Ospedale - Laboratorio di Ricerca

[Ambientazione]

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  1. Godsan
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    In quella sala riposava colui che un tempo era uomo ora diventato un ibrido costruito di plastiche e liposuzioni.

    Riposava incurante del cambiamento fisico e dormiva di gusto. Potendo sbirciare sotto le bende che lo coprivano sul suo volto sognante si sarebbe scorto un accenno di sorriso.

    Stava viaggiando con la mente cullato dalle onde del mare. Si godeva quell'effetto di benessere che il sogno gli dava finchè un'onda più forte non lo riportò alla realtà.

    L'onda era la spinta data dal piede di Shiltar seduto accanto a ciò che rimaneva di Godsan.
    Il genin diede un accenno di svegliarsi senza però sforzarsi troppo di aprire gli occhi. Il tepore di quelle bende e la posizione immobile alla quale era costretto lo rendevano inerme.

    Solo un minuto dopo, se Shiltar l'avesse lasciato svegliare con tranquillità, si sarebbe ricordato di qualcosa. Diversamente, parole o gesti del jonin potevano indurlo a svegliarsi prima.

    Yaw...aaaahhh...dolore!

    Aveva aperto appena la bocca e già sentiva i segni dell'intervento. Un risveglio poco piacevole in confronto al sogno di poco prima. Tentò di aprire gli occhi per aiutarsi a capire meglio qual'era la situazione. Non fu facile. Dormire per più di un giorno di fila aveva comportato delle escrescenze fastidiose sopra gli occhi. Poca cosa...ma fastidiose.

    Parlava stringendo i denti.

    Diamine...sono tutto irrigidito. Oh... disse stupito fissando alla sua sinistra Ehilà Shiltar. Qual buon vento. Com'è andata l'operazione?

    I suoi occhi cercarono disperatamente Shiltar. Nel parlare aveva notato qualcosa di diverso, di più acuto rispetto alla solita voce. Sembrava molto più effemminato.

    Shiltar? Sbaglio o la mia voce è più...effemminata?

    Godsan avrebbe gradito vedersi negare tale affermazione e quando tentò di mettersi seduto ebbe molta fatica a farsi forza sulle braccia e sul busto. Tutto il corpo gli doleva per i tagli e lo sentiva più pesante e diverso da prima.
    Forse un'impressione sbagliata. Dovette alzare anche il collo per aiutarsi a cambiare di posizione.

    Argh! Shiltar dammi una mano...sono tutto un dolore! ci mancava poco che si lasciasse scappare un'imprecazione.

    E poi la triste verità quando ancora non era seduto. Gli occhi si posarono dapprima su tutto il suo corpo bendato e a tratti irriconoscibili nella forma. Realizzò in quel momento due fatti importanti.

    Primo: l'intervento o era andato male o era andato a buon fine. Ma data la situazione di relativa calma nella stanza e l'assenza di Etsuko era più plausibile la seconda ipotesi. A meno che Shiltar non l'avesse decapitato per il suo pessima operato...invero non c'erano tracce di sangue.
    Secondo: Aveva due rigonfiamenti ingiustificati all'altezza del busto.

    Realizzò la parte più sconcertante. Preso da un violento spavento, e dall'angoscia del disastro, urlante di dolore e di disperazione si sedette sul letto.

    AAAAAAAAAAAAAAAAaaaaaaaaaaaaaaaaa...

    Un attimo di silenzio.

    Brutto figlio di un Akuma mal riuscito! Che cazzo mi ha combinato?!?!?!?!?!?! Shiltar, Dov'è Etsuko che lo devo picchiare. Aaaargh!!!! Dolore. Sono pieno di dolori!!! Arrgh! Arrghgh! Cazzo che male!!! Un antidolorifico non esiste in questo manicomio???!?!?! AAAAGagghghgggh!!!

    Godsan guardò sconvoltò con gli occhi fuori dalle orbite Shiltar in cerca di risposte o nella speranza di svegliarsi da un incubo.

    Sono una donna! piagnucolò colto da sparsi ed improvvisi attacchi pungenti di dolore.

     
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    Lentamente Godsan si risvegliò.
    Dapprima qualche lamento per il dolore, probabilmente gli anestetici, se Etsuko gliene aveva dati, stavano finendo il loro effetto; poi il/la genin s'accorse della presenza del Mizukage, salutandolo.
    "L'operazione, da quel che m'ha detto Etsuko, dovrebbe essere andata alla perfezione.
    Il buon dottor chunin, però, ora è di piantone alle mura, quindi, dato che ti dovevi svegliare, ho pensato di farti una sorpresa... una delle tante."
    , rispose tranquillo il Jonin, tralasciando su come mai l'Akuma fosse alle Mura proprio quel giorno ed evitando di accennare alle altre sorprese, seppur parve che subito l'altro/a se ne accorse, con la sua domanda.

    La domanda di Godsan sulla voce effemminata era innocente, ma nella sua innocenza scatenò una tale ilarità, insensata volendo, ma così naturale che il Kaguya non poté trattenersi dal ridere alla domanda del genin.

    Ci volle qualche secondo perché il Mizukage finisse di ridere ed iniziasse ad aiutare Godsan a mettersi seduto, sentendolo/a lamentare per i dolori e poi lo vedendolo/a scoppiare d'isteria e rabbia per i dolori e per la comprensione di un fatto che lo sconvolse: essere diventato una donna.
    "Prima di tutto...", riprese il Kaguya, asciugandosi le lacrime delle risate, "Etsuko ha detto che non sei una donna, ma un ermafrodito, o ermafrodita... vedi tu, diciamo che non sei né carne, né pesce, ma hai... uhm... come posso dire... il meglio di ambo le parti.", disse, trattenendo un'altra risata, poi si alzò, "Per quel che riguarda gli antidolorifici, te li procuro subito.", aggiunse.

    Mentre il Kaguya iniziava a guardarsi intorno, continuò a parlare: "L'idea di questo cambiamento semi-radicale è stata tutta di Etsuko, non so se sei stato tu a proporgli di fare tutto da solo, ma lui ha pensato che per mascherarti al meglio... bé, avrebbe dovuto usare un metodo un pò drastico.", spiegò, lasciando poi all'altro/a il tempo di metabolizzare la cosa.
     
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  3. Godsan
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    Tutta quella situazione era assurda. Ascoltava le parole di Shiltar stupefatto ma irritato. Ad ogni frase avrebbe voluto dire la sua con intercalati poco consoni a quella che ormai era quasi una donna.

    Quando Shiltar finì di spiegare la situazione su di Etsuko e sull'intervento gli era abbastanza vicino per poter iniziare ad utilizzare gli antidolorifici.
    Così che Godsan poteva riprendere a parlare con una vena d'odio e i denti stretti.

    Gli avevo detto di ritoccare qua e la ma l'intento era di rimanere uomo.

    Le bende su tutto il corpo, viso compreso, mascheravano l'espressione che ora gli era comparsa; un'espressione di stupore.
    Velocemente si portò ambedue le mani, ignaro del dolore, nella zona del basso ventre a tastare se la fabbrica dei pargoli era ancora al suo posto.
    Tirò un sospiro di sollievo che non poteva passare inosservato quando prese coscienza di avere ancora tutto a posto.

    Per fortuna! Non oso pensare a cosa abbia combinato. Ho il terrore solamente a pensare a cosa possano nascondere queste bende.

    I primi antidolorifici iniziavano a farlo sentire meglio. Probabilmente un altro giorno di riposo e qualche cura avanzata avrebbe sveltito i tempi di rigenerazione nei punti intaccati dal bisturi di Etsuko.

    Eppure quella voce così femminile, per quanto bella potesse apparire, continuava a fargli impressione.

    Shiltar, per quanto avete previsto farmi rimanere in ospedale? Com'è la situazione a Kiri? Ci sono novità?

     
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    Shiltar continuò ad ascoltare le dovute lamentele di Godsan, per quanto non potesse fare a meno di trovare tutta quella situazione molto, molto, divertente.

    Lo vide tastare alla zona dell'inguine e per poco il Mizukage non scoppiò a ridergli in faccia nel notarlo rilassarsi, prima di dargli un altro pò di antidolorifici, poi, alla domanda di Godsan, il Kaguya prese la scheda medica compilata da Etsuko ed iniziò a leggiucchiarla: "A quanto pare, entro una settimana potrai scartare la sorpresa che ti ha riservato Etsuko...", commentò sorridente il Jonin, "Poi almeno un'altra settimana di riposo sarebbe consigliabile per te, quindi prima di uscire da Kiri, se proprio vuoi farlo, ti consiglierei di attendere in totale due settimane, più o meno. Nel frattempo potrai riposarti, prendere confidenza con il nuovo aspetto, cose così.", suggerì con calma il Mizukage.
    "La situazione a Kiri, bé, che posso dire? Etsuko è in punizione alle Mura, Giants, fregandosene dell'attuale situazione del villaggio, ha pensato bene di intraprendere un viaggio per potenziarsi ed Itai ha ancora un pò di disappunto verso di me per la questione di Yami.", rispose all'ultima parte della domanda Shiltar, "Oltre questo, li ho giusto informati sulla situazione attuale e la situazione non è cambiata.", concluse, lasciando all'altro/a il tempo di carburare anche queste novità.
     
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  5. Godsan
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    La sua nuova vita era iniziata da appena due giorni e già si trovava da ridere. Chissà se le parti si fossero invertite come sarebbero andate le cose...

    Shiltar gli profilò due settimane di attesa. Ci stavano, dopotutto doveva adattarsi al nuovo corpo, far passare i dolori e rimarginare i tagli e i punti. Inoltre aveva bisogno di iniziare a pensare come una donna perchè lo era a quasi tutti gli effetti. Il problema principale era mascherare quell'ambiguità nell'attuale figura che si portava a tratti penzoloni tra le gambe.
    Di evirare non se ne parlava proprio perciò avrebbe escogitato qualche fasciatura specifica per mascherare il più possibile quella zona.

    « Capisco. Mi sta bene attendere. Anche perchè dovrò adattarmi a questo nuovo corpo. Cercherò di comportarmi da una donna. Comunque stai tranquillo » lo rassicurò Godsan.
    « Non ho intenzione di uscire da Kiri. Sarò solo più cauto nell'annunciarmi come kiriano e laddove possibile maschererò il villaggio di origine. »

    Alla notizia della punizione di Etsuko, Godsan si lasciò sfuggire un sorriso soddisfatto.

    « Così impara a trattarmi in questo modo! Ben gli sta! »

    Ignorava ancora il perchè della punizione e mai avrebbe pensato a quanto in realtà era accaduto.

    Si alzò in piedi con estrema lentezza cercando di evitare pressioni nei punti interessati ma non riusciva a coordinarsi perfettamente.
    Aveva senz'altro bisogno di qualche giorno prima di riprendersi del tutto.

    « Saranno giorni lunghi. Se potessi fare qualcosa sarei più felice ma mi vedo costretto a letto. Non appena mi sarò ripreso mi piacerebbe andare alla nostra biblioteca, ho qualcosa da imparare. Se poi ci fosse qualcos'altro da fare qui a Kiri per ingannare il tempo ancora meglio... »

    Sperava in qualche geniale idea di Shiltar. Eppure aveva quasi paura a pensare a cosa potesse proporgli.

     
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    L'idea che Godsan fosse deciso a diventare più cauto fece sorridere, stavolta positivamente, il Kaguya: "Ne sono lieto, la cautela ti sarà utile, chiunque tu voglia essere in futuro, specie considerando il passato che hai dietro alle spalle.", fu la replica del Mizukage, che non aggiunse niente alle successive parole relative alla punizione di Etsuko; meglio non perdersi in spiegazioni riguardo a chi aveva perso una mano per mano di chi. Alla fin fine, sempre di chirurgia s'era trattato.

    Il fu Godsan, poi, tentò di rimettersi in piedi, anche se, ancora era decisamente presto anche solo per tentarci; accennò anche al suo bisogno di visitare la biblioteca, probabilmente per imparare a cucinare, agire e comportarsi come una vera ragazza, ma oltre quello, il/la giovane genin cercava qualcosa da fare.

    "Bé, qualcosa da fare a Kiri, c'é sempre: ma non ti posso mandare in amministrazione a sbrigare scartoffie, proprio per la questione della cautela; non sei un medico, quindi non ti posso lasciare qui a risolvere i problemi che spetterebbero ad Etsuko e che, in minima parte, dovrò sbolognarmi io; né sei qualificato ad occuparti di questioni più strategiche, essendo ancora un genin, quindi non posso certo lasciarti qualche impiego da Mizukage.", osservò il Jonin, concludendo fra se che la vita del genin era una pacchia di nullafacenzia.
    "Non saprei, tu cosa pensi di poter fare, senza esporti troppo e considerando che devi stare qui in ospedale?", gli chiese alla fine il Mizukage.
     
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  7. Godsan
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    « Grazie per l'incoraggiamento » un'espressione mascherata dalle bende di rassegnazione era tuttavia intuibile dal tono della voce.
    « Intanto in questi primi giorni cercherò di muovermi. Stare fermo con tutte queste bende mi sa di cadavere...e ci tengo a non fare la muffa... » spiegò il genin.

    Non aveva di certo molte possibilità là dentro.

    « ...la vedo dura... »

    Stette in silenzio molto tempo. Se Shiltar aveva da parlare poteva farlo ma lo sguardo fisso nel vuoto del ragazzo indicava che stava pensando a qualcosa con aria rassegnata. Cercava da una parte un qualsiasi lavoro da fare per mantenersi attivo mentre dall'altra non sapeva cosa dire a Shiltar.

    « Ti ricordi » esordì poi di colpo il genin « al corso genin, il primo, quando ero studente? C'erano altri kiriani di cui ora non ho più tracce...Mi ricordo ancora quando a fine lezione venni da te per parlarti in privato. Ti accennai qualcosa su quello che mi sarebbe piaciuto fare. Era ancora presto parlare di tali cose per me, queste furono circa le tue parole. Credo di poter saperne qualcosa in più ad oggi. Cioè, almeno da dove iniziare questa mia ricerca o esperienza...chiamiamola come vogliamo. Ricordi ora, di quando ti parlai del ruolo da eliminatore? »

    Nostalgie passate ora riaffiorate...

     
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    Shiltar aspettò in silenzio le considerazioni di Godsan: forse la scoperta di non essere più un "lui", forse la coscienza ormai preso di doversi ricreare nel senso più vasto del termine, avevano portato il/la genin ad un'evidente rassegnazione, probabilmente delusione, che convinse il Mizukage a lasciare all'altro il tempo di pensare a cosa fare e, in effetti, l'altro dopo un pò parlò, dicendo la sua: accennando a quando ancora era uno studente.

    Non che Shiltar ricordasse a pieno il dialogo avuto allora con Godsan, l'unico, in effetti, sopravvissuto di quel suo primo corso, ora che anche Zubera era irreperibile, così come Femho e molti altri prima di lui, ma l'idea di prendere spunto da quella piccola esperienza per andare avanti era buona: il fu Godsan voleva fare esperienza come eliminatore/trice di cadaveri? Poteva essere facilmente proponibile.

    "Vuoi fare l'eliminatore di cadaveri? Non è affatto cattiva come idea. Ancora hai il grado di genin, ma puoi iniziare a conoscere le arti mediche, o fare pratica con spiedi e simili.
    Anzi, siccome devi stare un pò con le bende addosso, anche dopo aver ripreso a camminare, puoi tranquillamente provare a dare una mano qui dentro per fare pratica con le arti mediche."
    , propose tranquillamente il Mizukage, avrebbe lasciato all'altro la scelta, ma quello, come modo di ammazzare con qualità il tempo era ottimo, probabilmente.
     
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  9. Godsan
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    Pareva essersi acceso un piccolo fiammifero negli occhi del genin dopo che Shiltar gli aveva risposto. Non si aspettava niente di particolare, anzi forse era più probabile si aspettasse una reazione di chiusura perchè ancora giovane; invece...

    « Uh! Bene... »

    Si sentì felice in quel momento mentre con l'immaginazione già vagava ai suoi primi passi verso quella specializzazione.
    Però poi serrò le labbra esprimendo un dubbio sul suo volto.

    « Un dubbio mi sorge, eppure non lo riesco a decifrare. Quando mi si paleserà tornerò a chiedere. Nel frattempo cercherò di rimettermi in sesto per poter davvero essere utile. Ora come ora un cadavere è più interessante di me... »

    Quasi gli scappò da ridere trattenendosi quel che bastava. Era sveglio da poco tempo ma già accusava altri dolori e i segni di uno sfiancamento dettato dall'intervento e dal digiuno.

    « Credo che tornerò a riposare un altro po', Shiltar. Se quando mi rialzerò fosse possibile mangiare qualcosa ne sarei felice. »

    Detto ciò si distese lentamente sul letto bianco attento a non sforzare troppo il suo corpo.
    Nel breve si sarebbe riaddormentato sino all'indomani.

     
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    Shiltar accennò un sorriso alle parole di Godsan sul cadavere ed inarcò un sopracciglio alla richiesta di mangiare: era passato da Mizukage a cameriere, ma era un problema minore, in fondo l'altro aveva scoperto di non essere, propriamente, un modello di virilità.

    Così il Jonin salutò il giovane genin, o la giovane, a seconda dei punti di vista, uscì dalla stanza privata del laboratorio di Etsuko e si diresse verso le stanze del primario dell'Ospedale aperte a tutti, lì avrebbe informato qualche impiegato di fiducia dell'Akuma, semmai questo ne avesse, di portare del cibo per il giorno dopo al paziente e poi si sarebbe occupato di eventuali altri problemi ospedalieri per quel giorno.
     
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  11. Godsan
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    L'indomani mattina si risvegliò, riposato ma con il corpo tutto rigido. Inconsciamente la notte si era mosso poco nel letto e stare fermo nella stessa posizione aveva portato ad alcuni dolori dettati dalla postura più che dall'intervento.

    Una debole luce bianca confinava le ombre della stanza e quel che ne rimaneva di Godsan si mise seduto con più facilità del giorno prima.
    Sentiva indubbiamente ancora dei dolori sparsi ma riusciva a stringere i denti. La sua vera preoccupazione era quella di non aprire eventuali ferite. Ma se vi fosse stato quel problema probabilmente glielo avrebbero detto.

    Ancora addormentato si guardò attorno per ricordarsi dov'era. Una stanza che non gli dava altre informazioni se non quella per lo scopo per cui era stata costruita.
    Si fissò alcune parti del suo corpo: il prosperoso petto, le femminili curve delle sue gambe e le braccia più esili. Era sconsolato per quella situazione e in fondo si sentiva anche umiliato e deriso. Avrebbe voluto strapparsi le bende di dosso per dare piena soddisfazione a quella sua vista che reclamava un sadismo inconscio.

    Rinunciò per dar spazio ad un improvvisa voglia di scendere dal letto. Si allungò lentamente con le gambe a trovare un piano solido sorreggendosi nel contempo con le braccia.
    Un primo piede, il destro, toccò il freddo pavimento. A seguire anche l'altro.
    Ora poteva tirare un sospiro di sollievo.

    « Uff, che fatica... »

    Lentamente proseguì quell'azione che pareva non finire più. Si ritrovò in piedi, infine, tremante su quelle nuove gambe che ora parevano essere esili, ma in altri frangenti, fatali.

    « Mhpf! Gli strizzo le palle appena lo vedo! »

    Appoggiato con una mano verso il letto si aiutava a camminare. Cercava un foglio, un citofono o qualsiasi cosa che avesse fatto capire di non essere abbandonato. Cercava un modo, in alternativa, per mettersi in comunicazione con qualcuno.
    Solo ora notò, a fianco del letto, un mobiletto con sopra alcuni coloranti e delle lenti colorate.

    Sorrise. Qualcuno aveva pensato bene a dargli un modo per mascherarsi ancora di più da donna.

    Stavano trascorrendo diversi minuti ma nessun segno, nelle vicinanze del letto, di un qualcosa che potesse metterlo in comunicazione con il mondo esterno. D'improvviso anche lo stomaco fece il suo gorgoliante ingresso.

    Individuò la porta più vicina e vi si diresse a fatica. Ogni passo era ben ponderato anche se traballante. Tuttavia riusciva a stare in piedi.

    La porta era chiusa. Provò a premere il pulsante di fianco. L'ingresso si aprì mostrando il vano dal quale erano giunti. Si ricordò delle misure di sicurezza di Etsuko. Tornare indietro non sarebbe stato facile.
    Se Shiltar fosse tornato lì però non avrebbe trovato il genin. Erano decisioni non facili da prendere. Tornò indietro a recuperare l'oggettistica sul carrellino.
    La porta si richiuse nel frattempo.
    Insacchettò tutto in una busta e percorse nuovamente lo spazio che lo divideva dall'ascensore.

    Dieci minuti più tardi, a fatica, era fuori dal centro di ricerca. Si diresse verso il cuore dell'ospedale. Lì avrebbe trovato qualcuno e chiesto informazioni.
    Prima però voleva mangiare.

    Passarono altri minuti prima di trovare un infermiere e chiedergli gentilmente, nonostante la preoccupazione di lui, della mensa. Il giovane ragazzo si offrì volontario di portare quella che credeva una ragazza, per mezzo di una comoda sedia a rotelle, verso la sala pranzo.

    Giunto in detta sala, all'interno vi era pochissima gente, per lo più anziani infermi.
    Data la situazione, l'infermiere suggerì, su assenso del ninja, di servire un pasto liquido ma ugualmente saziante.
    Il genin spostò leggermente le bende all'altezza della bocca per poter così ingerire, o meglio inghiottire, i cucchiai che presto s'infilarono tra le sue labbra rifatte e ancora leggermente gonfie.

    Dopo pranzo si fece accompagnare verso la sala d'intrattenimento e chiese di poter conferire direttamente con Shiltar sapendolo a carico dell'ospedale.

    Gli avrebbe chiesto un posto aperto al pubblico dove poter soggiornare durante il suo ricovero.

    I giorni seguenti passarono lenti e tutti volti all'insegna del miglioramento e del ristabilimento fisico. L'ex Godsan aveva ripreso a camminare e già non sentiva quasi più dolore. La confidenza con il nuovo corpo era diventata quasi naturale.
    Solo negli ultimi due giorni aveva chiesto di poter iniziare a leggere qualche libro che gli veniva portato dalla libreria.
    Erano volumi psicologici dedicati al comportamento femminile e alla sua anatomia. Non che servisse un libro, ma un ripasso generale poteva solo che aiutare.

    Una settimana dopo era pronto per togliere le prime bende e iniziare a praticare qualcosa sotto consiglio del suo Mizukage.

     
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    Non solo l'ufficio da Mizukage, ma ora anche quello dell'ospedale doveva "supervisionare", il che, per pietà, implicava un pò più di movimento che stare a leggere missive ed organizzare la politica del villaggio, nell'ospedale significava anche fare visita a qualche malato, più o meno grave, e se necessario operare, non che fare il medico fosse mai stata la vocazione del Kaguya, o almeno, non lo era più adesso (semmai lo fosse stata in passato).

    Il giorno dopo aver dato la punizione ad Etsuko, e fatto visita al Fu Godsan, il Jonin era all'ospedale di Kiri a supervisionare il lavoro quotidiano, quando, poco dopo mezzogiorno, fu avvisato che una paziente chiedeva di parlare direttamente con lui, una paziente completamente imbacuccata in delle bende e, per quanto non volesse credere che il genin a cui il giorno prima aveva detto di stare per sette giorni a letto senza muoversi si fosse mosso nemmeno 70 ore dopo, dovette piegarsi alla realtà dei fatti quando, vedendosi davanti l'ex Godsan, capì che non aveva ascoltato nemmeno una parte del discorso sul riposo completo.

    "Capisco che l'operazione può non essere stata quello che volevi, ma disinteressarti così apertamente al parere di due ninja medici ed andare in giro allegramente, non è nemmeno molto sano per te.
    In ogni caso, dimmi pure."
    , esordì il Kaguya, una volta raggiunta l'altra/o.
    Alla richiesta di una stanza non così isolata come la precedente, per quanto Shiltar avrebbe voluto sottolineare che la situazione del misterioso prigioniero di Konoha portato in ospedale e dell'inattesa paziente femmina apparsa dal nulla senza nemmeno una cartella per il ricovero fosse quanto mai sospetta, preferì non sottolineare ciò, avrebbe lasciato queste pendenze ad Etsuko, quando fosse tornato.
    "Avrai la camera, con libri ed affini e, dopo una settimana di riposo totale, se non vuoi che tolte le prime bende risulti più un frullato che una persona, potremo anche iniziare un veloce corso sulle arti mediche, basato principalmente sulla pratica medica.", sottolineò il Mizukage, attendendo eventuali repliche, prima di allontanarsi per altri impegni, in caso non ci fossero altre questioni.
     
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    Potere Akuma



    L’ascensore metallico si dischiuse, rilevando al suo interno un uomo assorto nei suoi pensieri…

    Avevo attraversato la reception non degnando di alcuno sguardo i presenti, ne alcun inserviente osò fermarmi né salutarmi, avevano compreso il mio stato d’animo, con la coda dell’occhio scorsi Tobi a lavoro, ma proseguì per la mia strada, avevo cose più importanti da fare adesso.
    Salì sino alla sala operatoria e da lì, l’ascensore mi aveva condotto nel posto più segreto di Kiri, il laboratorio di ricerca che avevo fatto edificare anni prima.
    Ero completamente inzuppato, ma non me ne preoccupai, mi avvicinai alle celle frigorifere, premetti il pulsante e l’anta del frigo si aprì, rivelando il suo interno, completamente avvolto da una nuvola di gelido vapore,
    indossai i guanti in lattice e estrassi un becher, riposi lì il tesoro.
    Il peccato di cui mi ero macchiato, quello a cui nessun uomo rinuncerebbe, io l’avevo preso di forza a quell’uomo, che ora nel buio più assoluto, chissà quale vendetta bramava verso di me.
    Come dargli torto?
    Richiusi la cella e sentì la necessità di sedermi.
    Lo feci, poggiai i gomiti sul piano in marmo con il volto nelle mani, ragionai, ragionai su quello che avrei potuto fare.
    Forse come protezione al peso del rimorso, forse semplice stanchezza, ma mi addormentai.
    Mi ritrovai disteso completamente sul piano, tra ampolle e appunti, dolorante in viso, per il non comodo giaciglio. Erano passate 10 ore e nonostante tutto, nulla dentro di me era cambiato.
    Piansi ancora, per la seconda volta in poche ore.
    Mi squillò il cercapersone, era Tobi, non mi aveva visto per la notte, mi stava cercando, era preoccupato, assaporai il soffice piacere di essere atteso, di sentirmi importante per qualcuno diverso da me stesso, sul mio volto triste comparve un sorriso.
    Andai all’ascensore, riaprì il vano e attesi che mi riportasse su, che mi riportasse dal mio amore.
    Era tempo di decidere.

     
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    Quando il passato surclassa il presente

    I due entrarono l’una dietro l’altro, entrambi erano certi di quel che sarebbe accaduto di lì a poco, entrambi erano sicuri del fatto che ormai non si poteva tornar indietro, il dado era tratto, come Cesare aveva pronunciato attraversando il Rubicone, così i fuochi d’artificio avevano accolto con estremo lutto una nuova era per la nebbia.
    Godsan forse nell’umore era più lieto, l’altro scuro in volto valutava quelle che sarebbero state le conseguenze per se e per gli altri…
    E i presagi non potevano che essere cupi.

    […]

    L’accompagnai sin in quella sala, lì Fujiko era nata, per gioco, per scherzo del destino, si era parlato di soluzione momentanea e poi…
    E poi si era giunto ad oggi.
    Non avrei più sbagliato, se quello era il prezzo, non avevo dubbi ne remore nel pagarlo tutto, sino all’ultimo centesimo, avevo fatto troppi casini era giunto il tempo di rimediare.

    Lo riconosci…

    Avevo poggiato la mano sul piano su cui tempo addietro aveva giaciuto Godsan, prima di diventare Fujiko.

    Si, è proprio lui…
    Il tuo scomodo lettino e poiché sono legato alle tradizioni, sarà qui dove ti opererò, ancora!
    Beh, conosci la procedura, spogliati completamente e stenditi
    Poi, procederemo con l’anestesia.


    Non aggiunsi altro, metodico, conciso non lasciavo spazio alle emozioni ero un medico ma soprattutto un ninja, già oltremodo quella situazione mi aveva colpito emotivamente.
    Avrei atteso che quella si spogliasse.
    Chissà se provava vergogna delle sue nudità, il mio sguardo era fisso sul suo fisico, uno sguardo medico, ben inteso, non provavo interesse ormai da tempo per le fattezze femminili, anche se…
    Avevo dimenticato che quel corpo nascondeva sorprese.


     
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  15. Godsan
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    Dopo l'esplosione


    Il compagno di sventura, così lo si poteva chiamare Etsuko date le vicissitudini tra i due, non l'aveva presa molto bene. Glielo leggeva in volto Fujiko che tuttavia non era della stessa opinione.

    « Sì Etsuko, continuo ad invidiarti. Perchè volevo essere lì tra la folla. E forse potevo farlo se non fossi stato così affrettato. Quanto mi dici mi colpisce ma non più di tanto. O forse vuoi dirmi che le persone cambiano, mutano? Che il gioco ha preso una strategia diversa? Ora chi odiavo mi sopporta e viceversa? E' questo quello che vuoi dirmi? Etsuko, non cambio idea comunque. Ho deciso e posso comprendere e comprenderò la tua situazione. Ma voglio uscire senza pesi su queste spalle. Ormai Fujiko è morta. E te lo ripeto. Se non mi fidassi di te, sarei morto pure io, da tempo. » replicò pacato ad Etsuko.

    Attraversarono l'ospedale per raggiungere la sala operatoria personale dell'Akuma. La stessa che già aveva ospitato entrambi ai tempi del primo cambio estetico. Nulla era cambiato. Lei se la ricordava ancora così com'era. Fredda e sterile. A tratti anche mortale.
    Doveva distendersi nuovamente, nudo o nuda.

    La prima volta l'aveva fatto senza problemi. Andava fiero del suo fisico ben tenuto. Ora aveva un altrettanto bel fisico ma quello che più stonava era qualcos'altro.
    Non che fosse un problema per lui/lei ma quando si tolse le bende che contenevano il prezioso creatore di vita si accorse di quanto poco in attività fosse rimasto, eccetto quella sporadica volta in cui aveva tentato un approccio con Maya di Iwa.

    « Te lo ricordi com'era il mio corpo una volta? Mi chiedo se riuscirò a rimodellarlo » pronunciò con malinconica voce. « Lascia che ti mostri come dovrei tornare ad essere »

    Ed eseguì la tecnica della trasformazione mostrando per la prima volta come sarebbe voluto diventare.

    « Per sicurezza ti preparo una carta ninja che poi distruggeremo » gli disse andando a recuperare dalla giaccia una carta bianca dove imprimere il chakra con l'immagine del nuovo volto.

    Intanto si distese sul freddo letto testimone di chissà quante altre operazione. Ma almeno doveva averlo sterilizzato!

    « Sarà un bel casino tornare a recitare l'uomo. Con tutte le pastiglie che mi son preso avrò gli ormoni a mille e la voce da omosessuale...ti odio solo per questo! »

    Etsuko invece odiava Godsan per altro.

    « Sono pronto » e chiuse gli occhi lasciandosi addormentare.


     
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