La Piazza Centrale

[Ambientazione]

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  1. Aethis
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    Pasto



    Per mangiare dobbiamo prendere un'altra strada.
    Non ammetto lamentele sul cibo.. nè ulteriori cambiamenti di programma.



    D'accordo. Ti avviserò prima di ogni mia decisione. Ti chiedo scusa.



    Ero decisamente dispiaciuto. Forse avevo esagerato. Non mi piaceva far arrabbiare o comunque stressare la gente. Pensai attentamente a cosa fare per aiutare il mio compagno. Ormai lo consideravo un amico e quindi avevo il desiderio sincero di aiutarlo. Non parlai durante il viaggio. Ci sarebbe stato tutto il tempo durante il pasto. Presi le cose che aveva ordinato il Kakita (di sicuro aveva buon gusto in fatto di cibo o almeno lo speravo). Arrivato il cibo il kakita mi fece alcune domande:


    Allora.. In cosa consistono i tuoi affari?
    E soprattutto, quale sarebbe il mio ruolo in tutto questo?



    In effetti è giusto che tu me lo chieda. Dunque non credo che tu lo sappia ma anch'io faccio parte di un clan, o meglio di due clan: il clan Akasuna da parte di padre e il clan Nizashikawa da parte di madre. Purtroppo con la mia famiglia paterna si sono create delle tensioni in passato e quindi sono fuggito da casa. Immagino che tu non approva questo mio comportamento e in un certo senso ti capisco. Purtroppo non conosco a quali allenamenti ti abbiano sottoposto i tuoi familiari ma la mia mi ha praticamente costretto ad uccidere, seppur indirettamente, mio fratello più giovane.



    Feci una piccola pausa, per prendere un sorso d'acqua e qualche boccone. Non sapevo perché dicevo quelle cose al kiriano ma sentivo che potevo fidarmi di lui. Una volta non mi sarei fidato di lui. Anzi, una volta non l'avrei neppure aiutato. Ma ora non ero più quello di una volta. Mi credevo migliore e mi sentivo migliore. Più felice. Più in pace. Più utile al mio prossimo. Ripresi il mio discorso.

    Una volta fuggito di casa, dopo qualche piccola traversia, ho occupato una casa abbandonata. Una villa in rovina per la precisione. Dopo qualche ricerca ho scoperto che era la dimora del perduto clan Nizashikawa. E ho quindi deciso di riportarla al suo antico splendore. E' per questo che sono a Kiri. Ho bisogno di comprare dei materiali per restaurare la mia casa. Ed è qui che entri in gioco tu. Tu mi darai una mano per questo scopo. Ti dirò cosa faremo una volta terminato questo pasto, a proposito veramente un ottima scelta. Ti faccio i miei complimenti. Allora terminato qui dovresti gentilmente accompagnarmi al mercato e dopo dovresti andare in amministrazione per farti un permesso per uscire dal villaggio. E magari avvisare i tuoi genitori che sarai assente per qualche tempo. Ti porterò a Suna. Desidero farti vedere la mia terra natia e la mia dimora, Kanda.



    Il pranzo era ormai quasi terminato. Giunto alla fine avrei insistito con il mio anfitrione per pagare io.

    Dopo tutti i disturbi che ti ho causato e che ti causerò nel futuro mi sembra il minimo.

     
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  2. Squall Uchiha
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    Incontro Cruciale
    Necessità di Aiuto



    Il pranzo fu servito e Kanda lo consumò piuttosto lentamente per gustare ogni sfumatura di quel sapore di cui non si stancava mai; si serviva con educazione e classe, tipica della sua levatura sociale, mentre ascoltava il sunese sciorinare la storia della sua vita.
    Ascoltò attentamente, nonostante non fosse molto interessato, non era infatti quello che aveva richiesto con la sua domanda.


    Non ti ho chiesto la storia della tua vita, le ultime due frasi sarebbero state sufficienti.

    Disse con tono oggettivo, solamente per mettere di fronte agli occhi del suo compagno la pura e semplice situazione: Kanda era solamente interessato alla sua funzione all'interno del compito di Shu, e il rivelare la sua vita a chiunque poteva essere, per lui, pericoloso.
    Dunque quindi, il kiriano si trovò indirettamente a consigliare, anche se in un modo tutto suo, quello che piano piano riusciva ad infilarsi nei suoi pensieri, affiancato alla parola amico.
    Era restio ad avere amicizie, legami o quant'altro, non per decisione personale, ma semplicemente per una generale incomprensione con il resto del mondo che spesso si fermava alla sua scontrosità superficiale e al suo carattere difficile, ma questo sunese sembrava determinato e, stranamente, sempre presente negli importanti avvenimenti che lo riguardavano.

    Terminato il pranzo, con la gioia di entrambi i palati, il sunese volle accollarsi l'intero pagamento, che Kanda sapeva essere ingente.
    La sua posizione sociale lo metteva continuamente di fronte a queste situazioni: falsi amici che si armavano di ipocrisie gonfiate, insistendo per offrire all'occasionale amico un pranzo che gli avrebbero rinfacciato per l'eternità; reduce da tutto questo, non trascinò il compagno in uno stupido duello e gli lasciò con noncuranza il conto, avviandosi dopo il pagamento all'esterno del locale.

    Camminò dunque fino al mercato, attraversando la piazza nella sua interezza e raggiungendo, attraverso una serie di strade molto trafficate, il mercato, che in quelle ore viveva il suo periodo di maggiore attività.
    Lasciò dunque il compagno nelle vicinanze del mercato, per approfittare del suo impegno per dirigersi verso l'Accademia per prendere quel permesso a cui Shu aveva fatto riferimento prima.
    Lasciò il sunese con la raccomandazione di ritrovarsi esattamente nello stesso punto alla fine della sua vendita, e se ne andò verso la sua meta.

     
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  3. Aethis
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    Pranzo terminato



    Non ti ho chiesto la storia della tua vita, le ultime due frasi sarebbero state sufficienti.



    In un certo senso hai ragione. Ma vedi in un certo senso mi fido di te. Non credo che tu lo racconterai a qualcuno. E anche se lo facessi non sarebbe importante. Sono informazioni di secondaria importanza. Inutili per uno shinobi. Ma utili per una persona. Per conoscere qualcuno. Sai in certi casi penso che ti farebbe bene distenderti e rilassarti. Non prenderla come una critica, sia chiaro. E' solo che certe volte sembri molto teso. Come al solito parlo troppo. Scusami.



    Alla fine giunsi al mercato accompagnato dal kakita. Annuii quando mi disse che si saremmo ritrovati li. Ora dovevo solo trovare ciò che mi sarebbe stato utile per restaurare casa. Mi servivano delle travi in legno di ottima qualità, svariati mobili, pietre più qualche altro accorgimento. Girai per circa un ora e dovetti contrattare per altri 45 minuti prima di strappare il prezioso carico ad un prezzo conveniente. Concordai che tutto venisse inviato alle mura di kiri e che il carico venisse controllato al più presto. nel frattempo acquistai e vendetti svariati generi di consumo e di lusso cercando i giusti contatti nell'ambiente kiriano. La cosa che Kanda non sapeva era che questo viaggio mi sarebbe servito per uno scopo molto più ambizioso e grande che sistemare la mia casa. Uno scopo che, per il momento, sarebbe dovuto rimanere segreto. Attesi il ritorno il kakita con pazienza. Dopotutto avevo tutto il tempo del mondo prima che il carico arrivasse alle mura e venisse controllato. Fortunatamente avevo acquistato anche due pezzi di legno che cominciai ad intagliare sfruttando un coltellino. Avevo in serbo una sorpresa per il mio compagno di viaggio. Un regalo, per così dire. Giusto perché non pensasse che la mia amicizia fosse solo "di interesse".
     
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  4. Squall Uchiha
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    Incontro Cruciale
    Prima Della Partenza



    Giunse dunque dall'Amministrazione del suo villaggio natio, pronto ad allontanarsi per la prima volta in tutta la sua vita.
    Sarebbe stata quella infatti, per lui, la prima volta; mai aveva varcato le imponenti mura che circondavano il suo villaggio, fino ad ora le aveva osservate, quasi venerate, nella loro magnificenza, mentre si stagliavano a protezione di una parte dello spirito del giovane Kakita.
    Quel foglio che aveva in mano segnava il suo primo distacco da una parte di sè, e se molti tradivano o lasciavano il proprio villaggio con tranquillità, o addirittura con gioia, Kanda si separava da Kiri con ansia e nervosismo, con le sensazioni di chi deve posare per un attimo un oggetto che ha sempre avuto e che sente necessario ora, proprio perchè deve separarsene per qualche tempo.

    Mai frase fu più vera infatti, di quella che affermava che gli esseri umani danno i propri beni per scontati, finchè non si ritrovano senza e si accorgono che quello era la cosa più preziosa che possedevano.

    Raggiunse quindi il sunese e dichiarò di essere pronto ad avviarsi alle mura.


    Posso allontanarmi per una settimana, affrettiamoci.

     
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  5. Aethis
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    Abbandonare la patria



    Posso allontanarmi per una settimana, affrettiamoci.



    Non ti preoccupare. La settimana è a partire da quando lasci Kiri. Certo che qui non vi fidate proprio di nessuno. A me hanno dato un mese... ma vabbé faremo tutto in fretta.

    Cominciai a camminare verso il gate, per poi ricordarmi del minuscolo pensiero che avevo per lui:

    Ah già, prendi questo. E' un piccolo pensiero per te, nulla di che.



    Il "pensiero" era un piccolo uccellino di legno che stava perfettamente all'interno di una mano. La particolarità era che abbassando la coda, il becco si apriva e viceversa. Un minuscolo meccanismo meccanico con degli ingranaggi di legno rendeva il tutto possibile.
    Uno scherzo per un vero marionettista.
    Mi sarei fatto condurre dal Kakita alle mura in modo da cominciare il viaggio verso Suna.

    Immagino sia duro per te lasciare il tuo villaggio. Anche per me lo è stato all'inizio però sono contento di aver cominciato a viaggiare. La trovo un'esperienza molto utile. Conoscere nuove cose ci fa crescere come uomini e come shinobi, non credi?


    -----------------------------OT Zone-------------------------



    metto solo l'oggetto:

    CITAZIONE
    Uccellino Meccanico Numero 1
    Un piccolo uccellino di legno, che può restare all'interno di una mano. E' stato intagliato perfettamente da Shu e da lui donato a Kanda. La sua particolarità è che, abbassando la cosa, il becco si apre e viceversa. Sotto l'uccellino è dipinto un piccolo 1 nero. Si tratta di un regalo che segna la stima e l'amicizia che Shu prova nei confronti del Kiriano.

    Vedi tu se rispondere qui o continuare alle muraXDXD
     
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  6. Grey Knight
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    Narrato

    -Pensato-
    <<parlato>>
    <<parlato>> (altri)


    [Abilità/Potenziamenti/tecniche]

    ~pensieri nella nebbia~



    Come al solito avevo litigato con il vecchio
    <<perchè diavolo me l'hai tenuto nascosto!>>
    ovviamente si riferiva alla lettera arrivata qualche giorno prima da parte dell'accademia che confermava l'iscrizione ai corsi genin.
    <<con tutti i sacrifici che faccio per te! Ti ho raccolto in casa mia, ti sto crescendo come un figlio, l'unica cosa, L'UNICA che chiedo è che tu impari il mestiere di famiglia>>
    la sua faccia era gonfia e vermiglia, una vena pulsava nel suo collo raggrinzito
    <<ma cosa devo fare con te! ormai sto perdendo la speranza, vuoi veramente farmi morire di dolore?>>
    <<no, Eichici, voglio solo seguire la mia strada, per me sei come un padre, lo sai>>
    <<allora non dovresti darmi queste sofferenze! Dovresti pensare a forgiare le katane, non ad usarle!>>
    e come sempre ero uscito sbattendo la porta dietro di me e mi ero immerso nelle nebbiose strade di kiri per raccogliere i pensieri e sbollire l'arrabbiatura.
    L'ambiente del villaggio era freddo e nebbioso, le persone camminavano indaffarate senza badare a nulla di ciò che gli fosse attorno, d'improvviso qualcosa mi parve strano, un ragazzino stava camminando a testa bassa verso una donna che stava tornando dal mercato, o almeno così pensavo viste le pesanti borse che portava.
    La donna non parve accorgersi di nulla quando il ragazzino le passò accanto sfiorandola, fino a quando non sentì più la borsa in una delle mani
    <<al ladro! Mi ha rubato la borsetta!>>
    mi guardai attorno incredulo, nessuno si era neppure girato ad assistere alla scena.
    Partii all'inseguimento del ragazzino dicendo trafelato alla donna
    <<non si preoccupi, ci penso io>>
    Quello stupido bambino correva davvero veloce.
    Mi fece fare il giro quasi completo di Kiri correndo e scartando le persone che sembrava neanche si accorgessero di noi
    -ma cazzo! Neanche darmi una mano?-
    Dopo otto anni non mi ero ancora abituato alla freddezza degli abitanti del villaggio, nel suo natale tutti conoscevano tutti ed erano amichevoli con tutti, almeno fino a quel giorno.
    Dopo almeno venti minuti di inseguimento il ragazzino imboccò la via che portava alla piazza centrale
    -merda! Se arriva nella piazza centrale sono fritto!-
    di solito la piazza centrale del villaggio era molto affollata e sarebbe riuscito a confondersi tra la folla.
    Corsi con tutte le mie forze ma purtroppo non ci riuscii a prenderlo e il ragazzo scomparse nel mare di gente della piazza.
    -Maledetto! Me l'hai fatta-
    ma sorprendentemente riemerse quasi levitando, infatti aveva i piedi staccati da terra, seguito a ruota da un ragazzo.
    <<cercavi questo?>>
    mi disse tenendo stretto il ragazzino per il colletto dell'abito
    <<si, grazie mille, quel piccolo bastardo mi ha fatto correre per mezz'ora>>
    dissi col fiatone ed osservai meglio il mio benefattore. Era un ragazzo alto e bello ma le cose che mi colpirono di più furono i lunghi capelli rossi, poco comuni da quelle parti e la pelle grigia, ancor meno comune, inoltre la sua faccia era adornata da eleganti tatuaggi color lavanda, ciò si intonava bene con i suoi abiti scuri di pelle.
    <<finalmente qualcuno che si interessa del prossimo! Mi chiamo Daisetsu del clan Kakita, piacere di conoscerti>>
    dissi porgendogli la mano e sorridendo benevolmente
    <<posso sdebitarmi offrendoti qualcosa?>>

     
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  7. ƒ r a n z
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    ┐Bump In The Night└



    L’umidità aleggiava nell’aria di Kiri come un fantasma onnipresente, penetrando gelida fino alle ossa della popolazione del luogo; come se non bastasse, una fitta nebbia si era innalzata qualche giorno prima, dando un aspetto ancora più spettrale a quello che era uno dei più potenti villaggi ninja attuali. Kiri, un villaggio di abili guerrieri che si erano sempre distinti, nel bene e nel male: il luogo dove nascevano assassini.
    Kotaro era diventato un assassino anche lui prima ancora di diventare chunin: il suo primo omicidio sarebbe stato un ricordo indelebile nella sua mente poiché era legato a ciò che era stato reso da una mente contorta e sadica, ma che lui aveva accettato solo alla luce dei fatti. Non che gli dispiacesse essere diventato un “mostro”: quella sua diversità che, al solo aspetto, gli costava l’attenzione della gente timorosa delle sue cicatrici era diventata la sua natura e la sua forza, e lui ne era fiero. Chi, come lui, poteva dire di avere ricevuto un dono più unico che raro? Ed era con questo pensiero, fisso nella sua testa, che Kotaro si spostava per il villaggio passando sui tetti senza nemmeno farsi notare dai civili – gli piaceva agire senza essere visto, e l’adrenalina che nasceva dai brividi lungo la schiena gli ricordava semplicemente quanto fosse ancora umano. Passando al di sopra della strada stava dirigendosi verso l’edificio dell’amministrazione, dove aveva intenzione di cercare, tra le missioni, qualcosa che lo potesse interessare – sperava, in particolare, di trovare missioni di eliminazione, quelle per cui si sentiva più portato.
    Aveva deciso di lasciare la via del diplomatico, ed era per questo che si era trovato più propenso ad affrontare le missioni in maniera più “diretta”; ma la sua linea di pensieri venne interrotta quando, per pura casualità, vide un giovane inseguire un ragazzino con una borsa in mano. Il primo, che dall’aspetto era chiaramente un ninja, si faceva largo tra la folla all’inseguimento del secondo, che non aveva nulla di particolare se non una borsa da donna, il che rendeva palese la situazione; incuriosito, Kotaro si disse che l’Amministrazione poteva aspettare.
    Così si mise a tallonare a sua volta l’altro ninja, chiedendosi quanto ci avrebbe messo per catturare il ladruncolo di strada; a giudicare dalla difficoltà che aveva per stargli dietro immaginava che non ci sarebbe riuscito presto, e siccome si avvicinavano sempre di più alla piazza centrale ipotizzò che quel giorno il piccolo ladro avrebbe avuto finalmente il suo bottino. Tutto ciò se non fosse intervenuto lui personalmente.
    Dall’alto di un tetto Kotaro si lanciò verso la piazza, sulla traiettoria del ragazzino, ed atterrando agilmente sul pavimento di selciato proprio mentre il ladruncolo vi ci sbatteva contro. Il fanciullo rimase per un attimo stordito dall’improvviso impatto, ma solo quando vide contro chi aveva sbattuto venne assalito, per un breve ed intenso istante, da una forte paura: del resto non poteva dire cosa intendeva fare quel giovane ricoperto di cicatrici che, vestito completamente di nero e con una lunga chioma rossa, gli si era parato davanti all’improvviso.
    « Lo sai che ai ladri vengono tagliate le mani? » disse Kotaro afferrandolo per il colletto ed alzandolo da terra, avvicinandoselo al volto senza sforzo; il ragazzino scosse la testa impaurito e cominciò a tremare. Per chi avesse conosciuto Kotaro tempo prima probabilmente quello sarebbe sembrato uno scherzo, ma adesso che era cambiato anche la veridicità delle sue parole era cambiata; non poteva lasciare un ladro impunito nel suo villaggio, ma per sua sfortuna (e per fortuna del ragazzino) l’inseguitore li aveva raggiunti.
    Kotaro decise quindi di fare finta di niente poiché immaginava che l’altro li avesse notati; « cercavi questo? » chiese quindi all’altro ninja che, a giudicare dall’espressione stupita sul suo volto, doveva aver precedentemente perso di vista il fuggiasco. L’altro si presentò come Daisetsu del clan Kakita, che tra l’altro conosceva già di nome per un suo conoscente; « molto piacere » disse con espressione seria al giovane dall’aspetto affaticato. « Torno tra un minuto » disse sparendo nella folla con il ragazzino ancora sospeso a mezz’aria; dopo una ventina di passi si fermò nuovamente presso una casa, sbattendo violentemente il ladruncolo sul muro. « Adesso vai all’Amministrazione e ti costituisci » lo minacciò Kotaro stringendo la presa attorno al suo esile collo, « o preferisci che stringa ancora? » aggiunse.
    Il ragazzino cercò di scuotere la testa terrorizzato e Kotaro, vedendo che il suo messaggio era arrivato chiaro e tondo, lo lasciò andare e tornò da Daisetsu. « Sono Kotaro Fuuma » disse una volta giunto nuovamente di fronte all’altro, « e accetto il tuo invito con piacere… andiamo a bere qualcosa » disse.

     
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  8. Grey Knight
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    Narrato

    -Pensato-
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    [Abilità/Potenziamenti/tecniche]


    ~Una bevuta in compagnia~



    Kotaro Fuuma.
    Così si chiamava il ragazzo che mi aveva gentilmente aiutato, anche se il suo aspetto poteva intimidire chiunque, pieno di cicatrici com'era, a me parve simpatico fin da subito.
    Kotaro mi rivolse un sorriso amichevole e accettò l'invito a bere qualcosa, ci dirigemmo ad un locale situato sulla piazza.
    Spostai la tendina d'ingresso ed entrai, un lungo tavolo con tapis roulant che correva per tutta la sala, con degli sgabelli attorno faceva intendere che era un sushi bar.
    Oltre al classico tavolone centrale, attorno alle pareti erano collocati tavoli da sei persone in legno con delle panche spartane divisi da dei separè di carta.
    L'intero ambiente era illuminato dalle classiche lanterne di carta, che proiettavano una luce soffusa in tutto il locale, rendendo il tutto particolarmente caratteristico.
    Ci sedemmo ad un tavolo e chiesi
    << Tu cosa prendi?>>
    dissi al locandiere di portare una bottiglia di sakè e degli yakitori per me e l'ordinazione di Kotaro.
    Nel frattempo che aspettavamo cercai di sciogliere il ghiaccio
    <<grazie ancora per l'aiuto, senza di te l'avrei sicuramente perso, spero di non averti distratto dal tuo lavoro>>
    dissi facendo un leggero inchino verso Kotaro
    <<sai, sto cercando di diventare uno shinobi, anche se gli eventi di oggi mi hanno leggermente fatto abbassare le mie aspettative>>
    dissi con leggera amarezza
    <<anche tu sei un ninja?>>
    dopo aver sentito la risposta sul mio volto comparve un'espressione raggiante
    <<beato te! Puoi fare delle missioni per il villaggio e renderti utile a Kiri>>
    dissi con invidia
    <<è difficile l'esame genin? Spero proprio di no... ma che importa, mi impegnerò al massimo per passarlo, basterà l'impegno vero? Ma che sciocco, ovvio, quello è fondamentale>>
    mi accorsi di star parlando a raffica e decisi di fermarmi per lasciarlo parlare
    -ma che diamine faccio? Devo frenare il mio entusiasmo o rischio di sommergerlo di parole-
    purtroppo era un mio vizio quello di lasciarmi prendere dall'entusiasmo e dovevo imparare a controllarlo.
    Mi ricomposi e finii rivolto a kotaro
    <<scusa, non ti sto facendo parlare, prego>>

     
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  9. ƒ r a n z
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    I due presero a camminare tra la folla, facendosi largo come poterono fino ad arrivare ad un locale accogliente proprio ai margini della piazza; dall'aspetto originale e tranquillo, il posto parve ad entrambi un ottimo luogo dove potersi prendere qualcosa da bere... e un po' di tranquillità. Tranquillità che però era solo parziale poiché Daisetsu, la sua ultima conoscenza, pareva essere alquanto curioso quanto loquace; per sé ordinò da bere e lasciò a Kotaro almeno la possibilità di ordinarsi qualcosa per conto proprio.
    « Qualcosa di forte » disse lui non appena fu il tempo di prendere le ordinazioni, « anzi, portami la bottiglia che vedo da qui, quella di saké » aggiunse poco dopo indicando una bottiglia chiara dietro al bancone; voleva fare uno scherzo al proprio interlocutore, poiché con l'organismo che si ritrovava dopo l'incidente avvenuto poco tempo prima sul continente aveva assunto una maggiore tolleranza alle sostanze alcooliche. Una volta che la bottiglia arrivò ne prese un grosso sorso, mandando giù il liquido rinvigorente come niente fosse.
    Nel frattempo Daisetsu aveva cominciato a parlare di quanto volesse fare il ninja, di quanto gli sarebbe piaciuto diventare genin, e subito dopo cominciò a chiedere a Kotaro se lui stesso era un ninja; il chunin frenò il suo entusiasmo con un cenno della mano. « Lascia che ti faccia io una domanda adesso Daisetsu » disse Kotaro mandando giù un altro sorso e appoggiando la bottiglia già mezza vuota davanti a sé, « cosa ti fa pensare che io sia un ninja? »

     
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  10. Grey Knight
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    Narrato

    -Pensato-
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    ~Una bevuta in compagnia di un estraneo - messo alle strette~



    La domanda di Kotaro mi spiazzò totalmente.
    Da come si era presentato avevo totalmente dato per scontato che fosse uno shinobi, ma ora la mia sicurezza vacillava pericolosamente
    -cazzo! Il mio entusiasmo mi ha fregato di nuovo!-
    dovevo capire se avessi preso un abbaglio o se il mio intuito fosse come al solito dalla parte della ragione.
    -è ovvio che sia un ninja, basta vedere le sue ferite!-
    pensai
    -E se fosse un semplice mercenario? No, devo cercare una prova più lampante-
    <<già è vero, non me l'hai detto!>>
    dissi grattandomi la testa
    -almeno ho guadagnato un po di tempo-
    versai a kotaro un bicchiere di sakè, osservandolo non notò nessun equipaggiamento che facesse pensare ad un ninja.
    -come faccio? proviamo il tutto e per tutto!-
    <<l'ho presunto dal tuo portamento, le tue cicatrici indicano che hai combattuto molto ma i mercenari e i ronin hanno un portamento poco elegante, quasi scomposto. Tu hai un portamento molto elegante, un passo leggero, si vede che sei abituato a non farti sentire mentre ti sposti, qualunque altro guerriero ha un passo stanco e pesante>>
    La cosa l'avevo notata mentre entravamo nel locale, kotaro aveva tirato su la tendina di perline senza fargli fare il minimo rumore e sul parquet non ero riuscito ad udire i suoi passi benchè il locale fosse deserto.
    <<ho indovinato?>>
    gli dissi
    <<sei un ninja?>>

     
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  11. ƒ r a n z
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    Quella domanda parve spiazzare completamente l’ormai stupefatto Daisetsu; era evidente dalla sua espressione con non si aspettava una replica simile, e per qualche istante la sua espressione rimase quella di chi poteva avere appena visto un fantasma. Kotaro provò gusto nel vedere quella reazione: a quanto pareva, non era maturato solo nel corpo, ma anche dopo l’intelligenza. Peccato che la sua promozione a chunin fosse stata molto discussa, per quanto concessa, dall’Accademia. « Mentre tu ti riprendi » disse Kotaro, spezzando quel silenzio che stava cominciando a diventare piuttosto imbarazzante per il suo interlocutore, « io ne prenderò ancora un bel sorso. »
    Mentre gli si rivolgeva gli lanciò uno sguardo pieno di soddisfazione e subito dopo tracannò metà bottiglia a collo, in un solo e lungo sorso; la forza di quel liquido però fu tale che cominciò a sentirsi leggermente girare la testa, nonostante fosse probabile che fosse più resistente degli altri in quanto a tolleranza alcolica. Non che lo stesse dando a vedere, ma quella sensazione di giramento lo stava pian piano rendendo consapevole che aveva osato troppo; diede la colpa a se stesso poiché non aveva ancora compreso pienamente le proprie capacità, e perché aveva osato imporsi di oltrepassare un limite che non era al suo livello. Nonostante ciò reggeva ancora il gioco, nascondendo molto abilmente la fiacchezza e il formicolio che si stavano espandendo nel suo corpo.
    Nel frattempo Daisetsu era rimasto in silenzio con aria pensosa, e Kotaro quasi intuì i veri pensieri del ragazzo; infine il Kakita lo incalzò a parole, asserendo una serie di ipotesi che, almeno in parte erano vere. Doveva concederglielo, in parte aveva indovinato: ma lui non era così buono da premiarlo per la sua ostinazione. « Voglio farti i miei complimenti, ma non perché hai capito che forse sono un ninja » rispose Kotaro facendosi più vicino al tavolo e fissandolo negli occhi; « le mie cicatrici? Un doloroso incidente in missione, ma niente a che fare con dei mercenari » disse socchiudendo leggermente gli occhi al solo ricordo di ciò che aveva passato.
    « Il mio portamento? Beh, sono nato in un clan nobile, quindi mi hanno insegnato la dizione fin da quando ho imparato a camminare e parlare » aggiunse con un mezzo sorriso per mascherare il proprio disappunto sul fatto che, almeno parzialmente, Daisetsu ci aveva azzeccato, « ma per quanto il mio essere un guerriero… ti sbagli di grosso.
    A parte la missione in cui sono stato coinvolto in un brutto incidente
    » ripeté, stavolta con una punta di nervosismo, « l’unica altra missione a cui ho partecipato è stata quella in seguito alla quale sono stato promosso al grado chunin, ed era una missione diplomatica in cui non ho fatto praticamente nulla che potesse essere minimamente pericoloso » disse tornando indietro con la schiena.
    Fece una piccola pausa per dare a Daisetsu il tempo di assimilare ciò che aveva appena detto. « E sì » riprese, « sono un ninja… ma sto seriamente prendendo in considerazione l’idea di diventare un sicario, un assassino professionista, il tutto per via di… attitudini » aggiunse, mettendo le mani sul tavolo e parlando con un filo di voce.
    « Mi piace uccidere a mani nude. »

     
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  12. Grey Knight
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    Narrato

    -Pensato-
    <<parlato>>
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    [Abilità/Potenziamenti/tecniche]


    ~Una bevuta in compagnia di un estraneo~



    A quanto pare Kotaro avrebbe abbandonato il nindo per diventare un assassino su commissione
    <<è una scelta come un' altra, la rispetto anche se non la condivido>>
    dissi bevendo un altro bicchierino di sakè
    <<sono dell'idea che di questi tempi ogni shinobi debba rendersi utile al villaggio mettendo le proprie abilità al sevizio della comunità>>
    finalmente arrivarono gli yakitori, il cameriere si avvicinò e mi mise davanti il piatto con cinque piccoli spiedini disposti in maniera da formare una stella e ricoperti di salsa di cottura.
    <<aaaaaaaaaah, era ora, spero che siano almeno buoni, ho aspettato un sacco!>>
    dissi rivolto al povero cameriere che si scusò e, ritirandosi verso la cucina, sussurrò
    <<stronzo>>.
    Ovviamente riuscii a sentirlo e aggiunsi a voce alta e con tono di sfida
    <<confido in uno sconto per l'attesa!>>
    il cameriere si girò di scatto, visibilmente arrabbiato ed aprì la bocca per rispondere, ma pensò che fosse meglio terminare li la disputa e la richiuse.
    <<tornando a noi>>
    mi rivolsi a kotaro con una certa soddisfazione nella voce per la vittoria
    <<si guadagna bene a fare il sicario?>>
    era una mia curiosità fin da quando me l'aveva detto
    <<io vorrei entrare nelle squadre speciali, ma penso che ci vorrà ancora molto tempo>>.
    addentai uno spiedino, la carne era tenerissima e la salsa stupenda
    -forse ho esagerato con il cameriere, questi yakitori sono deliziosi!-
    <<dimmi>>
    dissi rivolto a kotaro
    <<perché hai voluto diventare un ninja? non pensi che cambiare la tua scelta possa essere un rinnegare se stessi?>>
    mentre aspettavo la sua risposta bevvi un lungo sorso di sakè che mi scaldò la gola fino allo stomaco.

     
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  13. ƒ r a n z
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    Sin dalla prima risposta di Daisetsu, Kotaro avvertì che il suo interlocutore non aveva afferrato chiaramente il senso delle sue precedenti parole, ma prima che potesse replicare per correggerlo questi dedicò ad altro la sua attenzione, ignorando momentaneamente Kotaro per via dell’arrivo di una porzione ordinata poco addietro.
    Daisetsu ebbe una sorta di piccolo diverbio con il cameriere, cosa che Kotaro trovò alquanto superflua e sbagliata, soprattutto per un aspirante ninja. « Lascia perdere questo genere di cose » gli disse indicando il cameriere che si stava allontanando, « non ne vale la pena e, inoltre, potrebbe ritorcertisi contro, un giorno, quando affronterai un avversario che riesce a leggere nelle tue reazioni e nel tuo atteggiamento. »
    Lasciò del tempo a Daisetsu per comprendere ciò che gli aveva appena confidato: una qualunque caratteristica poteva essere utilizzata da un nemico come un’arma ai suoi stessi danni. « Se incline alla rabbia, puoi essere provocato » aggiunse infine.
    Il giovane Kakita tornò al discorso che avevano cominciato poco prima. « Ti spiego chiaramente cosa intendevo dire prima » rispose Kotaro rizzandosi sulla schiena e sistemandosi sul posto, « non intendo divenire un sicario che funziona a pagamento come un mero animale; ciò che voglio io è semplicemente diventare il mezzo attraverso cui la pulizia che ho in mente prenderà vita.
    Non rinnego ciò che sono, infatti voglio instradare me stesso verso quello che ritengo sia più adatto a me
    » spiegò, immaginandosi di essere compreso da Daisetsu – non era un discorso difficile il suo, dopotutto.
    Adesso si era calmato, probabilmente perché stava pian piano smaltendo gli effetti del saké. « Se tu vuoi entrare nelle squadre speciali devi focalizzarti su questo obiettivo: sarà una strada lunga, magari difficile e dovrai fare cose che non ti piacciono per niente, ma alla fine arriverai dove vuoi e ne sarai felice.
    Ma naturalmente, devi essere disposto a tutto per ottenere ciò che vuoi…
    »

     
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  14. Grey Knight
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    Narrato

    -Pensato-
    <<parlato>>
    <<parlato>> (altri)


    [Abilità/Potenziamenti/tecniche]


    ~Una bevuta in compagnia di un estraneo – Catastrofe!~



    Kotaro mi diede un consiglio molto utile, la rabbia poteva essere una fonte di guai e dovevo imparare a controllarla
    <<grazie Kotaro-san, farò tesoro del tuo consiglio>>
    addentai un altro spiedino, in effetti era stato abbastanza scortese
    -quando uscirò chiederò scusa al cameriere e gli lascerò pure la mancia-
    pensai.
    Il ragazzo si mise a spiegare il malinteso creatosi tra noi, Kotaro sarebbe rimasto un ninja ma capii che voleva raggiungere uno scopo, ripulire il mondo da qualcuno che non aveva voluto nominare e io non avrei indagato per rispetto.
    <<se tu vuoi entrare nelle squadre speciali devi focalizzarti su questo obiettivo: sarà una strada lunga, magari difficile e dovrai fare cose che non ti piacciono per niente, ma alla fine arriverai dove vuoi e ne sarai felice.
    Ma naturalmente, devi essere disposto a tutto per ottenere ciò che vuoi…>>

    disse Kotaro in risposta alla mia affermazione
    <<sono stato fortunato ad incontrarti, mi stai dando molti ottimi consigli!>>
    dissi sorridendo, ero davvero contento di aver fatto quella conoscenza, decisi di spingermi un po più in là
    <<che ne dici se diventiamo amic...>>
    non riuscii a finire la frase.
    Kotaro sparì dalla mia vista e un boato fortissimo invase la stanza accompagnato da una miriade di detriti: intonaco, legno, cocci e vetri mi graffiavano la faccia mentre il tempo sembrava scorrere al rallentatore.

    FIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII

    nelle mie orecchie risuonava un fischio fortissimo, il mondo attorno era tutto rallentato, i suoni ovattati come avessi la testa sott'acqua.
    Aprii lentamente gli occhi
    -dove sono... cosa... è successo?-
    mi alzai pulendomi dalla polvere e dai calcinacci, cumuli di macerie erano sparsi ovunque, mi girai verso il bancone e vidi il cameriere con gli occhi sbarrati, bocca spalancata in una smorfia di dolore, molle come un pupazzo senza vita, a quella vista non riuscii a trattenermi e diedi di stomaco rigettando il pranzo e lo spuntino appena fatto.
    Con la bocca ancora aspra mi diressi immediatamente verso dove si trovava Kotaro, dopo averlo trovato gli chiesi
    <<kotaro-san! stai bene?>>
    dopo avere accertato la sua incolumità gli dissi
    <<kotaro san! cosa diavolo è successo? Dobbiamo andare in piazza ad aiutare i soccorsi!>>
    e uscii di corsa dalla voragine aperta dall'esplosione nel muro del locale.

     
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  15. ƒ r a n z
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    Daisetsu pareva avere avuto un cambio di idee dopo quanto Kotaro gli aveva detto poco prima; palesò la sua gratitudine, ma le sue parole vennero interrotte da un improvviso fragore e da una rapida nube di polvere che aveva investito in pieno il locale e loro. Il baccano fu veloce quanto inaspettato: un attimo dopo era già tutto finito, ma la confusione regnava sovrana attorno a loro, a testimonianza che qualcosa era veramente accaduto.
    Nonostante si trovassero all’interno potevano distintamente udire le voci della gente che invece era in piazza; Kotaro era già in piedi, impolverato ed illeso, cercando di scrutare al di fuori del locale sperando di intravedere qualcosa mentre si faceva largo tra le macerie. Non prestò caso alle parole di Daisetsu, che stava bene pure lui e che nel frattempo si era già gettato fuori; Kotaro non riuscì a fermarlo subito: cosa gli assicurava che fuori non ci fosse qualche nemico, magari responsabile di quell’esplosione?
    Quando però guardò fuori realizzò che doveva essersi trattato di qualcosa di molto più simile ad un attentato, e si gettò fuori dal locale anche lui per capire meglio cosa era accaduto.

    Continua QUI



     
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