[Secondo Accesso] Le Mura

[Free GdR] [Macro GdR]

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    九代目水影 - Kyuudaime Mizukage

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    Ascoltai la risposta di Fujiko e mi convinse, sebbene fu poco chiaro cosa stesse accadendo. In qualsiasi caso, ormai non c’era più bisogno di me lì, ma sicuramente più alle mura: avevo lasciato tutto bloccato, con Febh molto arrabbiato insieme a Shiltar, un Seinji Akuma ferito e magari qualche altro visitatore in attesa. Al che uscii dalla porta ancora prima di Fujiko e nel brevissimo tempo di circaun minuto (correre senza dover tenere il passo di Akimaru era tutt’altra cosa) giunsi alle mura. Vi saltai sulla sommita abbastanza facilmente e mi rivolsi sia a Shiltar che a Febh.

    « L’Amministratrice sarà qui a secondi. Io l’ho preceduta per dirvelo e... » indicai la piccola folla in basso « Occuparmi dei visitatori »


    Senza dire un’altra parola scesi in basso e mi rivolsi a tutti quanti. C’era una ragazzina che pareva accompagnata da altri giovani e uno che non sembrava essere di quella comitiva. Senza curarmi più di tanto di chi fossero mi avvicinai, lanciando un’occhiata a Febh: sperai che non avesse la felice idea di pretendere ancora d’entrare. Certo, comprendevo ben poco sul perché dovesse rimanere fuori, ma complicare la situazione sarebbe servito a ben poco.

    « Ditemi i vostri nomi e mostratemi i vostri copri fronte, prego. Sono Itai Nara, capo delle guardie delle mura, deciderò se farvi passare »


    Alla fine riscontrai che erano tutti ninja dell’Accademia e saltai nuovamente sulle mura, facendo cenno affinché le aprissero. In quel momento tornai a guardare Febh, sperando che capisse che quelle mura non erano aperte per lui.

    « Lasciate le vostre armi in armeria. Ve le restituiremo tutte al vostro rientro »


    Dissi semplicemente ai forestieri. Una volta dentro Febh e Shiltar avrebbero potuto discutere di quello che preferivano: se poi ci fosse stata anche Fujiko sarebbe stato tutto alquanto divertente. Dal canto mio, avrei preferito non intromettermi e restare marginalmente nella questione. Chissà se tutto sarebbe andato per il meglio. Conoscendo Febh, non mi azzardavo a fare alcun tipo di previsione.

     
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    Dalle Nebbie del Passato...

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    La Leggenda della Fenice, parte 3

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    Narrato
    pensato
    «Parlato di Miyori Uchiha»
    "Parlato di niisan Hajime Saito"
    "Parlato di Toshi Hijikata"
    "Parlato di Susumu Ymazaki"


    Ero rimasta in disparte, con lo sguardo vigile su quando stava accadendo alle mura, attendendo pazientemente di poter parlare, sperabilmente in privato, con il nobile Shiltar sama.
    Erano discorsi che avrei preferito non fossero uditi da terzi.
    E già rivelare la mia identità all'onorevole Kaguya poteva rivelarsi un gesto assai rischioso per la mia sicurezza, ma non aveva altre scelte, se quello in cui speravo si fosse rivelato veritiero.
    In ogni modo, nella confusione, mi ero scordata di salutare come si conveniva Febh san, un gesto imperdonabile da parte mia sebbene la sua presenza a Kiri mi avesse momentaneamente turbata.
    Avrei rimediato in seguito alla mia scortesia.


    Gli instanti si susseguirono, come granelli di sabbia nella clessidra del tempo, lasciando lo spazio ai due shinobi di “scambiarsi convenevoli di natura diplomatica” fino a quando un terzo protagonista non fece la sua apparizione sul palcoscenico, attirando l'attenzione dei presenti, visitatori compresi, che nel frattempo erano aumentati di un'unità.
    Sollevai lo sguardo per osservarlo: era un giovane dalla chioma bionda, iridi verdi, dal volto vagamente familiare, cosa che mi sorprese non poco, non essendo mai stata prima d'ora nel villaggio della Nebbia.
    Lo seguii con gli occhi mentre scendeva e si rivolgeva a noi e all'altro visitatore presente.
    Quasi non sentii le sue parole, non dopo che si fu presentato.
    Non fu facile nascondere il mio stupore che in minima parte filtrò nel mio sguardo, nel lieve contrarsi delle mie labbra, nel mio leggero pallore.
    Sapevo che abitava qui, ma non avrei mai immaginato che il fato ci avrebbe fatto incontrare proprio ora, in questo momento.


    Itai Nara... mio cugino...

    Parole che rimasero imprigionate nella mia mente.

    Un leggero spostamento d'aria e vidi Hajime mostrare il suo coprifronte con il simbolo di Konoha.


    Hajime Saito, siamo qui in visita per motivi di natura personale. La qui presente Miyori Uchiha sta attendendo di essere ricevuta dal nobile Shiltar Kaguya, non appena le questioni di natura diplomatica saranno risolte. Lo sentii spiegare al giovane shinobi.

    Inspirai profondamente per recuperare il sangue freddo.
    Non potevo essere certa che quel ragazzo fosse realmente mio cugino, poteva sempre esistere la possibilità, seppure minima, che si trattasse di un semplice caso di omonimia.


    C'era solo un modo per scoprirlo.

    «Miyori Uchiha, nipote di Itai Kizu e Hiore Uchiha.» mi presentai, rivolgendogli un inchino formale «Saito kun vi hai già spiegato il motivo della nostra presenza nel vostro villaggio.» Cercai di incrociarne lo sguardo per capire se i miei sospetti fossero reali.


    Quando Itai san chiese di consegnare le armi, replicai mantenendo un tono di voce pacato.


    «Avrei solo una cortesia da chiedervi. Consegnerò ogni arma in mio possesso, tranne una. Ninfea di Giada, la mia katana, è una reliquia di famiglia, che ci tramandiamo da generazione in generazione. Ho fatto giuramento di non separarmene mai. Vi do la mia parola che non la estrarrò dal fodero durante la mia permanenza. La parola di un samurai. Ma se non vi fidate, sono disposta a farvela sigillare nel modo che più vi aggrada.» Purtroppo su questo punto non potevo cedere.

    Ninfea di Giada, al pari del mio orecchino, era il simbolo della famiglia reale di Suiren.
     
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  3. Roronoa™
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    Le porte si aprono.


    Con il permesso del guardiano armato di falce mi avvicinai verso le mura con le armi in mio possesso bene in vista. Proprio in quel momento, nel mentre la conversazione tra i due ninja proseguiva, giunsero altri shinobi: una kunoichi e un ninja che non guardai nemmeno. Con le armi in mano attesi qualcuno per alcuni minuti fino a quando una delle tante probabili persone incaricate di tale compito alla fine giunse. Lo vidi scendere dalle Mura e presentarsi come il capo delle guardie di Kiri.
    Senza porgere su di lui tutta la mia attenzione risposi alle sue semplici domande.
    Deveraux Yotsuki di Oto. Dopo aver mostrato il coprifronte e avuto anche il permesso da quel guardiano le porte si aprirono.
    CITAZIONE
    « Lasciate le vostre armi in armeria. Ve le restituiremo tutte al vostro rientro

    Annuii e consegnai il tutto nel luogo apposito.
    Sbuffando per quell'attesa forse un po' eccessiva entrai nel villaggio.


     
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  4. Fujiko M.
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    Ora che lei ed Ao erano rimasti da soli, portandosi dietro l'otese addormentato in carrozzina, Fujiko trovò il modo e il tempo adatto per parlare con l'altro.

    « Ora che siamo più tranquilli, Ao...hai un secondo nome? Ho sentito chiamarti Akimaru da Itai. Non ne ero al corrente »

    Sebbene fosse una vera e propria curiosità, era anche un discorso fatto per smorzare la tensione e poi entrare nel vivo del discorso con la domanda successiva.

    « Probabilmente ti starai chiedendo perchè mi comporto in maniera così assurda. D'altro canto mi chiedo pure io come hai fatto a seguire Itai quando fino all'altro giorno non lo sopportavi. Comunque, proprio per rispondere alla domanda, diciamo che ho i miei buoni motivi per farlo. Credo che possano essere discutibili ma sin da quando Itai mi ha avvisato di questo fantomatico problema ho elaborato un'idea per rendere effettiva una sorta di sfida personale. Sono disposta a pagare se non ce la facessi ma da quanto ho scoperto forse, non è un male tutto quello che è accaduto sino ad oggi. »

    Poi si fermò. « C'è solo un ostacolo: la presenza di Febh alle mura. Dobbiamo mandarlo via. Ma dopo quello che ho fatto a lui » indicò con un gesto della testa l'otese « credo che Shiltar possa ritenere più che valida la motivazione di una sua permanenza a Kiri con conseguente rassegnazione dell'amministratore Febh »

    Ripresero a camminare e raggiunsero qualche minuto dopo le mura dove ad attenderli c'era Shiltar con una sua evocazione ed Itai.
    Presumibilmente dall'altra parte doveva esserci ancora il non rassegnato Febh incazzato con Fujiko per avergli sottratto un otese.
    Quali scuse avrebbero trovato per salvarsi ora che una confessione d'attentato poteva essere fatta alla luce di tutto e di tutti?
    E Fujiko credeva di non sbagliarsi sapendo che non c'erano prove contro di loro.

    « Sveglialo prima che lo veda Febh e cerca di fare in modo che sembri del tutto naturale » disse ad Akimaru.

    « Shiltar, mi cercavi? » domandò con viso innocente; d'altronde era brava a camuffare le proprie emozioni.

    « C'è ancora il venditore ambulante di fuffa fuori dalle mura? » chiese ironicamente evitando di farsi udire troppo dall'altro otese.

    Aiutato magari da Akimaru portarono la carrozzina con Eiatsu sin sopra le mura.

    « Eh! Non è mica colpa mia se non si regge in piedi!?! » commentò sarcastica facendo intendere che doveva essere proprio strana tutta quella situazione.


     
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    Tutto ad un tratto fu come se qualcuno avesse acceso un interruttore. La mente di Eiatsu tornò immediatamente a pieno ritmo, registrando tutto quello che accadeva e che percepiva. Tutte le sensazioni del momento lo assalirono voracemente, ammassandosi in un groviglio multicolore di percezioni che lo lasciarono stordito per qualche attimo. A dire il vero si sentiva un attimo confuso. Per quello che ne sapeva, un attimo prima stava parlando con l'amministratrice di Kiri, dicendole di voler lasciare il villaggio, e un attimo dopo eccolo li ad aprire gli occhi verso qualcosa di molto simile, rispetto quello che ricordava, sebbene differente. Per incominciare era in movimento: la sua sedia a rotella viaggiava piano ma inesorabile verso le mura di Kiri e il chunin non sapeva il perchè, né sapeva chi la stesse trascinando. Solo guardandosi un attimo alle spalle, vide l'amministratrice Kiriana accompagnato da un ragazzo che si era semplicemente materializzato al suo fianco. Nel voltarsi leggermente, due fitte di dolore gli scoppiarono nella schiena, come se avesse due tagli o due fori simmetrici rispetto la colonna vertebrale...Inoltre, ma non con meno stupore, il chunin si ritrovò con le mani legate da catenacci di terra.

    “ Ma che...”

    Senza che questo fosse abbastanza, sentiva dentro di se uno stato di agitazione fuori dal comune. Eiatsu non aveva mai provato il senso di colpa nella sua vita, per il semplice fatto che il lavorare con i morti e con le arti proibite, lo aveva reso praticamente l'emblema dell'immoralità. Tuttavia, sembrava proprio senso di colpa quello che avvertiva. Altre persone invero si erano materializzate: per esempio Shiltar e Itai...

    Il chunin doveva apparire molto confuso quando raggiunse il gruppo, tanto da non riuscire a formulare una frase che non suonasse assurda persino alle sue orecchie.
    Fu la donna a parlare al Mizukage dicendo parole che il ragazzo sentì a mala pena. La sua mente stava vagando su altro:

    “ Un attimo...qui non mi torna nulla! Ma che diavolo sta succedendo? Io ero qui a parlare con Fujiko e poi...”

    Ma i ricordi sfuggivano dalla sua memoria. Non capiva da dove fossero spuntate le manette oppure il dolore alla schiena; non capiva perchè Shiltar fosse lì e perchè Febh avesse un'aria tanto scioccata. Se gli avessero rivolto la parola, avrebbero dovuto ripeterle certamente tanto Eiatsu era sconvolto dal fatto di non riuscire a ricordare quello che gli era capitato. Tuttavia avrebbe detto, che ci entrasse o meno con la risposta alle domande che gli avrebbero posto:

    “ Io....non sono sicuro di quello che sta succedendo...perchè ho queste manette... e quando è arrivato qui onorevole Mizukage?! Che cosa mi è successo?“

    Solo allora si accorse anche di essere in uno stato pietoso sporco com'era di polvere e terriccio: ovviamente non si ricordava di essere caduto...

    Cercò di dire altro ma il suo parlare si trasformò in un borbottio sordo e incomprensibile. Poteva affidarsi solo agli altri per sapere cosa fosse successo e questo gli dava fastidio non poco, anzi lo corrodeva nell'animo. Senza contare quel perpetuo sentimento di colpa che gli stressava la mente continuamente e ancora e ancora...ma perchè? Da cosa era scatenato? Il chunin evitò il pensiero mentre la sua mente cominciava a riorganizzare le idee. Con esse tornarono ad affiorare tutti gli insegnamenti che lo avevano portato ad essere il ninja che era. Fece un respiro profondo e iniziò a guardarsi in giro. Rispetto a come se lo ricordava il sole si era mosso di 1/24 del suo percorso: significava che il suo vuoto di memoria era dell'ordine di una mezz'ora. Scoprire una cosa del genere lo lasciò senza fiato perchè mai nella sua vita aveva perso il controllo in questa maniera. Tornò a guardare: i solchi della sedia a rotelle non provenivano dalla direzione dalla quale si ricordava essere venuto. Per la precisione c'erano due piste diverse, dalla direzione dalla quale veniva, il che poteva significare solo una cosa: che durante la mezz'ora che era mancato lo avevano allontanato dalle mura e riportato alle mura stesse. Certo, poteva averlo fatto con le sue stesse mani , ma il fatto che lo stesse riportando lì l'amministratrice , e che lei stessa fosse presente prima del suo vuoto di memoria, gli facevano pensare che lei stessa fosse la responsabile del suo allontanamento. Dalle sue condizioni fisiche , in termini di sporcizia degli abiti e ferite gli permisero di dedurre di essere stato attaccato e imprigionato tramite quelle manette di una consistente robustezza...

    Tutto questo non lo faceva sperare bene. Come al solito si mise ad ipotizzare la situazione peggiore, ovvero che lo avessero scoperto e che ci fosse stata un piccolo scontro dal quale era risultato sconfitto. Questa condizione era però eccessiva, perchè non spiegava il fatto che fosse stato allontanato dalle mura. Quindi poteva ipotizzare, non essendo stato già messo in prigione o ucciso, che, sebbene ci fosse stato uno scontro, non avevano scoperto null di certo...Se una cosa era lampante era che dovevano avergli fatto qualcosa alla memoria perchè quella condizione non era naturale. Eiatsu, da medico, sapeva perfettamente la sua situazione clinica e, episodi del genere, non erano contemplati “naturalmente”. Siccome non era ferito alla testa e non vedeva iniezioni sulle braccia ne dedusse che fosse opera di una qualche tecnica. Fu molto deluso, tuttavia, nel constatare che l'utilizzo del rilascio, anche con grandi impasti, non gli ridiede i suoi ricordi. Usò la tecnica mordendosi la parte interna del labbro così da non dover usare le mani.
    Perchè il rilascio? Bhè era semplice: un effetto simile si poteva ottenere solo da genjutsu o fuinjutsu. Almeno il primo caso era stato escluso. Il secondo non poteva invece essere verificato...


    Altro non poteva dire. Tuttavia, se una cosa era certa, era che la sua posizione era a rischio, o meglio, che lo credevano colpevole di qualcosa. Nel pensare questo, si attivò un ricordo nella sua mente relativo ad un attentato che doveva fare all'amministrazione Kiriana. Un pensiero che, appena risvegliato, fece montare in lui il senso di colpa...

    Doveva fare un attentato a Kiri? Si...bhè questo è quello che aveva pensato, ne era sicuro. Tuttavia quel senso di colpa, che sembrava quasi suggerirgli di vuotare il sacco, anche se questo avrebbe causato la sua fine, non gli permisero di analizzare bene il ricordo. Con foga ricacciò dentro di se il sentimento e si mise a guardare tutti i presenti.


    “ Allora? Nessuno mi sa dire perchè sono ferito e incarcerato?”

    Le altre risposte le avrebbe carpite dagli altri.


     
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    Falce dei Kaguya


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    La situazione passò dal grave all'assurdo quando la lucertola d Febh replicò ad Amara ed il geco, che un pò superbo lo era, non tardò a ribattere: "Tu chiami quelli versi? Ascolta le sagge parole che il grande Adurba trasmette a tutti i suoi discepoli.", iniziando a sua volta ad emettere dei versi vagamente simili, almeno come tonalità, a quelli dell'altra lucertola.
    Shiltar guardò perplesso l'illuminato rettile che aveva richiamato: "Amara, non ho richiesto la tua presenza qui per una disserzione fra filosofia e poesia, piuttosto perché non vai a fare ciò per cui sei stato chiamato?", avrebbe cordialmente chiesto il Mizukage, prima di portare la propria attenzione sullo Yakushi: "Non ti preoccupare, Febh, nessuno qui vuole irritarsi più di quanto già non lo sia... altrettanto non posso dire per chi qui non è presente.".

    Ed in effetti quando Shiltar vide arrivare dal villaggio prima Itai, che si preoccupò di tutti quelli che aspettavano alle Mura, poi Fujiko, Akimaru assieme a questo fantomatico otese misterioso.
    L'amministratrice aveva uno sguardo da "innocente", ma quello di Shiltar, verosimilmente, trasudava disappunto per tutta la faccenda, quando poi "Fujiko" accennò al "venditore di fuffa", il Kaguya sollevò una mano, per dirle d'interrompersi: "Voglio essere chiaro, da Mizukage ad amministratrice di Kiri... devi scusarti per come hai definito Febh.
    Non siamo ospitali, va bene; di questo tizio qui, non me ne frega un bel niente; appena sarai lontana dai territori di Kiri lui vorrà ucciderti, gliene ho dato il permesso, ma non si dica che al villaggio siamo maleducati."
    , ad ognuno le proprie priorità, Shiltar aveva le sue, "Se no, mi vedrò costretto ad operare dei tagli, chirurgicamente.", concluse e probabilmente il "fu Godsan" avrebbe potuto intuire la metafora celata nella frase.

    Dell'aspetto lacero e mal ridotto dell'otese, che arrivava su una sedia a rotelle, onestamente, non gliene interessava niente: se Shiltar negli anni aveva sempre avuto un elemento costante era il suo più completo disinteresse verso la stragrande maggioranza degli otesi e quel tizio non era da meno.
    Certo quando quello iniziò a parlare con fare decisamente confuso ed alla fine chiese come mai era in quello stato, il Kaguya non commentò niente, semplicemente rivolse lui un sorriso beffardo verso Fujiko, in attesa di dovute spiegazioni, "Ottima domanda la sua, la cui risposta vorrei sentire prima dell'amministratore Otese a cui devi dare delle dovute scuse.", chiese all'altra.
    Dal punto di vista di Shiltar, prima buttavano fuori quell'improvvisato prigioniero, prima risolvevano una situazione che non aveva ragione d'esistere.
     
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    Oto, sounds Good

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    La noia dell'attendere, senza nemmeno quel fremito d'eccitazione per l'imminente battaglia, mi aveva stancato più di una marcia forzata e mi ritrovai presto nuovamente alle mura, incurante del fatto che l'agitazione fosse scemata o meno. Avevo solo voglia di riprendere il viaggio e concluderlo, possibilmente evitando la presenza di altri ninja del Suono con cui avrei rischiato d'impantanarmi come stava probabilmente per accadere.
    Sarebbe stato sicuramente più saggio lasciar correre il tempo, magari chiudendosi in una camera in affitto fino all'alba del giorno seguente, ma la pazienza non era tra le miei più note virtù e, piuttosto che affrontare lunghe ore di inattività, mi sarei goduto i guai che le mie origini mi avrebbero causato.

    Giunsi così nei pressi della guardiola, mani ben in vista oltre la stoffa del mantello ed il fodero della spada stretto nella mancina, non avrei dato a nessuno la scusa di puntarmi contro una lama anche perchè, se mi conoscevo almeno un poco, una qualsiasi minaccia sarebbe stata difficile da ignorare e se il mio fiuto da ex-guardiano non m'ingannava, quel posto era già tremendamente avvolto da una tensione a dir poco palpabile.
    Lasciai scorrere lo sguardo lungo la merlatura nel suo profilo interno, ma dai piedi della fortificazione non riuscì ad individuare l'uomo che stavo cercando. Speravo mi trovasse lui, ma nel caso avrei semplicemente fatto richiesta di annunciarmi, sicuro che ricordasse il motivo per cui era necessaria la sua presenza alla mia uscita di scena.

    Di tutto quello che poteva accadere attorno me ne fregai, distogliendo volutamente l'attenzione da ogni elemento interessante, nemmeno mi accorsi della presenza di Shiltar o degli altri protagonisti.
    Avevo tutte le intenzioni di andarmene al pari di un'ombra che scivola sul terreno, ed avrei effettivamente potuto farlo, ma nel caso qualcosa fosse andata storta mi sarei ritrovato in una pessima situazione. Meglio tenere i trucchi di magia per le situazioni di vero bisogno.
     
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    È colpa tua. Ratty

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    La dissertazione poetico-mistica stava cominciando a irritare sia Febh che Shiltar, tanto che mentre il Kaguya riprendeva il geco, anche lo Yakushi intimò al suo rettile di piantarla..con una pedata ben assestata sulla fronte. E smettila con questa lagna! Meno diplomatico del Kaguya...ma più soddisfacente.

    Rieccoli apparire. La kunoichi più stronza dei cinque paesi, assieme a Itai, a quel tizio che tempo addeitro aveva causato guai con Nikaido, e infine jin/eiatsu sulla sedia a rotelle. Apparentemente svenuto. bene..eccoli qui. Fu il commento, secco e a muso duro dato dallo Yakushi. Piuttosto, lo vedo abbastanza spaesato...Per quanto ne so potreste averlo drogato o sostituito con altri...o perchè no? Magari gli avete estorto informazioni riservate su Oto...conosco la tecnica di lettura della mente. Febh incrociò le braccia, folgorando con lo sguardo i presenti. Come ho detto, prima che questo qua dica qualunque cosa voglio essere sicuro che non sia stato sostituito, o alterato in qualche modo! Aveva conosciuto un tipo che tramite le giuste droghe e tecniche aveva sviluppato delle personalità secondarie..nulla impediva con metodi simili di infilare informazioni false nella mente della gente.

    Quanto alle parole di Fujiko, si limitò a mostrarle il dito medio (Infantile? Si...ma tanto ormai aveva il permesso di Shiltar di farla fuori). Ci vediamo in giro, amministratrice. Aggiunse poi, dopo il rapido intervento del Kaguya che riportava la donna più mestruata del secolo all'ordine.

    Innanzitutto voglio rivolgergli alcune domande...anche con voi presenti, non mi importa. In secondo luogo, voglio che venga eseguita la tecnica del Rilascio su di lui..a costo di farlo io stesso. Auspicava che le sue richieste venissero esaudito (aveva detto "voglio", non molto gradevole, ma dopotutto aveva avvertito già da prima che queste erano le sue intenzioni. In cambio non avrebbe raso al suolo le mura, dopotutto!)

    Se non gli fosse stato concesso, avrebbe dato ordine alla lucertola di battere con forza la grossa coda a terra. Spero di aver capito male. Perchè se davvero queste sono le vostre condizioni, posso anche andarmente...ma vi consiglio caldamente di fortificare le mura, perchè non tornerò certo da solo. E accadrà quando meno ve lo aspettate. Una minaccia chiara e incontrovertibile, cui avrebbe fatto seguito un allontanamento della lucertola, mentre lo Yakushi continuava a guardare le mura, pronto ad agire se avessero tentato di fermarlo. Quel battibecco sarebbe degenerato in una vera e propria guerra.

    Se glielo avessero concesso In primo luogo...sei davvero il chunin di Oto Eiatsu, noto come Jin? Se lo sei non avrai problemi a parlarmi della cara Yugito e del suo cibo preferito... Un controllo semplice...dubitava che con l'interrogazione mentale sarebbero arrivati a discutere della cannibale incontrata per caso da Febh e da Jin qualche tempo prima. Immediatamente dopo aver valutato che quell'uomo era davvero chi diceva di essere, lo Yakushi avrebbe risposto alla domanda di "jin" con un'altra domanda. Non ricordi perchè sei stato incarcerato e portato via? Molto interessante...quindi non rammenti che l'amministratrice ti ha portato in ospedale? E ricordi niente di cosa è successo dopo?. La risposta sarebbe stata ovviamente "no" e da lì partì la filippica di Febh. Ma bene. Quindi non ricorda di essere stato portato via...non ricorda di aver tentato di ribellarsi e non ricorda nulla di cosa è successo. Questa mi sembra una dimostrazione fin troppo palese che i suoi ricordi sono stati in qualche modo alterati...e quindi ogni sua dichiarazione, quale che sia, sarebbe del tutto priva di fondamento. Mi chiedo però come mai fare una cosa tanto stupida come cancellare del tutto questi ricordi, Mizukage...voglio sperare che tu fossi in buona fede, Shiltar, ma allora come spieghi questo fatto?

    Forse la tua preziosa amministratrice ha qualcosa da nascondere? O ha fatto qualcosa che va contro le leggi accademiche magari. Pretendo una spiegazione...e se non la troverò soddisfacente...potrei passare a richieste più sanguinolente! In quel momento detestava Fujiko e aveva un profondo disprezzo per Shiltar...ma il Mizukage era comunque un uomo relativamente ragionevole...quindi sarebbe dovuto essere quantomeno seccato da una simile azione fatta da un suo sottoposto. Se davvero avevano adulterato la memoria del trinciacadaveri, allora i kiriani avevano commesso davvero un passo falso...
     
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  9. kane-hell1
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    Welcome to Kiri

    Narrato
    Parlato
    "parlato altri"


    "SVEGLIA MINCHIONE!"

    Le urla di Gennai attraversarono tutto il corridoio mentre i suoi passi pesanti rimbombavano facendo tremare le pareti della stanza. Aprii gli occhi e mi misi a sedere sul letto.

    << Cosa diavolo hai da urlare obaasan >>

    Il grosso samurai spalancò la porta con un calcio

    "Neanche oggi che è un giorno importante sei riuscito ad alzarti presto ... "

    Aveva una ciotola di riso tra le mani

    "Questo è il giorno in cui ... FINALMENTE LA SMETTERAI DI SCROCCARE CIBO DA CASA MIA!"

    Evitai per miracolo la ciotola di riso che si infranse sul muro alle mie spalle

    << TU SEI UN FOTTUTO PAZZO! >>

    ...

    La casa di Gennai, quella catapecchia sulle colline di Kiri, era stata la mia casa per oltre due anni. Il rapporto che avevo con il vecchio samurai era qualcosa di speciale, lui era come un padre, un amico ed un maestro per me ed in pratica era tutto ciò che mi rimaneva. Non era facile separarsi da quella vita, da quella casa, da Gennai, ma una nuova vita mi aspettava e non avevo più intenzione di attendere oltre.


    "E così il giorno è arrivato ragazzo, finalmente puoi iniziare la tua nuova vita da shinobi"

    << Grazie di tutto obaasan >>

    "Quante volte ti ho detto di chiamarmi SENSEI! ... aaah lascia stare è fatica sprecata con te. Ora vai e non dimenticarti di me"

    << Invece spero di farlo il prima possibile >>

    Dissi iniziando a correre giù per la collina

    "SCREANZATO! ... DOVE CORRI! ... TORNA SUbito qui!"

    Continuai a correre senza voltarmi, sapevo che Gennai stava sorridendo magari con qualche lacrima agli occhi e finalmente realizzai che le nostre strade stavano per separarsi definitivamente. Quando fui abbastanza lontano mi voltai un ultima volta a guardare la vecchia casa del samurai, quindi ripresi a correre sparendo tra gli alberi della foresta

    ...

    Continuai a correre attraverso gli alberi della foresta seguendo il sentiero che mi avrebbe condotto al villaggio. Dopo circa quattro chilometri di corsa sbucai fuori dalla foresta e mi ritrovai sulla costa dove potei ammirare il paesaggio che avrebbe contraddistinto la mia nuova vita, mare agitato, molto vento e cielo cupo. Continuai a correre lungo la costa fino a trovarmi al porto, luogo in cui ero stato già molte volte per svolgere commisioni assegnatemi da Gennai, salutai rapidamente i mercanti della zona e continuaia correre fino al cancello di Kiri.

    Non mi ero mai spinto tanto oltre ed era la prima volta che vedevo le imponenti mura del villaggio, costantemente protette dal bene più prezioso a disposizione per un ninja di Kiri, l'acqua. Le mura infatti erano costantemente ricoperte di acqua marina che dalla cima scorreva verso il basso andando ad infrangersi contro una barriera di scogli posta alla base delle mura. Il grosso portone centrale aveva le fattezze di una potente cascata attraverso la quale era ben distinguibile lo stemma del villaggio.

    Restai estasiato di fronte alla maestosità di tale costruzione e il mio sguardo iniziò a percorrere interamente la superficie del portone da lbasso verso l'alto. Notai infine le due gigantesche torri di guardia, sulla cima delle quali un numero impressionante di sentinelle aveva già notato la mia presenza. Restai fermo ad attendere un loro qualsiasi movimento o segnale...

     
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    Scheda di Etsuko della Nebbia

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    Perifrasi di un Uomo Folle… (2)

    L’incolta barba circondava l’ormai stanco viso che dei suoi anni conservava solo un lontano ricordo, segnato dalle avversità del tempo, temprato dalla forza della natura e dal lento ma inesorabile scorrere delle lune.
    Due, segnate e scure occhiaie circondavano gl’azzurri occhi, profondi, inscrutabili, distanti e dispersi in una terra lontana, vicini al punto di non ritorno eppur ancora vivi e lucidi. Così come gli sparuti momenti di lucidità di una mente folle, l’uomo rivide vividi i ricordi di quei luoghi, di quell’aria salubre e di quella nebbia che in passato fu sinonimo d’incertezza tanto quanto ora di protezione, fugace e inutile al cuore, ma tanto efficace agli occhi.
    Vestito di stracci, quelli che tempo addietro aveva deciso di deporre quando aveva lasciato quei luoghi, senza permesso, senza preavviso, ma ora convinto a tornare, pur consapevole di doverne pagare le conseguenze, anche se in se, sperava nella magnanimità del Mizukage, per il quale tanto aveva rischiato, depositario dei segreti di quella donna, che attualmente assieme a lui reggeva le sorti del villaggio della Nebbia. Segreti Pesanti come macigni, eppure sempre Custoditi agevolmente e senza ripensamento alcuno. Lo scultore di quella opera, che nessuno può capire, che nessuno può vedere perché così tremendamente reale. Eppure ella aveva un nome e un volto, anzi, ne aveva due ben distinti, ma così ormai complementari.
    Cosa avrebbe detto per Giustificare la sua assenza?
    Non lo Sapeva Etsuko,
    ma non erano fandonie, realmente aveva un buco nero di quel periodo, come se qualcuno avesse cancellato propriamente i suoi ricordi, non ricordava la sua casa, non ricordava che il suo nome e nulla d’altro. I frammenti di memoria che adesso conservava, gli erano apparsi come flash, sfiorando quello che avrebbe poi scoperto parte del suo passato, lo stesso oggetto che ora portava al braccio, raffigurante lo stemma di Kiri … copri fronte della Nebbia!
    Ma perché prima di ogni cosa aveva nitidi nella mente quei ricordi? Un chirurgo, un laboratorio segreto, delle mani che modificavano il volto di qualcuno rendendolo qualcos’altro … di chi erano quelle mani? Le sue Forse? Era dunque un medico …? E perché ricordava perfettamente i nomi e gli avvenimenti che così indissolubilmente intrecciavano tra loro le vite dei due massimi esponenti di Kiri e di nessun altro?
    Presto i suoi dubbi sarebbero stati risolti, le sue lacune colmate…
    Ormai era davanti al grande portone della Nebbia…
    Ma Non Era Solo
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    Rimasi immobile per quasi un minuto cercando cenni dalle guardie, ma questi non arrivarono. Non ero un tipo che amava attendere e mi servì poco per perdere la calma

    << Allora mi fate entrare o vogliamo restare qui a guardarci ancora un po' ? >>

    Prima che la risposta potesse arrivare percepii i passi di qualcuno che si avvicinava alle mie spalle. Mi voltai incrociando lo sguardo di un uomo sfatto, barba incolta e delle profonde occhiaie, segno di un lungo viaggio che durava forse da anni.

    << Hei vecchio, sai per caso come si fa ad entrare? >>

    Tirai fuori dalla tasca un sacchetto di caramelle ne misi una in bocca e mi voltai nuovamente verso le torri di guardia sporgendo il braccio in modo che il sacchetto fosse ben visibile.

    << Caramella? >>

     
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    Perifrasi di un Uomo Folle (3)

    << Hei vecchio, sai per caso come si fa ad entrare? >>

    Sopraggiunsero quelle parole alle orecchie dell’uomo, possibile che avesse ormai quell’aspetto? Possibile che il giovane e vigoroso uomo che era, dalla fisicità definita, quasi statuaria, potesse essere oggi confuso con le fattezze del corpo sfatto e ormai cagionevole di un vecchio?
    Se solo avesse avuto ricordi di quello che era un tempo il suo carattere, l’egocentrismo esasperato ed esasperante, la sicurezza di se, non avrebbe neppur esitato ad attaccar briga
    Con quel ragazzo … ma i suoi sproloqui mentali non potevano esser ascoltati da chi aveva di fronte che probabilmente adesso lo fissava con atteggiamento contraddetto, dal mutismo del suo interlocutore.
    Rispose Dunque:

    a cosa pensi che serva quel portone lì?

    Aveva indicato l’immensa entrata di Kiri …

    E cosa pensi ci facciano lassù le sentinelle? Non vedi che l’ingresso è affollato?

    Avrebbe poi continuato fissando gl’attori di quel teatrino che si susseguivano davanti alle possenti mura della nebbia …

    E non t’azzardare mai più a chiamarmi Vecchio.

    Il tono perentorio, non ammetteva repliche e ne Etsuko gliene avrebbe concesse.

    Dai qua …
    Mi sa che ci toccherà aspettare un po’

    Porse la mancina a quel ragazzo, pronto a riceverne il dono, una caramella dopo il lungo viaggio non era il massimo, avrebbe desiderato, un bagno caldo o per lo meno una doccia ristoratrice, un buon pasto e una bella dormita. Ma in tutto ciò non l’avrebbe di Certo disdegnata.

    Cosa ci fai qui a Kiri?

     
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    九代目水影 - Kyuudaime Mizukage

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    Giornata noiosa, in quel delle mura. Ero come al solito al mio posto di guardia quando vidi avvicinarsi due figure. Una mai vista prima e l’altra che era fortunatamente molto famigliare. Saltai giù, dando l’ordine di aprire il cancello. Etsuko era sparito nel nulla, ma dubitavo avesse tradito Kiri. Aveva detto che sarebbe stato via, quindi a parte quei noiosi professori in ospedale, non si era allarmato nessuno.

    « Etsuko? Iniziavamo a pensare che fossi morto. Tu che vuoi ragazzo? »


    Una volta udite le ragioni del giovane, senza troppe indiscrezioni, indicai la guardiola che si mostrava alle mie spalle. L’edificio modesto a due piani era sorvegliato da un uomo abbastanza annoiato, a dirla tutta.

    « Molla tutto lì e vai in amministrazione. Se non sai dov’è, fattelo spiegare dalla guardia davanti alla guardiola alla quale consegnerai tutte le tue armi. Non voglio che tu abbia nemmeno un spillo addosso »


    Ero annoiato, assonnato e sinceramente, anche un po’ accaldato per via dell’umida estate kiriana. Non potevo che assumere un tono piatto e poco interessato nei confronti di quel ragazzo.
     
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    L'uomo rimase a fissarmi con i suoi occhi spenti per qualche secondo prima di rispondere alla mia domanda, forse il mio tono da ragazzino sbruffone era risultato antipatico, ma sfortunatamento ero fatto così, non pensavo mai prima di parlare. Feci per rispondergli, ma prima che ci riuscissi il mio interlocutore aveva allungato una mano chiedendo una caramella. Lo guardai attonito per qualche secondo, quindi infilai una mano nel sacchetto di dolciumi per prendere una caramella che gli lanciai con un abile gesto delle dita indice e pollice.

    << Cosa potrei fare in un posto tanto brutto se non arruolarmi? Voglio diventare un ninja >>

    Infilai un'altra caramella in bocca

    << E tu invece cosa ci fai quì, sei un mercante? >>

    Finalmente arrivò una delle sentinelle che molto frettolosamente si liberò di me mandandomi in amministrazione. Era alto più o meno quanto me, un bel ragazzo che aveva l'aria di chi nella sua vita ne avesse passate di tutti i colori. I suoi occhi traboccavano esperienza e sicurezza d'ando l'impressione di trovarsi di fronte ad un vero colosso

    << Che modo di accogliere i novellini, fossi in te prenderei una caramella, un po' di dolcezza nella vita non fa mai male >>

    Sparai un'altra caramella in aria in modo che la sentinella potesse prenderla tranquillamente, in caso contrario sarebbe caduta in terra, conseguenza che avrebbe scaturito la mia antipatia verso quel guardiano. Mi sarei quindi voltato e diretto verso il villaggio continuando a parlare ...

    << Comunque il mio nome è Shiro, piacere di avervi conosciuto >>

    Prima di entrare nel villaggio avrei posato tutte le armi come mi aveva detto il guardiano

    << Queste vengono con me >>

    Dissi riponendo il sacchetto di caramelle in tasca

     
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    << E tu invece cosa ci fai quì, sei un mercante? >>

    La risposta del ragazzo non tardò ad arrivare, quanto invece quella di Etsuko, che paradossalmente poco ricordava del suo ruolo in quel paese, era quasi tentato d’intavolare discorso con quel giovane ninja, quando una voce dai tratti così famigliari giunse dalle mura. Lo chiamava per nome, dunque un passo avanti nella scoperta del suo essere …

    Si, una cosa del genere!

    Tagliò corto rapito dal voler carpire il volto associato alla frase pronunciata precedentemente.

    « Etsuko? Iniziavamo a pensare che fossi morto. Tu che vuoi ragazzo? »

    Se solo quell’uomo avesse potuto scorgere nella mente d’Etsuko, avrebbe capito quanto quella affermazione potesse risultare paradossalmente vera. Che fine aveva fatto l’uomo che era, il Ninja che era. Quali segreti celava quel volto e quanti ancor di più la sua anima?
    Pronto a replicare quando vide il volto dell’uomo che gli si prostrava davanti, tutto mutò improvvisamente in una visuale di istantanei tratti di vita, dei quali Etsuko riusciva a visualizzare dettagli e personaggi come se a viverli fosse in terza persona.
    Dapprima una grossa nave, e l’uomo che pochi istanti prima gli era davanti adesso era accanto ad un colosso … remake, adesso il viaggio su una creatura strana e altre scene confuse, le mura di Kiri, il Mizukage, Fujiko… e poi improvvisamente così come erano apparse quelle istantanee scomparvero dissolte da un labile strato d’offuscamento, lasciando di reale solo una goccia di sudore fredda, come le lande gelide dell’antartico, scorrere lungo la fronte sino ad arrivare sul naso e a disperdersi nella lunga barba.
    Laconici gli occhi fissavano l’uomo, lo sguardo di un folle, così come le successive parole, probabilmente di colui che un tempo conosceva perfettamente la mappatura della città ma che adesso, non aveva idea di dove si trovasse.

    Dove posso trovare Fujiko… ? qual è la strada più breve per arrivare da lei?

    Queste le uniche parole che era riuscito a pronunciare, sicuro così di non trovarsi in un increscioso imbarazzo.

     
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