, pura fantasia. Ma annuì, accontentandolo. Hai fatto bene, ma la prossima volta chiamami lo stesso. Non puoi mica divertirti sempre da solo. Lo prese in giro, con una vaga serietà nel tono di voce per non fargli sospettare nulla.

    Si fece più seria quando passò al discorso del Kage, sventolando il giornale arrotolato per aria, quasi fosse offesa dalla sua affermazione. E questo che diavolo c'entra!? La sua personale visione di cosa e cosa non è un Kage dovrebbe interferire con la tua?? Tu non sei Kage solo perchè... Beh perchè sotto sotto sei davvero un irresponsabile! Sbottò, sgridandolo. Non aveva certo previsto di fargli una ramanzina su quello che era il ruolo più importante nella gerarchia del villaggio. Il Damiyo poteva dire quello che voleva, sostenere di essere comunque un gradino superiore al Kage, ma era chiaro da chi cercava salvezza il popolo nei momenti di crisi. Raizen pensa che essere Kage significhi rinunciare a tutto se stesso, e quindi? Questo non mi significa nulla. Il Kage di Kiri avrà sicuramente la sua personalissima visione su cosa è e non è esserlo, vuoi dar peso anche alla sua? O crearti il tuo maledetto significato, prima che quel tiranno che abbiamo messo sulla poltrona faccia affossare questa palude dove viviamo!? Puntò i piedi, raddrizzando la schiena. Quel discorso nato dal nulla l'aveva fatta inferocire.

    Le tremarono le mani, ma invece di lasciarsi andare in un grido, fu un esile sospiro quello che uscì dalla sua bocca. ...Non so che vuol dire essere un Kage. Non so nemmeno se so cosa significhi essere un leader. Nonostante lo fosse stata, molto tempo prima, non reputava il comandare una banda di criminali da quattro soldi un vanto. Ma so cosa cerco in esso. So che da lui voglio sicurezza. Voglio sapere che ha tutto, o quasi, sotto controllo. Voglio sapere che tiene a me, non perchè sono speciale, ma perchè faccio parte del villaggio che ha deciso di proteggere. Non voglio pensare di essere una sua pedina sacrificabile per soddisfare la sua personalissima visione su come noi cittadini dobbiamo farci piacere il villaggio. Non sopporto più vedere come noi otesi ci stiamo uccidendo l'un l'altro per un tozzo di pane o un torno subito. La frustrazione crebbe, stavolta non diretta a Febh, e forse nemmeno del tutto diretta contro il Mikawa. Perchè lasciamo che i nostri cittadini si rovinino da soli? Perchè non possiamo indirizzare la loro furia là fuori, contro i nemici di Oto, invece di lasciarli sfogare su Oto stessa!? Ringhiò, consapevole che Diogene non avrebbe mai voluto un simile cambiamento. Il forte doveva sopravvivere contro il debole, e solo lui era degno di essere un otese. Ma non lo accettava. Lei si era sentita debole più volte, e sapeva che non era arrivata dov'era da sola. Era riuscita a circondarsi di persone che non la vedevano come una pedina, e voleva espandere la cosa. Non dovevano esistere pedine. Le pedine possono tradirti. Se il popolo si fida del proprio Kage, non lo tradirà. Potrebbe arrivare a morire per lui, morire per il proprio paese. Noi non siamo un popolo. Siamo ratti. Condividiamo la stessa casa, ma ognuno pensa solo al suo orticello. E solo una manciata di otesi si sacrificherebbero per il bene degli altri. Sono stufa di vedere questa situazione.

    Incrociò le braccia, riportando lo sguardo sull'Amministratore. Essere Kage è una grossa responsabilità, non ci sono dubbi. Ma la visione di Raizen non dev'essere la tua, ne deve farti credere che sia l'unica soluzione. Lui ha trovato una strada. Tu non ci hai neanche provato. E in un momento differente, non te ne avrei nemmeno dato colpe. Era sincera. Non molti vedevano Febh come un vero leader, anche se sapeva rivelarsi parecchio utile se si parlava di difesa del villaggio o di tenerne alta la sua reputazione. Ma la tua decisione di lasciare il posto al Mikawa, solamente perchè io non ero pronta, solamente perchè tu hai paura di quella poltrona... Sbuffò, infastidita da quella ramanzina. Ammetto che non ti si può chiedere tutto. Dovevo essere pronta io. Invece è andata così. Ma avere te Kage, con me consigliera al tuo fianco, non sembrava uno scenario così apocalittico. Sono sicura che, se sei riuscito ad essere Amministratore per tutto questo tempo, avresti sopportato quella poltrona per almeno un annetto. Distolse lo sguardo, ancora stizzita dai risultati di quell'elezione e dalla sua scarsa ribellione. Non che fosse del tutto lucida, ne aveva passate fin troppe nell'arco di troppo poco tempo, ma era ben consapevole di aver perso un'occasione d'oro. Stizzita, puntò nuovamente i piedi, stavolta scatenando la sua furia vocalmente, vista la minore importanza del discorso: E POI vorrei tanto sapere di CHI è stata l'idea di fare quel teatrino come me Kage!! Perchè diavolo avevo dei figli!? Chi era mio marito!? E perchè TU eri sposato con Harumi!?! Non pensare che mi sia dimenticata del copione, sai!? Non ho ancora dato una lezione a nessuno di voi!!


    Nella lucertola la situazione era decisamente più tranquilla e Febh-centrica. Anche se il primo approccio fu piuttosto freddo. Hebiko lo fissava con sguardo paziente, nonostante le sopracciglia le arricciassero la fronte. Tutto qui? Voglio dire, immagino sia meglio per te che la prendi bene. Ma davvero l'unica a cosa a cui hai pensato è stata "oh, questa cosa mi rende debole a quest'altra"? Insomma, tu esisti solo grazie alla morte di qualcun altro! E' come se... tu gli avessi rubato il corpo! Non che volesse rovinare la tranquillità con cui lui stava affrontando quella scoperta, le veniva istintivo. Si faceva costantemente domande su ciò che era e che sarebbe dovuta diventare, e la sorprendeva come lui, in una situazione così bizzarra, la prendesse così tanto alla leggera.

    Hebiko incrociò le braccia stizzita, mentre Febh si domandava il motivo che lo aveva spinto a tentare di ucciderla, affondando nel divano. Speravo me lo dicessi tu! A quanto pare lo sa solo il nostro caro amico Kaji. Borbottò, frustrata, mentre cercava di ricordare al meglio i dettagli. Credo che tu non stia vedendo la cosa come in realtà è. Kaji è la persona originale che possedeva il tuo corpo. Lui è stato... letteralmente sacrificato perchè tu potessi nascere. Sei come... Non lo so, un demone col pieno controllo di un corpo non tuo.

    Sapere di poter ottenere più informazioni sugli Illuminati tramite l'Amministrazione stessa la rassicurò, anche se era evidente come non fosse d'accordo con la leggerezza con cui trattava l'argomento. Non mi piace affidarmi al caso. E' vero, non sembrava molto stabile, ma era potente, e aveva una pietra che, in un certo senso, ti indeboliva. Kaji non è abituato ad usare il suo... tuo corpo invecchiato. Non era nemmeno in grado di evocare i suoi serpenti. Aveva un contratto coi serpenti, sai? Potremmo farci dire qualcosa anche da loro. Anche se non so quanti di loro che abbiano interagito fisicamente con lui siano ancora vivi. ...Ma tornando a noi. Manderemo qualcuno ad esplorare la zona e cercare ulteriori tracce di questi Illuminati. Non possiamo ignorare una cosa simile, se stanno tornando all'attacco dobbiamo coglierli quando sono ancora impreparati. Poteva non sembrare troppo seria, affossata com'era nel divano, frustrata dal resto della conversazione. Voleva dare il giusto peso a quella sorta di banda terroristica.

    Ridacchiò, osservando Febh vantarsi della propria perfezione. Mh-mh. Con un pizzico di umanità in più lo saresti. Dov'è finita, l'hai sacrificata agli dei in cambio del tuo talento nel poker? Lo prese in giro, rimettendosi seduta composta prima di iniziare un discorso più serio. Non ne parli come ne parlava lui. Per Kaji voi due siete... due entità ben distinte. Lui non voleva essere Febh, voleva ricominciare la sua vita da Kaji. Voleva fingere la tua morte per poi tornare alla Zanna, suppongo. Gli ho parlato della morte di Orochimaru, sperando che questo avrebbe risvegliato il Febh in lui ma... mentre lui era vicino a questa pietra, era come se tu non esistessi. Svanito nel nulla Nemmeno un vago ricordo di ciò che è stato Febh. Solo Kaji. Si sforzò di ricordare, concentrata su se stessa, mentre tutto tornava lucido nella sua mente. Temeva che lo avrei tradito prima o poi, magari non direttamente, ma voleva eliminare ogni prova del suo collegamento con te. E l'unica prova ero io, naturalmente. Non riusciva a pensare a quel momento senza che le ribollisse il sangue. Si strinse tra le braccia, infastidita. Non si fidava di nessuno. Non voleva nessuno. Era "un cane randagio" come lui stesso si è descritto. Sbottò stizzita. Si morse un labbro, distratta; oltre al momento del tradimento, ricordava bene anche il momento della sua morte. Gli incubi non le permettevano di dimenticarlo. Continuo a credere che avesse qualcosa di Febh in sè. Sentivo di avere un legame. Si guardò le mani con rabbia, stringendole in pugni. Credevo che, sotto sotto, mi stesse dando tutte quelle attenzioni perchè tu ti ricordavi di me. Che avrei trovato un modo per riunire del tutto Febh e Kaji in un essere completo se avessi avuto un po' di tempo. Era visibilmente infastidita, e forse grazie alla rabbia avrebbe nascosto le guance arrossate, mentre ricordava il suo piano di fuga.

    Lo osservò, comprensiva. Non essendo abituata a contatti fisici affettuosi, non si spinse a toccarlo, ma lo sguardo bastava a trasmettere il suo calore. Febh, no... Non eri tu. Tu sei tu solo dal momento della resurrezione. Prima... Era Kaji. La domanda sugli Hakai le fece sgranare gli occhi confusa. Hakai? Fine inevitabile!? Fine inevitabile di cosa!? Che altro c'è ancora?? Kaji non faceva che nascondere segreti, ad entrambi.
     
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    Palazzo Yakushi


    Aperture fisiche e mentali
    5

    Ah, capisco. Quindi in pratica accetti il tuo destino, ma non ti togli il piacere di lamentartene. Ahahaha! Ottima scelta, Raizen, ottima scelta. Non era sarcastico. Ottimo modo di partecipare alla tortura...tutto sta a tener saldo questo pensiero...la determinazione è molto utile in queste circostanze. E non credo che il mio ragazzo sia tipo da spiegare queste cose. E' forte, ma non ha ancora nemmeno trent'anni...la saggezza che viene dall'età è ben lontana da lui. Credo che sappia tutto questo, inconsciamente, avendo vissuto nel clan, ma che al momento voglia solo divertirsi e prendersi un pò di vendette, a voler essere del tutto onesti. Ridacchiò ancora, ma Febh era ormai arrivato (anche se non aveva sentito nulla di quello scambio) e ben presto il palcoscenico sarebbe stato occupato da ben altro.

    La minaccia dell'attizzatoio non venne colta come previsto, tanto che Raizen, colmo di amarezza, lo arroventò lui stesso prima di allontanarsi per far aprire la porta. Uh...beh, grazie. Servizievole. Toccando un qualche aggeggio segreto nel muro lo Yakushi fece sollevare le sbarre nel soffitto, entrando nella cella, e quelle si richiusero dopo pochi istanti dietro di lui. Pivello, tu mi sottovaluti, temo. Sono molto, molto bravo a rompere le cose. E nel calcare quella parola l'intero ambiente fu travolto da effimere folgori nere che parevano quasi originarsi dal corpo stesso del ninja, i cui occhi erano diventati neri come pece mentre il volto appariva euforico. Non puoi nemmeno immaginare fino a che punto io possa arrivare a rompere qualcosa. Le mura, le sbarre, pur essendo uguali sarebbero apparse stranamente fragili, come se l'usura del tempo fosse stata accentuata o resa più apparente agli occhi...e lo stesso valeva per Raizen che si sarebbe sentito debole come non mai, pur senza effettivo malessere...come se tutti i suoi limiti e la caducità del suo corpo fossero stati messi in evidenza. Un pò come quando giaceva tra la vita e la morte con il corpo spezzato in ospedale.

    Credo che un pò di musica sia d'obbligo per farci compagnia in questa gioiosa occasione. Hebiko è di sopra a prendere un The con la vecchia Ogen, per inciso. Penso dormirà qui stanotte. Disse sovrappensiero, pescando dallo zainetto che si portava dietro una radiolina con mangiacassette che appoggiò a terra. Premette il tasto Play su quel piccolo utensile che ormai era di uso comune nel continente, e mentre il rumore di fondo del nastro che girava continuava a diffondersi nella stanza, lo Yakushi dagli occhi ancora neri si avvicinò all'Hokage, avvicinando pericolosamente l'attizzatoio al suo volto. Poi partì la musica di "Divertiamoci a contare con Nanako, filastrocche per imparare per bimbi di ogni età". Febh si bloccò un secondo. Scagliò l'attizzatoio contro il malefico strumento, disintegrandolo (l'entità del danno era decisamente superiore al previsto...che dipendesse dallo strano effetto che riempiva l'ambiente). Facendo finta di nulla tornò a guardare la sua vittima. Tutto sommato non servono strumenti. Solo tu e io. Pivello. Salvo problemi avrebbe legato l'Hokage alle catene sul muro, obbligandolo quindi a stare con le braccia alzate e in ginocchio. Le catene erano troppo corte per consentire movimenti efficaci e alla lunga avrebbero stancato le articolazioni, mentre la loro robustezza era tale che a mani nude anche lo Yakushi avrebbe avuto difficoltà a romperle.

    Cominciamo con lo spiegarti qualche regola. Così, per comodità. Resterai così per tutto il tempo necessario. Il cibo e l'acqua non sono un lusso a cui hai diritto, e apprezzerai diversi veleni che ho in mente per te. Due, tanto per cominciare. Una semplice siringa ipodermica e iniettò due sostanze nell'Hokage: una contrastava la sua capacità nel teletrasporto, mentre l'altra limitava enormemente la sua capacità di impastare chakra. Avrei potuto inocularli anche con un'ascia, ma ho pensato che avrei sporcato troppo. Spero tu stia scomodo, o tutto questo non avrebbe poi granchè senso. Per parlare con Raizen doveva inchinarsi un poco, avendolo costretto in ginocchio, ma nemmeno più di tanto vista la stazza della vittima. E ora, per farti apprezzare la situazione almeno quanto me, vorrei che vedessi esattamente come vedo io, Pivello. In quel momento anche gli occhi di Raizen si sarebbero oscurati, diventando neri esattamente come quelli dello Yakushi, mentre la visione maledetta degli Hakai veniva condivisa. Se il mondo sembrava più fragile nel campo d'azione della Fine Inevitabile, certamente esso era ancor più tremendo quando si guardava con gli occhi neri: i dettagli più fragili di ogni corpo erano enormemente amplificati, fino a rendere i punti deboli evidenti come delle vere e proprie crepe nella realtà: si aveva la certezza, mirando a quei punti, che si sarebbe causato il maggior danno possibile, in ogni cosa: anche le stesse catene che legavano il Kage. Anche Febh stesso, che pure appariva meno fragile del resto che li circondava. Anche il corpo stesso del ninja della foglia, così come i suoi vestiti: zebrati di linee nere che rappresentavano evidentemente la morte stessa, i punti di rottura.

    Hai qualcosa da dichiarare, o vuoi provare a soffrire in silenzio fino a quando non ti strapperò un grido, pivello? Poggiò la mano sulla spalla della sua vittima: un semplice dito, e lo fece scorrere lungo una delle "crepe", applicando una piccola quota di chakra reso tagliente. Gli abiti si tagliarono come burro, senza offrire alcuna resistenza anche se imbottiti o rafforzati in qualche modo, e subito sotto la pelle sanguinò con un fastidioso bruciore che non era assolutamente giustificato dall'entità dell'offesa: ogni ferita era più grave e pericolosa nel campo del Mondo che Muore. Fortunatamente sei grosso: c'è tanto da tagliare. E molto tempo a disposizione. Poi, così come era arrivato, a meno di chiacchiere di qualche tipo, si sarebbe alzato e se ne sarebbe andato, lasciando l'Hokage legato e la piccola ferita aperta. Non avrebbe dato spiegazioni, e sarebbe sparito per tutto il resto della giornata e della notte, almeno fino al mattino seguente.

    Come avrebbe passato la notte l'Hokage? Avrebbe chiesto qualcosa di quello strano fenomeno a Febh prima che se ne andasse? Soryo, anche se interrogato, non ne sapeva niente. Intanto un sistema di aerazione pompava nella stanza i veleni che erano stati inoculati al Kage, prolungandone gli effetti per tutto quel tempo, e indebolendolo.

    [In Viaggio nella Lucertola]

    Accantonato per un poco il discorso "punizione di Raizen", i due continuarono a girare attorno al fulcro del problema, Kaji e gli Hakai, disquisendo di filosofia politica, o per meglio dire alzando i toni su cosa fosse o non fosse un buon Kage. Oh, non fraintedermi, non giudico le azioni, io giudico la persona. Per me uno che si annulla del tutto in un ruolo è solo un perdente. Normalmente si condannavano le azioni e non la persona, ma Febh era un tipo sui generis. Può tenersela la sua visione. Non cambia il fatto che sia qualcosa che io non potrei mai fare. Poi si sporse in avanti, con un sorrisetto beffardo. Ma forse c'è un pò di speranza per lui, tutto sta a continuare la nostra piccola chiacchierata. Quanto al Kage di Kiri...francamente ai miei occhi chiunque governi Kiri è poco più di un pescivendolo, quindi può fare quel che gli pare. Oltre a essere un irresponsabile lo Yakushi era anche un abile diplomatico, dato che queste stesse cose le aveva dette anche alla recente riunione dei Kage. Poi ci si chiedeva come mai non volesse fare il capo... E il mio personalissimo significato dell'essere Kage è "non io", molto semplice, no? Frutto di avanzati e raffinati ragionamenti, sai? Ridacchiò, ma non era sarcastico...sembrava più il risolino soddisfatto di chi ha appena detto qualcosa di geniale, almeno ai suoi occhi. Trascurò i commenti sul Mikawa, aveva già parlato a sufficienza al riguardo.

    Lasciò che Hebiko si sfogasse, la guardò a lungo e con intensità. Poi sbadigliò. Tutto quello che hai detto è molto bello, ma Oto è libertà e caos puro. Chi ha la forza di determinarsi, o chi si appoggia a chi sa farlo, andrà avanti. E Gene non ha ancora sacrificato nessuno all'altare del suo egocentrismo, per quanto mi risulta. Fece spallucce. Se davvero vuoi cambiare le cose non guardare me, sai bene come la penso, e diventa abbastanza forte da far valere ciò che vuoi tu. QUESTA è Oto. Sbadigliò ancora. E fidati, per quanto possano esserci beghe interne, quando appare un nemico Oto lo schiaccia, anche se frammentaria, perchè ogni nemico è una limitazione della nostra libertà, e non è tollerabile. Io prenderei a pugni Gene per tredici giorni consecutivi, con quella sua faccia da schiaffi, ma appena è apparso un nemico abbiamo combattuto assieme come un sol uomo. Non puoi aspettarti fiori sul fondo del mare...piuttosto concentrati a cercare le perle. Questa in realtà la aveva letta sul Calendario del Bonzo Indovino (pare fosse un vecchio flirt della vecchia Ogen, che lo comprava ogni anno), ma gli pareva appropriata. Pur non essendo del tutto sicuro di cosa significasse.

    Hebiko... Scosse il capo. Sai che ho rischiato di essere cacciato dal clan o ucciso quando ho rifiutato il ruolo di Kage? La vecchia Ogen voleva cacciarmi e ha combattuto per uccidermi. Ho dovuto difendermi e combattere alla morte con lei, fino a farla inginocchiare davanti a me, pur di avere la libertà di rifiutare. E con quel ruolo ho anche rifiutato la carica di capoclan. Questo era per sottolineare che non era certo la paura di un ruolo a farlo rifiutare, e che ogni scelta aveva un suo prezzo. Io NON sono un leader. L'unico motivo per cui ho accettato il ruolo di Consigliere e di Amministratore, per il quale non sono assolutamente tagliato, è perchè ho fatto una promessa a una persona che gode della mia fiducia e della mia stima. Il discorso si faceva più serio, e con esso la sua espressione...mentre stranamente il tono si addolciva nel pensare a Shinodari, in un luogo sicuro lontano dalle beghe del continente. Un pò come te. Altrimenti avrei continuato a farmi i cavoli miei, non pensi? Non c'è alcuna spinta di responsabilità che mi porti a guidare Oto...non sono un Leader. Non voglio esserlo. Non ci sono tagliato e farei più danni che altro. Sorrise. Ma soprattutto a me non interessa il bene del villaggio come potrebbe interessare a un Kage, le mie motivazioni sono decisamente più deboli di così...alla fine è solo una promessa fatta a un'amica. Un Kage ha bisogno di qualcosa di più. E sollevò una mano. E prima che tu me lo chieda...puoi pure sognarti che ti prometta di diventare Kage. Ma posso prometterti di supportarti se tu, che invece vuoi davvero il bene di Oto, vorrai prendere questa strada. Lei era irritata e lui stranamente sereno ora che parlava...straordinariamente simile ai modi di fare di Kaji. Per inciso, lui detestava essere così melenso. Quindi prese un fischietto dalla tasca e ci soffiò con un notevole e fastidioso rumore giusto per sdrammatizzare e spezzare il momento. Inoltre come Kage obbligherei tutti gli Otesi a suonare questo affare prima di ogni frase! Sarebbe geniale, nettamente meglio che quella banalità del coprifronte: ninja che emettono un suono prima di ogni discorso, i ninja del Suono!

    Quando lei poi rivangò la terribile prova legata ai sigilli lui inizialmente alzò gli occhi al cielo. Uh, sta per piovere? Guarda che nuvole...eh si. Poi verso di lei. Dicevi? Se poi lei avesse incalzato. <b>[color=green]Uhm...Eiatsu. Ha fatto tutto lui. E con dovizia di particolari sui vari matrimoni e altro...credo abbia una passione per le telenovela...che tipo, eh? Probabilmente il cultore dei morti avrebbe avuto una mezza occlusione intestinale in quel momento, ma come si dice? Mors tua, vita mea.

    [...]

    Il discorso era entrato nel vivo, anche se i discorsi di Hebiko restavano focalizzati su questioni di ordine morale che lo Yakushi aveva imparato a ignorare con anni di duro esercizio e letture di riviste scandalistiche. Beh, tecnicamente Io e Lui siamo la stessa persona. Lui era stato ferito a morte, oltre le possibilità delle arti mediche, che comunque il mio sensei non conosceva. Quindi fece l'unica cosa che poteva fare: usò una tecnica derivata dell'Edo Tensei. Impedisce all'anima di lasciare il corpo e guarisce le ferite rendendolo però un cadavere di qualità superiore. Il prezzo da pagare sono i ricordi, che vengono cancellati sino a un certo punto. Ma dato che negli anni successivi sono comunque rimasto con il mio Sensei, seguendo lo stesso stile di vita e lo stesso ambiente...non vedo come potremmo essere poi così diversi io e il me stesso passato, di cui comunque non ho memoria se non qualche vago flash. Le puntò un dito contro. E comunque non è carino accusarmi di aver rubato un corpo, il corpo è mio e l'anima è mia, sono solo ricordi un pò diversi! In realtà il Sensei dopo la resurrezione era più vecchio, più stanco, meno paziente e più carogna, quindi c'era stato qualche piccolo inconveniente e qualche scorciatoia di troppo nel tirar su Febh una seconda volta (incluso il non avergli corretto il nome sbagliato) quindi in effetti il risultato finale era sensibilmente diverso da quello che lo Yakushi stesso immaginava (di fatto non aveva mai visto o conosciuto Kaji, erano due diverse conclusioni di una storia a bivi).

    Imbronciato per l'accusa di essere un Ladro di Corpi, Febh cercò con Hebiko di andare più a fondo nel comportamento di Kaji, visto che gli sembrava strano un simile tentativo di uccisione...Febh stesso non aveva mai ucciso se non quando era un Genin con molta esperienza...sempre meglio far soffrire che ammazzare, così diceva. E NON sono nemmeno un demone. Ti ho spiegato come funziona il Jutsu, ricordi cancellati, il corpo più giovane di qualche anno, la testa tornata indietro con esso ma spariscono anche altri ricordi, e il Sensei mi ha riaddestrato da capo, anche se per meno tempo perchè ero già grandetto e poi son stato trovato da un ninja di Oto che mi ha portato qua. Lunga storia. Tagliò corto, poi accigliandosi. O forse vuoi dirmi che preferiresti vedermi sparire, come se dovessero esorcizzarmi? E stavolta, mentre faceva la domanda, la sua irritazione era ben più palpabile: possibile che Hebiko lo volesse cancellare? Che preferisse l'altro sè stesso che aveva provato a ucciderla? Fece un gesto come a dire che se lei voleva mandare qualcuno a indagare sugli Illuminati poteva anche farlo, a lui interessava poco e comunque il loro rango a livello burocratico era il medesimo.

    I toni si alleggerirono quando lei prese in giro la presunta perfezione di lui. Affatto, la mia vera vocazione è la danza...sospetto che il mio talento nel gioco d'azzardo sia in qualche modo frenato da una maledizione o qualcosa del genere. La differenza è che lui non stava scherzando. In ogni caso ben presto il discorso tornò serio, con Febh che piegava le labbra sprezzante. Temeva che lo tradissi in un futuro ipotetico...e quindi ha cercato di ucciderti? Lei disse che che Kaji era uno che non si fidava di nessuno. Kaji era qualcuno che non aveva mai incontrato qualcuno come Yami o come Shinodari...o che non era mai entrato a far parte del clan Yakushi. Un "Cane Randagio". Io ho un nome diverso per quelli come lui...li chiamo Feccia. Disse, arricciando il naso per il disgusto. E se permetti, io con la Feccia che non è capace di fidarsi di qualcuno non voglio avere niente a che fare. Si alzò. Da che pulpito aveva detto quelle stesse parole a Raizen nemmeno un'ora prima, se lui stesso seguiva la stessa filosofia, anche se in tempi remoti? Lui era cambiato...e Raizen aveva chiesto di cambiare. Irritato Febh prese ad armeggiare col fischietto che aveva lasciato intorno al collo tutto quel tempo. Tanta introspezione lo turbava...era pesante. Ma anche Hebiko era turbata, il linguaggio del corpo era evidente.<b>[color=green] Io ricordo qualcosa a tratti perchè il jutsu è incompleto, ma come Kaji non ti ho mai visto nè conosciuto, la sua coscienza non esisteva fino all'intervento di quella pietra di cui parli, quindi ho seri dubbi che ci fosse qualcosa...te lo devi essere immaginato. O lo ha detto apposta per portarti dalla sua parte. Disse, ma teneva il muso ed era cupo in volto. Lui era cambiato e Raizen aveva detto di voler cambiare, ma si era sentito rispondere che era impossibile. Non poteva fare a meno di rimuginare e ripetersi questa frase.

    Sospirò. Non ero io...ma se mi descrivi una persona del genere...il genere di persona che odio di più al mondo, allora puoi pure star certa che non ci voglio avere niente a che fare. Io mi fido di poche persone, ma per quelle di cui mi fido farei praticamente tutto. Uno Yakushi vive a lungo e sa che deve coltivare con estrema attenzione le amicizie, perchè quasi tutti moriranno ben prima di lui. Ma Kaji ha provato a ucciderti solo perchè temeva un tradimento futuro. Io non potrei MAI fare una cosa del genere. Tornò a sedersi fissandola. Hai ragione. Lui non ero io. E te lo dico con certezza. Io sono meglio. Il discorso sugli Hakai cadeva proprio a fagiolo, costringendo lo Yakushi a chinare il capo e sbuffare. Ecco, appunto. Apriamo pure le banche delle informazioni. Un nuovo sospiro, che tuttavia era di sollievo per il cambio di argomento, per quanto fosse comunque pesante. I miei genitori erano della Zanna, come ti ho detto. Ricordi quell'incidente a Suna con le scariche elettriche nere quando ho accidentalmente fatto cadere qualcosa a casa di Hoshi? Era il potere del mio Clan...un potere che non si apprende ma nemmeno si tramanda geneticamente...è più una sorta di...promessa? Di condivisione trasmessa dalle parole. Il potere delle parole che risveglia quel particolare uso del chakra. Davanti a esso ogni cosa diventa più fragile. I miei genitori morirono mentre erano travestiti da mercanti sotto scorta di Oto...li attaccò una creatura strana che ricordo solo a tratti. Poco prima di morire mia madre mi fece promettere, tramandandomi il potere del clan. Lo avevo dimenticato a causa dell'Edo Tensei ma pian piano sto ricordando...e il potere si è riattivato. Per questo pensavo che Kaji lo sapesse usare. Ma non avrebbe approfondito su quell'argomento. Non era nè il tempo nè il luogo.


    Edited by Febh - 8/3/2020, 12:23
     
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    Dialettica Yakushi


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    Raizen annuì con convinzione, seppur non fosse possibile per Soryo vederlo.

    Aye.
    Qualcosa dovrà pur restarmi, e la sua ultime frase mi da quel pizzico di ragione che, se ha capito la mia mentalità, è dolce come il miele in questi casi.
    Me la farò bastare, penso sarà l’unica soddisfazione che avrò da tutta questa storia.


    Quando Febh aprì la cella la sua espressione non mutò di una virgola, era una maschera di sale, che espressione fosse la sua pareva importasse poco, sia a lui che a Febh.
    L’unica cosa che gli concesse fu un sopracciglio leggermente più alzato quando questo fece praticamente esplodere la piccola radio, ma per il resto del suo teatrino sarebbe stato come rivolgersi ad un muro.
    Non avrebbe fatto una piega nemmeno quando fosse stato ammanettato , avrebbe avuto da ridire se fosse una misura di costrizione, ma pareva fosse più che altro un modo per farlo stare scomodo e più in la, probabilmente infliggergli dolore per via della posizione inusuale.
    Forse la rigenerazione demoniaca ci avrebbe messo una pezza.

    Febh sta zitto.

    Gli parlò sopra quando questo cercò di spiegare delle regole, ed erano regole a cui non era minimamente interessato.

    Non mi interessano le regole, non mi interessa cosa farai ne quanto bene lo farai.
    Fallo e basta, ammenochè non faccia parte della tortura, in quel caso… beh, avanti.
    Non stare a spendere veleni per farmi stare qui, non è mio interesse andarmene, e non lo farò.
    Ho fatto una scelta, io.


    Se li avesse comunque iniettati avrebbe fatto spallucce, arreso più che preoccupato.
    Come aveva affermato la sua scelta era stata fatta, e non era possibile prendere a cuor leggero una tortura, ma aveva dovuto sceglierla, e per una volta nessuno ci rimetteva, ne Hebiko, ne il villaggio, ne i draghi... nessuno.
    Se non fosse stato per ciò che quella scelta aveva comportato a livello emotivo era probabilmente la scelta più semplice che avesse mai dovuto fare.
    In tutto quell’infelice teatrino le cose che in altre situazioni sarebbero state importanti, come le scariche nere, o la radio frantumata, o la visione del mondo di Febh, perdevano importanza. Paradossalmente l’unica cosa degna di nota era che veniva nuovamente chiamato Pivello.

    Toh, le celebri capacità distruttive degli Yakushi.
    Così temibili che il modo migliore per imprigionarne uno sono delle semplici catene.


    La sua ironia era così densa ed abbondante che prima di poter torturare Raizen avrebbe dovuto spostarla di forza.
    Era un fabbro, e non solo, dire che il metallo avesse pochi segreti per lui era riduttivo, e quelle catene, come confermato anche dai vari punti di rottura, non avevano niente di speciale, robuste magari, ma normale metallo.
    Niente di speciale insomma per qualcuno con quell’abilità.
    Non era certo dell’utilità di condividere quel suo particolare potere con lui in quel momento, perché mostrargli quanto male poteva fargli?
    Era forse l’ennesimo giochetto psicologico?
    O era un modo fin troppo particolare per renderlo partecipe delle sue abilità?
    Una specie di risposta alle sue domande in merito alla natura delle scosse nere.
    Dire che sperava con tutto se stesso il contrario era esagerato, dal preciso momento in cui quella sessione di torture era cominciata gran parte delle sue speranze di recuperare un qualsivoglia tipo di rapporto si erano lanciate a volo d’angelo da un dirupo di un centinaio di metri impegnandosi a cadere con la faccia.
    Tuttavia sperava che Febh parlasse, in qualche modo, di qualcosa o persino il suo gesto sarebbe diventato totalmente inutile, perché a quel punto a cosa era servito esporsi così tanto?
    Non gli avrebbe dato nuovamente il piacere di rispondere ad una domanda, aveva perso la possibilità di poter parlare normalmente con l’ospite d’onore che aveva appeso alla parete. Forse applicando chissà quale assurda logica la sua presenza li era anche accettabile e giusta, ma non secondo la sua, la sua logica, probabilmente l’unica assennata nel raggio di qualche chilometro, gli impediva in tutti i modi possibili di cedere a compromessi, di elemosinare spiegazioni barattandole col dolore e il pentimento.

    Vai avanti, che sia molto o che sia poco, che venga da te o da qualcun altro… il dolore è sempre uguale.
    Non c’è niente di originale.


    Si sarebbe accorto lo Yakushi del peso che Raizen stava dando a quella situazione?
    Gli andava davvero bene che il suo gesto non venisse colto nella sua pienezza, ma anzi che venisse sminuito a tal punto da non essere reputato più che una mera e sovradimensionata punizione?
    Voleva essere solamente un torturatore tra tanti?

    ...

    Sentì il chakra passare sulla pelle, oltre i vestiti, la sua mente fece un piccolo passo avanti ed andò oltre.
    Sibilò mentre il sangue scorreva, ma nonostante quel dolore fosse più forte di quanto si aspettasse non era ancora il momento ne di serrare i denti ne di trattenere le grida.

    Posso farlo per tutto il giorno.

    Le sbarre si chiusero e rimase solo, restare a digiuno per tre giorni sarebbe stato difficile, fortunatamente solitamente la sua dieta era ricca ed aveva qualche riserva da consumare.
    L’unica cosa che avrebbe fatto per non privarsi totalmente del sonno, sarebbe stato rimboccare i pantaloni sulle ginocchia, il dolore alle spalle sarebbe giunto abbastanza presto, ma aveva una buona finestra di tempo prima che lo risvegliasse.
    Fare tutto con i piedi risultava abbastanza ridicolo, ma fortunatamente era solo.
     
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    Ascoltò la ribellione iniziale dell'Amministratore con un sopracciglio alzato, sentendola come una scusa. Oh giusto, mi sembra un'ottima giustificazione. Nonostante il sarcasmo fosse un concetto alieno per Febh, Hebiko non riusciva mai a trattenersi dall'evitarlo. Si fece più dura quando l'altro si permise di sbadigliarle in faccia, schioccandogli le dita davanti. Non ci provare sai?? Ci metto un attimo a trasformare questi in sberle! Dopo quella piccola sgridata però lo avrebbe ascoltato, non senza evitare di commentare il suo giustificare il fatto che Diogene non avesse fatto nulla a nessuno. Qui non si parla di cosa, ma di quando. Lo sai anche tu che è solo questione di tempo. E spero che quando arriverà il momento, saremo entrambi abbastanza rapidi da impedirglielo. Forse aveva già fatto qualche vittima sotto ai loro occhi, convincendola che quella fosse tutta una sua decisione e non che fosse solamente una marionetta nelle mani di qualcuno decisamente pericoloso. Roteò gli occhi in silenzio quando le ricordò che, nonostante tutto, Diogene era sempre in prima linea per la difesa di Oto. Non potendo obiettare, affondò la schiena sul divano. Un modo indiretto per ammettere la sconfitta, almeno in parte.

    Ascoltò con interesse quando prese sul serio il discorso del Kage. C'erano ancora molte cose che Hebiko non sapeva, e il suo doversi difendere dal suo stesso clan pur di non prendere le redini del villaggio era una di queste. E le stava raccontando tutto con una certa serenità. Più parlava, e più la Vipera si convinceva delle sue motivazioni, di quanto duramente avesse combattuto per la propria libertà, un po' come stava cercando di fare lei. Non voleva dargli il gusto di sentirla ridacchiare, ma avrebbe facilmente notato come gli angoli della bocca si fossero arricciati in un sorriso, per quanto stringesse le labbra cercando di evitarlo. Bah! Non ci pensare nemmeno! Borbottò, seppur non realmente furiosa. Se davvero dovessi salire su quella sedia, non voglio certo farlo perchè Febh Yakushi mi ha raccomandata! Ma accetterò volentieri il tuo supporto, signor consigliere. Cedette, ridacchiando. Apprezzava quel discorso, ammirava il suo desiderio di libertà, ed ora che lo comprendeva al meglio non gli avrebbe tarpato le ali. Certo, restava un desiderio egoista, ma così come Diogene, nel suo male, poteva comunque far del bene a Oto, anche Febh col suo egoismo si sarebbe dimostrato altruista per il villaggio. Tutti quei discorsi seriosi stavano chiaramente mettendo lo Yakushi in difficoltà, per niente abituato a così tanta serietà in un colpo solo. Sibilò infastidita dal frastuono, stringendo i denti mentre le orecchie le fischiavano con prepotenza. A-ha. Non in ufficio, o te lo faccio ingoiare. Anche se c'è il rischio che tu diventa doppiamente fastidioso in quel caso.

    FeeEEEbh. Dimmi. TUTTO.Febh tendeva a dimenticare dettagli molto importanti, come la sua stessa ossessione per le telenovela dal budget striminzito e i costanti colpi di scena, che col tempo aveva trasmesso ad Hebiko. M-Mh. E scommetto che nessuno dei due ha preso ispirazione dal terzo episodio della quinta stagione degli Occhi del deserto, dove Donna scopre che il suo povero marito è stato arrestato con l'accusa di omicidio? Non era chiaro a chi dei due fosse piaciuta di più la serie. Non finisce qui, Yakushi. Sia per te, che per quel bue del Kokage. Non siete nemmeno riusciti ad azzeccare il fidanzato corretto!!


    L'Amministratore continuava sulla strada di un unico Io, spiegando il processo che il suo maestro aveva eseguito su di lui. Drizzò la schiena, rispondendo con naturale teatralità all'accusa, gesticolando con ampie bracciate. Io?? Vai a dire a quel cretino del tuo sensei che ti ha... diviso l'anima o cosa ne so io, invece di curarti! Altrimenti scriviamo una bella letterina al signor Kaji e gli diciamo tutto quello che tu pensi di lui, e vediamo se concorda! Borbottò, ironica. L'hai detto tu stesso che sei un cadavere! Va bene che una persona cresciuta in modi differenti possa reagire in maniera differente... Ma così è troppo! Nel tuo corpo possono comandare o Febh o Kaji, non entrambi. Ma se vuoi facciamo una prova. Si sporse in avanti, assottigliando lo sguardo. Cosa ricordi della tua vita da Kaji, che non ti sia stato detto da qualcun altro? Naturalmente la risposta era nulla, la tecnica stessa eliminava i ricordi. Puoi dirmi con certezza che una tecnica simile elimina i ricordi? Non potrebbe essere stato questo sensei a farlo, eliminando... non so, qualcosa di specifico, per evitare che facessi la stessa fine di Kaji?

    Parlare di argomenti simili confondeva non poco la ragazza, poco pratica nel capirne di anime e corpi se non tramite film di serie B. Presa dall'ira, si tolse una scarpa, scagliandola in faccia allo Yakushi quando osò domandare se lei lo volesse far sparire. Non dirmi mai più una cosa del genere!! Stupido idiota! Ma ti pare che possa pensare una cosa simile!? Affondò sul divano, imbronciata. Non mi piace il tuo sensei. Riprese il suo argomento, anche se era difficile capire chi dei due si era infastidito di più, e tra quanti minuti sarebbe passato tutto ad entrambi. Forse molto pochi. Kaji diceva che il suo sensei, questo Homura, era una delle guardie di Orochimaru. Insieme ad un certo Omoi. Non ho molti dettagli, ma il tuo sensei gli ha dato la caccia per parecchio tempo, anche dopo averti trovato ed averti iniziato ad addestrare. Kaji non ricorda più nulla dal momento in cui Homura a sfidato Omoi, e sei rimasto ferito. Non era sicura che lo sapesse o meno, ma da ciò che le aveva raccontato fin'ora forse era all'oscuro della cosa. Insomma, Kaji era il frutto di uno sgherro di Orochimaru. Come potrei preferire lui a te, maledizione!? Borbottò nervosa, ignorando il discorso sul legame che aveva fatto poco prima. Continuava a crederci nonostante tutto. Tuttavia non poteva ignorare che uno dei due la stava per uccidere per egoismo, mentre l'altro le aveva giurato fedeltà eterna. Immagino fosse bravo a manipolare le persone... Non che ci voglia molto con me. Ammise, con disprezzo. Tendeva a farsi abbindolare un po' troppo facilmente dai metodi particolarmente gentili.

    Annuì con convinzione al colorito soprannome, concordandolo. Erano entrambi abbastanza a disagio per quella situazione, seppur per motivi parzialmente differenti. Kaji non le andava per niente a genio, eppure parte di lei non lo avrebbe voluto eliminare del tutto. L'insistenza nel farle credere che fossero la stessa persona contrastava con le ideologie dell'Hakai, che la vedeva in tutt'altra maniera, percependo Febh come un vero e proprio furto d'identità. L'uno non poteva vivere in contemporanea con l'altro. ... Abbassò lo sguardo turbata, nel pensare che l'altro potesse averla manipolata. Ma quale manipolatore avrebbe confessato, con così tanta tristezza, la sua decisione? Avrebbe potuto colpirla alle spalle quando meno se lo aspettava. Aspettare di fuggire insieme ed ucciderla nel sonno. Trovò il coraggio di replicare, posando i piedi sul divano e poggiando la testa sulle ginocchia. Aveva troppa paura per fidarsi di me. Paura che lo tradissi. Aggrottò le sopracciglia, stringendo le braccia attorno alle gambe. Ma era davvero triste per quello che cercava di fare. Cercava di giustificarsi dicendo che era stato addestrato così. Sibilò. Homura è uno stronzo. Qualsiasi accenno di protesta da parte di Febh sarebbe stato accolto con una discreta ansia, ed un vago nervosismo. Senti, n-non è facile per me, okai!? Siete fisicamente uguali, entrambi più o meno mi volevate bene, e tu insisti nel sostenere che siete la stessa persona, solo che te sei i ricordi rimasti!! Odiarlo sarebbe come... odiare te?? Certo forse il tuo te passato ha cercato di uccidermi, ma lo stesso giorno il tuo te presente mi ha protetto da un'esplosione terrificante! Febh non era sicuramente la persona migliore ad aiutarla a superare uno stress simile, ma era pur sempre il diretto interessato, non poteva dire cose simili a nessun altro.

    Sembrò convincersi della teoria delle due entità, disprezzando pesantemente Kaji dopo quella scoperta. Riuscì a sorridere nel sentire la sua decisione finale, annuendo. Sei il mio ladro di corpi preferito. Sghignazzò, prendendolo nuovamente in giro. Le parlò delle ultime cose a lei sconosciute, la triste fine dei suoi genitori e il "passaggio" del potere degli Hakai. Altri dettagli strettamente riservati a quelle poche persone fidate. Si risedette composta, chinandosi verso di lui. Non era brava a consolare le persone, e Febh non era tra i bravi a farsi consolare. Mi dispiace. Non aggiunse altro, riflettendo invece sulla faccenda del suo potere. Non ricordo bene... Se aveva quel potere, non l'ha di certo usato. Però era con quel cognome che si era presentato, ora che ci penso. Si sforzava di ricordare, ma no, niente fulmini neri. Che si fosse trattenuto era improbabile, dopotutto si parlava della sua stessa vita. Sospirò, poggiando i gomiti sulle ginocchia. Non aveva mai avuto modo di parlare in un modo simile con Febh, e nonostante tutti quei discorsi fossero necessari per saldare del tutto la loro relazione, iniziavano a pesare su entrambi. Quindi... esitò, incerta. Suppongo che ora siamo pari. Ti ho detto tutto quello che mi ricordavo. E ho apprezzato ciò che mi hai detto tu. Come vuoi risolvere la questione Kaji? La domanda avrebbe probabilmente portato una discreta confusione. Oh insomma. Quella pietra lo aveva risvegliato, non è che distruggendola l'ho "ucciso" davvero. Dev'essere ancora nella tua testa da qualche parte. Non vorrai mica vivere con una Feccia nel cervello per il resto della tua vita? Disse la giovane serpe, con un frammento del peggiore degli Otesi intrappolato nella sua testa. Forse nessuno dei due aveva ancora compreso fino in fondo le conseguenze di aver distrutto quella strana pietruzza.


    L'entrata a palazzo fu tranquilla. Tranquilla come può essere Febh che invade casa propria con la sua lucertola. E con le litigate tra nonna e nipote su come si trattano gli ospiti e svariate fesserie di cui comunque solo lo Yakushi era colpevole. Ancora scossa dallo tsunami di informazioni ottenute in precedenza, si ritrovò senza preavviso in un'elegante sala, faccia a faccia con Ogen stessa, mentre il nipote era sparito chissà dove, "a parlare tra uomini" diceva. Perchè i maschi insistessero con stupidaggini simili non se lo sarebbe mai spiegata. E tantomeno avrebbe perdonato Febh per aver deciso di lasciarla completamente sola di fronte alla capoclan. Non che non si conoscessero (o meglio, non che Ogen non sapesse fin troppe cose della Vipera), anche se si erano parlate solo indirettamente fino a quel momento. Non che non le facesse piacere incontrarla, dopotutto sembrava una donna tutto d'un pezzo, della quale ammirava il potere che aveva sul clan. Ma quella situazione era fin troppo delicata con Hebiko che ancora non sapeva dove fosse Raizen e perchè non potesse incontrarlo.

    Si sforzò di ricordare le poche nozioni sulle formalità che aveva imparato leggendo dei libri, mai messe davvero in pratica. Inginocchiata di fronte al piccolo tavolino, prendendo una delle tazze in bella mostra solamente dopo che la padrona di casa l'avesse invitata a farlo, bevendone un sorso. Una donna esperta come lei non avrebbe faticato a notare l'insicurezza dei suoi gesti, provocata dalla soggezione data da Ogen stessa e l'aver perso il controllo su quella situazione, non potendo nemmeno vedere dove fosse Raizen, iniziando a farsi dei dubbi a riguardo. Ah... La vostra dimora è incantevole, Ogen-san. Incantevolmente colma di trappole nascoste ovunque. Faticava a trovare un vero e proprio argomento di cui parlare, visibilmente a disagio. Avvolgeva la tazza con entrambe le mani, facendo ticchettare l'indice. Si mise subito sulla difensiva.Spero non sia un problema la mia presenza qui, non appena Febh sistemerà le sue... uhm, faccende private, toglierò il disturbo. Si sforzò di sorridere, con gli occhi che scrutavano le porte alle spalle della vecchia capoclan, sperando in un rapido ritorno dei due litiganti. Ancora non sospettava di dover passare la notte al palazzo. Agognava questo momento da tempo, ma lo aveva immaginato ben diverso. Si sentiva un pesce fuor d'acqua, e molto probabilmente la situazione non avrebbe fatto che degenerare. Febh, eh? Ridacchiò, nervosa. Sempre così pieno di energia. Io devo sopportarlo solamente in ufficio, ma lei, tutto il giorno... Uff! Invidio la sua pazienza! I complimenti piacevano sempre a tutti, no?


    Edited by Waket - 4/3/2020, 17:14
     
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    È colpa tua. Ratty

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    Palazzo Yakushi


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    [Lungo la Via]
    Vinto il breve scambio riguardo all'attuale Kokage, lo Yakushi cavalcò l'onda, andando a rimarcare le sue ragioni sul non voler diventare leader di Oto e su quale prezzo avesse dovuto pagare pur di riuscire nel suo intento. Hebiko non sembrava completamente contraria a ereditare la guida del villaggio, e Febh fece un piccolo cenno del capo, sogghignando. Eh, certo, sempre tutti a farmi far da consigliere...ma poi all'atto pratico NESSUNO ascolta i miei consigli...voglio dire: il fischietto è un'idea geniale! La duplice vittoria sul piano verbale lo indusse ad abbassare troppo la guardia, finendo per mostrare il fianco poi quando lei rivangò il discorso della prova cui era stata sottoposta per il Seal di Oto. Assolutamente una coincidenza. Inoltre Donna si era appena fatta la mastoplatica riduttiva ed era piatta come una tavola in quella stag... Si fermò a metà frase, ma forse era tardi. ...er...sono convinto che Eiatsu abbia delle altre fonti di ispirazione per quella storia che era tutta farina del suo sacco. Incassò la minaccia, cercando di non approfondire oltre.

    [...]

    Ricordo poco e nulla. Nemmeno ricordavo di chiamarmi Kaji. I ricordi sono riaffiorati quando ho incontrato il tizio che mi aveva ferito a morte, Omoi. Ma roba molto vaga, giusto il momento della morte e rinascita. E poi qualche ricordo d'infanzia...sull'addestramento col Sensei credo che siano un pò accavallati, non so se abbia rifatto le stesse identiche cose nello stesso ordine. In ogni caso, studiando dalle carte di Orochimaru quando lo abbiamo sconfitto ho trovato i riferimenti alla tecnica che è stata usata su di me, ecco perchè so come funziona, almeno per sommi capi. E comunque non so cosa ti abbia detto l'altro me, ma era stato difendendo il Sensei che ho finito quasi per ammazzarmi, non certo per qualche comportamento strano o cose simili.

    Poi si prese una ciabatta in faccia. AHIA!!! Come sempre era più l'idea del dolore a far male. Hai iniziato tu a fare allusioni, che centro io? E il Sensei Homura era una carogna, mi ha insegnato a essere una carogna, ma questo non significa certo piacere alla gente! Le spiegò che Homura e Omoi possedevano due armi forgiate da Orochimaru con l'aiuto di un fabbro immortale che viveva a Konoha, e che Omoi aveva poi tradito. Homura aveva quindi dedicato la vita a trovare e abbattere il traditore. Il discorso poi portò Febh a dissociarsi dalle idee di Kaji, pur restando irritato perchè riusciva chiaramente a immaginarsi che, avesse avuto esperienze anche solo un poco diverse, avrebbe potuto seguire gli stessi schemi mentali. Ladro di corpi preferito? Spero bene di essere l'unico! Pensa se in giro ci fosse qualche altro che è tornato dalla morte in un corpo rimesso a nuovo, e che magari ha voci della precedente esistenza in testa...non che io le abbia, sia chiaro. Forse alla Locanda dei Veri Batuman qualcuno avrebbe starnutito.

    Il discorso sembrava essersi esaurito, perlopiù. Che intendo fare? Niente...Kaji è un'alternativa a me che non è più. Dubito ci siano altre pietre o Jutsu che possano farlo riapparire, non è certo un'anima separata: il Jutsu specifica chiaramente che l'anima viene intrappolata nel suo corpo originale, quindi credo che non comparirà alcun Kaji da nessuna parte in futuro. In lontananza qualcuno aveva sollevato una bandiera. E che non ci avrai più a che fare. Un'altra bandiera. E soprattutto dubito si riproporrà la scelta tra avere me o lui al comando! Un set di belle bandiere in lontananza. Che bel paesaggio.

    E ora Hebiko aveva in mano il punto debole di uno dei ninja più potenti del continente. Ma se ne era resa realmente conto?

    [Con Ogen]

    Prego, cara, accomodati. Ogen la aveva accolta in piedi, indicando i cuscini su cui sedere, quindi aveva preso posto, servendo il the. Se aveva notato qualcosa del nervosismo di Hebiko non lo diede a vedere, continuando a sorseggiare la bevanda calda con grazie, misurando ogni movimento. Puoi pure considerarti una ospite mia cara. Spero tu abbia ricevuto il mio biglietto, ti sono molto grata per come riesci a correggere alcune malsane abitudini di mio nipote. Bevve. Certo, sarebbe usanza rispondere a un biglietto con qualche riga, ma forse sono troppo vecchia per stare al passo delle nuove abitudini. Frecciatina, che sarebbe suonata come una frustata dietro le orecchie. E ammetto che con lui la pazienza è una virtù da coltivare. Disse la donna che ogni tre per due lo faceva volar via a suon di calci, lo scaraventava contro i muri o lo rinchiudeva in una stanza delle torture.

    Ma dimmi, mia cara, hai avuto più notizie del caro Sylas? Mi si dice che ha avuto qualche spiacevole incidente di recente. Bevve nuovamente, come se stesse parlando del tempo. Shiranosuke Raijinken. Non esito a immaginare come mai preferisca il soprannome. Hai avuto anche altri contatti da Manda-sama? Mi pare si sia insediato nella grotta ancestrale del suo popolo. Posto delizioso, la avrai certo visitata, no?

    [Nelle Prigioni del Palazzo]

    Oh, sei ancora irritabile! Ottimo, rende le cose più interessanti! Commentò lo Yakushi, dopo aver inoculato il veleno e obbligato il suo prigioniero nella scomoda posizione. Yakushi? Oh, no, non penso. Dopo aver inferto la ferita gli si sarebbe avvicinato, sussurrando all'orecchio. Questo genere di potere lo abbiamo solo alla Zanna. E se ne sarebbe quindi andato, per tutta la giornata. Al mattino dopo si sarebbe presentato davanti alle sbarre sbadigliando, con un pigiama viola decorato con disegni di lucertole e una papalina in testa, con tanto di pompom viola. Aveva in mano una tazza di latte caldo e guardò l'Hokage per qualche minuto. Potevano essere le otto e mezzo del mattino. Uhm...no. Torno dopo.

    Soryo taceva, e verso le undici qualcuno andò nella sua cella cavandogli grida intense, anche se non disumane...e se tra rumori metallici e di lacci si riusciva a far gridare così uno Yakushi, certamente molti altri sarebbero morti per lo shock nel ricevere un simile trattamento. Febh sarebbe poi tornato verso mezzogiorno, ancora in pigiama, entrando nella stanza. Fame? Aveva in mano un piatto con un panino dall'aria deliziosa, che ovviamente iniziò a mangiare tranquillamente sedendosi comodo davanti all'Hokage. Io un sacco. Ora che mi sono svegliato bene...hai qualche preferenza? Non so...unghie, tendini...occhi? Dicevi che il dolore è sempre uguale...temo che tu sia molto ignorante in materia. E a piccoli bocconi, masticando a lungo, finì il panino. Dimenticavo di dirti che da oggi nella stanza viene pompato continuamente uno dei miei veleni che aumenta terribilmente la sete. Io ovviamente sono immune. Vero o falso che fosse, dopo una notte e mezza mattinata certo la gola del Kage doveva cominciare a soffrire la disidratazione.

    Hebiko è ospite del Palazzo, pare stia facendo lunghe chiacchierate con la mia capoclan, ma dimmi...come mai questa improvvisa crisi di coscienza? E come mai ti dai tanta pena per prendere il suo posto? Chiese distrattamente, mentre apriva una valigetta che si era portato dietro, estraendo vari oggetti tra coltelli di foggia atipica, spazzolini da denti, strane sonde e un peluche a forma di Diogene Mikawa che sembrava la più terribile tra le armi di tortura là in mezzo. Poi scosse il capo, limitandosi a tirar fuori una benda, con cui provvide a coprire gli occhi dell'Hokage, prima di ferirlo nuovamente alla spalla danneggiata il giorno prima, nelle stesse modalità, e poi alla spalla dal lato opposto. Danni assolutamente risibili. Già che siamo qui, e che c'è tanto da danneggiare, possiamo anche chiacchierare un pò, no? Qualche domanda?




    Edited by Febh - 8/3/2020, 14:59
     
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    Una Coscienza a 9 Code


    -VI-






    Rispose con un singolo sbuffo corto e secco.

    Irritabile?
    Temo non sia l’aggettivo giusto.


    La rivelazione di Febh lo prese alla sprovvista, ma fortunatamente non potè vedere la sua sincera sorpresa perché impossibilitato dalla sua posizione.
    Sparì però quando la radiolina davanti a lui gli fece connettere la goffaggine di Febh con quella di un altro individuo della Zanna.

    Davvero?
    Viene da li?
    Pensavo che dopo quell’evento avessero avuto ragione di simili citrulli, invece ancora ne hanno qualcuno tra le loro fila.
    È per quello che ignori Diogene?
    Faciliti il compito alla Zanna?


    Era evidente che Raizen qualcosa sapesse, lui però sapeva che era un bluff gigantesco, conosceva infatti una manciata di briciole e non di più ma se non altro non era totalmente disarmato in quello scontro verbale.
    Ovviamente l’accusa riguardo Diogene venne portata con una sferzata d’ironia così plateale che pensare che lo affermasse con convinzione era da pazzi, certo se la concentrazione di Febh si era assottigliata poteva anche prenderlo sul serio.
    Uscito Febh avrebbe avuto tempo per rilassarsi, certo non era il termine più appropriato in quella situazione, ma potè respirare, rilassando i muscoli e cercare di abbandonarsi alla stanchezza, l’unica cosa a cui poteva affidarsi.
    L’assenza di cibo non gli fece passare la migliore delle notti, aveva una dieta definita degnamente soltanto dall’aggettivo “ingombrante” e sostentare un corpo di quelle dimensioni richiedeva calorie, quindi saltare un pasto per lui era più difficile che per una persona comune.
    Si svegliò intorno alle sei del mattino con l’intero corpo, ginocchia in particolare, incriccato.
    L’unica cosa che poteva fare per darsi un po' di sollievo era modificare leggermente la sua posizione, dando sollievo alle spalle e stendendo le gambe.
    Il suo stomaco smise presto di brontolare, momentaneamente rassegnato, ed a quel punto, ostinato a non ricevere informazioni su di Febh se non da Febh stesso, non gli restavano che i suoi pensieri, ostinati e recidivi che continuavano a sussurrargli in maniera ben più infida dell’otese che forse quella punizione la meritava.
    La sua giornata però tardava ad iniziare, e proprio quando sospettava che il dolore fosse meglio che restare da solo con i suoi pensieri il rumore del feltro di un paio di pantofole si fece strada nel sotterraneo, la figura dell’amministratore venne anticipata dal dolciastro odore del latte. In quelle condizioni Raizen era in grado di concentrarsi e rintracciare le cucine solo grazie al naso, figurarsi se scaldato.
    Lo guardò quando si fermò davanti alla cella.

    Ohhhh che palle!

    Non ne sapeva la ragione, ma era probabile che inconsciamente fosse così profondamente convinto dell’inoffensività di Febh che la sua permanenza di sotto veniva ridotta ad una specie di compito per casa un po' complesso ma tutto sommato affrontabile. Quindi lo affrontava un po' con lo stesso spirito, nonostante permanesse la delusione derivata dall’essere li per le ragioni sbagliate, continuava ad attendere la tortura come il sassolino da togliere dalla scarpa prima di continuare il percorso, alla fine era Febh a tenerlo li, che male poteva fargli?
    Calciò la parete più di una volta per schiarirsi le idee ma non servì a nulla, gli rimase solamente un profondo rancore e un po' di polvere sulla testa.

    Non per la passione del macabro… ma cosa ti stavano facendo?
    Nel senso, considerando le vostre tradizioni sarà un impresa farvi del male.
    Che poi non capisco, ma se è il dolore la vostra via… perché non privarvi della capacità di sopportarlo?
    Sono sicuro che Febh possa fare un veleno simile in breve, o questo genere di normalità andrebbe contro la filosofia dietro alle vostre tradizioni?


    Occupata quella piccola finestra tenendo la mente impegnata con discorsi praticamente senza sostanza.

    Mah, ho avuto più fame.

    Fece spallucce con una smorfia serena a cui sarebbe stato difficile non credere.

    Ti piacciono i veleni a quanto pare.

    Commentò con la stessa leggerezza con cui lo Yakushi gli descriveva il tipo di veleno che veniva pompato nella stanza.

    Quanto cazzo mangi lento?
    Fatichi a digerire?
    Ogni tanto vado a fare qualche visita agli ospizi e manco li dentro se la prendono così tanto con comodo!


    La fame lo rendeva ovviamente più nervoso, e già senza particolari spinte era infastidito dal continuo ciancicare, figurarsi se non poteva fare a meno di percepirlo.

    E no, non sono ignorante.

    Chiuse la bocca, inumidendola.

    Senza soffermarci su quanto possano far male, che differenza c’è tra uno spillo sotto un unghia, o uno sul nervo dei denti?
    Davvero importa se uno pizzica, o brucia o chessò io?
    Hai mai visto nessuno soffrire ad occhi aperti?
    Pensi forse che li dietro ci sia spazio per qualcosa oltre il dolore?
    No, è sempre il solito torturatore.
    Sempre il solito volto.
    Oltre quella linea diventano tutti la stessa cosa.


    Aveva parlato troppo, aveva una discreta pelliccia in bocca ora, ma la cosa non gli impedì di cambiare la guardia quando Febh gli chiese del suo cambiamento, aveva perso un po' di rigidità, non si era arreso, ma non sapeva se dare quella risposta.
    Alzò la testa dopo qualche secondo e fissò gli occhi del suo amico di torture a lungo, riuscendo ad ignorare ciò che aveva nella valigetta.
    Un bravo attore come Raizen difficilmente riusciva ad essere inespressivo, se si passa una vita a mentire, a cercare di trasmettere qualcosa che non si prova, quando non sono presenti dei filtri il corpo comunica con sincerità accentuata dall’esperienza ciò che prova.
    Giunse alla conclusione dopo qualche secondo interminabile in quella cella silenziosa.
    Scosse la testa ed espirò rumorosamente.

    Non ti importa realmente.
    Lascia stare.


    Aveva serrato il pugno con così tanta forza e convinzione che nulla ne sarebbe uscito.
    Si fece bendare e come il giorno precedente sibilò al contatto col chakra tagliente.

    Di cosa dovrei parlare con uno sconosciuto?

    Non aveva alzato la testa per chiederlo.

    Perchè ti complichi la vita, ragazzo?
    Qui sotto, dove si legge ciò che non vuoi pensare come un libro, vedo cosa sta succedendo.


    Dovresti sapere anche la risposta allora, perché chiedermelo?

    Perchè se ti senti mentre lo dici forse riesci a capire quanto è assurdo.

    Potrebbe essere vero… ma niente è assurdo quanto questa situazione qui.
    Non voglio cedere, tutto perderebbe di valore.


    Hai scolpito la parola fine sopra un macigno e stai cercando di convincerti che non ci sia niente di più pesante.
    In modo che schiacci tutto questo sotto qualcosa che non potrai mai spostare.


    Si, lo sto seppellendo se è questo che vuoi sentirti dire, si fa quando qualcosa muore.

    No, lo stai nascondendo, questa non è una lapide, è decisamente troppo grande.

    Non ce l’ho messa comunque io li sopra, io non ce la volevo.

    Farti da coscienza in questi casi è tedioso.
    Tu lo sai che per lui, e non solo, per iniziare qualcosa c’è bisogno di finirne un’altra.
    Hai presente no?
    Una ripartenza, si ricomincia da zero, tutto pulito.


    No.
    Avrei potuto accettarlo prima, ma non ora.
    Mi andrebbe bene se non mi importasse... ma ho capito dove ho sbagliato, ma questo non vuol dire che si può premere un bottone e far ripartire tutto credendo che io possa cambiare e diventare perfetto, come gli altri mi vogliono o pensano che dovrei essere.
    Non è possibile e non lo sarà mai, io sono io, posso causare guai, e voglio voglio evitarlo con tutto me stesso, ma potrebbe succedere, anche per cose che non dipendono da me.
    Obbligarmi ad essere qualcosa che non sono non ha senso, potrebbe portarmi a fare errori che neanche immagino.
    Cedere vorrebbe dire riniziare, ma col piede sbagliato, i miei errori sono la prova del valore che tutto questo ha per me.
    Non capirlo vuol dire non aver chiare le mie intenzioni, allora come ora.
    Che senso avrebbe tutto questo se dovessi essere qualcosa che non sono?
    Tantovale non essere niente.


    Il sospiro della volpe riempì quello spazio senza confini.

    Se non altro ora hai una certezza.

    Se non altro quello scambio di pensieri gli aveva dato una buona idea per provare a mettere un punto a quella situazione.


    Edited by F e n i x - 9/3/2020, 11:46
     
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    VI




    Hebiko si dovette bloccare per un momento, uno di quei pochi casi dove la logica di Febh non faceva acqua da tutte le parti. Lo fissò a labbra strette, sorpresa. Ottima osservazione. D'accordo, tu potrai avere un fischietto. Ma dovrai usare quello che ti do io. E quello che gli avrebbe dato sarebbe stato un fischietto per cani, innocuo per le persone comuni. Un po' meno per la gente dall'udito sopraffino... Ma non era un problema di Hebiko.

    Era un problema invece la confessione di aver preso paro paro l'episodio di quella maledetta serie per decidere il suo teatrino privato. Hebiko trasalì, stringendo il suo seno per puntarlo con fare aggressivo verso lo Yakushi: MI STAI DICENDO CHE QUESTE SONO COLPA TUA??? Ci si era abituata, ma restava una scelta imposta da altri e non sua. E tutta per colpa di Donna, il personaggio peggiore di tutta la serie dopo il perfido Ramòn!


    Come sospettava, Febh non ricordava nulla, ma sapere che qualcosa gli riportava alla mente qualche ricordo poteva essere utile. Certo, ricordare Omoi poteva significare ricordare solamente i pesanti traumi, ma a giudicare dal carattere di Kaji doveva averne passate parecchie. Si inacidì non appena capì il motivo della sua morte. Tch! Lo vedi!? Ti ha fatto ammazzare quell'idiota!! Dei, quanto vorrei strozzarlo... Ringhiò, furiosa. Non la infastidiva solamente che Homura fosse la causa di tutti i mali sia di Febh che di Kaji, ma anche che quel vecchio fosse riuscito a farsi proteggere da Kaji, quando con lei non ci ha pensato due volte ad eliminarla su due piedi. La gelosia era un suo grosso problema, che non si limitava alle mere relazioni amorose, unita alla sua incredibile possessività verso quelle poche cose o persone che riteneva rilevanti della sua attenzione.

    La scarpata in faccia fu un discreto sfogo, perdipiù senza conseguenze vista la resistenza Yakushi. Un ottimo modo per farsi i dispetti senza troppi problemi. C'è una linea sottile che divide una carogna da una feccia!! E mi sembra che questo tuo maestro le si sia avvicinato troppo! Non c'era modo di farglielo andare a genio. Non sarebbe mai stata così stolta da volerlo cercare personalmente per affrontarlo, non finchè non avesse fatto qualcosa per oltrepassare il limite (cosa molto improbabile, visto che Febh non lo incontrava da anni, per quello che ne sapeva). Non avrebbe tuttavia mai permesso al suo compare di andare a trovarlo da solo, pretendendo di seguirlo.

    Ridacchiò alle continue proteste sul ladro di corpi, facendole involontariamente temere che potesse prima o poi risvegliare in qualche modo la voce di Kaji nella sua testa. Rabbrividì al solo pensiero, non tanto per la pericolosità di quest'ultimo, quanto per i livelli di follia che rischiava di raggiungere lo Yakushi. Forse scavare nel suo passato era una pessima idea. Già, sarebbe orribile. E dire che aveva incontrato Feng una volta, purtroppo non aveva avuto l'onore di conoscere il suo problemino.

    Credere che non esistessero altre pietre simili a quella in grado di riattivare Kaji le fece storcere il naso. Sarebbe stato bello, ma l'idea era troppo semplice, troppo improbabile. Tuttavia Febh sembrava talmente sicuro della completa scomparsa della sua metà feccia da trasmettere quella tranquillità anche alla Vipera, che con un sospiro si abbandonò sul divano, ormai stanca dalla quantità e gravità di informazioni ottenute in quella bolla. Ti sto dando ragione troppe volte. Sento che la cosa mi si ritorcerà contro. E lo avrebbe fatto, nel peggiore dei modi.


    Ogen non era una vecchietta qualsiasi. Certo, era la capoclan Yakushi, vantava una vita ultracentenaria alle sue spalle e certamente era ancora abile a sufficienza da poter tener testa a Febh stesso. Ma aveva un'aura oppressiva, che ti faceva sentire osservato, giudicato per ogni tuo piccolo movimento, dal modo in cui respiravi fino a quante e quali parole usavi per descrivere il tuo concetto. Parte di questa sensazione era data dal profondo rispetto che aveva per la donna (anche lei, dopotutto, sognava di diventare una forte donna rispettata). Parte era la sua inquietante calma, data soprattutto dal trovarsi nel suo territorio. Hebiko non era per niente pronta.

    Venne trattata con estrema gentilezza, come ospite del palazzo. Chinò leggermente la testa in segno di rispetto, onorata da quelle parole. Certo che aveva ricevuto i suoi biglietti, contenevano preziosissimi consigli per "l'addestramento" di Febh; i consigli di una signora con così tanta esperienza andavano custoditi con cura. Annuì soddisfatta, mentre l'altra faceva una pausa per gustare il suo the, azzardando un commento. Si figuri, è soddisfacente vedere come i risultati facciano bene tanto a lui quanto ad Oto stessa. La tremenda frustata vocale la riportò in riga, irrigidendosi come un soldato fuori posto, con la testa china sulla tazza. Na-Naturalmente. La vipera di Oto, capace di ribellarsi ai più terribili Jonin otesi, messa in riga da una vecchietta di fronte ad una tazza di the. Hebiko avrebbe presto capito che non doveva solo rispettarla, ma temerla.

    Con la bocca nascosta dalla tazza, ne bevve un sorso, cercando di approfittare delle sue capacità calmanti il più possibile. Ogen, però, non sembrava intenzionata a darle tregua. Sentir pronunciare quel nome dopo così tanto tempo le fece andar di traverso la bevanda, quasi soffocandosi nello sforzo di non sputarla di fronte alla padrona di casa. SylAs?? Pronunciò, tra svariati colpi di tosse ed un insolito accento sulla lettera sbagliata, dato dal suo incidente con il the. Come diavolo faceva a sapere di lui, per di più il suo nome completo?? Non era certamente un caso l'aver tirato fuori quella storia così all'improvviso. Sylas non era decisamente una persona di spicco, nè ad Oto nè altrove. Che avesse fatto qualche follia durante gli anni che la separavano dalla sua vecchia banda? L'ultima volta che li aveva visti aveva dato proprio a lui il ruolo di leader, visto il suo carattere così propenso al ribellarsi contro le ingiustizie, oltre ad ottime abilità in combattimento. Aveva lasciato quel gruppo di sei sbandati da soli, con la promessa di tornare a riprenderli per dargli una vita migliore non appena fosse diventata forte a sufficienza per farlo. Ed ancora non si sentiva potente a sufficienza per tornare indietro a riprendere il suo titolo di leader. L'arrivo ad Oto le aveva fatto capire che c'erano persone ben più mostruose di quello che credeva, e che ancora non era degna di tornare da loro, come una misera genin che era solamente riuscita ad ottenere una buona cattedra in Amministrazione. Ricordare il tutto le fece pensare a quanto tempo aveva sprecato, da quanto si sentiva ancora troppo debole per potersi riprendere quelli che sperava potesse ancora definire amici.

    Incalzare sul luogo natale delle sue evocazioni fece precipitare ulteriormente la situazione. Hebiko, rinchiusa sulla tazza, stava facendo di tutto per non perdere il controllo, intimorita da come avesse ottenuto quelle informazioni, quante altre cose sapesse sul suo conto, e dove fosse finito Sylas. I-Io no, purtroppo... Oto era in pessime condizioni al mio arrivo, Fe-Febh e Diogene sono scomparsi più di una volta, sono anche rimasta sola pe-per mesi a gestire il villaggio... Non mentiva, non aveva avuto chissà che tregue dal suo lavoro, sia per desiderio personale che per l'effettiva montagna di cose da sistemare. Oto era una città che tendeva a demolirsi da sola. Si sentiva in colpa nonostante tutto. Ed osservata. La peggiore delle sensazioni. Umm... Cosa... Cosa ha detto che è successo a Sylas, di preciso? Per i suoi serpenti si sentiva più tranquilla, anche se percepì come una frecciatina il suo non aver ancora visitato la loro grotta. Aoda mi tiene aggiornata come può. Purtroppo per gli stessi motivi non ho ancora avuto l'onore... Mi fido di loro a sufficienza, se dovessero avere un problema non esiterebbero a contattarmi. Forse. Quella domanda così in apparenza causale le dava così tanti sospetti da annebbiare del tutto i suoi pensieri razionali. Possibile che le nascondessero qualcosa? Era più probabile che qualcuno avesse impedito lei di ottenere nuove informazioni. Teneva le mani ben strette sulla tazza. Una cosa l'aveva imparata: occupare le mani con un oggetto ti impediva di gesticolare, ed apparire aggressiva, l'ultima cosa che voleva fare di fronte ad Ogen. Tuttavia sembrava che la donna la stesse stuzzicando di proposito. Forse voleva semplicemente dimostrarle quanto ampia fosse la sua rete di informazioni, e come persino Hebiko ed il suo passato non fossero passati inosservati.
     
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    Era entrato solo un paio di volte in quel palazzo.
    Un tempo avrebbe chiamato quell'indecisione timore ma più il tempo passava, più acquisiva forza e consapevolezza, più quel luogo lo aveva sempre tenuto al di fuori del suo controllo; la verità era che lo aveva sempre visto come una realtà distante, difesa dalle sue alte mura e quasi estranea agli accadimento del villaggio. Molti degli eventi che avevano segnato la storia di Oto erano passati per Villa Mikawa e, come per la storica dimora che aveva ereditato, Aloysius era certo che diverse verità a lui stesso ignote si erano svelate in quella struttura a tre piani avvolta dal mistero. In particolare c'era un nome che sin dal primo giorno in cui arrivò ad Oto aveva sentito sulla bocca dei suoi abitanti, una figura mistica che Diogene associava a molti dei suoi ricordi ma che mai era stato in grado di scorgerne il viso...

    Sapeva poche cose di lei e, tra leggende e variopinte dicerie, l'unica verità che al momento le riconosceva era quella di essere stata in grado di allevare e produrre il ninja che il Colosso considerava l'unica vera spalla su cui contare. Divenuto Kage aveva ricevuto anche libero accesso a molti dati su tutti i ninja del villaggio; si era soffermato attentamente sui capoclan, i leader e protettori dei saperi caratteristici di Oto e che influenzavano più di tutti la crescita delle giovani leve. Aveva capito qualcosa in più su ognuno di loro, su tutti, eccetto Ogen.
    Una pergamena bianca, sfacciatamente immacolata ma pregna di un enorme significato: pensare che una donna del genere non avesse fatto nulla degno di essere menzionato era pura follia, il discorso in questo caso era invece che Lei aveva volontariamente cancellato tutto. Era come dire "se volete conoscermi, venite a trovarmi"; un qualcosa che andava ben oltre le imprese e la forza ma che poteva essere identificato come l'essenza del Potere.

    Aloysius era lì proprio per conoscere qualcosa in più su quella Yakushi.

    " Allora, per quanto dovrò attendere sul ciglio della porta ? "

    Disse spazientito cercando di controllare la forza sul terzo colpo dato al portone. Febh doveva essere in Amministrazione ma di certo avrebbe trovato qualcuno ad accoglierlo in quella lussuosa dimora, no?

     
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