Palazzo Yakushi

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    Il gigante


    ...e il maggiordomo



    Ieyasu. Questo il nome con cui ero venuto al mondo 15 anni fa, più o meno.
    Nel senso che c'ero 15 anni fa, quando sono nato, ma non ricordo gran che, non ho mai conosciuto mio padre, e mia mamma è morta quando sono arrivato io. Mi ha cresciuto nonna Ogen, e non ho mai visto il mondo al di fuori di Oto. In realtà ho visto ben poco pure del villaggio; secondo la nonna non era saggio uscire dal palazzo, quindi ho sempre passato le mie giornate a oziare e a cercare di spiare il maestro Febh per imparare a essere un tipo giusto come lui.
    A volte non dormo, spesso anzi, e quando succede scappo dal palazzo e vado a stendermi sull'erba appena fuori dal maniero o mi intrufolo nel Bosco dei Sussurri a guardare le stelle. Non so bene cosa voglio fare, so solo che mi rilassa parlare con gli animali, e a loro piace la mia compagnia, o almeno penso.
    Non ho molto altro di me da raccontarvi, nonna Ogen mi ha sempre chiamato Oji-kun, il principino, ma non mi ha mai voluto spiegare il perchè, penso sia perchè passo le giornate a ciondolare e a far niente come un nobile, senza che questo mi venga mai a noia. Eppure da quanto mi fa sgobbare non si direbbe affatto che io sia un nobile. Tranne oggi, oggi avrei dormito tutto il giorno senza il minimo dubbio...

    TONF!

    Un tonfo fortissimo, come una cannonata svegliò Ieyasu dal suo sonnellino prepomeridiano. Pensando di aver fatto solo un brutto sogno, il ragazzo si distese di nuovo su uno dei divani del castello, concentrandosi sulla brezza che entrava da una finestra per addormentarsi in fretta...

    TONF!

    Ma questo non avvenne affatto! Una cannonata ancora più forte lo fece quasi cadere dalla sua postazione di relax. All'inizio non aveva pensato alla porta, quale ospite busserebbe con una veemenza tale da quasi sfondarla? In ogni caso cadde rovinosamente dal divanetto, allontanando la copertina in pile e correndo giù per le scale in fretta. L'ultima volta che aveva lasciato troppo tempo un ospite fuori dalla porta, la vecchia Ogen lo aveva tenuto in ginocchio sui ceci per una mezza giornata. Ovviamente lui non poteva sapere che proprio quella volta avrebbero ricevuto un ospite importante, nemmeno se nonna Ogen e tutti gli altri ne avevano parlato per circa un mese. Nemmeno se lui stesso si era offerto per restare quel giorno di guardia. Il riposo era importante. Comunque, lasciamo questa vecchia storia per un altro giorno.

    Stavolta la corsa giù per le scale finì con un salto felino e una caduta rocambolesca che permise alla sua fronte di fare l'intima conoscenza di un mobiletto in legno nel salone, facendogli crescere molto rapidamente un bernoccolo violaceo in mezzo alla faccia.

    Tonf

    Un terzo colpo, più delicato. Era davvero nei guai. Non si sarebbe voltato, già sentiva il fiato della vecchia megera sul suo collo. Già i tremori lungo la schiena gli lasciavano immaginare un imminente attacco ninja con un mestolo sulla nuca. Doveva aprire la porta rapidamente!
    Con un guizzo maestoso e una prodezza atletica fu alla porta e con un rapido movimento la aprì, portando avanti il corpo come a volersi imporre sul suo ospite ( come se guadagnare quel millisecondo in più gli permettesse di cancellare l'attesa a cui aveva obbligato il poveretto).
    Solo che, beh, quando si lanciò nella porta aperta del palazzo, si schiantò contro un muro di cemento, e rimbalzò indietro di un paio di metri, dopo aver sbattuto la faccia contro suddetto muro, finendo quindi col sedere per terra, a fissare quel "qualcosa" contro cui si era schiantato.



    Ma cosa diavolo era quella persona?

    Sa..sa...sa..salve, come po...po...po..posso aiutarla signore?

    Davanti a Gene, un ragazzetto di 15 anni, decisamente secco, decisamente spaventato dall'incontro con il colosso più colosso che ci sia, eppure, sebbene non avesse mai visto da nessun'altra parte quegli occhi color ambra, simili al sole poco prima del tramonto che sembra stia per incendiare il cielo, per un attimo avrebbe avuto una sfuggente sensazione se non di conoscerli, quantomeno di averli già visti.

     
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    È colpa tua. Ratty

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    Palazzo Yakushi


    Le Regole dell'Ospitalità
    7


    [A Palazzo]
    Ogen aveva segnato diversi punti, e nella sua calma e misurata azione di bere lentamente del the durante la conversazione stava evidentemente gioendo per ciascuno di essi, con cui aveva abbattuto efficacemente le difese della ragazza fino a poterla far letteralmente danzare nel palmo della sua mano. Era compiaciuta: non stava affatto perdendo il suo tocco. Oh, si, rammento quel periodo. Una vera fortuna che non ci siano state ribellioni nei vicoli più malfamati e che nessun commerciante abbia azzardato di proporre cambiamenti dello status quo. Nuovo sorso. Non c'è di chè, naturalmente. Si stava prendendo il merito della relativa tranquillità di quel periodo? Era reale o stava solo cercando di impressionarla? Impossibile leggere oltre quegli occhi placidi.

    Mia cara Consigliera, ora che hai una carica pubblica dovresti anche iniziare a guardare un pò oltre al semplice supportare chi è al potere. Disse poggiando la sua tazza e voltandosi appena per guardarla di tre quarti. Ora hai un frammento di quel potere in mano tu stessa, e devi capire che apre a una serie di duelli che non sono dissimili da uno scontro tra ninja. Una domanda è un attacco, ma può nascondere una finta. Una risposta è una difesa, ma può celare un contrattacco. Congiunse le mani. Con la tua reazione, e con la domanda che mi hai appena fatto, dimostri di avere estremo interesse nel destino del giovane Sylàs. Interesse personale, non come consigliera. Di fatto mi hai esposto il fianco. Increspò appena le labbra anziane in un sorriso elegante ma crudele. Questo implica che potrei chiedere qualcosa in cambio delle mie informazioni, non trovi? Anche qualcosa che riguarda la consigliera Dokujita, sebbene in cambio lei avrà solo qualcosa che riguarda semplicemente Hebiko. Capisci ciò che voglio dire?

    Le lasciò qualche secondo per assimilare quelle parole. Quanto ai serpenti, io consiglio sempre di approfondire il legame con le proprie evocazioni. E per l'autoproclamatasi Erede di Orochimaru questo dovrebbe essere ancor più solido. Dopo una lenta ma precisa cerimonia per versare altro the, anche a Hebiko se fosse stato necessario, avrebbe continuato la frase, ignorando ogni commento nel mentre. Bevve un sorso e quindi concluse: Non servirà alcun pagamento per questo consiglio, mia cara. E questo ovviamene implicava che per avere Sylàs avrebbe dovuto mettere qualcosa in gioco, qualcosa che poteva essere utile alla vecchia Ogen. Ma avrebbe offerto qualcosa di Hebiko o qualcosa della Consigliera Dokujita?

    A titolo di amicizia, naturalmente, potrei dirti che di sei, solo quattro sono ancora nelle vicinanze di Oto, ma non hanno rapporti da diverso tempo. E tutto è riconducibile al tuo amico dal buffo nome proprio. Un nuovo sorso. Il tempo di qualche altro scambio di battute, poi un sussurro dal corridoio accanto. Oh, ospiti. Che cosa estremamente interessante. Che vengano pure qui. Poi verso Hebiko. Non ti dispiace, cara, se aggiungo due posti a questa deliziosa sessione? Un'ospite un pò massiccio nella stazza ma che certo conosce le buone maniere...e forse potrei lasciare che anche mio nipote sieda con noi. Forse è il momento che si affacci al mondo come si deve. Certo, fraintendere quelle descrizioni con Raizen e Febh era facile. Forse, considerando la vecchia Ogen, persino voluto.

    Intanto nel corridoio dietro Ieyasu uno dei vecchi del clan si affacciò da una porticina, osservando la scena. Scortalo da Ogen. Sussurrò al più giovane membro del clan, almeno in quel momento. Ma sarebbe riuscito il ragazzo a prendere il controllo della situazione?

    [Nelle Prigioni del Palazzo]
    Febh non aveva colto il riferimento di Raizen e lasciò correre le sue accuse con un semplice e godereccio sorriso. La tortura era anche mentale in fondo, per quanto non fosse del tutto sicuro che l'Hokage fosse serio, ma non era affatto bravo con quel genere di comunicazioni.

    Ore dopo, la tortura aveva lasciato Soryo esausto, ma riuscì a rispondere comunque al suo interlocutore affamato, che ancora aspettava novità dal suo aguzzino. Non...non vorresti saperlo, credo. Esistono sostanze e punti del corpo che possono amplificare enormemente il dolore. Mia madre ha una reliquia più vecchia del nostro stesso clan, che provoca un dolore atroce a chi la impugna, ma che lo riflette decuplicato quando poggiata su una vittima. Anf...anf...Normalmente lo usiamo negli addestramenti, per brevi periodi, ma per rendere significativa la mia punizione ha deciso di farla utilizzare a mio figlio Koryo, senza alcuna limitazione. Sospirò, con voce roca e fiato spezzato. Una scelta severa ma giusta. La accetto. Era da molto che non contemplavo le profondità del dolore. E non vedo perchè non unire l'addestramento alla punizione...anf...la resistenza al dolore nasce unicamente dalla forza di volontà e dalla meditazione di noi membri del clan..anf...non c'è alcun fattore fisico, quindi anche un veleno avrebbe qualche difficoltà ad agire. Ma anche fosse...è parte del nostro continuo addestramento mentale, quindi sarebbe sciocco privarcene...anf...la tortura è un momento privato. Nel mondo invece dobbiamo sapere come reagire e combattere. A nessuno piace il dolore. Noi comprendiamo solo che ha una sua utilità.

    E poi più nulla da Soryo, ancora provato, fino al ritorno di Febh nella sala sotterranea. Con il suo panino dall'aria enormemente appetitosa. Beh, posso tornare domattina se preferisci, per me fa lo stesso. Specificò sbocconcellando la leccornia. Mmmh... Sembrò soffermarsi un secondo sul discorso di Raizen, riguardo al dolore e ai torturatori, salvo poi fare spallucce e mollargli un colpo di taglio sulla testa, decisamente poco doloroso. Nah...soffrire a occhi aperti per me è la norma. Sei tu che hai solo conosciuto dei mollaccioni. E c'è differenza. C'è chi tortura per avere qualcosa, chi esagera perchè gli piace. E chi come me lo fa solo e unicamente perchè gli va di farlo. Sorrise, avvicinando il viso a quello dell'Hokage. Ogni viso è differente. Forse sei stato torturato in passato, ma non come si deve, Pivello. Con l'Hokage alla sua mercè che lo scrutò a lungo, palesemente ferito nell'animo, prima di rinunciare alle discussioni.

    Una piccola ferita, roba da poco. Oh, ma a me importa in realtà...diciamo che è il punto fondamentale, Pivello. Avrebbe poggiato un dito sotto al mento di lui, obbligandolo ad alzare il volto bendato (con dispiacere del collo indolenzito dalla posizione, sicuramente). Voglio capire se lo fai perchè l'Hokage ha bisogno di Febh Yakushi come alleato, e quindi è disposto a subire ogni angheria pur di convincerlo...oppure se è stato Raizen a fare questa scelta di esporsi, pur di impedire che Hebiko patisse la stessa sorte. Si sarebbe avvicinato, sibilandogli all'orecchio. E' proprio con gli sconosciuti che ci si può aprire un pò, Pivello. C'era un messaggio in quella frase, nemmeno troppo celato, ma l'Hokage, dal suo piccolo mondo rinchiuso di amarezza, con la volpe come unico confidente, ci sarebbe arrivato? E io ho tutto il tempo del mondo. Gli diede uno schiaffo. E non uno leggero, come una donna indignata, ma un manrovescio di quelli apocalittici, come a sottolineare la questione [Azione]Statistiche: Forza Nera +8 tacche, e ovviamente con Raizen bendato, che non poteva prepararsi a dovere.



     
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    Sconfitta


    VII




    Non solo Hebiko era già stata sconfitta su ogni singolo argomento, Ogen non le aveva nemmeno dato la soddisfazione di credere che avesse gestito il villaggio da sola. Altri burattinai muovevano i fili alle sue spalle, controllando la città a loro piacimento, e la donna che aveva di fronte sembrava aver fili sparsi ovunque. Rimase a fissarla, ancora stordita per tutte le bombe che le erano state lanciate senza preavviso.

    La Vipera ascoltò la lezione della capoclan in silenzio, mordendosi le labbra. La faceva facile, dal suo punto di vista. Che fosse stato sempre nei suoi piani, o che avesse solo l'idea di giocare un po' con lei, stava dando molti, preziosi insegnamenti alla rossa. Insegnamenti che avrebbe assimilato con avarizia. Ogen aveva molto da insegnare, soprattutto ad una come lei, con l'obiettivo di ottenere quel tipo di potere che le avrebbe portato il rispetto, dato da un misto di ammirazione e terrore. Quel potere che l'uomo più forzuto del mondo non avrebbe mai ottenuto tramite pugni o scariche di chakra. Si sentiva comunque parzialmente tradita, non si aspettava di certo nè il suo arrivo alla villa, nè tantomeno di subire un'imboscata mentale. Purtroppo quello era il mondo ninja: doveva imparare a stare all'erta, doveva immaginare che ad ogni angolo poteva esserci un tranello. Nessuno faceva niente per nulla. Un aiuto inaspettato sarebbe sempre stato da ripagare, come ben presto avrebbe imparato.

    Non era in grado di ribattere. Era entrata al Palazzo illudendosi che si trattava solamente di una rapida visita, ed era finita nella trappola di Ogen. Chissà quanto pazientemente aveva aspettato quel momento, e se avesse davvero avuto solo fortuna nell'averla in pugno quando sia Raizen che il suo vecchio compagno di avventure erano nei guai. Hebiko ridacchiò alla provocazione della donna, mista ad un avvertimento. Non so quanto riuscirà ad ottenere dalla Consigliera. Ma come Hebiko posso garantire che farò il possibile per ripagare del tutto il mio debito. C'era una punta di astio nelle sue parole (dopotutto, quella faccenda la faceva sentire ingannata), ma non provocatorio. Non credeva di aver ancora potere sufficiente come Consigliera per poter offrire davvero qualcosa, forse non era ancora entrata nella giusta ottica. Non stava dando la giusta importanza a quel titolo. Per ora indicava solamente il sentirsi in pari con Febh, un metodo politico per consolidare il loro rapporto, la fiducia che provavano l'un l'altro. Ma non poteva ridurre un ruolo simile ad un'unica persona. Aveva il villaggio sulle spalle, a prescindere da quanti altri consiglieri la aiutavano, o da quanto il Kage faceva il suo, non poteva mostrarsi più debole o incapace degli altri. Ormai faceva parte delle colonne portanti del villaggio. Ed a Oto significava dimostrare alle altre di esserne degna, o sarebbe stato il villaggio stesso a divorarla. Attese impaziente la fine di quella lunga cerimonia, facendo ticchettare le dita sulle sue gambe.So ammettere una sconfitta. Ho l'impressione che lei sappia già cosa chiedere in cambio delle sue informazioni. La ascolto. Sconfitta, non distrutta. Non avrebbe rinunciato alla possibilità di contrattare, per quanto avesse ancora poco a cui aggrapparsi.

    Annuì silenziosamente, bevendo un sorso. Non aveva la migliore delle cere. Quella sconfitta e la preoccupazione non erano semplici da sopportare. Ebbe finalmente modo di ribattere le parole di Ogen, correggendola: "Autoproclamatasi" implica che io l'abbia voluto. La realtà è parecchio diversa. Che avesse trovato una falla nelle sue conoscenze? Che fosse caduta nuovamente in trappola, esponendo un segreto che poteva restare tale, o del quale la donna era già a conoscenza, e voleva solo testare chi aveva davanti? Hebiko voleva credere nella prima ipotesi, ma temeva la seconda. Dopotutto, dopo il trattamento subito durante la riunione, gli scagnozzi di Diogene avevano avuto modo di violare la sua mente a piacimento. L'ennesima sconfitta che doveva accettare abbassando la testa. Sapeva però distinguere una sconfitta leale da un brutale assalto a sorpresa. Non avrebbe mai perdonato i colpi bassi, doveva aspettare pazientemente il momento giusto per vendicarsi. Si chinò verso la donna, rispettosa. Apprezzo con onore i suoi consigli, Ogen-san. Al nostro prossimo incontro non mi farò trovare impreparata. Sul suo viso apparve un sorriso furbetto. Una sfida? Non esattamente. Più una richiesta. Farsi addestrare da uno Yakushi sicuramente non sarebbe stato piacevole... ma voleva farlo. Sapeva quali erano i lati positivi, nonostante tutte le torture psicologiche che avrebbe sicuramente dovuto sopportare. C'era da sperare che Ogen accogliesse la sua richiesta.

    Lo stress e la preoccupazione della tremenda scoperta non erano di certo spariti, solo affievoliti dall'amara sconfitta. Si risvegliarono in fretta, dando un'ansia crescente alla ragazza, che accumulando poche nuove informazioni ricominciò a pensare a cosa diamine aveva fatto Sylas e a che conseguenze aveva portato. Bevve un sorso, cercando di rilassarsi e nascondere in parte quella tremenda ansia. Che avesse fatto follie dopo che lei stessa aveva mostrato la sua volontà nel diventare più forte? Non era improbabile che ognuno di loro avesse deciso di emularla, stanco di quella vita di stenti. Anche per Hebiko era stato un salto nel vuoto, ed aveva avuto un'enorme fortuna nell'incontrare Febh. Il suo era stato un caso su un milione. Cosa poteva esser successo a Sylas, che aveva persino portato il team a
    dividersi? Possibile che lei fosse l'unica cosa che teneva unita quella banda di svitati? Quattro, eh? Si finse calma, nonostante le mani tremanti. Lenti progressi. E dove diamine saranno scappati, gli altri due? Era una domanda retorica, non si aspettava una risposta da Ogen. Non prima di averle dato qualcosa in cambio.

    Sentir parlare di ospiti era inaspettato, ma dalla descrizione stava semplicemente descrivendo Raizen e Febh. Forse avevano finalmente finito di bisticciare, ed erano pronti ad unirsi, allentando così la tensione generale e permettendo alla Vipera di rilassarsi. Un sospiro di estremo sollievo sembrò riportare la pace sul suo volto, annuendo con eleganza: No, si figuri. Gli farà bene starsene un po' tranquillo per una volta. Certo, Ogen, anziana com'era, aveva fin troppi nipoti, poteva essere uno qualsiasi di loro. Ma quanti altri ospiti massicci potevano esserci nelle vicinanze che non fossero Raizen?
     
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    Uno e settata, gracilino, anonimo...insomma un Febh 2.0 era quello che Aloysius vide difronte a sé quando la porta si aprì.

    " Ci mancano solo gli occhiali finti..."

    Disse nemmeno troppo sottovoce nei confronti del balbuziente ragazzo dai modi gentili. Non lo aveva mai visto in nessuna missione di villaggio, corso o anche solo in giro per le strade, non che lui fosse un assiduo frequentatore di locali per le vie di Oto. Forse era solo parte del personale della Villa o forse stava scontando una qualche penitenza assurda di Febh che lo rilegava a vita in casa...ad ogni modo, fece un passo avanti, varcando la soglia come ad indicare di non voler attendere oltre fuori dalla dimora e disse:

    " Signore...non sai chi sono, vero? Fa nulla, la padrona è in casa? Desidererei parlarle. "


    zara149

    Non aveva chiesto il suo nome, dopotutto non aveva fatto nulla per destare l'attenzione del Colosso, ma si rimise ai tempi del moccioso mostrando almeno un minimo di rispetto. Qualora il giovane avesse assecondato il volere del suo Kage ed evitato di avanzare pretese sul deposito della katana che aveva al fianco o informazioni sul pacchetto che portava nella mancina, Diogene lo avrebbe seguito fino alla stanzetta dove le due "ragazze" stavano prendendo il the. La vista della consigliera fu una sorpresa per il Mikawa, il quale ovviamente fece di tutto per non darlo a vedere, e si fermò sulla soglia della stanza aspettando che fosse lo Yakushi a presentarlo (ma come, visto che non aveva chiesto il nome?) e la padrona di casa ad accoglierlo. Scorgere l'anziana kunoichi, invece, appagò almeno visivamente la curiosità del Colosso il quale si aspettava proprio quel genere di donna: piccolina ma in forma, diverse rughe sul volto e uno sguardo sereno, caratteristico delle persone che avevano vissuto a pieno e a lungo la vita. Quanto ad Hebiko, Aloysius non aveva la minima idea del motivo per il quale fosse lì in quel momento, piuttosto che essere in Amministrazione a lavorare ma almeno il "dono" di Eiatsu ne aveva smussato l'aspetto spigoloso. In fin dei conti la sua presenza non cambiava nulla per i piani del jonin, lei poteva sapere visto la carica che ricopriva.

    Quando toccò a lui parlare, si dimostrò gentile e pacato...forse fin troppo per i suoi consueti modi ma Anteras e Matsumoto si erano fatti promettere di comportarsi a modo, consapevoli che la prima impressione era quella che più conta. Come se il mondo intero non sapesse già chi fosse il Kokage e quali fossero i suoi modi.

    " Ogen-shi ed Hebiko-chan, che accoppiata strana, spero di non aver interrotto nulla...Ho portato una torta."

    L'avrebbe consegnata al valletto per fare gli onori di casa e servirla; era l'orario giusto per un po di dolce e, per la situazione stessa che si era venuta accidentalmente a creare, sembrava proprio il momento adatto. Avrebbe quindi atteso di essere invitato attorno al tavolo aggiustandosi il kimono che si era stranamente disfatto, come se ci fosse qualcosa a tirarlo sulla schiena del Colosso. Che fosse tutta una clamorosa messa in scena o, più semplicemente, Hebiko non si era mai addentrata nella sfera privata del Garth, durante la vita di tutti i giorni?

    In caso contrario, quindi qualora Ieyasu non lo avesse condotto dalla capoclan, avrebbe continuato a seguirlo senza fare domande.

     
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    Il Luogo dell' Anima


    -VII-






    Febh continuava ad imporgli la sua presenza in maniera fin troppo spiacevole, ed ora che si portava appresso anche l’odore del panino la vicinanza tra i due volti era ancora più faticosa da sopportare, nonostante la benda infatti poteva ben percepire dove fosse tra udito ed olfatto.
    Si allontanò con uno scatto, di poco vista la posizione in cui era legato.

    Tsk, sei così impegnato ad incensarti che perdi il punto del discorso.
    Puoi essere bravo o geniale, ma una tortura resta una tortura.
    È giusta in ben pochi e ristretti casi.
    Nessuno la merita, ma spesso diventa necessaria per il bene comune, questo è l’unico caso accettabile.


    Aveva ascoltato il breve discorsetto, e ne aveva recepito altri cauti segnali di apertura, era già pronto a portare ad un livello successivo quella questione, certo non sperava di doverlo fare proprio in quel modo, ma purtroppo non ci aveva pensato quando l’otese gli tocco la testa con il taglio della mano.
    L’aria si spostò, sentì il tessuto dei vestiti strusciare e dopo poco tendersi in quel piccolissimo lasso di tempo che anticipava la discesa e corrispondeva all’allontanamento massimo della mano dall’obbiettivo.
    La mano calò.

    Questo è il tuo mondo interiore Febh.
    Non temere, non toglierà tempo alla tua tortura, ma ti aiuterà a parlare chiaro.


    Non era vero.
    Ma Raizen era un esperto nel campo, e sapeva che quello era uno spazio condiviso, due stanze separate da un muro che ora era stato abbattuto. Ma senza interazioni, senza consapevolezza o emozioni a guidare le intenzioni, in una situazione di calma in poche parole, restava uno spazio bianco senza alcun confine ne carattere, una cosa che al cervello umano piaceva ben poco.
    Un’altra cosa che Raizen sapeva era che per un neofita di quella dimensione interiore così particolare la sua affermazione significava far sviluppare in esso la credenza che quello spazio gli appartenesse, permettendogli inconsciamente di appropriarsene, e facendolo proprio arricchendolo con la sua stessa mente, come se gli venisse data l’autorizzazione a trasformare quel luogo per sentirsi a proprio agio, e l’istinto primario era trasformarlo utilizzando la verità, senza alcun filtro, dopotutto in uno spazio interiore come si poteva mentire?
    Dentro di noi non esistono menzogne, almeno fino a che non lo si scopre.
    Cosa succedeva quindi?
    Che quello spazio condiviso diventava una finestra su ciò che generalmente è precluso ad un esterno: i pensieri più profondi.
    Non era ovviamente un interrogazione mentale o un pozzo da cui si poteva attingere liberamente, era semplicemente un muro in meno, condividere un luogo dell’anima supposto o reale che fosse, predisponeva alla condivisione.
    Certo c’erano momenti opportuni e momenti meno opportuni, soprattutto a seconda dei risultati che si volevano ottenere, o del come li si voleva ottenere, la direzione era quindi incerta, ma era comunque un passo avanti, e non c’era neanche la certezza che Febh non fosse in grado di fare lo stesso ragionamento, in fin dei conti, abbastanza logico.

    Ma spero aiuterà anche me.
    E qui abbiamo anche più tempo.


    Si accomodò per terra.

    Io non voglio parlare con uno sconosciuto Febh, non mi interessa, renderebbe TUTTO inutile, davvero tutto.
    Ho accettato questa cosa solo perché tu riuscissi a capire quanto era sbagliata.
    Ma credo sia impossibile, gli Yakushi sono fissati con questa roba.
    L’ho accettata anche perché qualcosa meritavo, uno sfogo, un livido… ma sai è diverso.
    Quando vedi una faccia arrabbiata in questi casi sai perché lo è, quando non vedi niente allora sai che hai perso tutto.
    Ed a seconda di come vanno le cose ti chiedi se ci fosse qualcosa da perdere.
    Io sono cambiato, sento di aver fatto dei passi in avanti, non mi importa di cosa gli altri dicano, SO che è vero.
    E mi è costato.
    Mi sta costando.
    In tutto questo riguardo al passato e vedo che sei tale e quale, tu sei tale e quale.
    Immobile, immutato, viziato, vanitoso, superbo.


    Indicò il nulla che avevano attorno.
    C’era qualcosa da notare in quel nulla però, tutto restava bianco, candido e immacolato, eppure quando non guardava un punto preciso era come se quell’immacolata perfezione si increspasse, annerendosi, come intaccata dal tempo e dall’incuria.
    Nelle spalle di Febh qualcosa pesava, se ci si fosse concentrato quel peso si sarebbe spostato, lento e inesorabile nella sua testa, come un groviglio incomprensibile che lo costringeva a pensare, eppure non sapeva a cosa!
    Sentiva di girare attorno ad una soluzione come una trottola senza mai riuscire a raggiungerla, sapeva che quel traguardo dipendeva da un’altra persona ma quasi aveva paura ad aprire bocca per vomitare.
    Ma era suo ciò che sentiva?

    Siamo qui perché ho deciso di essere anche una persona, responsabile, non solo della mia incolumità.
    Deve esserti sfuggito che una delle ragioni per ci sono qui è Hebiko.
    Diciamo che non era un lavoro di quadra quanto di coppia.
    E che sia una tortura o un insulto non penso che sia bene avviare una relazione scaricando sugli altri i propri errori.
    E l’ho fatto perché a furia di condividere scazzottate ti reputo un amico e non voglio perdere un amico, voglio che capisca che anche lui sta sbagliando.
    Smettila di cercare di tagliare le cose a metà per fare distinzioni, si possono vivere due vite, ma non si possono separare.
    Il fatto che io sia un Hokage c’entra poco Febh, sei forte, ma se credi che io sia qui per avere TE come alleato ti sbagli.
    Ci sono tanti ninja, e se al posto di fare 15 faccio 13 o 10 va bene lo stesso, non è per la forza, è per la compagnia, ma se per mostrartelo devo rinunciare ad averti come compagno nelle missioni… va bene, non mi importa.


    Lo disse con una naturalezza a cui era impossibile non credere.

    L’ho fatto per due ragioni entrambi importanti.
    Credere che io l’abbia fatto per avere te come alleato mi insulta almeno in 3 modi diversi.


    Adesso lo guardava.

    Tu per cosa l’hai fatto?
     
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    La vecchia


    ...e la serpe



    CITAZIONE
    " Signore...non sai chi sono, vero? Fa nulla, la padrona è in casa? Desidererei parlarle. "

    Ieyasu era ancora col sedere per terra quando la montagna che aveva davanti gli rivolse la parola entrando, senza bisogno di attendere convenevoli dal ragazzo.
    Lui dal canto proprio non aveva effettivamente idea di chi fosse quel tizio, dopotutto era sempre uscito dal palazzo solo per sgattaiolare nel bosco per appisolarsi in giro; non conosceva i ninja del villaggio, e tutta la solfa degli allenamenti non gli aveva mai ispirato gran che, quel poco che sapeva lo aveva scoperto spiando i membri del clan attorno al palazzo, o Febh quando gli capitava l'occasione, ovvero molto poco. Per questo non aveva la minima idea di avere il suo Kage sulla porta. Dopo essersi rimesso in piedi e aver scosso i pantaloni, rispose con un inchino.

    Prego entrate pure... Uhm si vedo che già lo avete fatto...da dove è saltato fuori questo tizio, sarà uno degli esperimenti del signor Febh andato storto ? Venite pure, prego seguitemi la vecchia, hem, la signora Ogen vi attende. In realtà Ieyasu non aveva la minima idea di chi fosse l'ospite, nè tantomeno se la vecchia Ogen lo stesse aspettando realmente. E se fosse stato un sicario? Magari un nemico degli Yakushi che era riuscito con furbizia ad introdursi nel villaggio e a raggiungere il palazzo, sarebbe stato proprio lui a condurlo dal suo bersaglio? Sarebbe stato coperto di vergogna e il suo nome tramandato negli annali del clan come l'idiota degli Yakushi. Non poteva permetterlo.
    Stava infatti giusto per tendere una trappola alla montagna spropositata che lo stava seguendo, quando uno dei vecchi precettori, sbucato da una saletta laterale, riportò il ragazzo alla realtà fissandolo severo, sapendo benissimo che Ieyasu si stava già distraendo alla ricerca di chissà quali pensieri senza senso, come suo solito.

    CITAZIONE
    Scortalo da Ogen

    Sospirando e facendo spallucce, come se non avesse il suo capovillaggio a circa mezzo metro, si fece coraggio e si trascinò dietro Diogene per un paio di sale, prima di capire dove si trovasse Ogen. Per essere la sua prima volta nel palazzo, il Kage aveva pure rimediato un rapido tour non richiesto della casa.
    Una volta arrivato nella sala da tè/cucina/ripostiglio dei biscotti di Ieyasu, il giovane fece cenno al Kage di entrare, per poi seguirlo e ritrovarsi non solo con lui e la vecchia, ma pure con un'altra tizia.

    Uh? E questa chi sarebbe, quando diamine è entrata. Ma cosa succede oggi qua dentro ?

    Si schiarì la gola e con fare solenne disse:

    Signora Ogen è qui giunto il signor... Quindi si fermò, voltandosi verso Diogene e sbattendo gli occhi un paio di volte.

    ...Scusi ma lei chi è ? Attendendosi pure una risposta. Beh, prego si accomodi. Faccia come a casa sua.

    Avrebbe salutato anche la donna con un rapido inchino, probabilmente si era ritrovato in mezzo ad uno dei tanti affari di Ogen; capitava spesso ad Ieyasu di irrompere in una delle riunioni della vecchia, magari con mercanti o con personalità politiche, di solito per arraffare biscotti o per cercare una coperta ( Ieyasu andava matto per le coperte da sonnellino, ne aveva oltre 500 disseminate in tutto il palazzo) e di solito queste sue irruzioni finivano con Ogen che gli lanciava dietro il primo oggetto che aveva a portata di mano.
    Quando era più piccolo veniva sgridato, poi la vecchia capì che avrebbe potuto risparmiare la voce e allenare allo stesso tempo i suoi riflessi lanciandogli di tutto. Dai fermacarte alle zanbato, davanti agli sguardi attoniti degli ospiti.
    Quella situazione non faceva eccezione, invitò il nuovo ospite a sedersi e cominciò ad arrampicarsi sulle credenze, cercando di raggiungere pensili e cassetti come un polipo, alla ricerca di biscotti zenzero e cioccolato.

    Fino a che, con la coda dell'occhio, notò che l'ospite aveva estratto quella che sembrava essere una torta, e le sue mani sembravano desiderose di lasciarla in custodia a qualcuno. Ovviamente Ieyasu non si fece pregare, in un attimò abbandonò la ricerca dei biscotti e si occupò del dono dell'ospite, l'avrebbe servita a breve ai presenti.

    Scusatemi, nonna Ogen, vuoi che prepari del tè particolare da servire con la torta ?

     
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    È colpa tua. Ratty

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    Palazzo Yakushi


    Accoglienza fisica e mentale
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    [Un The Politico]
    Mentre attendevano gli ospiti Ogen ed Hebiko consumavano un duello verbale tra un sorso di the e l'altro, con un'atmosfera pesante e terribile nonostante l'anziana capoclan sembrasse placida e perfettamente a suo agio. Aveva combattuto con avversari assai superiori, ma era abbastanza saggia da non abbassare mai la guardia. Forse anche Hebiko avrebbe poi imparato a farlo. Alla prima risposta la donna fece un cenno del capo affermativo. Hai messo in chiaro che si tratta di un interesse personale, e che il tuo ruolo di consigliera non offre alcun margine di profitto per me. Una buona risposta. Sorseggiò il suo the. Ma rammenta anche che il clan Yakushi vive di debiti e favori da centinaia di anni. Sta pur certa che lo riscuoteremo, quando sarà il momento. Parole che sembravano un cappio intorno al collo. Una sconfitta? Mia cara, non c'è mai stata possibilità di una tua vittoria in questo contesto, ne sei ben consapevole. In questo caso una donna saggia non parlerebbe di sconfitte, ma di lezioni. Lezioni che devono essere poi messe a frutto per il futuro. Le rivolse un sorriso elegante: lei stessa sapeva che alla prima occasione, appena fosse stata più forte, Hebiko si sarebbe fatta nuovamente avanti ed era lieta di duellare ancora, se questo implicava un miglioramento o un'occasione di profitto per entrambe. Il gruppo si è sfaldato per via di una donna, ma non tu. Nonostante la tua assenza continuavano a stare assieme, anche se erano decisamente meno uniti...forse per la mancanza di un briciolo di carisma innato ereditato da tuo padre e di cui non eri nemmeno pienamente consapevole. Una donna gestiva uno degli orfanotrofi sotto il controllo delle Asce, da cui prendevano poi i bambini più dotati per farne sgherri di basso grado. Due di loro se ne invaghirono, e lei ne era consapevole, finendo per far nascere litigi via via più intensi. Era un piano delle Asce in realtà per appropriarsi del loro territorio, per quanto piccolo...Sylàs se ne accorse e affrontò la donna. Ci fu una disputa e lei finì per morire, non so nemmeno io per mano di chi. A quel punto il gruppo si sciolse definitivamente. Un sorso della bevanda ormai non più fumante. Credo che quella donna usasse un Genjutsu rudimentale, non era affatto piacente nè affabile, ma non ne ho le prove. Le Asce usarono le autorità a loro vantaggio per far imprigionare il tuo amico, accusato di omicidio plurimo...anche tutti i bambini dell'orfanotrofio morirono. Niente carcere. La sua pena è stata essere assegnato come cavia a un ricercatore dell'Ospedale. Dieci giorni fa. Da allora nemmeno io ho notizie. Credo che indagando negli archivi potresti trovare altre informazioni utili, magari cercando il suo vero nome. Questo era quanto, la sua parte dell'accordo era stata mantenuta.

    Oh, sarei estremamente curiosa di sapere come è andata allora, Erede di Orochimaru. Una scappatella di gioventù? Era sarcasmo, per quanto elegante e moderato? O realmente voleva saperlo? In ogni caso dopo pochi minuti sarebbero giunti gli ospiti inattesi. Ospiti che erano ben diversi da quelli che la Consigliera poteva aspettarsi. il Kokage e il giovane Ieyasu apparvero oltre la porta scorrevole, l'uno con la sua imponente presenza, l'altro con il suo altrettanto imponente nervosismo. Ogen poggiò le mani a terra, lasciando che solo i polpastrelli sfiorassero il suolo, e si inchinò manifestando grande rispetto. Onore al Kokage. Prego, accomodatevi nella mia umile dimora e condividete il mio the. Non sono all'altezza, ma spero sarete clemente. Non sarcasmo ma una vecchia formula cerimoniale con cui accogliere le cariche pubbliche, forse in voga un secolo prima. Una volta sollevatasi sorrise con aria più rilassata. Una torta? Sapete come trattare con una donna, Kokage-sama. Fece un cenno a Ieiasu. Ragazzo. Gli sorrise. Quindi dalla manica saettò, rapido, un soprammobile in marmo particolarmente pesante e potenzialmente letale: una semplice tavoletta con inciso sopra il Kanji per "Insegnamento". Ovviamente mirava esattamente alla fronte del giovane [Forza pari a Ieyasu+2 tacche] TI HO DETTO MILLE VOLTE DI CHIAMARMI OGEN-DONO DURANTE LE RIUNIONI! Ruggì con la stessa verve di una nonna che scopre che hai camminato con le scarpe infangate là dove ha appena dato la cera. TRA TE E FEBH NON SO CHI SIA PIU' CRETINO! ORA PRENDI IL THE OOLONG DEL PAESE DELL'ORSO, QUELLO NELLA SCATOLA VIOLA, E DEI PIATTINI, PREPARALO E SIEDITI CON NOI! Eccellente ed elegante con tutti. Ma con la famiglia Ogen era tutt'altra persona, ed era abbastanza vecchia da fregarsene degli spettatori.

    Tornata serafica guardò gli altri due. Perdonate il mio sciocco nipote. Prego, accomodatevi. A cosa devo l'onore della visita? La cara Hebiko è qui per una piccola chiacchierata amichevole, ma in quanto consigliera penso possa partecipare anche a discussioni più serie, se non avete nulla in contrario, Kokage-sama. Nessuna traccia dell'orco furioso di poco prima. Avrebbe atteso Ieyasu (certo aveva appreso come preparare del the...si sperava) prima di continuare quella piccola allegra riunione.


    [Nelle Prigioni]
    Pff, giusto...sbagliato...che idee superate. Borbottò lo Yakushi, con aria soddisfatta mentre quello scartava nei limiti della sua posizione obbligata. Vedeva chiaramente quanto Raizen fosse turbato da quella vicenda e il suo senso di vittoria era assolutamente palese. Inoltre, se pensi di non meritarla allora potevi anche rifiutare. Ma invece mi hai chiesto di accelerare e rendere la cosa più intensa. Facile piangere sul latte versato, Pivello. Sembrava che il ninja della Foglia ancora non avesse compreso appieno le reali motivazioni dello Yakushi, nè tantomeno le sue intenzioni. Venne poi il momento della sberla atomica, ma anche se Febh continuava a percepire chiaramente il dorso della mano che urtava sugli zigomi massicci dell'altro la sua mente era come distaccata, in una situazione assolutamente a parte. La sensazione era molto simile a quando aveva scacciato Khorne dalla mente del Mikawa diverso tempo prima, e al contempo paragonabile a quando aveva condiviso il potere del Bijuu per combinare le loro tecniche.

    Era solo e immerso nel bianco, ma Raizen sarebbe stato là poco dopo. E come al solito ciarlava. Oh...un trucco per tenere staccata la mente? Potrei quasi considerarla una rottura delle regole, sai? Il Febh interiore incrociò le braccia, fissando l'altro che era in piedi e libero, tutt'altro che sofferente anche se certo la botta si stava propagando nel suo corpo, ai limiti della coscienza. Si guardò intorno, osservando il nulla candido che li circondava. Non è questo il mio mondo interiore. E' qualcosa che hai generato tu e che forse è in contatto con la mia mente, ma non è quello che dici. L'altro si sedette: era riuscito nel suo intento di acuire la concentrazione dello Yakushi, e questo poteva essere un bene come un male. Il mondo interiore di uno Yakushi non è solo mente e anima, ma anche corpo, è diverso ma non saprei spiegartelo. Ho già sperimentato qualcosa del genere, quindi questo teatrino è qualcosa di diverso...oppure è mescolato con una tua proiezione mentale. Alle sue spalle il biancore quasi definì una vaga sagoma di Khorne che veniva annientato, e poi di Febh che cambiava ogni singola cellula del suo corpo all'interno di Ozma, ma si dissolsero rapidi come fumo. In ogni caso questo ti ha fatto guadagnare un'altra sberla, ma stavolta più forte. Quindi vedi di sfruttare questo palcoscenico, perchè lo pagherai. Si sentiva comunque sicuro di sè, con un sorriso sprezzante mentre l'altro si sedeva.

    Raizen parlò, una lunga sviolinata durante la quale Febh non accennò minimamente a volersi sedere e restò a braccia conserte. Pff, grazie tante della tua magnanimità, nell'accettare una cosa per dimostrarmi che è sbagliata. Ma non è sbagliata, lo è solo per te. Parole non dissimili da quelle che aveva pronunciato Koryo, una filosofia che era aliena a Raizen come a probabilmente tutto il resto del mondo fuori da quel palazzo. E tutto il tuo discorso è molto interessante e toccante, davvero. Ma hai sbagliato tutto sin dalla prima frase. Si sarebbe avvicinato all'Hokage, accovacciandosi come un teppista, esattamente come la mattina precedente, molto vicino al suo volto. Tu NON mi conosci, Pivello. Non puoi vedere niente nel mio viso perchè non sai nemmeno CHI sono. E poi...immobile, immutato, viziato, vanitoso, superbo. Sbuffò. Non capisco perchè elencare i miei pregi così...la differenza forse, Pivello è che io SO esattamente ciò che sono e mi va benissimo, mi accetto. Tu no, per questo la smania di cambiare. Che poi, accetti che la gente non ci creda, ma sei tu il primo a puntare il dito sugli altri e dire cosa è giusto e cosa è sbagliato. Su quale trono sei seduto per poterlo fare? Gli avrebbe picchiettato un dito sulla fronte. Il trono della Logica? Del Buonsenso? Non è uguale ovunque, non è lo stesso ovunque. Si sarebbe alzato, allontanandosi mentre qualcosa turbava quel candore. Anche Febh lo fissò. Lo trovava irritante, ma non c'erano dubbi nella sua mente.

    Se una cosa non va come vuoi tu allora è sbagliata, magari dici di accettarla ma in realtà non lo fai, e fai di tutto per avere ragione alla fine. Anche con Gene e la questione della spia, alla fin fine è questa la motivazione di base: non sei capace di accettare gli altri. Mi chiedo come tu faccia con la tua batteria pelosa...che immagino dovrebbe anche poter apparire qua dentro se siete in comunione, no? Si guardò intorno, non sapeva se quel muso sarebbe comparso da qualche parte o meno. Mi chiedo un'altra cosa, Pivello. Hai combattuto nella tua vita. Hai vinto. Sei stato sconfitto. Ma ti sei mai Arreso? Hai mai, nella tua vita, compreso che alla fin fine c'era qualcosa che NON poteva andare come volevi e che avresti dovuto accettare e basta, senza lamentele e senza domande? Io si. Shinodari che abbandonava Oto lasciandogli una lettera apparve come un'immagine sbiadita nella sua metà di quel mondo candido. Poco dopo un avviso che riportava la morte di Shiltar Kaguya e con affianco il cadavere di Yami, sempre ombre sfumate sul bianco. Cose con cui persino Febh era venuto a patti, anche se non avrebbe voluto. Dici che sono immutabile, ma io sono quello che sono, non mi sforzo di essere diverso. Tu sei un rognoso bastardo con la bocca larga che insulta il prossimo e non saprebbe risultare simpatico a nessuno, non è che se fai un esamino di coscienza cancelli chi sei. Hai provato a metterti la maschera da Kage e cancellare te stesso e guarda come sei finito adesso. Hai provato a fare ammenda ma non sei stato compreso, o almeno così pensi. Ma hai provato anche solo per un secondo a pensare a cosa avresti fatto a parti inverse? Ad accettare che potresti aver torto e basta, e tacere senza cercare scuse? Ieri hai esordito dicendo che non cercavi scuse nè giustificazioni, e poi me ne hai inanellato almeno tre in sequenza. Non sei coerente, Pivello. Non lo sono nemmeno io, ma la differenza è che io lo faccio apposta, sono fatto così e non perdo tempo ed energie a fingere di esserlo.

    Finita la disquisizione si sarebbe nuovamente voltato a guardarlo dritto negli occhi. Per inciso, la frase sbagliata è che non volevi parlare con uno sconosciuto, ma non mi conosci in realtà: io mi chiamo Kaji Hakai, e sono nato nel Villaggio della Zanna. Lo ho scoperto relativamente da poco, ma non per questo ho cambiato CHI sono. Non è un nome nè la storia che c'è dietro a rendermi diverso. Immutabile, cosciente e orgoglioso di ciò che sono: non è un difetto, Raizen, basta sapere come prenderlo. Alle sue spalle l'aria prese a baluginare, con sagome di forbici e coltelli che iniziavano a fluttuare, nessuna insanguinata. Non ti nego che il tuo tradimento mi ha ferito, ma credo che fosse abbastanza ovvio. E ti piacerebbe se fossi furioso e ti aggredissi a pugni, sarebbe quello che faresti TU, quello che ti darebbe pace e una qualche forma di appagamento. E' esattamente per QUESTO che non lo ho fatto. VOGLIO che tu ti senta frustrato e ferito, che ti senta vuoto e spento dall'incontrare un volto vuoto che vuole torturarti. E' parte della tortura anche questo. Darti ciò che ti aspetti, che in qualche modo vorresti...a cosa servirebbe? Dolore che ti aspetti e che pensi di meritare? Sarebbe un premio per te. I coltelli e le forbici presero a vorticare minacciosi. E io non ti premierò. E' per QUESTO che lo ho fatto.

    Che poi, la tortura fino a quel punto era stata una notte in cella senza cena e colazione, due taglietti sulle spalle e una sberla. Konoha doveva avere prigioni che erano campi giochi per infanti rispetto a quelle di Oto.



     
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    Al cospetto del Boss


    VIII




    Hebiko fece un sospiro, cercando di alleggerire la pesantezza in quella stanza. Ogen stava mettendo in chiaro quanto fosse vincolante quel debito, senza troppi giri di parole. Avvicinando la tazza alla bocca, avrebbe prima risposto alla donna, con un leggero sorriso: Ogen-san, non mi faccia pesare questo debito come fosse qualcosa di terribile. Perchè mai non dovrei voler ricambiare un favore agli Yakushi? Non c'è astio tra noi. Bevve un sorso, sentendosi piuttosto soddisfatta. Ogen le aveva teso la sua trappola, e lei c'era caduta senza possibilità d'uscita. Ma se anche ne avesse avute, sarebbe scappata? Un'alleanza simile poteva portare più vantaggio a lei che agli Yakushi, ora come ora. E se in futuro fosse diventata qualcosa di davvero importante, anche loro avrebbero avuto i loro vantaggi. Certo, c'era il rischio che la cosa potesse rivoltarsi pesantemente contro di lei... Doveva assicurarsi di essere pronta quando il momento sarebbe arrivato. Febh sarebbe finito nel mezzo in una situazione del genere, e non c'era garanzia che scegliesse lei piuttosto del clan che lo aveva accolto. Ridacchiò soddisfatta alla confessione di Ogen. Che stesse cercando qualcuno a cui tramandare ciò che sapeva? No, era impossibile. Febh era particolare, ma doveva avere altri nipoti più acuti a cui stava insegnando come combattere mentalmente, oltre che fisicamente. Si sarebbe presto ricreduta. Custodirò gelosamente questi insegnamenti.

    La situazione si fece più tesa, quando la donna si lasciò andare ad ulteriori dettagli sulle sorti del suo vecchio gruppo. L'idea che avesse un talento nascosto come leader la prese alla sprovvista. Forse si stava pesantemente sottovalutando. Da quando era arrivata ad Oto, fin troppi shinobi avevano dimostrato di superarla su diversi fronti. Non si era abbattuta, aveva continuato a combattere stringendo i denti, ma forse aveva lasciato da parte i suoi veri punti di forza. Avevano cercato di abbatterla più e più volte dicendole che non sarebbe riuscita a gestire un gruppetto di shinobi, figurarsi un intero villaggio. Eppure ora era Consigliera. Si morse le labbra. La sua insicurezza era un discreto ostacolo, ma unendo i puntini riusciva a vedere come quel talento, seppur non coltivato, l'aveva aiutata negli anni. Una tra tutte, il momento in cui aveva convinto due Jonin rabbiosi a non accanirsi su Kamine, evitando che le venisse estratto il demone a forza solamente per contrastare qualsiasi cosa Kumo le avesse fatto. Sarebbe sicuramente riuscita a fare molto di più se avesse deciso di coltivare quel talento.

    Sentir nominare le Asce la inacidì. L'espressione si fece subito più aggressiva. Avevano già provocato problemi ad Oto, ma ora stavano esagerando. Toccarla sul personale significava guai. Si coprì la faccia nel sentire come avevano attirato due di loro, imbarazzata. Sono quasi certa di sapere chi siano... Non credeva che la sua assenza potesse provocare così tanti problemi. Si sentiva responsabile per loro. L'idea di saperli sciolti non le piaceva, ma potevano essere comunque al sicuro. Le sarebbe bastato ritrovarli, uno per uno, dargli una sana tirata di orecchie e, magari, reintegrarli ad Oto in una posizione più dignitosa grazie alla sua raccomandazione. Sylas però ebbe il destino peggiore. Hebiko fissò la donna, immobile, con sguardo inferocito. Sguardo non diretto a lei naturalmente, non poteva far altro che chinare la testa e prometterle di ripagare quelle informazioni con qualsiasi cosa avrebbe desiderato. Ma era ben visibile come una rabbia incontrollabile stesse crescendo in lei. Non approvava il gesto delle Asce, quasi sicuramente erano stati loro stessi ad uccidere un intero orfanotrofio per far cadere le colpe sul suo ex compagno. E la fine a cui lo avevano costretto li aveva messi sulla lista nera. Quel gruppo sarebbe stato sterminato, dal primo all'ultimo. Aveva bisogno del suo team prima di poterlo fare. Ognuno di loro, una volta riunito, sarebbe stato più che felice di metter fine a quei parassiti che ancora infestavano la città. Il respiro si fece pesante. L'Ospedale, mh? Bevve un leggero sorso, lasciando che il silenzio appesantisse ulteriormente l'aria che c'era in quella stanza. Voi Yakushi non avete certo bisogno di recarvi in una simile struttura. Credo sarà necessario fare dei tagli al personale. Stava mettendo in chiaro le cose, non avrebbe certo voluto torcere un capello a nessuno di quel clan. Ma non avrebbe avuto pietà per il responsabile.

    La fretta iniziava a farsi sentire. L'idea che Sylas fosse là dentro da dieci giorni le faceva pesare ogni minuto di troppo passato in quella stanza. Le mani ticchettavano impazienti non appena toccavano una superficie. Fortunatamente, la posizione inginocchiata non lo consentiva, altrimenti la gamba avrebbe fatto lo stesso, costantemente. RIdacchiò nervosa, mentre Ogen si incuriosiva a lei. Se la immagina, la vecchia Serpe, a cadere vittima di una donna? Non avrebbe proseguito. Dopotutto, nemmeno lei lo sapeva con certezza. O meglio, sapeva che quella era una delle possibilità scartate, oltre per l'ovvietà, per ciò che aveva scoperto tempo prima. Era un esperimento come tanti altri. Forse aveva qualcosa di speciale, ma non aveva ancora trovato prove a riguardo.

    Finalmente gli ospiti fecero la loro entrata. Hebiko riuscì a resistere dallo schizzare in piedi alla vista del Kokage, che stava invadendo senza preavviso i suoi spazi. Ci mancava lui!! Ma che diamine succede oggi!? Non bastasse, si stava comportando in maniera insolitamente... gentile? Forse educata era il termine giusto. Vederlo con una torta in mano era un qualcosa di surreale. Ancor più surreale il ragazzetto al suo fianco, il nipote citato poco prima. Qualcuno di diverso da Febh poteva aspettarselo, ma era così simile allo stesso tempo che il tutto le fece pensare ad un'allucinazione. Guardò la tazza di the, come stesse cercando strane sostanze o foglie al suo interno. Riposò lo sguardo sui due nuovi arrivati. Lo Yakushi non aveva idea di chi fosse il suo stesso Kage. Il Mikawa che la chiamava "Hebiko-chan". Con una torta in mano. Ed il kimono aperto a mostrare con fierezza i pettorali. Sono stata avvelenata. Non c'era altra spiegazione.

    Diogene. Risose al saluto, senza alcun tipo di suffisso che potesse indicare rispetto. Avrebbe voluto salutarlo con più rabbia, ma l'espressione confusa che aveva stampata in volto tradiva le sue reali intenzioni. Dietro al colosso, poteva vedere con la coda dell'occhio che l'altro Yakushi si arrampicava sui mobili della stanza come un ragno, pigiando le sue manine ovunque riuscisse a raggiungere, alla ricerca di qualcosa. Forse erano i geni Yakushi a rovinare e persone. Vista la capoclan, forse rovinavano solamente i maschi. Le grida della donna fecero sobbalzare Hebiko, che ancora non riusciva a connettere come fosse possibile che quella fosse la realtà e non un'assurda allucinazione improvvisa. Uhm... Ah. Sì. Sì naturalmente, parteciperò alla discussione sul... sulle... cos'è che sei venuto a fare, non ho capito?? Si riprese di colpo, come se stesse reggendo il gioco a quella follia, rispondendo lei stessa per confermare la sua presenza. Era impossibile non notare la differenza con cui Diogene veniva trattato, a confronto della discussione avuta in precedenza con Ogen. Era probabile che uno come lui non avrebbe nemmeno dato peso alla cosa, ma un chiaro segnale per mostrare a chi dei due portava effettivamente rispetto. Continuava a fissarlo, incredula. La tentazione di toccarlo per verificare non fosse un'illusione era forte, ma riuscì a resistervi. Aprì bocca, richiudendola subito dopo per un paio di volte. Aveva un sacco di cose da dirgli. Aveva sacco di insulti, di metodi per farlo sentire incapace, forse impotente, si era preparata mentalmente per uno scontro simile da solo gli dei sapevano quanto. Poteva rinfacciargli la sua scomparsa, più volte aveva abbandonato il villaggio a se stesso, persino un'ora dopo la sua elezione. Ora lo aveva davanti a sè. E dopo qualche boccheggio, finalmente riuscì a dire la sua, con un tono stranamente acuto, in un misto di rabbia e confusione: Beh?? Cosa mi racconti??


    :whem: sarebbe al posto di fosse


    Edited by Waket - 24/3/2020, 00:32
     
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    Sotto un'Altra Luce


    -VIII-






    Sorrise mestamente alla prima affermazione di Febh.

    No, nessun trucco, li fuori il tempo sta solo passando così lento che quando tutto questo sarò finito avrò da sentire ancora tutto il dolore della sberla.
    Mi son pentito di non averci pensato prima.


    Fu l’unico intervento che si concesse, poi lasciò parlare Febh, ascoltò, ma li dentro serviva a poco, osservava, ma anche quello serviva a poco, qualsiasi cosa passasse in quel luogo adatta ad essere carpita con un determinato senso sarebbe stata comunque registrata a prescindere dal fatto che quel senso fosse o meno concentrato sulla cosa.
    Al contrario di Febh stava meglio seduto, gli sembrava la miglior forma di interazione, discutere in piedi come vecchi pazzi gli faceva strano.

    Lo è e non lo è, te l’ho detto, semplifica le cose, ed è anche una proiezione mentale, si.
    Ma la volpe non ci sarà, è consapevole che siamo entità distinte, è grazie a lei se so sfruttare questo luogo, ma siamo comunque entità distinte e questo non era il momento di avere un demone con denti di una manciata di metri alle spalle.


    Fece spallucce.
    Come al solito l’otese non fu gentile, ma se non altro parlava con la mente lucida questa volta, aveva tagliato via il suo ruolo e riprendeva a chiamarlo per nomignoli mentre dietro di lui scorrevano le immagini che volontariamente o meno davano un senso maggiore a quelle parole.
    Era un apertura, e forse era il massimo che poteva ottenere, certo non si sarebbe accontentato, ma se non altro ora non stava parlando con “quello del villaggio accanto”.

    Kaji eh?
    Piacere, Raizen.


    Era scherzoso il suo tono, ma anche serio, ma tutto li intorno diceva che era malinconico, era possibile vedere quante relazioni avesse cercato di resuscitare dopo averle uccise con i suoi sbagli, era da quelle che aveva capito che qualsiasi azione doveva iniziare da una presa di coscienza dei propri errori, ed al contrario di quello che affermava Febh era proprio ciò che era accaduto.

    Chi non giudica le persone Febh?
    Che razza di idiozie vai raccontando?
    Tutti giudichiamo, in continuazione, puoi forse dire che non tutti agiamo… ma le mie esperienze mi hanno insegnato a farlo, e forse ancora son lontano dal capire cosa ci sia di sbagliato nell’agire per cambiare qualcosa che si reputi sbagliato.
    Citi il caso di Diogene come se potesse esserci un qualche tipo di scelta da effettuare, ma sei TU che applichi il tuo personalissimo metro di giudizio.
    Potevano morire delle persone quando ha fatto saltare in aria quegli edifici, e sapevo non si sarebbe fermato perché io stesso ho fatto parte dei suoi piani.


    Passarono delle immagini con lui davanti a chissà quale generazione della katane kiriane in uno dei sotterranei di villa Mikawa, inconfondibile per lo stile.

    E se qualcuno ci rimette la vita io applico il mio metro, non penso possa esserci nulla di sbagliato in questo.
    Mi disprezzi così tanto per come giudico il prossimo eppure il ragionamento ti si ritorce contro, tu mi stai dicendo che io sbaglio a seguire la mia logica, e lo affermi cercando di applicare la tua su di me!


    Allargò le mani in un evidente segno di stupore.

    Stai facendo tutto da solo.
    Io ho giudicato esclusivamente una cosa, la tortura, lieve o pesante che sia, anche solo il carcere sarebbe troppo se le motivazioni sono deboli.
    Il fatto è che sei convinto che io la reputi sbagliata e punto, perché ho cambiato idea all’ultimo come un cagasotto pronto a cambiare bandiera al primo ceffone.
    Invece no, la reputo sbagliata non per ciò che mi causa, ma perché e per come lo fa.
    Quando Soryo mi ha detto che è il tuo padre adottivo mi sono stupito e gli ho chiesto che ci facesse uno Yakushi nelle prigioni di casa sua, e mi ha spiegato che è una tradizione.


    Ma non era soddisfatto dalla piega di quel discorso, scosse la testa e pestando il piede innervosito cercò di dirottarlo.

    In realtà mi interessa poco continuare ad inseguirci in cerchio mordendoci la coda l’un l’altro per decidere di chi sarà l’ultimo morso.
    Non salvo nessuno dal mio giudizio.
    Neanche me stesso, e come vedi ne sono stato vittima, questa è la verità.
    Semplicemente mi è stato riservato un trattamento simile a questo, ho capito ed ho fatto un passo avanti.
    Mi sono presentato alle mura con la consapevolezza che le mie azioni potessero scrivere la parola fine, ma non è successo.
    Non sarebbe stata la fine, avrebbe avuto ripercussioni su Hebiko, e non volevo ne avesse su di lei.
    In quel momento un guscio si è rotto, ma non era il mio.


    Inspirò.

    È li che ho iniziato a vedere le cose da una nuova prospettiva.
    Quando mi sono accorto che volevi risposte ho iniziato a pensare che potevo salvare qualcosa, quindi ho cercato di spiegarmi, di farmi capire, non di trovare attenuanti o addirittura scuse.
    Appena sono arrivato alle mura il mio stato era differente perché ero arreso al fatto che molto probabilmente avrei mandato tutto in malora, e mi ripetevo che se fosse andata così male sarebbe stata l’ultima volta che avrei commesso un simile errore.
    L’ho detto fin dall’inizio che io portavo qualcosa qui senza sapere cosa avrei ricevuto in cambio, il resto sono effetti collaterali.
    Anche quelle che tu chiami scuse.
    Non avevo alcun piano B, mi sarei preso ciò che le mie azioni avrebbero causato e basta.


    Poteva infatti trovare conferme nell’immagine di se stesso che diceva al drago di non avere alcun piano.
    Dietro di lui venivano mostrati movimenti piccolissimi del volto di cui Raizen andava alla spasmodica ricerca per trovare conferme delle sue supposizioni nella mimica più nascosta ed incontrollabile, fino a carpire i momenti in cui gli occhi di Febh si spegnevano reagendo alle sue parole.

    Ho capito che potevamo essere amici, ma ho capito anche che ci giudichiamo costantemente, chi per una ragione chi per l'altra, continuando a menarci inutilmente senza di fatto renderci conto che accettarci era l’unica cosa che ci restasse da fare.
    ...
    E questa cosa mi ha fatto pensare che forse non siamo mai stati veramente amici.
    Mi da davvero noia il fatto che tu abbia quei lati “positivi” che ho elencato prima?
    No.
    Mi da noia quando cerchi di impormi la tua visione del mondo dicendomi che sbaglio nel far questo o quello, spesso anche quando ho fatto l'esatto opposto!
    Esattamente come quando io lo faccio con te.
    Salvare Hebiko non era importante, era un obbligo, se tu non mi avessi dato opportunità mi sarei fiondato dentro Oto e me la sarei presa.
    Ma come ti ho detto, quando il guscio si è rotto, quando di fatto questo spazio ha iniziato a crearsi senza che te ne rendessi conto, ho voluto metterci dentro un piede di porco e cercare di farti fare il primo passo.
    Non sei un totale sconosciuto, so qualcosa di te che ti ho sottratto osservandoti, ma tutto il resto dovevi dirmelo tu.
    Non piangevo sul latte versato per la tortura, piangevo sulla pochezza delle tue azioni.
    Per me quel prezzo aveva già pagato qualcosa di insostituibile, e l’avrei sopportato, ma non ti avrei dato NIENTE fino a quando tu non mi avessi concesso almeno un solo, singolo pezzetto.
    Sapevo che tutto questo aveva un significato, ma lo aveva soltanto per te, credendoti l’unica vittima in questa situazione hai creduto che io potessi aggrapparmi alla speranza lasciata dalle briciole che disseminavi con le tue azioni, con le frasi ad effetto, ma non avrei mai ceduto, non ti avrei concesso nulla senza che tu ammettessi di essere ferito o intenzionato a fare qualcosa di concreto che andasse oltre la vendetta.


    Punto gli occhi in basso, preparandosi all’ultimo passo.

    Se ancora credi che in tutto questo ci sia qualcosa di costruito, qualche mostro orribile che non si fida di nessuno, allora sei proprio una frana e non hai capito un cazzo.
    Mi hai chiesto come mi sarei comportato a parti invertite, ma ho fatto esattamente ciò che avrei voluto venisse fatto a me in questi casi.
    Mi sarei arrabbiato, non poco, e dopo essermi confrontato a pugni oltre che a parole sono certo che avrei perdonato in onore dell'ultimo gesto che comunque è di profonda amicizia.
    Ma ora posso dire che tu hai scelto di confrontarti in questo modo, ora che l'hai detto è diverso.
    Sono stufo di questa continua necessità di voler prevaricare sull'altro, di ricevere o far finta di dare lezioni, vorrei ricevere e dare consigli alla pari, e basta.


    Si sarebbe alzato, e scuotendo i pantaloni da della polvere inesistente con un gesto meccanico dettato dall'abitudine, con il cuore decisamente più leggero avrebbe stretto le labbra in una smorfia che preannunciava la conclusione di quella piccola parentesi.

    Beh, io devo finire di prendermi uno schiaffo.

    E senza attendere oltre sarebbe svanito e con lui tutto ciò che aveva creato.

    Aaaouch!

    Masticò per qualche istante l'intenso dolore, sputando per espellere il fastidioso sapore ferroso del sangue, i denti parevano aver retto la botta, ma i muscoli del collo gli avrebbero fatto male per un pò evidentemente stirati dall'improvvisa sollecitazione.
    Se non altro sapeva che doveva aspettarsi un secondo ceffone e non sarebbe arrivato impreparato.
     
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    " Puoi uscire, vedi? Non è una strega, non ti farà alcun sortilegio, e non morde mica..."

    I movimenti irregolari del kimono si interruppero per un attimo ma la calma durò solo per un istante poiché un batuffolo rosa sbucò come una molla da dietro le spalle del Colosso, scostandone brutalmente la testa!

    chara-kenpachi02

    " Oooooooh! "

    Yachiru era voluta venire per forza; la sua curiosità di conoscere la leggendaria Ogen era superiore persino a quella di Aloysius il quale, per non doversi sentire i piagnistei della piccola, aveva acconsentito a portarla con se. Quindi scese dalla montagna umana sulla quale era appollaiata e si avvicinò alla donna quel tanto che bastava per non sembrare impaurita, sebbene lo fosse ancora:

    " Ogen-sama! Ma quanti anni hai?!!! "

    Domanda indiscreta ma dalla sua aveva l'ingenuità della gioventù e un atteggiamento confidenziale al quale era difficile tirarsi indietro. Più semplicemente, era una ragazzina che portava un'allegria contagiosa.

    " Ora mettiti vicino ad Hebiko e giocate con i kunai mentre aspettate il dolce. "

    Così liquidò la Consigliera, la quale si era munita di denti ed artigli affilati per la discussione con il Kage assente e menefreghista; dopotutto erano passati quasi quattro mesi dal suo ritorno e ancora non aveva ritenuto necessario parlare con la funzionaria del villaggio riguardo lo stato dello stesso. Il suo atteggiamento indisponente, tuttavia, non era passato inosservato al Garth, il quale preferì non rovinare quel momento di importanza strategica fondamentale per il suo mandato. Il confronto con l'erede di Orochimaru sarebbe arrivato presto e la kunoichi avrebbe avuto di modo di dimostrare dove era arrivata a due anni di distanza dalla riunione.

    " Non vedo la Kusanagi con te. Hai paura di rovinarla? "

    Una domanda alla cui risposta non avrebbe in ogni caso dato troppo peso; come detto, aveva altri pensieri per la testa al momento.

    Il giovane del clan avrebbe prima o poi portato a tavola il presente del Mikawa e gli infusi ordinati dalla capoclan; Anteras era il migliore in questo genere di cose e se fosse stato lì n quel momento avrebbe trovato almeno 20 errori nell'operato del povero Yakushi. Almeno la torta l'aveva preparata lui poche ore prima e, ancora calda, emanava ora che era scoperta un odore favoloso, secondo solo al suo aspetto invitante.

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    Il Colosso prese la porzione donatagli e, dopo aver atteso che tutti fossero stati serviti, ne mangiò un bel pezzo. Aspetto che tutti loro avrebbero fatto lo stesso prima di dire come un fulmine a ciel sereno:

    " Scommetto che un po di sangue velenoso in quella marmellata verrebbe immediatamente rilevato dal suo corpo. O forse preventivamente ha già impiegato dei batteri per accertarsene...al contrario tuo, ovviamente, che saresti morta stecchita nel giro di qualche secondo."

    Disse glaciale, cambiando improvvisamente il tono di grande cordialità fino a quel momento assunto. Aloysius ricordava tutto, tutto. Già una volta, in quella fabbrica innevata ai confini della terra, la kunoichi aveva fatto lo stesso errore...Non valutò nemmeno l'operato di Ieyasu e Yachiru, la quale già stava chiedendo il secondo pezzo ma, in fin dei conti, vi erano innumerevoli modi per proteggere la bambina da un suo stesso chiiton. Quanto ad Ogen, non si sarebbe meravigliato se avesse accolto con grosse risate la sua supposizione, a parti inverse non avrebbe rivelato nulla delle sue abilità...Ma il Kage non era giunto fin lì per passare il tempo né tanto meno si fidava della vecchia per potersi sentire "a casa sua", come aveva suggerito poco prima il giovane che lo aveva accolto; doveva valutare la posizione del clan Yakushi, tra i più numerosi ad Oto, rispetto la nuova leadership e il grado di "disponibilità" nei suoi confronti. Conosceva bene Febh e la sua filosofia di pensiero ma, d'altro canto, non era lui a comando di quella grossa fetta di ninja del Suono.
    Posò quindi il piattino sul tavolo e riprese a parlare, questa volta a braccia conserte e tenendo lo sguardo fisso sulla padrona di casa:

    " E' incredibile quanto vicino alla verità l'intuizione dei bambini possa arrivare. Ho sentito dire di villaggi nel Paese dell'Orso e della Zanna dove le giovani leve vengono lasciate libere di sperimentare fallimenti e fare le proprie esperienze, senza sovrastrutture, senza guide. Lo fanno per generare ninja capaci di intuizioni formidabili anche in età matura, un vantaggio non da poco sui campi di battaglia. "

    Un piccolo aneddoto che prendeva alla larga il punto dove voleva arrivare il Colosso ma che probabilmente Ogen aveva già inteso:

    " Per fortuna vivere con il professore di filosofia e storia più famoso di Oto mi ha aiutato a trovare qualcosa che, forse, è sfuggito alla sua opera di "raschiatura". La chiamerei così viste proprio le pagine strappate dai referti di missione, dalle trascrizioni di eventi e riunioni e dagli annali di villaggio e persino accademici...tutta roba vecchia di almeno cent'anni e sommersa da centimetri di polvere. La muffa aveva iniziato a prendere il sopravvento ma qualcosa ancora poteva essere estratto da quei fascicoli; un'iscrizione ad un corso intermedio sul controllo del chakra, in particolare, ha catturato la mia attenzione, o meglio la sua data.

    Forse la sto annoiando ma, più semplicemente, vorrei che mi parlasse della sua vita, Ogen-dono."


    Doveva riempire quelle pagine mancati e aveva tutto il pomeriggio per farlo. La vera domanda era se la capoclan fosse incline ad ottemperare alla sua richiesta...tuttavia, il foglio ingiallito che Diogene cacciò dalla tasca non mentiva: nero su bianco, 240 anni prima della fondazione dell'Accademia.

     
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    a casa della vecchia



    Quando la vecchia Ogen si prostrò alla presenza del tipo enorme, Ieyasu cominciava ad avere qualche vago sospetto che si trattasse di una persona importante.
    Quando poi la nonna lo presentò come il capo del villaggio del Suono, il volto del ragazzo assunse quell'espressione particolare come a dire: "ahhhhhhh ma certo ma certo." Quindi si inchinò pure lui, anche se stando in piedi, e contemporaneamente allungò in avanti la mano per stringerla alla personalità che aveva davanti; un po' un misto, per non sbagliare, dato che non aveva la minima idea di come comportarsi in quella situazione.

    La voce di Ogen quindi riportò Ieyasu sulla terra, mentre lui sempre inchinato si allungava verso il mobile coi biscotti, indietreggiando.

    CITAZIONE

    Ragazzo


    Il giovane si voltò, scorgendo nel proprio campo visivo un particolare oggetto, la cui presenza gli stava bloccando la visuale sulla vecchia. Si trattava di un particolare blocco di pregiato marmo, praticamente apparso dal niente, forse dagli abiti di Ogen, e adesso in volo verso il volto dello Yakushi, il quale, ormai abile ed allenato ad evitare i colpi segreti della vecchia, assunse la posizione della tigre stratega, sollevando gli occhiali (che non aveva) con un gesto del dito medio della mano destra, quindi si precipitò a ricevere in piena faccia il blocco di marmo, avendo del tutto sottovalutato la forza di una decisamente irritata Ogen.

    STOMP



    In seguito, dopo essersi rialzato e aver infilato due fazzoletti nel naso per bloccare il sangue, Ieyasu si dette da fare, chiedendo scusa alla nonna per aver mancato di rispetto a lei e agli ospiti. In poco tempo l'acqua nella teiera sarebbe arrivata alla seconda ebollizione, permettendo una adeguata preparazione del thè richiesto dalla capoclan, che sarebbe stato servito poco dopo con le stoviglie richieste.
    Quando si stava avvicinando al tavolo con i piattini in mano, l'apparizione della ragazzina dalle vesti del Kokage lo fece bloccare.

    vaaa bene, un piatto in più. E ne rimediò un quinto.
    Servì i presenti, ovviamente senza seguire un protocollo, dato che per la testa aveva solo il sonnellino che era stato rovinato proprio dall'arrivo del capovillaggio.
    Ovvimente Ieyasu non fece complimenti, e affondò la faccia nella sua porzione di torta.

    CITAZIONE
    " Scommetto che un po di sangue velenoso in quella marmellata verrebbe immediatamente rilevato dal suo corpo. O forse preventivamente ha già impiegato dei batteri per accertarsene...al contrario tuo, ovviamente, che saresti morta stecchita nel giro di qualche secondo."

    Ieyasu si bloccò di colpo con la bocca ancora piena e i gomiti alti, pronti ad affondare in un nuovo boccone come un rapace su una preda. Il suo volto si fece bianco, le sue occhiaie divennero violacee e i suoi occhi fissarono il nulla.
    O cacchio. Mi ha fregato. Sto per morire come un babbeo. Morire mangiando dopotutto non è così male, quasi come morire dormendo. Ohhh come vorrei dormire fino a morire...

    L'idea che da lì a pochi secondi sarebbe morto, gli fece entrare in un orecchio tutto il discorso del Kokage, e glielo fece uscire dall'altro come una ventata d'estate.

    CITAZIONE

    ...240 anni prima della fondazione dell'Accademia.


    gnam gnam uhmpf? EHmm ? Disse con la bocca piena, fissando uno alla volta tutti i presenti.


     
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    È colpa tua. Ratty

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    Palazzo Yakushi


    Forme di Tortura
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    [A Palazzo]
    Al sottolineare che non ci fosse astio tra loro l'anziana capoclan annuì. Molto bene. Un inizio promettente. Una lode ogni tanto aiutava l'insegnamento. Non commentò in risposta a Hebiko per il suo vecchio gruppo di amici, dopotutto non era suo interesse immischiarcisi ulteriomente, limitandosi a continuare le spiegazioni e bere ogni tanto. Gli eventi che ti narro sono di qualche tempo fa, le Asce sono state effettivamente schiacciate durante il recupero dei Sigilli di Oto, anche se forse qualcuno sopravvive. Tuttavia Sylàs è stato imprigionato poco prima di quella missione in attesa della pena...ed è stato consegnato solo da poco all'ospedale. Hebiko dichiarò chiaramente che l'ospedale meritava le sue attenzioni e in cambio ricevette un sorriso più secco. Pensavo che la consigliera non avesse interesse nella faccenda, ma solo Hebiko...devo forse ritenere che queste informazioni abbiano un valore più alto? Un ammonimento. Importanti quanto le lodi, almeno. Accantonato poi il discorso del precedente Kokage, l'arrivo degli ospiti creò tutta una serie di scombussolamenti, tra l'estrema formalità della Vecchia Ogen e il repentino cambio di registro quando punì il giovane Ieyasu, passando per le occhiate fredde e calcolatrici mentre osservava il teatrino tra Hebiko e Diogene.

    Oh ma che deliziosa ragazza. La comparsa di Yachiru forse alleggerì un pò i toni. E puoi chiamarmi Ogen-baa (Nonnina Ogen), ma ricorda che in futuro se ti rivolgi a una donna molto più anziana di te dovresti chiamarla col suffisso -dono. Il tono era improvvisamente più caldo, ben diverso da tutti i precedenti. Ah, i bambini. E' da tanto che non ne sento scorrazzare per il palazzo. Poi verso Hebiko. Mia cara, pensi di poter fare qualcosa a riguardo per far accasare il giovane Febh? Inutile dire che la domanda era come una stilettata, persino insinuante visto ciò a cui alludeva. Lasciò che il Kokage e la consigliera si scambiassero i loro convenevoli, mentre Ieyasu tornava con i fazzoletti nel naso, preparando il tutto. Ieyasu Yakushi, un mio nipote. Lo presentò solo in quel momento, dedicandogli uno sguardo accigliato. E come mai quei fazzoletti nel naso? Il tono era quello di una scudisciata. Hai di nuovo trascurato i tuoi esercizi di meditazione? Come speri di apprendere le nostre arti se continui a usare garze e cerotti? Alzò gli occhi al cielo. Gioventù bruciata, dico io!

    Poi sul Kage e sulle sue allusioni riguardo al possibile veleno nella torta. Lo avrei percepito prima ancora che voi entraste nella stanza, Kokage-sama. Disse con un sorriso cortese, ricomponendo la sua maschera formale. Non era vero, per inciso, ma perchè non vantarsi un pò? Non coltiviamo batteri nel nostro corpo in ogni caso, non siamo disgustosi come gli Aburame di Konoha coi loro insetti. Semplicemente noi Yakushi siamo più consapevoli della media di ciò che qualunque essere umano può fare. Commentò con un mezzo sorriso, carico di furbizia: aveva sviato l'argomento.

    Annuì poi semplicemente al commento sul Paese dell'Orso. Lei non aveva risposto a Yachiru deviando l'attenzione, ma il Mikawa sapeva come arrivare dove voleva, anche se per vie traverse. Al termine della domanda, mentre l'antica iscrizione veniva mostrata ai commensali, Ogen semplicemente rise. Oh Oh Oh Oh Oh! Una risata piena anche se non sguaiata, elegante nel suo essere comunque sincera. Oh, Kokage-sama, siete un giovane molto, molto interessante! Un simile giro di parole solo per andare a chiedere a una povera vecchia quanti anni abbia. Sono ben oltre il primo matrimonio e ben oltre il primo nipote, non è certo motivo di vergogna nascondere gli anni che queste vecchie ossa si portano dietro. Sorrise, assaggiando una fetta di torta. Deliziosa, ne mangiai una simile quando conobbi il secondo Garth, tempo addietro, in un viaggio di piacere. Saranno almeno cento anni, se non di più. Oh, ma torniamo al punto, naturalmente. Francamente non credo rimangano documentazioni quindi vado per cose che mi sono state riferite, anche se da qualcuno estremamente preciso. E se non erro, il prossimo agosto compirò duecentosessantuno anni. Un discreto record persino per i membri del mio clan, i più arrivano a centocinquanta prima di stufarsi o commettere qualche imprudenza. Oh Oh Oh Oh Oh!

    Ma certo quello è un pezzo di antiquariato. A malapena si iniziava a parlare di Villaggi, era il tempo della prima guerra mondiale dei ninja quando mi iscrissi...il nostro clan non era interessato alle arti degli Shinobi ma io ero ambiziosa e pensai che dovessimo aprirci a quel mondo invece di coltivare le nostre arti e i nostri, diciamo, interessi più mondani. Bevve un sorso di the. Ascolta bene anche tu, Ieyasu, potresti imparare qualcosa.

    Il nostro è un clan nato dallo sterco. Affermazione forte, ma veritiera: eravamo criminali, ladri, assassini, contrabbandieri. Un'organizzazione malavitosa più che un clan, ma i nostri antenati avevano scoperto un tesoro: una tecnica che permeteva loro di coltivare il chakra e di sfruttarlo per avere corpi più forti, più resistenti e più giovani. Negli anni si è evoluta fino a raggiungere le nostre attuali capacità. Io partecipai ad alcuni corsi durante le guerre per fare esperienza, si usava così al tempo, ma decisi di apprendere delle vere capacità da Kunoichi in vista di un futuro ingresso del clan Yakushi nel vero mondo dei ninja. Inaspettatamente non fui io però a traghettarci, ma Kabuto Yakushi, servo di Orochimaru. Era un membro del clan ma perse la memoria e finì in un orfanotrofio di Konoha...la storia la sapete, no? Quando ci fu l'attacco Cremisi lui lasciò il posto di direttore dell'orfanotrofio e si riunì a Orochimaru, nuovamente scegliendo un'etica più elastica. Io vidi un'opportunità e lo avvicinai, chiedendogli di incontrare il Serpente e di diventare membri effettivi del villaggio in cui si stava trincerando per resistere all'Onda Rossa. Il resto è storia, suppongo. Aveva raccontato un frammento della storia del clan, ma non la SUA storia nel dettaglio. Non era una cantastorie: prima di parlare la capoclan valutava sempre il proprio tornaconto, e al momento questo era tutto ciò che Gene avrebbe avuto, se non c'era altro da offrire, o altre carte da mostrare.

    O forse voleva solo bagnarsi dell'attenzione di tutti prima di concedere altro, come una primadonna. Forse Febh anche se adottato aveva preso qualcosa dalla vecchia.

    [Nelle Prigioni del Palazzo]
    Il mondo interiore era facilmente influenzabile da chiunque ci fosse dentro, Febh aveva notato le fluttuazioni alle sue spalle e stava facendo uno sforzo di volontà notevole per non far trapelare le sue vere intenzioni, mentre con la sbruffoneria che gli era tipica cercava di impartire incoerenti lezioni di vita all'Hokage, che tuttavia cercava di rispondere per le rime. Peccato che a Febh non interessasse più di tanto la risposta: lui aveva già avuto quella che voleva sentire. La differenza è che io applico il mio metro ma non mi lamento come un poppante quando il mondo non ci rientra. Replicò con un'espressione di scherno, anche se lui era in realtà campione mondiale di lamentele.

    Ah, hai parlato con Soryo-san? Ti ha attaccato il discorso sulle tradizioni di clan che io ho sempre più o meno ignorato o dimenticato? Ti ho sbattuto qui sotto per punirti e per divertirmi, mica per altro. Replicò con cattiveria. Non cercare chissà quali motivazioni: volevi una scazzottata, e io volevo che tu fossi frustrato e deluso, quindi verrai picchiato unilateralmente, e con crudele attenzione ai dettagli. Forbici e coltelli saettavano per aria, ancora niente sangue ma un vago odore di fumo. Immagini e sensazioni erano solo illusorie, tuttavia, nate dall'inconscio dello Yakushi e sfuggite alla sua mente cosciente.

    Ma che carino, mi hai dato un'opportunità. Che persona illuminata, ti ringrazio. Fece un mezzo inchino, scimmiottando un gesto formale. Sono felice di aver rotto le tue uova nel paniere. Si sollevò, lasciando che l'altro concludesse la sua arringa finale. Ah, hai finito? Perfetto. Allargò le braccia mentre il mondo iniziava a frantumarsi e la sensibilità tornava reale e concreta...il mondo stesso si ritirava dalla mente per tornare alla fisicità. E mi raccomando, incassa bene! AHAHAHAHAHA!!!

    L'impattò fu soddisfacente, così come il suono, decisamente delizioso. Ah! Ora mi sento molto meglio. Nuovamente padrone dei suoi movimento avrebbe afferrato la testa dell'Hokage bendato obbligandolo a puntare il volto nella sua direzione. E come ti ho detto, ora intendo divertirmi...e tanto. La stretta sul capo si accentuò, quindi un rapido movimento d'aria mentre lo Yakushi lasciava la presa. Raizen ebbe la distinta sensazione di avere più fresco di quanto ricordasse sul capo mentre la benda cadeva, tagliata, e dopo pochi istanti le sue braccia furono libere dalle catene. Non era caduto solo il tessuto che lo bendava: anche i suoi lunghi capelli erano stati tagliati di netto dal controllo del chakra dell'Amministratore di Oto, lasciandolo con appena una manciata di centimetri.

    Febh avrebbe lasciato qualche secondo al Kage per realizzare la situazione, quindi con un'espressione di estrema soddisfazione si sarebbe stiracchiato. ECCO QUI! Un lavoro ben fatto lascia sempre di ottimo umore! Sarebbe andato verso la borsa delle torture che si era portato dietro, tirandone fuori un secondo panino, assolutamente incartato in modo da non far sfuggire il minimo odore e lo avrebbe gettato al Kage. Quasi mi dimenticavo che avevo portato anche la tua colazione. Un calcetto al muro e ne emerse una lastra di pietra che avrebbe agito da sgabello, quindi si sedette. Beh, non mangi? Il secondo ceffone te lo do dopo, lo ho promesso, ma intanto per ora abbiamo finito. Certo che parli parecchio tu, Pivello. Il suo volto era decisamente più rilassato e simile a quello abituale. Ma onestamente di quello che hai da dire mi importa ben poco, puoi tenerti la tua visione del mondo, io ho la mia e la applico quando posso, e quando non posso no. Non mi importa assolutamente niente di quello che hai in mente adesso o i tuoi ragionamenti, mi hai già detto quello che mi interessava ieri.

    Sollevò un dito, ammonitore. Ma mi hai fatto un torto, quindi hai avuto la tua punizione. E solo e unicamente perchè mi andava di farlo. EHI SORYO-SAN? Alzò la voce, rivolto al patrigno nell'altra cella. Ma perchè gli hai raccontato tutte quelle menate sulle torture del clan? Quella roba filosofica è fuori moda da decenni, nessuno di voi la segue più, vi eravate stufati, ora torturiamo solo per punizione i membri del clan, e per divertimento! Poi verso Raizen. Quando il cugino Yasu corre con i piedi infangati dopo che ho dato la cera gli taglio le gambe e lo tengo appeso in una cella per due ore a testa in giù, con l'ordine di pulire. Tanto non gli fa poi tanto male...siamo bravi a dimenticare il dolore noialtri. Coff coff...ragazzo, io volevo solo che il tuo amico qui avesse un'idea più chiara delle filosofie del nostro clan... Ma và, è roba obsoleta!

    Tornò poi all'Hokage. Come ho detto...mi sono sentito particolarmente ferito, quindi ti ho messo alla prova. Ma non con questa roba. E indicò la cella. Questa è una punizione soft, in pratica hai dormito storto per una notte e sei andato a letto senza cena, più uno schiaffo e un taglio di capelli. Tutto condito da un pò di recite per farti crescere l'ansia, Pivello. La tortura è tutt'altra cosa! Con questo direi che siamo pari. La prova è stata ieri. Quello che realmente volevo sapere era se c'era un pò di Raizen ancora libero dall'Hokage, e ieri lo hai dimostrato scegliendo di venire punito al posto di Hebiko. In quel momento ho accettato il fatto che fossi realmente pentito e ti ho perdonato. Volevo giusto un pò di soddisfazione che andasse oltre il prenderti a cazzotti. Fece spallucce. Per inciso, non le avrei fatto nulla, la ho perdonata mesi fa per questa faccenda, è ovvio che non ha fatto niente di che.

    Aveva forse altro da dire, da discutere, ma intanto voleva godersi l'espressione e la reazione del più potente ninja di Konoha, ora non più capace di vantarsi dei suoi lunghi capelli. Certo l'intera faccenda descriveva Febh come uno psicopatico da ricovero (e in effetti lo era), ma a lui e a Oto questo dettaglio decisamente non interessava.
     
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    Battaglia politica


    IX



    Hebiko accolse i complimenti con un certo orgoglio. Non era molto, ma considerata la trappola dov'era finita era una discreta vittoria. Il chiarimento riguardo le Asce la portò a placare leggermente gli animi, anche se il sapere del suo compagno in prigione per tutto quel tempo le riportò il malumore. Si sarebbe sfogata a tempo debito, doveva solo pazientare di terminare qualsiasi cosa stesse succedendo tra Febh e Raizen. Ogen la incalzò, sospettando qualcosa, ma Hebiko portò le mani avanti, cauta: Oh, no no, non mi fraintenda, la prego. Nonostante la rabbia che provava, riuscì ad accennare un sorrisetto verso la donna. La consigliera vuole solo assicurarsi di danneggiare Oto ed il suo ospedale il meno possibile. Tutto il resto è una questione privata. Avrebbe danneggiato solo i diretti interessati. L'ospedale in sè, nonostante ritenesse andasse purificato fino a fondo, non era affar di Hebiko. La Consigliera si sarebbe occupata di riportare ordine in quel posto, in un futuro non troppo remoto magari; Hebiko avrebbe solamente tirato fuori il suo amico, ed eliminato i responsabili.

    La situazione surreale nella quale si era ritrovata aveva scosso la Vipera. Il tutto però, stava lentamente diventando così familiare (vedere uno Yakushi venir malmenato aveva sempre un effetto calmante), che riuscì a crilassarsi, evitando bruschi atteggiamenti come il precedente. Il Mikawa, appena entrato in scena, mostrò cosa nascondeva dietro di se: una bambina, che la rossa non era sicura di aver già visto o meno, si lanciò in modo decisamente sfacciato verso la vecchia. Ogen, come l'anziana donna che era, non fece una piega al suo comportamento, trattandola con una dolcezza che dedicava a pochi, o forse esclusivamente ai bambini. Naturalmente, abituato a scaricare ogni tipo di compito che avrebbe dovuto fare personalmente a qualcun altro, Diogene mollò la bambina senza nemmeno troppa eleganza ad Hebiko. Sorridendo, decise di cogliere quell'occasione al volo. Non amava circondarsi di marmocchi, tantomeno doverli accudire, ma sapeva bene che non era colpa loro se erano così fastidiosi. I bambini erano fonte di caos, e gli adulti dovevano permettere loro di sfogarsi, esplorare ed imparare come preferivano. Roba che non faceva per la VIpera, che amava avere tutto sotto controllo, ed occuparsi esclusivamente di se stessa e pochi eletti. Ma quello era un momento diverso. Fece un cenno di assenso verso il Mikawa, per poi concentrare le sue attenzioni sulla bambina. Nessun problema, non è di certo il primo dei doveri del papà a cui assolvo. Vieni cara, vieni da zia. La accolse di fianco a lei, persino in braccio se avesse voluto. Ormai sono talmente abituata che con me ti sentirai come a casa.

    Ogen la incalzò brutalmente con richieste rivolte più a Febh che a se stessa... eppure percepiva un brivido lungo la schiena che non prometteva nulla di nuovo. La vaga insinuazione che fossero loro due a doverle dare dei nipoti la rimise sull'attenti, nervosa. Accasare Febh, ma certo! Presto detto. Non rientra esattamente nei miei doveri di Consigliera, ma posso farle un favore. Certo l'accusa non era esattamente rivolta a lei, ma all'idea di essere madre le venne un forte istinto di lanciare per aria Yachiru e buttarsi fuori dalla prima finestra disponibile. Non che per lei fosse possibile, anche volendo, col corpo che si ritrovava. Non senza l'aiuto di uno scienziato piuttosto esperto. Ma la cosa importava poco se lei era la prima a fuggire da quell'idea. Se non altro, le accuse che fosse proprio lei a doversi accasare con Febh erano piuttosto lievi, e forse se le era solo immaginate. Sarebbe stato difficile ammettere di essere impegnata, ma non voler rivelare chi fosse il fortunato. Ancora faticava a dirlo allo Yakushi, figuriamoci confessare di fronte ad Ogen ed il Mikawa che era Raizen!

    Ieyasu si dimostrò una buona fonte di distrazione, dando respiro alla Vipera. Per circa due secondi, quando Diogene intervenne chiedendole della Kusanagi. Un profondo "Sì" rimbombò più volte nella sua testa. Non lo avrebbe mai ammesso. Hebiko si voltò, in un primo momento con sguardo di sfida, mutandolo rapidamente in un quieto sorrisetto sicuro di se. Kokage-sama, dimentica forse di chi sono l'Erede? Con permesso, Ogen-dono.Utilizzò il suffisso, ma con sarcasmo. Si alzò con elegante calma, estraendo la spada direttamente dalla sua bocca, con l'eleganza di una ballerina. Fortunatamente, era possibile rendere quello un vero e proprio spettacolo, al contrario della sua più problematica e disgustosa muta. Concludendo con un profondo inchino, la porse al diretto interessato, cedendogliela momentaneamente. Può controllarla se vuole. L'avrebbe rimessa nella sua "custodia" non appena Diogene si fosse mostrato soddisfatto, se di soddisfazione si poteva parlare. Tra i due c'era una sfida, piuttosto pericolosa per Hebiko, ma su un terreno dove lei aveva ancora delle chance.

    La Vipera si sarebbe occupata della bambina con una pazienza impeccabile. Gli involontari addestramenti con Febh le avrebbero permesso di tener sotto controllo il più estremo dei bambini. Osservò i pezzi di torta che vennero consegnati ad ognuno di loro, diffidente. Fosse stata da sola, non ne avrebbe assaggiata nemmeno una briciola, tantomeno accettato del the da quell'uomo. Ma non si aspettava della sua presenza, come aveva fatto notare entrando, e pensare di avvelenare degli Yakushi era pura follia. La sua diffidenza, in un altro momento, l'avrebbe spinta a rinunciare al dolce. Tuttavia, con Ogen di fronte a se, era sicura che un gesto simile avrebbe disonorato l'ospite. Non restava che darle un morso.

    Diogene rimarcò il suo senso di potere persino in casa altrui, accusando Hebiko di aver dato troppa leggerezza ad un gesto simile. La sua diffidenza aveva fatto centro, più o meno. Per quello, con finta sorpesa, la rossa sussultò, voltandosi verso il Kokage. Kokage-sama! Non volevo insultarla pensando che dovesse ricorrere a simili mezzucci per avere la meglio su un suo sottoposto. Nonostante quanto dicano, ero certa che lei volesse solo il meglio per i suoi cittadini. Una pesante frecciata, una grave accusa nei suoi confronti. Ma era stato lui a fare tutto, la Vipera si era limitata a cogliere il momento giusto. Riportò rapidamente le attenzioni alla bambina, fingendosi insicura sul dafarsi. Avvelenare la propria figlia, pur di liberarsi di un proprio sottoposto. Oh, Diogene-sama... Scosse la testa, teatralmente delusa. Ogen, alla quale era stato invece fatto quel trucchetto per farsi rivelare i propri segreti, reagì naturalmente in maniera impeccabile. Hebiko era forse ancora troppo teatrale, o poteva diventare il suo segno distintivo, ma se anche fosse riuscita a salire ad un gradino in più rispetto a quando era entrata lì, sarebbe stata una vittoria. Era ancora debole, era solo una genin,ma fisicamente. Non era costretta ad esserlo mentalmente.

    Il resto del discorso passò completamente su Ogen e sulla sua storia. In apparenza distratta, occupandosi della bambina, Hebiko teneva le orecchie ben aperte, ascoltando tutto quello che veniva detto tra i due. Inutile impicciarvisi per il momento, la cosa più cauta era attendere ed ascoltare. Mentre loro parlavano, la serpe riempì il suo braccio di scaglie, facendole poi cadere con una leggera scossa di fronte alla bambina. Le avrebbe mostrato come, con i suoi kunai, poteva inciderle e scrivervi lettere, o disegnini a seconda di quanto abilmente sapeva incidere una superficie così piccola. Con una simile distrazione, poteva tranquillamente badare a Yachiru senza doversi distrarre dai discorsi degli anziani, ascoltandoli con avidità ed assimilando ognuna delle informazioni che si scambiavano. Non potè trattenere una vaga espressione di disgusto di fronte al nipote, che nonostante le innumerevoli punizioni che aveva ricevuto durante la sua permanenza alla villa, sembrava esser stato addestrato dai lupi.


    Edited by Waket - 24/3/2020, 00:31
     
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    -IX-






    Lo sentì fin troppo bene, impossibile il contrario con un udito sviluppato come il suo, la mano in un primo momento strinse e dopo un leggerissimo strattone un corale Zac lo alleggerì di gran parte dei suoi capelli.
    La benda che fino a poco prima era posta sui suoi occhi cadde, sfregandogli sulle spalle e permettendogli di confermare le sue paure.
    Un indiscreto refolo d’aria gli solleticò il collo, quasi canzonandolo mentre la mandibola gli cedeva per lo sgomento, non aveva ancora guardato Febh, stava lentamente racimolando il maltolto per poi osservarlo, inerme nelle sue mani che con i palmi rivolti al cielo sostenevano un intera vita di pazienza e dedizione.



    Un silenzio innaturale, visto anche il respiro di Raizen sempre più impercepibile, era caduto nella cella e quando alzò la testa, permettendo alla luce di illuminarla, alla bocca, ancora aperta, tremava il labbro superiore, un moto curioso che presto si propagò all’intera mandibola come se fosse il ticchettio di una bomba pronta all’esplosione.
    Aveva alzato le mani mentre lo guardava, e come se fosse privo della voce da una vita gli chiedeva perché quei capelli erano sulle sue mani e non sulla sua testa.
    Ma non servì risposta, presto il castello di carte crollò, accompagnato dal tintinnio delle catene.
    Cadde in ginocchio, quasi sciolto, con la testa china e le mani lungo i fianchi presto le sue spalle iniziarono a scuotersi come di un pianto silenzioso.

    Ah ah… ah ah ah… ahah… ahahah… ahahahahahAHAHAHAHAHAHAHAH!

    La risata profonda e fragorosa si spanse nella cella, quasi percepibile al tatto, persino Soryo nonostante le precedenti torture avrebbe potuto gioire di quelle risate, aveva riconnesso le forbici e le lame che balenavano tra i pensieri di Febh a quella precisa azione.
    Si sarebbe quindi poggiato al muro, prendendo il panino e scartandolo, ma non era a Konoha e prima di addentarlo l’avrebbe aperto, osservato, annusato e poi mangiato, non per veleni, non per il timore che fosse solo un ennesimo metodo di tortura.

    L’ultima volta la cucina otese stava per farmi dimenticare tutti i momenti felici della mia vita.

    Quindi si sarebbe accertato che la carne venisse da animali ritenuti commestibili in almeno tre culture differenti e che le salse non fossero di derivazione animale e se tutto fosse andato per il meglio, accertatosi che il pane non fosse di farina di insetto, avrebbe iniziato a mangiare il panino.
    Iniziato e finito, in due morsi più o meno.
    In caso contrario avrebbe delicatamente rimosso il condimento, impacchettato con la carta del panino e messo da parte, mangiando esclusivamente il pane, gli avrebbe permesso di resistere fino a potersi scegliere un pasto più civile.

    Grazie però.

    Non avrebbe più parlato, non fino ad aver finito il suo pasto, interruzione che sarebbe quindi stata abbastanza breve.

    Io ormai ti ho spiegato tutto, e con fin troppe parole.
    Ma non mi capita spesso di parlare, quindi le metto da parte.
    Ero quasi certo che non mi avresti fatto niente, e seppure particolare anche la mia era una prova.
    Come ti ho già detto ciò che sarebbe successo qui dentro avrebbe definito chi e cosa siamo.
    E per quanto mi riguarda è successo ciò che mi meritavo, ne più, ne meno.
    Anzi, escluso il metodo forse anche un po' meno.
    E non occorreva che incidessi, lo sapevo, come sapevo che avrei dovuto spingermi oltre.


    Inspirò, togliendosi le briciole di dosso.

    Un altro taglio e questa roba sarebbe diventato un giochetto sessuale, sappilo.

    Pulitosi il muso col dorso della mano avrebbe quindi sfruttato l’ondata di positività.

    Quindi?
    Cos’è questa storia di Kaji?
    Devo chiamarti così d’ora in poi?
    Immagino tu non possa rientrare alla zanna ora.
    Tempo fa, sai la missione accademica in quell’isola strana, ho incontrato una delle zanne, è simile ad Ogen per qualche verso.
    Ma era sicuramente diversa dagli altri zannuti, magari può concederti una visita, o qualche risposta.


    Si poggiò al muro, massaggiandosi il collo e poi passando a sgranchire le spalle.
    Sperava non avesse problemi a parlarne, a meno di chiari segni la sua risposta poteva significare due cose, o che l’otese aveva fatto un passo verso di lui ed era in grado di aprirsi maggiormente o che lo vedesse ancora come uno sconosciuto e la cosa gli rendesse i discorsi personali più semplici.
     
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    Afferrò la Kusanagi, l'arma leggendaria che aveva sì accompagnato il più grande Sennin che il Suono avesse mai avuto ma che era stata forgiata in tempi molto più antichi e che rappresentava un tesoro inestimabile per il villaggio. Osservare che la giovane serpentella ne avesse compreso l'importanza custodendola nel suo corpo "anomalo" rasserenò i pensieri di Aloysius, almeno per un istante poiché rimaneva il problema dell'inadeguatezza di quel nascondiglio, troppo debole per risultare sicuro. Diogene aveva chiesto a Febh di trasformarla nella kunoichi di cui avevano bisogno ma al Colosso erano bastate due occhiate per constatare progressi non significativi: il fisico, l'atteggiamento, la presenza...purtroppo per il villaggio nulla sembrava cambiato.



    Diede due fendenti a vuoto, giusto per godersi il perfetto equilibrio di quella lama e sentire il suo potere trasmettersi alla mano...una forza che tuttavia sapeva appartenere alla ragazza, per quanto ancora non pronta a ghermirla. Glie la ridiede e le disse, mantenendo quel tono di sfida con cui era iniziata la chiacchierata:

    " Scheggiare l'elsa è cosa ardua ma il manico ha esattamente gli stessi segni di usura di due anni fa...vedo che hai fatto pratica."

    Intanto Yachiru era incantata da quelle capacità elastiche della consigliera e la iniziò a guardare con la bocca spalancata e gli occhi sgranati, come se avesse trovato il nuovo gioco preferito con cui passare il tempo. Quando Hebiko si offrì di prendersi cura della peste dai capelli rosa, quella non vide l'ora poter vedere altre dimostrazioni di quelle abilità di cui aveva sentito parlare solo nelle lezioni di storia di Ukitake.

    " Puoi allungare anche le braccia? E il collo? E le orecchie?! "

    La situazione si movimentò dopo l'arrivo della torta e la sentenza di morte annunciata dal Mikawa; sangue avvelenato, un tranello per testare la capoclan Yakushi e appurarne le abilità....davvero si poteva credere ad una storia del genere? Non a caso Ogen continuò a mangiare senza preoccuparsi degli altri ospiti, non immuni come lei ad una sostanza potenzialmente dannosa per l'organismo. Forse sarebbe bastato l'ennesimo sguardo deluso del Kage, o forse quello attonito di Yachiru, per far comprendere alla genin che assolutamente nulla fosse presente nel dolce preparato con amore da Anteras.

    La discussione quindi si portò sul topic principale di quella visita di Aloysius al Palazzo, un argomento cui la vecchia padrona di casa non si tirò in dietro dall'argomentare, sebbene rimanendo sul vago rispetto a quella che doveva essere stata una vita davvero ricca di spunti di discussione. Parlò dell'origine del clan Yakushi, di Kabuto e di come quella gente fosse entrata a far parte delle grandi famiglie di Oto; inoltre era stata un precursore della sottile arte che era in grado di coltivare il chakra e carpire i segreti della rigenerazione. Informazioni di grande valore storico ma che erano facilmente intuibili dal Kage, soprattutto una volta aver scoperto l'età della donna. No, quello che Diogene stava cercando era qulcosa di più personale, che riguardasse più nello specifico l'anziana che aveva difronte; voleva capire quale fosse la propria idea di villaggio, cosa si auspicasse per le giovani leve del villaggio e che influenza avesse sulla sua gente, sugli altri capoclan e sulle squadri speciali. Dopotutto per cancellare le prove di una vita intera serviva una fitta rete di conoscenze, una maglia di controllo che Aloysius era sicuro la donna possedesse:

    " Ci sarà sicuramente modo di parlare del secondo Garth, Ogen-dono. Mio padre non era solito parlare molto della storia del clan ma so per certo che i Mikawa sono arrivati nel Suono solo con la terza generazione, quindi se ha conosciuto Kodan per qualche motivo la sua storia l'ha portata nella Rosa d'Acciaio. Non che la cosa mi stupisca visto che fino a dieci anni fa l'Accademia era solita organizzare gli esami chunin con i ninja di quel villaggio. A dire il vero non ho trovato molto riguardo il III Rīdā, il ninja d'Acciaio...so solo che fosse un vero combattente, un uomo dal polso ferreo e dal cuore di pietra. Qualunque dettaglio possa aggiungere sulla sua persona sarà accolto con entusiasmo da parte mia. "

    Una piccola parentesi che però manifestava quanto Aloysius fosse interessato alla ricostruzione della storia dei Mikawa e quindi dei suoi segreti; Ogen, in effetti, poteva essere l'unica persona ancora in vita a poterne sapere di più ed appagare a sua sete di conoscenza. Senza farsi distrarre da quella faccenda, però, il jonin tornò sul punto focale della discussione e questa volta senza grandi giri di parole:

    " Ogen-dono, non mi fraintenda, ma forse è bene che lei mi permetta di vedere oltre quest'immagine di gentile padrona di casa e capire con chi stia realmente parlando. Magari il chakra potrà aiutarmi a capire meglio quello che magari è difficile da spiegare a parole...O forse non è necessario, non voglio essere invadente. Vorrei solo capire il motivo dietro la scelta di cancellare le tracce di una vita intera e quindi vorrei capire chi è realmente. Appurato ciò, sono qui per soppesare quanto questo clan può dare ad Oto oggi e soprattutto per quale visione dello stesso gli Yakushi sarebbero predisposti a scendere in battaglia. In ultimo, ho necessità di comprendere il legame che ha con Febh e l'influenza che ha su di lui."

    Non era bravo con Eiatsu ad estrarre informazioni dai ricordi altrui e probabilmente con persone del calibro di Ogen né la stazza né la carica avrebbero aiutato poi molto; tuttavia non sarebbe uscito dalla dimora senza quelle informazioni e questo la capoclan avrebbe potuto leggerlo chiaramente nei suoi occhi.

     
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