Villa MikawaResidenza di Aloysius Diogenes

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    × Legenda
    Narrazione
    "Pensieri"
    «Dialoghi»


    Le mie capacità di sensitivo mi diedero tutte le informazioni di cui avevo bisogno sul Kokage. Era una montagna di chakra camminante, esattamente come mi aspettavo. Ma non era soltanto una montagna di chakra. No. Era proprio una montagna per quanto riguarda le dimensioni del suo corpo. Metteva pressione, considerando che, forse, puntava ad analizzarmi come un vero e proprio capo analizzava i propri sottoposti. La cosa mi andava bene; volevo che mi studiasse, che capisse chi ero e chi volevo diventare. Tuttavia, c'era una cosa molto importante di me che forse il Signor Diogene Aloysius non avrebbe colto a quella prima vista: volevo superare i miei limiti. Non volevo incarichi congrui al mio grado e capacità. No, ero un chunin che desiderava svolgere gli incarichi di un Jonin. Volevo eccellere in Velocità, diventando il ninja più veloce del continente, in modo da tornare prima o poi in Patria e riprendermi ciò che era mio di diritto.

    Alla prima impressione sul Garth si aggiunse anche la sua impronta, mentre dalle mie stesse capacità potei capire che non mi trovavo per niente sotto effetto di un Genjutsu: ciò che percepivo, dunque, era vero. Così come erano vere le informazioni che ricevetti sulla sua Kekkai Genkai. Ovviamente non capii sin da subito dinnanzi a cosa mi trovavo, considerando che non era una kekkai genkai che avevo mai incontrato prima di allora. A questo si aggiunge anche un qualche altro potere che non riuscivo a definire bene e che, quindi, sembrò sfuggirmi come la sabbia tra le dita. Un potere oscuro, qualcosa di simile a una possessione di quelle che avevo già, per fortuna, vista. Ovviamente, niente di banale: informazioni sicuramente utili per capire se quel tipo era così forte come dicevano che fosse. - "Interessante," - pensai prima di esporre tutto ciò che ero, presentandomi.
    «Assolutamente no,» – scossi la testa in un segno negativo. - «Non mi preparo mai i discorsi a memoria.» – Di certo la benda situata sul volto del Garth forniva a tutto il suo aspetto un qualche accenno spaventoso. Sembrava uno di quei ninja che di battaglie ne avevano già svolte tante. Uno di quelli che forse sarebbe riuscito a condurre un esercito degno di quel nome verso un futuro più luminoso. In ogni caso, continuai a guardare Diogene cercando di carprire più informazioni possibile sia sul suo aspetto psicologico che su quello fisico. Al discorso su Kato e sull'averlo ridotto in fin di vita, scrollai le spalle per nulla sorpreso, né felice, né rattristato, né una qualsiasi altra cosa. - «E' il mio lavoro Signor Signore. Purtroppo ero da solo contro Kato e una Jonin kiriana. » – Tacqui un attimo ricordandomi del fatto che c'era anche un'altra presenza a Genosha e quindi iniziamente ero da solo contro 3 ninja. Però, non volevo trovare scuse: avevo perso, dopo tutto il combattimento. Certo, combattere il chunin di Oto al contempo con la Jonin di Kiri era stato veramente difficile e avrei potuto fuggire un po' prima invece di rimandare la mia fuga. - «Sìssignore, doppia katana. Purtroppo avevo fatto due piccoli errori a Genosha, altrimenti avrei ucciso sia Kato che la Jonin di Kiri e mi sarei preso il prezzo delle loro taglie ad Ame. Non avevo un lavoro al tempo e mi guadagnavo da vivere così.» – Comunicai riferendomi al fatto che, come avevo già detto al Kokage prima, ero un cacciatore di taglie. Quasi d'istinto il mio braccio destro si mosse verso la katana che portavo alle spalle; poi però mi ricordai anche di Febh. - «Sì, credo di aver passato il vaglio di Febh,» – risposi, anche se non consideravo per nulla il carattere di Febh una buona cosa per il villaggio. In fin dei conti, anche lui era un... argomento... per così dire...

    Facendo quei pensieri, staccai la mano dalla katana e al gesto di Diogene gli allungai il mio braccio, stringendogli la mano. Come era logico aspettarsi, anche da quel gesto riuscii a trarre molte informazioni: forza, solidità, resistenza... Tutte caratteristiche che di sicuro facevano al caso di un possibile leader.
    Leader.

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    Ovviamente non gli dissi nulla del fatto che sognavo una democrazia sulla Terra, anche se ultimamente mi sembrava un'idea un po' assurda, dopotutto.

    All'invito di sedersi, mi sedetti: rifiutare un simile gesto sarebbe stata una mancanza di cortesia e il disrispetto verso le norme del Galateo. Sedendomi, ascoltai che alla fine dei conti non mi ero sbagliato. Suibi-Kama era stata anche una creatura di Diogene.
    Per un po'.
    Cos'era successo non mi era dato saperlo, ma alla richiesta di Diogene dissi semplicemente: - «D'accordo, nessun problema.» – Composi i sigilli per la [Tecnica del Richiamo] Tecnica del Richiamo - Kuchiyose no Jutsu
    Villaggio: Generico
    Posizioni Magiche: Cinghiale, Cane, Gallo, Scimmia, Pecora (5)
    L'utilizzatore è in grado di richiamare oggetti o creature attraverso un varco spazio temporale. Creature: È necessario che il ninja abbia stretto un patto di sangue con una razza di creature. Richiamare in battaglia le creature è necessario una goccia di sangue e un consumo di chakra pari alla metà della riserva dell'evocazione, non è possibile ridurre il costo di chakra in nessun modo. È possibile invocare solo esseri di parienergia o inferiore. È possibile Pareggiare gratuitamente e senza la spesa di Slot le proprie creature, facendole ritornare al proprio luogo d'origine. Evocare una creatura richiede slot tecnica avanzato. Oggetti: È possibile liberare il contenuto iscritto all'interno di specifici rotoli spendendo ¼ Basso. Questo uso non richiede slot tecnica ma azione gratuita veloce. Inoltre consente, in condizioni di calma, di stipare oggetti solidi incustoditi nei rotoli; l'operazione che richiede un minuto ogni 100 crediti. Richiedono 1 Slot Tecnica ognuno. Tipo: Ninjutsu - Ninpou
    (Consumo: Variabile )
    [Da genin in su]
    e una volta che mi morsi il dito, mi alzai e poggiai la mano sul suolo, a qualche metro di distanza dalla scrivania del Garth evocando così la creatura richiesta da Diogene.

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    Quest'ultima sarebbe apparsa da una nuvolina di fumo, guardando prima me e poi Diogene con un fare a metà tra lo stranito e l'arrabbiato. - «Quando abbiamo stretto la nostra alleanza, Tasaki Moyo, non pensavo che saremmo arrivati a questo...» – Suibi Kama guardò Diogene in modo attento, insospettito, per nulla divertito. - «Tu mi hai fatto chiamare? Vero? Anche se le nostre strade si sono divise molti anni addietro? Tu? Compagno di mille battaglie?» - «Vedi di comportarti adeguatamente con il signor Kokage,» – redarguii Suibi-Kama. Poi mi rivolsi a Diogene: - «Le chiedo di perdonarla. Purtroppo ultimamente le falcidonnole nel Paese del Thè non se la sono passate affatto bene a causa di una scimmia di nome Hanuman, che con il suo branco aveva spinto le falcidonnole a una vita fatta di limitazione e restrizioni al limitare della loro foresta...» – Suibi Kama al contempo sbuffò leggermente, ricordandosi di quel periodo... - «E' stata una loro fortuna che sono andato lì con un genin di Kiri... Sono riuscito a eliminare quasi completamente il loro branco uccidendo 6 scimmie e ferendo Hanuman...» – Ero stato un vero e proprio macellaio in quel posto, bisognava dirlo. Era difficile scordarsi quell'esperienza, considerando che la foresta si era quasi completamente macchiata del sangue delle scimmie... Il macellaio del Paese del Tè... Monkey Killer... mi piace.

    In ogni caso, ci sarebbe stato tempo per i ricordi di battaglie, perché fui completamente (o quasi), preso dal discorso di Diogene sul mondo senza guerre. Aveva ragione, dovevo dire. Indirizzare il caos affinché tutte le morti fossero servite per creare un mondo migliore rispetto a quello del passato. - «Lo credo anche io. Purtroppo, non sarà possibile creare l'utopia del mio cuore senza prima togliere molte vite pulendo questo mondo da tutta la feccia che vi abita così come un vecchio armadio viene pulito dalla polvere. » – Ovviamente ero più disposto verso una guerra, - totale e completa, - contro i Cremisi. Nemici non solo di Kumo, ma anche dell'Accademia tutta. - «Credo che abbia ragione su entrambe le cose: i padroni senza morale vanno uccisi, esattamente come gli uomini che vogliono solo vedere bruciare il mondo...» – "Ma quanto a lungo dovrà bruciare il mondo affinché possa finalmente definirsi pulito... privo di morti casuali, guerre, schiavitù? Privo della prepotenza dei più forti sui più deboli?" - Guardai Diogene in modo attento. - «Conosco questi uomini. Gli uomini che vogliono solo veder bruciare il mondo. Ma non c'è Caos senza Ordine.» – Cosa volessi dire con quelle parole? Forse non lo sapevo nemmeno io. In ogni caso, ascoltai che affermavo di essere molte cose. - "Non ancora abbastanza cose..." - pensai ascoltando poi ciò che il Signor Diogene aveva da dire. Saggiare la volontà del mio spirito... Genosha non era bastata? Voleva vedere con i miei occhi di cos'ero capace? - «Nessun problema,» - risposi alzando le spalle. Ascoltai le informazioni sulla missione e guardai alle mie spalle, nella Sala del Museo, Mumei, la Senza Nome.
    Ero rimasto da solo: i miei compagni erano morti. L'antico prezioso era lì e, considerando il tutto, sarebbe stato persino troppo facile farlo.
    Sorrisi.
    Era quella la prova della Volontà? Dello Spirito?
    «Questa cosa mi sembra troppo facile, sinceramente.» – Ammisi lasciando Diogene insieme a Suibi-Kama per uscire un attimo dalla stanza un po' stranito dal fatto che tutto ciò che dovevo fare era solo prendere una spada da una stanza.
    Mi guardai intorno... - «Il mio tè ancora non c'è, sospirai...» – poi andai in direzione della Spada Senza Nome afferrandola velocemente inconscio di tutto con un unico veloce gesto.
    Ovviamente me ne pentii: la trappola che era situata da qualche parte sul manico della spada mi colpì praticamente subito causandomi un grande [danno]6 leggere al braccio destro + DnT Medio

    Braccio destro fuori uso

    «Al Diavolo!» – esclamai quasi istantaneamente percependo il dolore ovunque nel braccio, quasi come se qualcosa si fosse infiltrato nel mio sangue. Ovviamente, il braccio inerme tornò a penzolare vicino al mio fianco e la Mumei cadde al suolo di quella Stanza-Museo. - «Avrei dovuto immaginarlo,» – dissi fra me e me ingoiando un Tonico di Ripristino per recuperare un po' di energie.

    Al contempo, però, non demorsi e provai a prendere la Mumei con la sinistra, ovvero con la mano ancora buona. Per farlo, però, prima usa la [Creazione della Forma]Creazione della Forma
    Villaggio: Generico
    Posizioni Magiche: Nessuna (0)
    L'utilizzatore può creare l'equipaggiamento [A Distanza], [Mischia], [Potenziamento] e [Protezioni] con il proprio chakra. Può creare equipaggiamento di una singola classe ogni utilizzo della tecnica; si può creare una singola [Protezione] per ogni slot tecnica. È possibile creare solo l'equipaggiamento di lista a cui si ha accesso o equipaggiamento posseduto dall'utilizzatore; non è possibile creare Competenze [Equipaggiamento]. L'equipaggiamento avrà potenzialità massime parigrado all'utilizzatore e potrà essere influenzata da altre tecniche come se fosse un normale equipaggiamento. L'equipaggiamento [Protezione] creato sarà in grado di proteggere dai ninjutsu esclusivamente nelle zone in cui interagisce con gli stessi: colpirli o pararli non ridurrà la potenza dell'intera tecnica ma solamente quella della zona colpita. L'equipaggiamento così creato dura per un singolo slot azione/difesa/tecnica in cui viene utilizzato, poi scompare.Tipo: Ninjutsu - Ninpou
    (Consumo: ½ Basso ogni 20 crediti )
    [Da chunin in su]
    per creare sulla mia mano sinistra un [guanto]Guanti Rinforzati [Protezione]
    Guanti rinforzati forniti, offrono una buona protezione alla mani, senza intralciare la mobilità. Sono in coppia.Tipo: Protezione - Supporto
    Dimensione: Piccola
    (Potenza: 15 | Durezza: 4 | Crediti: 20)
    [Da genin in su]

    per proteggermi dall'effetto di un'eventuale un'altra trappola situata sulla Mumei. Difatti, anche se era scattata una trappola, forse poteva esserci anche un'altra?

    Con quella mano così protetta avrei provato a prendere Mumei.
    Se ci fossi riuscito e non ci fossero più stati problemi di alcun genere con le trappole varie e così via, l'avrei portata nella stanza vicino al Kokage. - «Eccola,» - avrei quindi detto mettendogli Mumei sulla scrivania. - «A quanto pare, per recuperare questo antico oggetto non solo ho perso molti componenti del mio team di ninja, ma anche il mio braccio destro...» – lo osservai penzolante. - «Di sicuro non è rotto... l'osso sembra integro...» – il che era già una gran cosa.

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    Se anche l'altro braccio fosse stato inutilizzabile a causa di Mumei e di qualche altra trappola sulla spada, quest'ultima sarebbe comunque caduta dopo di che avrei provato in qualche modo a spostarla con i piedi, magari mettendo un piede sul manico e quindi provando a trascinarla verso l'ufficio. Se ci fossi riuscito? Non mi era dato saperlo. Ma se ci fossi riuscito, avrei comunque detto a Diogene le stesse cose. - «Ho subito dei danni, ma ho portato la spada Signore.»







    Vitalità: 14 leggere – 6 leggere (Danno al braccio per via della trappola) – 0,5 leggera (DnT Medio 1/6) + 4 leggere (Tonico) = 7,5+4=11,5 leggere
    Chakra: 60 bassi – 6 Bassi (evocazione Suibi Kama) – 0,5 Bassi (Creazione della Forma)
    Chakra temporaneo: ///
    Equip.: Katana: 2/2 (nelle mani)
    Tonico di Recupero Medio: 2/2
    Tonico di Ripristino Medio: 2/2
    Shuriken Gigante: 1/1 (dietro la schiena)
    Veleno debilitante B2: 2 dosi su una katana, 2 sull'altra katana e 1 sul shuriken

    Status: ///

    Attese:

    Slot Azione:
    I – ///
    II – ///
    III – ///
    IV (Bonus Agilità) – ///

    Slot Difesa:
    I - ///
    II - ///
    III - ///

    Slot Tecnica:
    I – Richiamo
    II – Creazione della Forma
    III (Bonus Intuito) – ///



    Slot Gratuito: ///
     
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    “ Se hai convinto Febh allora sei abbastanza forte. Io, invece, devo vedere cosa ti frulla per la testa...”

    Ed era proprio così, mettere alle strette Kato già di per sé bastava come dimostrazione di forza...un attributo fondamentale per la sopravvivenza ad Oto ma non sufficiente. Aloysius aveva bisogno di soldati capaci di ragionare con la propria testa perché troppi erano i problemi da affrontare; delegare i compiti era l’unico modo per uscire vincitori da quel periodo di guerra.
    Avere le falcidonnole come alleate era un altro punto a favore dell’ex ninja di Kumo: il Colosso più di ogni altro sapeva quanto fossero astute ed utili quelle creature affusolate e dal pelo lungo. Suibi, forse, ne era l’esempio più lampante; era la prima in linea di successione della progenie di Raijuu, il signore delle Kama. Diogene ricordava bene le gare di velocità con la donnola-lampo, la cerca nel Paese de The sulle tracce di Yami e lo scontro con il Nibi Infernale sul testa della portatrice di tempeste. La falce del bosso di contratto era di fatto l’arma più temibile che il Mikawa avesse mai visto all'opera!

    “ Rilegate da un branco di scimmie ad un fazzoletto di terra con due alberi? Davvero questo è il destino cui hai condotto la tua famiglia? Raijuu deve essere andato in pensione per aver permesso uno scempio de genere! “

    Pungenti come sempre, le parole del Kage avrebbero di certo fatto centro nell'animo indomito della vecchia alleata. Sapeva bene come ragionava quella creatura, le lunghe poste di guardia al gate passate in compagnia avevano permesso ai due di conoscersi a fondo.
    Ad ogni modo, la prova di Tasaki fu accolta con entusiasmo da quest’ultimo, il quale non ci pensò due volte ad agire. Bastarono quei passi decisi e la mano ferma per far intuire subito al Jonin la scelta del neo otese; un approccio diretto valutato all'istante come eccessivamente semplice:



    “ Aaaa avventato ragazzo...avventato. “

    Disse con un filo si voce udibile solo alla creatura evocata rimasta lì vicino per godersi lo spettacolo.
    Il chiiton si propagò in un istante lungo l’arto proteso del giovane riducendolo al un ciocco di legno arso mentre quello digrignava i denti per nascondere il dolore lancinante.

    “ Oh...abbiamo un vero combattente. È impulsivo ma risoluto...ti che dici Suibi? “

    Il secondo tentativo fu leggermente più ragionato, il minimo che Aloysius potesse aspettarsi visto l’ormai palese presenza di trappole...dopotutto bisogna sempre avere la giusta protezione per fare certe cose, no?
    La mancina fu salva e la lama prelevata dal suo piedistallo; in quel frangente il chunin, amante ed esperto di katane, poté percepire distintamente il “peso” e la pericolosità di quella lama più lunga del normale e dal filo irregolare. Mumei non sembrava essere come le comuni armi di pregevole forgiature, sembrava come viva.
    Fu nell'esatto momento in cui Tasaki allentò la presa che aveva sul manico per poggiare l’artefatto sulla scrivania del Mikawa che la sua caratteristica più importante si palesò in tutta la sua violenza: la Senza nome era sempre assetata di altro sangue.
    Come sospinta da una mistica forza, l’acuminata punta della katana iniziò a muoversi verso il basso facendo roteare l’intera arma nel palmo aperto dell’incauto shinobi, esponendolo ad una minaccia tremenda. Durò tutto un istante al termine del quale il gradito ospite si sarebbe ritrovato con l’inguine penetrato all'altezza dell’attaccatura con la gamba destra [Manipolazione del Sangue, Intinta nel Sangue, Vel = For 850, Pot 50]. La dinamica dell’azione, la velocità del colpo e lo stupore nel vedere il cimelio agire in autonomia avrebbero reso estremamente difficile una difesa adeguata, sebbene il Garth avrebbe sperato di vedere qualcosa di sorprendente...
    Subire o meno l’affondo di Mumei non avrebbe cambiato poi molto l’idea che Diogene si era fatto del ragazzo e che non avrebbe esitato ad esternare senza filtri:

    “ Tu non sei un chunin. “

    Parole che il ragazzo non avrebbe incassato con piacere, soprattutto ora che tra il dolore del sangue acido e le ferite riportate doveva provare un gran dolore, oltre che perdere diverso sangue. Anteras avrebbe avuto del lavoro da fare nel pulire la moquette da quelle macchie...

    “ Probabilmente sei più forte di un chunin ma non sei il leader che ci si aspetta da tale grado, non per gli standard di Oto, non per me. Il tuo senso del giudizio è scarno, così come la capacità di analisi...in una vera missione di recupero avresti mandato a morte il tuo team oltre che te stesso agendo come hai fatto. Hai detto di essere un sensitivo: beh al primo sguardo avresti dovuto accorgerti della trappola e della macchia oscura di chakra sulla lama. Hai detto di essere un esperto combattente ma non sai soppesare davvero la pericolosità di una lama. Hai detto di essere un esperto di ninjutsu ma non sai nulla del sangue, il che significa che non hai nemmeno raccolto informazioni sul mio conti prima di presentarti al mio cospetto...un gravissimo errore per un esploratore.”

    Lo sguardo era severo e il tono quello di chi giudica. Eppure il Garth manteneva la calma, senza alzare la voce stava distruggendo pezzo a pezzo l’intera formazione ninja del suo interlocutore...e la cosa assurda era che gli erano bastati 2 minuti per dirlo.

    “ Tuttavia hai un grande spirito e una giusta dose di follia. Qualità che alimentate nel giusto modo possono oscurare le altre lacune. “

    In quel momento, preceduto da due colpi alle porta, sarebbe entrato nella stanza il maggiordomo con in mano un vassoio. Thè, garze e tonici...come se sapesse già come sarebbero andate a finire le cose in quel tranquillo incontro. Certo perché se la faccenda fosse stata seria avrebbe portato con se anche Eiatsu e Fyodor in maniera preventiva; Aloysius a volte esagerava e il suo compito era assicurarsi che gli ospiti della villa ne avessero alla fine un ricordo felice!

    “ Mi sembra siate andati avanti da quando vi ho lasciati! Bene, bene il dialogo è fondamentale per iniziare al meglio una nuova collaborazione, non trovi Tasaki-san? Abbiamo trovato qualcosa da fare al nuovo membro del villaggio, Aloysius-sama? “



    Lasciò i suoi doni per il giovane ospite mentre Aloysius rifiutò con un gesto della mano il thè del maggiordomo. Questi però non se la prese e rimase lì nella stanza con il suo classico sorriso stampato sul volto, pronto a servire quelle che sapeva essere le ultime parole del Colosso sulla faccenda; dopotutto aveva una scaletta serrata e non poteva perdere troppo tempo per quella deviazione non programmata.

    “ Gli serve un periodo di prova nelle squadre speciali con i sensitivi e nel team di avanscoperta. Quando avrà iniziato a comprendere come si fanno le cose qui ad Oto potremo passare alla fase successiva...per la quale servirà qualche precauzione. Ci sono informazioni che un chunin del villaggio sotto il mio comando dovrebbe sapere ma che non sei ancora né pronto né meritevole di conoscere. In questo periodo di formazione e transizione le missioni accademiche sono vietate come anche allontanarsi dal villaggio senza reale motivo. Hai una sistemazione ad Oto? “

    Fu Anteras a rispondere, prendendo iniziativa:

    “ Proporrei la stanza di Omoi-sama...non se la prenderà troppo a più di due anni dalla sua assenza. Rimanere in villa non potrà che velocizzare il suo processo di apprendimento. “

    Diogene esitò un attimo ma poi rispose:

    “ Ok, ma dovrà sapere che è stata una tua idea. “

    “ Concordo. “

    Il tempo del Kage era finito; un ultimo sguardo rivolto al ragazzo sarebbe bastato per fargli capire che a breve i due si sarebbero rincontrati. Diogene non lasciava mai un giudizio in sospeso, soprattutto quando tra le mani aveva un diamante grezzo da far brillare.

     
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    ::: Settimane prima, nei meandri della Villa :::

    La testa non fu nemmeno percepita dal Colosso impossessato dal Dio [Res 825 + 75 Basso, Ferita Lieve distribuita (Anatomia Sanguigna)] il quale non si scompose minimamente continuando a fissare la ragazzina con sguardo da invasato. Khorne aveva preso il controllo completo sul corpo di Aloysius, rilegandolo ad un angolo minuscolo del suo io dopo mesi di solitudine in quella pozza di sangue, immerso nel buio più profondo, ed ora aveva finalmente l'occasione di cambiare quel contenitore ormai divenuto scomodo e inadeguato. Voleva il Gatto Infernale, voleva quell'essere mastodontico, voleva seminare terrore nel mondo come aveva fatto secoli prima, guadagnandosi la nomea di Signore del Caos. Doveva solo spingere quell'insulsa ragazzina al limite, costringendo il cercotero ad uscire e poi soggiogando la sua mente tramite le arti di sangue del Mikawa...
    Il Nibi sarebbe divenuto il suo nuovo jinkurichi, un corpo attraverso il quale avrebbe potuto usare la sua piena forza che sommata a quella dell'immonda creatura sarebbe stata capace di far tremare il mondo intero! Questo pensiero era divenuto il tarlo che lo aveva costretto a quel periodo di reclusione nell'attesa del giusto momento per tendere il suo agguato all'attuale contenitore del bicoda.

    Fu probabilmente l'eccessiva eccitazione e la scarsa considerazione che aveva della kunoichi a non fargli nemmeno notare quell'apparente innocua azione della ragazza. In un attimo il demone si vide cadere in un buio profondo, nello spazio senza fine in cui il Nekomata aveva costruito la sua dimora all'interno della psiche di Harumi. L'interminabile caduta lo fece atterrare su un terreno umidiccio e friabile: era sulla riva di quello che sembrava uno enorme acquitrino, freddo e privo di odore. Khorne si guardò le braccia, non erano più quelle rosate ed "esili" del Mikawa ma era tornato nel suo vero corpo, quello deforme e ripugnante con il quale era rappresentato nei tomi dei Kenkichi, la stessa venerata dai credenti di quel culto oscuro.


    " Dunque è qui che ti sei nascosto, MATABI!"


    Conosceva il suo nome, quello vero, noto solo ai suoi possessori più meritevoli e ai grandi ninja del passato; vedere quegli enormi occhi gialli riflettere sullo specchio d'acqua gli accese ancor più la voglia di conoscere e impadronirsi della leggendaria creatura. La figura ancora non si vedeva nitidamente, le fiamme azzurre che la truculenta belva era solita mostrare attingendo al suo chakra erano spente, ma nonostante questo si poteva percepire distintamente l'immensità dell'affusolato corpo; bastava considerare lo spostamento d'aria che le mastodontiche code generavano semplicemente muovendosi per accorgersene. Il Dio dovette alzare lo sguardo fino alla massima estensione per vederne la fine, lui che già di suo era molto più alto e grosso di qualunque mortale esistente.
    Quindi continuò a parlare con voce profonda ed esaltata, rivolgendosi con rispetto al suo interlocutore:


    " Pensa a cosa potremo diventare io e te INSIEME...una calamità fuori scala per questa realtà, un verdetto di sventura e morta per chiunque riteniamo indegno!





    Potremmo forgiare con il ferro e il sangue un IMPERO, una nuova era di splendore...non come l'idea smielata e senza senso del Mikawa. Unisciti a ME, io dall'esterno posso sbarazzarmi velocemente della mocciosa e fatto questo non ti confinerei come fanno gli umani in un corpo indegno di te, ti lascerei libero, nella tua forma più terrificante, COME TI VEDO ORA! Avrai la tua vendetta sull'otese e, portandolo allo stremo, lo costringeremo ad espellermi in maniera tale da poter diventare un'unica cosa!



    Sfruttare quel chakra senza fine e quel corpo senza eguali, Khorne avrebbe trovato finalmente un ospite in grado di sorreggere le sue tecniche e la sua forza senza limiti di tempo e senza le debolezze dell'uomo.
    Chiaramente non era un'offerta monodirezionale quella che il cercotero stava ricevendo: una vita libera dalle costrizioni dei ninja ma con quel simbionte avido di potere nella testa e nelle membra non era poi da considerarsi così entusiasmante.

    Accettare o rifiutare la proposta del Signore del Caos non avrebbe cambiato poi molto le azioni che Diogene fu costretto a compiere: prendere il controllo del Jinkurichi sarebbe stato il primo passo per avvicinarsi anche al Demone, il quale si ritrovava in ogni caso vincolato dal sigillo composto da Eiatsu al tentien della genin.
    Ormai la pozza di sangue aveva attirato al suo interno Harumi fino a coprirle la testa ed era solo questione di secondi prima che la morte per asfissia sopraggiungesse [TB Mantenimento Sabbie Mobili]; istanti in cui la ragazzina non avrebbe potuto far altro che affidarsi alla forza della sua mente e allo spirito del suo ospite per sopravvivere. La mano ancora fuori dal lago di sangue venne trafitta da Mumei, passata da parte a parte e infilzata a terra [1 SA, Vel 600, For 825, Pot 50]; una ferita dolorosa ma che si sarebbe rivelata decisiva per il destino dei partecipanti poiché veicolo per l'attivazione del jutsu più tremendo ideato dal Gath. Una quantità di sangue spropositata sarebbe stata iniettate nella ferita della giovane fino a prosciugare gran parte del lago di sangue e quindi dell'energia vitale di Aloysius, rilegato a mera risorsa da sacrificare [2 SA manipolazione sangue + TA Tentei No Imei, Azione Rapida, Efficacia 90 + 10 Impronta Oscurità -> 20 Leggere di vitalità sacrificata].
    Ma quale sarebbe stato l'ordine impartito?


    " Per troppo tempo il mio destino è stato tra le indegne mani dei mortali, influenzato da deliranti profezie e deboli shinobi. Ora sarò io a trovare la via per conquistare, di nuovo, questo mondo! Con o senza il tuo benestare!! "



    CITAZIONE
    OT/ Vai di interpretazione del Demone senza limitarti alla tua scheda. Vediamo un po questo Gatto Infernale all'opera nel mondo interiore! /OT
     
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    "Pensieri"
    «Dialoghi»


    "Non ho convinto Febh..." - pensai fra me e me ascoltando la Parola del Kage e capendo che anche lui voleva capire cos'è che avrei fatto. Febh non mi aveva messo alla prova, lui invece aveva tutta l'aria di colui che voleva testarmi qui e subito. Non ero contro quell'idea e, forse, pensando a quanto sarebbe potuta valere la taglia del Kokage sul mercato nero, sentii come il mio cuore iniziò a battere più forte: i soldi facevano ancora effetto su di me, specialmente considerando che avevo ancora un po' di spirito imprenditoriale, - tutto merito di mio padre, - che mi avrebbe permesso di sopravvivere in quell'oscuro mondo dove la forza personale e i soldi facevano il buono e il cattivo tempo. Mio padre, dannato, si sapeva vendere cara la pelle mercanteggiando qua e la e anche se era rimasto a Kumo a servire il nuovo Governo, se così lo si poteva chiamare, avrei dovuto vendermi bene anche io se avessi voluto trovare un buon lavoro a Oto con una sistema degna di quel nome. In ogni caso, mentre il Kokage iniziò la sua conversazione con Suibi Kama, io non feci altro che continuare a guardarmi intorno con fare estremamente curioso. E quando mi disse della missione, feci come ordinatomi. Diretto, semplice, ma efficace.

    Ovviamente, dopo quel primo tranello con la trappola presente sul manico della Senza Nome avrei potuto aspettarmi qualsiasi cosa, motivo per cui mantenni alta la guardia finché la lama non fu posata sul tavolo. O quasi. Perché non appena la percepii muoversi nel mio pugno, senza che lo volessi e soprattutto a distanza da Diogene, sospinto da ciò che le persone normali chiamano Spirito di Sopravvivenza e io chiamo codardia, mi chiusi subito a riccio [creando - ST1]Creazione della Forma
    Villaggio: Generico
    Posizioni Magiche: Nessuna (0)
    L'utilizzatore può creare l'equipaggiamento [A Distanza], [Mischia], [Potenziamento] e [Protezioni] con il proprio chakra. Può creare equipaggiamento di una singola classe ogni utilizzo della tecnica; si può creare una singola [Protezione] per ogni slot tecnica. È possibile creare solo l'equipaggiamento di lista a cui si ha accesso o equipaggiamento posseduto dall'utilizzatore; non è possibile creare Competenze [Equipaggiamento]. L'equipaggiamento avrà potenzialità massime parigrado all'utilizzatore e potrà essere influenzata da altre tecniche come se fosse un normale equipaggiamento. L'equipaggiamento [Protezione] creato sarà in grado di proteggere dai ninjutsu esclusivamente nelle zone in cui interagisce con gli stessi: colpirli o pararli non ridurrà la potenza dell'intera tecnica ma solamente quella della zona colpita. L'equipaggiamento così creato dura per un singolo slot azione/difesa/tecnica in cui viene utilizzato, poi scompare.Tipo: Ninjutsu - Ninpou
    (Consumo: ½ Basso ogni 20 crediti )
    [Da chunin in su]
    su tutto il mio tronco una [cotta di maglia]Cotta di Maglia Completa [Protezione]
    La cotta di maglia protegge l'intero tronco e gli arti superiori del ninja grazie all'intreccio di sottili anelli di ferro ed è indossabile sotto i normali vestiti.Tipo: Protezione - Supporto
    Dimensione: Gigante
    (Potenza: 40 | Durezza: 4 | Crediti: 225)
    [Da chunin in su]
    con l'aggiunta di [gambali]Gambali in Ferro [Protezione]
    Gambali forniti in coppia, garantiscono una buona protezione alle gambe.Tipo: Protezione - Supporto
    Dimensione: Media
    (Potenza: 30 | Durezza: 4 | Crediti: 75)
    [Da chunin in su]
    il che fu un po' come chiudersi a riccio dinnanzi a ciò che si poteva considerare come un evento imprevedibile e dalla dubbia risolutezza. Il colpo con la spada? S'infranse poco vicino all'inguine, più precisamente nella gamba destra, sbattendo contro i gambale in ferro che avevo creato istaneamente sopra ai miei vestiti, ma ciononostante causandomi comunque un notevole [danno]Feria Media
    alla gamba destra. Il ferro, difatti, venne penetrato abbastanza facilmente e dopo poco Diogene poté vedere il sangue sgorgare dalla ferita e il mio volto contorcersi dal dolore.

    Stupito per un po' non dissi nulla, portandomi la mano verso al ferita e connotando che l'arteria non era stata ferita altrimenti sarei morto entro pochissimo. Ciononostante, a seguito di tutto quello che successe sentii come la rabbia cominciò a bollirmi nell'animo. E mentre parlava dicendo che non ero un chunin, ma più forte di un chunin, Diogene avrebbe facilmente visto come e mie pupille si stavano dilatando velocemente e la mia mano si portava verso il coprifronte di Oto, che portavo legato al fronte.

    Solo quando Diogene avrebbe finito quel suo monologo sulle mie scarse capacità di analisi, che avrebbe visto come mi sarei toccato il coprifronte con una sola mano. Forse in altri casi avrei strappato quel coprifronte e l'avrei appoggiato sulla scrivania davanti al Kokage stesso. La mano ferita, - quella inutile, - avrebbe continuato a svolazzare un po' qua e un po' là, mentre gli avrei detto tutto ciò che pensavo di lui, di quelle prove ridicole e di come mi aveva trattato. Tuttavia, dopo aver usato tutta la Forza della Volontà mia, della mia famiglia, nonna, cugino, Suibi Kama e di tutti gli altri che conoscevo e non conoscevo per gettargli quel coprifronte direttamente nel muso, sospirai. Certo, l'immagine di quel maledetto coprifronte che desideravo meno di ogni caso al mondo frullava nella mia testa, ma prima volevo vedere se fossi riuscito a mantenere i nervi calmi e saldi per più tempo possibile.

    Sospirai anche quando il maggiordomo entrò nella stanza portando con sé non solo le garze, ma anche i tonici e il tè.
    Mi sedetti e presi, in ordine: i tonici di Ripristino e Coagulante per fermare il Sangue e recuperare un po' di Energie. Successivamente misi mano alla garza bendandomi tutto l'interno coscia destro ferito dalla sua lama. Solo infine presi il tè con la mano sinistra, mentre la destra stava ancora svolazzando qua e là lungo il mio fianco mentre, come avrebbe potuto vedere Diogene stesso, le mie pupille si erano dilatate davvero molto: segno che l'adrenalina era così tanto in circolo nel mio corpo che forse avrei fatto qualche follia.



    «Quindi,» – dissi bevendo il mio tè a sorsi lenti in modo da percepire tutto il sapore di questa magnifica bevanda. Poi guardai Antares. - «Mi scusi signor maggiordomo, ma c'è troppo poco latte e sembra anche che il latte non sia stato riscaldato a sufficienza prima di essere versato nel tè, il che ha creato una disarmonia di gusto. » – Detto questo, sarei passato a rispondere alle asserzioni di Diogene, percependo lo stato del mio corpo come sempre migliore anche grazie al continuo effetto che stavano facendo i tonici. - «Quindi, secondo te, » – sottolineai il "te": ero subito e miracolosamente passato al personale, dalla forma di cortesia a un dialogo tra nemici, ddel resto, la strada era breve. - «Non sono un leader. Beh, posso dirti che hai ragione. Lavoro da solo. Sempre. Non mi piace avere sottoposti. La missione in cui mi trovo a mio agio è quella in cui sono da solo. E hai anche ragione sul fatto che sono più forte di un chunin... Da quanto ho potuto vedere, valgo 3 chunin otesi e forse anche 2 jonin... Eppure sono qui a sentire che il mio senso di giudizio è scarno e la mia capacità di analisi lascia a desiderare. Questo dopo una prova che era più un'illusione; una prova che, a quanto parte, è anche finita bene, poiché l'antico manufatto è stato portato in salvo. – Indicai con un cenno del capo quella lama. - «Certo, la cosa mi è anche costata un braccio e una bella ferita sulla gamba, ma la missione l'ho portata a termine: non si può ottenere niente senza sacrificio. » – Tra un sorso e l'altro non avevo nemmeno visto come il livello del tè era sceso quasi a metà tazza: nonostante le piccole disattenzioni nella preparazione del latte per il tè, alla fine era davvero ottimo. - «Ci sono cose che non posso sapere a questo mondo e il fatto che la tua lama si può muovere a distanza o nascondere trappole è una di queste. Dal tuo canto, però, com'è stato? Dai, raccontami? Divertente? No? Far venire qui la gente e poi divertirsi a ferirla e mutilarla in modo così subdolo... Già dev'essere molto divertente nascondere ovunque trappole e trappoline e poi giocare con una lama a distanza come all'asilo nido redarguendo qualcuno perché non è onnisciente. Raccontami: com'è giocare con i tuoi giocattoli quando il tuo villaggio sta nella merda più totale e Kumo sta creando un nuovo esercito per schiacciare questa parodia di villaggio? Bello divertirsi emanando giudizi a caso, no?» – Ovviamente erano tutte domande retoriche intrise di una specie di scetticismo nemmeno mal celato. - «Umanismo, progresso, capacità di relazionarsi e creare fiducia nei sottoposti...» – scrollai le spalle per poi finire di bere il tè lasciando sul fondo della tazza semplicemente un goccetto o poco più dello stesso.

    Poi sbuffai.

    «Va bene, va bene,» – dissi. - «Ho una sistemazione a Oto, in una piccola casina, quasi una buca, ma la mia famiglia non è ancora qui anche grazie ai vostri alti standard delle squadre speciali, » – finii di dire [attivando – ST2]Attivazione Flusso Mentale Livello III
    Velocità: 550 + 2
    Riflessi 550 + 2
    Bestialità: +2 a Velocità, -2 a Resistenza
    9 Bassi di Chakra (-1 Medio)
    +4 tacche a CAP di ogni statistica primaria
    Intuito +2 tacche
    le mie capacità speciali: Diogene non avrebbe visto assolutamente niente, se non che stavo dando un ultimo sorso al mio tè preparandomi a poggiare la tazza nuovamente sul tavolo. Al contempo attivai anche un'altra delle mie abilità che avrebbero ulterioromente confermato ciò che già avevo detto prima: [La Missione in Solitaria] Missione in Solitaria [0]
    Speciale: L'utilizzatore può affrontare più facilmente una missione se non ha alleati al suo fianco: ogni azione intrapresa è potenziata di 2 tacche in una statistica a scelta dell'utilizzatore al momento della scelta della missione. La missione non deve essere continuativa (come proteggere un obiettivo); il potenziamento non è applicabile per eventi collaterali la missione e non strettamente collegati.[Da chunin in su]

    Velocità: +2


    Fu proprio in quel momento che con un rapido gesto del polso la [lanciai – SA1]Forza: 500 + 4 (Assalto Bestiale) + 4 (Impasto Medio-Basso)
    la tazza in direzione del volto di Diogene: dentro vi era ancora un po' di tè, dalla temperatura ormai quasi freddissima. E così il colosso avrebbe dovuto improvvisamente fare i conti con l'ingegno di colui che aveva così prontamente scartato con i suoi trucchetti.

    Quello, però, non sarebbe stato che l'iniziò dell'offensiva, perché ancor quando la tazza sarebbe stata in volo io mi [sarei mosso – ST3 – Bonus Intuito]Slot Spostamento Gratuito
    +
    Scatto Rapido
    Villaggio: Generico
    Posizioni Magiche: Nessuna (0)
    L'utilizzatore può scattare rapidamente verso una direzione, muovendosi della distanza concessa da uno slot azione. La velocità di spostamento è incrementata di 4 tacche.Tipo: Taijutsu -
    Sottotipo: Mossa
    (Consumo: Basso)
    [Da studente in su]
    Velocità: 550 + 2 (TS) + 2 (Bestialità) + 4 (TA)
    in direzione del Gigante, estraendo solo una delle katane al contempo e preparandomi quindi a un'offensiva con una katana sola.

    giphy



    Il primo colpo sarebbe giunto [velocissimo – SA2]Velocità: 550 + 2 (TS) + 2 (Bestialità, malus a Riflessi) + 2 (Missione in Solitaria) + 4 (Assalto Bestiale) + 4 (Impasto MedioBasso) = 900
    Sovraimpasto: semiparalisi braccio sinistro

    Potenza: 40
    direttamente verso l'inguine: un rapido affondo verso l'inguine, la parte che forse non era protetta e che, sempre forse, difficilmente Diogene sarebbe riuscito a proteggere in dei tempi ragionevoli.

    Successivamente avrei ritirato la lama per effettuare una rapida
    [finta]Velocità: 700
    che mirava ad affondare la katana direttamente nel suo collo: con la katana che ancora percorreva quella sua traiettoria, avrei rapidamente cambiato l'obiettivo e la traiettoria stessa. Da affondo sarebbe divenuto fendente che puntava alla pancia del Kokage. Un [colpo - SA3]Velocità: 550 + 2 (TS) + 2 (Bestialità, malus a Riflessi) + 2 (Missione in Solitaria) + 4 (Assalto Bestiale) + 4 (Impasto MedioBasso) = 900
    Sovraimpasto: semiparalisi braccio sinistro

    Potenza: 40
    altrettanto potente e veloce, in seguito al quale la lama si sarebbe ritirata fermandosi per un attimo nel mio braccio sinistro.

    «Non sono fuggito da Kumo per ritrovarmi in balìa di un altro falso capo che gode dalla visione della sofferenza dei propri sottoposti Diogene Mikawa. Non sono fuggito dal mio villaggio natale per ritrovarmi di nuovo punto e a capo, nelle grinfie delle persone dalla stessa caratura che così odio. Non sono venuto qui per essere illuso con i tuoi giochetti da bambino e quindi mandato via in malo modo come un cane. Basta sadismo! Anche i shinobi sono delle persone con dei sentimenti.» – Fu in quel momento che strinsi ancora più forte il manico della mia semplice katana percependo l'odio e il rancore scorrere forte. - «Per questo O parliamo ora, seduta stante, di tutti i problemi che questo villaggio ha e che gli impediranno di contrastare efficacemente l'esercito della mia Patria oppure buttami pure in Prigione perché non intendo perdere il mio tempo di fronte alla guerra che arriva e non obbedirò agli ordini di un capo così. Volevi una dimostrazione delle mie capacità... eccotela...» – Con quelle parole mi gettai nuovamente verso di lui, ritirando la lama leggermente dietro alla mia schiena per lasciar partire un [fendente verticale – SA4 – Bonus Agilità]Velocità: 550 + 2 (TS) + 2 (Bestialità, malus a Riflessi) + 2 (Missione in Solitaria) + 4 (Assalto Bestiale) + 4 (Impasto MedioBasso) = 900
    Sovraimpasto: semiparalisi braccio sinistro

    Potenza: 40
    dall'alto verso il basso che quella volta avrebbe mirato alla sua testa, al suo cranicio, direttamente verso la parte alta dello stesso: per farcela mi sarei aiutato con un salto.

    «Allora? Cosa hai deciso?» – gli avrei chiesto vicino all'incirca un metro da lui.

    E se mi avesse di nuovo mandato via o qualcosa del genere, si sarebbe ritrovato il mio coprifronte sul tavolo seduta stante: un tradimento? Forse.








    Vitalità: 14 leggere – 6 leggere (Danno al braccio per via della trappola) – 0,5 leggera (DnT Medio 1/6) + 4 leggere (Tonico) = 7,5+4=11,5 leggere – 3 leggere (Ferita coscia)
    Chakra: 60 bassi – 6 Bassi (evocazione Suibi Kama) – 0,5 Bassi (Creazione della Forma) – 7,5 Bassi (Creazione della Forma) – 3 Bassi (Attivazione TS) + 9 Bassi (Chakra Temporaneo TS) – 8 Bassi (Impasti SA1, 2, 3 e 4) – 1 Basso (Scatto Rapido) – 2 Bassi (Assalto Rapido sui SA1, 2, 3, 4) = 41 Bassi
    Chakra temporaneo: ///
    Equip.: Katana: 2/2 (1 nella mancina, l'altra nel fodero)
    Tonico di Recupero Medio: 2/2
    Tonico di Ripristino Medio: 2/2
    Shuriken Gigante: 1/1 (dietro la schiena)
    Veleno debilitante B2: 2 dosi su una katana, 2 sull'altra katana e 1 sul shuriken

    Status: Semiparalisi braccio sinistro 2 round

    Attese: Semiparalisi braccio sx 2 round

    Slot Azione:
    I – Lancio tazza
    II – Attacco katana
    III – Attacco katana
    IV (Bonus Agilità) – Attacco katana

    Slot Difesa:
    I - ///
    II - ///
    III - ///

    Slot Tecnica:
    I – Creazione della Forma
    II – Attivazione TS
    III (Bonus Intuito) – Scatto Rapido



    Slot Gratuito: Avvicinamento
     
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    La donnola non disse nulla, evidentemente ancora non aveva accettato il modo in cui Aloysius le aveva abbandonate: accadde ai tempi dell'incursione a Suna, quando la Raijuu, il più potente di loro, venne usato a sua insaputa come mezzo per penetrare nell'ospedale e trafugare segreti e persone al villaggio. Quello fu un affronto troppo grande al boss, protettore di un popolo che affondava le sue radici nella Sabbia e che quindi ne era strettamente legato...Un male necessario poiché differenti erano le aspirazioni di Diogene e la morale di quelle fiere e potenti evocazioni.
    Sapere di essere state rilegate ad un'esistenza di stenti in realtà feriva non poco l'animo del Mikawa.

    Ad ogni modo, Tasaki era riuscito in qualche modo a limitare i danni di Mumei evitando di perdere l'utilizzo dell'arto ma finendo comunque ferito profondamente. Nulla che il Kokage non si aspettasse...in fondo aveva già valutato e soppesato i limiti e le potenzialità di quel ninja dallo spirito guerriero. L'arrivo di Anteras spezzò quella situazione di tensione che inevitabilmente il Garth aveva creato; dopotutto a nessuno piace essere affettati, tranne Jotaro e i fedeli di quel culto senza senso. L'ex di Kumo accettò le cure fornite dal maggiordomo senza però trattenersi dal giudicare il thè che gli era stato portato, appuntando una mancanza di latte e una temperatura non ottimale. Un affronto enorme per il ragazzo vestito di tutto punto il quale, però, non lo diede a vedere e rispose con un educato:

    " La prossima volta vedrò di assecondare i suoi gusti. "

    Come ringalluzzito da quella bevanda calda, il chunin cambiò il tono della discussione avvalendosi dell'uso di un "tu" non proprio appropriato al primo incontro con un leader militare. Ora, conoscete bene Aloysius, non è un tipo dai grandi formalismi ma vedersi rigettare le considerazioni fatte con quell'atteggiamento indisposto gli provocò un certo prurito. Apparte la presunzione di giudicare le parole del capovillaggio, nonché superiore in grado, il problema era nei contenuti di quelle risposte, prive di fondamento e attenzione. No, lo sbarbatello si sarebbe accorto ben presto che non valeva affatto 3 chunin e 2 Jonin, che possedere un determinato grado era sinonimo di precise responsabilità, che non toccava di certo a lui giudicare la bontà del villaggio che lo aveva accolto.
    Errori madornali che si andavano a sommare agli altri commessi nella pietosa dimostrazione di poco prima ma che non cambiarono di una virgola la posizione del Colosso in merito al percorso da far seguire a quell'atipico shinobi. Nemmeno a seguito si ciò che stava per accadere...dopotutto aveva notato quelle pupille dilatate e l'insofferenza tipica di chi voleva aggiungere altro alle semplici parole di dissenso [1 TA Circolazione Bestiale, Riflessi e Forza +50].

    Il lancio della tazzina fu accolto con entusiasmo dal Kokage, ancora comodamente seduto sulla sua poltrona dall'altro lato della scrivania. Di fatto gli bastò sollevare un dito per evitare persino che il liquido non uscisse dalla ceramica sporcando il pavimento [2 TA Al Volo, For 850]. L'indico si infilò nel manico dell'oggetto, fermandone la corsa e riportandolo perfettamente parallelo al terreno; il tutto mentre lo sguardo del Mikawa non avrebbe perso per nemmeno un istante i movimenti del giovane voglioso di riscatto. Ed infatti quello cercò di approfittare di quell'azione chiaramente diversiva per portare il suo reale attacco, guarda un po' portato con la katana, proprio il punto forte dichiarato, proprio quello che Aloysius poteva aspettarsi e forzatamente con l'unico braccio a disposizione. A rendere ancor meno pericoloso quell'assalto sarebbe stato lo scenario nel quale i due erano calati: per affondare l'inguine, il punto più distante e nascosto dell'intera figura dell'otese (essendo questo seduto) l'esperto di mischia dovette sovrastare il tavolo e indurre il corpo e l'arto scelto ad un movimento atipico e forzato. Era evidente che voler ripagare con la stessa moneta il danno di Mumei non era, in quel frangente, la scelta giusta.

    3gzyJ43

    Probabilmente sarebbe stato il sorriso che improvvisamente si stampò sul volto del Colosso a preannunciare la difesa facile e scontata che seguì: la gigante mano già vicino alla zona sotto attacco si scostò leggermente e si aprì mostrando il palmo ricoperto una patina rossa associabile ad una protezione [1 SA Creazione di Sangue -> Guanto Rinforzato Pot 15+5, Movimento Felino; 1 SD Riflessi 600 + 50 circolazione + 75 Stile di Combattimento Perfetto + 150 Medio = 875]. Il movimento era in sé rapidissimo, il che motivava perché persino Kato fosse andato in difficoltà contro quel tipo, ma gli impedimenti dello studio, la scelta del bersaglio e il misero movimento difensivo da compiere avrebbero permesso al Garth di non scomodare conoscenze di altra caratura. La punta della katana si sarebbe infranta sul palmo senza intaccarlo nemmeno [Res 825 + Pot 20 vs For 500 + Pot 40 -> Danno nullo], una verità che forse avrebbe fatto ricredere l'attaccante riguardo le sue proclamate capacità: le cose erano due, o aveva pesato male la somma complessiva del valore di 2 jonin oppure quello che aveva difronte aveva trasceso da tempo gli standard canonici.

    Il secondo fendete costrinse il gigante a dover staccare il gomito dal bracciolo opposto ed alzarlo a difesa del collo [2 SD Riflessi 600 + 50 circolazione]; sfruttando la lunghezza superiore del suo arto, infatti, avrebbe tentato di impattare la mano di Tasaki impedendo alla lama che aveva in pugno di arrivare a bersaglio. Una precauzione inutile poiché quel colpo non sarebbe comunque mai andato a segno in quanto fermato dal suo esecutore, nel tentativo di disorientare Diogene. Una finta portata con la stessa fonte artefice dell'attacco precedente ed il successivo, per giunta figlia di un arto evidentemente irrigidito a causa di un eccessivo uso del chakra, ovvero una scelta che portava con se un davvero scarso valore strategico...soprattutto se il real punto di arrivo era a pochi centimetri di distanza da quello iniziale!
    Anche qualora Aloysius fosse stato costretto a scoprire la sua difesa, reagire al fendete non sarebbe stato affatto complicato. Emulando la scelta fatta in precedenza, infatti, un altro piccolo movimento della mano avrebbe permesso di frapporre il costrutto di sangue tra l'arma e l'addome dell'uomo, evitando che il kimono venisse squarciato [2 SA Creazione di Sangue -> Guanto Rinforzato Pot 15+5; 3 SD Riflessi 600 + 50 circolazione + 25 Bestia da Soma + 75 Stile di Combattimento Perfetto + MedioBasso = 850. Danno Nullo]. Il tutto eseguito con precisione e calma sovrumana, piccoli movimenti capaci di minimizzare al contempo gli sforzi e il danno...una lezione che il ronin avrebbe imparato soprattutto in virtù di quello che accadde dopo. Si perché l'ultimo attacco, riservato per il Mikawa al termine delle belle parole di sfida, gli sarebbe rimasto praticamente "in canna". L'arto si sarebbe bloccato al solo tentativo di alzare la lama oltre la testa, paralizzato dall'uso improprio ad esso riservato dall'impetuoso ragazzo, arrivato al limite.

    " ...una dimostrazione delle tue capacità... "

    Un tono pesante e severo, come l'impatto con la tazzina che avrebbe fatto riprendere Tasaki dal suo torpore autoindotto [S&M 4 SD + 3 SA, Attacco Feroce, Pot 5 For 850 + 50 circolazione + 75 Stile di Combattimento Perfetto]; non un vero attacco quanto più uno schiaffone di rimprovero sul volto. Era rimasto vicino al suo "nemico", praticamente in ginocchio sulla scrivania per riuscire nel suo intento, in quella posa statica e piena di falle; un altro errore, l'ultimo di quella lunga serie di fallimenti.

    " E io che ho sperato per un attimo che il servizio fosse salvo...Direi che è il caso di smetterla Tasaki-san. La tua storia, la tua forza e il tuo carattere sono proprio i valori che il Aloysius-sama ha considerato concedendoti il suo tempo e le risorse del villaggio...un periodo di formazione nei due gruppi speciali non potrà che far emergere le tue vere capacità e correggere gli errori che ti porti dietro dalla tua formazione. La villa è il posto migliore per crescere, fidati; e poi potrai aiutarmi a migliorare i miei infusi di thè! hihi

    avatar

    Quanto ai problemi di Oto mi dispiace dirtelo ma al momento non hai davvero voce in capitolo. Sei un ragazzo intelligente, lo sai anche tu. Magari ne riparlerete più in là, quando sarai pronto."


    Anteras aveva parlato, fermando sul nascere l'impeto che stava iniziando a crescere nel petto del Garth. La morte di una promettente risorsa del villaggio era quanto di meno auspicabile per il villaggio, soprattutto in quel periodo, e sebbene Aloysius questo lo sapesse bene, a volte frenare il suo spirito e i suoi geni era davvero complicato.

    Il Colosso non aggiunse nulla, rimase seduto con lo sguardo fisso verso la finestra; questa volta non lo degnò nemmeno di uno sguardo.



    Edited by DioGeNe - 24/1/2020, 08:46
     
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    «Dialoghi»


    Sfortunatamente, privo di un braccio e della capacità di attaccare bene, non riuscii nemmeno a infliggere una singola ferita alla persona che mi trovavo di fronte. Tutt'altro: venni pure [colpito]Danno: 10
    da Diogene il quale pensò bene di preservare il servizio da tè. La morale di tutta quella storia era semplice e molteplice: uno avrebbe dovuto imparare a confrontarsi anche con l'aspetto emozionale dei ninja che metteva sotto la lente d'ingrandimento, mentre l'altro avrebbe dovuto essere meno emozionale. La fine di tutta quella storia era tanto semplice quanto banale: le emozioni erano un problema, esattamente come la volontà di fare del male alle proprie nuove reclute. Di certo non avevo fatto una buona impressione al Kokage con quella mia uscita, ma davvero la cosa importava qualcosa? Ricevuto lo schiaffone di rimprovero in pieno viso non mi scomposi percependo il braccio paralizzato e l'odio che continuava a infuocare ancora di più dentro di me. Ma allora non ero il ninja più forte del Continente? In quella posizione, con la katana ancora nel braccio che or-ora sembrava voler schiantarsi direttamente contro un qualsiasi punto del corpo del Kokage, ebbi comunque l'accortezza di ascoltare le parole del maggiordomo mentre i miei occhi pieni di odio continuavano a osservare lo sguardo, - pacato e freddo, almeno a prima vista, - del Kokage. Una posizione che in altri momenti avrei potuto reputare come una posizione di stallo, ma che in realtà, considerando la mia stanchezza e poca lucidità, si era tradotta in una posizione di completo scacco matto ai miei danni.

    Tuttavia, pur percependo l'odio e la rabbia dentro al cuore, sentii anche le parole del maggiordomo e devo ammettere che in assegna delle stesse avrei agito altrimenti. Avrei continuato a combattere. Fino alla fine. Vera o falsa poco importava. La voce del maggiordomo, - così simile per certi versi alla mia, - mi calmò e in cuore mio mi dissi semplicemente che aveva ragione. L'unica cosa che commentai fu tanto semplice, quanto banale: un'ammissione di sconfitta, il Re era caduto. - «Ha ragione,» – dissi rimettendo la spada nel suo fodero. - «Ha ragione... ho sbottato dopo che mi ha ferito e mandato via come un cane,» – ripetei calmo scendendo dal tavolo senza degnare il Kokage di un solo sguardo. - «Lei mi sta simpatico signor maggiordomo e sarò lieto di vivere insieme a Lei, aiutandola a migliorare le sue capacità di preparazione del tè con il latte. » – Allora? Il conflitto poteva dirsi terminato? Per niente, perché alla fine dei conti mi girai di nuovo verso il Kokage. - «Bene. Obbedisco ai suoi ordini.» – Dissi con il tono di voce di una persona che era stata ferita nell'anima e poteva dirsi sicuramente molto scontenta e per niente felice di come erano andate le cose. Subito dopo avrei seguito Antares nella mia stanza (ma dovevo fare un trasloco completo per viverci, il che significava portarci non solo i miei vestiti, ma anche mia sorella e mia madre) e, se il maggiordomo avesse voluto, l'avrei anche aiutato nelle faccende domestiche di quella Villa. Difatti, non ero solo un appassionato del tè; ero un vero e proprio gourmet di questa bevanda. Il tè mi piaceva in ogni sua forma e sostanza, esattamente come la pulizia.
    In tutte queste facende Antares poteva dire di aver trovato un nuovo e valido alleato che da quel momento in poi, per tutta la durata della mia permanenza nella villa, gli avrebbe aiutato nelle pulizie domestiche e nella preparazione del tè in cucina.

    E Suibi Kama? Si sarebbe pareggiata da sola poco dopo: non voleva ammettere la vittoria di Diogenese e la sconfitta di Tasaki e non voleva nemmeno restare per troppo tempo in quel posto. Così ciò che fece fu semplicemente tornare dalle sue falcidonnole: non poteva fare altrimenti. Il tempo del dialogo con il proprietario precedente era terminato e sembrava anche che i due difficilmente avrebbero potuto trovare la stessa passione e lo stesso interesse di prima: erano entrambi cambiati ormai. Qualcuno in meglio, qualcuno in peggio...

    Poco importava.






    Vitalità: 14 leggere – 6 leggere (Danno al braccio per via della trappola) – 0,5 leggera (DnT Medio 1/6) + 4 leggere (Tonico) = 7,5+4=11,5 leggere – 3 leggere (Ferita coscia) – 1 leggera (volto)
    Chakra: 60 bassi – 6 Bassi (evocazione Suibi Kama) – 0,5 Bassi (Creazione della Forma) – 7,5 Bassi (Creazione della Forma) – 3 Bassi (Attivazione TS) + 9 Bassi (Chakra Temporaneo TS) – 8 Bassi (Impasti SA1, 2, 3 e 4) – 1 Basso (Scatto Rapido) – 2 Bassi (Assalto Rapido sui SA1, 2, 3, 4) = 41 Bassi
    Chakra temporaneo: ///
    Equip.: Katana: 2/2 (1 nella mancina, l'altra nel fodero)
    Tonico di Recupero Medio: 2/2
    Tonico di Ripristino Medio: 2/2
    Shuriken Gigante: 1/1 (dietro la schiena)
    Veleno debilitante B2: 2 dosi su una katana, 2 sull'altra katana e 1 sul shuriken

    Status: Semiparalisi braccio sinistro 2 round

    Attese: Semiparalisi braccio sx 2 round

    Slot Azione:
    I – ///
    II – ///
    III – ///
    IV (Bonus Agilità) – ///

    Slot Difesa:
    I - ///
    II - ///
    III - ///

    Slot Tecnica:
    I – ///
    II – ///
    III (Bonus Intuito) – ///



    Slot Gratuito: ///
     
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    I Segreti del Mikawa


    6

    Il dio antico si risollevò nell'oscurità più totale. Il silenzio era rotto solo dallo sgocciolare costante, come se si trovasse in una profonda grotta in cui lentamente l'acqua filtrava attraverso la roccia fino a formare il lago ai suoi piedi. E come nelle viscere della terra, quello spazio indefinito era caldo e umido. Quasi della stessa temperatura di un corpo umano. Una vampata d'aria torrida lo colpì, e il buio fu squarciato da una lama di luce blu. L'ospite non sarebbe riuscito a scorgere il soffitto di quel luogo, né la sua fine. Il fascio di fiamme comparve di nuovo, incandescente, muovendosi piano ed acquisendo sempre maggiore intensità. Quando i suoi occhi si abituarono all'intensità del calore, avrebbe scorto non una, bensì due code, che pigre volteggiavano nell'aere. E davanti ad esse, gradualmente, iniziò ad ardere l'intero corpo della creatura a cui le estremità appartenevano, rischiarando al contempo l'ambiente circostante. Davanti al Signore del Caos si trovava il Demone Gatto, gli occhi uno giallo e uno verde puntati su di lui. Nonostante fosse accovacciato superava molte volte per dimensioni il dio del sangue, già di per sé imponente.

    Dunque è qui che ti sei nascosto, MATATABI!

    La voce tonante dell'essere abituato a dominare sui cuori delle genti tramite la paura e il potere riempì l'antro, rimbombando. Del secondo, trasbordava, mentre il primo non lo conosceva. Per quel motivo osava appellarsi al nekomata con il suo vero nome, tramandato nei secoli quasi con la stessa venerazione del proprio. Due entità simili, eppure diversissime.

    Pensa a cosa potremo diventare io e te INSIEME... una calamità fuori scala per questa realtà, un verdetto di sventura e morta per chiunque riteniamo indegno!
    Potremmo forgiare con il ferro e il sangue un IMPERO, una nuova era di splendore... non come l'idea smielata e senza senso del Mikawa. Unisciti a ME, io dall'esterno posso sbarazzarmi velocemente della mocciosa e fatto questo non ti confinerei come fanno gli umani in un corpo indegno di te, ti lascerei libero, nella tua forma più terrificante, COME TI VEDO ORA! Avrai la tua vendetta sull'otese e, portandolo allo stremo, lo costringeremo ad espellermi in maniera tale da poter diventare un'unica cosa!

    Le iridi feline lo osservarono in silenzio, mentre il dio proclamava i suoi intenti. Nientemeno che dominare sul mondo. Ma, per farlo, aveva bisogno della forza del bakeneko, né si faceva problemi ad ammetterlo. Era giunto lì con una proposta. Un'alleanza, all'insegna del sangue. Un impero fondato sulla morte. Declamata la sua orazione tacque, attendendo la risposta del demone codato. Quando l'immensa bocca del gatto si spalancò avrebbe avuto l'impressione che fosse sul punto di divorarlo sebbene tra loro vi fossero delle robuste sbarre ed un sigillo a trattenerlo.

    Hai un bel coraggio a pronunciare il mio nome... Senza avermi prima detto il tuo!

    Il suono era più simile ad un basso ruggito che ad una voce umana, sebbene risultasse intellegibile, quasi risuonasse dentro la testa stessa dell'essere. Con una calma estrema, quasi non avvertisse l'urgenza della questione e ancora di più della situazione del corpo che lo ospitava, si levò, svettando sul dio del massacro. Le fiamme che lo circondavano, o forse era meglio dire che ne costituivano il corpo, preso a brillare con maggiore intensità, ricacciando l'oscurità alle estremità di quel mondo.

    Un bel piano, niente da dire. Ma la mia risposta... è no.

    Quelle parole caddero come una doccia fredda sulla divinità malvagia. Ed in effetti la temperatura di quella prigione senza confini stava veramente calando. Un lieve tremito la percosse, seguito da uno scrosciare d'acqua, quasi si fosse aperta una crepa nel cielo sovrastante, ma in realtà fosse il fondo dell'oceano. Il bakemono si portò una zampa alla bocca e prese a leccarla, lasciando a Khorne il tempo di assorbire quel colpo. Un rifiuto secco, perentorio, senza possibilità d'appello.

    E dimmi... Dopo aver sottomesso il mondo intero al tuo volere, cosa vorresti fare? Sederti su un trono a riposarti, rimirando il tuo operato?

    Con calma studiata Matatabi si passò la zampa umida, per quanto potesse esserlo una creatura fatta di fuoco, su un'orecchio. Stava mostrando al suo ospite un'attenzione superficiale, quasi non fosse importante quanto quegli aveva da dire, come se non meritasse il suo rispetto. Era palese che lo stesse facendo apposta, ma probabilmente il Signore del Caos l'avrebbe attribuito al carattere del demone piuttosto che a ciò a cui veramente mirava il gatto.

    Visto che parli come se mi conoscessi ti racconterò una storia.
    Quando sono nato, questo mondo era ancora alla sua alba. Gli uomini erano giovani, il chakra scorreva da poco in loro, potente e incorrotto. Ma poi sono venute le divisioni, l'invidia, il rancore, la rabbia ed infine... l'odio. E quell'energia primigenia che avevano ricevuto dalla dea venne sporcata, perse la sua purezza e divenne uno strumento per perseguire i propri fini egoistici.

    Una nuova potente scossa fece vibrare l'intero spazio, seguita da rumore di macerie che crollavano sulla superficie coperta d'acqua. Quel corpo ormai era al limite, sebbene facesse del suo meglio per resistere e continuare a lottare. Non avevano molto tempo, ma sembrava che al nekomata non interessasse particolarmente, o per lo meno non lo dava a vedere.

    E poi ho aperto gli occhi. Io e i miei fratelli dovevamo custodire quel potere e mantenere l'equilibrio. E sai cosa è successo? Siamo stati usati! Eravamo nati proprio per impedire che accadesse, e invece... Buffo, vero? Quel giorno ho imparato che il destino non si può mutare. Certe cose devono semplicemente accadere e basta.

    L'araldo della distruzione avrebbe avuto l'impressione di sentirlo sospirare, o magari avrebbe confuso quel basso sibilo con un'espressione di rabbia. In fin dei conti era difficile capire le espressioni di un demone gatto. Intanto i tremori si erano fatti più intensi e l'aria più fredda nonostante la vicinanza alle fiamme del mantello del nekomata.

    Io sono nato dal chakra custodito dagli uomini, ma insieme ad esso mi sono giunti i segreti dei loro cuori. Per ognuno dei miei fratelli è così. I loro sentimenti sono in noi. E abbiamo avuto secoli per coltivarli, anni e anni di esperienze in mezzo ai mortali. Qualcuno ha ceduto alla rabbia, qualcuno alla solitudine, qualcuno all'invidia. Io sono stato ghermito dall'odio.

    Quella era la storia di Matatabi. Quando era un seme il suo creatore l'aveva piantato in quel mondo per poi abbandonarlo. Avrebbe potuto diventare qualsiasi cosa, ne aveva ricevuto il potere. Ma la vita l'aveva innaffiato di crudeltà, il terreno su cui era cresciuto era aspro. Non era passato molto prima che gli uomini bagnassero quel tenero virgulto con il sangue dei loro simili. Che attorno alle sue radici si raccogliessero montagne di ossa. Che il cielo sopra la sua imberbe chioma si coprisse del fumo di olocausti a dei oscuri, di roghi di innocenti. Se quella pianta che era il demone gatto era cresciuta storta, deviata, la colpa era degli esseri umani. Gli avevano inflitto più sofferenza di quanto fosse possibile sopportare senza venire inghiottiti dall'oscurità, divenendo parte di essa. Aveva raffinato l'odio che aveva ricevuto in dono con il potere, trasformandolo nella sua arma, nella sua difesa, nella sua ragione di vita. Quindi, perché non cedere alle lusinghe di quell'essere portatore di morte? Non avrebbe fatto altro che adempiere alla sua missione, dando libero corso alla sua natura. Forse, fino a poco tempo prima, l'avrebbe fatto. Non che gli interessassero cose futili come il dominio sul mondo. Però l'idea di trasformarsi in una calamità per seminare distruzione tra gli umani era stuzzicante. Eppure, aveva comunque detto di no. Perché?

    Potremo emettere il verdetto su chi riteniamo indegno, dici. Ebbene, per me tu sei indegno. Non appartieni a questo mondo, non vi sei nato, come me, e soprattutto non lo capisci affatto. Solo perché hanno invocato il tuo nome pensi di avere un posto qui. Ti sbagli.

    Khorne non avrebbe capito. Semplicemente non poteva. Aveva vissuto nel corpo di Diogene, ma per troppo poco tempo, passato per lo più rinchiuso, prima in un angolino della sua mente, poi nella Villa in attesa di riottenere le forze. Non aveva calcato i sentieri del mondo, non ne aveva assaporato l'aria, assaggiato la vita e la morte di quegli esseri inferiori che rispondevano al nome di uomini. Deboli e mortali, eppure capaci di grandi cose. In grado di provare sentimenti tanto intensi quanto un demone o un dio.

    Non diventerò un tuo strumento. Non sarò il tuo pupazzo. E non mi strapperai il mio odio. La mia vendetta è solo mia.

    Lei glielo aveva dimostrato, tanti anni fa. Per il poco tempo che avevano trascorso insieme era riuscita a mitigare il suo odio, facendogli scoprire colori nuovi. Ma, quando se ne era andata, l'aveva capito. Legarsi a loro era un errore, le loro vite erano effimere, le loro volontà deboli. Perfino il suo arcinemico, il Mikawa, terrore del Continente, era stato piegato da quel parassita dimensionale. E allora, perché continuava a combattere?

    Mi fido di te

    Il gatto riaprì gli occhi. Ad un certo punto doveva averli chiusi senza rendersene conto. Il dio oscuro era ancora davanti a lui, piccolo ai suoi piedi. L'acqua su cui poggiavano era increspata e si muoveva vorticosa, salendo rapidamente. Il tempo era finito. Non restava altro da aggiungere. Matatabi fece un passo avanti, muovendo l'enorme zampa fino a sfiorare il cancello che lo separava da Khorne. Le inferriate cigolarono, trattenute a stento dal sigillo al loro centro. Le due code infuocate si rizzarono dritte nell'aria mentre il nekomata si fletteva all'indietro, come se si stesse stiracchiando. O preparando ad un balzo.



    La prima cosa che Harumi percepì fu la sabbia contro la sua pelle. Aprì gli occhi e rimase per alcuni istanti a fissare il cielo d'un azzurro brillante sopra di lei. Completamente sgombra da nubi, così intenso da accecarla. Strinse il suolo tra le dita, sentendo i granelli fuggire dalla sua debole presa. Con fatica, si mise seduta, guardandosi attorno. Ovunque spingesse lo sguardo, scorgeva solo dune e sabbia. L'immenso deserto si stendeva a perdita d'occhio in ogni direzione. Prima di essersene resa conto era in piedi, camminando senza una meta. Il silenzio era assordante, tanto da rendere udibile il crogiolare del terreno sotto un sole al suo zenit, che ardeva senza pietà. L'aria era torrida ed ogni passo le causava uno sforzo immane. Eppure continuò a muoversi, alla ricerca di qualcosa. O di qualcuno. Non sapeva come fosse finita lì, ma sapeva cosa doveva fare. Aveva un compito, tutti lo avevano.

    Camminò, per un tempo che parve infinito. Il sole sopra la sua testa non smetteva di brillare, inclemente, ma sembrava lentamente calare verso l'orizzonte, in modo però strano, quasi fosse dipinto su una volta sconfinata che lentamente si incurva ad incontrare il suolo. Camminò a lungo, senza fermarsi, ignorando la stanchezza e la sete. Sarebbe morta lì? No, non poteva permetterselo. Doveva tornare indietro, ma non prima di aver portato a termine la sua missione. Harumi alzò una mano a schermare gli occhi. Le era parso di vedere qualcosa, in lontananza. Rinvigorita, accelerò il passo. Ma l'ombra che aveva intravisto sembrava allontanarsi da lei. Ancora allungò le falcate, fin quasi iniziare a correre. Eppure, non riusciva a raggiungerla. Le pareva un ragazzo dalla carnagione olivastra bruciata dal sole, come aveva visto tra le genti di Suna, a volte rannicchiato, altre volte di spalle, ma mai se ne distingueva il viso, perennemente sfuocato dalla calura. Ormai il disco solare era quasi al livello del terreno, quando si fermò. Stava inseguendo un miraggio. E, per quanto assurdo le sembrasse, quella non era un tramonto, bensì un'alba. Un passato sepolto, dimenticato sotto le sabbie. Harumi si prese un secondo per rifiatare, poi voltò le spalle alla visione e iniziò a incamminarsi nella direzione opposta.

    Ogni passo pesava come se stesse trascinando delle catene di ferro. La giovane portò la mano sana al collo, sofferente. Le mancava l'aria. Il suo corpo stava soffocando, e a lei non rimaneva molto tempo. L'astro luminoso sopra di lei si stava inarcando verso il tramonto, terribilmente lento. Il braccio sinistro penzolava inerme al suo fianco dopo che un dolore lancinante l'aveva attraversato poco prima. Era crollata a terra, ma si era rialzata. Aveva ripreso a camminare, anche se ormai assomigliava più ad un trascinarsi, verso la sua meta. Incontro al suo destino. Stava quasi per perdere la speranza, l'unica cosa che le desse la forza di continuare, quando lo vide. Una sagoma stagliata contro il cielo azzurro. Harumi si ritrovò a ridere senza accorgersene. Sì, era lui. Doveva essere lui. Con le ultime energie si portò ai suoi piedi, di fronte a quella altissima croce a cui era appeso il sovrano dei Mikawa.

    Il corpo macero, prosciugato, più simile a quello di un morto che di un vivo. Doveva aver passato l'indicibile per ridursi in quello stato, ma aveva resistito a lungo, più a lungo di chiunque altro. Lentamente, aiutandosi con l'unico braccio disponibile, la ragazza iniziò ad accumulare sabbia davanti a lui, il fiato sempre più corto. Per un attimo il mondo oscillò e si fece nero, sull'orlo dello svenimento, ma quando si riebbe si rese conto di avere davanti il suo viso. Aveva gli occhi chiusi e le labbra screpolate dalla sete. Non c'era acqua lì, ma la giovane sapeva cosa andava fatto. A fatica portò l'arto offeso verso il cielo, poi con l'altra mano estrasse un coltello dalla cinta e senza esitazione passò il filo della lama sulla pelle nivea. Da principio non successe niente, poi piccole perle rosso rubino iniziarono a spuntare dal braccio ed unendosi formarono un sottile rivolo. La prima goccia cadde sulla fronte dell'uomo, poi una sulla sua guancia, infine la terza sulla sua bocca. Un frammento di vita alla volta. Sulle labbra di Harumi il suo sorriso era debole e malinconico, ma brillava.

    Coraggio da bravo, bevi e svegliati.
    Quanto hai intenzione di rimanere a dormire, Diogene?



    L'intero mondo interiore stava tremando, scosso fin nelle sue fondamenta. Fuori, non era difficile immaginarsi il corpo della kunoichi dibattersi mentre lottava con tutte le sue forze per non soccombere. Eppure né al dio né al demone sembrava importare. Anzi, erano entrambi quasi ansiosi che la ragazza raggiungesse il suo limite. Quel fragile contenitore era tutto ciò che li separava dalla rinascita e dalla libertà. Un sacrificio che avrebbe aperto loro le porte del mondo che tanto bramavano. Una morte, che avrebbe permesso alla Morte di discendere sulla terra.

    Per troppo tempo il mio destino è stato tra le indegne mani dei mortali, influenzato da deliranti profezie e deboli shinobi. Ora sarò io a trovare la via per conquistare, di nuovo, questo mondo! Con o senza il tuo benestare!!

    Khorne il dominatore, forse era uno dei suoi tanti epiteti. Era chiaro ormai che la sua offerta non celava altro che bramosia. Mai sarebbero stati alla pari, l'aberrazione antica e il gatto demoniaco, bensì l'uno servo dell'altro. Matatabi aveva vissuto abbastanza a lungo da comprenderlo bene. In quel momento tutto il suo odio millenario era puntato su quella creatura disgustosa, che definiva se stessa un dio, quasi cercasse di schiacciarlo con quella pressione. Un tetro silenzio calò tra i due, quasi fossero in attesa di qualcosa, di un segno.

    L'ha trovato, nyahaha.

    Da un'angolo della stanza, emergendo dall'ombra nera come la pece, la metà oscura di Harumi fece la sua comparsa. Il sorriso inquietante, con quegli acuminati canini felini, non prometteva nulla di buono. Era stata nascosta lì tutto il tempo, oppure era appena arrivata? Lasciando scorrere gli artigli sulla massiccia inferriata, si avvicinò al centro del cancello dietro cui era rinchiuso il nekomata. I suoi passi erano tanto leggeri sul terreno bagnato da non udirsi. Le sue iridi, allungate e profonde, rimasero puntate sull'ospite per tutto il tempo, senza perderlo mai di vista.

    Quando ve ne usciti con quel piano pensavo che foste impazziti entrambi, nya.

    Eppure, aveva funzionato. Il due code aveva aperto un collegamento tra di loro e come risultato aveva portato l'anima del dio lì, nel mondo interiore, dove l'aveva trattenuto fino a quel momento. Allo stesso tempo, però, per qualcosa che entrava, qualcosa era uscito. La coscienza di Harumi si trovava nelle profondità dello spirito di Diogene, impegnata a cercarlo per riportarlo in superficie, interagendo con una parte di lui così nascosta che forse neppure il Mikawa sapeva di possedere, e di cui probabilmente non sarebbe stato cosciente neanche dopo essersi risvegliato, impegnato com'era a combattere su altri campi di battaglia nella sua mente. Ora che tutti i pezzi erano disposti sulla schacchiera, non rimaneva che mettere il re sotto scacco.

    Sai qual'è il bello dei sigilli improvvisati? Che sono facili da rompere, nya.

    A quelle parole, l'attenzione del dio si sarebbe portata quasi per forza sul simbolo tracciato tra le due ante del portale. Era stato tracciato da Eiatsu, negli Inferi di Oto, per confinare il potere del bakeneko e salvare la vita di Harumi. Curioso come un gesto di compassione compiuto da un uomo dal cuore di ghiaccio potesse cambiare la sorte di così tante persone. Nella fretta, però, l'eliminatore non era stato preciso, e di questo la giovane e il demone avevano preso coscienza col tempo. Ogni volta che la mente di Harumi affondava negli abissi del suo inconscio, si mescolava con i sentimenti di Matatabi. Dalla loro unione aveva preso forma il Gatto, la sua metà più oscura. Per colpa di quel lavoro malfatto loro due, o meglio tre, avevano faticato tanto prima di poter comunicare. Però non tutto il male veniva per nuocere. Mentre lo stavano guardando, alcuni dei simboli che lo componevano si sciolsero come acqua che diluisce l'inchiostro su un foglio. Con un boato, le porte scattarono in avanti, e ne uscì una zampa ammantata di fiamme nere e blu che tentò di bloccare al suolo il dio del sangue.

    Volevi essere espulso? Ebbene, lo sarai, ma da questa realtà!
    Di te non rimarrà nemmeno il ricordo del nome, e quando parleranno di te sarà solo per raccontare quanto fossi patetico.

    Il cancello reggeva appena sotto il peso del Nibi che spingeva con tutto il suo corpo sulle sbarre, allungando il più possibile l'arto infuocato. Dopo averlo trascinato fuori dalla mente di Diogene, ciò che rimaneva da fare era tagliare il legame, ma non potevano essere loro a farlo, non da soli almeno. Doveva essere il Mikawa a rinunciare a Khorne e a ricacciare il parassita dagli abissi dimenticati da cui l'aveva riesumato. Tutto ciò che potevano fare era aiutarlo a compiere la scelta e tenere occupato quell'essere immondo. Il kokage doveva agire, e doveva farlo subito. Anche perché fuori, nel frattempo, il corpo della kunoichi aveva iniziato a ricoprirsi di chakra ribollente, blu e nero, completamente fuori controllo. Un manto che iniziava ad assomigliare preoccupantemente alla sagoma di un gatto a due code.

    È il momento, nya.


     
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    Matatbi aveva rifiutato l'offerta, rigettandola in faccia al Demone insieme alla sua collera e il suo disprezzo. Una rabbia generata da secoli di soprusi cui il suo chakra era stato violentato per gli avidi scopi dell'uomo...una verità che Khorne conosceva bene e anche, ansi, era stato lui stesso ad alimentare. Dopotutto sfruttare la forza di quel corpo e l'immensita di quel chakra era proprio lo scopo dell'immonda creatura che, sebbene non antica quanto i Codati, ne aveva viste di ere e di guerre!


    " Non mi ripeterò...mi prenderò il tuo corpo con o senza il tuo benestare! Quant pensi che la ragazzina possa resistere?! MUHAMUHA "


    Era chiaro che il tempo del dialogo era finito, ora colui che era stato innalzato a Dio da parte dei Mikawa e dai Kenkichi doveva riprendersi il trono che gli spettava e lo avrebbe fatto attaccando il Cercotero nel suo punto più debbole, ovvero il suo legame con i mortali.
    Fece per muoversi quando l'anomalia apparve, dall'oscurità, sotto le sembianze proprio della jinkurichi; non doveva essere lì, non poteva essere lì !! Capì subito di essere in pericolo ma non al punto da perder eil controllo...dopotutto il demone era sigillato e lei una piccola nullità in confronto al suo sconfinato potere.

    Mai delusione fu più grande quando scoprì che si stava sbagliando.



    Eiatsu aveva commesso un errore, gli era sfuggito un dettaglio che aveva permesso al Codato e alla sua portatrice di essere in costante comunicazione. Una debolezza nel sigillo di costrizione che nel tempo era passato da spiraglio a voragine e che, in pratica, rendeva il Nibi assolutamente libero nel mondo interiore.


    " Questo è scorretto! Tu, VOI! Mi avete teso una FOTTUTA TRAPPOLA! "


    Era proprio così: le sbarre ciclopiche della prigione si spalancarono e, come il più abile dei felini, il Gatto Infernale balzò sulla sua preda atterrandolo con la possente zampa. Nessuno poteva sorreggere il peso schiacciante di quella forza primordiale, quella che rendeva i Cercoteri gli esseri più spaventosi che il mondo avesse mai conosciuto.

    Il Dio era stato chiacciato a terra e, mentre le fiamme crepitanti del predatore indebolivano la sua preda, si malediceva ripensando a come era stato aggirato da una stupida ragazzina. Lo scenario si era ribaltato ed era ora il duo otese ad avere il controllo della situazione. O almeno così sembrava...

    Khorne aveva già fatto la sua mossa: nel mondo reale aveva innestato il dubbio nella mente della jinkurichi, un tarlo di sangue e che stava rischiando di corrodere la mente della povea ragazza. L'illusione più potente mai ideata dal clan Mikawa aveva negli anni fatto vittime illustri nel palcoscenico che più conta nel mondo ninja; di fatto, persino Hoshi e Febh ne erano stati succubi, costretti a compere azioni indicibili contro il loro volere! Questa volta toccava ad una piccola genin ottemperare alle richieste del Garth e mai messaggio più difficile di quello che ricevette era stato formulato mediante quell'ordine cariche di chakra e sangue:


    " Ammazza Aloysius Diogenes Mikawa. "


    Parole che sarebbero andate oltre il corpo ormai sommerso dal sangue e prossimo al soffocamento; un comando che avrebbe attecchito in profondità, nella parte più recondita della mente, ovvero lì dove la ragazza aveva trovato il corpo straziato del Colosso, crocifisso e ridotto ad un guscio vuoto.



    Il sangue avrebbe bagnato le labbra disidratate di Diogene, appeso ad un filo sottile che lo teneva ancora attaccato al suo corpo e alla sua mente. Il Dio del Caos lo aveva battuto, rilegato a quell'angolo remoto del suo IO e privato di ogni controllo. Quella linfa vitale, tuttavia, fu sufficiente a farlo rinvenire; schiuse le palpebre e mosse istintivamente le dita dei piedi come per valutare se il suo corpo fosse ancora lì. Non ebbe la forza di alzare il capo penzolante ma riuscì a riconoscere comunque la kunoichi che aveva fatto così tanta strada per vederlo:

    " Harumi...sei riuscita a trovarmi. "

    Parlava a stento, era al limite. Non riuscì a rispondere alla domanda della ragazza ma lei avrebbe intravisto un sorriso stamparsi sulle labbra del kage...era contento di vederla, forse la prima vera apertura del Mikawa nei confronti della forza portante.
    Proprio per questo motivo quando la fitta al cervello la colpì, piegandola in due dal dolore e poi ghermendone la mente, l'intera faccenda avrebbe assunto un alone ancor più macabro e struggente.

    La salvatrice stava per diventare la carnefice, poichè il destino ineluttabile aveva ormai bussato alla sua porta.



    CITAZIONE
    OT/ Ottimo sviluppo e ottima interpretazione! Vediamo cosa fai ora :asdx: /OT
     
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    Il piano congegnato da Harumi e Matatabi aveva funzionato. Khorne, il dio del sangue, era caduto nella loro trappola. Troppo fiducioso di sé, aveva sottovalutato tanto il demone quanto la sua fragile portatrice. A causa di quella leggerezza si ritrovava in quel momento schiacciato sotto la zampa fiammeggiante del bakeneko, all'interno del mondo interiore della ragazza. Apparentemente avevano loro la mano vincente per quel giro. Ma la partita non era ancora finita.

    Questo è scorretto! Tu, VOI! Mi avete teso una FOTTUTA TRAPPOLA!

    Alle stesso tempo, però, la kunoichi e il Nibi non avevano considerato che la divinità decaduta avesse un piano di riserva. Anche se l'avessero previsto, comunque, non era in loro potere far nulla per evitarlo, poiché l'entità aliena era in grado di agire anche nel mondo esterno tramite il corpo di Diogene, più vicino ad un burattino di cui il nemico tirava i fili che al terrificante capovillaggio del Suono e capoclan dei Mikawa. La figura di Harumi, al contrario, era ormai completamente sommersa nella prigione di sangue vermiglia che, lentamente quanto inesorabilmente, stava ponendo fine alla sua vita in modo orribile, soffocandola mentre era ancora cosciente.

    La volta avvolta dal buio sopra la cella del nekomata vibrò ancora, mentre pezzi che la costituivano crollavano al suolo sollevando esplosioni d'acqua, simile all'interno di una cattedrale colpita da un terremoto incessante, che la smantellava un poco alla volta in un crescendo inevitabile. Mancava poco al colpo di grazia, e tanto Matatabi quanto il Gatto ne erano consapevoli. Quel corpo stava morendo. All'improvviso un lampo di chakra vermiglio come il sangue attraversò il cielo, se tale termine si poteva usare per quel luogo senza tempo. Fu il Nibi il primo ad accorgersi che qualcosa non andava. Abbassò lo sguardo sull'essere indicibile, stringendo la morsa delle dita artigliate sul suo simulacro e assottigliando ulteriormente le pupille feline.

    Che cosa hai fatto, dannato?!

    Il messaggio mortifero, veicolato da un'illusione dalla potenza ineguagliabile, aveva raggiunto direttamente la mente della giovane kunoichi, instillandole un pensiero non suo, ma incredibilmente affascinante. Lo spirito della jinchuuriki però stava in quel momento vagando all'interno dell'anima del Colosso e se ne sarebbe resa conto solo alcuni istanti più tardi, giusto in tempo per il gran finale. Un'idea folle, a lei completamente aliena, ma forgiata in modo tanto realistico da farla sembrare sua. Uccidere Aloysius Diogenes Mikawa.

    Harumi ce l'aveva fatta, aveva soddisfatto le aspettative del Due Code portando a termine il compito che si era prefissata. Sapeva, o meglio voleva credere, che da qualche parte nel profondo la coscienza del capoclan fosse ancora viva, pronta a lottare per riprendere il controllo del suo corpo e della sua vita. Ed aveva ragione. Nonostante sentisse le forze venire meno, non si era persa d'animo e infine l'aveva trovato. Annaspando alla ricerca di aria, aveva versato il suo sangue come tributo per risvegliarlo ed ora lo fissava negli occhi con un tenero sorriso che le richiedeva tutte le sue residue forze mantenere.

    Harumi...sei riuscita a trovarmi.

    Lei avrebbe annuito piano, incapace di parlare. Aveva fatto la sua parte, ora stava all'uomo riprendersi ed affrontare la divinità caduta. Perché, anche avendone il potere, non spettava a lei salvarlo. Gli avrebbe dato una mano, ma solo lui poteva salvare se stesso. Fu a quel punto, mentre i due si fissavano, l'uno inchiodato alla croce, l'altra che la croce la portava dentro, che Harumi sarebbe caduta ai piedi della motta di sabbia dopo aver portato una mano alla fronte. Una fitta allucinante alla tempia la travolse, come un chiodo piantato direttamente nel cervello. Provata, al limite dell'umana resistenza, la giovane ritenne che fosse il modo in cui il fisico comunicasse alla sua psiche che fosse giunta la sua ora.

    Invece dopo poco quel dolore acuto iniziò a scemare, lasciandola stranamente lucida e in forze. Che il Mikawa avesse riguadagnato il controllo sulla pozza di sangue in cui era sprofondata, tirandola fuori? Non appena il nome dell'uomo le ebbe attraversato la mente, Harumi alzò gli occhi verso la figura inchiodata. Il kokage avrebbe realizzato subito che qualcosa, dentro di lei, era cambiato. L'espressione sul suo volto era tirata, non più stanca, ma felice, bensì spaventata ed aggressiva, come un animale messo all'angolo. Lo temeva, chiaramente, ma c'era dell'altro. Il suo sguardo, solitamente limpido e di un'innocenza quasi fastidiosa, era rovente, affamato. Bramava la sua morte. Doveva uccidere Diogene Mikawa.

    La kunoichi abbassò lo sguardo, confusa. Aveva fatto tutta quella strada fino a lì, soffrendo nel corpo e nella mente, per...ammazzarlo? Sì, sembrava che fosse proprio quello il motivo. Perché non lo aveva ancora fatto allora? L'obiettivo era più che a portata di mano, con il Mikawa imprigionato, debole e impotente, e lei dotata di un'energia ritrovata. Eppure, non riusciva a ricordare come era giunta a tale decisione. Lo odiava? No, più ci pensava e meno gli sembrava che c'entrasse qualcosa un risentimento personale. Nonostante ciò, la ragazza si rimise in piedi ed iniziò ad avanzare nuovamente verso la croce dalla quale era ruzzolata giù poc'anzi. In fin dei conti non era importante, doveva semplicemente fare ciò che era giusto, senza pensarci troppo.

    Lentamente, si arrampicò lungo la china, raggiungendo l'altezza del Colosso appeso. Sorrise, ma per l'ironia: conciato così non incuteva nessun timore, assomigliava piuttosto ad uno spaventapasseri stropicciato. Matatabi avrebbe riso nel vederlo così. Giusto, il demone codato! Magari era suo quel desiderio bruciante, che l'ammantava con un fascino irresistibile. La ragazza inclinò un poco il capo, incerta, e tamburello sulla mandibola con un dito. No, anzi, sarebbe andato su tutte le furie per la condizione in cui era ridotto. Si sarebbe sentito tradito dal suo rivale prediletto per essersi piegato a qualcun altro che non era lui. Diogene era il destinatario finale della sua vendetta, il nekomata avrebbe odiato a morte la giovane per avergliela sottratta, prendendo per lei la gloria.

    Quindi perché era lì? Come erano arrivati a quel punto? Sapeva cosa doveva fare, ma la infastidiva all'inverosimile non capire, o riuscire a ricordare, una cosa tanto banale. Era un ninja, di Oto per giunta, ma non era un'assassina a sangue freddo. Non uccideva la gente per divertimento, o perché le veniva semplicemente chiesto. Non provava sentimenti malevoli, oscuri, da ormai lungo tempo, da quando gli aveva relegati nelle profondità più recondite della sua anima al punto di dimenticarli, con una tale intensità da far emergere una personalità alternativa, nata dalla fusione tra la sua parte peggiore e il potere del Due Code. Eppure, era lì davanti alla sua vittima con la stessa tranquillità di un macellaio di fronte ad un agnello.

    Stava per diventare carnefice di un uomo che tutto si poteva definire tranne che buono, sul cui capo pendevano colpe incalcolabili, troppo numerose anche solo per ricordarle. Se c'era qualcuno, nel continente, a meritare la morte, quello era lui. La giovane alzò la mano, le dita unite a formare una lama, le unghie insolitamente affilate. La portò con una lentezza esasperante sopra la testa, sotto lo sguardo incredulo dello shinobi. Era quella la fine di Diogene, capoclan dei Mikawa, capovillaggio del Suono, il Colosso. Nel momento in cui l'uomo chiuse gli occhi, calò il colpo.

    La prima cosa che avrebbe percepito sarebbe stato il calore, tiepido, del sangue. Poi, spalancate le palpebre, l'avrebbe visto. Il prezioso fluido vitale lo ricopriva da capo a piedi, per poi colare lungo l'asta di legno fino a dissetare la sabbia nera su cui sorgeva la croce. Eppure, non sentiva alcun dolore. Dove l'aveva colpito la ragazza? Perché respirava ancora? La risposta alle sue domande sarebbe stata evidente, non appena avesse abbassato lo sguardo. Harumi giaceva riversa al suolo, il volto rivolto verso di lui, la mano affilata piantata nelle carni al di sotto del costato. Respirava appena, ma sorrideva, e questa volta era un sorriso sincero, come quando poco prima l'aveva risvegliato dal suo sonno.

    Pochi istanti prima. Il braccio era appena partito, diretto alla gola del sovrano caduto, quando Harumi aveva avuto un'illuminazione. Khorne, la divinità del sangue, era lui che stava combattendo fino a poc'anzi insieme a Matatabi e al Gatto. Era lui il vero nemico che doveva affrontare. L'avevano sfidato, puntando su un'azzardo sconsiderato per trarlo in trappola. E l'essere oscuro aveva rilanciato, ribaltando il tavolo. Non c'era più possibilità di vittoria, se non andando all-in. Mettendo l'unica cosa che le era rimasta di valore sul piatto. La sua stessa vita. In cambio di quella di Diogene Mikawa. Un cambio più che vantaggioso, a onor del vero.

    Il liquido vermiglio si spandeva intorno al corpo della giovane come l'olio da una bottiglia rotta. L'emorragia interna stava riempiendo anche i polmoni, e nonostante continuasse a tossire sangue per liberarli non le arrivava abbastanza ossigeno al cervello. Presto sarebbe svenuta. Era quasi contenta, non sentiva più niente se non il morbido abbraccio della sabbia rovente. Si sarebbe lasciata lentamente avvolgere da quell'oscurità, questa volta tanto rassicurante. Si chiese se qualcuno avrebbe pianto per lei. Il Mikawa no di certo, e neppure Eiatsu, anche se forse si sarebbe rattristato. Matatabi invece si sarebbe infuriato come non mai. Povero Matatabi, lasciato di nuovo solo. Il suo pensiero andò al demone codato, chiedendogli perdono per aver infranto anzitempo la loro promessa.

    Infine, quando ormai sentiva la vita abbandonare il suo corpo e la vista si faceva sfuocata, riuscì ad incrociare lo sguardo con l'uomo cui aveva salvato la vita, donando al suo posto la propria. Cercando di trattenere i conati, gli rivolse uno sguardo incredibilmente sereno. La sua ora era giunta, ma non c'era traccia di tristezza sul suo volto, ne di rabbia. L'unica cosa che l'uomo vi avrebbe scorto era una sconfinata fiducia nei suoi confronti. Gli stava affidando quel futuro che lei non avrebbe potuto vivere. Qualcosa di dimenticato, sottovalutato, eppure fondamentale. Era quello il vero dono che Harumi stava facendo a Diogene.

    N...non...potevo...lasciarla morire...le pa...re?
    Non...me...lo avrebbero mai...per...donato...


    [Nota]Potenza Rilascio 30 + 60 (6 Leggere di danno)

    6 Leggere Autoinflitte +20 Leggere da Genjustsu = danno di 26 Leggere alla Vitalità

    Non avendo subito 30 Leggere o più di danno dovrebbe essere ancora viva, sebbene morente perché superata la Vitalità totale.

     
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    Harumi agì non modo che più ritenne opportuno; accortasi che qualcosa non andava nei suoi pensieri, che un'assurda incongruenza si era annidata nella sua mente, tentò di opporsi all'ordine impartito da Khorne. La lama era pronta ma, proprio all'ultimo, la traiettoria del suo braccio cambiò e, invece che l'indifeso Mikawa appeso alla croce, fu il corpo della kunoichi ad essere ferito a morte, incassando tutto l'odio racchiuso nelle parole del "parassita" e spezzando al contempo l'illusione. No, nemmeno quel genjutsu poteva piegare drasticamente la volontà delle persone e presumere ciò era stato un grande errore da parte del Demone di Sangue.
    Tuttavia, pensandoci bene, quale sarebbe stato il vantaggio di uccidere Aloysius in quel frangente? Senza un corpo in cui risiedere Khorne sarebbe stato sconfitto, visto che Harumi era ancora viva. Ah, già, la ragazzina, così legata al Colosso e generosa in ogni sua azione...probabilmente disposta anche al sacrificio estremo per tutelare chi le aveva concesso una seconda vita. Che il Dio avesse intuito questa sua debolezza e agito di conseguenza? Una trappola, ben escogitata, e pensata proprio per quell'esito solo apparentemente opposto al disegno escogitato dall'immonda creatura.

    Harumi, invero, non aveva mai avuto il controllo delle sue azioni.




    " HAHAHAH AHAHAHA hai perso Matatabi! Se lei soccombe tu finisci nel limbo! Pochi secondi e morirà dissanguata in questo mondo, cessando la sua attività celebrale anche in quello reale! La tua unica possibilità è che io sciolga dall'interno il sigillo, separandoti dal corpo dell'umana, e mi unisca a te! HAHAHHAA HAHAHAH"


    Rideva di gusto anche se l'enorme zampa della creatura ne opprimeva dolorosamente torace e gola, rendendo faticoso parlare. Il Gatto Infernale era difronte ad un bivio: avrebbe potuto sbranare la sua preda facendo , certo, ma non poteva uscire da solo da quella situazione! Un piano geniale da parte di Khorne, il quale era riuscito a ribaltare la situazione a suo vantaggio. Un piano quasi perfetto.

    Quasi, si, perché in quell'equazione di bilancio c'era una variabile in grado di squilibrate completamente il risultato. Il Signore del Caos aveva dato poco importanza ad un fattore in realtà cruciale, viste le tempistiche in gioco, ovvero la tenuta fisica della genin. D'un tratto il mondo della mente attorno a lui iniziò a sbiadire, il suo stesso corpo si sfaldò così come le fiamme gelide del Cercotero...tutto lì dentro stava collassando su se stesso!


    " MA CO.."


    :::

    " ..sa fai? "

    L'oscurità fece spazio al rosso e il Kage tornò nei sotterranei di villa Mikawa.



    " Gene...Harumi non si muove, la chiamo ma non si muove. "

    In quel lago di sangue era la piccola dai capelli rosa a rompere il silenzio tombale che regnava. Il Garth si sentiva come sfibrato e come un estraneo nel suo corpo ma almeno era tornato...quanto tempo era passato dall'ultima volta? Ricordava di esservi messo da solo in reclusione, lì nei meandri della sua dimora, ma poi il vuoto, solo le immagini confuse di ciò che era accaduto qualche istante prima nel mondo interiore di Harumi.
    Si trascinò con sforzo verso la ragazza; era ricoperta completamente del sangue di Aloysius e giaceva inerme su di un fianco. Evidentemente Yachiru l'aveva tirata fuori dalla pozza ma ormai il corpo aveva ceduto e la ragazza morta asfissiata per annegamento. Forse era tardi ma poteva provare...
    Portò parte di quel sangue all'interno della sola ferita aperta che la kunoichi aveva; il corpo era in buono stato ma era il sangue nei polmoni il vero problema. Quindi generò la sua impronta all'interno della ragazza come un clone che agisse da simbionte: da dentro avrebbe potuto liberare i polmoni, un'azione necessaria per non vanificare il suo successivo tentativo di resurrezione.
    Per un attimo ebbe il timore di non essere più in grado di attingere a quelle conoscenze ma poi si accorse che il chakra riusciva ancora a stimolarne gli effetti; ironia delle sorte, stava per usare un'abilità legata allo stesso fautore di quel casino! Aveva un'emicrania lancinante e l'intero suo corpo, del tutto inumano, era preda di spasmi senza senso. Nonostante ciò attinse a tutta la sua esperienza e concentrazione: attivò la Kinjutsu e immise la sua linfa vitale con cautela, sottraendola a se stesso pur di riportare in vita la jinkurichi.
    Continuò con il trasferimento, focalizzandosi sul flusso di sangue, fino a perdere nuovamente conoscenza...


    Nella casa del Nibi la luce tornò, come dopo un istante di buio improvviso. Tutto sembrava invariato sebbene in realtà la situazione era ora molto diversa. Era scacco matto e, probabilmente, Khorne non avrebbe fatto in tempo nemmeno a dire un'ultima parola.


    CITAZIONE
    OT/ La cena è servita! Ultimo atto ;) /OT
     
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    I Segreti del Mikawa


    8

    Khorne aveva vinto. Il trionfo del dio del sangue corse per l'aere, annunciato dalla sua risata mortifera. Diogene, Harumi, Matatabi, tutti loro erano stati ingannati, manipolati fin dall'inizio dalla pestilenza aliena che desiderava più di ogni altra cosa tornare ad ammorbare il mondo. La giovane jinchuuriki chiuse gli occhi davanti ad un attonito Mikawa. Forse c'era stato in passato qualcun altro che aveva fatto una scelta altrettanto stupida, mettendo la sua vita al primo posto, ma era ormai molto tempo che non provava quella sensazione. La solitudine del potere, un peso che sentiva di dover portare interamente sulle proprie spalle, l'aveva reso l'uomo che era, rispettato e temuto da tutti. Ma forse c'era dell'altro, qualcosa oltre quell'inestinguibile sete di dominio per la quale valeva la pena vivere.

    Quali che fossero i pensieri che correvano nella mente del Colosso e della divinità, Harumi non poteva saperlo, né forse avrebbe mai più avuto occasione di scoprirlo. Il manto nero della fine era calato su di lei, rendendola sorda ad ogni richiamo esterno. Spesso la morte veniva descritta come un tunnel luminoso, una soglia verso la quale incamminarsi per passare oltre. Altri rivedevano in quei pochi istanti la loro intera vita scorrergli davanti. Per la ragazza, invece, fu più simile all'oblio del sonno, quasi fosse caduta addormentata, serena, sotto le coperte. Niente dolore, niente pensieri, niente di niente. Una non esistenza che sarebbe durata in eterno, se un piccolo granello di polvere non si fosse incastrato tra i meccanismi del fato. Una variabile imprevedibile, trascurabile, che avrebbe potuto cambiare il destino di molti.

    Quando il sovrano dei Mikawa riaprì le palpebre, la prima cosa che avrebbe visto sarebbe stata una macchia rosa indistinta. Solo dopo che i suoi occhi si fossero abituati avrebbe riconosciuto l'adorata Yachiru. Un'espressione preoccupata incupiva il suo volto fanciullesco, e l'uomo ne avrebbe scoperto subito il motivo. La portatrice del Due Code giaceva a pochi passi da lui, immota. Il sangue che la copriva non le apparteneva. Era bensì suo, o meglio dei sacrifici che aveva richiesto alla sua piccola aiutante Khorne attraverso la bocca del capoclan, per poter riguadagnare lentamente le forze. Lo scontro durante la riunione dei kage e la volontà ferrea di Diogene l'avevano duramente provato, ma come ogni buon parassita l'essere si era celato tra i meandri della psiche del suo ospite, aspettando solamente il momento opportuno per agire.

    Il kokage allungò la mano verso Harumi, concentrando ogni briciolo di forza rimasta nel suo corpo e nella sua mente stanchi. Con attenzione e pazienza rimosse il fluido, che le era stato mortale, dai polmoni, rimettendolo in circolo e restituendogli la sua funzione di linfa vitale. Fece appena in tempo a percepire un flebile battito nel petto della ragazza prima di perdere nuovamente conoscenza. Aveva avuto successo, erano entrambi vivi seppure ad un passo dalla morte. Il sacrificio della fanciulla non era stato vano. Ora rimaneva solo un ultimo atto prima che la loro vittoria fosse completa. Cullato dal suono del cuore di Harumi, Diogene si addormentò.

    In quell'istante, la luce tornò nell'antro dove dimorava il Nibi. Il Signore del Caos si trovava ancora ai suoi piedi, schiacciato a terra dal potere sconfinato del bakeneko. Matatabi sorrise mostrando le zanne affilate, terribile a vedersi. Aveva pregustato quel momento fin da quando la sua sciocca portatrice aveva proposto il suo folle piano. Lentamente, per dare il tempo a Khorne di realizzare l'orrore che stava per compiersi, avvicinò le fauci grondanti bava alla testa del dio dimenticato. Mai aveva assaggiato disperazione più saporita.

    Itadakimasu

    L'aveva intravisto nella mente di Diogene, con la coda dell'occhio mentre esalava l'ultimo respiro. Una piccola figura era emersa dalla pozza di sangue. Sembrava formata da un'infinità di sottilissimi fili scarlatti in perpetuo movimento che si intrecciavano a creare quello che appariva inequivocabilmente come un gattino. Avrebbe giurato, quando già il buio l'abbracciava, di aver udito un lontano miagolio. Quella fu l'ultima sensazione che l'accompagnò verso l'oblio.

    La testa le doleva e udiva un sibilo sordo continuo decisamente fastidioso, ma già aver riaperto gli occhi le sembrava un miracolo. Morta nell'anima di Diogene, morta nel mondo reale affogata, eppure era viva. Come avrebbe scoperto solo in seguito, doveva ringraziare l'uomo che giaceva riverso al suolo poco distante. Tra di loro una Yachiru che sembrava tornata quella di sempre. Incapace di rialzarsi, dopo un paio di tentativi Harumi si accontentò di mettersi seduta. Frugando nel porta oggetti ingerì tutti i tonici che aveva con sé. Non che si aspettasse granché, in fin dei conti era appena risorta, ma tutto aiutava. Ehi Yachiru... Attirò l'attenzione della bambina, in quel momento concentrata a stuzzicare il capovillaggio incosciente, con un flebile filo di voce. Quando fu vicina, le accarezzò la testa, più per tranquillizzare se stessa che la piccola. Sei stata brava... Andresti a chiamare Eiatsu per favore? Riprese fiato, chiudendo per un istante gli occhi. ...e anche...Fyodor... Sapeva di poter contare su di loro per preservare i segreti del kokage. Erano le persone più fidate presenti a Villa Mikawa, e già in passato le loro competenze mediche e sui rituali li avevano salvati. La osservò allontanarsi, uscendo dalla cripta. Ci avrebbe messo diversi minuti prima di tornare. La giovane spostò lo sguardo verso Diogene. Aveva tante cose da dirgli, alcune più importanti di altre, ma avrebbe dovuto attendere che si riprendesse. Che fatica... Speriamo che sia finita...
     
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    ::: Settimane dopo, nei piani alti della Villa :::

    Era passata solo una notte da quando Tasaki aveva avuto la sua, seppur breve, scazzottata con il Kokage. La stanza di Omoi era ampia e piena di segreti, qualcosa che nel tempo il neo acquisto della villa avrebbe imparato ad apprezzare. Si perché benché grossa, non erano pochi i suoi abitanti e le stanze al secondo piano erano in un certo qual modo l'unico posto veramente proprio....e per natura stessa del lavoro del precedente ospite, quella in particolare rappresentava davvero una sistemazione unica nel suo genere. Per alcuni Aloysius aveva fatto rinforzare le mura, per altri realizzato un collegamento diretto con specifiche aree della struttura, c'era chi aveva voluto uno di quei costosi macchinari per la comunicazione a distanza e chi si era creato una piccola palestra personale; modifiche anche pesanti ma che nulla avevano a vedere con le richieste di Omoi.
    Ma chi era questo ninja? Semplicemente l'uomo che aveva coordinato le squadre speciali del Villaggio per anni, sotto l'egemonia del Nidaime, colui che conosceva i segreti della vecchia Oto, quella dei precetti di Orochimaru, e che era stato il responsabile della salvaguardia e il monitoraggio dei due Cercoteri di Oto. In altre parole, un uomo che deteneva gran parte del potere effettivo all'interno della struttura del Suono e che rimaneva nell'ombra in quanto non figurante in alcuna scala o piramide sociale né tantomeno in documenti di alcuna sorta.

    Per convincerlo a portarlo a Villa Mikawa, il centro nevralgico ed operativo del controllo di Diogene, questi aveva dovuto fornirgli gli stessi strumenti in dotazione alle squadre speciali e quindi replicare i marchingegni del Palazzo della Vipera e delle sedi segrete distaccate. Se ne avesse avuto le energie, quella stessa notte il chunin avrebbe potuto scoprire parte di quei segreti ma avrebbe dovuto attingere a tutta la sua esperienza per riuscirci in autonomia.

    CITAZIONE
    Segno sul pavimento, angolo a sud-est; richiede Vista + 18.
    Taglio nella carta da parati del muro di nord-ovest; richiede Vista + 15.
    Terza candela delle dieci in fila sulla mensola con odore leggermente diverso; richiede olfatto + 15.
    Gocciolamento del lavandino del bagno privato con stesso ritmo; richiede Udito + 12 e Intuito Nera + 3.
    Dislivello dietro la cornice sul comodino destro del letto; richiede Tatto + 15.

    Anche senza carpire parte di quei segreti, al giovane sarebbe apparso chiaro che il compito assegnatoli da Aloysius era cosa seria. Dovevano essere le cinque passate di mattina quando l'ignaro ninja sarebbe stato svegliato da un leggero spiffero proveniente dalla finestra, un'apertura che ricordava chiusa prima di addormentarsi. Aprendo gli occhi avrebbe però notato la presenza di 7 persone in maschera, apparse senza fare il minimo rumore e mute in attesa che lo shinobi li raggiungesse. Si erano messi in cerchio, rispettando lo stesso disegno che aveva notato a terra appena entrato nella camera e che, anche scervellandosi, non aveva potuto ricondurre ad un effettiva utilità. Indossavano un lungo mantello che li rendeva tutti uguali, anche perché sembravano avere la stessa corporatura; il dubbio che non si trattasse di alcuni dei membri delle squadre speciali del villaggio non avrebbe dovuto nemmeno sfiorare i pensieri di Tasaki.

    i_piu_famosi_personaggi_degli_anime_mascherati_187498_portada

    Uno di loro, tuttavia, aveva qualcosa di diverso dagli altri: un qualche dispositivo o abilità rendevano il suo occhio destro luccicante di un rosso acceso; qualunque cosa fosse avrebbe certamente catturato l'attenzione dell'ex abitante di Kumo, il quale non sembrava avere altra scelta che unirsi nel posto mancante per chiudere la circonferenza.

    Solo una volta che avesse poggiato entrambi i piedi sul suo arco, avrebbe potuto finalmente partecipare a quella che era, già da diversi minuti, una vera e propria riunione; quel simbolo a terra doveva metterli in comunicazione telepatica tramite condivisione del chakra. Bastava un conoscitore di quell'arte e automaticamente tutti venivano invitati in quel party privato, ed era proprio "il diverso" ad esserne l'artefice [Arte della Comunicazione].

    Al silenzio tombale di fuori, lì dentro la discussione era accesa. Erano in particolare tre di loro a tenere alto il volume del confronto; sembravano parlare di una qualche creatura confinata nel Bosco dei Sussurri e ognuno aveva differenti opinioni riguardo la sua gestione.

    " Può rappresentare una minaccia seria per il Villaggio! E' troppo vicino al West Gate!!! "

    " Aloysius lo lasciò lì per un motivo! "

    " Al tempo non era il Mikawa di ora, potrebbe aver commesso un errore o sottovalutato il problema..."


    Nessuno sembrava preoccuparsi più di tanto della nuova aggiunta nel gruppo, anzi, a dirla tutta Tasaki venne praticamente ignorato. Solo "il Diverso" li rivolse qualche parola sottovoce, un suggerimento che il ninja avrebbe potuto seguire oppure no...dopotutto il suo apprendistato era appena iniziato!

    " Sei in ritardo...ogni mattina alle 5 in punto. Se non hai la divisa, procuratela. Io non mi immischierei il primo giorno, soprattutto visto l'entità della minaccia. "


    CITAZIONE
    OT/ Leo iniziano le rogne! ;) /OT


    Edited by DioGeNe - 23/3/2020, 20:16
     
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    Villa Mikawa


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    Da quando venni accolto nelle stanze della Villa del Mikaa ebbi modo di scoprire diverse cose interessanti (come il Simbolo per Terra nella stanza), ma nessuna delle stesse ebbe a che fare con il precedente proprietario di quella stanza. Certo, non pensavo più moltissimo alla precedente scazzottata con Diogene, considerando che era previsto che fosse più forte di me. D'altro canto, la forza gli dava mica le possibilità di essere così com'era? Di prendersi gioco di tutti coloro che facevano capolino in quel villaggio? Non m'interessavano i segreti della stanza: m'interessava la Forza, il Potere e ovviamente anche varie idee su come scacciare i Cremisi dal trono di Kumo riprendendo a tutti gli effetti il potere nel mio villaggio natale. E la questione di base non era affatto una di quelle semplice; tutt'altro: i Cremisi non erano persone comuni. Non erano affatto ninja comuni. Dopo aver fatto ciò che si poteva a tutti gli effetti considerare come un vero e proprio colpo di Stato, si erano ben sistemati sugli allori della Nuvola. Proprio immerso in questi pensieri, con mille altre preoccupazioni per il capo, non notai niente di ciò che, forse, meritava di essere notato nella camera in cui Diogene mi aveva situato. E a essere sinceri non solo non avevo alcun interesse per gli oggetti del posto, nonché per il precedente proprietario della stanza, ma dopo averle prese dal Kokage non avevo nemmeno moltissima voglia d'iniziare strane e lunghe ricerche di cui me ne interessava poco. Volevo riprendere le forze; volevo che Oto riprendesse le forze. E una volta che sarebbe successo, sarei andato a parlare con il Kokage di nuovo, considerando anche che ormai ero un abitante della Villa e non potevo essere taciuto per sempre.- Oto deve diventare come un meccanismo. Un vero meccanismo, in cui tutti i dettagli sono perfettamente incastronati. Non un corpo caotico dove ognuno fa quello che gli pare, come Febh, ma un unico organismo in cui ognuno sottosta al volere del Capo. Solo così possiamo recuperare il mio villaggio di nascita. - Con quei pensieri quella notte andai a dormire senza preoccupazioni di sorta Senza pensare o attendere il giorno che sarebe venuto. E, per farvi capire come mi piaceva dormire nelle ore di riposo, provate a immaginare Tasaki nel lettino di quella stanza che gli venne assegnata con una stramba mascherina sugli occhi, lo scaldacalzini e il pigiama con le stelline giallastre.

    Considerando che non avevo avuto alcuna energia e nemmeno voglia d'iniziare delle scoperte interessanti (o no), dormii abbastanza bene senza alcun pensiero fino alle 5 del mattino. Vi chiedete se avessi sentito lo spiffero che proveniva fuori dalla finestra? Ovviamente no. Ma lo avevo percepito. Grazie sia al mio Udito Perfetto (che però in quella notte venne del tutto annullato per via dei tappaorecchie), sia alle mie capacità di Percezione che furono assolutamente al di fuori dalla portata dei ninja della mia età, riuscii comunque ad aprire a forza le palpebre. Notando che, come avevo capito già quando dormivo, non ero mica solo. - Ah sì. Buongiorno. - Dissi. - Mi ero dimenticato completamente la riunione del condominio alle 5 del mattino. - In ogni caso, mi preparai velocemente saltando giù da quel letto, afferrando le mie spade e unendomi al cerchio. Non avevo alcun mantello (colpa mia, pardòn). - Scusatemi, ma alle 5 del mattino generalmente si dorme, a meno che non ci sia qualche emergenza. C'è forse qualche emergenza? - Non che ebbi chissà quale risposta: i membri delle forze speciali di Oto non dovevano avere un gran senso dell'umorismo, dopotutto. Notai comunque che non erano proprio tutti uguali, come invece avrei potuto diversamente credere. Uno degli stessi aveva un stranissimo occhio con del rosso. - Un sharingan? - Chiesi curioso, capendo invece ch enon era un sharingan (non ne avevo mai visto uno prima).

    Fu dopo che capii di dover poggiare le mani sul posto richiesto e iniziai solo allora a percepire quella che doveva essere a tutti gli effetit una specie di riunione niente male. - Ah, ecco come funziona... - pensai. Non era mica per puro caso che il Mikawa diede quella stanza ricca di segreti e particolarità proprio a me.

    Stetti in silenzio per un po' prima di riuscire a capire che stavano parlano di qualche creature che si trovava nel Bosco dei Sussurri. Considerando che tutti mi ignoravano e che solo il "diverso" del gruppo sembrava aver effettivamente notato la mia comparsa, feci un cenno affermativo con il capo. - Nessun problema. - Dissi. Pur di recuperare la mia Patria perduta ero pronto a tutto. Per quanto riguardava la creatura, mi comportai solo da Tasaki Moyo, che effettivamente ero a quel tempo: un uomo che andava sempre dritto per dritto, scegliendo la soluzione maggiormente drastica e anche efficace, dicendo le cose come stavano e senza mentire mai. - Scusatemi bambine, - iniziai, - se c'è una creatura pericolosa che rischia di minacciare il villaggio è nostro compito sbarazzarsene senza sé e senza ma. Prima lo facciamo e meglio sarà. - Non che avessi molta voglia di rischiare la vita alle 5 del mattino, ma, ahimè, non è che potevo fare moltissimo dopotutto se non proporre la soluzione che reputavo maggiormente sicura per il villaggio stesso.







    Chakra: 80/80
    Vitalità: 16/16
    En. Vitale: 30/30
    Statistiche Primarie
    Forza: 600
    Velocità:  650
    Resistenza: 500
    Riflessi: 625
    Statistiche Secondarie
    Concentrazione: 600
    Agilità: 675
    Intuito: 625
    Precisione: 600
    Slot Difesa
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Azione
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Tecnica
    1: ///
    2: ///
    Equipaggiamento
    • Shuriken Gigante × 1
    • Katana × 2
    • Veleno Debilitante B1 (5 dosi) × 1
    • Tonico di Ripristino Medio × 2
    • Tonico di Recupero Medio × 2

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    xuGin1Z

    " Marito mio...ORA COME FARO' !!! "


    La donna in vesti da lutto si accasciò sul corpo inerme dell'uomo, versando fiumi di lacrime. Eiatsu non era mai stato bravo in queste cose, ma come reggente dell'obitorio di Oto gli toccava anche gestire i casi della gente comune. Nello specifico, questo era il caso di un carpentiere, trovato morto per i vicoli del villaggio non distante dal quartiere dei Piaceri. Aloysius aveva fatto miracoli nei pochi mesi che si era insediato operativamente come Kage e aveva iniziato a ripulire il villaggio di molta merda...certo, sradicare anni di malsane abitudini non era cosa facile e forse nemmeno così voluta dal boss. Sapeva che certe cose non potevano cambiare, non ad Oto.

    Forse avrebbe dovuto consolarla, lo pensava sempre in quei frangenti ma pi non lo faceva mai: i vivi erano così fragili, così attaccati alle cose materiali e irrazionali. Fece per darle una pacca sulla spalla, preparando la mano tre metri prima in un gesto per lui del tutto innaturale ma poi, per fortuna, quella riprese a parlare e questa volta con un diverso tono di voce:

    " CI HAI LASCIATO SOLO DEBITI! TU e la tua malattia per il gioco d'azzardo! Non hai visto tuo figlio crescere chiuso in quelle sale da gioco...ERI IL BABBEO che tutti speravano di trovare per spennargli fino all'ultimo quattrino! "

    Diede due pugni al cadavere e, furente, uscì dalla stanza senza nemmeno salutare il povero jonin. Poco male, meno doveva parlare meglio era, soprattutto con gente di questa levatura. Quindi finì di pulire gli arnesi chirurgici e, una volta asciugati e risposti con ordine maniacale ognuno al suo preciso posto, si incamminò a passo lento verso l'oggetto di tutto quell'odio. Lo squadrò per un attimo, soffermandosi ancora sui dettagli del decesso che aveva visto bene di oscurare alla donna: edema polmonare, ipossia e ipercapnia...il poveretto era morto annegato e le ferite da contusione al collo facevano pensare ad una violenza subita. Accumulare troppi debiti con le persone sbagliate, ad Oto così come nel resto del mondo, provocava quasi sempre quel genere di finale.

    " Lei non ti capisce...tranquillo, ci sono qui io. "

    Sussurrò alla salma dell'uomo mentre la riponeva con cura in una delle celle frigorifere dell'obitorio.
    Non fece in tempo a chiudere il portellone che la voce della diavoletta lo assordò, rompendo quel silenzio che tanto amava. Yachiru era l'incarnazione del demonio per lo "squartacargone" (così lo chiamava Febh) poiché rappresentava tutto ciò che lui più odiava nel genere umano: vitalità, esuberanza e incoscienza.

    " TSUUUUU...Harumi! Gene! Il DEMONE! UnA POzza di SANgue! VILLAAAAAAA ! "

    Come detto, odiava i bambini. Tante parole per non dire nulla; un necessario uno sguardo glaciale dei suoi per costringere la ragazzina a frenare e formulare una frase di senso compiuto:

    " Uff...Aloysius è nei sotterranei della Villa con Harumi. Ha dovuto resuscitarla, lei se la caverà ma qualcosa non va in Gene...devono aver combattuto con il Demone! Potresti GENTILMENTE muoverti!! "

    Sbraitò su quelle ultime parole; quindi si girò di scattò, come per far segno allo shinobi di voler ripartire immediatamente e a tutta velocità per uscire da quel posto triste. Eiatsu, d'altro canto, sembrava come sollevato dalla notizia: sapeva che quel giorno sarebbe arrivato prima o poi e sapeva che non sarebbe stato bello. Tuttavia, liberarsi di Khorne era l'unico modo per riavere indietro il vero Diogene, l'uomo che aveva scelto di seguire diversi anni prima, e dare nuova speranza a tutti loro di un futuro radioso per il Suono.
    Prese dunque una sacca, gelosamente custodita in uno degli infiniti ed indistinguibili armadietti, e si piantò difronte a Yachiru continuando a mantenere la calma:

    " Sono pronto. Spero tu li abbia già fatti portare da Fyodor..."

    6tCjZH5

    Lei non rispose nemmeno e partì a razzo per tornare alla Villa.

    :::

    Trasportare il corpo inerme del Mikawa già per il pozzo non sarebbe stato facile ma con l'aiuto degli altri membri della villa alla fine si riuscì nell'impresa; perchè quel dannato medico aveva scelto un posto tanto scomodo per piazzare dimora ancora era un mistero. Di Harumi invece si sarebbe occupato Ashiro, il quale l'avrebbe presa in braccio come un fuscello per proteggerla tra le sue grosse braccia e portarla fin laggiù.

    " Tu tranquilla...sistemiamo tutto ora. "

    Il gigante prelevato dal Bosco dei Sussurri si era adeguato ai modi della civiltà ma rimuovere quei suoni gutturali dal suo modo di parlare era un'impresa impossibile anche per le ferree lezioni di Matsumoto ed Ukitake. Il suo corpo muscoloso e caldo tuttavia, sarebbero sembrato come un vero e proprio nido per la jinkurichi, la quale avrebbe fatto bene a riposarsi un po dopo ciò che aveva passato. Forse non aveva ancora compreso bene ciò che era appena accaduto ma era morta, passata definitivamente a miglior vita e poi riportata indietro violando i principi naturali...un'esperienza non da tutti, nemmeno per gli standard di Oto.

    Probabilmente non era mai entrata nel Pozzo, anzi, le era stato caldamente sconsigliato di farlo; badate bene, non perché Fyodor fosse quale mostro da temere ma perché, semplicemente, aveva le sue ossessioni ed indispettirlo anche senza volerlo non era mai una buona cosa. Il cunicolo principale, scavato tempo addietro dalle vecchie alleate di Aloysius, conduceva direttamente alla stanza principale dove il jonin di un era passata già stava aspettando i suoi ospiti.

    " Bravi i dementi. Ora lasciate il corpo qui, per terra, e salite immediatamente sopra a prendere tutto il sangue che avete dimenticato di portare. Non vedete che è un involucro vuoto! Tho, prendete queste, potete mettere tutto il liquido qui...per farlo ingegnatevi un po, no?! E fate in fretta! Quanto a lei Lei...mmm...può restare si. "

    Rimase nella penombra e a braccia incrociate. Gli altri non fecero troppe domande e fecero come gli era stato indicato; benché non prendesse parte attivamente alla vita della casa e si facesse vedere di rado, rimaneva un loro superiore a cui dover dare ascolto, soprattutto in momento delicati come quello. Ashiro lasciò la genin, invitandole a poggiare i piedi per terra, e prese il grosso contenitore predisposto da Fyodor...lo attendeva un lavoro tutt'altro che piacevole.
    Rimasero solo loro due nella dimora (quasi a caverna a dirla tutta) e lui non sarebbe stato il primo a fiatare.



    CITAZIONE
    OT/Ultimo post Harumi! Bella giocata!!! Poi si continua nel Pozzo :guru: /OT
     
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    " Ha le palle il ragazzo! "

    " O forse è solo un folle. Non sapete in cosa vi state cacciando..."

    " Hei pivello, sei qui solo perché l'ha voluto il boss. Non sei ancora uno di noi, devo dimostrarlo... "

    " Sul campo, non avrebbe altro modo. O forse sei tu quello che ha paura eh? "

    Si punzecchiavano ma era evidente non ci fosse del rancore nelle loro voci; dovevano essere un gruppo affiatato che lavorava insieme da anni e che ne aveva vissute di avventure...Non usavano nomi propri, un altro dettaglio che sicuramente Tasaki avrebbe colto. Probabilmente la loro identità era ignota ai più, eccetto il Kage e qualche altro; le loro stesse voci potevano non essere le proprie ma mascherata con il chakra o qualche congegno.
    Il Diverso non aveva partecipato alla discussione ma aveva tenuto l'orecchio teso su tutto; ovviamente non aveva rivelato nulla al chunin riguardo il suo occhio , come se lo avesse mai fatto con qualcuno, ma il suo atteggiamento sembrava propositivo nei confronti di quel nuovo arrivato. Che Aloysius gli avesse affidato il compito di formalo alla via della quadre speciali del villaggio? Era ancora solo all'inizio del suo cammino e il fatto stesso di non avere la voglia, e non essere nemmeno in grado a dirla tutta, di scoprire i segreti di un uomo complesso come Omoi ne era la prova. Era ancora infantile, fuori focus, a-metodico e...debole, proprio come aveva detto Diogene.

    " Passiamo alle votazioni? Chi è per rimuovere la minaccia ?"

    Il silenzio calò; ormai le rispettive idee sulla faccenda erano sul tavolo e non rimaneva che decidere sul da farsi. Tutti quelli pronti alla battaglia eseguirono il simbolo del serpente, ma solo la componente relativa alla metà destra; sigilli ad una mano, un'altra peculiarità di quel gruppo d'élite. Solo due contrari, "la Cerchia" aveva espresso il suo giudizio ma fu ancora una volta l'uomo al fianco di Tasaki a volerlo coinvolgere:

    " Sei nel cerchio..susu, anche tu. Anche a due mani, per il momento. Adattati al flusso di chakra."

    uefmjGl

    Disse allo shinobi mentre con un cenno dello sguardo lo invitava a guardare l'intensità di energia che stava fluendo nel simbolo sotto i loro piedi; era un sensitivo, non sarebbe stato per lui individuare la giusta quantità di chakra per agganciarsi agli altri e prendere parte alla tecnica di gruppo[Tecnica Condivisa: Teletrasporto di Massa, Alto ogni membro].

    Sparirono lasciando vuota quella stanza dai mille misteri. La porta era però socchiusa perché qualcuno nella Villa aveva preso a cuore il destino di Tasaki:

    " Si troverà bene hihi "

    CMSyI1x


    CITAZIONE
    OT/ Ci trasferiamo altrove :guru: /OT
     
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