La Mensa dell'Accademia

Luogo di ritrovo per Sensei e Allievi

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    意志力は爆発します



    Tutti Scapestrati questi studenti....



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    Il Ragazzo non posrse nessuna scusa al cuoco, che grugnendo se ne tornò in cucina, col vassoio del giovane Kiriano.
    Ah...
    Ma da quando uno studente accademico aveva tanto gallo?
    Erano poco più che mezze calzette eppure tanata spavalderia mostravano ogni giorno...
    Il mondo stava prorpio andando a rotoli...
    Poco dopo il giovane raggiunse l'Aburame al tavolo sgombro da altri shinobi.

    "Dimmi chi sei e cosa vuoi"

    Ancora... ma chi diavolo credva di essere?
    Yosuke lentamente alzò lo sguardo ad incrociare quello del giovane "shinobi".
    Che ragazzino.

    Chi sono non ti è concesso saperlo, sappi solamente che non sei nella posizione adatta per fare il duro....
    Sembri debole... e da come parli piuttosto stolto.
    Non sei neanche un Genin...
    Ti serve una lezione di buona educazione...
    E a quanto vedo dal tuo fisico... anche un addestramento completo...


    Yosuke si immaginava che il giovane non avesse mai neanche intrapreso l'addestramento primario per potersi definire un Ninja.
    Così guardando il Kiriano abbastanza arrabbiato disse:

    Allora...ho sbagliato o ti serve sia una lezione di buone maniere che un addestramento...Kiriano?

    Yosuke avrebbe atteso la sua risposta....
    Ma tutto sarebbbe stao deciso dal modo in cui essa sarebbe stata espressa...



    意志力は爆発します



     
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  2. //ally//
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    Davanti al konohano
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    Forse Murai si stava comportando troppo spavaldamente, ma non poteva farci proprio niente; infin dei conti quello era il suo carattere. E soprattutto si incavolava nero se qualcuno pretendeva di insegnare a lui i veri valori della cucina.
    Insopportabile.
    Il konohano davanti a lui cominciò a parlare abbastanza seccato


    Chi sono non ti è concesso saperlo, sappi solamente che non sei nella posizione adatta per fare il duro....
    Sembri debole... e da come parli piuttosto stolto.
    Non sei neanche un Genin...
    Ti serve una lezione di buona educazione...
    E a quanto vedo dal tuo fisico... anche un addestramento completo...


    Lo stava prendendo in giro. Comunque non aveva tutti i torti. Murai non era granchè allenato, era abbastanza debole.
    Non poteva certamente ingaggiare uno scontro contro quel tizio perchè molto probabilmente lo avrebbe sterminato in pochi attimi.


    Allora...ho sbagliato o ti serve sia una lezione di buone maniere che un addestramento...Kiriano?

    Non hai tutti torti. L'unica cosa è che le buone maniere non mi servono.
    Mi serve un addestramento.


    Guardava lo shinobi davanti a lui con rispetto. Sapeva che era più forte e quindi bisognava rispettarlo.

     
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  3. [.:RoUgE:.]
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    意志力は爆発します



    Fra tre albe vieni



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    Che infantile...
    Altro che un addestramento, a quel soggetto sarebbe servito stare un po' con la fame addosso, dopo di ciò avrebbe mangiato voracemente anche dei viscidi vermi.
    Yosuke sapeva che cos'era la fame, c'era stato abituato a sopportare quel dolore, ed era abituato anche a mangiare qualsiasi cosa.
    Presto il giovane di Kiri avrebbe capito quello che l'Aburame intendeva con le sue parole:

    Bene se vuoi essere addestrato....
    Presentati nel cortile dell'accademia tra 3 giorni esatti.
    Io ti aspetterò lì alle 6.00 del mattino...
    Adesso prendo congedo...


    O se gli avrebbe fatto bene quell'addestramento, ma il giovane non si immaginava neppure che genere di inferno lo aspettasse tra 3 albe...
    Yosuke uscì fuori dalla mensa, pronto per tornare a Konoha.



    意志力は爆発します



     
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  4. Dragon's Cloud
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    SPOILER (click to view)
    Narrato
    Pensato
    Parlato


    L'ombra di un pasto



    Finalmente sono arrivato

    Pensava il giovane dai capelli biondi mentre il traballante carro merci varcava il grosso portone dell'accademia. Il viaggio era stato piuttosto lungo, ma tutto sommato non era stato troppo pesante, grazie al simpatico mercante che lo aveva accompagnato da quasi l'inizio del percorso. Saltò giù dal carretto non appena questo si fermò e salutò l'uomo che gli aveva offerto il passaggio e la compagnia.

    Arrivederci, Ossan, grazie di tutto.

    L'uomo ricambiò, augurandogli buona fortuna per il raggiungimento del suo sogno. Il sogno di diventare un ninja... Il miglior ninja di Konoha. Una posizione che avrebbe gli portato soldi e donne. Tanti soldi e tante donne. Molto meglio di quell'inutile befana della nonna e del suo progetto di fargli studiare la stregoneria. Bah... non sarebbe mai diventato ricco riuscendo a fare qualche trucchetto da prestigiatore...
    Sorrise pensando a cosa avrei potuto ottenere se avessi raggiunto il suo obiettivo e si avviò all'interno dell'enorme struttura. Prima di tutto doveva diventare più forte, e per diventare più forte doveva allenarsi...

    Grumble

    Rimase paralizzato al gorgogliare del suo stomaco. In effetti doveva essere l'ora di pranzo. Beh... Il suo futuro avrebbe anche potuto aspettare un buon pranzetto, soprattutto considerando che senza energie non sarebbe arrivato molto lontano. Cercò con lo sguardo le indicazioni per raggiungere la mensa, e quando le trovò, si avviò per la sua strada.

    [...]

    Non troppo saporito... Beh... Almeno non ho dovuto cucinare, né dovrò ripulire...

    Pensò a voce alta, conscio del fatto che, mangiando a casa sua da solo, non solo sarebbe stato costretto ad occuparsi della preparazione delle vivande e della pulizia delle stoviglie, ma si sarebbe pure sentito parecchio solo. Invece lì c'era ogni tipo di persone, ed era tutto sommato interessante nonché divertente stare ad osservare coloro che passavano per un luogo come quello. Si diede un'occhiata intorno mentre si puliva la bocca, lasciando poi il tovagliolo vicino al piatto vuoto.


    CITAZIONE
    "E questo sarebbe cibo!!!!!!!!!!!!!!!! Bisognerebbe arrestarvi uno per uno!!!!!!!!!!!!!!! Tutto questo è un orrore!!!!!!!!!!!!!!!!!"

    Un ragazzo seduto poco distante da lui sbatté i pugni sul tavolo con impeto, gridando. Ovviamente tutti gli occhi della sala si rivolsero a lui e calò un velo di silenzio abbastanza imbarazzato, rotto solo dal mormorio di coloro che commentavano il comportamento del ragazzo e dai grugniti del cuoco, ferito nell'orgoglio da una tale affermazione.
    La situazione non era particolarmente tesa, del resto il ragazzo che aveva reagito non era proprio un tipo minaccioso, tuttavia l'intervento di un altro ninja, che mostrava sicuramente più esperienza e buone maniere, fu provvidenziale per raffreddare gli animi e sedare ogni focolaio di un possibile scontro.
    Ci fu un rapido scambio di battute tra i due, di cui il bambino dai capelli biondi captò gran parte del senso


    CITAZIONE
    Ti serve una lezione di buona educazione...
    E a quanto vedo dal tuo fisico... anche un addestramento completo...

    Addestramento. Si, certo. Quel ninja avrebbe potuto addestrarlo, farlo diventare più forte, permettergli di fare un ulteriore passo verso il suo sogno. Saltò in piedi e si avvicinò al ninja, di cui poté ora notare distintamente il coprifronte, recante il simbolo di Konoha. Erano dunque concittadini.

    Hey, Ninja-san. Ho bisogno che tu alleni me. Sono forte per la mia età, ma ancora non abbastanza, ed ho bisogno di qualcuno che mi aiuti a superare i miei limiti.

    Si avvicinò al ninja, iniziando a bisbigliare

    E poi anch'io sono di Konoha. Suvvia, non vorrai veramente addestrare un tipo come quello. Basta guardarlo per capire che non ne può uscire niente di buono. Meglio lasciarlo andare per la sua strada ed allenare me...

    Parlò gesticolando un poco, tanto che, probabilmente, il ragazzo di prima avrebbe intuito molto alla lontana ciò che gli stava suggerendo. Ma Kiyoshi non se ne curò, e dopo essersi allontanato dal ninja, poggiò le mani sui fianchi e si mise a ridere con soddisfazione.

    Allora, siamo d'accordo? Sarai il mio maestro?
     
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    Non Uno, ma due Nuovi Studenti da addestrare....



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    Quel Maleducato di un Kiriano... se ne era già andato via, e adesso ecco che un altro studente si stava avvicinando al genin, già particolarmente scocciato dall'aver dovuto riprendere quello scapestrato...

    Hey, Ninja-san. Ho bisogno che tu alleni me. Sono forte per la mia età, ma ancora non abbastanza, ed ho bisogno di qualcuno che mi aiuti a superare i miei limiti.

    Che diavolo?Aveva ascoltato la conversazione del Genin assieme al kiriano... maledizione... una nuova recluta, un nuovo potenziale nemico...
    Ma Yosuke era un sensei accademico, o almeno era la strada che avrebbe voluto intraprendere di lì in avanti, come poteva dire di no ad un moccioso voglioso di patire le pene dell'inferno?
    Non capitava certo tutti i giorni...
    Poi quello si avvicinò fino a sussurrare vicino alla testa di Yosu:


    E poi anch'io sono di Konoha. Suvvia, non vorrai veramente addestrare un tipo come quello. Basta guardarlo per capire che non ne può uscire niente di buono. Meglio lasciarlo andare per la sua strada ed allenare me...


    Smanaccò in uno strano modo, poi l'allievo rise...Ma quanto uscivano cretini questi nuovi shinobi?

    Allora, siamo d'accordo? Sarai il mio maestro?


    Yosuke lo guardò, come sorpreso e contrariato dalla sua affermazione, poi disse:

    Rifletti... mio giovanissimo compagno... che cosa cambia dall'essere di Konoha o dall'essere di Kiri?
    Io sono stato addestrato dal più spietato, maleducato e spartano dei Kiriani: Diheki Tabako.
    Direi che il risultato non è niente male come vedi...
    Poi come dovresti sapere l'apparenza inganna...
    Comunque, si sarò il tuo maestro, ti aiuterò a sviluppare mente e corpo in modo che tu possa affrontare l'accademia...


    Fece una pausa nella quale si concesse un sospiro...

    Se vuoi... fatti trovare come credo saprai già....
    Tra 3 giorni alle ore 6.30 nel cortile dell'accademia, porta il tuo equipaggiamento...e Preparati a desiderare di non essere mai nato....
    Detto questo arrivederci...


    E Fu così che il genin si alzò, e si diresse verso l'uscita della mensa, doveva elaborare dellle cose, strane prove, armi e congegni che avrebbero ostacolato i due studenti...
    Con un fruscio del mantello Yosuke Aburame si portò fuori dall'edificio...




    意志力は爆発します



     
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  6. Kalastor
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    Degenerated School Revival!
    Senza Limiti.



    Che cosa!? - Rabbia e sconcerto nella sua voce. - Non intendo crederci. - Piantò i palmi sul bancone. - Questa è follia, pura follia! - Si sporse in avanti con aria minacciosa. - Non avete del sakè da vendermi? - Le ultime parole come un sibilo. - Ma cosa vuol dire 'Non è adatto a dei ragazzini'?! - Storse le labbra deformando la voce in un verso deforme. - Io ho cresciuto generazioni di studenti con dolci al cioccolato e sakè! - Lo sguardo non propriamente amichevole del donnone alla cassa lo fece finalmente desistere. - Va bene, va bene! - Si ritrasse ed alzò le mani in segno di resa. - Allora prendo una porzione di ramen istantaneo. - Sospiro fra i più sconsolati. - Ma guarda te..


    Doveva ammetterlo, i tempi erano veramente cambiati. Ma nonostante fossero trascorsi cinque anni, il ricordo dei primi giorni da Sensei era ancora vivo nella sua mente. La festa per la candidatura, il giro per bar e karaoke, lo svegliarsi in ritardo folle, la corsa per non arrivare troppo in ritardo, l'assurda quantità di dolci e caffè per combattere il dopo sbornia, l'espressione esterrefatta degli studenti. Come la volta in cui erano arrivati talmente rintronati da sfasciare mezza classe solamente cercando di tenersi in equilibrio. Forse quelli erano stati i momenti più felici e spensierati della sua vita, quando ancora aveva attorno tutti i suoi amici, quando ancora aveva la possibilità di vivere senza il peso di un destino più grande di lui. Quei tempi però erano finiti, ma in fondo al suo cuore sperava ancora di poterli rivere, prima o poi. Anche solo per far finta che loro fossero ancora lì con lui.

    Merda. - Si abbandonò sulla prima panca disponibile. - Prima o poi dovrò trovarmi un lavoro vero. - La confezione di ramen fumava sopra il tavolo di linoleum. - Qui comincio ad annoiarmi..


    Stese le braccia sul poggia schiena senza troppi complimenti, abbandonando la testa all'indietro, gli occhi chiusi. Quel giorno si era persino vestito bene. Kimono lungo, azzurro con motivi di onde blu sulla parte terminale; sotto una casacca nera con i bordi bianchi ed un paio di akama sempre neri stretti da una cintura di stoffa sempre bianca, mentre ai piedi calzava un paio di sandali di legno. Niente spada, niente armi di sorta. Non lì, non in quella occasione. L'Accademia era ancora uno dei pochi posti in cui poteva girare senza il pericolo di essere ammazzato dopo ogni svolta, e quella era sicuramente una piacevole digressione rispetto alla sua vita quotidiana. Fra l'altro era andato a sedersi nei tavoli degli studenti. Non che la cosa gli importasse, ovviamente.
     
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  7. Tokì
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    vecchio%20infame

    « YAMA! TU VUOI LA GUERRA! »

    Quell'urlo dalla fonia stridula e nasale era esploso dall'altra parte della mensa, cioè nei pressi del bancone, bancone dietro il quale s'era eretto un ometto non molto alto ma dall'aria dannatamente minacciosa: indossava una tenuta da cuoco completamente bianca -benché LAAAARGAMENTE macchiata di solo LUI sa cosa-, reggeva nella mano destra una pesante mannaia da cucina che agitava avanti al viso di Jyazu dando l'idea di volerlo accoppare. « Come hai osato inquinare mia figlia con i tuoi viscidi semi!? io ti metto nel menù del giovedì! Te lo giuro! Te lo giuro! » aveva continuato ad agitarsi ringhiando come un lupo infuriato: l’aveva fatta grossa.

    A dirla tutta quella storia era iniziata qualche settimana prima, quando Jyazu di ritorno da corso Genin a Kurohai aveva incontrato una studentessa piuttosto ardente e non si era ritratto dal provare a portarsela a letto: insomma una storiella da giovani che alla fine si era conclusa con il padre di lei -cioè l'uomo della mensa- incazzato come un orso esser venuto a sapere che la sua dolce figlioletta aveva perso la verginità in uno sgabuzzino dell’accademia con un losco individuo chiamato Jyazu Yama, un otese per giunta. Insomma, se lo Yama fosse stato un uomo di tutto rispetto, MOLTO PROBABILMENTE il cuoco avrebbe costretto i due al matrimonio, ma vista l'aria da mezzo criminale che l'otese si portava dietro.. Bhè, il matrimonio non era EVIDENTEMENTE una buona idea.

    Ma in tutto quel baccano, alla fine non successe niente: il piccolo vecchietto era stato fermato dagli altri addetti alla cucina che lo avevano immobilizzato poco prima di vedergli tirare la mannaia contro lo Yama, insomma un gran trambusto davanti al quale l'otese non aveva fatto altro che sghignazzare di gusto e procedere oltre il bancone fino a dove era situata la cassa.
    Ma dal fondo le urla del vecchio continuavano imperterrite: insomma, quel tizio era un uomo tenace. Ma come non esserlo quando si viene a sapere che un tipo come Jyazu Yama ha deflorato tua figlia?
    Fortunatamente l'accademia era un posto "pacifico", un posto dove in media non si ammazzava la gente: ecco, uno di quei posti che allo Yama non piacevano nemmeno un po’.
    Arrivato alla cassa allungò una manciata di Ryo alla cassiera, la quale a giudicare dallo sguardo non aveva di certo una buona opinione del genin; insomma da quelle parti sembravano odiarlo tutti. Alla fine però lo Yama s'allontanò dal bancone senza dire niente reggendo con il braccio sinistro un vassoio d'acciaio sopra il quale era adagiata una pericolante pigna di riso bianco accompagnata da una ciotola di plastica bianca dentro la quale c'era un po’ di zuppa dal colore verdastro e dall'aspetto piuttosto losco. Insomma, cibo di seconda categoria per poveri Genin.
    Se poi il genin era riuscito a farsi odiare dall'intero staff culinario dell'accademia, bhè.. Era difficile aspettarsi qualcosa di meglio.
    Così, accompagnato dalle stridule urla del vecchietto lo Yama prese a camminare verso il settore genin. A quell'ora del giorno i tavoli erano più o meno tutti occupati ed un posto libero era da pagare a peso d'oro, difatti la maggior parte delle tavolate erano occupate dai gruppetti/team già formati che riservavano il posto a sedere esclusivamente hai membri del gruppo. Ma a Jyazu Yama non importava davvero nulla di tutta quella tiritera: Trovati un gruppo! Fai amicizia! Allenati in compagnia!.. erano tutte cose che allo Yama non facevano impazzire, lui era quasi un tipo quasi solitario. Quasi.
    Poi lungo la strada prese a pensare a tutt’altro, giusto un attimo di distrazione e..

    *Stock*

    ..Urtò malamente contro qualcosa. Era il rumore del vassoio che prepotentemente cozzava contro qualcosa di altrettanto duro, rovesciandosi sopra; allo Yama ci volle giusto un attimo prima di accorgersi che la cosa contro cui era andato a sbattere era una testa. Un testone piegato all'indietro che sporgeva da una tavolata al suo fianco.
    Inizialmente non ebbe la minima reazione.
    Calma piatta.
    E poi qualcosa iniziò a risalirgli su per lo stomaco: una malsana voglia di fare lo stronzo. Niente di nuovo. Fortunatamente l'area Genin era al fianco di quella studenti, quindi quel tipo era sicuramente un pivello. Al massimo sarebbe potuto essere un Genin come lui: chi si sarebbe aspettato altrimenti?

    Quindi lo Yama fece per tirare indietro il vassoio allungando in sincronia il capo verso il presunto pivello. « TU: ma che cazzo ti dice quel tuo cranio malato? Stai forse cercando di impedirmi di pranzare?! » Esclamò, chiaramente senza nemmeno accennare all'ombra di uno "Hey scusa se ti ho dato una vassoiata in fronte".
    Era ovviamente colpa di quel tizio.
    Oh si.
    Ci sarebbe stato da divertirsi.


     
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  8. Kalastor
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    Degenerated School Revival!
    Senza Limiti.



    Perchè? Perchè ovunque andasse trovava sempre un modo per mettersi nei casini? Perchè? C'erano almeno un migliaio di cose da fare. Posti in cui andare, documenti da compilare. Tavoli in cui sedere! Era un dannato Sensei e nulla gli vietava di scegliere quelli riservati alla sua categoria. Ma no, lui non poteva fare la scelta migliore, assolutamente. Doveva sempre incasinarsi l'esistenza, sempre cercare la soluzione più improbabile ai problemi più semplici. E tutto perchè non aveva trovato il sakè. Il dolore alla testa fu sopportabile ma quando il riso gli cadde addosso, il suo umore peggiorò radicalmente. E di partenza non è che fosse buono. Agì con grande compostezza e dignità, rimanendo immobile con gli occhi chiusi. Quasi non sentì la voce che fra tutto si permetteva anche di minacciarlo. Estrasse da una tasca interna del kimono un fazzoletto e si ripulì il viso senza troppa fretta per poi scacciare il riso anche dal vestito. Quindi si mise seduto composto, togliendo gli ultimi residui dalla faccia con le dita.

    Non dovresti agitarlo in quel modo. - Voce distesa, giusto un pò risentita. - Qui ci sono molte persone, persone che stanno mangiando. - Non l'aveva neanche visto in faccia. - Se lo porti in giro così rischi seriamente di far male a qualcuno. - Già che c'era diede una controllata al suo ramen, sempre senza voltarsi. - Un muso da scemo come quello dovrebbe essere quanto meno nascosto. - Ruotò appena il capo, concedendogli appena un quarto di sguardo assolutamente indifferente. - Lo dico per te, davvero!


    Però, era proprio fortunato. Quel tipo aveva veramente la faccia da coglione. Cicatrici che raccontavano una storia di violenza, capelli stopposi, e gli occhi di chi non solo cerca la battaglia, ma addirittura la brama. Ne aveva visti diversi come lui, e dopo tanti anni cominciava seriamente a trovarli solo ed esclusivamente noiosi. A giudicare dalla cagnara di poco prima, quel tizio doveva davvero essere uno abituato ad attaccar briga e questo tutto sommato poteva essere il giusto diversivo per contrastare il rapido peggioramento dell'umore di Yoku. E dire che quel giorno era partito con tutte le migliori intenzioni.

    Beh? - Tornò a voltarsi, dandogli le spalle. - Sei ancora qui?


     
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  9. Tokì
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    Niente.
    Quel tizio era tranquillo: nonostante si fosse beccato una vassoiata in faccia con corredo di cibo non si era scomposto minimamente, non si era apparentemente incazzato ne aveva cercato di rispondere all'offesa dello Yama: semplicemente, con una calma quasi disarmante gli aveva fatto una sorta di romanzina, una di quelle cose da Sensei -o ancora peggio da genitore- che Jyazu s'era ripromesso di evitare come il fuoco. Rimase lì, prese a fissarlo con un espressione a metà fra il sorpreso e incazzato, che diavolo doveva fare?
    Era dannatamente spiazzato.

    Muso da scemo.
    Ha detto muso da scemo!

    Insomma, c'erano molti modi per chiamare Jyazu Yama: ma nessuno fino a quel giorno gli aveva detto che aveva il "Muso da scemo", era davvero un insulto? Al giovane risalì un disarmante senso di vuotume misto ad una scintilla di rabbia, doveva reagire come se insultato -nonostante lo strano tono utilizzato da quell'uomo- oppure doveva far finta di niente?
    Insomma, nel bene e nel male alla fine le cose andavano sempre allo stesso modo e finivano con una bella rissa, ma.. Ma che diavolo! Questo tizio era troppo strano per Jyazu Yama!

    Benché spiazzato lo Yama cercò comunque di nascondere quella sensazione barricandola dietro ad un mezzo sorrisetto da stronzo, il solito sorrisetto che accompagnava tutte le sue malefatte e che non prometteva niente di buono: abbassò il braccio con il vassoio -lasciandolo colare per terra il resto delle pietanze- e fece per insinuarsi oltre il fianco sinistro di quell'uomo per poi andare a sedersi sulla stessa tavolata, non esattamente avanti a lui ma comunque in una buona posizione per poterlo guardare in faccia: così prese a fissarlo con quegli occhiacci giallastri da bastardo.

    png

    Non disse nulla, un silenzio di tomba accompagnato da quello sguardo da western americano: lo stesso sguardo che un attimo prima di catalizzarsi su quell'uomo aveva individuato la confezione di ramen posta avanti a lui. Ramen fumante che emanava un buon profumo.

    Così, VISIBILMENTE in segno di sfida lo Yama fece per allungare il braccio destro in modo da afferrare la confezione di ramen posta avanti all'altro, qualora quell'uomo non l'avesse opposto resistenza allora le dita dello Yama si sarebbero attorcigliate intorno alla confezione che poi, poco dopo sarebbe stata sollevata dal tavolo ed adagiata sul vassoio di un altro studente di passaggio: un gesto apparentemente privo di minaccia ma visibilmente mirato ad irritare quell'uomo.
    Se poi il braccio o la mano gli fossero stati bloccati allora lo Yama avrebbe reagito in risposta alla reazione di quel misterioso studente.

    Se solo avesse saputo che quello che stava sfidando non era un tipo come un altro, bhè, forse non avrebbe fatto davvero tanta differenza visto quel suo caratteraccio.


     
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  10. Kalastor
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    Senza Limiti.



    Che avrebbe reagito era certo, il grande quesito era in che modo. Yoku decise di non rovinarsi la sorpresa e si preparò mentalmente all'idea di pranzare. Non aveva davvero fame, più che altro gli seccava essere arrivato fino alla Mensa per poi andarsene a bocca asciutta, però l'odore era effettivamente gradevole e l'appetito venne da solo. Quando lo vide sedersi poco distante si limitò ad un'occhiata distratta, sollevando appena la testa. Sbuffare fu il massimo di attenzione che riuscì a concedergli e prese le bacchette con tutta l'intenzione di spezzarle e cominciare a mangiare, ma purtroppo non ebbe questa possibilità. Pollice ed indice di ciascuna mano stretti sulle stecche di legno, sguardo fisso sulla mano che si muoveva con offensiva lentezza. Poi dalla mano al braccio e dal braccio al suo degno proprietario. Rimase così, immobile con un'espressione più perplessa che sorpresa. Poi gli occhi passarono sulla confezione di ramen sino a quando non sparì, inghiottita dalla folla.

    Però.. - Tornato su Jyazu inarcò un sopracciglio, unico mutamento nella sua espressione. - ..onesto!


    Il rumore che le bacchette emisero quando si spezzarono fu come un colpo di pistola. Se l'era andata a cercare con un tipo veramente assurdo, doveva ammetterlo. Succedeva sempre così. Quando stava buono e tranquillo per i cazzi suoi arrivava qualcuno con la voglia matta di rovinargli la giornata. E puntualmente ci riusciva. Sostenne il suo sguardo, lo affrontò con calma assoluta, con una fermezza degna del miglior spadaccino. Dentro la sua testa i pensieri si muovevano lentamente. Da una parte immaginava di afferrare il tavolo per poi fracassarglielo sulla terra e spararlo quindi fuori dalla Mensa a calci nel culo, dall'altra la parte profonda della sua anima da Sensei scalpitava per immaginarsi un qualche predicozzo sul senso della pace e la concordia fra i Ninja, uno di quelli che tanto gli piacevano. Scelse una via di mezzo: dargli una lezione, ma alla maniera della Degenerated School.

    Per legge sono tenuto ad informarti che.. - Cominciò a far girare le bacchette fra le dita con una certa destrezza. - ..una recente perizia psichiatrica ha dimostrato che io sono completamente ed assolutamente pazzo.. - Tamburellò sul tavolo, producendo un rumore abbastanza fastidioso. - ..ragion per cui ogni mia azione è da considerarsi priva della capacità d'intendere e di volere. - Sorriso remoto agli angoli della bocca. - Sei proprio sicuro di voler fare questo giro di giostra.. - Bloccò il movimento di colpo. - ..amico?



     
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  11. Tokì
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    Nell’aria della mensa, o meglio in quel frangente occupato dai due si respirava quel profumo di tensione classico dei film western. Jyazu era rimasto completamente impassibile alla reazione dell'altro, che del canto suo aveva fatto una dichiarazione altroché ambigua: diceva di essere pazzo, completamente fuso: andato. Insomma, il classico tipo di persona che piace allo Yama, i fusi.. un po’ come lui d'altronde.
    Comunque non l'avrebbe lasciato finire di parlare, prese parola circa metà del suo discorso alzando il tono di voce abbastanza da sormontare quello dell'altro: « Bla. Bla.. Bla bla .. Non è che con le chiacchiere che uscirai da questa merda. » disse, mormorando quelle parola con una cacofonia alquanto fastidiosa, stava appunto cercando di fargli salare i nervi sfruttando quelle piccolezze che alla gente comunque danno piuttosto fastidio. Lui un pazzo se lo immaginava al livello delle scimmie: urlare e scalciare sopra il tavolo cercando di colpire disperatamente il nemico con una ciotola di croccantini; lui era pratico di pazzi standard. Ma quel tipo non sembrava essere uno di quelli, sembrava tendere più al genere di pazzo-omicida, insomma quello che in apparenza s'avvicina di più al classico comportamento di Jyazu Yama.

    Vista la "minaccia" di Yoku era lampante che da li a poco sarebbe successo qualcosa: ne aveva sentite tante di minacce lo Yama, ne aveva sentite di tutti i colori, anche tre alla volta. Ma questa volta lo Yama non sapeva proprio cosa aspettarsi, forse stava solo cercando di spaventarlo -invano- oppure, più verosimilmente stava dicendo la verità. Così l'otese fece per sollevare il vassoio che era ancora retto nella mano destra e lo posò con un rapido movimento sulle proprie cosce; era ancora impastato dal riso e sporcato dalla zuppetta verde che colava dall'apice lungo le varie sezioni e da lì, sgocciolava sul pavimento oramai impastato dai rimasugli del pranzo, nell'attesa della reazione del pazzo distese il dito medio della mano raccogliendo con la punta del polpastrello alcuni chicchi di riso rimasti sul vassoio, gli stessi che giusto un attimo dopo scagliò contro il pazzoide facendoci scattare contro il pollice della stessa mano.


     
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  12. Kalastor
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    Degenerated School Revival!
    Senza Limiti.



    Io ci ho provato. - La minaccia divenne azione quando il sorriso si tramutò in una linea di zanne candide. - Da qui in poi è solo colpa tua.



    Cazzo! Recitare la parte del sadico folle gli riusciva tanto bene da fargli venire il dubbio di esserlo veramente. Vero era che pur avendo scelto la via della pace non era mai riuscito a sopprimere la sottile eccitazione che lo invadeva ogni volta che si preparava ad una nuova battaglia. Una scarica di adrenalina lungo la spina dorsale gli faceva fremere il collo mentre i muscoli si tendevano e il cuore accelerava il battito. Lo credeva sul serio, per conoscere davvero un uomo devi averci combattuto contro almeno una volta, ed a giudicare da quanti dei suoi amici avevano cercato di ammazzarlo prima di divenire tali, forse non aveva del tutto torto. Probabilmente i due concepirono la loro reazione nello stesso momento ed in modo similare la misero in pratica, perchè quando Jyazu sollevò le braccia da sotto il tavolo Konzen fece ruotare un'ultima volta le bacchette per poi ritrarre la mano e scagliarle in direzione dell'avversario. Traiettoria rettilinea, bersaglio centrato attorno alla fronte, proprio in mezzo agli occhi. Considerata l'arma e le condizioni non era un attacco che potesse davvero fare del male, ma come Yoku aveva avuto modo d'imparare nelle sue notti brave, il cervello umano tende a chiudere gli occhi per proteggerli quando qualcosa si muove in direzione del viso, e proprio su questo faceva affidamento per la successiva strategia.

    Esaurito l'attacco portò le mani a stringersi contro il bordo del tavolo e spinse con tutto l'intento di schiantarlo contro il petto dello Yama e riuscire contemporaneamente a bloccarlo contro la panca dov'era seduto. Gemette per lo sforzo ma il suo fu un gesto rapido, istintivo più che realmente ragionato. Fino a prova contraria era disarmato ed in quella posizione si trovava ulteriormente in svantaggio quindi creare dello spazio di manovra era sicuramente la scelta più accorta. Il sorriso divenne sogghigno, soprattutto quando con le braccia ancora tese piegò le gambe verso il busto per riuscire così a piantare i piedi di nuovo sul bordo del tavolo e spingere ancora, questa volta con forza maggiore. In questo modo sperava d'inclinare la panca del nemico il tanto necessario a farle perdere l'equilibrio, mandandola a cadere assieme al simpatico ragazzo. Se prima l'aveva schiacciato ora voleva farlo direttamente precipitare. Nell'ultima frazione del tempo a disposizione approfittò di quella stessa spinta per cadere a sua volta, ma essendo un'azione volontaria ebbe anche la prontezza di assecondare il movimento per rotolare all'indietro e portarsi a terra accovacciato, pronto a reagire.
     
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  13. Tokì
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    C'era da dire che per essere uno studente, quel tizio era sicuramente molto veloce, tanto veloce e abile da mettere in seria difficoltà lo Yama: principalmente, il colpo apportato dalla bacchetta lo prese circa all'altezza della fronte, più precisamente 2/3 centimetri sopra il sopracciglio destro rimbalzando contro la carne ruvida della fronte; insomma un movimento che lo Yama aveva cercato di schivare condotto da una scossa di adrenalina che aveva reso quel movimento un puro scatto d'istinto a cercare di salvaguardare gli occhi. Insomma, un movimento che lo aveva portato appunto a chiudere l'occhio destro, strizzandola a dispetto del sinistro, il quale invece rimase in un certo senso vigile ma leggermente più socchiuso del normale, così poté comunque intercettare il movimento di Yoku, cioè un movimento che per la seconda volta lo aveva sorpreso.

    A dispetto della bacchetta, beh, il tavolo avrebbe fatto male, o quantomeno lo avrebbe messo in grande difficoltà: doveva agire, e gli venne da farlo totalmente d'istinto. Era riuscito ad intercettarlo, era riuscito a vederlo eppure non aveva ne lo spazio ne il tempo materiale per riuscire ad evitarlo: insomma, il massimo che poteva fare era appunto cercare di limitarlo. Per prima cosa piegò il busto all'indietro di qualche centimetro, e poi facendo forza con gli addominali sollevò entrambe le gambe per cercare di andare a frapporle tra lui ed il tavolo sfruttando un pesante colpo di talloni: un colpo mirato al centro della tavolata per andare così a rallentare l'avanzata e attutirla con l'elasticità delle gambe, le quali in risposta all'urto reagirono al peso e alla forza avversaria piegandosi fino allo stomaco dell'otese, il quale si ritrovò bloccato in una posizione piuttosto sfavorevole: insomma una posizione che lo portò a perdere l'equilibrio appena l'altro applicò una maggior pressione sul tavolo.

    Sbilanciato all'indietro e privo di una qualsivoglia stabilita si ritrovò a testa all'ingiù pronto ad impattare con tutto il proprio peso sul collo e la schiena, rischiando appunto di ammazzarsi come un idiota qualsiasi, ma no. Lo Yama non si sarebbe di certo fatto spezzare il collo con tanta facilità, infondo era un fottuto ninja, no?
    Difatti, all'ultimo momento distese entrambe le braccia all'indietro imponendo le mani sul pavimento: in questo modo sarebbe riuscito ad interrompere la caduta rimanendo sospeso in una sorta di verticale, la quale gli permise di esercitare abbastanza forza con tutte e due le gambe in modo che una volta completamente distese gli avrebbero permesso di spingere via il tavolo sfruttando tutta la propria forza.
    Al seguito, una volta liberato dal tavolo si sarebbe limitato ad sbilanciare il peso all'indietro con una capriola che l'avrebbe portato a compiere un intera rotazione del corpo, atterrando su gambe e braccia.


    Al compiersi di quel movimento lo Yama spinse con forza le braccia sul pavimento e flettendo le gambe si diede un forte slancio, uno slancio di forza che l'avrebbe concesso di bruciare il prima possibile la distanza che lo divideva dall'avversario, un rapido scatto mosso esclusivamente dall'istinto omicida dell'otese: uno scatto che l'avrebbe portato a cercare di impattare contro Yoku in un vero e proprio placcaggio a testa bassa mirando a colpirlo con tutto il proprio peso corporeo, che d'altronde non era proprio pari a quello di una piuma. Insomma, avrebbe così cercato di impattare all'altezza del costato per poi tentare di spingerlo all'indietro per cercare di farlo sbattere contro gli altri tavoli della mensa, i quali avrebbero sicuramente fatto la loro parte in quell'offensiva piuttosto brutale. Effettivamente in quel movimento non c'era una grande tecnica, era puro istinto animalesco: sicuramente poco adatto ad un ninja, ma non se quel ninja si chiama Jyazu Yama.

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  14. Kalastor
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    Degenerated School Revival!
    Senza Limiti.



    Davvero notevole! In vita sua aveva partecipato ad abbastanza risse da potersi definire un vero esperto ma quel ragazzo era un fuoriclasse. Reazioni pronte, buon controllo della situazione e la giusta dose di follia paradossa facevano di lui il genere di avversario da non sottovalutare. Per fortuna nel frattempo i commensali si erano tolti dai piedi raccogliendosi attorno ai due contendenti, formando una sorta di ring improvvisato. L'impeto lo spiazzò e Yoku fece appena in tempo a rialzarsi che già l'altro gli era addosso. Accolse l'aggancio con un'espressione decisamente sorpresa e questo gli costò metà del fiato in un singolo respiro di pura sorpresa. Picchiò contro il legno della panca, e picchiò duro, rinunciando anche all'altra metà del respiro con una smorfia di dolore. Un lampo gli percorse la schiena diffondendo una scarica di sofferenza direttamente nel cervello mentre le sue povere ossa scricchiolavano tanto per l'impatto quanto per la stretta. La folla eruppe in un boato, puro clamore animale.

    Porc..! - Mezza esclamazione a denti stretti. - Che legnata!



    Quante volte si era trovato in una situazione del genere? Troppe, soprattutto per un Ninja nella sua posizione. Ma non poteva farci niente, l'emozione che derivava dal semplice confrontarsi con un altro individuo annichiliva il suo senso della misura lo spingeva una volta di più a lanciarsi nella mischia. A pensarci bene erano davvero tante le situazioni in cui nello sprezzo del pericolo aveva affrontato gli avversarsi con la sola forza dei pugni, anche solo per dimostrare a sè stesso di saperlo fare. Forse doveva concretizzare anche quell'aspetto della sua personalità, un giorno o l'altro. Ma per ora si sarebbe accontentato di godersi quel momento senza farsi troppi problemi. La sua reazione non tardò ad arrivare, spalancò le braccia e chiuse le mani a formare una sorta di coppetta per poi sbatterle con forza all'altezza delle orecchie del suo avversario. Era una delle manovre basilari della difesa personale, una mossa che sfrutta il repentino cambio di pressione nella zona del timpano per determinare un lieve stordimento ed una momentanea perdita di equilibrio, il genere di stratagemma che permette di disorientare anche un'avversario molto più forte.

    Già che c'era approfittò di quella posizione per cercare di mettere a segno un altro buon colpo. Ora, per quanto avesse cominciato la sua carriera con l'idea di diventare un medico le nozioni di anatomia che gli rimanevano erano abbastanza nebulose e per questa ragione nessuno dei suoi colpi poteva dirsi davvero chirurgico, anzi! Agiva in maniera molto empirica, ragionando su dove gli faceva più male quando veniva ferito e sfruttando quelle semplici conoscenze per attaccare in maniera efficace. Piegò quindi la gamba e sferrò una ginocchiata al fianco sinistro di Jyazu, esattamente sotto il costato. Non sapeva esattamente cosa stava cercando di colpire, ma sapeva bene che puntare agli organi molli senza la copertura delle ossa gli permetteva se non altro di dare una bella scossa alle viscere.

    Riguardo il terzo ed ultimo attacco era in dubbio. Da un lato l'avversario poteva aver cercato di riguadagnare la distanza, magari barcollando per effetto dei colpi subiti, ma dall'altra poteva anche essere rimasto ostinatamente avvinghiato, o comunque abbastanza vicino da spaccargli la faccia. Riguardo alla prima ipotesi pensò di passare direttamente al contrattacco, scattando in avanti per riguadagnare la mischia da una posizione di vantaggio. Una volta giunto a portata, gamba sinistra rivolta all'esterno e destra piegata in avanti per assecondare l'abbassamento del baricentro dovuto ad un tentativo di diretto alla bocca dello stomaco, un colpo di allungo concepito per sfruttare lo slancio di una carica e massimizzare l'efficacia. Nel secondo caso valutò invece la possibilità di concentrarsi sullo stordimento, tirando indietro il braccio destro mentre il sinistro si poneva di traverso al suo corpo per coprire un gancio storto, che da destra puntava a colpire il mento con una traiettoria leggermente spostata in quella direzione, il genere di cazzotto creato appositamente per colpire le stelle e fare più male che danno.
     
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  15. elsamu
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    Era una giornata come un altra, e quella giornata avevo deciso di mangiare qualcosa alla mensa anzichè i soliti locali in città.
    Ero appena entrato nella mensa quando iniziò un piccolo trambusto. Due ninja avevano iniziato a darsi fastidio, arrivando fino ad una vera e propria rissa.

    I due arrivano ad un certo punto a utilizzare il tavolo dove stavano mangiando per combattere.
    Mi lanciai in mezzo ai due per bloccarli.

    Ragazzi, dai. Smettela. Finiamola qui. Comportatevi con un pò di testa e non facciamoci la battaglia tra di noi.

    Odiavo vedere dei combattimenti tra ninja, ma sopratutto per niente.
    Chissà ora cosa sarebbe successo e se sarei riuscito a fermare quella rissa.
     
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101 replies since 16/5/2008, 16:44   2125 views
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