[Secondo Accesso] Le Mura

Bizzarro.
Ero riuscito nel mio intento, ma egli – senza badare alle conseguenze che potevano scaturire da quel gesto – estrasse uno spiedo e lo puntò all’altezza dello stomaco, ove si trovavano i principali organi che servivano per la digestione.
E con ciò ?
Probabilmente, non aveva capito bene la situazione. Non aveva capito che lui non era nella posizione per fare le regole, ma l’unica cosa che poteva fare era quella di sottomettersi alle regole che dettava lo shinobi avvolto nel nero mantello.
“ Credi davvero che minacciarmi con quello spiedo possa servire a qualcosa ? ” Disse divertito. “Riusciresti a danneggiarmi qualche organo, ma quanto ci metterei per curarmi da una ferita inflittami da uno spiedo.. dieci, o forse venti secondi. ” Continuò senza badare alla situazione in cui si era cacciato; tuttavia, non aveva tutti i torti. Lui era nella posizione di dettare le regole, non il ninja dai cremisi occhi.
“ Lascia cadere lo spiedo a terra…” Disse mellifluo per poi proseguire il discorso. “ Sappi che non amo ripetere le stesse cose due volte di seguito, perciò se non vuoi ritrovarti privo di quella testa vuota fai ciò che ti ho detto. ” A quel punto impugnò ancor più saldamente il kunai e lo avvicinò ancor di più alla gola, in modo che un millimetro, o forse meno, era la distanza che separava la lama dalla gola.
Un passo falso e sarebbe morto, d’altronde per curarsi c’avrebbe perso qualche minuto o poco più. Le guardie non dovevano essere aiutate, dopo aver disarmato questo shinobi avrebbe mirato agli altri, usando metodi più sbrigativi e convincenti.
Scacco al re.

Era riuscito a persuaderlo.
Lo shinobi della Nebbia posò lo spiedo nell’apposita tasca e rilasciò l’illusione che aveva creato poc’anzi. Tutto andava secondo i piani, o meglio solo una parte stava andando come previsto. Infatti, egli credeva che, una volta disarmato questo shinobi, avrebbe potuto vedere in tranquillità l’operato delle guardie per valutarne l’esito. Invece, quando dissolse l’illusione, riuscì notare con i proprio occhi che cambiamenti erano avvenuti in quel piccolo lasso di tempo.
La nebbia s’era diradata e si potevano intravedere molte figure, tre delle quali non c’entravano nulla con il contesto. Il fuggitivo s’era moltiplicato per disorientare il guardiano, ma mai avrebbe potuto immaginare che giungesse tutto Kiri pur di fermarlo.
Oramai per lui era finita, almeno che Yashimata non sarebbe intervenuto per fare ‘piazza pulita’.
“Mi devi scusare Shinobi, ma non mi fido un granché delle tue parole.” Disse flebilmente, mentre con la manca tentava di colpirlo con un pugno alla tempia, il cui effetto sarebbe stato la ‘perdita dei sensi’, ovviamente solo se fosse andato a segno.
Tuttavia, se si fosse mosso, la lama del kunai gli avrebbe tagliata la gola e, pertanto se si fosse mosso, avrebbe messo in pericolo la sua vita.
Qualora lo shinobi fosse svenuto, avrebbe ritratto il kunai e si sarebbe preparato ad osservare la scena dall’alto. Infondo, alcune delle parole dello shinobi erano veritiere. Se il fuggitivo fosse riuscito a scappare, anche Yashimata sarebbe stato accusato d’alto tradimento.
Per ora la cosa più sensata da fare era quella di rimanere ad osservare, se fosse successo qualcosa di grave sarebbe intervenuto. Inoltre, avrebbe aguzzato i sensi per sentire se qualcun altro venisse in soccorso dell'unico guardiano, perché se così fosse stato, si sarebbe preparato al combattimento.
“Attendiamo.”
Disse, sedendosi sul corpo privo di sensei dello shinobi che aveva neutralizzato. Aveva agito da ‘vile’, ma lo aveva fatto solo per osservare l’operato delle guardie.
Aveva agito così solo per il bene di Kiri.

Altre minacce uscirono dalle labbra dell’Akuma, questa volta, però, era del tutto fondate e probabilmente si sarebbero avverate col passare del tempo.
“Sei Noioso.” Sbottò, dicendo le ultime parole che lo shinobi avrebbe udito prima di cadere in un sonno profondo. Mentre questo celere battibecco ebbe termine, la situazione si era evoluta ancora.
Oramai v’erano quattro shinobi ad impedire la fuga ai fuggitivi, tre in più di quelli che ci dovrebbero essere. Intanto il suddetto fuggitivo intimava il guardiano a combattere senza la Katana, la sua pregiata arma, poiché era l’unico modo che aveva per tentare di sconfiggerlo.
Ma gli altri ninja mica avrebbero permesso quel combattimento fra i due, non di certo.
Per questo motivo, Yashimata s’avvicinò al gruppetto in modo che fra loro li separasse la distanza di 10 metri, palesando, pertanto, la sua presenza.
“ Dunque Signori, lasciate i fuggitivi al guardiano. Voi altri, dato che ora non avete più un avversario con cui passare il tempo, potete sfogarvi su di me.” Sospirò mentre si preparava al duello. Probabilmente non avrebbero ascoltato le sue parole, non avevano un pretesto per attaccarlo, o meglio, ancora non c’è l' vevano.
“ Guardate lì, vi è un ninja di Kiri morto.” Bluffò. “Secondo voi chi è stato a ridurlo in quello stato ? ”
Ora non potevano tirarsi indietro facendo finta di niente. La sfida era stata fatta, ora stava agli shinobi accettarla o rifiutarla, rivelando - a quel punto - la loro indole di codardi.
Un tre contro uno, interessante..

Ancora una volta, i piani disegnati nella sua mente andarono in frantumi come un vetro rotto da una martellata. Una nuovo imprevisto, ma questa volta fu sicuramente più divertente del precedente. Era finita l’ora di giocare.
Un uomo stava poco distante dalle mura e senza dubbio guardava Yashimata, purtroppo il suddetto non si ricordava di quella sagoma, forse perché non lo aveva mai incontrato prima d’ora.
Non era il tempo per giocare con i piccoli bambini di Kiri, forse una minaccia non tanto velata si stava avvicinando al suo corpo ed alla sua anima.
“ Chi s’intromette verrà ucciso seduta stante. ” Sibilò con pacatezza verso i suoi concittadini. “ Guardiano, non intendo tradire Kiri, quindi non tentare di fermarmi, se ti è cara la pelle. ” Non menzionò nulla per quanto concerneva il bluff utilizzato poc’anzi per attirare i marmocchi. Qualora si fossero avvicinati al siriano svenuto avrebbero potuto costatare loro stessi il battito regolare del suo cuore.
Con passo lento e cadenzato si avvicinò alla sagoma, finché fra i due non li dividesse una distanza di 5 metri al massimo. Non lo temeva, anzi lo faceva sentire vivo per certi versi.
“ Di grazia, saresti ? ” Si limitò a domandare forse in tono di sfida o solo per cercare di instaurare un dialogo. Non era allarmato, anzi pareva piuttosto tranquillo.
Non aveva intenzione di combattere al momento, le wakizashi erano riposte vacue nel loro fodero; tuttavia, non degnò il visitatore di un dialogo faccia a faccia, anzi il cappuccio scivolò ancor più giù oscurando, così, anche i tratti somatici più lievi del volto.