2° "What if..." Contest

By Ledah

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    -Secondo "What if..." Contest-



    Introduzione



    Dato che il Contest Natalizio è andato piuttosto bene, ho deciso di riutilizzare quella formula, applicandola ad un tipo di contest a mio dire piuttosto divertente (Come se contasse quello che dico io :ahsi: ).
    Come ben ricorderete, nella prima edizione, io e Shaina abbiamo usato come spunto Dragonball, ottenendo un risultato non malvagio, questa volta invece ricorrerò ad una saga di stampo cinematografico che offre moltissimi spunti e che spero vi dia modo di sfogarvi liberamente.
    Detto questo, passo ad esporre le regole ed il tema, vi auguro buon divertimento.^^
    *Fugge a portare avanti la realizzazione dei premi del contest natalizio*

    Tema



    Come tutti i "What if..." contest, tutto ruota attorno ad un fantomatico "cos'accadrebbe se...?" ed in questo caso, la frase completa risulta essere "Cos'accadrabbe se i personaggi del GDR del forum o del manga di Naruto fossero inseriti all'interno dell'universo di Star Wars?".
    E' un concetto semplice da capire, dovrete immaginare di prendere un certo numero di personaggi dal GDR o dal manga e portarli in una differente ambientazione, in questo caso Star Wars, e qui, cominciano i problemi e le possibilità insite in essi.
    Si può decidere di prendere letteralmente i personaggi e trasportarli all'interno di un mondo con una spiegazione a piacere e di conseguenza, gestire la loro reazione rispetto al nuovo ambiente, oppure, eseguire un'altra operazione ed immaginare come sarebbero i personaggi se fossero nati e cresciuti nell'universo di Star Wars invece che in quello del GDR o del manga Naruto.
    La chiave può essere ironica, umoristica o anche più seriosa, come più vi aggrada, non temete di fare ciò che avete in mente e che vi piace, anche forzando un pò i personaggi se volete.
    Un'altra idea che semplifichi di molto questo compito, sarebbe quello di creare un cosplay dove i personaggi di Naruto si travestano da quelli di Star Wars, siate elastici e divertitevi nel realizzare ciò che vorrete in base a questo tema che è una traccia che vi lascia moltissima libertà.

    Modalità



    Avete la possibilità di portare ciò che vorrete, dal disegno, colorato, a matita, fotografato, scannerizzato, al racconto, allora potremmo avere una storia breve o composta di più capitoli, un fumetto o se volete osare, persino un video.
    E se vi viene in mente qualcos'altro, potrete fare anche quella! XD
    Ci sono giusto alcune piccole norme:

    -E' ammessa la collaborazione: Sarà dato lo stesso voto a tutti, ovviamente, una colalborazione lascia imamginare un qualcosa di più impegnativo.

    -Si può postare un qualsiasi numero di lavori: Collaborando o meno, se ne possono fare quanti se ne vuole, tuttavia, il premio sarà uno solo dato in base al voto più alto ottenuto dall'utente singolo.

    -I lavori vanno postati qui sotto: Per domande e commenti, sfruttare l'apposito topic, o eventualmente, contattare il moderatore (Ledah) in altro modo.

    Esempi



    In spoiler troverete un paio d'esempi, ho inserito solo dei disegni, uno a matita e l'altro a colorato tinte piatte.
    Questi non vogliono porre lo standard per voti da 10, sono solo esempi che utilizzerò per puntualizzare alcune cosette e magari darvi uno stimolo, ricordate che avete piena libertà su ciò che intendete creare, soprattutto dal punto di vista tecnico, scrittura, disegno, grafica e qualsiasi altra cosa, usatele come più gradite e mischiatele ad altro se volete.

    SPOILER (click to view)

    image



    Star Wars è pieno di situazioni e frasi che si prestano facilmente al nostro scopo, partendo dalla più banale di tutte, basta mettere il mantello dell'akatsuki a Darth Vader per potergli dare un minimo di senso mentre dice a Naruto d'essere suo padre.
    In fondo, una storica teoria voleva che il capo dell'Akatsuki fosse il padre di Naruto no? XD

    Poi ovviamente, ci sono dettagli secondari, ad esempio, il Naruto posto in urlo di Munch fà più riferimento a Pedro da Excel Saga che a Luke, il quale è noto per i suoi "Noooooo!!!" epici.

    Passando ad un'analisi più accurata, notiamo che i personaggi sono contestualizzati, con pigrizia,ma per un fan della saga, la situazione torna alla mente anche senza i baloon, che ibridano l'immagine col fumetto, anche se qui non c'è una storia in sequenza, la quale avrebbe potuto rendere più interessante questo spunto, anche ambientandolo in tutt'altro contesto.

    image



    Questa qui è un Ledah in vesione Sith, non è detto che sia maestro o allievo, probabilmente, parliamo di un univrso parallelo dove lui ha appreso arti del lato oscuro, percuila cicatrice potrebbe essere dovuta ad altro (Ed in una storia la si potrebbe approfondire), mentre ho aggiunto un segno sotto al viso, che per gli utenti più antichi, dovrebbe ricondurre al personaggio Ookami, che potrebbe magari esserle stata maestra, Jedi o Sith.
    Da notare che in questa realtà ci sono alieni blu con creste verdi che indossano calzoncini, paura.°°
    Ora, un'errore è sicuramente quello di non aver fornito la scena di uno sfondo, i due personaggi galleggiano in aria e non si capisce il contesto nel quale l'alieno è stato ucciso.
    Dall'altro, c'è del potenziale sprecato eprchè quest'immagine è utile forse come concept design, ma da sola non si regge più di tanto, ti limiti al fatto di vedere il personaggio in versione Sith, che và bene, ma che visti alcuni dettagli, poteva essere sviluppato in altro modo.

    Insomma, qualcosa di cui lamentarmi lo troverò sempre, ovviamente, la valutazione finale dipenderà dalla persona che ho di fronte, la pigrizia in uno che conosco la becco, come farò notare i miglioramenti dai quali l'opera avrebbe beneficiato, ma non temete, sarò meno severo con voi di quanto non lo sia con me stesso. XD


    Premi e Giudizio



    Al momento, io (Ledah) sono l'unico giudice certo, se ne potrannoa ggiungere altri se ne troverò di validi e rapidi.
    Essendo i lavori molto diversi tra loro, la valutazione sarà fondamentalmente singola, salvo i casi in cui sia possibile fare confronti, ma in ogni caso, come noterete nell'assegnazione delle medaglie e dei premi, tutti avranno un premio.
    La differenza fondamentale, resta il fatto che mentre nei precedenti contest ci fosse una classifica con eventuali parimerito, in questa tipologia, il voto indica la medaglia e la medaglia il premio.

    -Voto pari a 10/10, 20/20 ecc. ecc.: Oro, potrete commissionarmi un disegno a colori chiaroscurato, oppure uno formato wallpaper a tinte piatte con linee tracciate con la penna di photoshop.
    Oppure, se lo desiderate, tre stadi evolutivi di un soggetto a vostra scelta per squilby (Tanto per restare al passo con le mode)

    -Voto da 8/10 a 9/10, da 16/20 a 18/20 ecc. ecc.: Argento, potrete commissionarmi un disegno colorato a tinte piatte.

    -Voto da 6/10 a 7/10, da 12/20 a 14/20 ecc. ecc.: Bronzo, potrete commissionarmi un disegno a matita.

    -Voto inferiore al 6/10, 12/20 ecc. ecc.: Rame, Potrete commissionarmi un rapido schizzo a matita.

    Scadenze



    Il contest scadrà il 31 Marzo 2010, con una proroga massima di una settimana se richiesta, dopo la quale, non ci saranno altre concessioni.
    Poi certo, se trovate il topic ancora aperto, approfittatene, non sono una macchina tarata sulla scadenza del contest. XD

    Banner e Targhette



    Ecco alcuni banner e targhette che potrete mettervi in firma, se vorrete proporne di vostri, li aggiungerò alla lista indicandone il creatore:

    image



    CODICE
    [URL=http://narutolegend.forumfree.it/?t=45849137][IMG]http://mannasoft.altervista.org/_altervista_ht/NuovaCartella/Banner_2__what_if_Contest_copia.png[/IMG][/URL]


    Le targhettine verranno aggiunte al più presto.
     
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  2. Yami Kaguya
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    User deleted


    La seguente storia si svolge nel periodo dell’apprendistato di Anakin Skywalker, quindi fra la fine del primo e l’inizio del secondo episodio della saga di Star Wars, però come semplice situazione politica. Non è quindi avvenuta la guerra dei cloni, e il movimento separatista è ancora in via di formazione, tuttavia l’ordine dei Jedi è meno numeroso di quanto sia prima del tradimento di Anakin, e ugualmente quello dei Sith andrà contro il background del primo episodio e la regola del “Un maestro e un apprendista Sith alla volta”. Certo non superano la decina, se tendono a farsi secchi a vicenda è naturale.
    Sull’orginalità della storia non mi esprimo, visto che per quanto non sarà mia intenzione sostituire i personaggi di star wars con quelli del gdr in scene clichè, so che accadrà nel 70% dei casi. Quindi pace, io scrivo poi a voi il giudizio.
    Si inizia >-<


    Tanto tempo fà, in una galassia lontana lontana....

    Star Wars Episodio 1.5



    La pace sembra essere tornata a regnare nel Senato Galattico. L’elezione del Cancelliere Kaworu “Palpatine” dopo l’incidente avvenuto sul pianeta di Naboo, ha dato il via a nuove adesioni alla Repubblica da parte di migliaia di sistemi e pianeti. Tuttavia se sul piano politico nessuno sembra essere incerto sul proprio futuro, così non è stato per i Cavalieri dell’Ordine dei Jedi.
    La crisi di Naboo ha richiesto una vita a ciascuno dei due ordini, ma se gli Jedi pensavano di doversi preoccupare del ritorno di uno solo delle proprie nemesi, si sbagliavano. Sono passati dieci anni dalla ricomparsa dei Sith, e molti cavalieri sono caduti in battaglia da allora. Al contrario non ci sono mai stati rapporti che indicassero la morte di un cavaliere oscuro. E’ solo chiaro che i Sith stanno aumentando di numero, e che sono in qualche modo venuti a patti con la loro sete di dominio gli uni sugli altri.
    Ai politici tuttavia tali quisquilie non interessano. Fintanto che non vi sono danni economici o alla stabilità della repubblica, per quanto piangano i cadaveri dei loro paladini, il sorriso torna presto sui loro volti.
    Tuttavia, restare fuori dalla lotta ancestrale fra bene e male, non è mai una cosa duratura. La Senatrice del Pianeta di Naboo Shinodari, così come quello di Kamino Shiltar e di Kashyyk Shika, è stata difatti convocata come molti altri suoi pari, a un consiglio su Coruscant. Qualcosa, sembra essere in movimento…



    [Prologo]


    L’unica cosa che riusciva a sentire, erano i motori della propria nave. Nient’altro. Tese l’orecchio, ma a parte i sistemi elettronici, non vi erano suoni che potessero mitigare quella sensazione di oppressione che a tratti le orecchie le comunicavano. E dopo essersi rigirata per l’ennesima volta sul letto, capì che non ci sarebbe stato nemmeno il sonno a mitigare la sua insonnia quella notte. Si mise a sedere, mentre il leggero lenzuolo che le copriva il corpo scivolava lungo il torso. Non ce ne sarebbe mai stato un effettivo bisogno, il sistema di termoregolazione della stanza era perfetto e veniva controllato prima di ogni viaggio perché facesse il suo dovere. Tuttavia, le dava qualcosa da stringere. Già riuscire a tornare a dormire da sola, era stato un passo avanti enorme rispetto a cinque anni prima. Quell’ultima piccola debolezza, aveva deciso di concedersela persino nelle estati più torride su Naboo.

    Liberò da quel leggero impedimento anche le gambe, mettendosi a sedere e guardandosi intorno. E le sue labbra si contrassero in un sorriso a metà fra il divertito e lo sdegnato, osservando come mentre dormiva, l’oloproiettore aveva accumulato già cinque messaggi. E dato come quel numero ce l’avesse una sola persona, sapeva già cosa aspettarsi. D’altronde, l’aveva ripetuto anche all’equipaggio quando avevano provato insistentemente a farla ritirare nelle sue stanze. Abituata a lavorare notte e giorno, che potesse dormire senza aver dato fondo a tutte le sue energie era qualcosa che il suo fisico non le permetteva. Decise perciò di non contrariare ulteriormente la sua mente arzilla persino a quell’ora, e afferrata la propria vestaglia, si diresse verso l’oloproiettore per sentire cosa avevano da dirle.
    Arrivata però a metà della stanza, i suoi occhi le lanciarono un segnale di avvertimento. Conosceva a menadito ogni centimetro di quella nave, tanto che a occhi chiusi avrebbe saputo dire dov’era e quanto distava un oggetto a partire dalla sua posizione. Ci impiegò quindi pochi istanti a rendersi conto che un mobile non era dove doveva essere. D’altronde, la sua posizione abituale era occupata da un essere raggomitolato su se stesso.
    Per un attimo si maledisse di aver preso in giro Sato quando le aveva chiesto se desiderava portarsi un arma in camera per ogni evenienza. E il pulsante per dare l’allarme, era troppo lontano. Vedeva gli occhi dorati di quell’essere fissarla, e sapeva che se si fosse mossa avrebbe probabilmente dato il via a un gara che non era sicura di vincere. Però cosa poteva…

    "…Non riesce a prendere sonno, Shinodari-sama?"

    Tutti i suoi pensieri si bloccarono per un istante. Non riusciva a credere, che fosse lui. Fece qualche passo verso la “cosa”, che si limitò a continuare a fissarla sino a che non fu abbastanza vicina da vedere una tunica spartana, degli stivali, e dei capelli corti con una piccola treccia a lato. La tensione di cui si liberò, le fece mancare per un attimo il sostegno dalle gambe, ma riuscì a non cadere. Dato che a sostituirla, ci fu un irritazione che raramente le capitava di provare.

    "…Posso chiederti che ci fai nella mia stanza, Yuki? Se ti perdi non dovresti infilarti nella prima porta che trovi, la tua è-"

    "Alla fine del corridoio, secondo porta a sinistra, il letto sulla destra. La sua spiegazione su come raggiungerla è stata chiarissima, non si preoccupi."


    La vena che pulsava sulla sua tempia leggermente, prese un ritmo e un intensità tale che la sentiva distintamente a lato della testa. Le aveva appena detto che era lì cosciente di dov’era, non aveva nemmeno provato a farlo sembrare un incidente. Lo sguardo del ragazzino sul suo corpo poi, non l’aiutava a calmarsi. Si recò rapidamente al suo armadio, dove prese un mantello decisamente meno rivelatorio, indossandolo rapidamente prima di tornare di fronte al suo intruso.

    "Ti posso chiedere quindi, perché non sei lì se sai benissimo dov’è?"

    "Sono responsabile della sua sicurezza, Shinodari-sama. Se le ho arrecato fastidio con la mia presenza, me ne scuso. Cercherò di non farmi notare la prossima volta."

    …Si chiese se non la stesse prendendo in giro. Poi però decise di calmarsi, di ripetersi che aveva a che fare con un bambino, non con un adulto. E che non era nell'età probabilmente per avere stimoli di quel genere, ancora, quindi non si poteva dire la stesse spiando.

    "..Yuki, ti ringrazio della tua devozione a questo incarico, ma qui sono al sicuro. La nave è stata perlustrata da cima a fondo, e la mia guardia personale pattuglia quei pochi corridoi che ci sono. E poi, c’è Ko con me.."

    Si voltò a cercare il piccolo esemplare di Krayat che le era stato inviato da Tatooine, ma l’alloggio del draghetto delle rocce era vuoto. Non riuscì a spiegarsi dove fosse finito, tanto che pensò fosse uscito per andarsene a zonzo come suo solito. Poi però notò che vicino al bambino, c’era una coperta che si muoveva. E rabbrividì al pensiero di ciò che poteva significare.

    "..Yuki…che cosa hai.."

    "Rischiava di svegliarla, Shinodari-sama. Si riprenderà. "


    La ragazza spalancò gli occhi, togliendo la coperta da sopra un draghetto blu grande come un cane di piccola stazza, che stava a terra con la lingua fuori farfugliando parole incomprensibili. Aveva già visto effetti simili, ma su un qualche animale da spettacolo. Non su un cucciolo indifeso a cui si era affezionata così tanto dal suo ultimo compleanno. Alla fine quindi, scoppiò senza ritegno.

    "FUORI! Stò bene così come sono, senza che tu ti metta a usare i vostri trucchetti Jedi sul mio drago! Vattene a letto nella tua stanza, è un ordine Yuki!"

    Il ragazzino non si scompose. Anzi, la fissò di rimando con quello sguardo che le aveva lanciato la prima volta che l’aveva vista. A specchio, ma con una forza di penetrazione tale, da farla barcollare. Ma alla seconda volta, non si fece cogliere impreparata, reggendone la forza e alzando un braccio per indicargli la porta, mentre reggeva il draghetto nella mano sinistra.

    "…Sì, milady. Mi perdoni per il disturbo, le auguro la buona notte."

    Il bambino si sollevò da terra, e si incamminò fino alla porta, che con un rumore di pistoni si aprì e si richiuse dopo alcuni istanti. Solo allora, Shinodari lasciò cadere il braccio e tornò a fissare Ko. Il controllo della Forza sarebbe dovuto svanire a breve, da quanto ricordava. Si limitò quindi a riportarlo nel suo spazio, e ad aiutarlo a mettersi comodo per dormire. E mentre lo fissava, ripensava di nuovo al Padawan che le avevano affibbiato come guardia del corpo. L’efficienza e le preoccupazioni di Sato le avevano sempre ispirato una sorta di affetto misto a fastidio da iperprotettività, ma quella volta le aveva attaccato una presenza non solo non richiesta, ma a tratti inquietante. Si strinse le spalle, mentre un brivido la percorreva ripensando a come l’aveva guardata non appena si era accorta di lui. Sapeva che un bambino non poteva avere certi pensieri. Ma non aveva mai visto un bambino guardarla come se volesse strapparle di dosso i vestiti.
    Mentre tornava verso il tavolo, si accorse che le si erano anneriti gli occhi. Prima c’era stato solo un uomo, capace di reggere quello sguardo senza fare una piega. E ora a quanto pareva, c’erano anche due bambini. Cercò di rilassarsi, recuperando il proprio colore ametista prima dell’arrivo. Poi si mise a sbrigare le pratiche olografiche, immergendosi nel lavoro per recuperare la concentrazione per l’assemblea. Là avrebbe rivisto Shika, e Shiltar. Di certo sarebbe stata una sessione movimentata anche senza che un ragazzino impiccione si mettesse a farle delle visite notturne drogandole il drago.

    […]


    Ad ogni modo, l’arrivo giunse anche fin troppo presto. Shinodari udì un bussare sommesso alla porta, e chiudendo il proiettore si diresse verso il suo visitatore. Si trovò davanti il capo della sicurezza, che si portò immediatamente sull’attenti non appena la figura della senatrice si palesò.

    "Buongiorno, Senatrice Jaku. Entro mezz’ora saremo allo spazioporto di Coruscant. Ha riposato bene, si sente pronta?"

    "Buongiorno Febh, grazie. Beh, diciamo di sì. …Hai visto Yuki?"

    "Chi?"

    "Yuki, il Padawan."

    "Padache?"

    "L’apprendista Jedi!"

    "Aaaah. Beh, credo proprio sia ancora nella sua stanza. Sa, ieri ho dovuto praticamente buttarcelo dentro, continuava a dire di voler dormire con lei. Poi l’ho ripescato in giro, quindi ho deciso di prendere misure un po’ più drastiche. Voleva vederlo?"

    "…Che misure, Febh?"


    Sapeva che se ne sarebbe pentita, ad averlo chiesto. E difatti, non venne delusa. Quando mai Febh la deludeva, dopo che anni prima aveva preso il posto del suo predecessore regalando un detonatore termico a suo figlio nel tentativo di ingraziarselo? Ancora ringraziava che il padre aveva avuto la prontezza di strapparlo di mano al bambino e gettarlo via. Non si spiegava però come dopo che era andato a cercare il responsabile incurante delle ustioni, gli avesse ceduto il posto. Mah.

    "Non avevamo mai usato il confinatore gravitazionale, ma devo dire che funziona proprio bene, a richiesta è anche insonorizzante."

    Gli occhi di Shinodari non fecero una piega, mentre dentro di sé la sua mente non sapeva come replicare a tale affermazione. Perlomeno era sano, o almeno sperava. Si mise una mano sulla fronte, e fece ritorno all’interno.

    "Fallo uscire e tienilo sul ponte di volo, se possibile. E chiedi a Zani se può venire da me, per cortesia."

    "Ai suoi ordini, senatrice."

    Con un nuovo sull’attenti, lo Yakushi si allontanò dalla porta, e Shinodari si avvicinò all’armadio. Accorgendosi che il malumore della notte prima, era svanito. Quando arrivò la sua acconciatrice Zani, la salutò normalmente e si fece aiutare nella vestizione, ringraziando mentalmente il ragazzo che da quando era arrivato, riusciva a rallegrarla sempre per qualche minuto, con il suo modo di fare. Poi però non potè più concedersi di essere rilassata. Quando Febh tornò a riprenderla con affianco la sua guardia del corpo, dalla sua stanza uscì Shinodari Jaku, Senatrice del pianeta di Naboo, la cui mente era già proiettata alla sessione del consiglio del Senato della Repubblica. Fu quindi con tranquillità e austerità, che la ragazza venne accompagnata fuori dalla sua nave e sul speeder del senato riservato che l’avrebbe condotta a destinazione. Ignorò gli ematomi presenti su Febh e su Yuki. Poteva solo sperare nessuno facesse domande.

    […]

    Doveva ammettere, che per quanto non gli piacesse il senato, una visita a Coruscant era sempre utile. Gli faceva capire come Kamino e la sua riserva d’acqua incontaminata fossero qualcosa di cui andare orgogliosi e di cui essere fieri. Un pianeta ricoperto dall’acciaio… pur riconoscendo l’arte architettonica degli abitanti, non riusciva a non considerarla una barbarie verso un ambiente che nemmeno esisteva più.

    "Shiltar-san, và tutto bene?"

    L’anziano kaminoano si riscosse dai suoi pensieri, voltando la piccola testa verso il suo allievo, sorridendo pacato.

    "Perdonami Giants, mi ero perso nei miei ragionamenti. Quanto manca?"

    "Siamo quasi arrivati, ho già controllato il percorso verso la nostra postazione. E’ sicuro, non deve preoccuparsi. "

    Shiltar annuì, tornando a osservare le infinite macchine volanti che si aggiravano sopra e sotto di loro. Per quanto capisse la sua posizione, certe volte tutta quella sicurezza era stancante. Era invecchiato, ma non senza un pizzico di orgoglio ripeteva a tutti di non trattarlo come un vecchio decrepito incapace di aprirsi una porta da solo. Soprattutto quando metà delle guerre di Kamino l’avevano visto in prima linea. Ma sembrava il passato non contasse nulla né per i suoi colleghi, né per i suoi simili.
    Fissò il cerchio impresso nella sua mano a tre dita, ricordo di quella che era stata la sua ultima battaglia. Non la più difficile, ma di certo la più anelata e fastidiosa. Era stato da quel giorno, che avevano iniziato a trattarlo in quel modo formale e quasi limitante. Soprattutto Giants. Poteva dire di provare affetto per quel giovane, ma era altrettanto vero che sospettava fosse anche il responsabile della sua campagna di pensionamento, con tutte le buone intenzioni. Le premure del giovane lo divertivano a volte, ma come in quel caso gli toglievano il buon umore pezzo per pezzo mano a mano che veniva a conoscenza di quale metodo per non farlo stancare si sarebbe inventato per la giornata. Perlomeno, il fatto che la sedia semovente a gravitazione fosse stata ridotta a una palla di rottami non appena aveva fatto la sua comparsa dinanzi al senatore suo destinatario, aveva aiutato a porre un limite alle proposte del suo accompagnatore.
    Osservando però una nave di chiare fattezze Nabooiane sorvolare in lontananza il cielo, Shiltar tornò nuovamente a rivolgersi al suo co-passeggero.

    "Hai notizie sulla Senatrice Jaku?"

    Potè vedere un lampo di irritazione nello sguardo del suo simile, ma il ragazzo si limitò a premere qualche pulsante sul suo palmare, e quindi fornire la propria risposta.

    "Ha dato conferma della sua presenza, dovrebbe essere già arrivata allo spazioporto. Forse riusciremo a incrociarla, la sua postazione è come al solito mediamente vicino a noi, entreremo dalla stessa zona della Camera."

    Un cenno delle dita di Shiltar confermò che aveva capito, mentre si immergeva di nuovo nei suoi pensieri. Quella ragazza era sempre stato un mistero, per lui. La sua immaturità a volte era palese, altre volte quasi inesistente, ma la sua abilità diplomatica era indiscussa. Era solo troppo permissiva con i suoi sottoposti e con i criminali, ma sperava che negli ultimi dieci anni fosse riuscita a correggere anche quel lato del suo carattere. Si sorprese, di quanto tempo fosse passato da quando le aveva parlato l’ultima volta. Kamino era un pianeta piuttosto periferico, di conseguenza Shiltar si recava a Coruscant solo per le questioni veramente importanti. L’ultima era stata appunto la decisione su come comportarsi con il blocco illecito della Federazione dei Mercanti verso il pianeta della Jaku. Da allora non aveva più avuto occasione di parlare con la giovane faccia a faccia. E il messaggio che le aveva lasciato, non aveva mai avuto risposta. D’altronde non se l’era nemmeno aspettata. Tornò a fissare la cicatrice sulla mano con quei pensieri in testa, sino a quando il mezzo si fermò vicino a un attracco, e insieme a Giants iniziò a percorrere le scale del Senato.

    […]

    "Senatrice?"

    "Sì?"

    "Come mi ha richiesto, ho controllato il registro arrivi. La informo che la senatrice Jaku è appena arrivata."

    La segretaria sorrise, osservando come gli occhi della ragazzina si fossero illuminati.

    "Dove?"

    "Varco X-7, ma senatrice passerà qui davanti quindi-"

    Si accorse allora, che mentre controllava il varco la sua protetta era già sparita. Sospirò, e si rimise a sedere in attesa che la sua giovane padrona tornasse indietro.

    La ragazza corse con tutta sé stessa, con una grazia incredibile considerando gli abiti che indossava. La lunga gonna o il soprabito che arrivavano sino al pavimento non furono mai d’intralcio ai suoi piedi, e alla fine i suoi occhi riuscirono a riconoscere la chioma blu della sua amica in un gruppo di persone che camminavano nella sua direzione.

    "Shin-chan!"

    Rallentò la sua corsa man mano che si avvicinava, scorgendo un aria sorpresa nella sua interlocutrice. Quando però arrivò a pochi passi da lei, vide con gioia che nei suoi occhi compariva un lampo di sorpresa, seguito da uno di uguale gioia, mentre allungava le mani verso le sue, gesto che venne ricambiato immediatamente.

    "Saya! Santo cielo, da quanto…che ci fai qui?"

    "Che ci faccio? Sono una Senatrice, dove altro dovrei stare! "


    Dovette ammettere, che si godette ogni istante della sorpresa nche maggiore di prima che si dipinse sul volto della sua amica. Un minimo sollievo, dopo che aveva atteso quasi due mesi bloccando ogni tentativo dei suoi tutori di comunicare la felice notizia a tutto il mondo, Shinodari inclusa.

    "Sei…Ma è fantastico, Saya, complimenti! Aldeeran ha fatto un vero affare, ma quando..?"

    "Due mesi, tempo fa ho salvato il fondoschiena a mio padre in una trattativa, e mi ha detto di scegliere un regalo. Indovina cosa ho chiesto? Certo ho dovuto sbrigare pratiche a non finire, ma alla fine mi ha concesso il fatto che non sono più una bambina. Ed eccomi qui."

    "Non sai quanto mi fa piacere, volevo tanto rivederti, ma le pratiche, gli impegni…"

    "Oh, guarda, fidati che anche volendo non mi avrebbero lasciata andare sino a che non avessi abbandonato il mio proposito, nel tentativo di farmi venire un esaurimento nervoso.
    Piuttosto, vedo che hai portato Ryu con-"


    La ragazza dai capelli albini si sporse verso la piccola figura dietro la senatrice, ma interruppe la frase a metà. I capelli bianchi c’erano, ma non era il figlio della sua amica con cui aveva passato tanto tempo quando erano entrambi più giovani. Lo sguardo era dorato anziché argentato, e la divisa che portava di certo non aveva nulla del buongusto per la moda che Shinodari aveva sempre mostrato migliorando qualsiasi progetto che i sarti di mezzo sistema le avessero proposto. Inoltre quel taglio quasi militare, con quella treccina…Ryutsuki si sarebbe lamentato sino a che i capelli non gli fossero ricresciuti, per un taglio simile.
    Lo sapeva perché ci aveva provato una volta.
    Fissò quindi Shinodari con sguardo interrogativo, e la ragazza sospirò, volgendo lo sguardo al suo seguito.

    "Ryucchan è rimasto a Naboo, non ho avuto il coraggio di portarlo di nuovo qui. L’ultima volta che l’ho portato a un assemblea eravamo su Mustafar, se ne è andato in giro per mezza città mentre ero in riunione. L’ho ritrovato che stava cavalcando un drone da trasporto magma, è stato un incubo tirarlo giù…."

    Saya sentì un commento arrivarle alle labbra, ma si contenne. Per quanto tempo fosse passato, ancora non sapeva come affrontare l’argomento con lei. Ormai avevano 18 e e quasi 30 anni, e la longevità dei Nabooiani faceva apparire la sua “sorellona” come di poco più grande di lei. Eppure ancora non riusciva a sentire, di poter parlare da adulti con Shinodari. Così, riportò il discorso al binario originale.

    "Quindi, lui chi è? Sembra avere la sua età, comunque."

    "Si chiama Yuki, è un Padawan che Sato mi ha affib-, emh, assegnato come rinforzo alla mia scorta."

    "La scorta se la cava benissimo da sola…"

    "Sì, lo sò Febh.
    Comunque, diciamo che piuttosto che provare a convincerlo del contrario, ho preferito risparmiare tempo e lasciarlo fare."


    "Quindi lui..sarebbe un futuro Jedi? Un cavaliere?!"


    La sorpresa della ragazza fece comparire un sorriso sul volto della Senatrice, che le prese la mano prima di incamminarsi di nuovo.

    "Non hai perso il vizio di fare tante domande, vedo. Ma non mi pare leale che sia solo io a rispondere, che ne pensi?"

    "Ti posso accompagnare sino alla tua postazione, ma nel mentre dovrò pure formulare un discorso, no?"

    "Alderaan avrà bisogno della sua Senatrice e di un discorso ben più di me. Ti prometto che dopo il consiglio parleremo, ma se vuoi farmi compagnia sino alla mia postazione lo stesso, accetto con gioia."

    "Voglio, voglio."


    Le due ragazze iniziarono quindi a parlare fra loro per quel breve tragitto che riportò Saya alla sua postazione come rappresentante del pianeta Alderaan. Salutò quindi Shinodari con un sorriso, mentre anche la Senatrice di Naboo si dirigeva alla sua. Era allegra, quasi euforica al pensiero di non dover più sopportare le attese durante le deliberatorie senza nessuno con cui parlare.
    Probabilmente fu per quello, che non accelerò mentre passava di fronte a quella postazione.

    "E' un piacere rivederla, Senatrice."

    Shinodari si bloccò. Attese alcuni istanti, mentre cercava di ricomporre la propria espressione. Poi si voltò verso la postazione di Kamino, dove il senatore dell'omonimo pianeta la stava fissando dalla sua sedia ergonomica. I kaminoani avevano un che di elegante nelle loro movenze, e il modo in cui Shiltar era seduto, ispirava una sorta di fiducia derivata da una posizione a dir poco armoniosa.
    Gli occhi della ragazza però, non mostrarono il minimo segno al contrario di calma. La sua espressione era fredda, per quanto sorrise socchiudendo gli occhi dopo alcuni istanti, inchinandosi al senatore.

    "Posso dire lo stesso, Shiltar-sama. Era da molto, che non avevo sue notizie."

    Il kaminoano sorrise, sicuro che quel "posso" volesse dire che non contemplava però di farlo, e che per la seconda parte, avrebbe preferito evitare quella rottura del silenzio reciproco. Ugualmente però mantenne il suo sorriso serafico, accettando semplicemente che nemmeno dieci anni erano stati sufficienti, sembrava.

    "Non volevo disturbarla con saluti di poco conto, Senatrice. Comunque, è meglio si affretti. Credo che il consiglio sia ansioso di cominciare."

    "La ringrazio del consiglio, Shiltar-sama."


    La ragazza si congedò con quelle parole, riprendendo la sua avanzata. Lo sguardo di Shiltar scivolò sul suo seguito, e per un istante avvertì una fitta. Non derivante dal suo corpo, ma da qualcos'altro. Scrutò meglio le guardie, ma non avvertì più nulla, per quanto rimase a fissarle sino a che non furono del tutto fuori vista.

    "Ci sono problemi, signore? Vuole che chieda un incontro con la Senatrice? Un comportamento simile con un membro più anziano del consiglio è..."

    Shiltar alzò una mano verso il suo accompagnatore, e basta. Non disse altro, e non servì. Lo sguardo che aveva in volto, Giants non lo vedeva da diversi anni. Rimase quindi in silenzio, attendendo sino a che Shiltar stesso tornò a fissare la sala, con lo sguardo nuovamente rilassato mentre lo faceva scorrere sulle varie postazioni. Qualsiasi cosa stesse passando nella sua testa, a Giants non era concesso intromettervisi.

    A breve comunque, tutte le postazioni ebbero il proprio rappresentante. Fu così quindi, che le porte vennero chiuse, e la sessione del Senato iniziò.
     
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  3. Yami Kaguya
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    [Capitolo 1 – Il consiglio]



    Bene, io vado. Potete rilassarvi per un po’ se volete, non credo sarà una cosa breve.

    ...Non dice sul serio, vero?


    Lo sguardo di Febh chiariva che non avrebbe dato retta a quel comando nemmeno se gliel’avesse ordinato. Allo stesso modo, quello di Shinodari si fece spazientito, mentre fissava la sala ormai già gremita.

    Andiamo Febh, non mi puoi lasciare qualche ora d’aria? Sono nel mezzo del Senato della repubblica, ci sono solo politici forti unicamente di polmoni, non corro alcun pericolo…

    Se và lui, vengo anch’io.

    Lui chi?


    Febh alzò un dito, e seguendone la direzione, Shinodari vide Yuki intento a fissare l’interno della camera con sguardo annoiato. Sguardo che riservò anche a lei, come a chiederle se si muoveva.
    Un pulsare familiare tornò a farsi sentire nella testa della Senatrice, che si voltò quindi verso il suo sottoposto, che la stava fissando con sguardo speranzoso. Era evidente, che non gli avrebbe dato una mano a rimuovere il suo lasciapassare per poterla seguire anche lui là dentro.
    Bastardi.

    Tu puoi venire, i tuoi uomini stanno qui però. Chi non ci stà provi a prendersi il posto di Yuki se ci tiene tanto.

    Detto ciò avanzò fino al centro dell’hovercraft, e fece un respiro profondo. Poteva sentire come dietro di lei volassero silenziose scintille fra il suo seguito e il bambino vicino a lei, quindi si affrettò a rimuovere il blocco di sicurezza, e a lasciare che l’hovercraft si librasse nell’aria.
    Solo una volta che ebbe trovato e affiancato quello di Saya, le sue sopracciglia si rilassarono nuovamente. Saya la guardò un attimo, ma non disse nulla, ridendo sotto i baffi. Non c’era tempo purtroppo per le chiacchiere, il cilindro centrale della camera iniziò ad aprirsi, segno che l’assemblea stava per iniziare.

    Oh bene, ecco che arriva Palpatine.

    Pal..? Ma quella non è la postazione di Kaworu-dono, il cancelliere? E’ assente?

    Lo sguardo che Shinodari rivolse a Saya, fece corrugare la fronte della giovane, mentre evidentemente stava scavando nei ricordi.

    Ah già, ti sei persa le ultime sedute, te. Beh…sai tenere un segreto? O meglio, se lo sente è capace di farci licenziare tutti.

    Di che stai parlando?

    Di Kaworu “Palpatine” Ha-U-Chi, il soprannome che si è guadagnato da qualche mese. Capirai, capirai. Solo che mi sa dobbiamo spostarci, frontalmente non si vede bene….ecco, dai vieni.


    La senatrice di Alderaan fece girare la sua postazione lungo un ellissi attorno alla ormai fuoriuscita del tutto postazione dell’attuale Cancelliere della Repubblica, in carica per due mandati di fila come non accadeva da svariati anni. Accanto a lui stavano due figure incappucciate, le cui forme appena accennate sotto la stoffa però, ne chiarivano il sesso. Il cancelliere stava immobile al centro del mezzo, mentre gli osservatori più attenti poterono scorgere la sua espressione evolversi da un cipiglio truce, e un sorriso benevolo, mentre faceva scorrere lo sguardo attorno a sé. Infine, arrivato a circa metà dell’altezza totale della stanza, allargò le proprie braccia così come il proprio sorriso.

    Do il benvenuto a tutti voi, membri del Senato. E vi ringrazio per aver risposto al mio appello con così poco preavviso. Se siamo tutti riuniti, tranne ovviamente quelli di noi che non hanno potuto presenziare a questa assemblea, direi di non indugiare ulteriormente, il tempo a nostra disposizione è sempre meno.

    Ecco ecco! Guarda la sua schiena, tieni!


    Saya passò un monocolo digitale alla sua amica, indicando il cancelliere mentre abbassava le braccia descrivendo un cerco dietro di sé dalla schiena sino al fianco. E fu allora, mentre Shinodari eseguiva il frettoloso ordine della sua amica, che potè notare come le mani del cancelliere si fossero soffermate qualche secondo a livello….della vita, delle sue accompagnatrici, prima di tornare lungo il corpo. E ugualmente, ripetè il movimento al contrario, stavolta in maniera meno ampia ma passando comunque con leggerezza sullo stesso punto di prima, congiungendo infine le mani davanti allo stomaco. Le figure non fecero un fiato, ma Saya stava rischiando di soffocarsi guardando l’espressione dell’amica.

    Quindi… “Palpatine” è perché…

    Almeno due a inizio seduta e due alla fine. Ma l’ho beccato anche negli intervalli. Afferma che la sua vista non è quella di un tempo, quindi per muoversi calcola male le distanze. Comunque è “Palpatain” se devi pronunciarlo, altrimenti capisce.

    ..Dimmi che l’artefice di tutto questo non-

    Lasciarmi sfuggire un’opportunità simile? Ma nemmeno per idea, a sentirlo nei corridoi mi passa il malumore di botto.


    Shinodari ridiede il monocolo a Saya, ignorando le proposte di Febh di farselo ridare a fine seduta dato che voleva vederlo anche lui. Si sorprese invece di come la sua guardia del corpo continuasse a fissare laconico la stanza, apparentemente per nulla interessato a ciò che accadeva accanto a lui. La prima volta sull’hovercraft era stata un’esperienza per Shinodari, che quasi senza accorgersene aveva iniziato a volare per la stanza senza sosta. Per fortuna non era l’unica a muoversi, ma a pensarci in quel momento le fece nuovamente provare un pizzico di vergogna. Yuki invece, per quanto fosse ben più giovane di lei a quel tempo, non aveva fatto una piega. O meglio, sin da prima aveva lo sguardo fisso nel vuoto per la maggior parte del tempo, come se avesse lasciato briglia sciolta alla fantasia. Ma quel ragazzino sapeva divertirsi?
    Iniziava a credere che jedi non sapessero proprio apprezzare il relax, nemmeno gli apprendisti.

    […]


    Inizia, signore.

    Già.


    Shiltar osservò il cancelliere fare la sua apparizione, quindi si mise comodo in attesa del suo discorso, che non tardò ad arrivare.

    L’argomento principale di oggi, riguarda il pianeta Honoak. Come sapete, i choji insistevano da molto tempo su come fosse necessario aumentare le aree disboscate per poter costruire nuove case visto il sempre più crescente numero dei loro discendenti. Però gli Ino, i nativi, hanno iniziato ad attaccare le strutture di lavoro in nome del trattato per la prevenzione del pianeta, senza ferire per fortuna nessuno.
    Ci è giunta però notizia che sul pianeta è stata dispiegata tre giorni fa un armata di Tengu droidi, come minaccia passiva dei Choji verso gli Ino. Nessuno dei due ha voluto cedere durante i negoziati, e di conseguenza signori, c’è la possibilità che nasca uno scontro i cui esiti non potremo prevedere.


    Non c’è la possibilità di un qualche trasferimento dal pianeta Felucia?

    No, la maestra Shaak Ti stà ancora istruendo i Feluciani sulla civiltà, tutt’ora finirebbero per attaccare i cargo che provassero ad avvicinarsi al pianeta, non parliamone se iniziassero anche ad intaccare la foresta.

    Ma è davvero necessario disboscare? Ci sono vari materiali edili che permettono una vita in simbiosi con una foresta…

    I Choji sono a loro modo devoti agli spiriti degli alberi, la loro unica pecca è l’avidità. Sostengono che ringraziando gli alberi abbattuti, possano ottenere la perfetta comunione con la natura. Pongono i simbionti e i parassiti allo stesso livello, purtroppo, e ciò per loro è insultare l’ambiente.

    La porzione di bosco che intendono utilizzare quanto sarebbe ampia?


    Il discorso proseguì su quei toni, ma Shiltar perse ben presto interesse. Sentiva già nell’aria come il destino di Honoka si sarebbe presto rivelato simile a Coruscant. Conosceva entrambe le razze di quel pianeta, vi aveva fatto visita una ventina di anni prima appunto per i termini del trattato sulla prevenzione dell’ambiente. E come temeva, il punto di rottura fra la civiltà e la natura era arrivato. Fece quindi un cenno a Giants, e si avvicinò al bordo dell’hovercraft, mentre questo si portava al centro della sala. Attese quindi che Kaworu gli desse la parola, e quindi iniziò a parlare.

    Porgo i miei saluti a voi, membri del Senato. Riguardo alla questione attuale, posso dirvi per esperienza personale che gli Ino non permetteranno a un solo albero di cadere, solo dopo giorni di negoziati si è giunti a suo tempo all’attuale trattato. Per quanto capisca i Choji, la loro minaccia per quanto passiva resta una minaccia. Di conseguenza, trovo che prima di riprendere qualsiasi via dei negoziati, sia necessario rendere inoffensiva quell’armata Tengu.
    E sarei inoltre grato ai nostri funzionari, se potessero scoprire com’è possibile che una popolazione che vuole vivere in capanni di legno sia entrata in possesso di un’armata di droidi.


    Comprendo il suo punto di vista, Shiltar-san, ma cosa suggerisce di fare? Utilizzare le armi contro le armi, otterremo solo il risultato che vorremmo evitare…

    …Honoak non dista molto da Kashyyk, o mi sbaglio? Consigliere Shika, i Wookie sarebbero disposti a offrire ospitalità agli Ino, se li convincessimo a trasferirsi?

    Un’altra piccola piattaforma si staccò dal proprio sostegno, e un piccolo essere peloso vestito con una tunica da Senatore spuntò da sotto il bordo del mezzo, iniziando a parlare in wookie con voce tuttavia stentorea.

    Argh..Shin, non me lo ricordo il wookie, potresti…?

    La ragazza annuì con un sorriso, per poi tradurre il discorso per la sua amica, mentre vedere l’amico e “fratello” Shika di nuovo le rendeva il cuore più leggero. Shiltar ascoltò allo stesso modo le parole che il piccolo wookie pronunciò, e quando si fu zittito riprese a parlare.

    Sì, comprendo la vostra opinione. Dubito come voi, che un Ino o un Wookie lasci il proprio pianeta da vivo se questi non stà per diventare una Supernova o fosse assolutamente inabitabile. La ringrazio comunque per la sua disponibilità a dare asilo agli Ino che volessero mitigare la propria posizione. Ma come vedete, senatori, se non bloccheremo la minaccia sul nascere non ci sarà modo di evitare un massacro.

    Shiltar-san, mi permetto di ripetermi, ma…

    Non ho dimenticato la vostra obiezione, non temete. Ricordo che una situazione simile avvenne anche dieci anni fa, o sbaglio? In quel caso, fu determinante l’aiuto dei Gungan, vero? Senatrice Shinodari?


    Saya fissò la sua amica, e per un attimo il sorriso le sparì dalle labbra. Shinodari avanzò a sua volta verso il centro della camera, sino ad essere a un centinaio di metri da Shiltar mentre lo fissava dall’hovercraft in movimento.

    I gungan desiderano la pace, Shiltar-san. Se gli stà chiedendo di battersi per una guerra non loro…

    No, no, assolutamente. Mi perdoni, avrei dovuto specificare: nella battaglia che ha visto il vostro pianeta messo in pericolo, i Gungan non avevano dimostrato una primitiva quanto efficace forma di battaglia contro i droidi? Crede sarebbero disposti a fornire gli armamenti non-letali agli Ino?

    E’ possibile, ma le ricordo gli esiti di tale battaglia, Senatore. Senza la nostra flotta a distruggere le comunicazioni nemiche, i gungan sarebbero stati sterminati. Vuole condurre anche gli Ino verso tale situazione?

    E se altri pianeti fornissero delle navi? Non sarebbe difficile auspicare un risultato favorevole agli Ino come lo è stato per voi. Inoltre, immagino che anche il consiglio Jedi possa voler dare una mano nell’evitare vittime biologiche. Soprattutto se vi sono cavalieri in missione nei pianeti vicini, come Naboo. Anche se tutt’ora è privo, di un cavaliere residente, vero?


    Shiltar taque, mentre i vari emissari dei pianeti tornarono a consultarsi. Riteneva di aver dato abbastanza carne al fuoco, e che non ci fosse altro da fare che attendere che si giungesse a un verdetto, o a una nuova discussione. Nella sua ultima frase, oltre allo sguardo omicida della Jaku, aveva colto un’altra variazione. C’era qualcosa, là. Ma oltre alla Jaku e al suo capo della sicurezza, non vedeva altre presenze.
    Di certo stava iniziando a stuzzicare più della sua curiosità, quella faccenda.

    […]


    Shinodari imprecò, per come il rappresentante dei Gungan non fosse presente all’assemblea. Bosu Nass non le avrebbe fatto passare liscia la cosa, se avessero richiesto più attrezzature di quante i gungan fossero disposti a cedere, soprattutto se era stata lei a decidere in vece del suo senatore. Per quanto ci fosse amicizia tra loro, i vecchi attriti fra Nabooiani e Gungan erano ancora una ferita fresca.
    Non poteva negare, che l’idea di Shiltar avesse un che di fattibile. Lei restava convinta che ci dovesse essere una soluzione pacifica a quella disputa, ma vedeva come il Senato fosse poco disposto a cercarla, fomentato dal poter risolvere la questione con un certo margine di sicurezza.
    Fissò di nuovo il Kaminoano che si allontanava, e strinse i bordi dell’hovercraft per contenersi. Forse non c’era malizia, nelle sue parole. Forse l’aveva detto come Senatore. Ma suonava lo stesso terribilmente irritante sentire una domanda simile uscire dalle sue labbra.

    Shin…

    Non è niente, Saya. Rimani concentrata, e se possibile vorrei chiederti che Aldeeran invii le proprie divisioni mediche. E’ folle credere che potremmo uscirne illesi, se questa idea và in porto.

    ..Sì.


    Lentamente, Shinodari riuscì ad allentare la presa sul bordo della postazione. Ormai l’aveva superata, non aveva mentito a Saya. Ma c’erano frasi che riuscivano ancora a farla capitolare.
    Si sedette quindi sul sedile, in attesa che la moltitudine di voci si spegnesse, così da arrivare alla decisione finale. Febh non aveva più parlato dall’inizio del discorso, e Yuki continuava ad essere silente e chiuso in sé stesso. Per un momento, Shinodari avvertì un senso di solitudine attorno a sé. Desiderò di non aver lasciato Ko nell’astronave per timore che non riuscisse a contenere la propria vivacità ad assemblea iniziata. Probabilmente o lui o Ryutsuki, sarebbero riusciti a fermare quel senso di gelo che le stava attanagliando lo stomaco.

    ..Credo quel Senatore si sbagli.

    Shinodari si voltò verso il bambino, i cui occhi ora vigili si fissarono nei suoi, mentre si metteva seduto in maniera più composta.

    Il cavaliere di Naboo, è qui con la sua senatrice, no?

    La suddetta senatrice sbattè un paio di volte le palpebre, mentre nella sua mente stava avvenendo un conflitto di sentimenti. Era tentata di far abbassare la cresta a quel padawan che si riteneva già cavaliere, e che probabilmente implicava con quelle parole la convinzione che avrebbe dovuto sopportarlo anche quando fosse rientrata al pianeta. Poi però, avvertendo un lieve calore mentre le saliva una risata lungo la gola, sorrise, arruffando la capigliatura a spazzola del ragazzino.

    ..Già. Quindi vedi di darti una svegliata, per ora potresti essere un cavaliere soprammobile, per quanto stò vedendo.

    Yuki si sotrasse al contatto biascicando un assenso, ma in un modo che ricordò a Shinodari Ryutsuki. Il che mise ulteriormente freno ai suoi pensieri negativi, permettendole di ridare tutto il suo interesse alla discussione in atto. Saya nel frattempo aveva espresso l’offerta di Alderaan per le proprie attrezzature mediche decisamente più all’avanguardia rispetto a quelle di chiunque altro. Infine Kaworu alzò nuovamente le mani, e diede il verdetto.

    Verrà contattato il senatore di Naboo, fazione dei Gungan, per gli armamenti. I pianeti di Alderaan e di Kamino forniranno le proprie conoscenze mediche nel caso la situazione degenerasse. Il pianeta di Naboo, così come quello di Yavin e di Correlia forniranno i caccia che dovranno nel peggiore dei casi attaccare la nave madre e distruggere il centro di controllo dei droidi. L’ordine dei Jedi verrà informato della nostra decisione, la loro risposta verrà comunicata tramite olovideo a tutti i presenti.
    Se nessuno ha altro da aggiungere, la seduta è tolta.


    Le mani del cancelliere scorsero di nuovo dietro alle sue accompagnatrici, e infine il suo hovercraft scese di quota tornando nel suo alloggio centrale. E mentre Shinodari sorrideva scuotendo la testa, Saya finse un colpo di tosse facendo risuonare nella stanza un roco “Palpatain”.

    […]


    Finalmente era finita.
    Sapeva di aver insistito lui per salire su quel coso, ma a posteriori si disse che senso del dovere a parte, la prossima volta avrebbe passato la mano riguardo al salire su uno di quegli affari. Il colore di Febh mentre uscivano dalla camera dopo aver riagganciato gli hovercraft doveva parlare per lui, perché Shinodari lo squadrò con sguardo clinico.

    Febh, và tutto bene?

    Eh? Ah, non si preoccupi, probabilmente ho mangiato qualcosa di strano a colazione, passerà presto. Probabilmente l’uovo di Chelacolo non era troppo fresco. Avrei dovuto cuocerlo un po’ di più forse.

    …Febh, hai mangiato un uovo di chelacolo crudo?

    Che c’è di male? Da piccolo lo adoravo, mio cugino me lo dava sempre quando perdevo a un gioco. Credeva fosse una penitenza, l’allocco.

    Shin-chan, i chelacolo non sono quei cosi enormi del tuo pianeta che si nutrono di acidi nell’uovo per sviluppare la propria ghiandola velenifera?

    …Sì, Saya.


    Dietro di loro, un secco “thud” fece notare a tutti come Yuki fosse appena caduto in ginocchio tenendosi lo stomaco. La senatrice di Naboo, si voltò verso Febh con il terrore nel cuore.

    Febh…

    Che c’è, i bambini non vogliono mai mangiare le cose che gli fanno veramente bene, è risaputo. Io ci sono cresciuto, questa roba degli acidi dev’essere una panzana per difendersi dai predatori.


    Shinodari non sapeva se ridere o piangere, capendo probabilmente che se il padawan avesse parlato più di quanto aveva fatto, probabilmente le avrebbe versato la colazione nell’hovercraft. Poi un rumore poco rassicurante proveniente dallo stomaco di Yuki, le fece tagliare corto i discorsi.

    Febh, fammi un favore, portalo in infermeria spiegando cosa ha mangiato, e già che ci sei fatti fare un check up pure te. Noi abbiamo molto di cui parlare, vero Saya?

    Certo.

    Ci vediamo alla nave fra un’ora, puntuali o vi lascio qui.

    Sissignora. Su, vieni padacoso.

    Febh si caricò in spalla un riluttante Yuki, mentre le due ragazze si aggregavano alla scorta di Alderaan avviandosi verso un luogo più tranquillo dove parlare. I due ragazzi camminarono una cinquantina di metri, mentre Febh si voltava in continuazione per cercare indicazioni.

    Acc…ma dove diavolo è l’infermeria? Di qua? No, qui si và agli hangar…

    Il continuo girare però, fu troppo per lo stomaco del giovane padawan, che con un singulto restituì al mondo ciò che il ragazzo gli aveva ficcato a forza in bocca quella mattina.Venendo mollato in fretta e furia dal suddetto ragazzo.

    Ma?! Porca miseria, avverti se stai così male, che diavolo! Non dirmi che mi hai macchiato la divisa, è nuova e stirata da ieri, me l’ero tenuta apposta per questo giorno!

    Un ragazzino in preda alle contrazioni del proprio esofago, e un ragazzo in preda a una crisi isterica per una macchia sulla spallina, fu quindi lo spettacolo che si presentò al senatore di Kamino, durante il suo ritorno alla propria nave. Scrutò i due alcuni secondi, indeciso su come reagire a quello spettacolo indecente e comico insieme. Febh però gli risparmiò l’impiccio, notandolo.

    Oh santo…Senatore Shiltar, che piacere. Mi perdoni, il piccolo ha dei problemi allo stomaco, mi occuperò io di chiamare i droni da pulizia. Posso chiederle se sa dov’è l’infermeria, per cortesia?

    Shiltar spostò lo sguardo sul giovane accompagnatore del ragazzo, e per un attimo gli parve di cogliere nuovamente quella fitta. Continuò a fissarlo a lungo, mentre Febh cercava di richiamarne l’attenzione.

    Emh, Senatore? L’infermeria…

    Shiltar alzò un braccio, e Giants da dietro di lui si avvicinò a Febh, mettendogli una mano sulla spalla e facendogli compiere qualche passo in avanti.

    Ah, me la mostrerà lui? Grazie, ma devo portarci il piccolo più che me stesso, può per favore lasciar-

    Giants.


    Un tocco del Kaminoano più giovane, e Febh cadde a terra come un sacco di patate. Shiltar fece quindi qualche passo verso il giovane padawan, che intanto si stava pulendo la bocca con la manica della propria divisa, mettendosi sull’attenti. Il kaminoano si inginocchiò dinanzi a lui, fissandolo comunque un po’ dall’alto a causa del suo lungo collo.

    …Salve, giovane Jedi. E’ una sorpresa per me, che assegnino i padawan a delle senatrici, di questi tempi.

    Yuki non rispose, fissando Febh più che il suo interlocutore.

    Oh, non temere, Giants è molto abile, si sveglierà entro pochi minuti come dopo un colpo di sonno.
    Vorrei scambiare due chiacchiere con te, Padawan. Puoi concedermi un po’ del tuo tempo?


    Il bambino riportò lo sguardo sul Kaminoano, in volto lo sguardo a specchio che teneva di solito.

    ..La mia senatrice mi attende. Ora che in un modo o nell’altro ho eliminato il problema, non occorre vi disturbiate ancora per me. Se permettete, prenderei l’idiota e vi lascerei, con permesso.

    Shiltar fissò ancora una volta il bambino, poi si alzò di nuovo in piedi.

    Che peccato. Beh, potresti farmi un favore, allora? Probabilmente prima sono stato un po’ sgarbato con la tua senatrice, mi faresti un grosso servigio se potessi portarle le mie scuse. Sai, ho dovuto…occuparmi di un problema anni fa, e questo ha reso un po’ tesi i rapporti fra noi. Spero che un giorno maturi abbastanza da capire la realtà.

    Yuki rimase fermo alcuni secondi, poi senza una parola si diresse a prendere Febh, e trascinandoselo dietro, replicò al senatore mentre si incamminava.

    Riferirò. Con permesso, noi…

    Non ebbe il tempo di completare la frase. La mano del Kaminoano si aprì, e l’aria si deformò mentre veniva puntata verso la schiena del giovane padawan. Yuki gettò davanti a sé Febh, mentre istintivamente puntava a sua volta la mano nella direzione del Kaminoano, replicando con una spinta della Forza di uguale intensità. Le due emissioni si annullarono, ma l’aria che aleggiava nel corridoio, non era neanche lontanamente paragonabile a quella che vi si respirava prima di quei due movimenti. Lentamente, le dita affusolate di Shiltar si contrassero, mentre un sorriso a trentadue denti ne increspava l’espressione pacifica. Gli occhi si dilatarono, così come le narici. Dietro di lui, anche Giants stava mostrando gli stessi cambiamenti, uniti però a una furia a stento contenuta nel più giovane, e a un miscuglio di gioia e disprezzo controllati nell’anziano. Yuki si limitò semplicemente ad alzarsi, osservando le lampade andate in frantumi, e quindi i suoi interlocutori. La piccola mano scivolò lungo il fianco in silenzio, portandosi dietro la schiena, e afferrando ciò che vi era tenuto.

    …Mpf…Pff…uhuhuh…uhuh..uuuff. E dire, che credevo di averle viste tutte, ma tu sei...
    ..beh, non sei propriamente qualcosa di nuovo, dopotutto.


    Il kaminoano fece qualche passo verso il ragazzino, incrociando le mani dinanzi a sè, mentre piegava il collo verso il suo giovane interlocutore.

    Sono curioso, sai. Com’è tornare a Coruscant dopo dieci anni, Yami?

    Il suono vibrante di una lama laser in fase di accensione, fu tutto ciò che fece eco a quelle parole.
     
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  4. Yami Kaguya
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    [Capitolo 2 – Verso Honoak]



    ..Le sarei grata se volesse concedermi un ultimo tentativo. La prego di contattarmi non appena riceve il messaggio. I miei saluti, Cancelliere.

    Shinodari ripose il comlink nelle pieghe del vestito, riportando la sua attenzione dall'oggetto alla sua amica. Le era venuta quell'idea mentre camminavano, ma Kaworu non sembrava essere disponibile al momento. Sperò che ricevesse il messaggio prima, che lei tornasse alla sua nave per ripartire. Per il momento comunque, tutto ciò che le serviva per rilassarsi stava camminando accanto a lei.

    Fatto? Perfetto. Dimmi allora, come vanno le cose a casa?

    Mmm…direi bene. Certe volte, quasi dimentico il mio ruolo. Guardando Naboo, mi sembra che la pace che cerchiamo sia stata finalmente raggiunta.
    Poi certo Sato apre la connessione con il resto della galassia, e mi rendo conto che siamo ancora lontani.


    Sempre meglio di me. Il pianeta più pacifico della galassia, e a tutte le ore arrivano comunicazioni per consigli o rapporti destinati a mio padre. Certe volte non sento differenze fra stare ad Aldeeran o a Coruscant.


    Le due ragazze passeggiavano con tranquillità in una delle passerelle che circondavano il palazzo del Senato. Era vero, che la natura era ormai sparita da quel pianeta. Ma entrambe continuavano ad apprezzare, il poter salire oltre le nuvole a quel modo. Si sedettero una volta arrivate a una piccola piazzola circolare, dove delle panchine permettevano una visuale completa di quella parte del pianeta.

    Alla fine però, non mi hai detto come stà Ryu. Spero non se la prenda, se dovrò fare qualche..taglio, al numero di visite a casa vostra.

    Oh beh, io non ne voglio sapere niente. Se quando torno si lamenterà con me, sappi che potrei anche tornare indietro a prenderti apposta.

    Ah sì? E chi ti assicura che me ne starò ferma, sapendo ciò che mi aspetta?

    Il fatto che potrei suggerire a Kaworu-dono per via indiretta il suo soprannome, se non avessi nient'altro da fare per passare il tempo mentre ti cerco.


    Gli occhi della ragazzina si sgranarono, mentre la bocca si apriva lentamente non sapendo come replicare.

    ..Non oseresti farlo...

    Dici?


    Shinodari mantenne il suo sorriso sornione mentre la ragazza continuava a fissarla iniziando a fare pericolose smorfie di avvertimento. Shinodari ricordava bene com’era avere attorno una Saya irritata, quindi si limitò a batterle un colpetto sulla spalla, e ridere.

    In effetti no. Però trovando un terzo a cui appioppare la colpa, potrebbe essere interessante.

    Ah, per quello ho la lista pronta di sotto, se ti annoi fammi un fischio.


    Entrambe ripresero a ridere sommessamente, sino a che Saya non riprese il discorso.

    Comunque, scherzi a parte come stà?

    …Eh. Non so dirlo, Saya. Quando era piccolo era più facile da comprendere. Invece è da un po’, che mi sembra diverso. Per carità, stà mettendo la testa a posto su molte cose, non potrei chiedere altro. Però…

    …Forse inizia a farsi delle domande.


    Shinodari fissò la ragazza un istante, per poi tornare a guardare il cielo, immersa in pensieri che la senatrice di Aldeeran poteva immaginare. Diede quindi voce senza altri indugi a quei pensieri.

    ..Sei sempre convinta a non sottoporlo al test?

    Shinodari non rispose. Il suo silenzio valeva più di mille parole, e Saya non potè che accettarlo. Non ricordava quante volte, aveva intrapreso l’argomento con lei. Ma la determinazione di Shinodari era proprio ciò che aveva reso la rampolla di una famiglia nobile una senatrice agguerrita, restia ad alzare bandiera bianca. Era inutile provare ad attaccare su quel lato, se nemmeno le forniva una replica a cui aggrapparsi.
    Quindi ne provò un altro.

    Lui, che ne dice?

    ..I Jedi sono argomento tabù, in casa nostra. Difatti, immagino che Sato volesse affidarmi un cavaliere nei suoi piani, ma probabilmente l’opposizione è stata tale che ha potuto ottenere solo un padawan come Yuki. Che tra parentesi, ha un comportamento che mi dà non pochi grattacapi. Non so nemmeno come comportarmi con lui, come tutti loro sembra guardarti come se comprendesse tutto, ma è solo un bambino, siamo seri…

    Mmm...è sempre meglio stare lontani dai Jedi, quando non devi pestarti con qualcuno. Possono pure essere l’emblema della bontà, ma non mi fido di gente simile. Sono diversi da noi.

    ..Non è proprio un bene che una senatrice repubblicana usi simili parole riguardo alla diversità, non trovi?

    Non parlo di quello, Shin. Non è una cosa biologica, una volta che accetti un Hutt, non credo ci sia qualcosa di peggio a cui stringere la mano. Ma loro....è come se non fossero più al semplice livello di esseri viventi…


    Shinodari si concesse una risata, mentre Saya continuava a fissarla così seriamente, che ben presto anche Shinodari capì che l’argomento preoccupava davvero la giovane senatrice.

    La Forza è un mistero per tutti, Saya. Ma i Jedi hanno votato la loro vita all’aiuto degli altri. Meritano rispetto, ma non occorre temerli. Non sono dei o creature sovrannaturali. Vivono e muoiono…come tutti noi.

    Calò un momento di silenzio fra loro, in cui Saya si accorse di come Shinodari si fosse staccata dalla realtà come ogni volta che si citavano certi argomenti. Così si affrettò a tornare coi piedi per terra.

    Sarà. Di certo non darò comunque il benvenuto a un Hutt a casa mia, Jedi o meno.

    Shinodari sorrise, e Saya si accorse solo allora di un dettaglio rilevante, mentre faceva vagare lo sguardo sul corpo della sua amica.

    E a proposito, non mi dirai che hai lasciato anche Ko a Naboo? Non sono mai riuscita a vedere nemmeno lui in tutto questo tempo, speravo di potergli dare qualche zuccherino…

    Ah…beh no, Ko è qui, solo che è sulla nave. Diciamo che stanotte ha avuto un incontro ravvicinato con Yuki, e non ne è uscito troppo bene. A giudicare dalle frasi, credo l’abbia convinto che i jedi siano cavalieri a dorso di drago, continuava a blaterare che la battaglia e il suo cavaliere lo aspettavano. Spero gli sia passata, a quest’ora…

    Cavalieri sui Draghi? Accidenti, devo dire che ne ha di fantasia, stare su un krayat in volo dev’essere un esperienza, con tutti quegli spuntoni. Comunque, al massimo potresti lamentarti con il suo maestro per molestie sugli animali. E a quel punto potresti anche cogliere l'occasione e fargli la lista completa, no?

    Eh, lo sape-


    La ragazza si bloccò un istante. Le sue palpebre sbatterono, mentre le labbra si rilassavano dal sorriso in cui si erano contratte in risposta a quella domanda. Il tutto mentre Saya la fissava interrogativa.

    Cosa c’è?

    …Non so chi sia il suo maestro. E’ arrivato da solo.

    Come, da solo? Lasciano viaggiare senza garanti un bambino così piccolo?

    No, no, è arrivato con una navetta di coruscant ufficiale, ma non mi è mai stato presentato il suo maestro.
    ..Nemmeno l’ha mai nominato, Sato, quando me l'ha presentato.


    Per un attimo, lo sguardo di Saya assunse una connotazione diversa. Shinodari era troppo impegnata nelle sue riflessioni per notarlo, ma chi conosceva la ragazza, avrebbe capito che la senatrice di Aldeeran aveva abbandonato ogni traccia di immaturità nel suo modo di pensare.

    …Shin, non so molto dei Jedi, ma il rapporto di Padawan e di maestro non è simile a quello che intercorre tra consanguinei? Anche supponendo che Yuki sia abbastanza abile da poter affrontare una missione da solo, deve avere qualcuno a cui riferire e che gli impartisca gli ordini.
    Sicura non ti sia arrivato nulla da qualche altro cavaliere, magari tramite un olovideo?


    No, è stato Sato a occuparsene tutto d’un colpo, me l’ha presentato a cose fatte.

    Ah, ok…forse ne saprà lui qualcosa, allora.


    Il commento di Saya suonava come una chiusura, alla discussione. Ma era evidente, che l’argomento non era chiuso proprio per niente. Come politiche, le due ragazze aveva sviluppato un naturale sesto senso, riguardo alle situazioni in cui c'erano cose che non gli erano chiare. Comunque, Saya decise di non aggiungere ulteriore stress alle spalle dell'amica, quindi provò a lasciarle un indizio, ma per una pista che potesse seguire in un altro momento.

    Comunque, credo dovresti saperne un po’ di più su Yuki. Tutte le buone intenzioni di un Jedi sono un ottima garanzia, ma credo anche che tu abbia il diritto di sapere chi è, che ti guarda le spalle.

    Shinodari impiegò qualche secondo a rispondere, mentre la sua mente si dimostrava restia a interrompere la sequenza di domande che le stavano venendo in mente, ma a cui non sapeva dare risposta.

    ..Sì, hai ragione. E in effetti, è quasi ora di tornare alla Nave. E’ meglio mettere fretta da lì a Febh, finchè non sono pronta io a partire, tende un po’ a prendersela comoda nei suoi giri.

    Credi che Yuki si sia già ripreso abbastanza da essere con lui?

    A quanto ricordo, i droidi di qui sono dei maghi con le intossicazioni alimentari. E i Jedi dovrebbero avere qualche tecnica di controllo per simili casi. Credo proprio che se lo sarà portato in giro durante un accesso di fraternizzazione.

    Fraternizzazione? A me sembrava lo guardasse lievemente in cagnesco, veramente.

    Fraternizzare per Febh vuol dire essere a circa mezzo metro l’uno dall’altro, e fare qualcosa insieme. Poco importa la volontà della…vittima, diciamo.


    Saya non riuscì a trattenere una lieve risata, mentre si alzava insieme a Shinodari, e entrambe iniziavano a ripercorrere la strada al contrario, tornando alla quota in cui si trovava lo spazioporto.

    …Ci sono possibilità che si trasferiscano dall’infermeria del senato a quella della tua nave?

    Pff...beh, forse. Scherzi a parte però, non credo siano così animaleschi. Mi aspetto qualche livido, ma vedrai che non andranno oltre gli spintoni.

    […]


    L’unica cosa che lo anticipò, fu un suono strozzato simile a un’imprecazione. Poi il vetro della sala dei colloqui andò in frantumi, mentre una piccola forma grigia si muoveva con una traiettoria parabolica verso il centro della stanza, e da lì nel giardino esterno sfondando un’altra vetrata.
    Con una capriola però, il padawan riprese l’assetto, e ponendo entrambi i palmi contro il terreno, rallentò la propria caduta, atterrando sulla passerella in acciaio che circondava il laghetto esterno. Alzò la testa in tempo per vedere un serbatoio ansioso di seguire la sua stessa traiettoria, quindi ripose rapidamente la spada, e lo afferrò puntando entrambe le mani nella sua direzione. Ottenutone il controllo, lo spostò a sinistra, scaricandolo qualche metro più in là. Quindi diede nuovamente energia alla spada, e fissò i due Kaminoani che si avvicinavano in planata alla sua posizione. Shiltar sempre avanzato, e Giants dietro di lui continuando a fissarlo come…beh, ciò che era.

    Sei migliorato, te lo concedo. Potrei arrivare anche a complimentarmi per come hai bloccato la mia Spinta poco fa. In più, noto che ora pratichi anche le basi del volo. Ma come vedi, mi sono stancato di scherzare. Riponi la spada, Yami. Preferirei parlare senza doverti usare per demolire altre infrastrutture.

    A che scopo parlare, Shiltar-san?! Lasci che me ne occupi io, la prego. Rispedirò questo rifiuto nel flusso del lato oscuro da cui è uscito!

    Giants…

    Uff…


    Il rumore vibrante dell’arma cessò, mentre il bambino si toglieva qualche frammento di vetro dalla pelle attraverso una lacerazione nella manica. Terminata l’operazione, riportò lo sguardo sui suoi interlocutori con aria annoiata.

    Come ho detto prima, Senatore, Shinodari-sama mi stà aspettando. Ribadisco il concetto: non ho la minima voglia di parlare con lei, al momento.

    La replica, fu l’apertura del palmo della mano di Giants, a cui però Yuki rispose prontamente, bloccandola. La sua mente lavorava, per quanto mantenesse il corpo rilassato. Come diamine…

    Come osi parlare così al maestro Huya?! Dovresti ringraziare lui, se quella stronza è ancora senatrice dopo aver dato protezione a uno sporco Sith, tu..-

    Lui, semplicemente non ha perso l’abitudine a far correre le parole ben più della sua mente, Giants. Ma me ne occupo io, grazie.

    Ma, maestro…


    Una scenetta che sperava di non vedere più, e che tutt’ora gli risultava irritante. Si chiese se potesse lasciare là Febh cercando di tornare alla nave da sé. Una semplice guardia non aveva nulla a che fare con i loro contrasti, era solo stato troppo chiacchierone probabilmente. Il problema, era cosa aveva sbagliato…

    Cosa? Beh, è semplice, ragazzo. Il lato oscuro può anche rafforzarti, ma ti rende un libro aperto per uno come me. Soprattutto, nella tua forma attuale. Non appena l'ira ti prende, la forza ha un sussulto. Coloro che sanno sentire, lo percepiscono. E di base, i midiclorian del tuo corpo danno scosse in continuazione. Non te ne andrai di qui, Yami. Soprattutto se prima non mi spieghi, che diamine sei. Se pensi di darmi a bere di aver ottenuto la Resurrezzione della Forza, potrei anche offendermi. E tralasciando che non potresti averla eseguita su te stesso, di sicuro non eri un bambino, nel nostro ultimo incontro. Quindi, prima di tutto vorrei una spiegazione. Di chi è quel corpo?

    Non vedo perché dovrei dirtelo, Shiltar.

    Non hai mai voluto, vedere, sciocco padawan. Te lo ripeto, allora. Mio, è il compito di impedire che la tua rovina continui più di così. A quanto pare, mi ero illuso di averti fermato prima che fosse troppo tardi. Ma sembra abbia sottovalutato il grado della tua caduta.


    Non ci furono repliche. A quanto sembrava, si era fatto meno chiacchierone di un tempo. Il suono successivo che il Kaminoano emise, fu un sospiro di stanchezza.

    Perché, Yami? Credevo avessi capito. Che avessi accettato di poterti ricongiungere al Flusso come uno di noi, libero dal destino di dannazzione dei Sith. Invece cosa? Ti ritrovo a Coruscant, a infestare il corpo di un bambino? Credo tu mi debba una spiegazione, su come io abbia fallito nell’evitare che tu potessi deludermi sino a questo punto.

    …Il tempo delle pretese è finito, Shiltar.


    Il bambino si mosse di qualche passo a sinistra, senza smettere di fissare nemmeno per un secondo il kaminoano di fronte a lui, che al contrario manteneva la sua posa statica ruotando semplicemente la testa per seguirlo.

    Credi sempre di avere la ragione dalla tua, e su questo, siamo uguali. Le mie ragioni sono mie, e non ti riguardano. Ti ho dato il tuo confronto finale, ed è andata come è andata. Vorrei solo mi lasciassi in pace, ora.

    Pace? In che modo pensi di ottenere una cosa simile? Credi di poter tornare da lei, dopo averla abbandonata? Tornare a Naboo, rischiare un’altra crisi di sistemi, condannando chi ti ha amato a cadere con te stavolta? No, questa volta non potrai imbonire il senato aiutando a salvare un pianeta, Yami. Stai sfruttando una vita per continuare la tua, solo il fatto che esisti ancora in quel modo sbilancia l’equilibrio della Forza. Non è una questione personale fra noi ormai, Yami. Ciò che hai fatto intacca le basi stesse dell’Ordine, lo capisci?

    …Sì.

    …Ma non conta niente dinanzi ai tuoi desideri, vero?


    Cadde nuovamente il silenzio fra i due, mentre le correnti d’aria prodotte dalle enormi macchine di Coruscant imitavano gli effetti del vento in quel giardino. Sino a che, la mano di Shiltar si mosse verso il padawan, che si ritrasse di scatto. Ma servì a poco. Il braccio venne tirato a sinistra, e tutto il corpo venne sbattuto contro la ringhiera della sala. La replica con la mano libera, venne a sua volta annullata dall’altra del kaminoano. Poi il corpo del bambino venne sollevato in aria, e tenuto là.
    La mano che aveva parato l’attacco di Yami quindi si mosse verso le vesti, dove tre pezzi di ferro uscirono dalla tunica, iniziando a unirsi fra loro.

    …Per un attimo, avevo sperato tu fossi cambiato. Che per quanto fosse errato, il tuo attaccamento a questo mondo fosse derivato da quell’ultimo barlume di quell’amore che ti ha fatto smarrire la strada del lato Chiaro. Ma vedo che ormai sei solo un Sith che non vuole accettare il suo destino, e che se lasciato libero distruggerà nuovamente ogni essere che proverà a salvarlo. Stavolta non proverò a farti pentire, Yami. Né ti permetterò di decidere come morire. Comparirai dinanzi al Consiglio, privo di arti in grado di rendere la tua situazione peggiore di quanto non sia già, e loro decideranno la tua sorte. Hai avuto la tua occasione per redimerti, ragazzo.

    I pezzi si unirono, ma il piccolo corpo del padawan venne scosso dai tremiti, a quelle parole. Poi ci fu solo una risata sommessa, mentre tornava a fissare il suo nemico.

    Il mio destino, è questo. E non sono disposto a darti la mia vita più di una volta.
    Perdonami quindi, ma rifiuto la tua offerta, Shiltar.


    Una scossa elettrica percorse il corpo di Yami, per poi dirigersi attraverso l’aria verso l’arto di Shiltar. Che replicò spostando rapidamente la presa dalla mano sinistra alla destra, perdendo la coesione fra le parti della propria arma, e sulla presa stessa. Non appena avvertì quell’allentamento, il padawan puntò entrambe le mani di fronte a sé, e scaricò tutta la forza che poteva nella Spinta. Il blocco di Shiltar, non fece altro che aiutarlo a venire respinto all’indietro, e cadere nell’atmosfera di Coruscant. Shiltar fissò il punto dove prima stava il suo ritrovato nemico, per poi recuperare con un cenno le parti della propria arma, e tornare indietro dal suo apprendista, che chinò la testa quando lo raggiunse.

    …Mi dispiace, Maestro. Avrei dovuto alzare le pareti di sicurezza attorno a questo posto.

    Oh, non temere. Come vedi, è tornato sotto la Senatrice. Lo ritroveremo anche senza fare nulla.

    Spera ancora nella protezione che può offrirgli? Tch, quasi mi dispiace per quella donna. Manderò subito un mandato di arresto, non lascerà il pianeta.

    Shiltar fissò la propria mano, e quella lieve elettricità statica che vi era rimasta dopo il Fulmine di Yami. Qualcosa non lo convinceva. Possibile, che gli sforzi di dieci anni prima avessero solo aiutato il ragazzo a giungere a tutto ciò? Che senso aveva avuto, allora? Si era fatto carico della morte del suo apprendista, per quanto da lui scelta, perché gli si ripresentasse davanti mostrandogli che aveva infranto in maniera ancora più sacrilega i precetti dell'Ordine? Possibile che avesse davvero allevato una serpe, e nient'altro?
    Una parte di sé, era d’accordo con ciò che la realtà mostrava. Quella che aveva visto crescere quel padawan, dovette suo malgrado adeguarvisi, per ora.

    La senatrice ha una missione da compiere per il bene di Honoak, ora. Non faremo altre mosse per il momento, e attenderemo che quella faccenda sia finita, prima di riportare a galla questa. Inoltre, il rancore della Jaku nei miei confronti come vedi è immutato. Non le ha ancora detto chi è, e ciò potrebbe giocare a nostro favore. Incrocerà di nuovo le nostre strade, questo è sicuro. Affrettando le cose, correremmo dei rischi non necessari. Inoltre, chissà. Magari lasciandogli un pò di corda, le sue azioni parleranno per lui riguardo ai suoi scopi.

    Ma, maestro, non crede che ora che è stato scoperto, si affretterà a porre rimedio correndo ai ripari? Cosa faremo se stesse progettando qualcosa sfruttando la senatrice?

    Shiltar fissò il cielo sotto Coruscant, sicuro che una caduta simile non fosse minimamente sufficiente nemmeno a ferire, un cavaliere della casta a cui Yami apparteneva, così come Giants. Doveva solo aspettare che tornasse. Perché quello, era il punto che più lo incuriosiva.

    Per qualche ragione, ha già corso un rischio che non comprendo. Non trovi strano, che proprio nel giorno in cui era inevitabile che io e Shinodari ci rincontrassimo, lui sia ricomparso al suo fianco? Avrebbe potuto evitare i contatti con me spiegandole tutto già prima. Però non l'ha fatto. Ha di sicuro in mente qualcosa, ma deve stare così com’è per compierlo, e non parlo solo dell'aspetto fisico. Aspetteremo di vedere cosa sia, e inoltre, non sottovalutare la Senatrice. Confido che conosca il limite fra carità e stupidità, e che non sarà così benevola se proverà a usarla.

    Il kaminoano si avviò definitivamente fuori dal giardino, mentre Giants si soffermò qualche altro istante a fissare la ringhiera oltre cui il loro nemico era sparito. Poi spostò il serbatoio che il suo maestro aveva lanciato contro il bambino verso il bordo, e lo fece cadere allo stesso modo. Per i vetri infranti, ci avrebbero pensato i droidi.

    Anche ammettendo che mi sbagliassi, comunque, poco male. La prossima volta gli spezzerò le ossa, prima di pensare alle amputazioni.

    Il Kaminoano si librò in aria, tornando insieme al suo apprendista dove avevano lasciato il capo della sicurezza della Senatrice.

    Riguardo a lui, fallo rinvenire fra un minuto con il ricordo del bambino che tornava alla nave, poi cerca un alloggio. Prolungheremo la nostra permanenza, vista la situazione.

    Giants eseguì, e i due kaminoani si allontanarono dalla scena. Giants osservò il suo maestro, ma come sempre era imperscrutabile. Tuttavia era sicuro, di averlo visto. Un lampo di gioia, quando il sith si era sottratto al loro contatto sparendo nelle nuvole.
    La prossima volta sarebbe stato meglio assicurarsi di prendere le redini, e chiudere quella faccenda.

    […]


    Cadde per non seppe bene quanto. Attorno a lui sfrecciavano veicoli di ogni sorta, dalle fogge alle dimensioni più varie. Sino a che, non ne individuò uno che faceva al caso suo. E aggiustando la traiettoria con qualche Spinta, si portò sopra di esso. Dovette solo usare ogni grammo dei propri poteri, per evitare di schiantarsi sul tetto del mezzo in salita. Vi impattò con decisamente poca grazia, rotolando a lato nel tentativo di smaltire la forza cinetica che stava provando a renderlo un blob spalmato sul tetto dell’autobus. Stringendo i denti e imprecando contro non precisate divinità, si tirò a sedere, osservando come non ci fossero teste a pertica a inseguirlo. Potè rilassarsi, stendendosi senza nemmeno provare a frenare il movimento di caduta della testa.
    I sensi di Shiltar erano acuti come ricordava, ma non credeva che la sua presenza in quel corpo fosse così palese. Probabilmente, se non avesse bloccato la prima Spinta del Kaminoano, avrebbe potuto reggersi il gioco. Ma ormai era andata così. Di certo avrebbe preferito evitarsi quella seccatura, ma non tutto era perduto. Credeva avrebbero fatto una mossa all'assemblea, ma la decisione del senato era stata tutto sommato quanto di più pacifico ci potesse essere. Le cose sembravano andargli bene, ma a quel punto non capiva cosa ci guadagnassero, se Hanoak si fosse risolto i casini da solo a tavolino.

    Senato, Senato. Termine corsa, tutti i passeggeri sono pregati di scendere.

    Ad ogni modo, un indizio l'aveva avuto comunque. I Choji avevano dei droidi dalla loro, e soprattutto di un modello adatto ai combattimenti sia aerei che terrestri, non certo qualcosa a buon mercato. E quello era l'unico indizio che aveva, al momento, riguardo ai Loro movimenti.

    Ehi, tu! Niente clandestini, scendi!

    Si voltò verso il basso, e vide un omuncolo che gli faceva cenno di scendere, cosa che fece immediatamente. Ignorando il resto delle proteste ormai abituato ai commenti su come i Jedi fossero i più grandi scassacazzi della galassia, si affrettò a tornare indietro, stavolta premurandosi di ridurre al minimo la sua connessione con la Forza, così da evitare altri incontri indesiderati. Doveva arrivare su Hanoak prima che la traccia si raffreddasse, e di certo lasciare il pianeta era un ottimo inizio. Arrivato però alla zona hangar, oltrepassò delle casse oltre cui stava la nave, ma venne afferrato da una mano sbucata dal nulla, cui fece eco una voce che agì come un calmante per i suoi sensi tesi nello scorgere segni di una visita di Shiltar a quel posto.

    Ce la siamo presa comoda, eh? Bravo Febh.

    Di nulla Senatrice, dovere.


    Il padawan veniva tenuto per il colletto dalla mano del ragazzo fino a una ventina di minuti prima svenuto, che sembrava invece essersi ben ripreso. Si fece "trasportare" sino alla navetta, dove Shinodari e Saya erano in attesa insieme alle guardie di sicurezza di Aldeeran. E i cui sguardi si sgranarono, mentre il padawan si avvicinava.

    ...Mi pare sia stato uno scontro con lividi a senso unico o sbaglio, Shin-chan?

    Per la...Febh, ti avevo chiesto di portarlo in infermeria. Come fà a essere ridotto peggio di prima, si può sapere dove siete stati?

    Ah...beh, vede, c'erano dei fans dei Jedi che volevano il suo autografo, quindi non abbiamo potuto fare altro che concederci. Però stà meglio, vede il colorito?

    ...Sì, il rosso sulla manica. E questi fan come avrebbero superato i campi di forza che delimitano la zona pubblica da questa?

    Eh, non sottovaluti i ragazzini d'oggi, sotto quei sorrisi tranquilli si nascondono hacker terribili. Sarebbero disposti a tutto per i loro personaggi preferiti.


    Shinodari dubitava alquanto che Yuki fosse considerabile ai livelli di una stella dello spettacolo a Coruscant, ma per premura verso il ragazzino che stava già iniziando a strofinarsi la manica nel punto in cui si era macchiata, decise che era tempo dei saluti.

    Yuki, piantala, infetti la ferita. Sali sulla nave, non abbiamo tempo per tornare in infermeria. Ho mandato un olomessaggio a Kaworu-dono, e ho ottenuto il permesso di recarmi ad Hanoak. Che il Senato agisca come crede, ma non ho intenzione di far partire i nostri caccia senza essere sicura che non vi siano altri modi per raggiungere un compromesso.

    Shinodari potè giurare di aver visto per un attimo una contrazione simile a un sorriso nelle labbra di Yuki. Che venne però portato dentro la nave di forza da Febh, impedendole di osservarlo di più. Ma in effetti, ora che aveva il permesso del Cancelliere, doveva affrettarsi prima che i preparativi per i "negoziati violenti" fossero portati a termine.

    Ti ringrazio infinitamente per la tua compagnia, Saya. Avevo proprio bisogno di parlare con qualcuno.

    Mi hai tolto le parole di bocca, Shin. Sono io che ti ringrazio.

    Già, ho parlato sempre io, ti ho fatto proprio rilassare, eh?

    Ognuno ha il suo modo. Per me ascoltare vale di più. La prossima volta ricambierò, promesso.

    L'hai detto, eh. Non provare a rimangiarti la parola.

    Avrai il permesso di lamentarti della mia affidabilità con mio padre se lo facessi, ok?

    Sì, ci stò. Vieni qui.


    Le due ragazze si abbracciarono con un sorriso, godendosi quell'attimo che potevano vivere come ragazze normali, sino a che non dovettero separarsi.

    Ricorda ciò che ho detto, e salutami Ryu.

    Lo farò. Arrivederci Saya.

    E anche presto, Shin.

    Sì, promesso.


    La senatrice di Naboo si voltò quindi verso il portellone della propria nave, salendovi seguita da due sue guardie. Dopodichè la nave si sollevò in aria, e salì di quota lasciando il pianeta, e quindi saltando nell'iperspazio una volta fissate le coordinate per Honoak.

    [...]

    Febh comparve subito dopo il salto, affiancandosi a Shinodari mentre camminava.

    Se la sua volontà è di raggiungere Honoak, Senatrice, vorrei chiederle il permesso di chiamare in rinforzo la squadra del capitano Xander.

    Non vado in cerca di guai, Febh.

    Lei no, ma loro sembra loro li vogliano eccome. La vostra scorta personale non è sufficiente per viaggiare su un pianeta non diplomatico.

    Non hai contato Yuki. O mi stai dicendo che l'hai lasciato in mezzo a un branco di fan così sfegatati da averlo reso inservibile?

    Il padacoso stà bene, ma si figuri se alla sua età può sapere cosa significa davvero combattere proteggendo qualcuno. Insisto, Senatrice.


    La ragazza si voltò verso il ragazzo mentre camminavano, e alla fine si arrese, svoltando a sinistra in un corridoio.

    E và bene, chiamali pure, fissa il punto d'incontro allo spazioporto del pianeta. Vado a riposare, avvertimi quando usciamo dall'iperspazio.

    Sì, Senatrice.


    I due si separarono quindi, ma Shinodari non si diresse verso le sue stanze. Continuò invece a camminare, sino ad arrivare all'infermeria. E lì, trovò un droide che tentava disperato di avvicinarsi al suo piccolo paziente, che con una mano poggiata su un ginocchio e la schiena al muro, lo lasciava avvicinare prima di muovere un dito, e mandarlo indietro di un paio di metri.

    Cerca di fare il suo lavoro, che ne dici di lasciarlo fare?

    Può risparmiare l'energia dei suoi droidi, Shinodari-sama. Simili graffi non sono degni di attenzione.


    Schivando il droide che veniva allontanato per l'ennesima volta prima di tornare ad avanzare sulle sue piccole ruote, Shinodari si tolse il mantello da Senatrice, e si avvicinò al bambino, afferrandogli la manica, e sollevandola oltre la spalla. Per un attimo rimase sorpresa, di ciò che vide.

    Gliel'avevo detto, no?

    Shinodari non era sorpresa solo per come sembrasse che la pelle stessa si stesse impegnando per cicatrizzarsi e riunirsi un centimetro alla volta. Osservando il braccio del ragazzino, vide che nonostante l'età, aveva dei muscoli già sviluppati sul braccio. Si chiese quindi, se il bambino non fosse semplicemente di bassa statura, e se ciò non l'avesse ingannata sulla sua età.

    ..Non sapevo fosse possibile per voi, fare persino cose simili.

    Di norma sarebbe così, infatti. Ogni cosa deve fare il suo corso, anche la guarigione. Tuttavia non posso concedermi del tempo che non ho. Arriveremo a Honoak a breve, vero?

    ..Già. Ma rimane che una ferita, è sempre meglio disinfettarla. Vieni qui, F67.


    Il droide, probabilmente con sollievo, si avvicinò a Shinodari, rimanendo in attesa mentre la ragazza digitava un codice che fece uscire una sorta di penna da un vano presente nel braccio del droide.

    Le ho detto che non occorre, non si-

    Puoi fare il bello e il cattivo tempo fuori di qui, Yuki. Puoi dirmi cosa è meglio per la mia sicurezza. Ma sulla mia nave, io decido, e per mia decisione hai bisogno di sistemarti un pò.
    Se non ti stà bene, puoi sempre scendere.


    Disse tutto ciò con una faccia talmente rilassata che sembrava stesse commentando la varietà di una fascia di asteroidi piuttosto che chiarendo chi comandava su quella nave. Yuki si zittì quindi, mentre la ragazza avvicinava lo strumento alla ferita del giovane, e iniziava a sorvolarne i bordi.

    ..Hai dei fan molti gentili, a lasciarti addosso frammenti di vetro.

    C'è gente che ha modi strani per dimostrare la propria felicità, a volte.


    La ragazza non interruppe l'operazione, ma nemmeno lasciò cadere l'argomento, visto che il ragazzino sembrava intenzionato a replicare sulla sua stessa lunghezza d'onda, per una volta.

    Lo dici come se fosse qualcosa di inevitabile.

    Ci sono scelte che portano conseguenze non piacevoli a volte. Tuttavia non sappiamo mai cogliere le differenze fra loro, non è così?

    E che genere di scelta ti avrebbe dato questi "fan"?

    Perchè le interessa saperlo?


    Shinodari alzò lo sguardo dalla ferita, e si ritrovò quindi a fissare quello dorato del padawan. Come le altre volte, non riuscì a scorgervi nulla. Ma ormai non subiva più quell'effetto disturbante che le aveva evocato le altre volte.

    Perchè se ti porti dietro qualche fan troppo affezionato, non vorrei si mettessero a dare fastidio interrompendomi mentre cerco di mettere d'accordo due fazioni in procinto di darsi battaglia.

    Nel mio mandato è compreso l'incarico di occuparsi dei molestatori, Shinodari-sama. Si tranquillizzi, nulla disturberà la sua visita, Senatrice.

    E qualcosa potrebbe disturbare te, invece?


    Shinodari tolse la penna dalla ferita ormai pulita, su cui stava ora una sorta di pellicola trasparente, su cui la ragazza avvolse una garza fissandola con due adesivi.

    Se dovesse accadere, farò in modo che ciò accada dietro le quinte, non si preoccupi. La ringrazio per la sua premura, ora se vuole scusarmi...

    Il ragazzo si riabbassò la manica, iniziando ad avviarsi verso l'uscita della stanza. Tuttavia, Shinodari non aveva finito. E le sue parole, bloccarono il ragazzino per un attimo sulla porta.

    Non dovresti avvisare il tuo maestro del mio "cambio di programma", Yuki? Tecnicamente saremmo dovuti tornare a Naboo, o restare un pò di più a Coruscant.

    ...Provvederò a farlo una volta arrivati, Senatrice, non dubiti.

    Puoi utilizzare il comunicatore della Nave, se vuoi. Un comlink non avrà mai la potenza di raggiungere il tuo maestro. O mi stai dicendo che per qualche misteriosa coincidenza, si trova proprio su un pianeta vicino ad Hanoak?

    ...Mi ha dato carta bianca per questa missione, e se il Senato sà la sua destinazione, potrà sempre chiedere a lo-

    Stronzate.


    Il bambino si interruppe a sentire quel commento, voltandosi verso Shinodari, che stava riprendendo il proprio mantello, per poi avvicinarsi a Yuki, e bloccarsi accanto a lui sulla porta.

    Capisco che tu non abbia voglia di parlare di te ai quattro venti, Yuki. E comprendo anche che come un Jedi non può mettere parola in politica, io non possa farlo riguardo a come conduci la tua missione, o su quando devi riportare il tuo operato a un superiore.
    Ma per favore, non prendermi per un'idiota.


    La ragazza si diresse a passo spedito verso la sua camera, sparendo nel corridoio dopo alcuni istanti. Yuki rimase a fissare le pareti in acciaio alcuni secondi, girando la testa un attimo verso il braccio. Poi si grattò la testa, e si diresse verso la sua stanza.

    ...Non è cambiata di una virgola.

    Si concesse un lieve sorriso, poi tornò alle sue riflessioni, mentre qualche stanza più in là, un draghetto rinsavito svolazzava attorno alla sua padrona in cerca di qualche minerale da sgranocchiare dopo tutto quel tempo passato a credere di essere in battaglia per terminare la carestia in cui era finito.

    [...]

    Senatrice, siamo in vista di Hanoak.

    Febh attese, e dopo alcuni secondi la porta si aprì, permettendo alla sua datrice di lavoro di uscire dalla stanza, stavolta portando sulla schiena il proprio Krayat, la cui testa sporgeva dalla spalla sinistra della giovane.

    Ottimo. Il Capitano è già arrivato?

    Il segnale è disturbato, non riusciamo a metterci in contatto con loro, ma sono già sul pianeta perlomeno.

    Cercate di risolvere, non possono andarsene in giro a dire di essere la mia guardia se non sò nemmeno dove sono.

    Certo, Senatrice.


    Arrivarono entrambi sul ponte di comando, da cui si poteva già distinguere la superficie del pianeta. La nave si diresse verso lo spazio porto, mentre Shinodari osservava la quantità di vegetazione sul pianeta, così simile a quella del suo.

    Qui la nave Senatoriale di Shinodari Jaku da Naboo, richiediamo il permesso di atterrare, passo.

    In replica, arrivarono solo scariche. Shinodari si accigliò, e Febh fece cenno di riprovare.

    Spazio porto di Honoak, qui la Nave della Senatrice Shinodari Jaku, richiediamo il permesso di atterrare, c'è nessuno?

    Ancora scariche. Shinodari guardò Febh per un attimo, mentre la porta dietro di loro si apriva, attraversata da Yuki subito dopo.

    Non c'è risposta, signore.

    Potenzia il segnale, o alza il volume. Saranno in pausa pranzo, guarda te, un intero esercito e non hanno un droide per le comunicazioni...

    Mantenete la quota di autorizzazione, e continuate a lanciare il segnale.

    Ehi, padacoso! Giù dal quadro comandi!


    Febh si diresse verso Yuki, che era salito su una sedia per poter fissare l'esterno della nave a quanto sembrava. Shinodari però si accorse che aveva gli occhi chiusi.

    ...Febh, lascialo fare.

    Ma..

    Ho detto di lasciarlo fare.


    Calò il silenzio nel ponte, mentre chi non era impegnato a dirigere la nave, fissava il ragazzino assorto in una specie di trance, muovere la testa lentamente, come se cercasse di ascoltare qualcosa. Sino a che i suoi occhi si riaprirono, fissando l'oblò stringendo i denti.

    Temo abbiamo un problema.

    Problema? E quale?


    L'istante successivo, un beep intermittente risuonò nella stanza, mentre il pilota fissava un ologramma attivatosi in automatico, che segnalava un oggetto in rapido avvicinamento alla nave. I sensori diedero subito il risultato dell'analisi ottica, e Febh impallidì.

    Oh porca...!

    Granata sismica a ore 2!

    Tutti i deflettori sul lato destro e inferiore della nave! Energia alla poppa all'80%, portiamo il culo via da qui!


    I comandi vennero eseguiti subito, ma dal finestrino Febh potè vedere un piccolo lampo di luce, e quindi un'onda di energia cinetica che si muoveva verso di loro. Con un improvviso sobbalzo, la parte posteriore della nave si sollevò verso l'alto, portandosi dietro anche il muso mentre l'onda le passava sotto di pochi metri, causando vibrazioni in tutto lo scafo.

    Che diamine significa?! Va bene essere nervosi, ma chi tira granate alla cieca?!

    Laggiù ci sono vite che si spengono, non era alla cieca!

    Cosa..?!

    Riprendere quota immediatamente, manovra evasiva!


    Un nuovo scossone colpì lo scafo, che iniziò a muoversi in maniera anormale verso il terreno.

    Ho detto di riprendere quota!

    Signore, siamo sotto un radiofaro! Non possiamo fare niente.


    Sia Febh che Shinodari fissarono senza parole il copilota, che alzò le mani dalla cloche, mostrando come la nave fosse controllata da una forza esterna. Dopo pochi minuti, la nave atterrò nello spazio porto, il cui soffitto si aprì e si richiuse sotto di essa. Coloro che si erano aggrappati ai sedili si rimisero in piedi, e quelli seduti si alzarono. In pochi secondi, la porta della nave si aprì da sola, mentre dei droidi da battaglia si affacciavano all'interno. Le guardie spianarono i blaster, mentre i droidi fissavano l'interno della nave senza fare altro.

    Che stanno facendo..?

    Non ne ho idea.

    Facciamo fuoco?

    No. Aspettate, voglio vederci chiaro.

    Gettate le armi e seguiteci. Eseguite.


    Le guardie si squadrarono prima a vicenda, per poi rivolgersi al loro capo, che però non sapeva come comportarsi. Yuki si era portato dinanzi a Shinodari, e tutti loro potevano eventualmente fare scudo alla senatrice, ma poteva davvero esserne sicuro?

    Avete altri 10 secondi. Eseguite il comando.

    ..Abbassate le armi, ragazzi.

    Ma, signore...

    E' un ordine, fatelo.

    Folgorare.

    No, ehi, EHI!


    Il suono acuto di un blaster risuonò nella stanza, insieme a un altro simile a un pressurizzatore. Poi i suoni si ripeterono a catena, mentre il colpo di blaster veniva rimandato al mittente, insieme agli altri tre che seguirono, staccandogli un braccio mentre gli altri andavano a vuoto. Yuki rialzò la lama in posizione di guardia, mentre gli altri uomini puntavano le armi verso i droidi.

    Dannate scatolette!

    Malfunzionamento, folgorare.


    Prima che potessero farlo loro, gli stessi droidi spararono al loro compagno, prima di riportare le armi sugli umani. Che a dirla in poche parole, non ci capivano più nulla.

    Interrompere comando.

    Una voce risuonò da un altoparlante all'esterno, e i droidi si rimisero in posizione di attesa, mentre le guardie e Shinodari continuavano a fissarli senza capire. Non per molto, però.

    ...Usciamo.

    Nessuno ribadì, mentre tutte le guardie si disponevano a cerchio attorno alla loro senatrice, avanzando verso il portellone insieme a lei in quel modo, a parte Yuki che le camminava affianco. Si ritrovarono in un piccolo Hangar, sormontato da una cabina metallica dove era possibile vedere un uomo piuttosto in carne che li fissava.

    Vorrei darle il benvenuto sul mio pianeta, Senatrice, ma temo sia impossibile, nella situazione attuale. Mi scuso per l'accoglienza, abbiamo avuto...dei problemi tecnici.

    Problemi?! Che razza di problemi, possono farvi lanciare una granata sismica contro una nave diplomatica, se non qualche rotella mancante?!

    Probabilmente qualcosa di simile, ragazzo.

    Cosa..?

    Che significa?

    Che mi dispiace, ma siete arrivata in un brutto momento, Senatrice. Siamo sotto attacco, come avete potuto vedere. Gli Ino ci hanno dichiarato guerra.

    Co...?! Ma non eravate voi a minacciarli con un'armata?

    Quell'armata si è messa in moto, Senatrice. E stà avanzando verso il suo obbiettivo per distruggerlo.

    Ovvero contro di noi.



    Edited by Yami Kaguya - 28/3/2010, 01:22
     
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    [Capitolo 3 - Assalto Alla Stazione]



    …Ok, siamo fottuti.

    Una decina di teste si girarono in contemporanea verso la guardia che aveva parlato, ma la mancanza di repliche chiarì più o meno il pensiero comune. Shinodari però, ne aveva fin sopra la testa delle mezze risposte che quell'essere le stava dando.

    Può spiegarci in maniera dettagliata, signor…?

    Kureli Undu, Senatrice, Primo ministro di Honoak. Sono onorato di poter fare la sua conoscenza.
    Se vuole però, potremo discutere in un luogo più consono, di un hangar. Segua i droidi, per cortesia.


    La prego di iniziare la sua spiegazione quanto prima allora, Primo ministro.


    La ragazza si mise in coda alle guardie che pochi minuti prima le avevano puntato dei blaster addosso, mentre il resto del suo equipaggio li fissava in maniera decisamente meno incline al perdono. Yuki sembrava invece immerso nei suoi pensieri, mentre Febh si limitava a stare in guardia verso altri droidi in vena di iniziative personali, nel gruppo che li stava "scortando".
    Il gruppo arrivò a una sala quadrata, da cui l’uomo di prima li fissò con un sorriso in volto, già seduto su una sedia al capo estremo di una tavola quadrata.

    Prego, si accomodi,Senatrice. Anche voi, prego, prego.

    La delegazione di Naboo prese posto, Shinodari all’altro capo della tavola, e le varie guardie nei posti laterali, i nervi tesi. Shinodari poggiò quindi le mani sul tavolo, e lanciò uno sguardo ad Undu, con un pizzico di avvertimento sui modi fin troppo “ritardanti” del primo ministro. Che però non parve cogliere il messaggio, pur iniziando a soddisfare la richiesta fattagli.

    Come vi ho già detto, purtroppo le cose sono un po’…cambiate, dall’ultima volta che un vostro inviato ha stilato un rapporto sui nostri negoziati con gli Ino. Probabilmente potrete dire che ce la siamo cercata, ad puntare per primi un arma sull’altra parte…

    Eh, direi.

    Febh…


    Il ragazzo fissò la sua Senatrice, quindi chinò la testa di qualche centimetro verso il primo ministro, che però non parve scomporsi più di tanto, chinando lievemente la testa a sua volta. Shinodari replicò subito dopo, scoccando un’occhiata al proprio sottoposto durante la prima frase, per quanto si stesse rivolgendo a Undu.

    Non siamo qui per decretare sentenze o dare giudizi, Ministro. Può, per favore, spiegarci tutto dal principio?

    Il Choji fissò nuovamente la ragazza, quindi iniziò a parlare di nuovo, con un tono sommesso e facendo comparire un scodella di strani quadrati croccanti accanto a sé.

    E’ successo tre giorni fa. Attendevamo notizie dal Senato riguardo alla situazione, quando un droide Tengu si è separato dalla formazione, e ha attaccato il suo ufficiale in comando. Una volta disattivato, l’abbiamo inviato al centro manutenzione per capire il malfunzionamento. Ma anche i droidi che l’avevano in custodia, hanno fatto fuoco sui tecnici. Da lì è stato un degrado continuo. I Tengu hanno raso al suolo la loro base operativa, e successivamente si sono uniti agli Ino nell’attaccare il villaggio cui la base forniva i supporti vitali. Abbiamo evacuato tutti gli abitanti dell’area, ma non abbiamo i mezzi per risolvere questo problema. Soprattutto…

    …Perché mandando i droidi a combatterli, accrescete solo le loro fila?


    Febh parlò di nuovo, e stavolta Undu annuì guardandolo negli occhi. Sembrò lasciar correre anche quella volta, che un ufficiale si fosse messo a discutere con un politico.

    Come avete potuto vedere prima, persino qui ci sono casi di questi “malfunzionamenti”. Non avendo il tempo di capirne la causa, non sappiamo come fermare questa follia. Siamo soverchiati, e gli armamenti sono quasi tutti in mano ai droidi.

    Perché non avete inviato una trasmissione al senato, così da spiegare la situazione attuale?

    Le nostre frequenze sono disturbate, non riusciamo a ricevere né a trasmettere. E come avete visto, qualunque nave viene bersagliata, impedendo anche la possibilità di inviare messaggeri. Siamo riusciti a soccorrervi solo perché sapevamo del vostro arrivo. Il vostro aiuto potrebbe essere la chiave per salvarci…

    Come potevate saperlo? Non avete appena detto che non potete ricevere né trasmettere? E come vi aspettate che possiamo aiutarvi? La mia nave non ha armamenti, e tutto il mio equipaggio lo vede qui riunito, a parte i piloti e gli ingegneri. Non siamo nelle condizioni di affrontare una battaglia.
    E comunque, avete provato a riaprire i negoziati? Ci sarà qualcuno che guida questi droidi, non mi vorrete dire che stanno agendo autonomamente.


    Riguardo alla vostra prima domanda, non siete i primi Nabooiani che atterrano qui. E riguardo alla seconda, si tratta di aiutare anche voi stessi.


    Shinodari non replicò, iniziando a immaginare cosa potesse intendere il Choji. Udun dovette prendere il suo silenzio per un invito a continuare, e così fece.

    Poche ore fa sono arrivati altri soldati dal vostro pianeta, Senatrice. Tuttavia non sono stati fortunati come voi. Si sono trovati sotto fuoco nemico, e dopo aver lanciato nella nostra direzione un droide ricognitore, la loro nave è stata abbattuta in territorio nemico. Non sono precipitati, quindi è possibile siano ancora vivi, sebbene non sappia dire per quanto. Il messaggio che il droide recava ci ha informato del vostro arrivo, quindi siamo stati pronti ad agganciarvi per evitarvi il loro stesso destino. Tuttavia è impossibile lasciare il pianeta, se prima non rendiamo abbastanza sicura l’area sopra di noi. Purtroppo, condividiamo lo stesso destino, Senatrice.

    Sotto il grasso, Shinodari non seppe dire se quella piega che le labbra di Udun assunsero fosse un sorriso o un tentativo di assumere un’espressione desolata. Capì, che doveva cavarsela da sola, in mezzo a funzionari troppo pigri per pensare a come risolvere tutto quel casino, ora che avevano una senatrice in “ostaggio”.

    Non ha ancora risposto alla mia ultima domanda, Primo Ministro. Chi guida, questi droidi?

    Chiunque sia responsabile di questo malfunzionamento che li ha colpiti. Dubito sia il commerciante che ce li ha venduti, non sarebbe una buona pubblicità per lui se la voce che i suoi prodotti hanno ucciso i propri clienti si spargesse. Quindi, qualcun altro. Ma le assicuro che vorrei una risposta più chiara quanto lei, Senatrice.

    Shinodari si mise la mano sulla fronte, chiudendo gli occhi mentre la testa sembrava stesse per scoppiargli. Sulla sua spalla, Ko la fissava senza sapere cosa dire, mentre Febh guardava l’esterno della stanza immerso nei suoi pensieri.

    ..Di quali armamenti potete ancora disporre?

    Non combatteremo una guerra, Febh. Ci deve essere un motivo dietro a tutto questo, devono volere qualcosa.

    Con tutto il rispetto, Senatrice, è anche possibile che vogliano solo radere al suolo ogni cosa. Un droide segue un programma, non si chiede se è giusto o meno.

    Non è necessario, combattere una guerra, Senatrice. Non intendiamo vincere una disputa, ma fermare tutto questo. Se riuscirete a fermare i droidi, almeno per qualche tempo, potrete lasciare il pianeta e informare il Senato. Gli Ino sarebbero di sicuro più ragionevoli dei Droidi, se solo potessimo metterci in contatto con loro.

    E come propone, di fermarli?

    Colpendo la stazione di controllo centrale, ovviamente.

    Ma…dopo la battaglia di Naboo, nessuno usa più quei sistemi, rende possibile vincere una guerra colpendo un punto specifico. Perché avete adottato il sistema centrale piuttosto che quello a frammentazione?

    Perché eravamo piuttosto confidenti che degli indigeni non sarebbero mai riusciti a oltrepassare un campo di forza ad autoalimentazione, ragazzo. Inoltre ci sarebbero stati costi inutili, la nostra intenzione era una minaccia passiva come abbiamo comunicato. E ora sono soddisfatto di averlo fatto.

    …Quindi lei propone…

    Volevamo mandare un squadra ad attaccare la stazione, e quindi distruggerla, prima di trovare un modo per trasmettere di nuovo. Solo che è ben sorvegliata, e non ho molti uomini a disposizione.
    Vi posso fornire degli speeder, ma nient’altro. Non perché siano gli unici mezzi di cui disponiamo, ma perché la stazione è situata nel mezzo della foresta di Pali, non esiste una nave capace di volare là in mezzo senza incastrarsi o dover abbattere tutti quegli alberi senza ammaccarsi tanto da non poter volare.


    …Che navi avete?

    Solo caccia stellari, e trasportatori di classe J-7, quindi…

    Che tipo di caccia?

    ..Classe Ginivex, perché?

    Quelle con una specie di ventaglio verticale dietro alla cabina di pilotaggio?

    Beh, si può dire di sì, ma…

    Allora è perfetto. Caricateci gli esplosivi che volete, e ve lo porto a destinazione.

    Non mi ha ascoltato? E’ un mezzo progettato per lo spazio, non per simili ambienti, si schianterà dopo venti metri, o sarà talmente lento che l’abbatteranno. Abbiamo scelto il modello Tengu appunto per la sua manovrabilità aerea in simili condizioni, non avrà scampo!

    Preferisce che vengano a ucciderci tutti, e a toglierle i suoi aperitivi?

    …La tua sfrontatezza stà passando i limiti, Soldato.

    …Se quel caccia arrivasse a destinazione, sarebbe davvero possibile porre fine a tutto questo? Chi c’è in quella stazione? Solo droidi?

    Gli Ino considerano la tecnologia una mostruosità, non si avvicinerebbero mai a posti simili.

    E lavorano con i Droidi?

    Sò che gli attacchi arrivano in contemporanea. Pertanto immagino valga anche per loro il concetto “il nemico del mio nemico è mio amico”. Comunque, ripeto che non è possibile fare ciò che proponete.

    Ci dia una possibilità, Primo Ministro. Il mio sottoposto non è molto abile con la diplomazia, ma le assicuro che nel distruggere le cose è un genio.

    …Ehi…

    Stò dicendo che se mi assicuri che puoi distruggere quella stazione, io mi fido. Ma ti avverto. Se ci fossero degli Ino…

    …Ovviamente, Senatrice. Nemmeno io voglio sangue innocente sulla coscienza.

    Allora che mi dici dell’”incidente” con le sfere gungan?

    Appunto un incidente, Senatrice.

    ..Sarà. Comunque, Primo Ministro: lei fornisca il caccia, le coordinate e gli uomini che può impiegare. Noi faremo il resto.


    …Senatrice, non posso rischiare che il suo uomo ci faccia esplodere tutti per un errore che ogni pilota potrebbe commettere, in una simile situazione.

    Non accadrà.

    I due rappresentati dei propri pianeti si fissarono a vicenda alcuni secondi, poi Udun sospirò, e annuì.

    D’accordo. Datemi un’ora, e vi preparerò una squadra di supporto.

    Perfetto. Se vuole scusarmi, ora…


    La ragazza si alzò dal tavolo, e si incamminò per la stessa strada da cui era venuta, seguita dal suo seguito. Udun rimase a fissarli sino a che non uscirono, quindi si prese la testa fra le mani, e si girò a guardare l’hangar in cui i suoi ospiti stavano tornando. Alla fine dovette riconoscere, che erano la loro unica speranza.

    […]


    Posso farle una domanda, Senatrice?

    Dimmi.


    Shinodari lavorava incessantemente al computer da quaranta minuti, liberatasi da ogni abito sfarzoso in favore di un completo da lavoro a cui aveva comunque apportato qualche miglioria, così che anche da sporco, conservava una sorta di eleganza. Tre schermi olografici proiettavano valanghe di dati, su cui gli occhi ametista della senatrice scorrevano senza sosta. Febh si chiedeva come facesse a seguire un discorso, in certe condizioni. Ma ci provò lo stesso, il permesso l’aveva ottenuto.

    Cosa intende fare per la squadra di Xander?

    Prima dobbiamo ripristinare le comunicazioni. Non posso chiedere né a Udun né a voi di perlustrare un intero pianeta senza uno straccio di indizio e con droidi volanti assetati di sangue in giro. Xander sarà un ufficiale in cerca di gloria, ma perlomeno è sopravvissuto ad abbastanza battaglie da sapere il fatto suo. Potendo comunicare, li ritroveremo.

    Sì, ma nel caso fossero…

    Li ritroveremo di sicuro.


    Per un attimo, il computer segnò un errore di procedura, che Shinodari corresse immediatamente. Febh fissò la ragazza, indeciso se permettersi di metterle una mano sulla spalla in un tentativo di conforto. Alla fine chiuse la mano sollevata in aria, e fece un lieve inchino.

    Ha ragione. Vado a informarmi sulla composizione della "squadra di supporto", con permesso.

    Uscì dalla stanza, lasciando la senatrice di sola. Il ticchettio ritmico delle dita sullo schermo in vetro si interruppe pochi secondi dopo, mentre fissava un algoritmo ormai finito che aveva ricontrollato e riscritto una decina di volte. Più perfetto di così, non poteva essere. Eppure ancora una volta ne cancellò delle sezioni, e riprese a scrivere. Quei numeri che le sfrecciavano nel cervello, le impedivano di porsi domande inutili o farle venire rimorsi. Non c’era modo, di tornare indietro nel tempo. Ma lo stesso non riusciva a non pensare, che erano in quella situazione per causa sua. Non si pentiva minimamente, di aver cercato a tutti i costi una via per la pace. Ma allo stesso modo non sapeva se avrebbe saputo affrontare, i cadaveri dei suoi uomini se qualcosa fosse andato storto.
    Il minimo che poteva fare, era condividerne il destino.
    Si alzò in piedi di scatto, dirigendosi verso l’armadio, e iniziando a frugarvi dentro senza sosta. Trovò presto il completo che cercava, una tuta ergonomica che aveva ottenuto come bonus dopo averne migliorato le funzionalità estetiche per la produzione in serie. Peccato averne solo una, ma era meglio di niente.
    Iniziò quindi a togliersi la tuta da lavoro, indossando quella che chiaramente, era designata per la battaglia. Il padawan dietro di lei, non ebbe dubbi su questo.

    Dove pensa di andare, Shinodari-sama?

    Di nuovo. Se il suo corpo si bloccò, non fu per la sorpresa o la vergogna. Fu per impedirsi di afferrare un cassetto e tirarlo dietro di sé. Terminò di indossare la tuta, richiudendola sul davanti e voltandosi. Lo sguardo di Yuki la squadrò da capo a piedi con particolare insistenza, al che rispose seccata premendo un pulsante sul braccio che le ricoprì anche la testa, e attivò la mimetizzazione ambientale.

    Se perdiamo lei, perdiamo tutti, Shinodari-sama. E credo di non essere l’unico, a pensarla così.

    Gli rispose solo il silenzio. Al che mosse una mano verso la porta, e la tenne là. I suoni che indicavano il suo tentativo di aprirsi dall’interno, furono ignorati. Sentì quindi i passi spostarsi verso il computer, e di nuovo il ticchettio delle dita di Shinodari su di esso.

    Come ti ho detto prima, Yuki, su questa nave…

    Stiamo andando là fuori, Senatrice. Là mi ha detto che è mio il campo.

    Siamo in territorio nemico, Yuki. Nessuno di noi due può dire di averne il controllo.

    Il controllo è una sfera ricoperta d’olio su una mano nella stessa condizione. Ma che lo perda io, o che lo perda lei, non comporta le stesse conseguenze. E lo stesso si può dire per i ruoli che ricopriamo, come importanza.

    Sono solo una Senatrice. Il Senato andrà avanti senza di me, e anzi se non riceveranno mie notizie potrebbero anche muoversi più in fretta.

    Lei è una delle poche Senatrici che cercano la pace con una convinzione ferrea, Senatrice. La Repubblica ha bisogno di voi.

    Mi sopravvaluti, Yuki. E non ricordo di aver mai fatto nulla di così eclatante da farmi meritare una simile considerazione da parte tua, con la mia mentalità.

    Se si osserva bene il giardino, si può capire quale sia il proprietario che dà tutto sé stesso per esso. Basta avere la pazienza di guardare.

    …E quando mai mi avresti guardata, Yuki?

    A sufficienza per credere in ciò che affermo.


    Calò il silenzio fra loro, e Yuki non aveva la minima intenzione di romperlo. Fu quindi Shinodari, a disattivare la tuta e a guardare di nuovo in faccia la sua guardia del corpo tanto spudorata.

    …Quante vite devo sacrificare, in nome della pace, senza che cambi niente? Dov’è l’utilità di cercare di dare fertilizzante a ogni pianta, se poi lo spazio reciproco continua a venire violato in nome dei propri interessi? Ci sono volte in cui credo che la pace, non sia qualcosa di ottenibile.

    …Non obbliga nessuno a seguirla, Shinodari-sama. Le vite che cadono, lo fanno per il bene comune, in cui sono compresi. I saggi dicono, che non è possibile scegliere quando morire. Ma è possibile cercare di farlo in un certo modo. Credo che ogni soldato che lotti per cercare di avere un giorno privo di sangue, rischi la vita per qualcosa di valido.

    Le belle parole non cambiano il mondo, Yuki! Quando muori ti lasci dietro qualcosa, credi che gliene importi a qualcuno se sei morto per la gloria?! Vieni solo trattato come uno dei tanti, un pezzo di ferro dorato su una bara e basta! Coloro che amavano chi è morto non sono ripagati da una cosa simile, o dal fatto che doveva essere fatto!


    Shinodari scattò all’improvviso contro il bambino, che ne resse l’ira in silenzio, sforzandosi di non chinare la testa o distogliere lo sguardo. Quando la ragazza finì, tornando a scrivere, il padawan replicò a sua volta, con un tono diverso da quello di prima.

    …C’è anche chi non può decidere come morire. Nessuno, vuole vedere chi ama perdere la vita per salvare la propria. C'è chi è egoista a voler morire come scudo dei propri cari, e c’è chi vorrebbe che gli altri si arrangiassero senza portare a combattere chi non si è arruolata di sua volontà. L’egoismo umano è onnipresente, ma troppo spesso a tale parole viene data solo una connotazione negativa. Ma guardare al risultato tenendo presente i sacrifici per ottenerlo, insegna come non ripeterlo e come riottenerlo in futuro.
    Siamo noi a dover semplicemente diventare studenti migliori.


    Il ticchettio sullo schermo cessò, mentre la ragazza si voltava di nuovo verso il bambino. Non riusciva a decifrare il suo tono, ma c’era qualcosa di strano, in esso. Qualcosa che un bambino, non avrebbe dovuto avere. Né avrebbe potuto, con la massa cerebrale a sua disposizione.

    …Potresti anche tentare la carriera politica, sai?

    Non sono adatto ad essere il leader di qualcuno, Shinodari-sama. So svolgere il mio compito pratico, e tale è il mio posto. Chi sa vedere le cose in prospettiva, agendo secondo un piano anziché gettarsi nella mischia, merita il comando. Io svolgerò il mio compito, ma qualcuno deve indicarmi quando battermi e quando aggirare una battaglia inutile. E così gli altri che come me devono solo preoccuparsi di restare vivi. Abbiamo bisogno di un generale che non debba preoccuparsi di schivare raffiche di blaster, durante la battaglia. E gli uomini qui fuori hanno solo lei, per questo.


    Shinodari si alzò, avvicinandosi al padawan, e sovrastandolo anche con la sua moderata altezza di tutta la testa. Ne fissò gli occhi, troppo incuriosita da lui ormai, per poter lasciar cadere l’argomento.

    …Loro, sì. Ma tu? Dov’è il tuo generale, Yuki?

    …Il peggior errore che un soldato possa compiere, è non fidarsi di un generale capace. Lei lo è, Shinodari-sama. Rimanga qui, a compiere il suo dovere. Noi faremo il nostro.


    Il padawan si voltò quindi, incamminandosi verso la porta. Prima però che potesse farlo, il braccio della ragazza lo afferrò per la manica, per niente disposta a mollare la presa.

    Non mi hai risposto, Yuki. Chi ti ha mandato qui? Chi è la persona di cui devi fidarti?

    …Non c’è.

    Hai detto due secondi fa che per combattere devi affidarti a qualcuno! Perché non puoi farlo?!

    …Perché non ho il coraggio di tornare da lui.


    Mosse la mano verso di lei, che avvertì un piccolo tocco a tutto il corpo, mentre perdeva la presa. Yuki si risistemò la manica, e riprese a camminare. Shinodari non tentò nuovamente di fermarlo. Ma nemmeno lasciò che se ne andasse così.

    E di me, Yuki? Se te lo chiedessi, mi accetteresti come tuo generale?

    Il bambino si fermò sul bordo della stanza. Rimase in silenzio, mentre Shinodari continuava a fissarlo in attesa di una risposta. Ma quando Yuki si voltò, la ragazza vide nei suoi occhi, qualcosa che non credeva di potervi vedere. Il suo stesso sguardo riflesso nello specchio, quando gli incubi la assalivano in passato.

    …Vorrei saperlo anch'io.

    Dopodichè il bambino uscì, lasciando Shinodari turbata da quelle parole e da quello spiraglio di sè che le aveva mostrato, involontariamente o meno. Ko la squadrava dal suo alloggiamento, ma non disse nulla. Nella mente della senatrice c’erano troppi pensieri, perché riuscisse a muoversi da quella posizione.

    […]



    Siamo pronti, Senatrice.

    Shinodari non si voltò, quando Febh comparve alla sua porta. Prese una piccola scatola rettangolare alta pochi centimetri e larga una ventina, e la diede a Febh mentre usciva con lui dalla porta.

    Sai ciò che devi fare. Ma non rischiare più del necessario per farlo.

    Non si preoccupi, ha visto il padacoso sulla nave, qualche cosa la sa fare.


    La ragazza si zittì, mentre la confusione che quel bambino le creava in testa stava minacciando di diventare una forte variante di un’emicrania. Ma di certo non poteva fermarsi adesso.

    Tu stai attento, e io non mi preoccuperò. Lascia sempre il canale della nave aperto, e informami se ci sono problemi.

    Ma, senatrice, le comunicazioni....

    Vi ho lasciato due piccoli extra, nella scatola. Tanto perché non vi venga in mente di fare qualche idiozia.

    …Grazie, Senatrice.


    La ragazza battè una mano sulla spalla del giovane, e quindi riprese a camminare sino al portellone.
    I due scesero dalla nave, e videro il caccia già in posizione, insieme ad altri due speeder sormontati da dei Choji in armatura. Shinodari rimase per un attimo a guardare con uno sguardo sconfortato i loro piedi che per il peso quasi toccavano per terra pur con il potenziatore gravitazionale al massimo, ma non disse nulla. Piuttosto, si stupì di dove era andato a mettersi Yuki.

    Idee sul perché sia lassù?

    Sul tettuccio della navetta? Ha detto che preferisce avere una visuale chiara e che non gli và di starsene in una scatoletta di qualche metro quadrato con qualcuno che potrebbe schiantarsi.


    Shinodari notò una lieve nota di derisione nella voce del suo sottoposto, e sorrise a sua volta, mentre Udun giungeva a sua volta nell’hangar.

    Ecco i miei uomini migliori, Senatrice. Un’altra squadra da tre è in ricognizione, si unirà a voi vicino alla foresta. Come ha chiesto, ho caricato due bombe a concussione e una bomba IEM a bordo del caccia, e esso stesso è armato con i vostri siluri a impulsi. Nel peggiore dei casi, potrete abbattere la stazione anche dall’alto, ma per riavviare una stazione semplicemente in cortocircuito non ci impiegheranno che qualche ora. I miei uomini cercheranno di offrirvi una distrazione per poter posizionare le armi all’interno, ma ricordatevi che avrete una sola possibilità.

    D’accordo. Febh, se hai tutto, allora posso solo augurarti buona fortuna.


    Il ragazzo si mise sull’attenti, e quindi si diresse verso la cabina di pilotaggio. Il caccia sembrava un girino, in fase di riposo. Una cabina a forma di sfera era la parte più “voluminosa” del mezzo, incastonata in uno scafo di mezzo metro per lato più grande, e che copriva la superficie posteriore della cabina di una trentina di centimetri. La coda era per il momento ripiegata, ma dopo che Febh vi salì sopra, il suono di uno sganciamento risuonò nell’aria, mentre la cabina iniziava a sollevarsi in aria.

    Ehi, padacoso.

    Febh lanciò una piccola sfera al bambino posizionato sopra di lui, che aprendola vide una sorta di auricolare. Fissò per un attimo Shinodari, che invece si limitò a sorridere sorniona per tutta la fase di decollo. Superati i dieci metri, Febh spalancò del tutto la coda, che divenne una sorta di semicerchio verticale che sormontava la nave. Febh fece quindi il cenno di ok agli speeder, che partirono via terra mentre il tetto dell’hangar si apriva. Una volta fuori, Febh diede potenza ai motori, e partirono seguendo la scia degli Speeder dei Choji.
    Shinodari intanto, si ritirò nella sua nave, dato che non vi era modo di tenere i contatti con il gruppo. Almeno secondo Udun. Se i suoi decriptatori si fossero messi un po’ di impegno, avrebbero trovato un modo per sfuggire al Jamming in atto sul pianeta. L’unico problema, era che per sintonizzare i comunicatori occorreva un po’ di tempo. Che per fortuna Shinodari era riuscita a sfruttare appieno.

    Febh, mi senti?

    Forte e chiaro, ottimo lavoro come sempre, Senatrice.

    Bene. Avvertimi quando arrivate in zona.

    Shin era nella sua camera, seduta alla scrivania e intenta a fissare una mappa di Honoak, cercando di orientarsi dato che anche i localizzatori non riuscivano a superare un certo raggio di azione.
    Per un po’ comunque, l’unica cosa che Febh riferì fu l’aggiunta delle altre tre unità speeder al gruppo, e nient’altro. Poi finalmente, arrivarono.

    Foresta di Pali in vista. Passo in modalità Stealth, ancora nulla da segnalare.

    L’assenza di uno spazio di volo lo chiami “nulla da segnalare”?

    Per me, sì.

    Ottimo.

    Non litigate, fate rumore. Yuki, Febh ha il compito di guidare e sà farlo, tu occupati di guardargli le spalle.


    Gli speeder ridussero a loro volta la velocità, entrando nei sentieri della foresta, mentre Febh riduceva l’ampiezza e di conseguenza la stabilità della cresta posteriore, cosa che si ripercosse sulla nave in bene e in male. Febh però tenne la cloche senza problemi, entrando in mezzo ai rami variando l’angolazione della cresta ogni volta per passare. L’unico problema era che Yuki doveva a volte aggrapparsi allo scafo come una scimmia per adattarsi ai cambi di angolazione un po’ tropo frequenti che Febh faceva.

    …Sei sicuro di limitarti all’essenziale con questi avvitamenti, vero?

    Ovviamente, padacoso.


    Il tono non convinse molto il padawan, ma un colpo di tosse nel comunicatore, lo convinse a starsene zitto. Sino a che, non arrivarono in un punto dove non c’erano rami. Tuttavia sopra di loro risuonò un sordo “crack”. Yuki alzò lo sguardo in tempo per vedere una lancia elettrica diretta verso di lui, attraverso i rami e in picchiata. La schivò con una capriola, e l’arma andò ad impattare sullo scafo, allarmando anche Febh.

    Woha! Ecco, questo è qualcosa da segnalare.

    Il padawan rialzò lo sguardo, vedendo come un droide massiccio dalle fattezze aquiline li stesse fissando, richiamando la lancia con un magnete prima di aprire la bocca ed emettere un suono stridulo. In lontananza poi, risuonarono altri rumori di rami spezzati, così come di qualcosa simile allo sbattere d’ali. L’infiltrazione non sembrava più essere fattibile. Yuki attivò la lama, ma la voce di Febh risuonò nelle sue orecchie con un tono che non gli piacque affatto.

    Meglio che stacchi la lametta e ti aggrappi, Padacoso. Ora si vola sul serio.

    Yuki ebbe a malapena il tempo di afferrare la cabina con una mano, poi Febh riaprì del tutto la cresta posteriore, e diede piena potenza ai motori. Yuki ripose la spada, e afferrò anche con l’altra mano lo scafo, mentre gli avvitamenti che Febh aveva effettuato prima aumentarono sia come numero che come rapidità di azione. I blaster posizionati sull’estremità inferiore e superiore sparavano a pieno ritmo, ma mirando ai rami davanti a sé, visto come non ci fossero cannoni posteriori. Dietro di sé Yuki sentiva colpi di blaster, ma era troppo occupato a reggersi fra un contro-avvitamento e l’altro per potersene preoccupare. Almeno sino a che non gliene arrivò uno affianco, mancandolo per pochi centimetri. Dietro avevano almeno una quarantina di Tengu, che svolazzavano come loro da un ramo all’altro sparando però nel frattempo.

    Che ne diresti di usare un attimo la tua spada? Se ci beccano saltiamo in aria, sai. Mi và bene anche se li sbatacchi in giro, eh.

    La forza non è un telecomando, come pensi possa concentrarmi venendo sballottato così?!

    E allora? Vi vantate tanto e poi i vostri – ops – trucchetti li sapete fare solo da calmi e tranquilli? Perfetto, davvero. Ehi, quanto pesi? Sai, così so quanta zavorra mi porto dietro.

    …Buttami fuori il blaster, e cerca di volare dritto per cinque secondi.

    Si sale allora.


    Il caccia cabrò improvvisamente verso l’alto, seguito a ruota dai Tengu, che cercarono di tenere il passo nonostante l’accelerazione del caccia fosse nettamente superiore della loro nel contrastare la gravità. Cosa che Yuki aveva discrete difficoltà a fare, mentre si sentiva sempre più tirato verso il basso.

    Tre, quattro…

    Ma ti pare volare dritto?!

    Ehi, seguo una linea retta, cosa rompi.


    Yuki si sforzò di non replicare, e si arrampicò sul muso della nave, rimanendo lì qualche secondo ignorando i commenti di Febh. Data la situazione, poteva solo aumentare le proprie capacità fisiche per un po’, e gli occorreva un piano stabile per evitare di cadere alla minima spinta.

    Ehi, non vedo nient – wow! –

    Schivarono un ramo, ma stavolta l’avvitamento fece solo girare sullo stesso piano Yuki, che riaprì finalmente gli occhi, fissando il ragazzo “sotto” di lui.

    Ok,passa il blaster e vola come vuoi.

    Ti prendo in parola!

    Yuki tornò ad aggrapparsi allo scafo mentre Febh tornava a muoversi in orizzontale. In un tratto senza avvitamenti immediati aprì il tettuccio, e lanciò in aria il blaster, che Yuuki afferrò puntandovi una mano contro. Si mise quindi a rispondere al fuoco, utilizzando le proprie capacità percettive accelerate che di norma impiegava con la spada per seguire le rotazioni della nave. Poi Febh imprecò.

    Ehi, padacoso, stiamo arrivando in una radura, senza la protezione degli alberi ci abbatteranno se non fai qualcosa anche te.

    Yuki sorrise, e riagganciò il blaster alla cintura, portandosi coi piedi perpendicolari allo scafo, che era invece inclinato a 90° a sinistra.

    Accelera più che puoi e poi vola dritto in orizzontale, ho un’idea.

    Eee…ok, ci provo.


    Si fiondarono nella radura dopo alcuni secondi, in cui Yuki puntò i piedi sulla navetta, e le mani sugli alberi che si erano lasciati alle spalle. Quindi, stringendo i denti, afferrò un gruppo di alberi a braccia spalancate, e le riportò lentamente verso il petto, mentre gli alberi tendevano a seguire il movimento e quindi a cadere gli uni sugli altri. Essendo però alti qualche centinaio di metri, la loro caduta si portò dietro tutto il loro fogliame, e vari altri ostacoli in cui i Tengu incapparono, riducendosi considerevolmente di numero. Per i rimanenti, il padawan accese la propria lama, per poi lanciarla davanti a sé, controllandola con l’altra mano in modo che seguisse una traiettoria in grado di centrare i Tengu sopravvissuti. Alla fine ne rimasero una decina, ma Febh dovette tornare ad avvitarsi su se stesso, impedendo altri usi della Forza al suo passeggero, che anzi quasi rischiò di cadere dalla nave.

    Ehi! Attento, non voglio tornare a prenderti!

    Yuki non replicò, spossato dall’improvviso sforzo necessario ad abbattere alberi di quelle dimensioni, per quanto si fosse limitato a quelli più secchi e al numero minimo per creare un effetto domino. Febh tuttavia riuscì a lanciare un’occhiata al suo volto mentre gli urlava dietro, e non perse tempo.

    Ehi, entra, ti assicuro che non mi schianto, e se devo preoccuparmi di te così, non posso nemmeno dare il massimo.


    Febh inclinò quindi la nave a destra, così che il padawan fu agevolato nello spingersi verso la cabina, e ad entrarvi. Chiuso lo sportello di nuovo, Febh riprese velocità, sparando anche ad alberi più ad alta quota così da aumentare gli ostacoli per gli inseguitori. Poi il suo sguardo si spostò a sinistra, e così fece la nave. Mentre Yuki poteva vedere che si stavano dirigendo verso una zona dall vegetazione molto più folta.

    ..Ehi…

    Meglio ti leghi a qualcosa, padacoso.


    Febh si gettò in mezzo agli alberi senza ridurre la velocità, cambiando traiettoria e assetto così tante volte che Yuki perse per un attimo la concezione dell’alto e del basso. Poi cabrò all’improvviso in alto mettendosi a testa in giù dopo qualche istante, per poi continuare così per qualche secondo, mentre sopra, o sotto di loro che dir si voglia, i Tengu si ritrovarono presi in contropiede dall’oggetto che era improvvisamente tornato indietro. Febh recuperò quindi l’assetto “normale”, e spostò il dito sul grilletto, facendo fuoco con un siluro agli IEM davanti a sé. Con un esplosione azzurrina, i corpi inerti dei loro inseguitori caddero al suolo, mentre Febh riduceva la velocità e ripiegava un po’ la cresta posteriore.

    …Posso farti una domanda?

    Dimmi.

    …Tu non hai sempre fatto la guardia di sicurezza, vero?

    Nooo. Mi sono fatto assumere perché nell’altro lavoro dicevano che continuando così gli avrei fatto a pezzi il mezzo, prima o poi. Vecchi fifoni. Un po’ mi mancano le corse però.

    …Corse?

    Pod-racer , padacoso. Una volta che andiamo a Tatooine, te le faccio vedere.

    […]


    I Choji si erano dispersi all’inizio dello scontro, ma riuscirono a ritrovarsi vicino alla stazione. Febh ripiegò al massimo la cresta posteriore, e atterrò a qualche centinaio di metri da essa. Una volta scesi, i due si posizionarono dietro a una roccia, e Yuki attese mentre Febh prendeva il proprio binocolo. Imprecando in qualche lingua, quando mise a fuoco.

    Che c’è?

    ..C’è che questi droidi o sono furbi o hanno una fortuna pazzesca.

    Cosa?

    …C’è la nostra squadra, laggiù.


    Febh passò il binocolo al padawan, che potè osservare a sua volta come di fronte alla stazione sorvegliata da una trentina di droidi da battaglia, stessero inginocchiate 6 o 7 persone, con ceppi a mani e piedi.

    …Beh, è una seccatura, ma abbiamo la bomba IEM per questo, no?

    …Il loro comandante ha un cuore artificiale, e due di loro un polmone e un convertitore di anidride carbonica, vedi quello che ha una specie di naso finto? Respira anidride carbonica anziché ossigeno, ma molti pianeti non hanno una concentrazione abbastanza elevata, incluso questo. Se friggiamo i droidi, temo che senza le loro protesi nemmeno loro possano reggere più di un minuto.

    ..Non potremmo..

    Non ci pensare nemmeno, Yuki.


    La voce di Shinodari ritornò negli auricolari, dopo che probabilmente aveva deciso di non voler sentire tutti i rumori che il pilotaggio di Febh aveva provocato negli auricolari, imprecazioni varie incluse.

    …Credo che provare un manovra di emergenza sia l’unica.

    Oh…cioè?

    Quello col polmone, beh penso che possa reggere se lo riportiamo subito alla base. Mentre vedo quelle che sembrano celle di refrigerazione, probabilmente se friggiamo tutto rimarrà comunque del monossido di carbonio da scaricare. Se lo portiamo vicino al tubo, può respirare un po’ quello sino a che non si riavvia il respiratore.

    …E per il cuore?

    …Potrei provare a farlo ripartire con qualche scarica.

    Ehi, guarda che parliamo di un cuore da Aldeeran, non è una carretta che fai ripartire con qualche botta. Cosa facciamo se friggi tutto?

    Non accadrà.

    …Non sei un medico, Yuki. Se dovessi danneggiarlo…

    Ma o così, o aspettiamo che vengano a prenderci tutti.

    Seriamente, puoi darmi una percentuale di successo?


    Yuki rimase in silenzio, mentre nella sua mano una lieve scarica passò da un dito all’altro, e viceversa. No, non aveva mai utilizzato il Fulmine, per qualcosa di simile. Ma non avevano tempo per pensare ad altri piani, e non ce n’era nessun altro che garantisse l’eliminazione delle guardie in un colpo solo. Yuki replicò con quanta più sincerità possibile, ma non volle dare garanzie tanto per ottenere il consenso ad agire.

    …Farò del mio meglio.

    Shinodari rimase in silenzio a sua volta, poi un sospiro risuonò negli auricolari, e la comunicazione venne interrotta.

    E và bene, provateci. Richiamatemi a cose fatte.

    I comunicatori si spensero, e Febh fece un cenno ai cinque Choji distesi un po’ più là. Ma vista la goffaggine che mostrarono nel tentare di rialzarsi, decise di tagliare corto e andare lui da solo.

    Ok, ci serve una distrazione, cercate però di non farli allontanare troppo, devono rientrare in un raggio di una quarantina di metri o non avrà effetto la bomba. Avete capito?

    I Choji annuirono, prima di dirigersi verso i propri Speeders. Febh tornò indietro, mentre Yuki stava scaricando la bomba con una mano, lanciando occhiate alla stazione di tanto in tanto.

    Qual è il piano?

    Se quei tizi distraggono i droidi, posso far levitare la bomba sino alla base, ma dovrò anche avvicinarmi per farlo. Solo che camminando è un po’ difficile farlo, quindi dovresti un attimo darmi copertura gli ultimi cento metri, là dovrò correre e al contempo cercare di non far sbattere l’IEM contro qualcosa.

    Non posso portarla io mentre tu mi difendi?

    Sinceramente non credo di poter reggere al fuoco incrociato di quaranta droidi. Mentre se sai sparare come guidi, non credo ci saranno problemi.

    ..Sarà. Ok, aspettiamo i Choji e si parte, allora. Tira su la scatoletta.


    Yuki sollevò la bomba, e i due attesero. Dopo un minuto circa, risuonarono i primi colpi di blaster, mentre di fronte alla base sfrecciava uno speeder. I due ragazzi sfrecciarono quindi in avnti, cercando di restare nella copertura degli alberi il più possibile. Percorsero cento metri senza problemi, mentre ormai non c’era quasi più intervallo fra un colpo di blaster e l’altro, come suono. Altri cento metri, con Febh avanzato mentre Yuki tentava di tenere la maggior velocità possibile insieme a un controllo decente sull’arma. Poi, a duecento metri, la sagoma di uno speeder in fiamme passò dinanzi a loro, mentre un corpo tondo volava qualche metro più in là.

    Non ti fermare.

    …Lo uccideranno.

    Se riusciamo a piazzare la bomba non lo faranno di certo, ma se ci facciamo notar-


    Febh sparò un colpo preciso come un ago, che andò a colpire la testa del droide, facendolo cadere a terra a peso morto. Ma a quel punto, i colpi di blaster iniziarono a dirigersi verso i due umani.

    Tieni la bomba!

    Yuki interruppe la psicocinesi, estraendo la spada e mettendosi davanti a Febh, ribattendo quanti più colpi poteva. La copertura degli alberi era ancora sufficiente, ma avanzando diminuivano di numero per la vicinanza della base e la necessità di avere un area disboscata in cui far atterrare le navi. Yuki sentì però un colpo di blaster dietro di sé, e voltandosi un attimo vide che Febh aveva sparato a un ramo sopra di loro, facendolo cadere. Yuki colse al volo l’idea, e tagliò in due il tronco, ricavandone un ceppo della grandezza di Febh circa. Quindi lo portò innanzi a sé con la psicocinesi, e tornarono ad avanzare. Yuki poteva però sentire che la corteccia stava rapidamente venendo bucherellata, finendo probabilmente per venire perforata di lì a poco. Dovevano muoversi.
    Poi però il rumore di uno speeder risuonò a qualche decina di metri da loro, e un altro dei Choji si lanciò verso i droidi, investendoli di forza. Mentre si allontanava però, videro che anche il suo mezzo prese fuoco. Ma ormai erano a meno di cinquanta metri.

    Corri!

    Yuki scattò in avanti tenendo il tronco dinanzi a sé, per poi scagliarlo a sua volta in avanti e riprendere la spada in mano. Febh rimase un po’ indietro, ma il fuoco si concentrò sull’elemento che sino ad allora aveva dato più problemi, ovvero il bambino. A venti metri però, Yuki decise che poteva rischiare.

    Attivala! Ora-

    Un calore intenso gli colpì la gamba sinistra, facendolo cadere su un ginocchio prima che potesse finire la frase. Lanciò una Spinta alla Cieca, mentre si riparava dietro un albero. Febh gli fece cenno di pollice alzato, e Yuuk puntò entrambe le mani sulla bomba. Sporse quindi la testa, e cercò di calibrare la mira. Poi potè solo lanciare la bomba meglio che potè, verso l’apertura della base. Purtroppo proprio allora un altro speeder arrivò in corsa, venendo abbattuto, e la sua onda d’urto fece perdere il controllo dell’arma al padawan, così che atterrò all’esterno della struttura.

    Ma porca di..!

    Quelle pareti sono strane, non vorrei fossero elettromagnetiche! Annulleranno le onde della bomba!

    Abbiamo problemi peggiori, temo...


    I droidi si erano a quanto pare resi conto del pericolo, perché iniziarono a raggrupparsi vicino alla bomba, probabilmente provando a disinnescarla per timore che i colpi di blaster potessero invece farla detonare. Yuki strinse i denti, ma appena provò a fare forza con i muscoli della gamba, la fitta di ritorno impedì al muscolo di sostenere il suo peso. E i droidi iniziavano ad avvicinarsi per stanarli.

    Dobbiamo allontanarci, così finiamo per farci ammazza-!

    Yuuki venne per la terza volta in pochi giorni sollevato di forza per il colletto, mentre Febh se lo caricava sulle spalle, a cavalcioni. Si mise al riparo di un tronco, quindi fece fuoco contro uno dei droidi attorno alla bomba.

    Cerca di non segarmi le braccia, padacoso. Se non attiviamo quella bomba , Shinodari-sama ci ammazzerà per aver lasciato morire due Choji per niente. Pronto?

    …Pronto.


    Febh uscì dal suo riparo sparando all’impazzata, mente Yuki cercava di parare i colpi di blaster senza intralciare troppo la mira del suo “destriero”. Quando arrivarono abbastanza vicini ai rottami di uno speeder, Yuki lo agganciò immediatamente, lanciandolo a tutta forza contro il gruppo di droidi attorno alla bomba, che come previsto la protessero coi loro corpi. Ma ormai erano abbastanza vicini. Yuki usò entrambe le mani per afferrare la bomba, usandola per atterrare i droidi più leggeri, ma proprio quando stava per lanciarla all’interno, udì un rumore di ali dietro di sé. E voltandosi, vide dei Tengu in arrivo, già in procinto di scagliare le lance elettriche.

    Corri, entriamo nella stazione, siamo in mezzo a due fuochi!

    Non sei esattamente una piuma, lo sai?

    Il ragazzo fece del suo meglio, ma c’era troppo peso e troppa distanza. Yuki quindi si concentrò sulla carica, la portò all’interno della stazione quanto poteva, e quindi strinse la mano a pugno di scatto. Pochi istanti, e un’onda azzurrina di dimensioni condominiali si espanse nell’aria. Yuki avvertì un colpo alla scapola che lo disarcionò da Febh mentre cadevano, ma la lancia elettrica era già stata disattivata, tornando un semplice pezzo di ferro. Il rumore di ferro in caduta fu l’unica cosa a risuonare nella foresta, mentre i due ragazzi si rialzavano a fatica.

    …Mai più.

    L’hai detto.

    […]


    Tornati in piedi, si avvicinarono di corsa agli uomini a terra, feriti ma abbastanza furbi da cercare di spostarsi in un posto riparato dal fuoco dei droidi, fortunatamente limitati dalla loro programmazione a tenere gli umani prigionieri senza farli fuori per ripicca dopo l'inizio dell’attacco. Quattro di loro gridarono di gioia vedendo Febh, mentre gli altri due si sollevarono a fatica. Solo uno, rimase a terra.

    Barry stà soffocando, muovi il culo Kushi!

    …Sempre un piacere rivederti vivo, Capitano Xander. Vedo che il tuo cuore stà bene.


    Febh si affrettò ad aprire la scatola di compressione del sistema di refrigerazione, mentre Yuki spostava l’uomo con una mano verso di lui. Febh ruppe il compressore, che iniziò a emettere CO2 nell’aria, dopodichè il ragazzo aiutò il proprio compagno a tirarsi su e a stare più vicino possibile al condotto. Lentamente, riprese colore, per quanto gli fosse sempre difficile respirare.

    Padacoso, libera gli altri e cercate degli zaini di emergenza, vediamo se riusciamo a riempirne uno con il monossido.

    Yuki eseguì, per quanto solo con le mani visto il suo zoppicare e la stanchezza derivante da prima che gli impediva azioni più complesse. Due uomini tornarono fuori poco dopo con uno zaino munito di respiratore, che svuotarono in pochi secondi, prima di allontanare il loro compagno dallo scarico.

    Ok, barry, trattieni il respiro.

    Più rapidamente che poterono, riempirono lo zaino ormai vuoto con lo scarico del refrigeratore, per poi passare lo zaino al loro amico, e finalmente rilassarsi quando riprese a respirare normalmente. Febh si alzò dunque, e afferrato come al solito Yuki entrò nella stazione, mettendolo su una sedia.

    Dobbiamo riattivare questo posto, ci serve la modalità provvisoria per qualche minuto.

    Yuki lo fissò un attimo, ma non obiettò. In effetti, avrebbe voluto farlo comunque. Mosse gli interruttori sul muro con una mano, mentre con l’altra inseriva dei codici nel computer, che però li respinse tutti.

    Non sono un programmatore, come ti aspetti che mi metta a tirare su di nuovo un posto cinque secondo dopo che è stato colpito da un onda IEM?

    Attimo, quasi fatto…là, tieni.


    Febh tirò fuori una scatola in acciaio, collegando il quadro comandi a quello che sembrava un processore. Aperta la scatola, porse un disco a Yuki, che lo fissò senza capire.

    Non serve che tu riattivi un bel niente. Metti dentro quel disco, ci penso io qui.

    Yuki inserì l’oggetto nel vano apposito, e attese, mentre Febh alzava quella che sembrava un’antenna, mettendosi quindi a sedere.

    E ora, aspettiamo.

    …Cosa?

    Che la Senatrice riattivi questo posto.


    Un bip richiamò l’attenzione di Yuki, che vide all’improvviso la schermata del quadro comandi illuminarsi, mentre sempre più codici vi sfrecciavano sopra. Un lieve sorriso comparve sul volto stanco del bambino, mentre gli tornavano alla mente situazioni in cui aveva già visto una simile abilità di Hacking. Dopo meno di un minuto infatti, riapparve la schermata normale, per quanto interrotta da scariche e con lo schermo traballante.

    Muoviti, scarica tutto ciò che trovi. Con un po’ di fortuna, il responsabile di questo casino ha lasciato il suo zampino nel network.

    Yuuki eseguì, avviando le operazioni di copia. Sino a che, nella lista apparve una sezione che catturò la sua attenzione. “RA” vi stava scritto. Non seppe bene perché, ma sentiva di doverla aprire. Solo, che appena vi passò sopra comparve l’avviso di accesso negato. Un buco nell’acqua.
    Provò allora a controllare nel registro i dati della cartella, e vide che conteneva decine di immagini, più due olovideo e vari testi. Sino a che non vide una sottocartella, che gli fece dimenticare il dolore per un attimo. “R Army”. Non potè andare più avanti, sia per le limitazioni di accesso, sia perché Febh lo chiamò.

    Ehi, padacoso! Muoviti, siamo nei guai!

    Yuki si sollevò a fatica, imprecando mentre cercava di costringere la gamba a sorreggerlo. Si ritrovò davanti Febh una volta uscito, che reggeva il corpo del tipo che aveva parlato prima. E che ora aveva la bava alla bocca.

    Oh, perfetto.

    Muoviti, stà andado in arresto cardiaco!


    Yuki si inginocchiò a lato dell’uomo, il cui petto era già scoperto. Calibrò quindi la quantità di elettricità nella mano, cercando di ricordare gli insegnamenti del suo maestro sulle quantità necessarie a stordire, o uccidere con quella tecnica, e sulle sensazioni che le due diverse potenze davano. Dovette approssimare però, visto che il corpo scosso dalle convulsioni aveva smesso di muoversi. Un lampò blu percorse il corpo del Capitano, che si contrasse in un unico spasmo, prima di rilassarsi di nuovo. I suoi compagni rimasero in attesa qualche secondo, ma nulla accadeva. Yuki riprovò, ma il corpo della guardia non si muoveva. Dopo la terza volta, Febh alzò lo sguardo, e incrociò quello di Yuki senza una briciola, della sua solita scherzosità.

    …Ora sono proprio cazzi tuoi, padacoso.

    [..]


    Febh?

    Il ragazzo aveva appena finito di riattivare il comlink, e la voce della sua senatrice gli risuonò nelle orecchie, insieme al vento.

    Missione compiuta, Senatrice. Stiamo rientrando su uno speeder, arriveremo fra non molto.

    Ottimo. E…gli altri?

    …Il Capitano Xander è andato in arresto cardiaco, Senatrice. Non ce l’ha fatta.


    Il silenzio che avvertì dall’altra parte del comlink, provocò un brivido a Febh, che non sentiva da molto tempo.

    ..Dov’è Yuki? Non riesco a contattarlo.

    Ha lasciato il pianeta, Senatrice.

    Che cosa?!


    Dopo aver provato a rianimarlo, si è allontanato. Pensavo volesse stare un po’ da solo, così mi sono messo ad lavorare su un trasporto per riportare tutti indietro. Ma poco dopo ho visto una navetta partire, non sono riuscito a fermarlo. Ha lasciato il comlink, con un messaggio che voleva stare da solo. Ha lasciato detto che se volesse parlargli, ci rivedremo su Coruscant fra tre giorni.

    …Ho capito. Grazie, Febh. Sono felice che tu sia salvo.

    E’ stato anche merito suo, Senatrice. Non deve-

    Ti aspetto sulla nave.


    La comunicazione si chiuse, e Febh tornò a guidare il trasporto con i suoi compagni nel retro, tutti con ben poca voglia di parlare. Sotto un lenzuolo, stava il corpo ormai senza vita del loro capitano.
    Febh si disse che in guerra, venire catturati voleva dire la morte nella maggior parte dei casi, e che di norma era strano che un normale soldato sopravvivesse ad essa. Ma sapeva che la sua Senatrice non accettava che si mettesse a rischio la vita di uno di loro se si poteva evitarlo. Un lampo negli schermi delle telecamere posteriori attirò la sua attenzione, e osservò come dietro di loro comparve una massa di fuoco siile a un geyser, seguito dal rombo provocato dalla detonazione della stazione. Tuttavia non riusciva a sentirsi soddisfatto. Aumentò quindi la velocità, cercando nel vento un suono capace di riempirgli le orecchie, e svuotargli la mente come un tempo.

    […]


    Non poteva dire, gli fosse dispiaciuto per lui. La missione era stata un successo, e quella perdita qualcosa che doveva essere rischiato per un simile risultato. Certo, confermava che non aveva proprio fortuna, con le scommesse. Ma un cadavere in più dietro di sé, non gli faceva tutta questa differenza. Scoprì invece, di non poter affrontare Shinodari. Non aveva difficoltà ad ammettere che lui aveva proposto il piano, e che lui doveva prendersi la responsabilità per ciò che era successo. Ma un conto era farlo con sé stesso. Un altro, con lei.
    Ad ogni modo, non se ne era andato per qualcosa di tanto infantile. Per quanto fastidioso come pensiero, aveva solo rimandato il confronto, e di certo non pensava che il tempo potesse diminuire la rabbia della ragazza, quando l’avesse rivisto. Casomai il contrario. Però non poteva permettere che lo seguissero stavolta. Doveva tornare indietro, e da solo come era partito. Aveva fatto attenzione a togliere qualsiasi tracciatore dal sistema, così che potesse dirigersi a Ot senza problemi. Ripensava a quella cartella che aveva visto su Hanoak, su come stessero progettando un "Esercito" di qualche tipo. Se era così, aveva sbagliato i propri calcoli, ed erano arrivati a uno stadio del loro piano più avanzato di quanto credesse. Ma possibile che non si lasciassero mai tracce dietro? Gli sembrava di indagare su dei fantasmi. Tuttavia, se c'era qualcuno che poteva aiutarlo, non poteva essere nessun altro se non l'unico abitante del pianeta Ot.
    Il salto fuori dall’iperspazio arrivò dopo pochi minuti, e la sagoma del pianeta gli si parò dinanzi quasi subito. Fece girare la nave, ed entrò nell’atmosfera, sorvolando le paludi del pianeta con circospezione, in cerca di qualche traccia della Sua presenza. Quando vide una montagna di rottami, vi atterrò vicino, osservando i rilevatori di vita organica. Nessun segnale, ma doveva essere lì per forza.

    Scese dalla nave con circospezione, barcollando ancora lievemente sulla gamba ferita. Fece qualche passo in avanti, guardandosi intorno mentre i fumi del pianeta rendevano sfocata ogni cosa.
    Sino a che, da sopra un albero una figura oltrepassò il fumo, e gli si avventò addosso. Yuki si voltò di scatto, ma l’angolazione dell’attacco lo costrinse a fare perno sulla gamba, che non ci pensò due volte a cedere. Si ritrovò quindi a terra, con sopra di sé una donna ricoperta di bende dagli stinchi sino al collo, con due canini sporgenti come denti di una vipera, e una folta chioma nera da cui spuntavano due corna. Stranamente, i suoi capelli erano particolarmente lisci e curati, rispetto all’aspetto totalmente selvaggio del suo corpo. Yuki si sentì il suo fiato sul collo, ma aveva le mani bloccate dalle braccia del suo aggressore, che lo annusò mentre lui voltava la faccia di lato. L'espressione di fastidio che aveva in volto però, diventò di totale disgusto quando l’essere fece uscire una lingua lunga almeno quanto la sua testa dalla mandibola, con cui lo leccò dalla base del collo sino ai capelli. Gli occhi del bambino si fecero freddi come il ghiaccio, e il suo palmo si volse verso la testa della donna, che venne sollevata in aria lanciando grida stridule. Yuki si rialzò tenendo la mano inclinata in alto, tentato di chiudere il palmo e porre fine al tormento che la vita rappresentava per quell'essere.
    Ma mente ci rifletteva, sentì una pressione al collo, venendo a sua volta sollevato in aria, e perdendo il controllo sulla sua nemica. Che però una volta a terra, cercò di afferrargli i piedi per tirarlo di nuovo verso il suolo, senza smettere di emettere quelle specie di urli.
    Sino a che, venne accontentata, e il corpo di Yuki ricadde sul terreno. La donna interruppe subito le sue grida, cercando di abbracciare il bambino, che però si divincolò, tenendola a distanza con la Forza.

    …Lei vale quanto se non più di te, ragazzo. Gradirei che evitassi, di trattarla così scortesemente.

    Il tono laconico, chiarì a Yuki, come se non l’avesse già fatto lo strangolamento di prima, che aveva ritrovato chi cercava. Voltò la testa verso la voce, mentre la donna intimorita si accucciava, permettendo a Yuki di abbassare il braccio. Un rumore di servomeccanismi risuonò nell’aria, mentre da dietro un mucchio di rottami, emergeva una zampa meccanica, seguita da una specie di ammasso di capelli nero, che stava sopra un qualche marchingegno che ricordava le zampe di un ragno, con cui si spostava. Avanzò lentamente verso il bambino, che si inginocchiò quando fu a meno di due metri da lui, chinando la testa in silenzio. Dall’ammasso di capelli uscirono due mani, blu come la notte, avvicinandosi al volto del padawan, che sopportò il tocco mentre con dolcezza gli fecero tirare su la testa, fino a guardarsi l'un l'altro. I capelli ebbero un sussulto, e iniziarono a ritirarsi, mostrando via via una sorta di sostegno a otto zampe, che sosteneva appunto un torso scheletrico di colore blu, i cui pettorali erano coperti da una sorta di mantello nero ripiegato a mò di sciarpa , e sormontato a sua volta sulla spalla da un coprispalle a forma di teschio. I capelli smisero di tremare a livello della testa, dove andarono a formare una chioma a dir poco folta ma comunque di lunghezza normale rispetto a prima. Il volto blu ora scoperto era comunque celato a livello degli occhi da una maschera bianca, che fissava il bambino dinanzi a lui. Poi nel bianco comparvero due sezioni rosse, attraverso le quali Yuki avvertì due occhi del medesimo colore che sembravano voler scavare nella sua anima da quanto intensamente lo stavano fissando. Ma le mani a tre dita lasciarono il volto del bambino con quanta più delicatezza potesse usare, per quanto lo sguardo dell’essere rimanesse severo e imperscrutabile per tutto il tempo.

    Bentornato a casa, Yami.

    La ringrazio…Maestro.


    Edited by Yami Kaguya - 29/3/2010, 23:56
     
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  6. Yami Kaguya
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    Capitolo 4 - Maestri



    Non era la prima volta, che finiva là dentro. Aprì gli occhi, ma vide solo due alberi in un mondo colorato di arancione, deformati dalla densità del liquido in cui era immerso. Riabbassò quindi le palpebre, mentre l’anestetico prodotto dalla creatura e disciolto nel bozzolo veniva assorbito dal corpo.
    Avrebbe solo preferito che un dettaglio, fosse diverso. Ma data l’impossibilità di cambiare la situazione, accettò ancora una volta di dover venire e patti coi propri ricordi.

    […]


    Erano a Felucia. Camminavano quanto più rapidamente possibile, facendosi largo nella giungla che rappresentava il tipo di ambiente più diffuso sul pianeta. Yami si guardava intorno alla ricerca del loro nemico, ma non riusciva a percepirne l’energia in mezzo a un mondo dove ogni cosa era in possesso della scintilla della vita.

    Maestro, non crede dovremmo provare a cercarlo salendo sugli alberi?

    Così che possa nascondersi sotto una foglia e fregarci allegramente? No, mio troppo pigro padawan. Focalizza i tuoi sensi, e riuscirai a percepire una nota stonata nella pace in cui siamo immersi.

    ..Sì, maestro.

    Il maestro ha ragione, la loro traccia è a livello del terreno, come fai a non sentirla?

    Probabilmente perché ho un naso normale.

    …Attento Yammi-Yammi, non sono il solo kaminoano qui.

    Nessuno di voi due riuscirà a sentire un bel niente finchè si preoccupa di sminuire il compagno. Ora, o la piantate o tornate indietro, mi state facendo pentire di avervi portato con me.

    …Sì maestro.


    La replica fu data all'unisono, ma il modo in cui i due padawan si fissarono, chiariva che dentro di loro non avevo minimamente messo da parti le basi del battibecco. L’avrebbero solo ripreso quando Shiltar fosse stato lontano.

    Yami mosse la testa a lato, mentre i ricordi saltavano dei punti a piè pari, facendolo avanzare sino al suo primo incontro con le loro nemesi. Il respiro si fece accelerato, e le braccia strinsero più saldamente le gambe, ma non potè farci nulla. Dovette quindi rivivere di nuovo, il giorno in cui la lama della propria spada venne battezzata nel sangue.

    Giants, con me! Yami, tu occupati dell’altro!

    maestro!


    I tre Jedi si separarono, Shiltar e Giants dietro un uomo incappucciato, e Yami dietro una seconda figura in fuga. Si rese conto subito, di come stesse già facendo ricorso all’Accelerazione, mentre lui non aveva il tempo di fermarsi per concentrarsi. Dovette quindi arrangiarsi, e mettere a frutto il briefing che Shiltar aveva fatto durante il viaggio verso il pianeta sulle conformazioni dello stesso. Poteva solo sperare di aver afferrato bene dove si trovavano, e fare un tentativo. Afferrò il fusto di una pianta con la Presa, quindi la inclinò verso la figura in fuga, che deviò a destra per scansarla. E uno. Qualche metro dopo, afferrò stavolta una roccia, spostandola in aria prima di lanciarla così che l’angolazione di attacco fosse sempre da sinistra a destra. Ripetè la cosa con un frutto grande quanto lui che staccò da un ramo, e ribattendo un colpo di blaster che la figura gli lanciò. Quando fu in posizione, ripose la spada e afferrò quanti più oggetti possibili in un colpo, abbassando le braccia di scatto. Una scarica di rami e di frutti di vario genere piovve di fronte alla figura, che esitò un istante. Il tempo per Yami sufficiente a fermarsi, e usando entrambe le mani afferrarla con la Presa per lanciarla senza troppi complimenti verso una spelonca. Si mosse a raggiungerla, ed arrivò in scivolata lungo i bordi al centro di un cratere. La figura era caduta in ginocchio, ma si rialzò rapidamente impugnando una spada dalla lama rossa. Si chiese se lo facessero apposta, a usare quel colore sempre e ovunque.

    …Non è necessaria la morte di uno di noi. Sinceramente non mi pari Darth Yashi o come si chiama quell’altro, se ti arrendi l’Ordine potrebbe essere clemente in rapporto ai tuoi crimini. Qual è il tuo nome? Chi sei?

    Nessuna risposta. La spada venne lanciata verso il padawan, che rinforzò la presa sulla propria parando il colpo, prima di respingere l’arma e lanciare una Spinta tentando di cogliere in fallo il proprio avversario, occupato invece a dirigere anche la lama. Fu sorpreso egli stesso, di come il tentativo riuscì. L’avversario mancò la presa della lama di ritorno, che gli colpì una gamba di striscio, facendogli perdere l’equilibrio. Yami scattò quindi come una molla, colpendo con una spallata in pieno plesso solare un già sbilanciato nemico, facendolo finire a terra. Fu quindi lesto a mettergli un piede sulla spalla, e puntargli la propria lama verde alla gola.

    …E’ finita. E se mi permetti, anche un po’ troppo presto.

    Non parlava con la vanagloria del vincitore che tiene sotto il proprio piede lo sconfitto. Ma con un sospetto, che non perse tempo a verificare, spostando lentamente la propria lama verso il cappuccio della figura, erodendolo lentamente. Sino a che si ritrovò a fissare due occhi blu profondo, colmi d’odio come di consueto. Ma anche di paura, e ciò per un Sith era quantomai raro. Com’era raro ritrovarsi di fronte a un Sith di sesso femminile come quello. A giudicare da come si era fatta disarmare poi, non sarebbe mai potuta passare nemmeno per un aspirante cavaliere degno di questo nome.

    …Sei un’apprendista, non è vero?

    Falla finita e uccidimi, non credere che catturare il mio maestro sarà facile come con me. Mentre tu perdi tempo qui, i tuoi compagni muoiono.

    Riguardo a uno di essi, vorrei tu avessi ragione. Ma penso invece che fra i due, la fiducia nel mio di maestro sia quella meglio risposta.


    Aspetta e vedrai, bastardo.


    Yami rimase a fissarla qualche secondo mentre cercava di affrontare la morte con compostezza, senza nemmeno accorgersi che le dita erano in preda ai tremiti. Con un unico movimento il Jedi rinfoderò l’arma, e afferrò saldamente con entrambe le mani il corpo della ragazza, che si ritrovò in aria da un secondo all’altro.

    Vedremo insieme..apprendista. Come ho detto, comparirai dinanzi al Senato per decidere la tua condanna. Per quanto dubito tu sia paragonabile agli altri criminali.

    …Mai.


    Yami vide la mascella della ragazza contrarsi, e del rosso colarle dalle labbra. Fu quindi lesto a cambiare la presa, lasciando cadere il corpo per terra e sostenendo invece a un’altezza decente la testa avversaria, mentre l’altra mano era occupata ad aprirle la bocca colma del sangue derivato da un emorragia alla lingua. Che razza di…

    …Bel tentativo, ma scordatelo. Quanti anni hai? 14? Vale la pena suicidarsi per un credo in cui magari nemmeno riponi fede?

    Siete..voi Jedi e il vostro pomposo Lato Chiaro…a non meritare fede. Siete solo degli ipocriti. Goditi i prossimi anni, Jedi, perché saranno gli ultimi che avrai per invecchiare.

    Naaa, devo farne 16 fra una settimana, ci tengo a vivere ancora parecchio.

    Ma che parli a fare allora, hai solo un anno più di me!

    Davvero?


    Lasciò andare del tutto la ragazza, recuperando la spada dalla lama rossa e puntandola verso la sua interlocutrice. Dopodichè la mise in mezzo a loro, e riprese a parlare.

    Facciamo una scommessa, allora. Io dico che l’odio che ti sento dentro non è sufficiente a consumarti, e che non afferrerai la spada. Puoi decidere di contraddirmi per ripicca, provare a uccidermi e trovare il tuo maestro ormai morto, oppure arrenderti, sentire cos’ha in serbo l’Ordine per te, e vivere abbastanza da rifarti una vita. A te la scelta.

    La ragazza non attese la fine del discorso, per afferrare la lama rossa togliendola dal controllo del suo avversario. Però non fece altro. Lo fissò, probabilmente chiedendosi come andarsene. Ma yami non aveva intenzione di far raffreddare il ferro.

    Ti avverto che la fuga non è contemplata. Se non mi attacchi e mi abbatti in un colpo, non ti converrà voltarmi le spalle.

    Stava contravvenendo agli ordini, lo sapeva. Ma quella ragazza era evidentemente solo in bilico, e non ancora preda delle proprie emozioni. Doveva darle una possibilità, come Shiltar l’aveva data a lui tempo prima.
    Purtroppo non ce ne fu il tempo. Un ronzio risuonò nell’aria, e la giovane si voltò appena in tempo per schivare un tridente con le punte laser, che si conficcò nel terreno bruciandolo. Giants era sulla sommità del cratere, in procinto di scendere. Al che la ragazza, presa tra due fuochi, si voltò di scatto verso Yami, menando fendenti alla cieca facendo appello al proprio odio per rinforzarli.

    No, no!

    Il ragazzo dovette riattivare la sua lama e chiudersi in difesa, mentre la rapidità degli attacchi gli impediva persino di utilizzare di nuovo una qualche costrizione tramite la forza. Poi dietro di lui Giants gli urlò di levarsi dai piedi, prima di sferrare una Spinta verso di loro. Vennero travolti entrambi, e Yami si ritrovò a dover parare un fendente alla cieca dell’apprendista Sith a mezz’aria. Ci fu un lampo, e un dolore acuto all’addome colpì il giovane Jedi in volo, seguito dall’impatto della schiena contro il terreno. Quando Yami però si affrettò a ritrovare una posizione di guardia contro attacchi in arrivo, non vi riuscì. Non ve ne era più bisogno. Addosso a lui stava il corpo della ragazza, mentre la lama al plasma le aveva perforato il petto come il burro. Il dolore all’addome fu nullo, vedendo il volto ormai senza vita a pochi centimetri da lui. Volto che venne sollevato insieme al resto del corpo, la spada ancora incastrata, e quindi scaricato a lato in malo modo. Giants si avvicinò con un sospiro di sollievo, fissando prima la Sith e poi il suo compagno, che era invece sotto shock.

    La prima volta è sempre così. Benvenuto nel Clu-

    La mano di Yami si contrasse come un ragno a mezz’aria, afferrando il sottile collo di Giants, ed esercitando un controllo tale per impedirsi di chiudere la mano, che le dita vibravano sebbene il Kaminoano non stesse opponendo resistenza.

    ...Quella ragazza non era decaduta. Aveva appena barcollato nell’oscurità, non era troppo tardi per riportarla indietro.

    Fammi..capire. Stai parlando di…salvare…un Sith? Follia.

    Lei non era una Sith, era una semplice ragazza con tre anni meno di te sotto la guida di un mostro, che cazzo!

    La caduta è irreversibile! Nessun Jedi può tornare indietro dopo aver stroncato delle vite provando quel piacere malsano che solo i Sith provano nel farlo, figuriamoci chi non ha nemmeno mai conosciuto il lato chiaro!

    Chi cazzo sei tu per condannare una persona per un singolo errore quando aveva solo quella strada dinanzi a sè!


    La presa si fece via via sempre più intensa, mentre il Kaminoano sorrideva, fissando il proprio kohai.

    …Ti stà piacendo..? Sentire la mia vita nella tua mano..? Lo sapevo…

    Cosa..?

    Avanti…fallo, se ne hai le palle…


    Yami si morse il labbro, mentre voci contrapposte urlavano nella sua testa cosa fare. Ma la presa venne contrastata da un’altra, così che Giants potè cadere a terra tenendosi il collo, mentre Shiltar teneva puntata una mano verso Yami, che si voltò a fissarlo con l’odio negli occhi che lentamente scemò, alla vista del suo maestro. Che fissò prima i suoi padawan, e poi la ragazza con la spada di Yami ancora infissa nello sterno. Il Kaminoano la recuperò, spegnendola prima di spostarla verso il suo proprietario. Poi si voltò, mentre Yami potè vedere come delle lievi tracce di sangue seguissero i suoi passi.

    Il signore dei Sith è morto. E quella immagino fosse la sua apprendista.

    Sì, Maestro.

    Un’apprendista che poteva..-

    C’erano due tipi di tagli nell’ultima incursione. La ragazza vi aveva partecipato, e come tale l’hai punita. Ben fatto, miei padawan. Ora tornate alla nave. Una sola parola o un solo sguardo storto fra voi, e giuro che vi lascio qui sino a che non mi ricapiterà un’altra missione nel sistema. Muovetevi, devi farti vedere quella ferita, Yami.


    I due Kaminoani si allontanarono, mentre Yami rimaneva fermo a fissare la propria arma. La sua unica fortuna, era che le spade laser cauterizzavano subito ciò che tagliavano. Non una sola goccia di sangue era caduta dalle ferite inferte a lui o a lei. Ma non riusciva a togliersi dalla mente, il fatto che l’aveva uccisa e come quegli occhi spenti l'avessero guardato.
    Almeno sino a che non se la ritrovò aggrappata alla schiena.

    Co-?!

    Yo.


    Si alzò di scatto, mentre quella gli si aggrappava addosso con tutte le sue forze. Oltre al dolore, il jedi avvertì anche dei rivoli di sangue comparire nei punti dove aveva gli aveva conficcato le unghie.

    Sai, mi sei piaciuto, prima. Peccato per l’arrivo dell’altro perticone.

    Lasciami! Lasciami ho detto!


    Non riusciva a scrollarsela di dosso, nemmeno cercando di afferrarla con la forza o per i capelli. E la sua voce era totalmente diversa da prima. Meccanica, con un tono che gli incuteva un brivido ogni volta che gli parlava all'orecchio.

    Ma poco importa. Lo vedo, sai. Cosa ti aspetta. Cosa dovrai vedere. Forse il lato oscuro non ti sembrerà così cattivo, alla fine.

    Lasciami!


    Riattivò la spada, e se la passò sopra la spalla di scatto. Avvertì quindi la presa allentarsi, e un tonfo dietro di sé. Cadde quindi in ginocchio, allontanandosi gattoni sino a trovare un albero, e rialzarsi grazie a quel sostegno. Non si voltò, a guardare la sua nemica. Non si chiese, perché all’ultimo gli fosse sembrata davvero l’incarnazione di un sith. Riprese a camminare, recuperata anche l’altra spada, sino ad uscire di lì e ricongiungersi ai suoi compagni.


    Il corpo di Yami rabbrividì, in preda a un freddo intenso. I ricordi saltarono avanti ancora, diventando frammentati mano a mano che la sua mente si ribellava inconsciamente al loro “ri-esame”.

    Si ritrovò anni dopo a Coruscant, nel palazzo del consiglio. Il suo maestro era intento a fissare il pianeta e l’immenso numero di velivoli in movimento, ma il giovane padawan aveva imparato da tempo a riconoscere quando Shiltar assumeva un mero atteggiamento.

    …Ti porgo le mie scuse per averti convocato qui con così poco preavviso, Yami. Mi è giunta voce che ormai il tuo trasferimento a Naboo è ufficializzato, complimenti.

    Grazie, maestro.

    Ma come immagini, non ti ho chiamato qui per parlare delle tue scelte di stazionamento. La senatrice Jaku è di certo importante per il senato nonostante la sua nomina tanto recente.
    Non pensi però, che il tuo senso del dovere possa venire…malinterpretato? Recentemente, i soldati semplici dicono che se potessi la seguiresti anche durante le sue operazioni di igiene.


    Ringraziò che i soldati semplici fossero tali. Le guardie interne, probabilmente sapevano invece, che quella battuta era realtà.

    …La senatrice è un ottima compagnia. Ammetto di trovare le conversazioni con lei piuttosto rilassanti.

    I nostri comandamenti, Yami…

    Impongono la liberazione dai legami, ne sono cosciente, Maestro. Svolgo solo il mio lavoro.


    Shiltar si voltò, e gli occhi di maestro e discepolo si incontrarono. Rimasero così alcuni secondi, mentre Yami tentò di contrastare i dubbi con l’assoluta fiducia nelle sue capacità occultative. Alla fine Shiltar si voltò di nuovo, e fece cenno al suo padawan di affiancarlo.

    Lo sò, mio avventato padawan. Ma le malelingue amano, certi pettegolezzi da poco. Se un vostro atteggiamento potesse sembrare abbastanza ambiguo da convincere il consiglio, sai quali sarebbero le conseguenze. Soprattutto, quando manca poco all’investitura. E a tal proposito, mi pare che tuo fratello si stà dimostrando insolitamente attivo sull’argomento, in questo periodo. Ne sai nulla?

    Evitò di incrociare lo sguardo del proprio maestro, ma sentiva che quella volta i suoi dubbi erano stati percepiti chiaramente. Si rilassò dunque, soddisfatto di aver portato la discussione su un altro argomento, per quanto non proprio piacevole.

    La mia famiglia è molto autocratica. In qualsiasi cosa, c’è sempre stato un solo Bane. Una coesistenza fra due parenti porterebbe a lotte intestine, e di conseguenza a dispute inutili e vergognose, questa è stata la loro politica per secoli. Eravamo coscienti fin dall’inizio, che solo uno di noi sarebbe stato cavaliere. L’altro accetterà il suo destino.

    Destino?

    …Ha richiesto che il perdente, venga Severato.

    …Una decisione piuttosto estremistica. E’ davvero necessario? Perché hai accettato una simile condizione, Yami? Sappiamo entrambi che soffrirai in qualunque modo finirà.

    …La sua determinazione mi ha stupito, Maestro. Mi ha detto che sarà meglio assicurarsi che non vi siano ripensamenti. E per questioni personali fra noi.

    Non approvo tale decisione, Yami. Ma se ritenete entrambi che sia corretta, non mi intrometterò. Che la forza sia con entrambi, sino al colpo finale.

    La ringrazio, Maestro Shiltar.


    Aveva taciuto, alla fine, il motivo che l’aveva convinto ad accettare una sfida praticamente mortale con la persona a cui più teneva dopo Shinodari. Ma la cosa era evidentemente non reciproca. Lo sguardo con cui ormai lo guardava, gli ricordava quello che lui scoccava a Giants, le poche volte in cui si vedevano al Tempio. Ma aveva deciso di dirigersi lo stesso incontro alle richieste del fratello. Per quanto fosse cosciente, che qualsiasi fosse stato il risultato, non l’avrebbe mai più rivisto.


    Si rivoltò nel bozzolo, mentre i ricordi si frammentavano ancora, in visioni prive di voci riconoscibili, e pezzi di realtà così mischiati da non riuscire a distinguerne tempo e luogo. Eppure le voci gli tornavano in mente come urlate accanto al proprio orecchio.

    Sai, in effetti il letto di un cavaliere, dev’essere freddo. Sempre intento a proteggere la pace su altri pianeti, nobile intento, ma alla fine...eh.

    Un sorriso sardonico seguì quelle parole, mentre una mano sulla spalla gli diede qualche pacca come di consolazione. Rivide una schiena che si allontanava, e ricordò il gelo nel cuore a quelle parole.

    Poi le urla dietro di sé, di un tempo passato, in cui chiuse gli occhi per cercare di non ascoltare le grida di chi era cresciuto con lui, mentre subiva lo scotto per il suo fallimento. E lo sguardo che gli rivolse, quando provò a parlargli di nuovo.

    E ancora, il giorno in cui cercando Shinodari, percepì una seconda presenza accanto a lei. I giorni in cui ciò accadeva di nuovo. Sino a che non l’avvertì anche quando era da sola.

    Perché?! Perché non mi spieghi! Dove stai andando!

    …Via. Da qualunque parte, và bene.

    Ma…ma perché?! NON MI DAI NEMMENO UNA SPIEGAZIONE?!

    …Perché la mia famiglia e la possibilità di averne una, l’ho persa anni fa. E’ meglio così.

    Non puoi darmi a bere che ora ti importa delle regole! Dimmi la verità, Yami!

    Non so più qual è la verità.


    Si rigirò di nuovo, mentre la pelle perforata dalle unghie veniva ora quasi strappata dalla pressione che immetteva nell’artigliare la sua stessa carne. Ma i ricordi non si fermarono. Non si fermavano mai. Come non si era fermato lui, continuando a battersi sino a trovare qualcuno che gli indicasse di nuovo, cosa fare. Accettando senza rimorsi, di diventare ciò che si era preposto di abbattere.

    Si ritrovò ancora inginocchiato, stavolta dietro a una figura magra che reggeva un bastone. Accanto a lui, uno degli altri padawan che aveva conosciuto in una missione, anche lui finito nella sua stessa situazione. Erano insieme da qualche mese, ma di certo poteva dire che il rapporto che aveva con lui, fosse decisamente migliore di quello che lo legava al suo ormai ex-senpai.

    Siete pronti, miei apprendisti?

    Sì, maestro.

    Rimorsi, ragazzino? Ti sono grato per il tuo aiuto, ma mi auguro tu non ti metta a fare problemi nel momento cruciale.

    ..Non accadrà, maestro.


    I tre si introdussero nel palazzo di Naboo, abbattendo chi si opponeva a loro. La senatrice era a Coruscant, e nessuno potè fermare i tre Sith nella loro conquista del pianeta. Si lasciarono dietro una fila di feriti, un miracolo vista la rinomata ferocia del maestro cui Yami si era sottomesso. Alcuni giorni dopo, arrivò una navetta con tre maestri Jedi all’interno. Iron Zuka, Shiltar Huya e Luis Safer. Fecero irruzione nel palazzo senza difficoltà, con l'intenzione di affrontare singolarmente i tre cavalieri oscuri. Ma lo scontro non inizio nemmeno. La maestra Iron arrivò a Mataza e al suo seguito per prima, trovandolo però intento a minacciare l’intero pianeta da un postazione di controllo dei reattori energetici del palazzo. I suoi due apprendisti lo raggiunsero da delle passerelle laterali inseguiti dagli altri due Jedi, mentre Iron fissava prima il Sith ghignante, e poi l’ex cavaliere responsabile di Naboo, quando fece la sua comparsa.

    ...Sei la vergogna di ogni Jedi, Bane. E pensare che la Senatrice stà praticamente mettendo a rischio la sua libertà oltre alla sua carriera, per convincere il Senato che stai facendo il triplo gioco.

    Meglio che freni la lingua, Zuka. Le chiacchiere noiose potrebbero farmi premere il rilascio dei campi di forza, e nessuno vuole venire investito da un onda di plasma, vero?

    Un conto è tradire l'ordine per amore, Yami. Ma se permetti tutto questo, la prossima volta torneremo con la benedizione del Senato. Lei non ne farà più parte, e probabilmente nemmeno nel posto dove finirete a marcire la ritroverai.

    Ti avverto, Shiltar...

    Finora non hai mai passato davvero la linea di non ritorno. Ma aiuta il tuo...Maestro, a fare ciò che vuole, e non ci potranno essere altre ritrattazioni, mio vecchio padawan.


    Yami ricordò come fissò Shiltar in quell’istante. Come l’odio che aveva cresciuto per soffocare la sofferenza, fosse stato scalfito dalla fiducia che ancora nutriva Shinodari per lui con la sua opposizione al Senato. Non ricordava, nel presente, se l’avesse fatto coscientemente o meno, sotto le costanti pressioni dei suoi due maestri di decidere da che parte stare una volta per tutte. Alla fine la sua lama trapassò il torace di Mataza, mentre Shiltar si gettò contro l’altro Sith e lo ridusse ugualmente al silenzio. La crisi venne sventata, ma era inevitabile che le manette si chiudessero sui polsi del suo ex padawan. Rimase dei mesi in attesa di giudizio, senza poter vedere nessuno. Sino a che non riuscì a fuggire, senza venire inseguito dal Senato, che decise che le prove non erano sufficienti per decidere la parte che il giovane Jedi o Sith che fosse aveva giocato nella crisi di Naboo. Ma così non fu per il suo ex maestro, che lo ritrovò tempo dopo su un pianeta dell’orlo esterno.

    …Al Senato è bastato, che tu abbia pugnalato alle spalle chi ti aveva cresciuto per due anni. Ma da mentore tradito come lui, per quanto qualsiasi paragone mi disgusti, ti posso dire che so che l’hai fatto solo per te stesso. D’altronde voi Sith adorate, pugnalarvi alle spalle a vicenda. Anzi, la vostra cosiddetta “Regola dei Due”, prescrive esattamente questa linea di principio, non è vero?

    Yami non rispose. Come sarebbe accaduto molto tempo dopo, la sua replica fu data solo dall’accensione della propria arma. Ma Shiltar gli lanciò al contrario una sacca, che Yami fissò atterrare a qualche metro da lui. Il suo ex maestro lo invitò ad aprirla con un cenno, e quando lo fece, Yami si sorprese di fissare l’arma che aveva costruito lui stesso.

    ..Non sarebbe divertente, se non potessi combattere usandola, non pensi? Fammi vedere se meriti ancora, il tuo soprannome. Stavolta non ci sono altre opzioni. Uno vive, uno muore. Fammi vedere come applichi la tua regola dei Due, Sith.

    Fu un duello lungo ed estenuante, ma alla fine Shiltar sollevò la propria arma sopra di Yami, bloccato a terra dalla lama laser del suo avversario.

    …Arrenditi, Yami. Sento che è rimasto qualcosa, di ciò che eri. Deve, essere rimasto. Non ti ho addestrato perché finisse così, Bane!

    Yami usò il braccio che gli rimaneva, per agganciare una delle sue spade e lanciarla contro Shiltar. Il kaminoano la parò con una mano, vedendo la lama arrivargli a pochi centimetri dal volto, trapassato il palmo. Non sprecò altro fiato, calando la falce sul corpo del suo ex studente. Che all’ultimo, sorrise ad occhi chiusi, mentre la lama della falce Kaminoana, mieteva la sua vittima.

    …Pregherò affinchè la forza ti giudichi degno, mio stolto, decaduto padawan.


    Il corpo del bambino, si contrasse in preda agli spasmi, mentre i ricordi del dolore gli invadevano la mente come a rievocarlo sul fisico. Poi, il nulla che lo accolse nel passato, alleviò anche il dolore del presente.

    Non ricordava per quanto, ma solo il buio l’aveva circondato. Sino a che, quella voce l’aveva richiamato alla coscienza.

    …Vuoi tornare, indietro?
    Conosco la tua storia, Cavaliere. E ho un patto da offrirti. Dovrai vivere per me, diventare il mio cacciatore. In cambio, potrai salvare o distruggere chiunque tu voglia.
    Accetti, Cavaliere?


    ..Chi è..? Dove sono?

    Il mio nome, è Ledian Os. Sei nel limbo, Jedi Oscuro. Nemmeno la Forza, sembra sapere cosa fare con te. Affascinante. Non meriti la totale dissoluzione, ma nemmeno puoi mantenere una coscienza senza un aiuto.

    ...Ottimo. Sono stanco dei ricordi. Ti ringrazio per la spiegazione, puoi andartene.

    ...Vorrei mostrarti una cosa, allora.


    Yami non si era nemmeno mai chiesto, successivamente, se avesse avuto occhi con cui vedere, là dentro. Ma le immagini gli scorsero davanti come in un video, mostrandogli file e file di soldati in armatura bianca, mettere a ferro e fuoco ogni cosa che gli si parava innanzi. Il palazzo di Naboo esplose, mentre il tempio Jedi venne assaltato e privato di ogni forma di vita biologica. I fortunati sopravvissuti, erano introdotti in celle a campo di forza da condividere coi criminali veri e propri. In una di esse, vi stavano due donne dai capelli albini, un uomo con la coda di cavallo, altre due more, e due dai capelli probabilmente un tempo biondi, ora tanto sporchi da non poter essere definiti.
    Quelle stesse persone vennero giustiziate mentre le urla aumentavano per l'assassinio dei ribelli prima del loro processo. Poi comparve una figura incappucciata, che sollevò le mani di fronte al Senato, ricevendo gli inchini che si riservano al proprio signore. Ai suoi piedi, i cadaveri indistinti di Jedi e Sith. Shiltar, Giants, Itai, Mataza...non era più rimasto nessuno. La lotta per la Forza, era finita. Distruzione reciproca.

    ...Che cos'è tutto questo?

    Il futuro che attende tutti noi, che ancora viviamo. Un futuro che non gradirei trovasse compimento. E qui entri in gioco tu, Jedi Oscuro.

    ...Mpf, il futuro non può essere cambiato. Gli stessi Jedi si rassegnano alle loro visioni, sapendo di non poterle cambiare. Nessuno può.

    No. Non un Jedi.


    Ci fu un silenzio, in cui Yami iniziò a capire. Non rise solo perchè non era sicuro di poterlo fare.

    Un sith? Ma per chi mi hai preso, il salvatore dell'universo? E' impossibile.

    Un Sith ha interesse solo in sè stesso, non cambierebbe nemmeno gli orari di scarico del plasma se non fossero quelli che vanno bene a lui. Nemmeno potrei parlarci con un Sith, in questo modo. Tu non sei nessuno dei due. Hai perso ogni cosa, perchè non ti sei mai sbilanciato davvero in uno dei due lati. Un codardo simile non può stringere nulla a sè perchè non gli scappi. Ma proprio perchè sei in mezzo, puoi diventare la pedina in grado di destabilizzare ogni cosa. Proprio perchè saresti dovuto morire, e io sono qui per riportarti indietro, la tua esistenza sarà qualcosa che non sarebbe dovuto esistere.

    ..Perchè tanta premura? E comunque, te lo ripeto. Io non posso salvare nessuno, specialmente così come sono. Credo il mio corpo sia stato fatto a pezzi, a quest'ora.

    ...Tu diventa il mio cacciatore, Jedi Oscuro. E io ti darò tutto ciò che ti serve per salvare te stesso, e provare a usare la tua nuova vita meglio di quanto tu abbia fatto con la tua fallimentare vita precedente. Accetti, o no?




    Yami spalancò gli occhi nel bozzolo. E in quello stesso momento, la sua prigione si ruppe, mentre il liquido in cui il corpo nudo del bambino era rimasto immerso, colava a terra. L’essere a due corna ritirò il proprio apparato rigenerante nell’addome, mentre abbracciava il bambino che aveva accudito per ore intere dentro a quel bozzolo. Yami non la allontanò, stavolta. Accettò quel tocco senza interesse, lo sguardo vuoto come quello di un automa. Ogni volta che riviveva quegli incubi, in quel bozzolo in cui la donna poteva digerire o curare la sua preda inducendo un sonno psicologico perchè non potesse nemmeno pensare a come scappare, si chiedeva se fosse stato saggio, accettare l’offerta dell’essere che era diventato il suo maestro. Non vedeva nulla di valido, per cui quella scelta potesse essersi rivelata giusta. Il piano che avrebbe condotto a quel futuro di morte, doveva essere in atto, come il casino di Hanoak aveva dimostrato. Ma aveva permesso a Shiltar di scoprirlo, e Shinodari probabilmente stava imprecando per la sua fuga e ciò che aveva causato. Nessuno gli avrebbe dato credito, anche senza sapere chi fosse. Per quanto vedeva, il futuro si stava avverando come da previsioni.
    Rivederla però, gli aveva innegabilmente ridato speranza. Per quanto sapesse che Shiltar aveva ragione, a Coruscant. La sua esistenza nel corpo di quel bambino, era innaturale, e sarebbe dovuta finire, in ogni caso, prima o insieme a quella storia.

    Siete diventati piuttosto intimi, vedo.

    Affatto.


    Gli occhi ripresero vita, mentre Yami si divincolava dall’abbraccio e distrattamente teneva lontana la donna da sé, cercando i vestiti che aveva fatto cadere a terra prima.

    Se cerchi i tuoi abiti, non li troverai. La tua divisa da allenamento è al solito posto, mettiti quella.

    Yami si rifugiò in una catapecchia di lastre di acciaio, lasciando la donna fuori spostando un di quelle lastre davanti alla porta. Dopodichè si avvicinò al centro della stanza, dove dei vestiti logori lo attendevano. Ovviamente neri, erano simili alla sua divisa precedente, se non per il fatto che erano molto più aderenti delle normali tuniche padawan, e la manica sinistra mancava del tutto, quando il resto era pieno di lacerazioni. Indossati anche degli stivaletti rosso scuro, uscì di nuovo, alzando il braccio per bloccare la donna a mezz’aria dopo aver provato a saltargli addosso dal tetto senza nemmeno pensarci. Il rumore di servomeccanismi tornò a farsi sentire di nuovo, mentre Yami fissava la donna agitarsi in aria con un sospiro.

    Vedo che hai ritrovato le abitudini di un tempo, ma che ne dici di lasciarla fare almeno un po’? Non rivedeva suo figlio da un anno, potrebbe darmi nuovi dati dopo aver soddisfatto il suo istinto materno.

    …Suo figlio è morto al parto, perché dovrei aiutarla a vivere in un’illusione, Maestro?

    Perché anche se la vita era uscita da lui, i tuoi midiclorian gliel’hanno ridata. Teoricamente, lui è morto. Ma in pratica, tu sei l’anima e lui il corpo. Siete una cosa sola, e come tale lui vive ancora.

    …Avermi tenuto in quella roba per ore non le è bastato?

    Le ha solo ricordato com’è tenere la propria carne accanto a sé. E dato che ti ha curato una frattura alla scapola e una perforazione al quadricipite, sei in debito. Ma ti concedo di ripagarla da seduto, seguimi.


    Yami fissò la donna sopra di sé, quindi la spostò più lontano possibile, prima di lasciarla andare. Appena raggiunse il suo maestro accanto a un cilindro in vetro però, venne placcato di forza e abbracciato di nuovo, al che decise di arrendersi e guardare Ledian all’opera sulla sua ultima creazione, a prima vista.

    …Chi sono questa volta, Maestro?

    Un equipaggio di una nave, credo pirati spazzini. Ignoro cosa volessero. Una volta che hanno iniziato a tirar su le lastre di grafite, li ho tirati giù. Questa è l’ultima, puoi aiutarmi mentre li collego fra loro?

    …Certo, Maestro.


    Ledian svuotò il cilindro, e Yami ringraziò di poter usare la Presa. Toccare quella cosa, non gli avrebbe certo migliorato l’umore del giorno. La spostò, ignorando le grida di dolore che emetteva, sino a dove il suo maestro si era spostato vicino a un campo di contenimento oscurato. Che una volta disattivato, aumentò il rumore. Risate, mormorii, e grida si unirono in una sinfonia che probabilmente all’Otese doveva sembrare armonica. Fece cenno al suo apprendista di avvicinargli l’ultimo pezzo della composizione, mentre estraendo vari oggetti dal suo sostegno, amputò e innestò vecchie e nuove parti sul corpo della sua visitatrice, utilizzando quelle ottenute da lei per il centro della sua opera. Osservò quindi il risultato finale, un corpo centrale con innestate quattro braccia supplementari donate dai suoi compagni, che erano uniti a lui in vari modi. Uno sulla testa dopo aver perso ogni parte al di sotto dell’ombelico, e il cui braccio sinistro era stato innestato al corpo centrale. Un’altra donna era unita a entrambi, tramite il braccio sinistro amputato a quello che doveva essere stato il suo partner, e la cui parte intestinale era stata scavata per far posto alla testa di un altro dei suoi compagni, che faceva da mano al corpo centrale nel sostenerla. Yuki vide altre facce attaccate a varie parti del corpo dei pirati uniti gli uni con gli altri, le cui risate provocate da un qualche droga si mischiavano ai mormorii di chi aveva avuto il cervello danneggiato dall’impianto, e delle urla di chi non aveva avuto nessuna delle due fortune, prima di andare a formare l’ultima opera di Ledian.



    No, non chiederlo, Yami. Ti ho già detto, che ciò che faccio non può venire compreso da te.

    ..Continuo a non capire altro, Maestro. Perché si prende anche solo il disturbo di fare tutto questo, se non le dà nessuna soddisfazione?


    Lo sguardo rosso si soffermò sul bambino, cui la donna stava morsicando amorevolmente la testa, nella sua mente. I rivolo di sangue che colava sulla tempia del padawan rendeva dubbiosa la sua comprensione del concetto di “amorevole”.

    Non occorre sempre uno scopo, mio giovane apprendista. Anche se dubito, che la tua venuta qui sia classificabile in tale categoria. Parla, dunque.

    ..Sono venuto per Yamata.


    Ledian non rispose subito. Fissò la donna dietro il bambino, che intimorita si allontanò lievemente, sino a che non vide una enorme testa fornita di chele zampettare a qualche metro, e si mise a rincorrerla. Yami sperò di aver terminato il discorso prima di scoprire se quello sarebbe stato il trofeo di caccia della madre per lui. Ledian però perseverava nel suo silenzio, sino a che mosse le dita, e tre sassi si diressero lentamente verso Yami, che li afferrà al volo. Ledian quindi ne prese altri tre, tutti grandi come la propria mano, e li lanciò allo stesso modo verso il bambino. Afferrati anche quelli, Ledian lo fissò, e pronunciò solo una parola.

    Muovili.


    Yami capì. Ma provò lo stesso a muovere quei sassi nello spazio, venendo però subito corretto.

    Senza, le mani.

    Abbassò il braccio, e il peso delle pietre sembrò diventare ognuno quello di un serbatoio di carburante, riducendo la sua velocità di manovra un po’ alla volta. Ledian attese che il bambino rinunciasse, e riportasse lo sguardo su di lui dopo la prova.

    E’ inutile che io ti restituisca l’arma, nelle tue condizioni. Sembra io abbia sopravvalutato la tua capacità di adattamento, o che le mie teorie si siano rivelate sbagliate. Hai notato niente sul campo pratico?

    …I miei tempi di concentrazione continuano ad essere troppo lunghi rispetto al passato. Anche l’occultamento mi richiede più di quanto fossi abituato a fare, i Jedi più anziani sembra riescano a percepirmi se mi rilasso anche solo un secondo. A questo punto, immagino che la Spinta e il Fulmine siano deteriorati anch’essi.

    E abbiamo visto come anche la tua Presa, il tuo orgoglio, non sia nemmeno l’ombra di ciò che era. Probabilmente, quel corpo ti confina più di quanto pensassi.

    Ma, Maestro, Yoda ha sempre ripetuto che l’altezza non conta…

    Hai coraggio, mio arrogante Jedi Oscuro, a paragonarti a uno dei più grandi Maestri che sia mai esistito. Lui poteva avere la tua taglia, ma la sua mente era forgiata da secoli di allenamenti. La tua ha dieci anni fisicamente, per quanto la tua conoscenza della Forza sia ben oltre tale età, ci sono cose che non può compensare. Speravo che cinque anni fossero sufficienti, per iniziare l’addestramento, non sapevi nemmeno camminare decentemente prima. O che la tua volontà di dominio su quel corpo, l’avrebbe fatto adattare agli sforzi che gli richiedevi. Ma si vede che mi sono sbagliato su entrambi.


    Il tono laconico, sembrava quello di chi ha scoperto che la sua riparazione alla porta automatica non era così ben fatta come credeva. Ma se prima Yami credeva di star affrontando qualcosa di troppo grande per lui, ora si sentiva con le spalle al muro.

    …Come posso cercare di cambiare qualcosa, se non posso nemmeno battermi al mio massimo? Anche senza poterla usare appieno, Yamata mi darebbe qualche chance in più.

    Non si cambia il mondo con la sola forza, Yami. Quella forza deve essere supportata da qualcuno in grado di credervi. Non sei andato per questo, a Coruscant? Non hai detto tu stesso, che trovare le prove di ciò che stà succedendo sapendo che stà succedendo qualcosa, era l’unico modo per smuovere il Senato e ottenere il suo aiuto?

    Non c’era niente a Coruscant, solo Shiltar e un Senato tutt’ora volto principalmente alla pace. Anche l’unica traccia che credevo di aver trovato a Honoak, non mi ha condotto da nessuna parte, creandomi solo ulteriori problemi. Sò solo che stanno creando un esercito di qualche tipo. Probabilmente superiore a qualsiasi armata cui ora siamo abituati. Ma nient’altro.

    …Devi tornare a Coruscant, allora. Da là, saprai la loro prossima mossa prima che su qualunque altro pianeta.

    C’è Shiltar ad aspettarmi, senza Yamata non potrò combinare niente! Come posso tornare sapendo che lo farò solo per fallire? Mi serve!

    Perché quell’arma non ti ha salvato in passato, mio sciocco apprendista. Cosa pensi possa fare ora, se nemmeno puoi usarla al suo massimo? Inoltre fa tutt’ora parte del nostro patto, Yami. Quando il tuo addestramento sarà completo, potrai riaverla. Prima di allora, l’arma di Yami delle Otto Code non ti sarà restituita.

    …Non ho intenzione, di adempiere alla Regola, Maestro. Mi dispiace. E per favore, non usi quel nome. Non mi è mai piaciuto, i Nove sono solo una favola.

    Non dispiacerti di nessuna delle due cose, Jedi Oscuro. I Jedi hanno utilizzato il nome di una razza per definire le loro nemesi, ma un Sith non è un mero Jedi che utilizza la forza del lato Oscuro. Abbiamo una cultura, una alchimia, e delle convinzioni che i Jedi Oscuri come te possono finire per conoscere, non imparare. Quando ti ho riportato indietro con la Manipolazione dei Midiclorian, ti ho assicurato la libertà d’azione che avresti dovuto esercitare per il tuo ruolo. Ho completato il rozzo addestramento che Mataza ti aveva impartito, e ti ho mostrato la nostra storia, solo perché tu potessi scegliere liberamente. I poteri dei Jedi Oscuri non hanno Fede, Yami. Saranno sempre inferiori, sia ai Jedi che ai Sith, che credono fermamente nelle proprie convinzioni.
    E riguardo al tuo soprannome, Otto code, magari i Nove saranno stati solo un gruppo di Mandaloriani esaltati e autoproclamatisi i nove più forti della galassia. Ma quella favola, viene ancora raccontata. Non vergognarti quindi, se le persone affibbiano titoli come quelli ai guerrieri che vedono attorno a loro come te in passato. Se non te ne sei forgiato da te, significa che te lo meriti. E chissà che non incontri altri che come te si sono ritrovati nomi simili addosso.


    …Possiamo concentrarci sul presente, e non sui racconti, Maestro? Il mio addestramento non potrà mai finire, se non torno da Coruscant vivo.

    Potrei dirti che il tuo errore nel farti scoprire avrà il suo costo in questo. E che il tuo precedente Maestro Shiltar aveva ragione, nel dire che non vuoi proprio ascoltare a volte. Ma credo che potremmo raggiungere un accordo, mio apprendista.


    ..Che accordo?

    Ho sentito Kaya, tre settimane fa. L’ho percepita chiaramente, anche se per un singolo attimo.

    Cosa..?

    La ricerca che hai condotto mesi fa, si è rivelata a quanto pare errata. Doveva aver perso la sua spada per caso. Non appena troverai una traccia a Coruscant, tornerai anche sulle sue, di tracce.

    Maestro, con tutto il rispetto non credo di poter-

    Le dita della creatura non si mossero nemmeno, ma Yami venne scaraventato lateralmente addosso al campo di forza, cui il suo maestro si avvicinò lentamente.

    La tua insolenza, è sempre stato un tratto che mi ha bendisposto nei tuoi confronti, Jedi Oscuro. E la libertà che ti ho ridato, è tale. Ma ricordi che, oltre a Yamata in cambio della Libertà, abbiamo negoziato un’altra cosa, vero?

    ..Sì..Shin per..Kaya…

    Ricordo di aver adempiuto alla mia parte, nel percepire costantemente ciò che accadeva all’ex regina di Naboo e alla sua famiglia mentre tu dovevi rimanere su questo pianeta abbastanza a lungo da abituarti e sviluppare le abilità di quel corpo, anziché rincontrarla subito. Non è così?

    ….Sì.

    Adempi quindi alla tua parte dell’accordo ora, Yami. Torna a Coruscant, cerca di sopravvivere abbastanza, e dirigiti quindi a Tatooine. Lei, si trova là. E stavolta vedi di fare un lavoro accurato.


    La presa su Yami cessò, mentre il bambino tornava a terra, osservando un vano aprirsi nel sostegno di Ledian. Ne uscì un sacchetto, che venne lanciato al Padawan prima che il Sith si voltasse.

    Ti concedo come incentivo, i cristalli di Mataza, Shiraku, Sinu e Oneru. Gli altri quattro, come sai erano già spariti quando l’hai recuperata da Tie. Il resto rimarrà qui. Se la rivuoi, sai cosa devi fare. Altrimenti evitami i lamenti del bambino di cui hai solo l’aspetto, e rimettiti in viaggio. E’ anche possibile che i tuoi problemi su Honak abbiano già iniziato ad essere chiariti.

    Yami afferrò l’oggetto, fissando ancora una volta quei cristalli così simili a trofei di guerra, che utilizzava come catalizzatori del proprio odio nell’alimentare la forza che il lato Oscuro gli aveva dato in combattimento. Odio che non riusciva più a provare dopo tutte le visioni del suo passato ogni volta che durante l’addestramento era stato costretto a farsi curare dalla madre di Yuki. Quelli erano solo pezzi di pietra per lui, ormai.

    …D’accordo, Maestro. La ringrazio, appena troverò Kaya la informerò il prima possibile. Con permesso.

    Il bambino si voltò, dirigendosi verso la propria nave. La donna lo seguì per tutto il percorso, sino a che vicino alla nave, decise di farla finita e si voltò verso di lei aprendo le braccia con uno sbuffo. Venne placcato per la terza volta, rispondendo però all’abbraccio quella volta, mentre il sangue sul lato dell’occhio di cui non si era nemmeno accorto veniva pulito via.

    …Grazie ancora, Nikai.

    Come tutte le volte, la donna non reagì a quel nome. Ledian non doveva essersi mai neppure disturbato a darglielo, considerandola come lo strumento di cura che era, creata perché il suo “materiale di costruzione” non morisse per le ferite mentre se ne occupava. A un certo punto però dovette sollevarla di nuovo da sé, e rimessosi in piedi, si arrampicò rapidamente sulla navetta, accendendo i motori. Prima di partire però, Ledian gli mandò un messaggio che gli fece increspare le labbra in un sorriso, almeno per qualche secondo prima di rientrare nell’iperspazio.

    I tuoi vecchi vestiti sono sulla nave, puoi metterli anche se penso che per incontrare una signora, sia meglio dargli una pulita.

    Oh, non servirà, Maestro. Se la conosco, credo che dei vestiti sgualciti saranno l’ultima delle mie preoccupazioni.

    […]


    Shinodari-sama, la prego si calmi…


    La ragazza era al computer da ore. Si era praticamente agganciata ad ogni ripetitore della base, mentre setacciava ogni singola rotta che fosse possibile intraprendere da lì per poter tornare a Coruscant in tre giorni facendo tappa su un pianeta. Troppe per chiunque.

    Come posso calmarmi? Dovevo saperlo, che non ci si poteva fidare. Che diamine, è un bambino, ovvio che non si assuma le sue responsabilità se rompe qualcosa!

    Senatrice, anche sapendolo, cosa avreste potuto fare? Ha utilizzato una nave del pianeta, e da come il suo segnale non sia stato ancora rintracciato, è evidente che ha manomesso l’emettitore della propria nave.

    Gli avrei messo io stessa un tracciante addosso, allora.

    Ma se ho dovuto metterlo nel confinatore per farlo stare lontano da lei la notte, Senatrice. Le stava così attaccato che era ovvio nessuno sospettasse potesse andarsene.

    Beh, io avrei dovuto, mi avevano avvisato che non c’era da fidarsi.

    ..Lei non può vivere dubitando e controllando tutti quelli che non la convincono, Shinodari-sama. E’ impossibile.

    Avrei dovuto lo stesso, se mi stava così attaccato avevo mille occasioni per mettergli addosso qualcosa!

    Se si è preso il disturbo di manomettere la navicella, dubito si sarebbe fatto fregare da una cosa simile, Senatrice.

    Come puoi esserne sicuro?!


    Avrebbe voluto rispondere che ormai non conosceva nessuno che non avesse visto il trucco del tracciante tante di quelle volte da non cascarci, fosse anche solo per evitare la derisione di tutti quelli che conoscevano il trucchetto. Quindi un bel po’ di gente.

    ..Una sensazione, Senatrice. Comunque, tutti gli uomini stanno bene, hanno ricevuto le cure dagli uomini del Primo Ministro come ha chiesto. Ci dirigiamo a Naboo per riportarli a casa?

    No, dobbiamo riferire del cambio di situazione al Senato, non possiamo concederci altro riposo. Imposta le coordinate per Coruscant e richiama i tuoi uomini, partiamo non appena siamo pronti.


    Febh annuì, e si voltò per iniziare i preparativi e salvare i suoi uomini dalle grinfie di guaritori Choji un po’ troppo premurosi nell’assicurarsi che i soldati potessero camminare trattandoli come i propri. Peccato ci fosse molto meno massa grassa a proteggere i muscoli dei Nabooiani.
    Shinodari però, non riusciva a togliersi dalla testa la morte del suo capitano in un modo che non riusciva a considerare come “utile”. Dal racconto di Febh, stava bene sino a che non erano entrati nella stazione. Probabilmente il cuore aveva solo retto un po’ più di quanto previsto. E non sapeva come comportarsi col padawan. Le aveva mentito? Aveva solo sopravvalutato le sue abilità? O la sua decisione aveva permesso a tutti gli altri di salvarsi, anziché essere ancora ostaggi che sarebbero stati presto raggiunti anche da lei stessa e dai Choji? Doveva dare un motivo a quella morte, non poteva essere stato un incidente di sfortuna inevitabile.
    Non potè però interrogarsi ancora, a riguardo. Dato che con sua sorpresa, il quadro comandi lampeggiò. Indicando una comunicazione in arrivo. Shinodari rimase alcuni secondi fissarla, non sapendo cosa fare quando fino a pochi minuti prima non riuscivano nemmeno a chiamare l’ufficio del primo ministro, senza uno dei suoi comlink creati il giorno prima. Ma per sua fortuna, la comunicazione si attivò da sé, dopo qualche secondo. Il volto che vide però, gli fece immediatamente contrarre di nuovo i muscoli del viso, mentre fissava la piccola figura olografica di Shiltar.

    …Bentrovata, Senatrice. Come stanno procedendo le cose, su Hanoak? Non siamo riusciti a contattarvi sino a qualche minuto fa. State bene?

    Le ci vollero alcuni secondi, per calmarsi. Poi si rese conto che non era il momento di limitare al minimo i discorsi, anche se le era capitato quell’interlocutore.

    Hanoak è in stasi dopo una guerra che siamo riusciti a fermare quand’era ancora ai suoi inizi, Senatore. I Choji e gli Ino firmeranno una tregua al tramonto, in attesa di capire cosa è successo.

    Con tutto il rispetto, Senatrice, vorrei capire anche io ciò che è successo, la sua spiegazione non mi è chiara. I Choji hanno dichiarato guerra agli Ino senza l’approvazione del Senato?

    No, affatto. La loro armata si è inspiegabilmente rivoltata contro di loro, e ha provato ad abbattere ogni costruzione da loro creata, mentre gli Ino cercavano di difendersi da quella che credevano un attuazione delle minacce presentate. Siamo riusciti a fermare l’armata prima che tutto questo volgesse al peggio.

    …Le vostre notizie sono sconcertanti, Shinodari-san. Sono lieto che stiate bene, mi complimento con voi per aver evitato una simile situazione senza aiuti.

    Grazie, ma dovrebbe ringraziare soprattutto i miei uomini e il Jedi che era con me. Sono stati loro, a mettere in atto il piano che io e il primo ministro di Honoak avevamo preparato.

    Porti il suo “Jedi” là con lei, allora. Vorrei davvero ringraziarlo per i suoi servigi.

    Non è qui, Senatore. Ha lasciato il pianeta, ma tornerà indietro presto a suo dire.


    Per qualche motivo, Shiltar si rabbuiò. Un po’ troppo, per Shinodari. Che attese, mentre sentiva un prurito lungo la spina dorsale.

    L’avevo chiamata anche per questo, Senatrice, per quanto volessi parlarne in un altro momento. Ma se è scappato, allora non vedo perché tacere ancora.

    Scappato? Beh, guardi, non nego che ha commesso un errore in missione, ma credo voglia solo stare da solo. Tornerà al tempio come ogni Jedi deve fare, vedrà.

    …Questo, se fosse un vero Jedi.


    Shinodari sentì il cuore saltare un battito.

    …Come?

    Non esiste nessun apprendista di dieci anni negli archivi dei Jedi, Senatrice, di nome Yuki. La invitiamo a ritornare a Coruscant per spiegare la situazione venutasi a creare ad Hanoak, e al contempo volevo appunto invitarla a separarsi dalla sua guardia del corpo, mentre l’Ordine Jedi cercherà di capire come sia comparso un padawan che non è sotto alcun maestro. Non sapendo le sue intenzioni, non possiamo prevedere cosa voglia fare e se esse siano pacifiche o meno. Posso chiederle per quale motivo non è con lei, Senatrice?

    …Un mio uomo è stato colpito da infarto nel corso della missione, e lui ha provato ad aiutarlo rianimandolo con una scarica elettrica. Purtroppo, non ha potuto fare nulla, ed è deceduto.

    Una scarica?

    Sì, da come mi ha descritto la situazione il mio sottoposto. Immaginavo fosse una vostra tecnica.

    ..Quella tecnica, si chiama Fulmine della Forza, Senatrice. Ed è una tecnica assassina che quelli come…chi lei sà, utilizzano per torturare e uccidere i loro nemici. Nessuno, l’ha mai usata per curare. E’ votata solo alla distruzione. Così come coloro che la utilizzano. Se è fuggito subito dopo, allora è anche possibile l'abbia utilizzato come diversivo intenzionalmente.


    Shinodari si rilassò contro lo schienale, non riuscendo a credere alle parole di Shiltar. Che però, non poteva negare come le spiegassero molte cose. Anche se non voleva crederci.

    ..Non può essere…

    Quel bambino è un Sith, Senatrice, solo loro possono utilizzarla. La prego di rientrare subito a Coruscant, e di richiamarlo a sua volta lì.

    …Stà già tornando a Coruscant. Sarà lì entro domani.

    Ho capito. Organizzerò una squadra di sicurezza, lei si assicuri di stargli lontano, non possiamo sapere cosa farà.

    No, Senatore. Se ha scelto me, deve avere qualche motivo, e voglio saperlo. Lasciatemi parlare con lui, e poi potrete fare ciò che volete.

    …Non posso permetterlo, Senatrice. La vostra sicurezza-

    Decido io della mia sicurezza, Senatore. Faccia come vuole, ma o mi lascia parlare con lui, o dovrà dargli la caccia perché gli dirò di incontrarci su un altro pianeta.

    Spense il comunicatore di scatto, chiudendo la trasmissione. Battè un pugno sul quadro comandi una, due, tre volte. Poi si voltò, e andò a dire a Febh di muoversi.


    […]

    …Quella ragazza dovrebbe diventare un po’ più tranquilla, potrebbe essere una Senatrice perfetta se solo non si scaldasse tanto facilmente.

    Che intende fare, Maestro?

    …Le daremo la sua stanza, Giants. Nemmeno lei, gli dirà cosa lo aspetta sino a che non ci vedrà chiaro. Ma la sua chiacchierata, l’avrà quando sarà inoffensivo.

    Ma se le dicesse chi è prima che…?


    Ci sono i droidi scout per quello, ragazzo. Tu occupati di radunare delle guardie, non più di una truppa, non voglio vittime se dovesse scapparci di mano. Basteremo io e te, dovranno più che altro occuparsi della senatrice. Mi dispiace per lei, ma non possiamo assecondare i suoi capricci.

    Ma sarà in guardia, Maestro. Non entrerà mai abbastanza dentro al Senato da non avere vie di fuga.

    …Oh, non temere, Giants. Sono sicuro che con la giusta esca, non si curerà molto del resto. Occupatene tu, questioni personali a parte, la faccenda di Honoak mi preoccupa. Devo informare il Senato.

    Sì, maestro.


    Shiltar si diresse quindi fuori dalla stanza, mentre Giants si avvicinava al comunicatore con un sorriso, mentre guardava una nave in arrivo sulla piattaforma.

    Già..credo la mia esca, sia appena atterrata.


    Edited by Yami Kaguya - 1/4/2010, 00:04
     
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  7. Devillady
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    Posto a cavolo. ù_ù

    Colori: Kawo. ^*^

    Naruto: Padme
    Sasuke: Anakin Skywalker
    Madara: Darth Sidious
    Kakashi: Qui Gon Jinn
    Itachi: Obi Wan Kenobi
    Gatto.

    SPOILER (click to view)
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  8. Yami Kaguya
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    Capitolo 5 - Tradimento



    Il viaggio non durò molto, ma ne approfittò lo stesso per dormire un po’. Un sonno privo di ricordi, era decisamente meglio dell’ultimo che aveva avuto. Per il resto del tempo, dovette invece pensare a cosa poteva avergli preparato Shiltar come accoglienza. Certo tutto dipendeva dal fatto che sapesse o meno che stava arrivando. Che le comunicazioni ad Honoak fossero state ripristinate o meno, non appena Shinodari fosse atterrata era ovvio che Shiltar sarebbe stato ad aspettarla. E la sua assenza accanto alla senatrice, non avrebbe potuto fare altro che metterlo più in guardia. Dubitava che le avrebbe rivelato la sua vera identità, per ovvi motivi. Piuttosto avrebbe probabilmente cercato di prenderlo quando lei non era in giro.
    Alla fine, la cosa migliore da fare era trovarsi in un luogo dove Shiltar non li avrebbe raggiunti in tempo, sorbirsi la ramanzina, e quindi cercare di starsene buono mentre provava a trovare una nuova pista. Poteva inventarsi piani migliori, ma così alla cieca uno valeva l’altro, solo una volta arrivato vicino all’orbita avrebbe avuto abbastanza potenza da poter contattare Shin e il suo seguito. Fino ad allora, poteva solo aspettare. Avrebbe pensato dopo, a come dirigersi a Tatooine senza dover di nuovo prendere una navetta e filarsela in solitaria.

    […]

    Percorsi i parsec mancanti, finalmente l’impianto di trasmissione gli indicò che aveva sufficiente potenza per poter trasmettere. Fece quindi un respiro profondo, e aprì il canale.

    Qui Yuki, mi ricevete?

    Scariche. Riguardò gli strumenti, ma il segnale sarebbe dovuto essere sufficiente, da quella distanza.

    Senatrice Jaku, mi riceve? Febh?

    Ancora scariche. Poi finalmente, ci fu risposta.

    Yuki? Era ora, dove sei stato? Non hai idea del casino che c’è qui.

    ..Ho avuto un po’ da fare. Perché ci hai messo tanto, a rispondere?

    Perché grazie alla tua bella idea la Senatrice non vuole parlare al Senato prima di averti messo in un confinatore gravitazionale, e ti assicuro che non è una bella sensazione.

    Beh lo so, mi ci hai già messo nemmeno una settimana fa.

    Ah…giusto, giusto. Comunque, muoviti ad atterrare, poi fanno la pelle a me se lei non si presenta.

    Avrei qualche problema con la navetta, il ponte più vicino a dove mi trovo è l’XZ-943, preferisco atterrare lì per evitare rischi in volo. Ci vediamo là.

    Eh? Ok, ok…


    La comunicazione si chiuse, e Yami deviò verso uno dei ponti più lontani dalla zona di atterraggio e di alloggio riservata ai diplomatici di Kamino. Poteva solo sperare facessero in fretta. Di certo Shiltar non aveva lasciato il pianeta, ma almeno aveva la speranza che fosse occupato col Senato, al momento.
    Atterrò pochi minuti dopo sul ponte, e quindi scese dalla nave andando ad accucciarsi dietro a un carro che aveva probabilmente caricato poco prima il suo contenuto su una nave. E quindi, attese, chiudendo gli occhi e decidendo di riservare le proprie energie all'occultamento piuttosto che per la percezione ambientale. Non gli sarebbe servito a nulla percepire Shiltar, se una volta che l'avesse fatto la cosa sarebbe stata inevitabilmente reciproca.
    Questo sino a che non avvertì dei passi concitati lungo la passerella, e si sporse dall'angolo del suo nascondiglio per poter guardare in quella direzione. Vide degli uomini con le divise delle guardie di Naboo dirigersi nella sua direzione, ma non c'era traccia nè di Febh nè di Shinodari. Yami rimase in attesa, nervoso per il fatto che Febh non fosse con loro.

    Qui non c'è niente, signore. E' sicuro fosse questo il posto?

    Dovrebbe. Capitano Febh, mi riceve?
    No, Signore, non è qui. No, in effetti i droidi non hanno registrato il deposito.
    Sì signore, continuiamo le ricerche.
    Avete sentito, voi guardate lì e lì, noi ci occupiamo del lato destro.


    A quanto pare, li aveva mandati per accoglierlo. Forse alla fine Shinodari aveva dovuto cedere ai propri doveri, ma non ce la vedeva molto, a meno che non fosse cambiata solo su quello, in dieci anni.
    C'era qualcosa che non gli quadrava. Così si spostò dall'altro lato, attese un secondo che gli altri uomini guardassero dall'altra parte, e rotolò sino al bordo della piattaforma, afferrandolo per poi lasciarsi cadere e penzolare nel vuoto. Si spostò quindi un pò verso l'interno afferrando un tubo, e rimase lì in attesa, pregando si muovessero. Sentì i passi sopra di sè, poi più in là. Delle voci confuse, e dei passi che convergevano verso il centro. Poi il silenzio. Le braccia iniziavano però a dare segni di affaticamento, mentre Yami imprecava contro i muscoli dei bambini. Dopo un altro minuto di silenzio, decise che piuttosto che cadere di sotto, era meglio vedere se avevano davvero cattive intenzioni. Si spostò quindi verso il bordo, e mise una mano su di esso per potersi tirare su.
    Mano che venne schiacciata immediatamente. Yami strinse i denti, e alzò lo sguardo per vedere un delle guardie puntargli il blaster contro, senza aggiungere altro.

    ..Ok, ok, sal-

    La sua fortuna, fu la sua vicinanza col bordo. Appena vide il dito muoversi sul grilletto, si diede uno slancio con le gambe in avanti, sentendo il calore del colpo sfiorargli la testa mentre la piegava verso il petto, così da usare il bordo come scudo. Quando per un effetto pendolo tornò indietro, aveva già scartato la via pacifica.

    Ehi!

    Puntò la mano verso l'uomo, che venne senza tanti complimenti scaraventato in aria, mentre con entrambe le mani il padawan si dava una spinta in grado riportarlo sulla piattaforma. Si ritrovò però davanti i soldati di Naboo a blaster spianati, e apparentemente senza nessuna voglia di parlare. Alzò di riflesso le mani in aria, costringendosi a provare di capire cosa stava succedendo, prima di iniziare a fare casini magari inutili.

    ...Sono la guardia del corpo della Senatrice, non sò quale sia il problema, ma-

    Taci, assassino. Il Capitano è morto a causa tua.

    ...Ah.


    E lui che credeva di doversi preoccupare solo di Shin. Guardando gli altri, afferrò come la situazione fosse già problematica, e che doveva tirarsene fuori prima di rischiare che il numero di Nabooiani uccisi da lui srischiasse di salire.

    Non ho intenzione di scappare, sono qui appunto per discuterne con la Senatrice. Se poteste accompagnarmi da lei...

    Perchè tu finisca in cella, o li convinca che è stato un incidente con uno dei vostri trucchetti? No, tu morirai qui, assassino.


    Soldati. Aveva dimenticato, come alcuni di loro fossero come pulcini senza chioccia, una volta che un superiore moriva. Ricordava appunto una strategia di battaglia, che mirava agli ufficiali per poi finire i soldati in panico. Le parole non servivano a nulla, in casi come quelli.
    Forse poteva sperare Shinodari sarebbe stata più comprensiva, se avesse dovuto ricorrere alla violenza per autodifesa. Ma non ne era molto convinto.
    E i problemi, iniziarono solo allora. Uno dei comlink dei soldati si accese, e nel silenzio generale apparve l'immagine distorta di un uomo sempre in divisa, la cui voce ugualmente distorta urlava in preda al panico.

    Squadra B, qui squadra A, rientro immediato! Siamo soverchiati, ci servono rinforzi!

    Che succede?! Chi è che vi attacca, dove siete!

    Nell'ala di ingresso alla camera, sono Droidi assassi-!


    Un urlo risuonò nel comlink, mentre una testa cilindrica lunga una ventina di centimetri comparve per un attimo nell'immagine, che sparì con un'ultima scarica. Gli uomini la fissarono senza parole, prima di tornare sul loro "prigioniero". Che aveva deciso di aver giocato abbastanza.

    Scusate, ma credo di dover andare a fare il vostro lavoro, visto che siete qui a perdere tempo.

    Caricò la Forza nel pugno, prima di colpire il terreno e creare una spinta circolare a livello del terreno, che destabilizzò tutti i suoi cacciatori. Corse quindi come un lampo via dalla passerella. Deviò i colpi che vennero sparati da quei due che avevano avuto un equilibrio migliore degli altri, ma presto fu abbastanza lontano da non doversene preoccupare. Si fermò un volta raggiunti gli speeder, attivandone uno e partendo a tavoletta. Droidi assassini? Chi diamine li aveva portati a Coruscant? E che stavano facendo, con un conflitto a fuoco pubblico, se quella ferraglia era specializzata in azioni furtive?
    Troppe domande, che lo deconcentravano. La situazione era cambiata, e la prima cosa che doveva fare era trovare Shin e andarsene da lì. L'unica cosa positiva, era che per quanto si stesse avvicinando al luogo dove stava il suo ex maestro, era probabile lui stesso fosse occupato a badare alla situazione.
    Arrivato in zona, non dovette fare altro che seguire i lampi dei blaster. Sino a che non vide la forma di un droide assassino riparato dietro una colonna, e altre guardie che cercavano di rispondere al fuoco. Fece un rapido dietro front scendendo in picchiata, prima di frenare regolando al massimo gli stabilizzatori, e quindi lanciarsi in avanti non appena raggiunse il piano che voleva. Ruppe i vetri con una Spinta, ma atterrò un pò più in là di quanto aveva programmato. Tipo davanti al droide, che fu rapido a puntargli il blaster contro. Per fortuna non quanto lo fu lui ad estrarre la spada e tranciargli il braccio. Dopodichè utilizzò un'altra Spinta per mandarlo contro il muro, e quindi una Presa a doppia mano per spedirlo fuori tramite l'apertura che aveva creato pochi secondi prima nel vetro. Dovette però gettarsi di lato subito dopo, visto come il droide non smise di sparare sino a che non fu fuori vista. Si girò allora verso le guardie, cercando di capire se era sulla strada giusta.

    Dove sono gli altri?

    Hanno preso in ostaggio dei membri del Senato, sono venti piani sopra di noi, nell'ala est.

    Grazie.

    Ah..posso chiederle un favore?

    No, vado di fretta.

    Usi l'ascensore, in fondo al corridoio a sinistra.

    ...Ah. Ah.


    Chissà perchè li trovava solo lui gli idioti nelle situazioni di emergenza. Però lo accontentò, salendo al piano indicato, per poi sfrecciare a sinistra. Pregò di fare in tempo, non aveva nemmeno uno straccio di piano. Poi arrivò a una terrazza, vedendo sotto di lui un droide che si ritirava in una porta, tenendo stretta a sè come scudo la persona che temeva.

    ...E ti pareva.

    Scavalcò il corrimano, cadendo per qualche metro, e quindi gettandosi all'inseguimento del droide che aveva catturato Shinodari. Appena aprì la porta con un cenno, una scarica di blaster gli passò accanto, costringendolo ad aspettare finisse. Si sporse quando non ci furono più lampi rossi a passargli accanto, e cercò di recuperare terreno. Che diamine aveva in mente? Si stava addentrando nel palazzo, anzichè uscirne. Poi capì. Erano arrivati agli ascensori per lo spazio porto. E le porte di uno di essi si chiusero proprio quando il padawan arrivò al corto corridoio che vi portava. Attese di vedere il piano, quindi si tuffò in quello adiacente, e continuò l'inseguimento sino al piano che stava all'altitudine minima all'attracco delle navi. Le porte si riaprirono, e di nuovo dovette schivare una scarica riparandosi dietro le pareti. Non aveva più molto tempo, se continuava così avrebbero raggiunto la stanza di attracco per la razza Kel Dor, che necessitava di uno spazio vuoto in cui indossare delle maschere adatte all'atmosfera di Coruscant. Se si barricavano là, avrebbero avuto tutto il tempo di far arrivare una nave e andarsene. Se voleva evitare di dover inseguire la sua Senatrice per tutto il sistema, doveva mettersi un pò a rischio. Cosa che fece, lanciandosi in avanti afferrando un mobile, e ripetendo la manovra usata con Febh su Honoak per parare i colpi di blaster. Certo la potenza e la frequenza di fuoco non potevano essere comparabili a quelle di un normale droide, ma doveva rischiare. Anche se un pò di aiuto non avrebbe fatto male.

    Shinodari-sama, sò che non è in una bella - ow - situazione, ma potrebbe fare qualcosa?!

    Cosa?! Senti chi parla, sei tu la guardia qui!

    Da una parte aveva ragione, ma a giudicare da come stavano avanzando rapidamente, non stava opponendo troppa resistenza. Si chiese cosa aveva in mente, ma lo scoprì ben presto. Vide che il droide aveva finalmente raggiunto la stanza, premendo il pulsante per chiudere le porte. Yami quindi lanciò in avanti il mobile, e fece uno scatto più velocemente che poteva. La porta venne bloccata da quell'improvviso impedimento, e il padawan si tuffò in mezzo ad essa, uscendone indenne visto che il droide si era voltato verso il quadro comandi della stanza. Pessimo errore. Non ci pensò due volte a lanciare la spada dritta dinanzi a sè, mentre il droide non fu abbastanza rapido da evitare che gli si conficcasse nella testa. Ma non era ancora finita, dato che si voltò comunque, riprendendo a sparare.

    Shinodari-sama, tiri su la lama! La tiri!

    La ragazza eseguì, e la testa del droide venne divisa in due, ponendo finalmente fine alla sua vita. Yuki si rialzò in piedi, rilassando i muscoli e dirigendosi verso la sua Senatrice. Metà del lavoro era fatta, ora doveva solo occuparsi di rifare tutta la strada all'indietro. Confortante, come pensiero.

    Quella è meglio che la dia a me, Shinodari-sama. Se riesce a far venire qui Febh, potremo portarla in un luogo sicuro.

    La ragazza si voltò, senza lasciare l'arma, e guardando Yuki negli occhi con un accenno di sorriso. Per un attimo, il padawan temette ciò che poteva fare una dilettante con una lama al plasma in mano.

    ...Shinodari-sama, mi spiace di essermene andato, ma ora mi ridia la-

    E io che pensavo a come fare per toglierti l'arma.


    Non fece in tempo a voltarsi. Venne scaraventato verso il muro, e lì tenuto, mentre la pressione raddoppiava dopo qualche secondo. Venne voltato di scatto per un attimo, e quindi tenuto nuovamente fermo. Si trovò quindi a fissare Shiltar e Giants, le mani stese verso di lui, mentre la porta non era più bloccata dal mobile. Shinodari si avvicinò quindi ai due, e diede a Giants la spada del padawan, sotto i suoi occhi increduli. Che divennero furenti l'istante successivo, quando la pelle della ragazza si fece verde, e delle squame le comparvero sul volto. Un Clawdite. Si era fatto fregare da un mutaforma.

    Game over, Yammi-Yammi.

    [...]

    Shinodari-sama, è pericoloso!

    Perchè non è ancora arrivato? Che stanno facendo i tuoi uomini?

    Stanno cercando di capire chi è l'idiota che ha tirato fuori dei droidi assassini da esibizione. Vedrete che arriverà presto sul pianeta.

    Appunto, sono da esibizione, a potenza dimezzata, non mi spaventa prendermi una botta o due. Io vado al centro di controllo.

    Ma non sappiamo nemmeno quando arriverà, lasci fare a-


    Shinodari si voltò un secondo soltanto verso il suo sottoposto, e la discussione finì. Febh sospirò, e si rassegnò a seguirla, di fondo anche lui curioso del perchè tutto quel casino fosse in atto. Poi il comlink vibrò, e Febh aprì la comunicazione in arrivo.

    Squadra A, rapporto.

    Procedi.

    Niente di che, Signore, la ferraglia si è fermata da sè tutto d'un tratto. Nessuna perdita o feriti. Li distruggiamo?

    No, no, non voglio miliardari fanatici della guerra irritati perchè abbiamo abbattuto i loro giocattoli solo per prevenire che mandassero in cura metà dei visitatori. Disattivateli e cercate di capire di chi diamine sono.

    Sì, signore.


    Passò quindi all'altro canale, ma non c'era segnale apparentemente.

    Squadra B, rapporto.
    Squadra B, mi ricevete? Ehi!
    Vaff...da quando hanno perso il loro capitano è diventato impossibile gestire quei tizi. Appena li trovo li mando a pulire le prigioni.


    Shinodari annuì distrattamente, impegnata a trovare qualcun altro. Era rimasta nella stanza che Shiltar le aveva indicato, in cui poter incontrare il sith..o Yuki, chiunque fosse. Poi erano iniziate le urla, mentre le guardie avvertivano i senatori di stare dov'erano dato che erano stati rilevati dei droidi assassini nell'atrio. Ma non appena avevano iniziato a respingerli, si erano accorti che i blaster erano tarati sui livelli anti-sommossa, e che anche venendo colpiti non era un gran dilemma. Ora attorno a lei tutti commentavano a metà fra l'indignazione e il divertimento quella che sembrava essere stata una semplice burla, ma per la Senatrice non poteva essere così semplice. I Droidi assassini costavano, e anche tanto. Per quanto Febh avesse detto di non distruggerli, di sicuro non esisteva soldato che di fronte a una di quelle macchine da guerra non desse fondo al caricatore prima di controllare se era solo uno scherzo. Doveva esserci un motivo migliore per mandarli incontro a uno scontro suicida.

    Shin-chan!

    La senatrice riemerse dai suoi pensieri, alzando la testa per vedere Saya che correva verso di lei. Sorrise lievemente, mentre l'amica la raggiungeva e la squadrava da capo a piedi.

    Ciao, Saya.

    "Ciao"? Pensavo fossi stata rapita, mi sono fatta il Senato di corsa! E invece ti trovo qui a passeggiare...ma guarda te..

    Rapita?

    Alcune delle guardie di mio padre si sono unite alla sicurezza del Senato, quando hanno sentito che i droidi avevano preso in ostaggio dei senatori. A quanto pare credevano alcuni di noi non fossero riusciti a evitare i droidi.

    Ostaggi? Ma se praticamente ci hanno confinato nelle nostre stanze sino a pochi minuti fà. Senza parlare di come la seduta per Honoak sarebbe già iniziata se non ci fosse stato questo incidente, nessuno avrebbe lasciato le proprie stanze. Anche io sono sempre rimasta lì, chi ha detto una simile idiozia?

    A quanto ne hanno capito i miei uomini, l'ordine di inseguimento è giunto dal vice del Senatore Huya.


    Shinodari ascoltò la frase come se fosse al rallentatore. Se ricordava bene, quel Kaminoano era un apprendista di Shiltar. Che si era messo in testa di fare, giocare con le guardie del senato? E perchè gli ordini arrivavano da lui e non-

    ...Saya, dov'è il Senatore Huya?

    Ah, lui in effetti manca, credo sia per questo che il suo vice ha dato un ordine simile.


    Shinodari si mosse prima ancora che Saya finisse. Aveva un pessimo presentimento, e voleva affrettarsi a verificarlo.

    Ehi! Shin, dove stai andando?

    Al centro di controllo. Febh, cerca di contattare le guardie, chiedi loro se hanno visto un bambino jedi in giro.

    Crede che sia già arrivato? Ma non ci avrebbero avvisati se-

    Fallo e basta. Scusa Saya, ma credo Yuki si sia ficcato nei guai, devo cercarlo.

    ..Che tipo di guai? Guai da "ops, ti ho ammaccato la nave", o guai che fanno scomodare i pezzi grossi?

    Non lo sò, Saya. Ma sarei più incline verso i secondi. Rimani qui, per favore. Torno subito.

    ..Shinodari-sama..?

    L'hai trovato?

    Delle guardie hanno visto un bambino inseguire un droide e dirigersi verso la zona di attracco dei Kel Dor, seguito poco dopo dal Senatore Huya e dal suo vice. Hanno assicurato loro che si sarebbero occupati dell'ostaggio, perciò le guardie si sono ritirate.

    Un ostaggio? E chi?

    ...Lei.

    [...]

    ...Era davvero necessario tutto ciò, Giants? Hai messo a soqquadro il Senato.

    Mi perdoni maestro, ma ho ritenuto che creare un grande palcoscenico, avrebbe aiutato a rendere il tutto più...credibile.


    Lo sguardo di Shiltar chiarì come non fosse disposto a barattare la credibilità con il dover dare il via a un indagine interna avendo il colpevole accanto a sè. E lo sguardo che lanciò a quello che sembrava essere un vecchio amico del suo apprendista, sembrava esprimere la stessa diffidenza sulle scelte del suo simile riguardo alle amicizie.

    Tu può giurare che tuo spettacolo credibile, molti droidi distrutti per esso.

    Riavrai indietro il loro costo, amico mio. Hanno svolto un magnifico lavoro.

    Perchè non lo lasci decidere al tuo maestro, Giants?


    Il kaminoano riportò lo sguardo dal mutaforma a Yami, prima di sorridere scuotendo la testa.

    Nemmeno quando sei stato fregato su tutta la linea, stai zitto?

    Mi diverte solo vedere come hai quasi causato un incidente diplomatico per catturarmi, Giants.

    Nessun senatore è rimasto ferito, Yami. L'unica persona che oggi non uscirà illesa dal Senato, sarai tu.


    Yami non replicò, pensando. Cercando di capire sino a che punto era stato ingannato. Febh c'entrava? Aveva detto solo a lui dove sarebbe atterrato, e quella comunicazione dove la squadra di Naboo sembrava stare venendo massacrata, doveva aver fatto parte del trucco, se non c'erano stati morti.

    ...Hai avuto coraggio, a tornare da me per la seconda volta. Posso saperne il motivo, Yami?

    ...E' una domanda retorica, vero?


    Un crack risuonò nella stanza, mentre un dito del padawan si piegava innaturalmente verso il dorso della mano. Un suono strozzato fu l'unica cosa che però il bambino emise, fissando Shiltar che a sua volta si girò verso Giants. Che invece sollevò le spalle.

    Aveva detto lei che dovevamo spezzargli subito le ossa, la prossima volta.

    Che l'avrei fatto io. Attieniti al tuo compito, per favore, e disarmalo.

    ..Come desidera.


    Giants si avvicinò quindi a Yami, iniziando ad armeggiare con la cintura che portava alla vita. Venendo però fulminato, non appena lo toccò. E stavolta il crack fu doppio, mentre tutte le dita della mano sinistra tranne il pollice e il mignolo venivano piegate. Yami si contrasse, poi si rilassò mentre Giants slegava anche l'ultimo nodo. Passò quindi la cintura con i tre astucci che sosteneva, in cui Shiltar trovò una cella di ricambio per la spada, varie provviste liofilizzate, e qualcosa che lo sorprese. Fece cadere nella sua mano quattro cristalli di diversi colori, fissandoli con un sorriso ironico.

    ...E così sei pure tornato a riprenderti la tua arma. Com'è però, che non l'hai con te?

    ...I Java sono duri a darti indietro ciò che trovano.


    Java? Sei stato fortunato a recuperare questi, allora. Te li porti dietro per quale motivo, però, se non puoi usarli?

    Nostalgia. Volevo ritrovare anche gli altri, ma pare non ce li avessero. Ne sai qualcosa?


    Shiltar stavolta sorrise divertito, prima di rimettere i cristalli dove li aveva trovati, e agganciarsi la sacca al fianco, mentre il resto della cintura cadeva.

    Sono stati ridati ai loro proprietari, Yami. Puoi tenerti tutti i cristalli Sith che vuoi, come trofei. Ma non riavrai mai quelli dei Jedi che hai ucciso.

    Eh, magari. Mi ero accontentato di prendergli il cristallo, ma ora che ci penso avrei proprio dovuto farlo secco, il tuo padawan.


    Un altro crack, e stavolta la voce di Shiltar suonò decisamente minacciosa.

    Giants, se non riesci a mantenere la freddezza, è meglio per te che esci.

    ...Mi scusi, maestro.


    Shiltar si avvicinò quindi a Yami, che a occhi chiusi cercava di controllare il dolore, con però scarsi risultati nella situazione in cui era. Shiltar lo osservò, e quindi si allontanò di nuovo.

    Parlerai allora di fronte al consiglio, se qui non vuoi farlo, Sith. Giants, recidigli gli arti, e basta. Non voglio altri scatti dettati dal rancore. Io devo tornare al Senato, portalo nelle celle per i condannati a morte di primo grado, e tienicelo.

    Sì, maestro.


    Giants estrasse dalla tunica tre pezzi di ferro, che unì insieme a formare un tridente, la cui vibrazione fu l'unico suono a rompere il silenzio della stanza. Shiltar si avviò quindi alla porta, che però si spalancò prima che lui avesse dato il comando. Si ritrovò quindi a fissare una chioma blu, e venire a sua volta fissato da due occhi neri come lo spazio.

    ...Se stà andando al Senato, Shiltar-san, non si preoccupi. Credo proprio che prima di parlare a loro, scambierò qualche parola con lei. Posso entrare?

    La ragazza non attese risposta, entrando nella stanza insieme a Febh e alla sua squadra, che osservarono tre cose. Primo, c'era un droide assassino a terra. Secondo, c'era un bambino con le dita girate al contrario. E terzo, c'era un Clawdite. Ovvero i peggiori mercenari della storia galattica. Non ci volle molto, perchè l'uno puntasse i blaster sull'altro. Shinodari però, aveva gli occhi fissi su Shiltar, dopo essere rimasta cinque secondi buoni a fissare il bambino ancora bloccato alla parete.

    ...Da quando la tortura dei prigionieri è nelle nostre abitudini, Senatore? E da quando se ne occupa lei?

    Siamo di fronte a un Sith, Senatrice. Non è tortura, è una misura di sicurezza per impedirgli di scatenare una tempesta di fulmini qui dentro.

    Non mi pare possa nemmeno muoversi, dove la vede questa minaccia?

    Il suo aspetto vi inganna, Senatrice. Ricordi che già uno dei suoi, è caduto per mano sua.


    Shinodari non replicò. Fissò nuovamente Yuki, avvicinandosi a lui e dandogli la schiena, tornando quindi con lo sguardo su Shiltar.

    Mi aveva promesso di potergli parlare. Eviterò di riferire di tutto questo al Senato, se manterrà fede alla sua parola ora.

    Con tutto il rispetto, Senatrice, qui non parliamo di un prigioniero di guerra, ma di una piaga che infesta l'universo da centinaia di anni. E' sotto la giurisdizione dei Jedi, che combattono quelli come lui da altrettanto tempo, non del Senato.

    Qualunque sia il prigioniero, finchè è una creatura senziente tali metodi non ci rendono diversi da coloro che processiamo.

    La pietà per loro viene sempre rivolta contro chi gliela dona. Non è un compito piacevole, Senatrice, ma deve essere fatto. Altrimenti delle persone innocenti, verranno coinvolte e uccise.

    ...Stiamo parlando di un bambino che ha aiutato me e i miei uomini a evitare la guerra di Honoak. Lei stà esagerando, Senatore.

    E' lei, che non sà con cosa ha a che fare. Si allontani, Senatrice Jaku, o sarà costretto a utilizzare metodi più pratici.

    Io non mi muovo, sino a che non rispetterà la sua parola.


    I due si fissarono, mentre Yami dietro alla ragazza era combattuto fra un sorriso e una smorfia di dolore. Sarebbe stato meglio per lei, che se ne andasse, lo sapeva. Ora che era finito così, non aveva più senso continuare. L'avrebbe di nuovo fatta soffrire, quando ormai sembrava fosse riuscita a dimenticarlo, se avesse scoperto chi era. Aveva tentato, e aveva fallito, non c'era altro da dire. Forse era davvero il suo destino, dover guardare gli altri morire, dopo essere morto egli stesso. Stavolta non vedeva davvero, modi di uscirne. Ma Shinodari non sembrava affatto intenzionata ad ascoltare i due kaminoani di fronte a lei.

    Sono il vice-senatore Giants, inviate subito una squadra alla piattaforma dei Kel Dor, per favore.
    Può ancora evitare di venire scortata a forza fuori di qui, Senatrice Jaku. Non vi saranno altri avvertimenti.


    Ancora una volta, Shinodari non si spostò di un millimetro, anzi ignorò le parole di Giants, continuando a fissare Shiltar.

    ..Non ti sei ancora stancata di farti usare da un sith, tu sciocca-

    GIANTS!

    No, maestro! Non può continuare a fare il bello e il cattivo tempo così!

    Hai coraggio a parlare di bello e cattivo tempo, quando a quanto vedo ci siete voi, dietro all'"assalto" dei droidi. Che diamine avevate in mente?

    Eliminare quella feccia dall'universo, come sarebbe dovuto avvenire già tempo prima.

    ...Comprendo le vostre argomentazioni, ma dove sono le prove che questo bambino-

    BASTA!


    La mano di Giants si bloccò sulla ragazza, per poi spostarsi di scatto verso il muro, seguita dal corpo di Shinodari, che vi sbattè con un tonfo, cadendo a terra poi con un gemito soffocato.

    Figlio di...!

    Proprio quando Febh e i suoi stavano per trasformare la stanza in un flipper per blaster, le porte si aprirono, e sei guardie in fila comparvero sulla porta. Fissarono l'interno un secondo, incerte su cosa fare di fronte a quella che sembrava una situazione di stallo che poteva condurre a una sparatoria.

    Abbassate le armi, tutti quanti. E tu Giants, controllati, o farò allontanare te, insieme a lei.


    Il kaminoano non rispose, mentre Shinodari si rimetteva in piedi, fissando Febh e facendogli cenno di riporre le armi. Attese qualche istante, poi fece a sua volta abbassare le armi ai suoi.

    Signori, se foste così gentili da accompagnare la senatrice Jaku al Senato, ve ne saremmo grati. E lei, Senatrice, le assicuro che avrà la sua chiacchierata con il suo Sith, da integro come l'ha lasciato. La invito quindi a farlo.

    ...Cosa vi spaventa, Senatore? E' bloccato, non stà facendo nessuna resistenza. Cosa può provocare, il mio avere una discussione con lui qui e ora, anzichè più tardi?

    ..Fidatevi, Senatrice. E' meglio per voi.

    La mia fiducia l'avete persa nel momento in cui avete permesso al vostro vice di mettere su la sua recita.


    ...Cerchiamo solo di evitarle di rivere una situazione da cui è uscita per miracolo, Senatrice. Se vuole ripetere i suoi errori, permettere di nuovo che il suo pianeta rischi di finire devastato da una esplosione al plasma, sono fatti suoi. Ma noi glielo impediremo.

    ..Ho imparato dai miei errori, Giants. Non vedo però cosa c'entri ora, con il fatto che mi state impedendo di avere una conversazione con un prigioniero in vostro potere. E se sperate che me ne vada senza un risposta, vi sbagliate.

    Ah, vuoi una risposta, eh? Vuoi sapere perchè cerchiamo di evitarti altro dolore?

    Giants, ti ho avvertito.

    ...Non temo le ferite che questo bambino potrebbe infliggermi.

    Oh no, non parlo di quello. Parlo di venire usata come scudo, di venire sfruttata come stà facendo per salvarsi, prima di venire lasciata indietro una volta che il compito sarà finito.


    Giants venne sollevato in aria, e sbattuto contro la parete prima una volta, poi un'altra. Dietro a Shinodari, Shiltar emanava un aura omicida tale, che le guardie misero senza rendersene conto le dita sui grilletti delle armi, mentre teneva ancora puntata la mano sul suo apprendista.

    Sembra che abbia sopravvalutato te come ho fatto con Lui, Giants. Ora fammi il favore di tacere.

    ..L'amore mi ha resa cieca in passato, Giants, e accetto che lei possa disprezzarmi. Ma mi stà per caso dando della pedofila? Non posso provare un amore di quel tipo per un bambino, che stà dicendo?

    E se le dicessi, che quel bambino è..

    Taci.


    Il corpo del Kaminoano volò verso una finestra, senza sfondarla per miracolo. Shiltar fissò le guardie, controllando che l'ennesimo volo da lui inflitto a Giants non minasse il blocco esercitato su Yami.

    Grazie.

    Accompagnate la Senatrice fuori di qui, e anche il mio vice. Possibile che nessuno riesca a tenere la lingua a freno, qui?!


    Le guardie si avvicinarono a Shinodari, che però si divincolò, aggrappandosi invece alla veste di Shiltar, in volto un'emozione a metà fra la rabbia derivata dalla frustrazione che le dava quella situazione, e una sorta di timore per ciò che Giants stava dicendo fino a poco prima.

    Che succede, Shiltar-san? Chi è quel bambino? Cosa ha fatto di così grave da dover essere trattato come il germe di una epidemia!

    Se ne vada, Senatrice. Come lei non ascolta me, io non posso ascoltare lei.


    Shinodari rischiava di impazzire, di fronte a quell'ammasso informe di costrizioni e di privazioni che la facevano sentire come una bambina in mezzo a un gruppo di adulti che non vogliono parlarle del mondo reale per tenerla nel suo mondo di innocenza e beata ignoranza. Pure Yuki, si era schierato con loro.

    Glielo chiedo per l'ultima volta. Chi è, quel bambino!!

    ..Yami.


    Shinodari sentì una lama colpirle il cuore, quando Giants parlò di nuovo. Il kaminoano si rialzò, fissando glacialmente sia la Senatrice che il proprio maestro. La ragazza lo fissò di rimando, e Shiltar mise tacere lo stimolo di provare a sfondare il vetro, stavolta, con il corpo del suo apprendista. Fece cenno alle guardie, che avanzarono verso una Shinodari attonita che non sembrò reagire a niente. Sino a che non si voltò verso Yuki, in volto uno sguardo in cui sembrava non esserci vita.

    ..E' la verità?

    Il padawan non rispose. Teneva la testa china, affidandosi al dolore del corpo per non dover sentire quello sguardo su di sè.

    ALMENO TU RISPONDIMI!

    Yami rialzò lo sguardo. E lo riabbassò di nuovo, sentendo che ora, era stato sconfitto su ogni fronte. Era tornato solo per darle altro dolore, alla fine.

    Vai via, Kuro-Hime. Ti prego.

    Non disse altro. Non c'erano risposte migliori di quella, per farle capire che era vero. Non riuscì a guardare, i suoi occhi neri tornare ametista nel lasciare strada alle lacrime. E ringraziò Shiltar per ciò che disse subito dopo.

    Portatela via. Non serve essere bruschi.

    Shinodari non fece resistenza. Le guardie la accompagnarono verso la porta, mentre Shiltar fissava il suo apprendista con qualcosa di molto simile al disprezzo.

    Svolgi il tuo ultimo compito, Padawan. Discuteremo la tua condotta più tardi.

    ..Sì, maestro.


    Giants afferrò il tridente caduto a terra, e lo riattivò. Si avvicinò quindi a Yami, avvicinando le lame alle sue braccia.

    Hai finito le opzioni, Sith. E non sai quanto piacere proverò, nel fare questo.

    Alzò il tridente. E un colpo di blaster risuonò nella stanza, seguito dall'accensione di un altra lama, e da altri vari colpi, così come urla. Yami rialzò la testa, per vedere dinanzi a sè uno spettacolo che gli fece sgranare gli occhi. Shinodari con in mano uno dei blaster delle guardie, con Giants sulla linea di tiro. Cui davanti però, stava Shiltar, la falce attivata, e con una bruciatura a livello dello stomaco. Rimase così un istante, poi cadde a terra, dopo aver fatto da scudo al suo allievo.

    Maestro! Maestro!
    Neutralizzate quella donna! Fatela sparire dalla mia vista! Fuori tutti!


    Le guardie afferrarono Shinodari, che però sembrava in preda a una furia senza eguali, tanto che usò il blaster come una mazza più che come un arma. NOn ci furono parole in grado di calmarla.

    Lasciatemi! Ho detto di lasciarmi!

    Venne peròpresto bloccata, e condotta fuori, mentre Febh fissava prima lei, poi il bambino alla parete, e quindi il clawdite.

    Non mi hai sentito?! Fuori dai piedi!

    Il giovane Nabooiano alla fine obbedì, uscendo con gli altri dalla stanza, lasciando i Jedi e il sith da soli. Giants continuava a esercitare il controllo su Yami, ma il bambino era sconvolto quanto lui. Dato che sapeva, che alla base di tutto c'era lui. Ogni cosa, era stata causata dal suo ritorno. Persino la morte del suo ex-maestro.

    ...L'hai ucciso un'altra volta, Yami. Sarai contento.

    Non...darmi per morto troppo presto...Giants.


    Lentamente, il Kaminoano si rialzò. Giants gli si mise dietro, afferrandogli le spalle con aria sorpresa.

    Maestro! Siete vivo?

    Certo...urgh..anche se, che diamine, quella ragazza non smetterà mai-

    Rimedio subito.


    Il tridente si riaccese. E le sue punte scomparvero nella schiena di Shiltar, per riapparire dal suo petto. Il corpo del kaminoano si contrasse in uno spasmo di dolore, non riuscendo nemmeno a gridare, prima di cadere di nuovo a terra. Giants estrasse l'arma dal corpo del suo maestro, e la rimise a posto con un sospiro di sollievo.

    Aaahh...finalmente. Che piacevole silenzio, non trovi, Yammi-Yammi?

    ..Che cazzo stai..

    Oh andiamo, l'hai visto pure tu come è duro a morire. Pensavo che dopo averti fatto secco, si sarebbe ritirato dalla scena. E invece ha solo appeso la falce al chiodo, e si è messo a gestire gli affari di Kamino. Ho atteso per dieci anni che cedesse il palcoscenico, altro che “mio avventato aprendista” di qua, “mio sciocco apprendista” di là. Non dirmi che non se l’è cercata, dai.

    ..Cioè, fammi capire. Mi hai rotto le palle per mesi per come tu eri quello fiqo che gli era rimasto leale, e ora te ne esci che l’hai ucciso perché non ti lasciava un posto al Senato? Ma sei fuori?


    Giants sorrise. Un sorriso diverso, da quello arrogante che gli aveva visto addosso ogni volta che lo vedeva contento. Era il sorriso divertito di chi ascolta un discorso a vuoto, sapendo la verità.

    …No, Yammi Yammi. O meglio, purtroppo ci serve, il controllo di Kamino. Ho passato dieci anni, a sincerarmi che questo tipo di provvedimento fosse inevitabile. Ho avuto la certezza solo dopo Honoak, che lo era. Shiltar non avrebbe mai approvato, ciò che aspetta l’universo. Avrei voluto potesse ritirarsi in pace. Ma purtroppo, siamo stanchi di aspettare.

    Yami si sentì una stretta allo stomaco. Gli corse un brivido lungo la schiena, mentre un sospetto gli affiorava alla mente. No…

    …Di chi stai parlando? Chi siete “voi”?

    Non vedo perché dovrei dirtelo, Yami. Anzi il mio spettacolino, come l’ha chiamato la tua ex, serve proprio perché tutti i testimoni non possano far trapelare nulla.


    Yami lo fissò senza capire, per un attimo. Poi iniziò a collegare i pezzi.

    ..Tu sapevi già di Honoak. Sei stato tu a mandare in corto i droidi!

    Non io, ma diciamo che ho approvato l’idea a suo tempo. Il vostro intervento è stato un po’…fastidioso, se vuoi saperlo. Soprattutto quando vi siete messi a copiare cose non vostre come dei ladruncoli Java. Ma come ho detto, nessuno di voi potrà mai raccontarlo. La tua Senatrice finirà processata per tentato omicidio, o meglio, omicidio di un Senatore e Maestro Jedi. Del suo seguito se ne starà occupando il mio amico.

    Amico? Che amico?!

    Oh, già. Probabilmente ci hai parlato, prima. E’ stato lui a dirci il ponte in cui saresti arrivato, così come a mandare i suoi uomini per “informarti” che c’erano dei droidi assassini nel senato. Oltre ad assicurarsi che la tua amica venisse a sapere che eravamo qui. Ha superato ogni mia aspettativa.

    ...Impressionante, Forchettone.

    ..Non chiamarmi così, Yammi-Yammi.

    Ti credevo ancora un leccapiedi come in passato, ma vedo che hai fatto strada.

    Oh, ma io sono uguale al passato. Sono sempre io, non sono come te che cambi idea ogni cambio di Luna.

    …Cosa?


    Yami aveva tentato di cambiare il tono della discussione, per cercare di riprenderne il controllo. Ma Giants non smetteva di avere quel sorriso così simile a quello di chi ha tutte le carte in mano.

    Io non sono come te, Jedi Oscuro. Io ho giurato fedeltà una volta, e tale giuramento non è mai cambiato. Non paragonarmi ai voltafaccia come te.

    ..Se speri che creda alle tue stronzate..

    Ti piacerebbe, Fratellino Sith.


    Gli occhi di Yami non rimasero sorpresi per molto. Al posto della sorpresa, arrivò ben presto l'odio.

    Per cosa è morta allora quella ragazzina su Felucia?! Tanto disprezzo, e poi mi vieni a dire che state dalla stessa parte?!

    Non ci sono "stesse parti" nel lato oscuro, e questo dimostra quanto poco lo conosci, Jedi Oscuro. Ho eliminato i nemici del mio padrone come da comandi, chiunque essi fossero. Ho solo colto l’occasione, per crearmi un diversivo per il futuro.


    Yami spalancò gli occhi. Si stava rendendo conto solo allora, di chi aveva di fronte. Ovvero, non un deficiente pomposo che cercava di ingraziarsi il loro maestro per farsi dare una carezza. Quella spinta…

    …Hai usato apposta quella Spinta su entrambi. Tu volevi, che finisse in quel modo.

    Per cosa avrei mandato quella mocciosa da Yashi, altrimenti? Un po’ mi è dispiaciuto per lui, ma era davvero un Signore dei Sith coi fiocchi. La sua morte ha giovato a tutti. E la sua apprendista, ha fatto il suo dovere come avevo programmato, o quasi.

    Che stai..?!

    Non ti sei mai chiesto, perché non ho mai avuto un padawan sotto di me come invece tu hai fatto, Yammi-Yammi? Era lei, la mia padawan. Shiltar mi vedeva al tuo livello, ma io ti sono sempre stato superiore. Ma non mi è proprio piaciuto insegnare. Quindi, quando abbiamo iniziato a seguire le tracce di Yashi, l’ho mandata a fare la sua parte. Purtroppo era troppo impedita con la lama, visto come si è fatta battere. Ho dovuto darle una mano a morire. Ti è piaciuto poi, il suo lato sadico? Ci ho messo un po’ per insegnarle la parte, è dura esercitare il controllo mentale sui quelli come noi.

    …Perché.? A che ti è servito?! Stai dicendo che avrei scelto il lato oscuro per causa tua?! Non provare a sparare una simile cazzata!

    No, infatti. Ma è stato un buon incentivo, non credi? Si vedeva che eri un duro solo nella scorza, Yammi Yammi. Prima che potessi diventarlo anche dentro, ho preferito lasciarti un ricordo di un lato oscuro non proprio…così cattivo. Difatti, poi sei stato bravissimo a svilupparti da te. Shiltar si è concentrato così tanto sul darti la caccia, che io ho potuto fare ciò che volevo nel frattempo. Peccato non sia sia levato dai piedi in tempo.


    Yami non riusciva più a muoversi. Non sapeva cosa gli bruciava di più. Essersi fatto fregare da quel tizio che per quanto ingegnoso, per lui rimaneva un idiota, o aver ballato nel palmo della mano dei suoi nemici persino prima di morire.
    Aveva solo una domanda, ancora. Non perse tempo a farla, mentre rilassava ogni muscolo del corpo.

    …Perché questa confessione, ora?

    Perché volevo vedere proprio quella faccia, Yammi-Yammi. E perché mi servi, ma voglio farti capire che sei solo una scimmietta che segue un piano superiore. Quindi, tu ora verrai con me. Mi dirai come hai potuto, tornare in vita. E solo allora, ti farò raggiungere la tua Senatrice.


    Yami sorrise. L'aveva sentito, per un attimo.

    …Ti sopravvaluti un po’, Sith.

    …Cosa?

    Pensi davvero, che ti creda? Che utilità avresti avuto, dal pestarti a morte con me, e farti fregare il cristallo della tua spada come risultato? No, Forchettone. Sarai anche potuto essere più potente di me, o essere abbastanza abile da trovarti una padawan, in passato.
    Ma mi hai dato un po’ troppo tempo per "svilupparmi", Fratello.


    Yami si concentrò, e la stanza ebbe un sussulto. Mosse la testa cercando di ribattere la presa del suo simile,ad occhi chiusi, mentre cercava di isolare ogni cosa che non fosse sé stesso e la stanza in cui erano. Ci fu un secondo sussulto, e Giants minacciò di perdere l’equilibrio.

    ..Cosa vuoi fare, Yami? Non crederai di potercela fare.

    Un altro sussulto. Non bastava. Doveva ricavare più energia. Sentiva come dentro alla cassa toracica, si fosse riacceso qualcosa. Doveva solo immergercisi, non pensare a nient'altro se non alla stanza.

    ..Lo vedremo.

    Ancora. Scavò ancora nei ricordi, ritrovando il volto della sua prima vittima, poi i giorni in cui aveva pensato che quel sith dalla faccia di bronzo fosse migliore di lui, per non aver ceduto al lato oscuro. La frustrazione per avergli dato una mano nel distrarre Shiltar. E l’odio. L’odio per aver coinvolto Shinodari nei suoi piani. Per aver giocato con loro come fossero dei pupazzi. E soprattutto sentì finalmente, che il fuoco della rabbia era acceso, adesso.
    Un altro sussulto, e una crepa comparve nel muro. Giants spostò anche l’altra mano su Yami, inviando scariche verso di lui. Ma per quanto il muro dietro il padawan si stesse piegando per la pressione mentre il suo corpo veniva scosso dalle scariche, il dolore non fece altro che aiutarlo ad alimentare quella furia che aveva dimenticato, dopo la crisi di Naboo. La crepa aumentò a sua volta, e Giants con soddisfazione di Yami, mostrò un’espressione preoccupata.

    Non ce la farai mai! Ci sono cose che non si possono Forzare! Morirai!

    Yami sentì un rivolo di sangue scendergli dal naso, mentre non pensava nemmeno più, fra il dolore e i ricordi. Probabilmente Giants aveva ragione. Ma aveva dimenticato una cosa, riguardo al suo vecchio kohai. Che sorrise, nel mezzo delle scariche, dando voce ai suoi pensieri.

    …Sai che adoro, contraddirti, Forchettone.

    Con un urlo, Yami abbassò le braccia, e scaricò la spinta sul terreno sotto di sé, allungando la crepa a sufficienza da lasciare che la gravità facesse il resto. Giants perse il contatto con il suolo, e di conseguenza parte della sua forza di Presa. Una tecnica troppo complessa, da eseguire a mezz’aria e colti di sorpresa. E probabilmente si era distratto, interrompendo il fulmine. Tramite il quale, Yami aveva solo avuto una conferma di una cosa. Fra i due, lui aveva la cosa migliore, per alimentare il Fulmine. Una volontà di distruzione totale, che al momento sembrava superare quella del suo avversario. Allargò quindi le mani, e scaricò quanta più elettricità possibile nell’area, delimitando semplicemente il campo di azione, e lasciando libera l’energia senza doverla contenere in una singola scarica. La presa si annullò del tutto, e Yami non perse tempo. Afferrò i cristalli dalla sacca appesa alla vita di Shiltar, e per un attimo fissò il suo ex-maestro. Afferrandolo allo stesso modo l’istante successivo, imprecando per come fosse difficile farlo con una mano sola, prima di saltare nel vuoto. Non si curò di Giants, non aveva tempo di rischiare un altro scontro in cui non era sicuro di vincere. Sentiva che il corpo di Yuki era al limite, per quello sforzo che in effetti l’aveva quasi ucciso. Ma ce l’aveva fatta, non importava come o perché. Si assicurò solo di atterrare su uno speeder, e afferrarne il proprietario senza troppa grazia. Ebbe il buon senso di lanciarlo verso il mezzo dietro di sé, bloccato dall’improvviso arresto di quello dinanzi a lui a causa dei due clandestini.
    Messo dietro il Kaminoano, e ripresi i cristalli che gli aveva sottratto, diede potenza ai motori, e allargò il suo campo percettivo per trovare Shinodari, ovunque fosse. Era arrabbiata, per sua fortuna. Fu più facile trovarla.
    Per quanto lo inquietò, come fosse con sole due persone attorno a sè.

    [...]

    Oltre ai mormorii della sua senatrice e a quelli del loro aggressore, solo il respiro ansante di Febh, risuonava nell'ambiente. Ancora non credeva a ciò che aveva davanti agli occhi. Uno dei suoi uomini aveva sparato a lui e ai suoi compagni senza esitazione, e ora minacciava di fare lo stesso con la Senatrice. Lui era l'unico fortunato di tutto il gruppo che aveva portato via la Senatrice da quella stanza, ad essere più o meno in piedi. Anche se certo, un colpo di blaster alla spalla e uno alla gamba non erano qualcosa con cui potersi fare una passeggiata.

    ...Ascolta amico, non mi ricordo come ti chiami, ma ti avverto che il Senato ci tiene, ai suoi funzionari. Non ti consiglio di provare ad andartene di qui con la morte di una senatrice sulla coscienza.

    Ho già la mia assicurazione, Capitano Febh. Piuttosto è lei, ad avermi costretto a tutto questo. Cosa pensava di fare, tramortendo delle guardie del Senato? La Senatrice ha ucciso un suo collega.

    Eh? Ma andiamo, mi hai appena sparato due colpi e sono qui che parlo, di che stai-

    Se conosco il mio cliente, a quest'ora il Senatore sarà già morto. E dato che mi sembra voi stiate tentando la fuga, temo dovrò riservarvi lo stesso destino. I rischi inutili non piacciono a nessuno.


    Per quanto Shinodari avesse la bocca bloccata, Febh poteva immaginare cosa stesse dicendo. Il Nabooiano aveva un pessimo presentimento. E si maledisse per non aver sospettato di uno di loro che vestiva il casco integrale, piuttosto che la versione più aperta a livello della bocca. Non riusciva nemmeno a riconoscerne la voce, con il sintetizzatore vocale che aveva addosso.

    ...Per chi lavori? Quando ti sei sostituito a uno dei miei? Che diamine cercate di fare, assassinando due Senatori?

    Informazioni riservate, Capitano. Ora, stia fermo lì, e non provi a fare una sola mossa.


    Riprese quindi ad indietreggiare, tenendo sempre per il collo Shinodari, le cui gomitate purtroppo non arrivavano al petto del suo aguzzino attraverso il corpetto antiblaster. Prima però che Febh potesse anche solo pensare di contravvenire all'ordine del suo nemico, da dietro di loro arrivò un rimbombo. E quando Febh si girò, vide che la piattaforma su cui stavano nemmeno un minuto prima, stava cadendo nel vuoto.

    ..Ma che ca-?

    Febh fu il primo a riprendersi, avendo già visto cadere a pezzi cose peggiori. Socchiuse un occhio, e fece fuoco sulla mano di quel doppiogiochista, che perse il blaster. Ora dipendeva tutto da Shinodari. Che aveva giusto accumulato un bel pò di stress da scaricare.

    Senatrice!

    Non fu gentile, di sicuro. Il gemito del suo aguzzino le risuonò nelle orecchie provocandole un attimo di piacere, mentre afferrava il colletto e la pelle che vi stava sotto. L'uomo intensificò la pressione sul suo collo, cercando di soffocarla, ma Shinodari rispose cercando di girarlo di lato il più possibile, così da riparare la propria trachea mentre continuava a tirare in avanti il busto del suo aggressore facendo forza con le unghie e con il torso. La testa era quindi la parte più vicina a Febh del suo aggressore. Il ragazzo esitò un attimo, ma decise che le circostanze lo richiedevano. Strinse quindi i denti, e sferrò il suo miglior diretto alla visiera di quel tizio, mandandolo indietro di qualche metro, sebbene imprecando per il dolore alla mano che aveva impattato contro il casco. Shinodari riuscì a sfruttare il momento per torcere il polso del suo avversario, e quindi liberarsi dalla sua presa. Febh tornò quindi alla carica dopo quell'attimo di sofferenza, ma potendo usare entrambe le braccia il doppiogiochista parò il suo secondo pugno, e rispose per le rime con un gancio in piena guancia, respingendo il suo assalitore. Shinodari aiutò quindi il suo sottoposto a rialzarsi, ma l'uomo era già in fuga. Non che Shinodari lo stesse guardando. Fissava piuttosto la fine della passerella, dove prima stava la stanza in cui aveva ritrovato Yami. Solo per perderlo di nuovo, a quanto sembrava. Inoltre a dire di quel tipo, anche Shiltar era morto. Come stava rischiando di fare anche lei.

    ...Che diamine significa...

    Shinodari-sama, corra! Corra presto!


    Febh si era tenuto concentrato sulla situazione, e aveva potuto vedere come il fuggiasco si fosse lasciato dietro qualcosa. Che lampeggiava. E che esplose qualche secondo dopo, incrinando anche l'altro lato del ponte, che iniziò ad inclinarsi all'indietro. Febh cercò qualche appiglio, ma vi erano solo le luci di segnalazione per l'attracco, nulla a cui aggrapparsi che non stesse cadendo insieme a loro. Poi con un crack le due parti si separarono, e la piattaforma cadde nel vuoto.

    WoooOoo! Levatevi dai piedi!

    Probabilmente nessuno degli speeder sotto di loro, riuscì a sentirlo. Alcuni deviarono, altri a giudicare dalle vibrazioni, vennero colpiti. Solo uno, da sopra di loro, scese in picchiata cercando di affiancarsi ai due Nabooiani in caduta. Febh non appena lo notò diede un calcio alla piattaforma così da spingersi verso lo speeder, che iniziò a sbandare mentre Yami era stato costretto a lasciare andare il volante nell'utilizzare la mano libera per tirare su Febh.

    La senatrice è ancora laggiù!

    Lo sò, prendi i comandi, dovremo prenderla al volo!


    I due ragazzi si scambiarono, mentre Febh rischiò di inciampare in un terzo passeggero di cui non si era accorto.

    Ehi! Che hai fatto al Senatore!

    Possiamo parlarne quando non ci sono dieci tonnelate di acciaio in caduta libera accanto a noi?!

    Certo, figurati.


    Febh si mise al posto di guida, e si sforzò di utilizzare anche il braccio ferito nelle manovre, facendo riprendere allo speeder la picchiata verso la piattaforma, pericolosamente vicina ai palazzi. Purtroppo fin troppo vicina. Una estremità sbattè su una cupola, e tutta la lastra si ribaltò, facendo scomparire Shinodari in mezzo ai frammenti di ferro e ai pezzi stessi di palazzo che si erano staccati.

    Non la vedo più!

    E' là, là!

    Non posso avvicinarmi con lo speeder con tutti quei detriti in mezzo ai piedi!

    Portati sulla sua verticale allora, ti libero la strada! E meglio per te che ti levi da là sopra, aspettaci sotto e vedi di prenderci!

    Non ti fidi ancora, padacoso?


    Lo speeder si portò sopra la zona in cui la Senatrice stava ancora cadendo, e Yuki si portò sul bordo prima di lanciarsi nel vuoto ancora una volta, attaccandosi a un pezzo di ferro per utilizzare il Salto e schizzare verso la ragazza sfruttando quell'appoggio. L'afferrò in volo, ma lei non reagì minimamente. Per un attimo, gli sembrò il tempo avesse rallentato. Anche con l'urlo del vento nelle orecchie, sentiva lo stesso il suo respiro. Per un attimo, ne incontrò lo sguardo, nero come ricordava. Si fissarono un istante, senza che nessuno dei due capisse cosa pensasse l'altro. Toccò però a Yami rompere il silenzio.

    ...Aggrappati.

    ..Ok.


    Sentii le sue mani stringerlo a sè, quindi si raggomitolò su sè stesso, concentrando l'energia in un punto dietro la schiena della ragazza. Quindi stese tutti gli arti in contemporanea, inarcando la schiena e provocando una repulsione a 360 gradi in tutte le direzioni, allontanando i detriti. Poi perse per un attimo la messa a fuoco, ma riuscì a vedere uno speeder lanciarsi verso di loro. Il sollievo che provò quando Febh riuscì a farli atterrare dolcemente sui sedili assecondandone la caduta prima di rallentare, decretò la fine della giornata per lui. Il corpo impose il black out al cervello, e Yami perse la cognizione del tempo.

    [...]

    C'era qualcosa di assurdo, in tutto ciò. Si trovava tra le braccia l'uomo che credeva morto, e affianco a sè colui che l'aveva ucciso ferito a sua volta con tre perforazioni al petto, ma apparentemente ancora vivo. Una curiosa e quasi ridicola rimpatriata, in cui però non si permise di indugiare. Se si fosse fermata a pensare, sapeva che sarebbe andata avanti almeno mezza giornata. E loro non avevano nemmeno un minuto da perdere.

    Senatrice, state bene?

    ...Sì, Febh. Torna alla nave, subito. Se quel tipo ha detto la verità, il Senato crede sia io ad aver colpito in questo modo il Senatore Huya. E anche se credessero alla mia versione, rimarrebbe comunque il fatto che gli ho sparato. Facciamo tappa nell'atrio del Senato, lasceremo lì il Senatore.

    Lo vuole abbandonare così? Hanno tentato di ucciderlo.

    Hanno atteso di non avere testimoni. La cosa migliore da fare, è lasciarlo al Senato e andarcene. Con noi in fuga, non potranno assassinarlo con la scusa che abbiamo finito il lavoro.

    ..Siamo fuggitivi allora, Senatrice?

    ..Non sei obbligato a venire con me, Febh.

    Oh no, no, non intendevo questo. Solo curiosità. E poi, dopo aver aggredito delle guardie del Senato per non farla finire in prigione, non credo me la caverei a buon mercato. Pazienza.

    ...Ti ringrazio, Febh. Ma perchè l'hai fatto?

    Il vice del Senatore, là. Non prendo ordini da chi mi atterra. E sopratutto non da un deficiente che pensa di potermi mettere un ricordo che parla di un bambino tornato alla nave sano e salvo, quando poi mi ricompare ammaccato. Ma chi accetterebbe una discrepanza simile senza domande? Bah.

    ...Eh?

    Nulla, Senatrice. Mi dirigo subito dove ha indicato.


    Lo speeder virò a lato, mentre Shinodari tornava a fissare il bambino che aveva addosso. Sfiorò le dita piegate al contrario come le zampe di un ragno, e per un attimo le strinse delicatamente. Poi si limitò ad offrirgli un appoggio, senza guardarlo o toccarlo ulteriormente. Si costrinse a non pensarci, per il momento. Ora, la cosa più importante era lasciare il pianeta. Dopo ciò che aveva visto e sentito, non poteva permettersi di passare qualche settimana in cella in attesa di un processo. E voleva delle spiegazioni che se Yami fosse stato catturato, non avrebbe mai avuto. Forse non era la cosa più corretta da fare. Ma di certo sembrava la migliore, al momento.

    Ci siamo, Senatrice.

    Atterra di fronte all'entrata, poi riparti più veloce che puoi verso la nave. Non curarti di noi, tu preparala a partire.

    Sì, signora.


    Fecero un atterraggio piuttosto brusco davanti all'entrata, e Shinodari scostò da sè Yami, per poter far scendere Shitar, aiutata da alcuni curiosi che avevano assistito all'atterraggio. Il concitare delle voci era quasi assordante, ma la fortuna dei Nabooiani era che sembrava la notizia non si fosse ancor diffusa.
    Sino a quel momento.

    Voi, laggiù! Fermateli!

    Febh!


    Il mezzo ripartì, ma la folla riuscì a trattenere e a sostenere il corpo in fin di vita del senatore di Kamino, mentre lo speeder veniva bersagliato dai colpi di blaster. Febh però non si fece particolari scrupoli, sapendo perfettamente che la sua Senatrice era più che abituata al suo stile di guida, se avevano fretta. La passerella riservata agli emissari del loro pianeta comparve presto dinanzi a loro, e Febh vi atterrò con la minima calma necessaria, lasciando che lo speeder scivolasse un attimo sulla passerella all'arrivo, mentre lui saltava giù per eseguire gli ordini della sua Senatrice.

    Avviare i motori, subito! Dobbiamo andarcene! No, niente domande!

    Shinodari nel frattempo era scesa a sua volta dallo speeder, e si era caricata Yami in spalla. Spalancando gli occhi, quando non sentì il suo fiato sull'orecchio. Si affrettò quindi verso il portellone, mentre Febh lo faceva chiudere una volta che furono saliti. Shinodari depositò il bambino in infermeria, quindi si diresse di nuovo al ponte di comando, dove febh e il suo equipaggio erano alle prese con una contraerea. Uno scossone fece vacillare la nave, che però ormai era quasi al di fuori dell'atmosfera.

    Caricare l'iperguida, rotta per Naboo. Salto nell'iperspazio appena pronti.

    Subito signora.


    Pochi istanti, e la nave sfrecciò lontano dal pianeta. Shinodari stava tornando a casa. Ma per una volta, il pensiero non la rallegrava.
    E di fatto, non avrebbe potuto. Dietro di loro, i guai erano appena iniziati.

    Si rifugeranno su Naboo, non hanno altro posto dove andare. Mi occorreranno ancora i tuoi servigi, Capitano.

    La prego solo di ricordare il nostro patto, Vice-....Senatore.

    Non l'ho dimenticato. Occupatene tu, usa i mezzi che vuoi. Ma assicurati di ridurli in polvere.

    Sì, signore.

    [...]

    Era tornata da Yami solo un secondo, per informarsi sulle sue condizioni. Le dita erano già state fasciate, ma necessitava di una vasca di recupero prima possibile. Come supponeva, non aveva altra scelta che tornare a Naboo e usare le strutture mediche della sua dimora. Per il resto, gli era stat più lontana possibile. Non voleva che vedendolo così, potesse tornarle in mente qualcosa. Quindi rimase nella sua stanza stringendo Ko, illuminata solo dagli schermi olografici. Sino a che non cedette al sonno per qualche ora, nel tentativo di mettere a tacere i pensieri. Non seppe bene se avesse davvero dormito o meno, però, quando Febh la venne a svegliare. Aveva il braccio e la gamba fasciati, ma sembrava tutto sommato stare bene.

    Siamo in arrivo, Senatrice. Vi stanno aspettando.

    Bene. Fai mettere Ya-...Yuki su una barella, lo portiamo a palazzo. E di loro che stò arrivando.


    Shinodari si sforzò di sorridere, guardandosi allo specchio e cercando di rimettere a posto i capelli scompigliati. Alla fine vi rinunciò, e cambiatasi i vestiti, si diresse verso il portellone, mentre la nave atterrava nel suo punto di atterraggio privato. Si guardò intorno, vedendo il suo equipaggio ancora scosso per essere stato bersagliato durante il decollo. Sospirò, quindi si diresse verso il palazzo.

    Manda in licenza l'equipaggio Febh.

    Ma senatrice, non sappiamo quanto potremo-

    E' un problema mio. Non voglio coinvolgere con la forza altre persone.

    ..D'accordo, Shinodari-sama.


    Yami venne portato all'esterno in quel momento, su una barella con un maschera di ossigeno in volto. Riportava unicamente le ferite derivate dalle fratture, in via di guarigione. Ma l'elettroencefalogramma, la preoccupava per la debolezza del segnale. Forse i suoi medici avrebbero potuto darle una spiegazione.

    Madre! Madre!

    La senatrice si voltò di nuovo verso il palazzo, e vide una piccola figura correrle incontro. Sorrise sinceramente dopo tutti quei giorni, mentre aumentava a sua volta il passo, e si inginocchiava per poter accogliere fra le sue braccia un bambino più o meno della stessa età di Yuki, dai capelli albini spettinati e con una bizzarra particolarità agli occhi. Uno di essi era blu, e l'altro rosso.

    Bentornata, Madre.

    Grazie, Ryucchan. Dov'è tuo padre?

    Vi aspetta sulla porta, venite!


    Shinodari si fece prendere per mano dal bambino, e lo seguì con dietro Febh e la barella di Yami, a qualche metro. La ragazza percorse la strada verso la propria dimora trainata da Ryutsuki più che sui suoi passi. Probabilmente non l'avrebbe mai raggiunta altrimenti. Fissò col sole negli occhi una figura sulla porta, sorridendo a sua volta mentre avanzava, imitata dalla figura. Fissò quegli occhi uguali a quelli di Ryutsuki, per poi abbracciare l'uomo a cui appartenevano, lasciando che quell'abbraccio provasse a spazzare via l'incubo che quei giorni avevano creato.
    Forse non dovette meravigliarsi, di come fallì.

    ...Chi è quello, Shinny?

    La senatrice prese un respiro profondo, prima di lasciare andare suo marito, e voltarsi per accompagnare Yami sino alla porta, e oltre, affidandolo a Febh. Che salutò il suo signore, mentre questo fissava con sguardo irritato il bambino, e poi la moglie.

    ..Lo sai che non voglio Jedi, qui. Chi è quel bambino? Cosa è successo?

    Ti spiegherò, ma ora-

    Ora, Shinodari. Per favore.


    La senatrice lo fissò, e capì che non poteva evitare ancora quel momento. Quindi fissò il suo compagno negli occhi, e fece uscire le parole tutte in un colpo.

    E' tuo fratello, Kyoshiro.
     
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    I Dango sono definitivamente assenti.

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    Giusto sul Photo Finish, così Yami non fa "ti piace vincere facile?"

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    A voi decidere se si tratta di un Jedi o di un Sith, non avevo tempo per colorarlo XP
    Purtroppo si è perso un bel po' del chiaroscuro scansionandolo, c'era un bell'alone intorno alla spada che è andato a farsi benedire ç_ç
     
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    Piccola premessa.
    L'ho scirtta di getto, con poche conoscenze su Star Wars, con un grosso mal di testa XD
    La storia si ispira ma non ricalca perfettamente alcuni avvenimenti GdR recenti.
    A causa della scarsità di tempo ho saltato molti passaggi intermedi, passando direttamente ai punti salienti e trascurato un pò evenetuali scene d'azione.
    Ma era giusto per dare sfogo alla mia ispirazione XD
    Buona - spero - lettura.





    Star Wars - Il Ritorno di Darth Fist



    Tre anni prima



    L’uomo, sulla ventina, entrò nella stanza seguendo un altro uomo che dimostrava una stazza ben superiore alla sua. Il volto del primo, più piccolo, era coperto da una maschera che non raffigurava assolutamente nulla: un semplice ovale nero, lucido. Si notavano solamente i capelli biondi fuoriuscire dai lati.
    Giunti al centro della sala completamente oscura, l’uomo con il volto scoperto batté con forza le mani. Lo spazio attorno a loro, un cilindro alto dieci metri e largo trenta, era completamente vuoto, asettico. In quella stanza c’erano soltanto loro due.
    L’uomo senza maschera era alto due metri e aveva muscoli possenti. Il suo corpo sembrava fatto per combattere e lui, probabilmente in maniera del tutto volontaria, lasciava che la sua tunica rimanesse più larga sul petto mettendo in bella mostra il fisico statuario.


    « Ho adempiuto a molte delle tue richieste, Enzeru. Avevi detto di avere qualcosa di interessante da dirmi. »



    Parlò dunque lui. Enzeru, l’uomo mascherato, sembrò non battere ciglio.

    « Sei stato leale, avresti potuto uccidermi molto prima » Enzeru con un lento movimento della mano destra iniziò a scostare la maschera che nascondeva il suo viso « per questo, Diogene, so che tu hai capito chi sono. »


    Un sorriso si allargò sulle labbra del guerriero. Un sorriso sanguinolento e sinceramente divertito. Quanto aveva aspettato per poter mettere le mani su cosa quel ragazzo custodiva?
    La maschera cadde in terra con un tonfo secco, rivelando un volto dai tratti delicati e sinistri. Due grossi occhi verdi splendevano sul suo viso pallido che in quel momento lanciavano fredde fiamme smeraldine.


    « Ahahaha! Dimmi, Itai Nara, custode della Settima Spada, cosa ti spinge in un altro pianeta a richiedere il mio aiuto? »
    « Vendetta, giustizia e pace per i nostri popoli. »



    Diogene lo fissò mantenendo il sorriso guerriero stampato sul volto. Pregustava la battaglia imminente della quale il giovane non si era minimamente accorto. Credeva che lui avesse tutte le intenzioni di ascoltarlo, quando in verità avrebbe solamente provveduto a massacrarlo per impadronirsi della terza arma più potente della galassia.

    « Giungi qui chiedendo vendetta, giustizia e pace. Ma per quanto ne sappia io, tra Abraxin e Onderon non vi sono tensioni reali, niente che non sia discutibile in Senato. »
    « Credo che non sia così. »



    Itai si puntò i suoi occhi su quelli nei di Diogene. Entrambi i cavalieri Jedi si studiarono per qualche secondo e la tensione parve crescere. Diogene ignorava cosa potesse essere successo di così grave, tanto da rischiare una guerra tra Onderon e Abraxin.

    « Cos’è accaduto, Itai, parla. »
    « Yami Kabane, maestro Jedi, è morto. La sua arma, l’Ottava Spada, affidata Onderon, è perduta. »


    Diogene parve per qualche secondo barcollare sotto il peso della notizia, fece un passo indietro, intimorito e poi senza dire altra parola afferrò entrambe le spalle del suo interlocutore con le sue enormi mani. Itai non si scompose più di tanto.

    « Chi! Chi è stato così imprudente! »
    « Lasciami. »



    Il tono di Itai fece ghiacciare il sangue nelle vene di Diogene. Lui, trovando la calma, lasciò le spalle del Nara respirando poi profondamente per qualche secondo. Quella situazione non meritava calma: la perdita di una delle Nove Spade significava solamente un disastro per il pianeta: le nove armi più potenti dell’universo erano affidate solamente ai nove Jedi ritenuti più capaci di gestirle – non necessariamente i più forti – ma ognuna di essere era affidata a un pianeta tra nove nella galassia.
    Se il pianeta avesse smarrito la Spada, il Senato avrebbe usato misure drastiche per recuperarla e punire tale leggerezza.


    « Quindi? »
    « La tua impazienza è esemplare Diogene, dovresti trattenere il tuo spirito. Ricorda, non c’è inquietudine, c’è serenità. »
    « Smettila con le chiacchiere. Sai meglio di me quanto è grave! »
    « È stato Shiltar. »



    Tra i due calò un silenzio che parve eterno. Itai continuava a fissare il ben più alto cavaliere davanti a lui, che ancora si faceva chiamare Diogene. I suoi occhi tradivano i suoi pensieri e il dolore era ancora fresco.

    « Sh… Shiltar? Perché, perché l’ha fatto? »
    « Antichi dissapori suppongo. Il mio dubbio è che Shiltar stia abbracciando il Lato Oscuro, altrimenti, prima, non avrebbe fatto qualcosa del genere. »



    Diogene parve riflessivo per qualche istante. Quindi, sconcertato dalla rivelazione camminò per dieci lunghi passi indietro, voltandosi per tornare davanti ad Itai, voltandosi nuovamente per percorrere la stessa direzione, contando però solo cinque passi. Si fermò, dunque, dando le spalle all’Abraxiniano.

    « La spada è perduta, ma potrà essere recuperata prima che la notizia giunga al Senato, immagino. Tuttavia la vita di Yami Kabane non tronerà sicuramente indietro. »
    « Tempo di no Diogene. »
    « Sei venuto qui solamente per dire che il tuo Re ha ucciso uno dei più grandi Maestri Jedi? »
    « No, no Diogene, altrimenti non l’avrei detto a te. Voglio uccidere Shiltar e per farlo, ho bisogno di te. »



    Diogene si voltò verso Itai per un secondo. Lo fissò negli occhi che sembravano diversi: glaciali e tremendi. Di nuovo il sangue gli si gelò nelle vene. L’uomo sfiorò con la punta delle dita l’elsa della sua spada laser.

    « Vieni qui a chiedermi un omicidio e a predicare contro la mia inquietudine. Tuttavia, quello più inquieto qui mi pari proprio tu, Itai Nara. »
    « Ritroverò la mia pace quando avrò spedito quel Sith all’inferno. »
    « Sith? Credi davvero che sia già giunto a quel punto, Itai Nara?
    Io non credo, Itai Nara, non credo proprio.
    »


    Quindi, con una risata, Diogene Miwa di Onderon si lanciò all’attacco. In un solo istante sfoderò la sua spada che splendette di un colore rosso che non doveva essere il suo, mirando a tagliare il capo del Nara. Ci fu un lampo rosso, seguì subito dopo uno dorato.
    La spada del Miwa roteò in aria, con ancora la sua mano tutta attaccata. Nella mano destra di Itai c’era un’elsa di una spada laser estremamente diversa dalle altre. Più decorata, con sette led che emettevano la luce dell’oro lungo tutta la sua lunghezza. L’azione era stata così rapida che Diogene non l’aveva nemmeno potuto avvertire.


    « Non pensare a sfidarmi così a cuor leggero, Diogene Miwa. So cosa sei diventato e non voglio che sia tu a dovermi fare false prediche. »
    « Puah! Se non fosse per quella spada…! »



    Lo sguardo del ragazzo si fece nuovamente gelido, abbastanza da zittire il Miwa. Itai si avviò verso l’uscita. Senza dire altra parola. Si voltò solo quando premette il pulsante di apertura del portellone.

    « Mi aspetto una tua collaborazione, Diogene, sarai adeguatamente ricompensato per questo. »



    Dunque, senza batter ciglio, si dileguò.



    Naboo – Tre anni dopo


    Shiltar camminava nel mezzo. Ai suoi fianchi c’erano due uomini che non dimostravano più di venticinque anni. Il primo, alla sua sinistra, era biondo e aveva gli occhi verdi, l’altro, alla sua destra aveva una lunga e fluente chioma bianca.
    Camminavano per una strada deserta e Itai si guardava nervosamente attorno in cerca di qualcuno. Più avanti attendevano fermi una donna accompagnata a due due uomini. Il primo aveva una figura del tutto anonima, il secondo aveva la particolarità della calvizia. La donna al centro non dimostrava di avere più dell’età di Itai e per qualche verso avevano anche qualche remota somiglianza fisica, sebbene avessero il colore degli occhi e dei capelli totalmente differenti: i capelli – sebbene da quanto ricordasse erano abbastanza cangianti in termini di colorazione – quella volta erano castani e gli occhi ametista.
    Quando i due gruppi furono di fronte, ci furono inchini formali da ambedue le parti e Shiltar scrutò a lungo la donna dinanzi a se.


    « Senatrice Jaku, è un onore. »
    « Re Shiltar Kuya I, l’onore è tutto mio. »



    Dopo quel formale scambio di saluti, l’atmosfera si fece improvvisamente gelida.

    « Come promesso, Senatrice, le ricerche dell’arma hanno avuto esito positivo. I cinque anni di tempo che ci sono stati concessi dal Senato sono stati abbastanza. »
    « Dov’è? »



    Shiltar fece un segno all’uomo con i capelli bianchi. Lui slegò dalla sua cinta un fodero chiuso, porgendolo lentamente alla senatrice, che lo prese con mani tremanti. Con uno scatto le chiusure del fodero furono aperte e successivamente un rumore metallico indicò che il motorino interno aveva rimosso il coperchio che si sollevò, trascinandosi dietro l’elsa di una spada molto simile a quella di Itai. Un’elsa finemente decorata, con una guardia che normalmente nelle spade laser è assente, con otto led luminosi che emettevano, quella volta, un colore viola scuro. La senatrice provò una stretta al cuore e senza dire altre parole la porse all’uomo anonimo.

    « Prendila Febh, conservala fino a quando non saremo arrivati alla base.
    Itai…
    »
    « Dimmi Shinodari. »
    « Voglio parlarti. »


    Itai quindi, senza dire nulla si voltò verso Shiltar che fece un segno di assenso. Sapeva bene che negargli di parlare con sua cugina, non sarebbe servito a nulla.
    Non appena la senatrice si mosse il pelato fece per seguirla, fermato da una mano della senatrice stessa.


    « E’ mio cugino, non c’è bisogno di te, sono al sicuro. »
    « Ma! »
    « Yari, niente discussioni. »
    « Ehi testa cromata, non l’hai sentita? »


    L’intervento dell’altra guardia fece calmare Yari. Shinodari prese un braccio di Itai e insieme si incamminarono lungo la via deserta. La zona era stata sgombrata, quell’incontro tra il Re Shiltar e la Senatrice Shinodari era tanto delicato quanto segreto.

    « Come va? »
    « Shin, che domanda banale, mi aspettavo di più da te dopo tre anni. In qualsiasi caso, va tutto bene. La vita procede bene. »
    « Ayame, lei sta bene? »
    « Si, sta benissimo. Mi dispiace non avertelo detto prima, ma a quanto pare tutti quanti i canali di comunicazione di Abraxin e Onderon sono stati bloccati in via preventiva. Abbiamo avuto un bambino un anno fa. »



    Shin fermò la passeggiata di colpo e guardò il cugino negli occhi.

    « Così me lo dici! »
    « La prossima volta me lo tatuo sulla fronte, che dici? »


    Una sensata allegria invase per un attimo i cuori di entrambi. Il solo pensiero della sua famiglia che lo attendeva ad Abraxin gli scaldava il cuore, facendogli scordare per qualche breve istante ciò che doveva compiere lì, quel giorno.

    « Hai… hai ancora intenzione di farlo? »
    « Non ho altra scelta Shinodari. »


    Disse Itai, mentre l’allegria di poco prima veniva brutalmente cancellata dalle parole della cugina. Non era lì a caso, niente era lì per puro caso: aveva programmato tutto ad uno scopo.

    « Perché dici così? Yami era il tuo maestro ma così non offuschi forse la tua pace? Perché cerchi il dolore! »
    « La sto cercando quella pace Shinodari, la sto cercando… »
    « Tu stesso poi hai cercato l’ Ottava Spada, restituendocela. Hai evitato la guerra e la distruzione di Onderon a causa del crimine commesso. Era il tuo maestro e non l’avrebbe voluto! So… so bene cosa provi.
    Perché farti accecare dalla vendetta?
    »
    « La vendetta mi ha già accecato, sto solo cercando di riavere la vista. »
    « Non voglio perdere anche te, dopo Yami… »



    Itai restò in silenzio, come se quelle parole fossero prive di significato. Senza dire una parola trasse del fodero la Spada. Vista così, senza la sua lama, era così particolare e così stupida: eppure il suo potere era tremendo.

    « Non sono più sicuro che Shiltar stia abbracciando il Lato Oscuro, ma mi sono spinto troppo in là, ho mosso cose troppo grandi per essere fermate a questo punto. Prendi le tue guardie e torna su Onderon.
    Io sopravvivrò.
    »
    « Persino Yami è morto contro Shiltar, Itai, perché credi di poter sopravvivere? »


    Itai sorrise, pose una mano sul capo di Shinodari.

    « Ho superato Yami tanto tempo fa. »



    Quindi lei, senza dire altro abbracciò il cugino, che restò immobile per qualche istante. Lasciò cadere le sue braccia lungo il proprio corpo e restò immobile, lasciando che quell’abbraccio parlasse per entrambi.

    « Voglio vederti vivo. »
    « Anche io voglio vedermi vivo. »




    […]


    Shiltar si trovava al centro di una piazza. Dinanzi a lui c’era solo un grosso uomo con una tunica marrone che gli copriva completamente il corpo con un cappuccio che nascondeva il suo viso alla vista. Rideva in maniera scomposta e sanguinaria, osservando il Re. Dietro, alle sue spalle, in una pozza di sangue, giaceva Godsan, l’altro Jedi che aveva accompagnato il Re su Naboo.

    « Diogene? »
    « Re Shiltar, il Re Jedi. Gradirei che però tu mi chiamassi con il mio vero nome, Shiltar. »
    « Così è accaduto, Diogene. »
    « Diogene è morto tempo fa, io sono Darth Miwa! »



    Il cappuccio cadde dalla sua testa rivelando un uomo nuovo. La pelle era tinta di rosso con intricati disegni neri che circondavano gli occhi, il naso e la bocca, proseguendo poi sul cranio completamente rasato.
    Senza dire altra parole il Sith prese la sua spada. La lama di plasma surriscaldato rossa spendeva nella notte di Naboo.


    « Vuoi uccidere il tuo maestro, Diogene? »
    « La ricompensa sarà maggiore della perdita, Shiltar. »
    « Perché? »
    « Perché? Non ti sei accorto dei tuoi più fedeli alleati che tramano alle tue spalle? »



    Diogene rise sguaiatamente e Shiltar parve colto da una rivelazione. Dall’ombra, improvvisamente, due occhi verdi scintillarono tradirono la presenza di una terza persona. Con passi lenti Itai si avvicinò ai due mantenendo una distanza equa tra Diogene e Shiltar.

    « Tu? »
    « Si, io. »
    « Capisco. »


    Itai non aveva altro da dire, Shiltar neppure. Sembrava che entrambi si fossero detti già tutto, sembrava che non ci fosse altra storia da raccontare quella sera. Con l’aria di chi aveva trepidamente atteso quei momenti, Itai trasse l’elsa della Settima Spada.
    Shiltar prese il lungo bastone che portava legato alla sua schiena. Due lame laser comparvero alle due estremità dell’asta, di colore blu acceso, entrambe perpendicolari all’asse dell’asta, rivolte ai due lati opposti: la Falce Laser, di Re Shiltar Kuya I.


    « Suppongo di dovermi difendere da entrambi voi, qui, stasera. »
    « Supponi bene, Re. »



    Diogene pronunciò quelle parole con arroganza. Itai restò il silenzio. La lama della sua spada fuoriuscì, mostrando il motivo per cui le Nove Spade erano considerate le armi più potenti della galassia. A differenza di una qualsiasi normale spada laser, il colore del plasma surriscaldato era dello stesso colore dell’oro. Inoltre la spada non aveva una forma definita: era ben più sottile delle normali spade, tuttavia i suoi contorni erano irregolari e in continuo movimento. Era una lama tre volte più larga del normale e lunga almeno una volta e mezzo tanto.

    « Solo una domanda mio Re. Perché l’hai fatto? »



    Shiltar restò in assoluto silenzio per dei lunghi secondi. Quindi, parlò.

    « Darth Fist, era questo il suo nome. Un tempo un Jedi di Abraxin, passato al Lato Oscuro. Un giovane predestinato, estremamente capace sul quale nutrivo ardite speranze.
    Potete immaginare la mia delusione quando da Yashimata divenne Fist e poi Darth Fist.
    Sono passati lunghi anni e lunghe battaglie contro di lui. Tutti voi lo conoscete come Darth Fist, questo lo so bene. Diogene, Itai, Yami, Giants, Shika, Xander. Tutti quanti noi della Repubblica abbiamo combattuto contro la sua minaccia, sconfiggendolo sette anni orsono.
    Non morì, al momento di dare il colpo di grazia la mia mano fu indulgente. Tuttavia troppo ferito nel fisico e nell’orgoglio si ritirò.
    Quattro anni fa, Itai, fu lui a provocare l’incidente dove trovarono la morte trecento Jedi, su Coruscant.
    Per meglio dire, fu lui ad ucciderli.
    Sayaka, il Sith che deteneva la Nona Spada, trovò la morte in quell’incidente: venni poi a scoprire che era proprio la Nona Spada il suo obiettivo, che Shika e Xander fortunatamente riuscirono a nascondere rubandola prima di Darth Fist dal cadavere di Sayaka.
    Un anno dopo contatto Yami per chiedergli informazioni sulle indagini che stava svolgendo: mi disse, quando ci incontrammo, che Darth Fist prima di andare su Coruscant aveva raggiunto Onderon per un motivo mai chiarito ancora oggi.
    Parlammo, discutemmo a lungo su cosa fare e come comportarci. Non andavamo d’accordo e ciò era noto ormai a tutti: la battaglia, tuttavia, non avvenne.
    Non ci fu alcuna battaglia.
    Yami si fece uccidere di proposito da me.
    Mi fece promettere che avrei disperso l’Ottava Spada e che avrei mandato te a cercarla, Itai. Mi fece promettere di assicurarmi che tu provassi rancore verso di me e per questo mi sono preso tutte le colpe.
    Ha voluto che tu risvegliassi la tua Forza, Itai.
    »



    Shiltar sorrise allungando la falce verso Darth Miwa, che a sua volta alzò la spada.

    « Lui sapeva cosa tu hai dentro. La tua capacità di usare la Forza va ben oltre la mia o la sua immaginazione.
    Sapeva che c’era un pericolo imminente e che Darth Fist non agiva da solo. Qualcuno operava con lui.
    »
    « Sapevi che tutto ciò sarebbe accaduto, Shiltar? »



    La voce di Itai non fece una piega. Le increspature della Settima Spada divennero più piccole, i movimenti delle irregolarità più veloci. Ben presto la spada ebbe un aspetto uniforme, sebbene sempre più sottile e largo del normale.

    « Si, lo sapevo. Yami si è sacrificato per il bene della Galassia. Vuoi sprecare il suo sacrificio? »



    Itai scomparve dalla vista del Re e del Sith. Un istante dopo la lama dorata era a pochi millimetri dalla spalla di Shiltar, il quale però non mosse un muscolo.

    « Hai chiesto tu aiuto a Darth Miwa? »
    « Si. Credevo fosse necessario per sconfiggerti, ma vedo che stai invecchiando. »
    « Cosa gli hai promesso in cambio per farsi comandare? »
    « Comandare? Gli ho solo detto che tu dovevi morire e un'arma, il resto per lui è stato un piacere. L’unico scoglio è stato convincerlo che la mia vita non avrebbe ripagato quella di Yami. »



    Shiltar fece un sorriso enigmatico e prima che Itai potesse poggiare la lama sul suo corpo il Re era sparito, comparendo di fianco a Darth Miwa. Con uno sfolgorio di colori le lame della Falce Laser e della spada del Sith si scontrarono, dando inizio allo scontro. Itai strinsi la Settima Spada in mano, senza fare apparentemente nulla. Tutto secondo i piani, tutto come previsto.

    […]


    Nell’ombra di un cunicolo Shinodari aveva assistito a tutta la scena. Piangeva sommessamente, in silenzio, cercando di non farsi sentire. Perché Yami aveva adottato una via così estrema? Cosa aveva Itai di così speciale da richiedere un sacrificio così estremo da parte del suo maestro? Perché aveva avuto l’intenzione di risvegliare così i suoi poteri? Shinodari si lasciò cadere per terra.
    Nell’ombra, alle sue spalle, una figura la superò lentamente, dirigendosi verso il luogo della battaglia.


    […]


    Shiltar e Darth Miwa si affrontavano senza esclusione di colpi. Itai restava immobile, brandendo la Settima Spada. Non sembrava fosse sconcertato dalle rivelazioni di Shiltar. Manteneva una calma enigmatica.
    La velocità del combattimento e le abilità dei due partecipanti erano sconvolgenti. Itai pensò, per qualche secondo, che avrebbe avuto difficoltà a sopravvivere in uno scontro diretto contro Shiltar.


    Darth Miwa. Un essere forte, geniale a volte e altre troppo amante della guerra e del dolore. Uno dei Signori dei Sith più potenti nel combattimento che silenziosamente agiva in sordina, nascosto agli occhi della Repubblica: aveva deciso quella sera di svelarsi, anche se quella, era stata una sua scelta.
    La sua furia combattiva era eccelsa ed esagerata. Scosse, raggi, fendenti, salti e altro. In quel combattimento Shiltar e Darth Miwa stavano dando il meglio di loro.


    « Itai. »
    « Ti aspettavo, Shika. »
    « Ce l’hai fatta dunque. »
    « Ne dubitavi? »



    Itai mosse un passo indietro, verso la voce che aveva parlato. Un ragazzo della sua età, con i capelli raccolti in alto, neri, lo guardava con una certa diffidenza. Shika Nara, suo lontano parente della terra d’origine di suo padre, proprio Naboo. Come per Shinodari, del resto.

    « Chiama Xander, Giants e tutti gli altri.
    Ha abboccato.
    »



    La lama della Settima Spada parve diventare più grande, mentre Itai la roteava minaccioso sopra il capo. Dall’ombra molti uscirono. Altri Jedi, altri valorosi cavalieri, che caricarono all’unisono guidati dalla Settima Spada verso la minaccia per la pace della Galassia.

    […]


    « Mi devi un po’ di spiegazioni, Itai. »


    Itai e Shiltar sedevano entrambi uno di fronte all’altro su due sedie dinanzi a un tavolo di metallo, su due sedie girevoli. Entrambi erano diretti verso Coruscant e quella era l’antronave con la quale erano giunti su Naboo da Abraxin. Godsan riposava, ferito ma non ucciso, in un lettino in infermeria.

    « Si, anche a me. »



    Shinodari, invece, era seduta a capotavola a fissava il cugino con aria interrogativa. Itai, d’altro canto, non poteva biasimare nessuno dei due.

    « Shiltar, tu dici di aver ucciso Shiltar su richiesta di Yami. Yami l’ha fatto, ma non per il motivo che credi. Tutti noi, Yami compreso, facevamo parte di un disegno ben più complesso, un piano che è in attuazione da ormai quattro anni per distruggere Darth Fist e Darth Miwa.
    Ciò che tu hai scoperto, Shiltar, è ben più antico di quello che si crede e io, a differenza di quanto ti ha detto Yami, non ho niente di speciale. Yami confidava che tu non lo notassi e devo dire che la Settima Spada mi ha aiutato a nascondere la mia normalità.
    Yami ti ha chiesto di morire perché la sua vita era agli sgoccioli. Non era malto o altro, ma Darth Fist l’aveva quasi in pugno e con lui, avrebbe avuto l’Ottava Spada: aveva fallito nell’ottenere la Nona a Coruscant, che era troppo ben nascosta, avrebbe ottenuto l’Ottava.
    Yami sapeva che non poteva vincere, nonostante l’Ottava Spada e sapeva anche che se la Spada fosse andata nelle sue mani egli avrebbe avuto un’arma formidabile: quanti anni ci sarebbero voluti prima che un nuovo Jedi in grado di usare la Nona Spada divenisse bravo quanto Darth Fist? Per quanti anni avremmo dovuto attendere un tale talento?
    Non era possibile, per questo, bisognava agire e subito. Yami, facendosi uccidere da te e ordinando di disperdere la spada ha fatto in modo che la colpa ricadesse su di te, ritardando il momento dell’esecuzione della punizione ad Onderon sarebbe stato ritardato permettendo a me di cercarla.
    Sono anni che la cerco sfuggendo a Darth Fist ed ora che è di nuovo ad Onderon, potrò addestrare un nuovo Jedi che prenda il posto di Yami.
    Tuttavia Darth Fist non era il solo problema: Darth Miwa, ben più irruento e travolgente di Fist doveva essere eliminato. Con le nostre abilità attuali né io, né tu e né nessun altro saremmo stati capaci di batterlo: la sua abilità era semplicemente troppo grande. Io riuscii a tagliargli una mano tre anni fa, ma fu per un caso fortuito: se lo scontro fosse proseguito sarei morto. La mia fortuna fu che l'avergli inflitto un'umiliazione così grossa lo trattenne e il dolore forse era troppo alto. Non provai ad ucciderlo, se l'avessi fatto probabilmente sarei morto.
    Tu però, Shiltar, avresti potuto competere. Quindi decidemmo di organizzare questo incontro per restituire la spada per poi farti scontrare per forza di cose contro Darth Miwa, che per uccidere te e ottenere la Settima Spada che gli avevo promesso, era giunto senza la sua astronave e senza apprendisti. Qui tutti i migliori Jedi sono stati radunati e qui, come hai visto, ha trovato la fine Darth Miwa.
    »



    Seguì un periodo di silenzio, durante il quale ognuno, a ragione, sembrava soppesare la lunga spiegazione.

    « Perché ci avete tenuto tutto segreto? »
    « Nessuno, al di fuori di me, Yami e Shika Nara sapeva di questo piano. Era fondamentale che non si sapesse, meno persone avrebbero conosciuto queste pericolose mosse, meno persone avrebbero rischiato conservandone il segreto.
    All'epoca ero quello con meno cose da perdere e più abilità. Shiltar, tu hai Taeko e vostro figlio, Shinodari, tu sei preoccupata per il tuo pianeta. Io avevo solamente la mia vita, all'epoca. La storia con Ayame non era ancora così importante, ma sono riuscito a tenerla fuori, per fortuna direi.
    »



    Itai terminò di parlare, volgendo lo sguardo verso Shinodari. Sapeva cosa significava per lei tutta quella storia: finalmente la morte di Yami aveva avuto una risposta, quella volta, una risposta vera e sincera. Itai si alzò e si avvicinò alla cugina, posandole le mani sulle spalle.

    « Yami non è m… morto invano… »
    « Ha dato la sua vita per farci guadagnare il tempo di non far arrivare la spada in mano a Darth Fist. Ha fatto la cosa migliore e… odio dirlo, ma sarebbe morto comunque. Aveva accettato il suo destino. »



    Shinodari si alzò e mi abbracciò. Quella volta, ricambiai l’abbraccio.
    Sapeva che ci sarebbero stati tempi bui nella lotta contro un nemico che stava diventando sempre più potente. Avrebbe dovuto anche addestrare un nuovo Cavaliere Jedi in grado di manovrare l’Ottava Spada così da non rendere inutile quell’arma terrificante.
    Eppure, mentre si avvicinavano a Coruscant, dove Ayame con il piccolo Aki lo attendevano, come promesso, senza più quella gravosa missione da compiere, gli sembrava che quel piccolo raggio di speranza nella guerra fosse luminoso come il sole d’estate.
     
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    九代目水影 - Kyuudaime Mizukage

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    Star Wars - 2 - Scelto dalla Forza




    La nave atterrò a Coruscant sulla piattaforma B53. Lì, ad attendere, c’era una a due persone, tra cui una donna giovane – non poteva avere più degli anni di Itai – che tra le braccia stringeva un fagotto bianco e qualche altro ufficiale di alto rango di Abraxin. Il portellone si aprì lentamente e i tre che quella gente stava attendendo scesero. Tutti e tre vivi, come ognuno in quel posto auspicava. Una delegazioni di Onderon di quattro persone si avvicinò a Shinodari, inchinandosi rispettosamente per salutarla: la voce dei disordini provocati da Darth Miwa era giunta lì. Itai si avvicinò alla ragazza che a sua volta mosse qualche passo verso di lui, abbracciandola. Si baciarono brevemente e poi il Jedi spostò lo sguardo sul piccolo bambino coperto, tra le braccia di sua madre. Per meglio dire, sulla bambina.
    Baciò anche lei sulla guancie e lei rise divertita.

    « Sono così sollevata di vederti. Ho saputo che Miwa era lì. »
    « Miwa è morto, non preoccuparti. Ora andiamo, ho voglia di riposare dopo questi anni così pesanti. »


    Sapeva bene che per colpa di Darth Fist altri tempi terribili attendevano la Nuova Repubblica e il fatto che fossero ricomparsi i Sith significava che nella Forza non c’era più equilibrio: tuttavia si poteva ancora riparare e estirpare il male che minava quel precario equilibrio creato con la distruzione, centinaia di anni prima, di Darth Sidious.

    « Si, andiamo a casa. »


    […]


    Shinodari salì a bordo del piccolo hovercraft riservato a lei. Il Parlamento si stava riunendo in quel preciso istante. Il cancelliere si era ormai al centro della sala e lievitava osservando attorno a sé il consiglio. Su altri seggi erano presenti anche Shika Nara di Naboo e Shaina Otori di Tatooine, oltre che il Senatore Godsan di Abraxin, curato dopo le ferite ricevute su Naboo. In alto, non visti dalla maggior parte delle persone, c’erano sette piccoli Hovercraft con su altrettante persone che in silenzio osservavano il dibattimento sottostante. Altri due hovercraft simili erano completamente vuoti e rimanevano a galleggiare più in disparte.
    Sotto di loro, su una piattaforma simile, c’era un uomo all’apparenza abbastanza maturo, che dimostrava cinquant’anni, con lunghi capelli neri e occhi rosso fuoco e affianco a lui Shiltar.


    « … bene, per quanto riguarda la nuova tassa di dogana per le importazioni, si è giunti ad un accordo.
    Ora, viene la questione dell’incidente su Naboo. Senatrice Jaku, è pregata di riferire quanto ritiene necessario, Senatore Nara, altrettanto.
    »



    Shinodari, abbastanza irritata, fece avanzare il suo piccolo hovercraft fino al centro della sala, seguita da Shika che invece aveva un’aria perennemente annoiata. I sette sugli hovercraft tesero le orecchie.

    « Anzitutto, la storia ha un’importanza relativa: vi basti sapere che un sith di nome Darth Miwa, allievo di Darth Fist, ha attentato alla vita di Re Shiltar Kuya I di Abraxin e a quella del senatore Godsan di Abraxin.
    Le vicende sono di scarsa importanza se non per quanto riguarda il fatto che i sith sono tornati.
    »


    Un mormorio di sorpresa scosse l’intero senato e dopo trenta secondi buoni di un brusio di volume crescente, un hovercraft si distaccò dalla massa, avvicinandosi. Un piccolo essere peloso, alto non più di un metro e una voce acuta, accompagnato da un droide di protocollo dall’aria allampanata, iniziò a sbraitare contro Shinodari in maniera incomprensibile. Il droide quindi tradusse immediatamente con la sua voce snob e metallica.

    « Il mio padrone dice che non crede che i Sith siano tornati dopo la morte di Fener e Sidious.
    E’ impossibile.
    »
    « La Forza equilibrata è stata, ma il cuore umano debole è.
    Rabbia, ambizione, vendetta: è la via per il Lato Oscuro che sempre aperta è.
    »


    Tutti si fermarono a sentire una voce dall’aria saggia provenire da un piccolo hovercraft in abbassamento. Una figura opalescente si era palesata all’intero senato: Yoda, l’antico maestro Jedi, parlava.

    « Limitato è il mio tempo, per cui solo poche parole dirò.
    Di nuovo la Forza si sta offuscando, ciò che creò i Sith migliaia di anni fa scomparso mai non è.
    Risolvere il problema voi potete, ma il futuro nebuloso è: se fallite la fine della Repubblica sarà.
    »



    Yoda, dopo quell’ammonimento, scomparve. Shiltar e l’altro uomo si sedettero quasi stanchi sui loro sedili, come se avessero usato per qualche motivo un’immane quantità di energia.

    « Senatore Kovick, spero che almeno le parole dello spettro del Maestro Yoda vi abbiano convinto.
    Il Lato Oscuro non è stato eliminato da Anakin Skywalker, secoli orsono. È parte stesso della Forza e non crediate che nessuno possa più percorrere tale strada.
    I segreti dei Sith sono perduti, ma possono essere riscoperti come fece il primo Sith e questo ciò che temo.
    »



    L’essere peloso parlò ancora nel suo idioma curiosamente simile ad un’abbaiare e il droide tradusse poco dopo.

    « Dice: Maestro Kaworu, siete così sicuro di ciò che affermate? Il vostro ordine dovrebbe mettersi immediatamente in allerta. »
    « Lo è. Darth Miwa è stato ucciso grazie a un piano studiato e durato tre anni: per farvi capire il pericolo, Darth Miwa non sarebbe stato sconfitto da nessun’altro se non da molti jedi contemporaneamente.
    Il suo nascondiglio era impenetrabile, sconosciuto e irraggiungibile dalla nostra visione, è stato necessario farlo venire allo scoperto con una scusa per evitare morti inutili.
    È stato difficile, ma è stato fatto. Il maestro, tuttavia, è ancora libero e pericoloso, molto più pericoloso di Darth Miwa.
    »



    Il senatore tacque e ritornò dopo un segno d’assenso. Il cancelliere fissò Shinodari con una certa apprensione, dunque fece un lungo sospiro di stanchezza.

    « Diffondete a tutti i sistemi un identikit di questo Darth Fist, se necessario.
    Decreto che ogni sistema che venga a conoscenza di informazioni su tale Darth Fist le comunichi all’Ordine Jedi.
    »



    I due maestri parvero soddisfatti, anche se lo diedero molto poco a vedere: non speravano di ottenere altro. L’hovercraft risalì in alto e si mise in mezzo agli altri sette Hovercraft che galleggiavano in aria a formare un cerchio attorno ai due maestri. Tra di loro c’era anche Itai, insieme ad altre sei persone sconosciute.

    « La perdita è stata peggiore di quanto mi aspettassi, Itai. »



    Disse Kaworu guardando con i suoi occhi di fuoco Itai. Lui annuì, tenendo le braccia conserte. Con un gesto Kaworu fece sollevare dall’hovercraft di Itai un piccolo cilindro, quello che conteneva l’Ottava Spada, che giunse immediatamente nelle mani del Maestro Jedi.

    « Quest’arma non può rimanere senza un proprietario. Itai, tu sei stato il Padawan di Yami, partirai alla ricerca di un nuovo Padawan su Onderon. »
    « Se non trovassi lì una persona degna? »
    « Cambierai sistema, ovviamente, ad esclusione di Abraxin, Tatooine e Naboo. »
    « Si, Maestro. »


    Detto ciò Kaworu fece tornare il cilindro in mano ad Itai che lo ripose sulla sua cintura, stringendo forte in maniera tale che non cadesse.

    « Ma perché deve addestrare lui il nuovo Jedi dell’Ottava Spada? Non caricheremmo Itai di troppe responsabilità dopo tutto ciò che è successo? »
    « Jin fa silenzio, non ci servono lezioni da te su come condurre quest’ordine.
    Itai, ti sei comportato bene in questi tre anni. Io e Shiltar abbiamo deciso di conferirti il titolo di Maestro Jedi e di darti un seggio nel consiglio.
    »



    Itai rimase apparentemente impassibile. Quindi chinò il capo, senza fare altro.

    « Se questa è la vostra volontà, l’accetterò. »
    « Pazzi! »



    Un hovercraft salì rapidamente, insinuandosi tra i sette senza alcun ritegno. A bordo c’era Shaina Otori di Tatooine, Senatrice, Jedi e custode della Prima Spada.

    « Quanto tempo è passato da quando è stato deciso che un custode non può entrar a far parte del consiglio dei Jedi? »
    « Troppo tempo, per questo è ora di cambiare Shaina. Il Senato ha finito, non è stato deciso nient’altro. Itai, parti quanto prima. »



    […]



    La porta metallica si aprì con un rumore soffice. Lo Jedi entrò nella stanza stancamente, trascinandosi fino a raggiungere la moglie che in quel momento era distesa sul divano bianco ad accarezzare con la punta delle dita la figlia ancora piccola. Itai si avvicinò silenziosamente e si sedette affianco alla testa della moglie, chinandosi per baciare lei e la figlioletta. La bambina, seppur ancora in fasce, mostrava già i segni di suo padre: gli occhi verdi, grandi, erano inconfondibili.

    « Che ha detto quell’accozzaglia di burocrati? »
    « Niente di interessante, sono ancora sulla linea della prudenza. Però ci sono novità nel consiglio. »
    « Ovvero? »
    « Mi hanno fatto maestro e sono entrato nel consiglio. »



    Ayame alzò gli occhi neri sul viso del marito e sorrise, alzandosi con in braccio la bambina, per baciare il marito. Per lei sembrava anche una buona notizia, per Itai un po’ meno: si sentiva a disagio a restare nella stessa stanza alla pari con Shiltar e Kaworu, inoltre la regola che avevano violato – ovvero che i Nove non potevano entrare nel consiglio – esisteva non a caso: quelle spade non dovevano essere più potenti di quanto già non fossero.

    « È bellissimo. »
    « Non troppo Ayame. Io teoricamente non avrei mai potuto far parte del consiglio. »
    « Kaworu e Shiltar non sono due sprovveduti, avranno avuto le loro ragioni. »


    Annuì, lei aveva avuto il suo stesso pensiero. Itai tolse la bambina dalle braccia della moglie, sollevandola per poi baciarle il viso.

    « Ho un’altra novità. Devo partire per Onderon, Kaworu mi ha affidato il compito di addestrare un nuovo Jedi in grado di usare l’Ottava Spada. »
    « Allora parti di nuovo? »
    « Si, ma questa volta la missione è pericolosa quanto un viaggio al mercato. Voi due venite con me. »


    Ayame si rilassò dopo aver pensato con terrore a una nuova assenza del marito e sospirò tranquillamente. Anche la bambina sembrava felice.

    « Anche Ami è felice. »



    Disse Itai e Ayame annuì.

    […]


    Dopo due giorni i piedi di Itai e Ayame calpestavano il suolo di Onderon. Tralasciando che la capitale di quel regno, Otokure, era un teatrino degli orrori a cielo aperto. Molti negozi erano palesemente poco etici dal punto di vista di Itai e soprattutto, lo Jedi si sforzava di non far vedere nulla alla piccola Ami che per fortuna, durante quella passeggiata, si era addormentata.

    « Come farai a capire quando l’avrai trovato? »
    « Lo capirò e basta. »
    « Sempre con queste risposte indecifrabili, voi Jedi. »


    Risi appena lasciando che prendesse Ami ed entrai in un negozio, facendo cenno ad Ayame di attendermi fuori. All’interno c’era un grosso Wookie che appena lo vide lo salutò nella sua grottesca lingua. Itai sorrise e diede una grossa pacca sulle spalle al Wookie.

    « Tuwe! Mio vecchio amico, come te la passi? » - altri suoni poco comprensibili in risposta - « Capisco capisco, è vero a volte sono proprio fastidiosi gli Hutt. Chi è stato a farti visita? » - ululi di Wookie - « Mh capisco, Garunda the Hutt. Non preoccuparti lo sistemeremo presto. Devo chiederti una cosa Tuwe, si svolgono ancora le lotte illegali? »


    Il Wookie annuì con vigore, iniziando a sbraitare nella sua lingua informazioni e indicazioni. Dopo aver ringraziato il Wookie Itai uscì dal negozio, raggiungendo Ayame che aspettava furoi.

    « Ascoltami, devo andare in un posto non troppo felice per te e Ami. Tornate all’astronave, io ci metterò qualche ora credo. »
    « Sta attento però. »
    « Non corro rischi, ma devo andare dove solitamente fanno combattimenti illegali tra bambini. È un orrore che da quando Yami è morto è ripreso con vigore. Vedrò di dare una mezza fermata al fenomeno e lì spero di trovare chi cerco. »
    « In un postaccio del genere? Come mai? »
    « Non lo so, il mio istinto dice di andare lì. »



    […]



    Il vicolo dove si era infilato Itai era abbastanza angusto da dare la nausea. Lo Jedi si fermò davanti a un grosso uomo che gli sbarrava la strada: egli aveva il volto deforme, corti capelli neri e un solo occhio sano, il classico malavitoso che non doveva aver passato un felice quarto d’ora.

    « Chi sei tu, smamma. »
    « Credo che tu mi farai passare. »
    « Si, credo che ti farò passare. »
    « E penso anche che andrai a casa tua, ti vestirai per bene e ti consegnerai alle forze dell’ordine. »
    « Si, andrò a casa mia, mi vestirò per bene e mi costituirò. »



    Itai sorrise affabile all’uomo che quindi si allontanò, lasciandogli la strada libera. Le menti deboli erano manipolabili con la Forza e lui era stato appena convinto a fare una cosa impensabile per un malavitoso che teneva bambini sotto scacco per farli combattere all’ultimo sangue. Itai proseguì nel viottolo finché non giunse in una piazza chiusa, delimitata da quattro altri palazzi con un soffitto artigianale di metallo scadente. Il pavimento era fangoso e al centro della piazza c’era una gabbia dove due bambini si stavano affrontando a muso duro. Il primo era castano, con i capelli corti e con la particolarità di avere in faccia una proboscide al posto del naso, l’altro era un umano con i capelli bianchi e l’aria sicura di se. Non poteva dimostrare più di cinque anni, al contrario del suo avversario che ne aveva almeno dieci. Quanto il bambino con la proboscide attaccò l’altro lui lo schivò velocemente e lo colpì sul viso con un pugno mandandolo a tappeto.

    Itai ne rimase impressionato. Si avvicinò con un certo interesse, tralasciando la folla baldanzosa che tifava quel macabro spettacolo. Una sensazione di calore proveniva da quel bambino, ben diversa, che riusciva a percepire solo nella sua mente: la Forza era potente in lui, molto potente.

    « Fermate questo spettacolo schifoso, immediatamente. »



    Dissi. Tutti si voltarono verso di me, combattenti compresi. Un grosso verme strisciò verso di me e con la sua enorme mole mi fu davanti ben presto. Un Hutt, quale schifosa creatura.

    « Avrei dovuto immaginare che dietro a questo spettacolo ci fosse un Hutt. »



    Lui parlò nella sua lingua e io compresi il discorso, che diceva circa così:

    « Tu cosa vorresti, piccolo insulso uomo? Sai che non esci vivo di qui? »
    « Se lo credi. »


    Con un movimento repentino afferrai la mia spada e la Settima fu sguainata. La Lama gialla riluceva nello squallore del posto e l’Hutt fu colto da un tremito di orrore. Si allontanò piano e con lui, tutti gli altri sparirono. Mi avvicinai alla gabbia velocemente, tagliando la serratura con un colpo netto di spada, avvicinandomi ai due bambini.

    « Avanti, voi venite con me. »



    I due bambini, muti e stupiti, seguirono lo Jedi fino fuori a quel posto. Entrambi indossavano vestiti sporchi e logori. Senza dire una parola, ignorando le loro domande, li portai fino alla mia astronave. Ayame era già dentro e dalla piccola cucina dell’astronave proveniva un profumo famigliare.

    « Ayame, abbiamo due ospiti! »
    « Chi? »
    « Due bambini. »
    « Ok. »


    Ormai Ayame si era abituata alle stranezze, da quando era sposata con Itai. Lui invece portò i due bambini nel bagno ed aprì l’acqua della doccia.

    « Avanti, lavatevi uno alla volta, ci sono degli asciugamani nel mobiletto lì a destra. Come vi chiamate? »
    « Ryutsuki. »
    « Herbepp. »



    Il primo a parlare era stato il bambino con i capelli bianchi, il secondo quello con la proboscide. Itai uscì dal bagno ed entrai in cucina, avvicinandomi ad Ayame. Aveva lo sguardo pensieroso forse, perché lei capì che qualcosa lo turbava.

    « Che c’è? »
    « Quei due bambini stavano combattendo davanti a un branco di scommettitori. C’era un Hutt dietro tutto. »
    « C’era d’aspettarselo dopotutto. »
    « Si, c’era da aspettarselo. Però penso di aver trovato chi cercavo. »
    « Davvero? »
    « Si è il bambino con i capelli bianchi. L’altro con la proboscide invece non ha niente di particolare, ma lo riporteremo a Coruscant, lì avrà qualcuno che si prenderà cura di lui. »


    Dopo poco fece capolino dalla porta, avvolto totalmente in un accappatoio tre volte più grande di lui, Ryutsuki, che guardò lo Jedi imbronciato. Si avvicinò a lui e lo sollevò, posandolo quindi sul tavolo.

    « Chi sei tu? »
    « Io mi chiamo Itai e sono uno Jedi. »
    « Quell’ l’avevo capito. Perché mi hai tirato fuori di lì? »
    « Ehi sembra quasi che ti abbia fatto un torto. Sei piccolo ma hai una lingua tagliente. Ora mangiamo prima, dopo cena, capirai tutto. Prima di tutto però, devi metterti qualcosa addosso. »



    […]



    Dopo cena Herbepp era a letto e Ryutsuki, invece, ancora con Itai in cucina. Ayame con Ami erano andate a dormire poco dopo l’altro bambino. Itai guardò Ryutsuki nel viso che mi ricordò qualcuno sulle prime. Non riusciva, tuttavia, a ricordare bene chi.

    « Io ho avuto un compito, Ryutsuki, di trovare un allievo adatto per una cosa molto speciale. »
    « Cosa? »
    « Uno Jedi, di quelli speciali. Tu vorresti diventare uno Jedi? »
    « E chi non vorrebbe diventarlo! »


    Itai rise di gusto all’innocenza del piccolo, quindi prese il cilindro che conteneva l’Ottava Spada. L’apri, sfoderando l’arma, posandola tra lui e il bambino.

    « Ascolta, questa spada è una delle armi più forti dell’universo. Era del mio Maestro ed ora, sento che tu sarai il prossimo che potrà usarla. Se vorrai, io sarò il tuo Maestro finché non sarai abbastanza saggio e potente da poter avere a tua volta un allievo, un Padawan. »
    « Come fai a sapere che… »
    « Che la spada vuole te? La Forza me lo dice, lo sento. Queste non sono comuni armi Jedi, sono Nove spade create dai midiclorian e da cristalli spaziali. La Forza le ha create e la Forza sceglie chi può brandirle. Avanti, prendila. »



    Il bambino, lentamente, prese la spada tra le dita. Non accadde apparentemente nulla e per questo, sembrava che lui fosse rimasto deluso.

    « Non succede nulla! »
    « Accendila prima. »



    Dissei divertito e lui premette il pulsante con cui la spada si avviò. La lama fuoriuscì, questa volta di colore viola scuro, che rimase deforme, come liquida, senza una forma precisa, in continuo movimento. Una particolarità: era enorme, grande quanto il tavolo da sei posti davanti al quale i due erano seduti.

    « Si, ti ho trovato. Sii felice Ryutsuki, domani ti porterò davanti al consiglio Jedi per farti valutare. Dammi la spada, per te non è ancora arrivato il momento di usarla. »



    Lui porse la Spada ad Itai dopo averla spenta e lui la ripose nel suo contenitore. Ryutuski sbadigliò subito dopo.

    « Sei esausto, ma è notte fonda. Va a dormire ora. »


    Lui annuì e si diresse strisciando i piedi per terra verso la stanza che Ayame aveva mostrato ai due prima. Itai rimase per qualche altro minuto fermo, riflettendo. Quel bambino non aveva tradito le sue aspettative e la spada le aveva confermate: la sua Forza era immensa, probabilmente superiore persino alla Forza di Yami: solo da lui aveva visto la lama allo stato grezzo così grande.

    Mi alzai senza smettere di pensare e preparai la nave alla partenza: non volevo perdere un minuto. Impostai la rotta verso Coruscant e impostai il pilota automatico, quindi rimasi fermo sul sedile, guardando il cielo che divenne spazio poco prima del salto a velocità luce. Quel bambino aveva un qualcosa di famigliare, anche se non aveva ancora ben compreso cosa.


    Edited by -Max - 11/4/2010, 23:29
     
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  12. Yami Kaguya
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    [Capitolo 6 - Cane e Gatto]


    Si prese il volto fra le mani, contenta che Ryu fosse fuori a giocare con Ko. Erano anni, che non vedeva Kyo così in collera. Pensava di essersi preparata adeguatamente, sulla nave. Ma forse non averlo visto per tanti anni, le aveva fatto dimenticare l’intensità dell’odio che ora le stava davanti.

    Come diavolo fa ad essere Yami?!

    Me lo chiedo anch’io, per l’ennesima volta, te lo ripeto! Ma come mi ha chiamata…come Shiltar gli abbia teso un’imboscata…faccio fatica a crederci, ma..

    “Ma” un bel niente! Yami è morto, credevo avessi smesso di cercarne l’ombra!

    HO SMESSO INFATTI!


    Si era alzata in piedi, furente, le mani sul tavolo con le punte delle dita sbiancate per la pressione che vi stava imprimendo. Kyo fissò prima lei, i suoi occhi, e quindi le sue mani. Poi si appoggiò a una libreria, e si premette le tempie con l’indice e il medio della mano sinistra, che gli copriva il volto. La domanda successiva non fu pronunciata con astio, quanto con una sorta di rassegnazione all’inevitabile, che comunque continuava a risultare incomprensibile.

    Com’è possibile?

    ..Non lo so. Di sicuro sarà la prima cosa che gli chiederò.

    Oh, no. Tu gli starai lontana, invece. Spiegheremo tutto al Senato, contratterò per gli arresti domiciliari se sarà necessario, diremo che ti ha corrotto la mente. Non voglio rivivere il passato, Shinny.

    ..Nemmeno io, Kyoshiro. Ma non posso fare come dici.

    Perché? Non puoi dirmi, sia innocente. Non so nemmeno in che modo esista, ora.

    Per questo, voglio parlarci. E comunque, non è una cosa che riguarda solo lui. Te l’ho detto, sia Shiltar che io siamo quasi stati assassinati. Anzi, probabilmente non possiamo nemmeno essere sicuri sia ancora vivo.

    Per questo il Senato deve sapere, non puoi fare nulla da sola.

    Hanno troppe carte in mano da giocare, Kyo. Ci serve qualche prova a favore di ciò che stiamo dicendo. E temo che tutto questo sia solo la punta dell’iceberg. Non posso permettermi di stare ferma a Coruscant e aspettare che facciano quello che vogliono.

    …Kaworu non potrebbe crederti? C’è anche Saya, potrebbero-

    Il Cancelliere è una brava persona, ma non può sbilanciarsi a favore di una quasi assassina. E coinvolgere Saya la farebbe solo rientrare fra i bersagli. Per ora è al sicuro, dato che eliminare lei non cambierebbe nulla, suo padre anzi rivolterebbe Coruscant per trovare i responsabili. Ma se vi fossero costretti…

    Shin, tutto questo non ha senso, come sarebbe potuta nascere una organizzazzione così? Ne parli come se nella galassia ci fosse un organo capace di rovesciare la Repubblica combattendo ad armi pari, è impossibile.

    Sono gli uomini a cambiare il mondo, Kyo. Se qualcuno minasse i punti giusti, la repubblica potrebbe cadere pezzo dopo pezzo.

    ..Shin, credo tu debba calmarti.

    Devo capire quanto è esteso il controllo che questi tizi hanno a Coruscant, prima di potermi calmare.

    I due si guardarono, ma nessuno sapeva come prendere davvero il controllo di quella discussione e riuscire a rassicurare il proprio compagno. Shinodari si alzò quindi, e uscì dalla stanza, mentre Kyoshiro la seguiva con lo sguardo.

    Dove stai andando?

    Continuare questa discussione è inutile, nemmeno io ho le prove per convincere me stessa che tutto questo stà accadendo sul serio. Mi servono informazioni.

    ..E dove pensi di ottenerle?

    Dal bambino la cui comparsa pare aver dato il via a tutto questo casino.

    Ci parlerò io, non serve che-

    No, Kyo. Sò che cerchi di proteggermi. Ma so difendermi da sola, grazie.


    Gli chiuse le labbra con le sue prima che potesse riaprirle di nuovo, quindi si allontanò verso l’ospedale, senza voltarsi. Kyoshiro la fissò alcuni secondi, poi strinse i pugni, e si costrinse a calmarsi. Doveva avere fiducia in lei. Lui, l’aveva persa in quel modo.
    Di certo non avrebbe commesso lo stesso errore.

    […]

    Credeva di avere uno stomaco forte, ma nell’ora precedente aveva rischiato, su quello non c’erano molti dubbi. Vedersi la mano aperta sino all’osso, e dei cosi strani che vi armeggiavano sopra, gli rendeva un po’ difficile tenerla ferma come il droide gli ripeteva di fare. Alla fine almeno era finita, e l’aveva lasciato in pace. Era quindi tornato al suo sonno, dato come già essere cosciente per aiutare la rigenerazione delle ossa gli costasse più energia di quanto potesse permettersi. Aveva perso il conto, delle volte in cui era svenuto da quando si era risvegliato la sera prima a Naboo con una registrazione di Shinodari che gli spiegava dov’era, di starsene fermo, di non provare a scappare, e che sarebbe arrivata al tramonto del giorno successivo, augurandosi per il suo bene di trovarlo ancora lì.
    Insomma, ci teneva a parlare. Non che avesse sperato il contrario. Solo che il pensiero di un interrogatorio, gli rendeva più allettante l’idea di svenire provando a curarsi per tipo la ventesima volta. Già la sua situazione, gli faceva venire il mal di testa. Aveva perso la spada, si era fatto fregare da Giants, era nella casa di Shinodari ansiosa di interrogarlo, e le dita gli facevano un male terribile dato che l’anestesia avrebbe ridotto insieme al dolore anche le sue abilità nel controllare i propri midiclorian, rendendo la guarigione anche più lunga. Non che i frammenti ossei sintetici non avessero ormai risolto il problema in un giorno di lavoro da parte del droide, ma gli occorreva di nuovo la mobilità completa al più presto.
    Non aveva proprio tempo da perdere, già era un miracolo che gliene avessero lasciato tanto. E fra una perdita di coscienza e l’altra, aveva pure visto un bambino entrare e scappare di corsa non appena l’aveva guardato. Poteva immaginare chi fosse senza troppi problemi.
    E proprio quello, gli ricordò quanto odiava le visite.
    Fu per quello, che si costrinse a starsene in piedi. Prese una sedia gravitazionale, e uscì dalla camera dopo essersi rimesso almeno i pantaloni, e non quel camice ridicolo che gli avevano messo addosso. Immaginò che dietro a un camice coi coniglietti, ci fosse il primo accenno di vendetta di Shinodari. Per il colore rosa, più che altro.
    Certo dovette ammettere, che tornare a…casa, se poteva chiamarla così, aveva un che di strano. I cambiamenti erano stati minimi, da quando se ne era andato. Fu sorpreso lui stesso, di come ricordasse le strade per le varie stanze con una sufficiente precisione da riconoscere dove girare.
    Iniziò quindi a sperare, che anche il resto fosse rimasto uguale. Si affrettò quindi verso le ali superiori, stando attento ad evitare i domestici, sino ad arrivare all’osservatorio. Non si lasciò distrarre dai ricordi, nel vedere i telescopi con cui aveva redatto la mappa del cielo di Naboo insieme a Shinodari. Si diresse invece verso un portone defilato, sul lato più esterno della stanza circolare di una quarantina di metri di raggio. Perlomeno, non trovò il tastierino divelto. Immise quindi il codice per aprirla, ma l’accesso gli venne negato. Riprovò, ma il risultato fu lo stesso.
    Immagino Shin ci avesse messo le mani, da sé o sotto consiglio di Kyoshiro. Così, non ebbe altra scelta. Arretrò, e pose entrambe le mani verso la porta. La vide tremare, quindi strinse di più le mani, e le tirò verso di sé. Tuttavia, la porta non fece nient’altro che tremare di più, senza altri cambiamenti. Yami avvertì una fitta alla testa, ma non si fermò. Sino a che, non gli arrivò uno schiaffo sulla nuca, che interruppe la concentrazione e gli fece quasi venire un colpo di frusta.
    Si voltò di scatto, solo per trovarsi Shinodari accanto, con uno sguardo indecifrabile in faccia.

    ..Chiedere, no?

    Devo chiedere per accedere alle mie cose?

    Quando molli tutto dietro di te, di norma perdi il possesso delle ora mie cose.


    I due si voltarono, poi Yami tirò nuovamente su le mani, e stavolta Shinodari gli afferrò la testa, girandola verso di sé a forza con uno sguardo meno indecifrabile. Yami era indeciso fra irritazione e volontà omicida.

    Mi stai facendo pentire di averti portato via di là, Yami Bane. Sei in casa mia e della mia famiglia, come ospite. Ora, se vuoi entrare là dentro non ho nulla in contrario, ma ti avverto che l’ho fatta rinforzare apposta, in previsione che ti venisse un altro colpo di genio come condurre un terrorista in casa mia.

    Yami la fissò. Quindi alzò le mani in alto, e le rimise sui poggioli con aria rassegnata, il mal di testa incalzante non lo rendeva molto battagliero.

    …Puoi aprire? Mi serve.

    La ragazza lo fissò un attimo. Poi si diresse alla porta, e rapidamente digitò alcune cifre sulla tastiera, il cui Bip fu seguito da un rumore secco dall’interno della stanza. Le porte si aprirono, e Yami si avvicinò ad esse, entrando nella stanza non appena furono abbastanza divaricate da consentirglielo. Shinodari lo seguì pochi secondi dopo, mentre Yami si trovava però dinanzi a uno spettacolo di certo poco allegro. La stanza era praticamente vuota. Delle armature, dei ricordi, delle armi…non era rimasto nulla. Yami fissò il tutto con sguardo glaciale, senza aver bisogno di chiedere.

    …E’ successo dopo che ci siamo sposati. Kyo voleva demolire la stanza, ma sono riuscito a convincerlo che poteva essere utile a Ryu, quando fosse cresciuto. Pare che tutti e tre, abbiate la passione per un antro, da qualche parte, dove rinchiudervi.

    ..Perché?

    Abbiamo rimosso ogni cosa che potesse ricordargli suo zio, mi dispiace. Se intendi arrabbiarti, sappi che non accetterò la tua ira. Nulla di ciò che è in questa casa, ti appartiene. Questa, è la mia vita, così come di Kyo e di Ryu. Non avevo alcun dovere, di tenere integro un angolo per te.


    Yami non rispose. Una lieve contrazione alla tempia gli provocò un’altra fitta di mal di testa, nel sentire le prime parole della ragazza. Ma alla fine, la ignorò. Chiuse gli occhi, aumentando la percezione del mondo accanto a sé. Poi li riaprì, così come fece con un cassetto in un angolo, pieno di pezzi di ferro mischiati. Ferraglia, per chiunque. Ma al bambino, fecero spuntare un sorriso.

    …No, infatti.

    Si rilassò sulla sedia, chiudendo gli occhi e cercando di calmarsi del tutto. Si focalizzò quindi su quei pezzi di ferro, sollevandoli in aria, e facendoli orbitare attorno a sé. Era passato tanto di quel tempo, dalla prima volta in cui aveva svolto quell’operazione. Persino con le sue conoscenze però, era ancora un esercizio che si stupì, di quanta concentrazione gli richiedesse. Però, avvertì anche una sorta di sollievo alla mente. Come quando uno sforzo prolungato ma leggero, diventa infine un meccanismo per cui potresti continuare per ore.

    ..Che stai facendo?

    Utilizzo ciò che ancora di mio rimane qui, a quanto pare.


    I pezzi iniziarono a unirsi fra loro, a formare un cilindro grande circa quanto l’avambraccio del giovane Jedi decaduto. Quando tutti i pezzi furono al loro posto, il cilindro si divise in due, mentre un cristallo dal colore giallo usciva dalla sacca alla vita di Yami, andando a posizionarsi in mezzo ai due pezzi, che si richiusero dolcemente attorno ad esso. Yami quindi agì sul manico, e una lama gialla eruttò dal cilindro, vibrando mentre il suo padrone la riportava dinanzi a sé. Solo che ad un tratto, ne perse il controllo, e la sentì allontanarsi da sé. Riaprì quindi gli occhi, e vide Shinodari con la lama in mano, che lo fissava.

    …Meglio che la metti giù. Non è un giocattolo.

    Appunto.


    La ragazza non esitò un istante, a porre la lama vibrante di fronte al collo del bambino. Che fissò prima l’arma e poi lei, senza dire una parola. Shinodari gli diede una possibilità per circa un minuto. Poi dovette fare lei le domande, a quanto sembrava.

    …Come è possibile, Yami? Perché sei vivo?

    Non posso dirtelo.

    Che cosa?

    Non sono venuto qui per cambiare la tua vita. Te ne sei rifatta una, ne sono felice. Meno sai di me meglio è a questo punto, no?

    E’ un po’ tardi per quell’atteggiamento protettivo, non credi? E tra l’altro, ormai puoi anche risparmiartelo.

    …Già, ci pensa Kyoshiro, vero?


    L’espressione di Shinodari si fece più tagliente, ma non si lasciò sviare dove voleva il Jedi. Dopo quasi sette anni felici, quei commenti non attaccavano più. Anche se fossero stati sinceri, cosa che non credeva.

    Esatto. Lui non mi tiene mai nulla nascosto, come faccio io. Invece tu, vedo che ti ostini a farlo anche ora. Dimmi-come-sei-tornato, Yami. Voglio sapere perché stà succedendo tutto questo.

    Nessun segreto? Wow, quindi immagino che le scappatelle le accetti con un “perdonami” fintanto che te le comunica, eh?


    Stavolta, la ragazza avvicinò ulteriormente la lama al collo del bambino, che però non indietreggiò, pur avvertendo il calore del plasma vicino alla pelle. Anzi, sorrise divertito, quasi che il calore fosse del solletico.

    Avanti. Sei arrabbiata? Confusa? Magari è meglio che questo interrogatorio lo continui Kyo? Non è un bene per una Senatrice, sporcarsi le mani.

    Sarei disposta a farlo, se la tua testa desse delle risposte che a quanto vedo, non otterrò lo stesso lasciandola attaccata al collo.

    Ma dai, decapiteresti un faccino così?


    Probabilmente Yami voleva cercare di dare un’aria innocente alla sua faccia. Ma il sorriso che fece, provocò solo una sensazione di disagio nella ragazza, un istinto che le diceva come ciò che aveva davanti era innaturale.

    ..Cosa hai fatto, per diventare così?

    ...E' inutile che tu lo sappia.

    E allora cosa mi puoi dire?!

    Che me ne andrò di qui non appena potrò. Ora che è successo ciò che è successo, non ha alcun senso che continui a starti attaccato.


    Shinodari rimase in silenzio. Riflettè sulle parole che aveva sentito per qualche secondo, cercando altri significati, a ciò che le suggerivano. Ma non ebbe fortuna.

    ..Stai dicendo che sei tornato davvero solo per usarmi? Che ora che sono anch’io ricercata, te ne andrai e basta?

    Stò dicendo che come vedi, non ci sono “ma” e “se” che tengano. Se ti vogliono morto, di norma muori. Se ci ritrovano, spareranno a te, e poi domanderanno dove sono io. Rimarrò qui sino a che non arriveranno. Poi vedrò di lasciare il pianeta, facendomi notare. E quindi potrai tornare alla tua vita con Kyo e quel bambino.

    ..Stai scherzando, vero?

    In effetti, sì. Faranno irruzione comunque, uccideranno tutti, e torneranno tranquillamente alla base per fare i loro comodi. A meno che Kyo non faccia qualcosa, si intende.


    Il calore alla gola diventò improvvisamente più intenso, sino a che il collo del bambino non scattò all’indietro, in risposta a un bruciatura intensa nella zona del mento. Yami non riuscì a reprimere un’imprecazione, prima di riabbassare la testa di poco e fissare di nuovo Shinodari, che invece si era mossa pochissimo. Anche se a giudicare dai suoi occhi, al Jedi parve si fosse mossa un po’ troppo anche per i suoi piani.

    …Ti diverti? A pensare che Kyo, Ryu, e persino io, moriremo? Lo sai, che non è più un Jedi, dopo ciò che gli hai fatto. Se sei tornato solo per portare la morte a mio figlio, a mio marito, quando non c’entrano nulla fra ciò che è successo fra noi per una tua scelta, io-

    Non lo vide nemmeno muoversi. Era troppo concentrata sui suoi occhi, per notare il resto. Solo quando si sentì mancare la terra da sotto i piedi, colse un cambiamento nello sguardo del bambino. La cui mano era ora sollevata verso di lei, mentre la guardava con occhi che non vedeva da molto.
    Un tempo non temeva quello sguardo, ben sapendo che, almeno fisicamente, non sarebbe mai stato in grado di ferirla sul serio. Persino ora, una parte di lei lo credeva. Per quanto la stesse guardando, come di norma aveva guardato gli uomini che le si avvicinavano, anni prima.

    ..Una mia scelta. Certo, tutto grava su di me. La nostra vita era perfetta, prima che io decidessi di prendere tutto e andarmene, vero?

    Eravamo felici, Yami. O almeno, credevo lo fossi anche tu.

    Già, non dubito.

    Cosa c’è, dovrebbe essere colpa mia, ora?! Sei tu ad essertene andato senza nemmeno dirmi perché!


    Yami la fissò ancora alcuni istanti, poi la depose con il minimo di controllo necessario. Quindi approfittò della leggera perdita di equilibrio della ragazza, per afferrare la spada, spegnerla, e riportarla verso di sé. Quindi guardò un’ultima volta Shinodari, che ora lo fissava con ciò che sembrava davvero odio. Quindi si voltò, uscendo dalla camera.

    Io farò come ho detto. Se ci tieni alla tua famiglia, non fare più niente e rimani qui sotto la protezione di Kyoshiro. Non potranno di certo assassinarti, finchè ti auto-costringerai agli arresti domiciliari.

    Il bambino quindi se ne andò, senza reagire alle parole che la ragazza gli urlò contro. Trovò stranamente facile, farlo. Probabilmente perché da quella conversazione aveva effettivamente visto in faccia, la dimostrazione di quanto l’aveva persa.

    Perché ti addossi sempre tutto?! Perché credi che solo tu hai il potere di mettere le cose a posto, quando hai visto che non è così?! Perché non puoi mai fidarti di me!

    Shinodari gli urlò contro sino a che la sedia non sparì. Poi rimase a fissare quella porta, maledicendo le reincarnazioni in cui non cambiava nulla, o qualsiasi cosa fosse l’essere di cui ormai, credeva di aver rivisto solo i lati negativi sino ad allora.

    […]


    …Devo dire, che è andata meglio di quanto credessi.

    Yami si fermò in mezzo al corridoio, senza voltarsi ma sospirando in maniera palese. Attese che fosse lui ad avvicinarsi, e quindi replicò, in tono piatto.

    Paura di ripensamenti? Nah, pare sia cotta. Puoi stare tranquillo, occhi a semaforo.

    Kyoshiro si affiancò alla sedia del fratello che era appena ripartita, e la rallentò col suo peso, per quanto Yami non staccasse il dito dai controlli per farla avanzare.

    Tranquillo? Dopo che grazie a te, ora è ricercata per favoreggiamento?

    Cerca di sentire tutti i lati della storia, Shiro-chan. Dopo averla messa nei casini non me ne sono andato, ma ho ricambiato il favore. Quindi, non venire a rompermi anche te, discussioni simili ha il diritto di farle solo lei, non le serve la balia.

    Oh? Quindi il discorso di prima, erano solo cavolate?

    …Primo, non le serve nemmeno una sanguisuga che la segua ovunque. E secondo, no. Credo fermamente, nelle tue capacità di scudo umano, Nii-san.


    Non si stupì troppo di come si ritrovò con la mano del fratello sul suo bavero, e quindi in aria dopo essere stato sollevato tramite quella presa. Fissò quindi l’uomo sotto di lui, senza togliersi quello sguardo freddo, contornato da un lieve sorriso di derisione.

    …Io avrei saputo proteggerla. Non avrei mai permesso che finisse coinvolta nei miei, casini. Non trattarmi come il povero sfigato che non può far niente.

    Se sono tornato è appunto perché tu non saprai fare il tuo lavoro.

    Che cosa..? E’ perché sei tornato, che lei ha fatto quell’idiozia!

    Concordo. Ma chissà perché, l’ha fatto, eh?


    Kyoshiro fissò con disgusto il sorriso divertito di quel bambino che doveva essere suo fratello, prima di caricare il pugno, e colpire quella bocca che stava rovinando tutto ciò che in dieci anni aveva costruito. Yami però non fece un fiato, per un attimo. Poi alzò lo sguardo e la mano insieme, mandando Kyoshiro a venti metri più in là, insieme a sé stesso per come non mollò la presa. Solo che stavolta anche il bavero del ragazzo venne afferrato. Si squadrarono così alcuni istanti, senza che nessuno parlasse. Poi Yami abbandonò lo sguardo divertito, e si mise a parlare al fratello a due centimetri dai suoi occhi.

    Lo ammetto, avevo dimenticato come fare lo stronzo con te fosse la perdita di tempo più piacevole che avevo. Comunque, mettiamo le cose in chiaro, se ci tieni. Non sono tornato per rovinarti la vita, per quanto l’idea non mi dispiaccia quanto credi, già che sono qui. E ringrazio tua moglie per l’aiuto, ma a parte questo non sono nella testa di nessuno, quindi non rompere che è tutta colpa mia se lei è curiosa. Terzo, come vedi il suo bentornato sa di pelle bruciata, quindi non sbattermi addosso i tuoi timori che possa tornare da me. E quarto…solo un consiglio. Se vostro figlio si avvicina di nuovo a me, è meglio che prepariate delle protesi infantili.
    Con questo spero la chiacchierata si finita. Appena posso me ne vado, e non disturbarti a cercarmi di nuovo.


    Colpì quindi con il dorso della mano quella del fratello, e tornò sulla sedia, girandosi nella direzione opposta. Kyoshiro si rialzò, sistemandosi il vestito mentre veniva lasciato solo nel corridoio. Rimase a riflettere su cosa fare qualche minuto, cercando di riordinarsi le idee. Alla fine, decise solo di andare a controllare dove fosse Ryu, per ogni evenienza.
    Solo che proprio allora, nel silenzio del palazzo, risuonò un boato. Kyo si avvicinò alla finestra, e vide qualcosa, che nemmeno lui si sarebbe aspettato. C’erano delle truppe schierate nella pianura, a meno di un chilometro dal palazzo.
    Solo che non erano straniere. Erano le sue. I suoi stessi carri armati, stavano sparando colpi in aria con le canne puntate nella direzione del palazzo.

    …Ma che diamine…sono impazziti?!

    Il ragazzo si diresse di gran carriera verso il portone, dove stavano già convergendo Febh, Shinodari, e Ryutsuki, oltre a Sato che osservava la scena leggermente defilato.

    Febh, che significa?!

    ..Posso parlare francamente?

    Rispondi e basta.

    Non ne ho la più pallida idea. Ma non stanno scherzando, signore.


    I carri erano fermi, ora. Ma uno speeder, si distaccò dalla formazione, avanzando verso il palazzo. Kyoshiro si diresse verso le scale, e da lì scese fino ai basamenti, arrivandovi in contemporanea al mezzo. Da cui scesero tre uomini, i blaster in mano e puntati verso il loro signore.

    ..Che state facendo? Che significa?

    Significa, che lei è appena stato detronizzato, Kyoshiro Bane. Se sarà collaborativo, nessuno si farà del male. Ora, torni indietro, per cortesia.

    ..Chi diamine sei tu? Cosa sarebbe questo, un colpo di stato?

    Non esattamente. Ora però, si volti e torni sulla cima delle scale. Non me lo faccia ripetere.


    Kyoshiro ricevette un lieve colpo con il calcio del blaster, sufficiente a farlo arretrare, prima di ritrovarsi di nuovo la canna in faccia. Senza cambiare espressione, fece come gli stava venendo detto, lentamente.

    Cosa pensi di ottenere? La repubblica non accetterà mai un cosa simile, per non parlare del popolo. Il tuo dominio non vedrà l'alba di domani.

    Oh, non si preoccupi. Mi sono assicurato di prepararmi un’adeguata base politica, prima di mettermi all’opera. Tutto questo sarà accettato, in quanto la Senatrice di Naboo, e moglie del Re attuale, è una pericolosa assassina colpevole della morte di un suo pari. E lei, è sospettato di favoreggiamento nel nascondere dei criminali. Siete entrambi in arresto, quindi, mio signore…questo non è, un colpo di stato. I Sovrani di Naboo, al momento, sono destituiti per crimini contro la Repubblica. Occupo solo un posto vuoto.

    Co-?! Mia moglie non è una assassina, e non stò nascondendo nessuno! Se cercate il colpevole, è di sopra!

    Troppo tardi, mio Re. Ora, muoviti.

    Kyoshiro venne condotto senza altre possibilità di replica sulla sommità delle scale. Poi gli uomini puntarono le armi anche sugli altri presenti, disarmando Febh. In tutto ciò però, sia lui che Shinodari, interruppero il silenzio con un'unica esclamazione, pronunciata all’unisono. La figura che avevano davanti, era la stessa che su Coruscant aveva provato ad assassinarli.

    Tu!

    Purtroppo, sì. Speravo di non rivedervi, ma siete proprio duri da uccidere. Oh beh, stavolta gioco in casa, quindi…

    Questa è la mia, di casa!

    Fu sicura, di udire una risata sommessa, sotto quel casco.

    ..Mi permetto di dissentire, Senatrice. Sono cresciuto qui come lei, questa è anche la mia casa. E per quanto abbia dovuto sopportare questa insulsa politica pacifista troppo a lungo, io amo il mio pianeta. La crisi della Federazione, non ha dimostrato che le forze di Naboo sono più che valide? A che pro allora, non utilizzarle per estendere l’influenza del Pianeta? Non si sà, questo è il bello.
    Ma da oggi, non ci sarà nemmeno un motivo per non sfruttarle.


    ..Chi diavolo sei, tu?

    La guardia rimase in silenzio un istante. Poi si slacciò l’elmetto, mostrando una selva di capelli grigi, degli occhi bianchi come la luna, e un sorriso divertito. Sotto gli occhi dei presenti, si presentò il capitano della seconda squadra di difesa presidenziale, e primo ufficiale in capo all’esercito di Naboo.

    …Oh mio…

    Vi sono mancato, Senatrice?


    Xander. Vivo, vegeto, e a quanto pareva determinato a utilizzare il suo ruolo sul pianeta, insieme all'esercito che esso comportava. Di sicuro, sapeva come fare le entrate ad effetto. Si godette l’espressione dei presenti, almeno sino a che le ovvie domande non iniziarono a venire poste.

    ..Come hai-

    Le faccio io le domande, qui. Ditemi dov’è il vostro piccolo amico, e vi concederò di non uccidervi di fronte a vostro figlio. Kyoshiro?


    Shinodari si riprese in fretta, dovette farlo. Si voltò verso il marito, iniziando a muovere le labbra per dirgli di non parlare, ma un colpo di blaster fece spostare entrambi in direzioni opposte. Kyoshiro fu però il più rapido, a riavvicinarsi e a mettersi di fronte alla ragazza.

    Ho già detto che ve lo dirò, tieni a freno i tuoi bollenti spiriti.

    Sono stato anche fin troppo paziente, mio Re. La finiamo coi giri di parole? Se la sua prossima frase non sarà il nome di un luogo, farò fuoco su tutti voi e farò da me. Pronti? 3, 2-

    L’ultima volta era diretto all’osservatorio in cima al palazzo, ma ora potrebbe essere nella zona degli Hangar, se ha capito che siete qui per lui.

    Mmmm…dirlo prima, no?


    Xander sollevò il blaster, e con un rumore acuto, la spalla del signore di Naboo venne colpita, mandandolo contro la donna dietro di lui, che si affrettò a sorreggerlo, mentre Febh a sua volta si portava davanti al proprio sovrano. Ma Xander ormai aveva perso interesse, in loro.

    Kyo! Oddio…

    Stò..stò bene, stò bene.

    Voi, chiamate una squadra, e setacciate i piani alti. Fuoco a vista, non dategli il tempo di usare i suoi trucchi da fenomeno da baraccone.


    I due uomini si allontanarono, mentre Xander lasciava altri due a tener d’occhio i suoi prigionieri, e ritornava ai carri.

    Perdonatemi, ma ho un’occupazione da gestire. State qui buoni buoni, se spiego al popolo con voi vivi la situazione, magari mi ascolterà di più. A dopo.

    L’ex dipendente di Shinodari, voltò quindi le spalle a tutti loro, tornando indietro. Non vide, lo sguardo d’odio che la ragazza gli lanciò. Ma di certo, ne sentì le parole.

    Yami! Nel seminterrato! Vai!

    Lo urlò più forte che poteva, senza risparmiarsi la gola. Il soldato la fissò, ma non fece nulla senza ordini. E Xander non gliene diede.

    ..La ringrazio, per averci indicato dove trovarlo. L’avete sentita? Tutti al seminterrato, portate i gatling.

    L’ex capitano riprese la sua marcia al contrario, mentre i Nabooiani erano impegnati nel controllare le condizioni di un foro piuttosto profondo nella spalla del loro sovrano. Shinodari non era convinta, di aver fatto la cosa giusta. Ciò che c’era nelle profondità del palazzo, era l’ultimo legame materiale che aveva tenuto con l’uomo che aveva amato. Avrebbe preferito non rispolverarlo.
    Ora però, solo di quei due poteva fidarsi per evitare un futuro di guerra di espansione al suo popolo.

    […]

    Doveva dire la verità, quando Kyo si era preso un colpo di blaster addosso, la tentazione di raggiungerli era stata forte. Per un attimo. Si era invece accontentato di starsene fermo a fissarli, chiedendosi come levare le tende facendosi notare ben bene. Poi Shinodari aveva detto quella frase. E Yami era stato colpito dal tarlo della curiosità. Dovette decidere in fretta, visto come gli uomini dello zombie si stessero muovendo verso l'interno del palazzo. L'unico vantaggio del Jedi oscuro però, era piuttosto rilevante. Di certo quei tizi potevano già essere stati in quel palazzo, ma lui a quanto aveva visto, ne ricordava ancora ogni angolo. Fu per quello, che non provò nemmeno a usare le scale, odiando finire sotto un fuoco incrociato. L'unica altra via, era scendere direttamente alla base. E dovendo scegliere fra scendere quattro piani sfregiando il muro con la spada o provare il metodo più rischioso, decise di provare il secondo. Si diresse quindi verso il parapetto, scese dalla sedia, la sollevò con una mano, e con l'altra si aiutò a mettersi in piedi sul bordo. Quindi si lasciò cadere all'indietro, e al contempo interruppe il controllo sul mobile, che cadde nel vuoto con lui sopra. L'unica cosa che potè quindi fare, fu mettere il dispositivo gravitazionale al massimo, e aspettare.
    Poi sentì una decelerazione tale da fargli arrivare lo sterno a livello dello stomaco, e quindi un "crack". Si ritrovò quindi per terra,con un forte dolore alla schiena, e un pezzo di plastica sotto di sè. La sedia era stata congedata a forza, a prima vista. Ritenendo quindi l'atterraggio un successo, Yami chiuse gli occhi, e si concentrò. Di norma quella tecnica veniva utilizzata da quelli come il maestro Yoda per ignorare gli acciacchi dell'età in combattimento, ma anche in quel caso avrebbe avuto la sua utilità. Il Jedi riaprì quindi gli occhi, e si rialzò in piedi, saggiando il corpo. Quindi riprese a correre, diretto verso l'uscita laterale dei sotterranei. Non c'era nessuno, così entrò. E si ritrovò in una grossa stanza, al lato opposto dell'entrata principale. Che venne aperta di botto in quell'istante, facendo entrare quattro uomini. Che fissarono il bambino, mentre lui fissava loro. Unì quindi le mani palmo a palmo, eseguendo un lieve inchino. Poi dovette schivare un colpo di blaster, quindi tolse una mano, e lasciò che l'energia accumulata si liberasse in una spinta larga quanto la porta.

    Pardon, siamo chiusi.

    Spostò delle casse di fronte a ciascuna delle due porte dopo averle richiuse, e quindi si guardò intorno, senza farsi distrarre dai tonfi alla porta. Sapeva di avere poco tempo, ma non vedeva nulla di utile in quel posto. Se Shinodari aveva voluto suggerirgli un nascondiglio, era andato a ficcarsi da solo in una strada senza uscita. E per un attimo l'idea gli balenò in testa in maniera piuttosto convincente.
    Poi la vide. Una cassa decisamente meno sporca delle altre. A cui si avvicinò lentamente, percependo qualcosa dal suo interno. ignorò il tastierino, aprendo le due ante con la Forza, dopo averne reso i bordi incandescenti fondendoli con la spada. E guardò quindi, una forma accucciata nell'ombra, i cui riflessi cromati erano in qualche modo ancora visibili, pur sotto la polvere e la ruggine. Yami rimase in silenzio qualche istante, mentre un sorriso gli compariva sul volto, nell'allungare una mano e accarezzare la macchina. Si rialzò quindi in piedi, tirandola fuori lentamente, e depositandola di fronte a sè, sotto la luce. Aprì quindi la testa, e controllò lo stato dei connettori. Quindi vi poggiò la mano sopra, ed entrò in sintonia con quella macchina più unica che rara. E quando avvertì di nuovo la scintilla della vita in essa, chiuse il contatto, mentre ne incrociava le lenti ottiche spente.

    Dai, apri gli occhi.

    Con un ronzio, le due cavità si illuminarono, e il droide si alzò sulle quattro zampe, fissando il bambino negli occhi.

    Sai chi sono?

    In risposta, gli arrivò solo un ronzio. Il bambino attese qualche secondo, quindi sospirò, battendo qualche colpetto in testa al droide. Dovevano essere partiti i connettori del sintetizzatore vocale.

    Mi sà che pretendere che sia tutto a posto è un pò dura, ma che mi dici? Su la testa per sì, giù per no.

    Il droide non fece nessuna delle due cose. Ci fu solo il rumore di servomeccanismi in attivazione, e di estrazioni. Yami sorrise, mettendosi dietro alla macchina, e attivando la spada.

    Sono tutti tuoi allora.

    Con dei tonfi, la porta venne divelta un pò alla volta, e alla fine gli uomini entrarono. Spararono una salva di colpi, frantumando ogni illuminazione del locale come dei forsennati. In mezzo ai lampi, videro il bambino, dietro a qualcosa di non ben definito. Questo sino a che non cessarono il fuoco. Per poi sentire il rumore di un acceleratore di particelle, e iniziare a urlare.

    [...]

    Erano passati una decina di minuti, da quando i suoi compagni erano entrati nel palazzo. E le comunicazioni, si erano interrotte da uno. L'uomo di guardia agli ostaggi, iniziava a preoccuparsi.

    Ehi! Mi sentite?! Ehi!

    Niente. Puntò quindi il blaster su suoi ex datori di lavoro, guardandosi intorno.

    Cosa c'è nei sotterranei? Me lo dica!


    Shinodari non lo guardò nemmeno. Non si sentiva proprio, dell'umore adatto. A quanto pareva, Yami aveva ritrovato l'S3. Ma per quanto fosse probabilmente la loro unica possibilità di liberarsi, rivedere quel droide non l'avrebbe di certo riempita di entusiasmo. Ne ebbe la conferma poco dopo. Nel silenzio, risuonarono dei tonfi metallici. La loro guardia si voltò verso il corridoio, mentre i tonfi aumentavano di intensità, come se si stessero avvicinando. Ma l'uomo non vedeva nulla nel corridoio. Quella tortura psicologica durò circa altri cinque secondi. Poi il muro tre metri più a destra della sua posizione andò in pezzi, e una specie di pantera in acciaio ne uscì fuori, fissando per un secondo tutti i presenti. L'uomo sparò senza esitare, ma una sfera trasparente comparve attorno a quella cosa, deviando il colpo di blaster. Prima che con precisione implacabile, il piccolo gatling fissato sul fianco sinistro del droide iniziasse a girare su sè stesso mirando al suo aggressore, e lo crivellasse senza esitazione. Il droide quindi rimise in stand-by le armi, e tornò a fissare il gruppo di umani ora liberi. Shinodari era l'unica fra loro, però, a non fissarlo con sorpresa. Nei suoi occhi si poteva vedere solo una sorta di tristezza, mista a rassegnazione.

    ...Non avevi buttato proprio tutto.

    Quelle poche parole segnalarono l'arrivo di Yami, che fissò il droide comportarsi ora come un animale domestico, accucciandosi vicino a lui fissando Shinodari. Fu febh però, a dare voce ai pensieri di tutti gli altri a parte Yami e Shinodari.

    ..Scusa, non voglio sembrare ingrato, ma che è quell'affare?

    Un droide da compagnia personalizzato. Con questo dovrei farcela ad arrivare all'hangar. E voi con me, se volete lasciare il pianeta. Temo che il vostro amichetto redivivo, non sia molto incline a sedersi al tavolo delle trattative.

    ..Un droide da compagnia...?


    Yami e Febh si fissarono come se l'altro fosse un idiota, il bambino considerando la domanda sciocca per come avesse già definito il droide, e l'adulto considerando la risposta una presa in giro. Alla fine fu l'unica adulta davvero presente a parte Kyo, a rispondere, quando Yami la guardò prima di tornare a fissare le truppe dinanzi al palazzo. Febh si voltò a sua volta verso Shinodari, che iniziò a parlare con un sospiro.

    ...Un tempo, lo era. L'Y2S1, un prototipo pensato per quelli che volessero una copia artificiale di un animale esotico, o un cucciolo con una programmazione particolare. L'idea era venuta quasi per scherzo, ma venne realizzato. Poi..qualcuno...iniziò a riportare componenti ottenuti in missione dai droidi distrutti. Vennero aggiunti a scopo dimostrativo, e alla fine vennero impiantati in maniera stabile e migliorati. Prima la piastra dei deflettori, poi tutto il resto. Sino a che non diventò una macchina di morte, e basta. Non sò nemmeno perchè ti ho aiutato a crearla.

    Per ciò che dovremo fare ora, penso.


    Non tutti i carri armati infatti, stavano puntando verso il palazzo. Un gruppo, si stava discostando, dirigendosi verso destra. Dove c'erano gli hangar. Lo scopo era chiaro, ma nessuno dei presenti potè muoversi, visto come pochi secondi dopo il rombo di un siluro a protoni rimbombò nell'aria, e la facciata del palazzo venne colpita, facendo cadere una terrazza di fronte all'ingresso. I Nabooiani e Yami si eran rifugiati sotto l'arco, uscendone illesi, mentre il droide aveva schivato i pezzi saltando di nuovo dentro il buco da lui creato prima. Era però evidente, che non ci sarebbero stati altri colpi di avvertimento, sempre che quello si potesse considerare tale.

    Io e L'YS vi offriremo una distrazione, voi correte agli hangar, prendete una nave e andatevene. L'occupazione di Naboo dovrebbe essere sufficiente per distrarre il Senato dalle tue azioni, ma se morite qui, Xander potrà dire di aver eliminato degli assassini e i loro favoreggiatori. Direi che vi conviene farvi vivi prima che la situazione peggiori.

    Nessuno replicò, se non Febh con un cenno di assenso. Shinodari guardava Kyo, e lui il fratello con lo sguardo di chi voleva andare contro a ogni cosa che gli era appena stata detta. Ma tutti furono abbastanza realistici da non iniziare un dibattito in quella situazione.

    Vi darò quanto possibile, non di più. Quindi vedete di muovervi.

    Tu vedi di non farti uccidere, pada-coso, mi devi spiegare un pò di cose.

    Hai visto il droide, ho il mio scudo, non temere.


    Si salutarono in quel modo, poi Yami si riaffiancò a Y2, e fissò i carri in movimento, insieme a un plotone di fanteria a occhio e croce.

    Attiva i deflettori, cerca di stare sempre in movimento e occhio alle cannonate. Se ti surriscaldi, togli pure lo scudo e trova un riparo. Intesi?

    Il droide annuì, e attivò nuovamente lo scudo deflettore attorno a sè. Che però ebbe una fluttuazione momentanea, prima di tornare stabile. Yami fissò prima lui, poi il droide. Quindi prese il blaster dell'uomo a terra, e tenendo la spada pronta sparò. Il colpo venne deviato, ma lo scudo fluttuò di nuovo, e si spense. Y2 si agitò qualche secondo, ma non vi furono cambiamenti.

    ...Certo che almeno pulire le piastre...

    Niente deflettore, e dei carri armati in arrivo. Il tempo che avrebbe guadagnato sarebbe stato poco, ad essere ottimisti. Anche se dovendo essere sincero, aveva i suoi motivi. Iniziò quindi a scendere le scalinate, lentamente. Fissò i carri in marcia, e aumentò il passo. Poi, quando credette di avere la traiettoria migliore per poterli vedere tutti stando sufficientemente vicino, puntò entrambe le mani sul primo della fila, e lo sollevò in aria. Contrasse la mascella per il peso, ma si sforzò di non mollarlo. Non ci volle molto prima che lo notassero. E che una delle canne dei carri si girasse nella sua direzione. Per sua sfortuna, era un po’ lontano da quello che aveva sollevato. Così cambiò tattica. Mollò il primo, e si concentrò sul secondo, fissandone la canna illuminarsi mentre caricava il colpo. Allungò quindi le mani, ma non fece nulla, contando mentalmente i secondi. Quando fu abbastanza sicuro fosse sufficiente, spostò di colpo entrambe le mani a lato, seguite a ruota dalla canna, che fece partire il colpo. Un po’ in ritardo, visto che mancò il carro verso cui l’aveva girata, ma lo stesso il botto ribaltò del tutto il mezzo. Non fu sorpreso, di come tutti i carri si fermarono, e si girarono nella sua direzione.

    Y2, pronto a correre?

    La risposta venne coperta dal fuoco dei cannoni, ma il droide era già in corsa come il suo piccolo padrone. Che però ebbe un po’ di problemi sulla scalinata, visto come l’area su cui potersi spostare era piccola. Quindi, dovette ancora una volta rischiare.

    Il dirupo, rotola e dammi copertura! Concentra il fuoco su quello più vicino!

    Il palazzo reale era costruito su una collina piuttosto ripida, con la scalinata che vi portava incastrata nella roccia. E il droide usò proprio il fianco della stessa, per scendere giù di corsa. Come i suoi cugini che gli avevano “donato” la tecnologia dei deflettori portatili, anche lui assunse una forma raggomitolata che gli impediva di utilizzare armi, ma in compenso gli dava rapidità di movimento in tutte le direzioni. Potè quindi arrivare a terra molto prima del Jedi, e iniziare a fare fuoco con tutto ciò che aveva. Non che un blaster facesse granchè alle corazze dei carri, ma di certo li distraeva quando riusciva a colpire un punto “delicato”. Tipo il serbatoio del combustibile posto sotto la base del carrarmato ribaltato. Lo prese di rimbalzo, una cosa non voluta. Ma fece esplodere il carro, e chi vi stava vicino. Creando una nuvola di fumo che permise al Jedi di arrivare a sua volta a terra senza dover schivare un bombardamento a tappeto. Rotolò dopo quella specie di surfata su rocce e ghiaia, e riprese quindi a correre. Dritto verso il gruppo di carri, mentre Y2 correva perpendicolarmente a lui per schivare cannonate e colpi di blaster, rispondendo per quanto poteva.
    Non ricordava l’ultima volta che aveva corso così. Non aveva copertura ambientale, e nemmeno idee su come tornare indietro.
    Forse nemmeno gli importava. Continuò a correre, avvicinandosi al carrarmato più vicino, dopo aver zigzagato un po’ per evitare cannonate. Dovette fare uno scatto repentino visto come una fosse un po’ tropo vicina, e finì a gambe all’aria. Non perse però tempo a rialzarsi, respingendo il terreno e tornando in piedi, sporco ma in corsa. Sino a che, non arrivò al carro che voleva. Afferrò il portellone, e lo sollevò di forza, trattenendosi però dallo scardinarlo. Vi saltò quindi sopra, guardandone l’interno più rapidamente che poteva. Probabilmente in qualche altro secondo, avrebbero deciso di far fuoco su di lui pur coinvolgendo i propri compagni.
    Un esplosione di fronte a lui però, gli chiarì come Xander fosse rapido ad abbandonare i pezzi “caduti”. Il jedi cadde di nuovo, mentre il carro si rovesciava, e due uomini ne uscivano. Ognuno estrasse la propria arma, ma il piccolo dettaglio che quella di Yami rimandava i colpi al mittente, fece esitare i due uomini. Doveva solo approfittarne.

    ..Fuori dai piedi, vi risparmiate la figura da idioti di crepare con i colpi sparati da voi stessi.

    Fu fortunato, non se lo fecero ripetere. O forse le cannonate ancora in corso li convinsero che era meglio spostarsi. Yami però non aveva intenzione di separarsi dal giocattolo che era finalmente libero. Lo rimise in piedi più velocemente che potè, quindi vi entrò, e diede un’occhiata al quadro comandi. Un tempo non ci avrebbe capito niente, ma passare 5 anni di vita in mezzo ai rottami aiuta molto con le nozioni di meccanica. Girò quindi il carro, e partì a tutta forza verso la coda dello schieramento, facendo fuoco sugli ostacoli che aveva davanti per farli spostare. Se immaginava bene, quel tizio era prudente. Ergo sarebbe stato nel punto più lontano dalla prima linea, pur seguendola per dare le direttive. Doveva solo raggiungerlo. Aveva ancora uno scanner funzionante, e vedeva chiaramente i mezzi attorno a sé. Non si disturbò a sparare, tutta la sua concentrazione era sui sensori. Sorrise solo quando vide un puntino allontanarsi dalla battaglia, anziché venirgli incontro.

    Eccoti qua…

    Aumentò ancora la velocità, mentre l’ennesimo colpo allo scafo fece spegnere del tutto i sensori. Doveva andare alla cieca, ma l’importante era che il motore lo portasse in avanti. Dopo altri cinque colpi però, con un ronzio e uno scoppio, il carro smise di scivolare sul terreno, e vi strisciò sopra, fermandosi. Una alla volta, tutte le luci si spensero. Yami fissò il quadro comandi, quindi lo colpì con l’indice, e si rilassò, concentrandosi sull’udito. Non sentì molto all’inizio. Poi avvertì le grida, e un conto alla rovescia. L’ex capitano non sembrava voler correre rischi. Ma quella volta, l’idea era stata prevista. Yami scardinò il portellone senza attendere un secondo di più, uscendo dal carro, e vedendo accucciandosi là sopra, che tutti se ne stavano allontanando. Contrasse quindi i muscoli, e saltò più in alto che potè, mentre il carro sotto di lui veniva martoriato da cinque esplosioni attorno a sé. Il fumo che ne derivò gli diede copertura, e i colpi di blaster che dovette effettivamente parare, furono ben pochi di quelli sparati alla cieca. Atterrò qualche metro più in là del carrarmato, e riprese a correre. Stavolta, riuscendo finalmente a raggiungere chi voleva. Lo speeder si stava allontanando, ma l’arma laser del bambino fu più veloce. Ruotando come un boomerang, colpì la zona degli stabilizzatori, e il mezzo cadde a terra. I suoi uomini furono un po’ impegnati con Y2, e ciò permise al bambino di recuperare l’arma prima che uno stordito Xander lo anticipasse, e di saltargli addosso colpendogli la fronte con una Spinta. Si ritrovarono quindi l’uno a cavalcioni dell’altro, con una lama gialla a separarli.

    …E io che pensavo di aver usato troppa potenza. Dovevo friggertelo, quel cuore.

    Il nabooiano non rispose, guardandosi intorno mentre i suoi uomini puntavano le proprie armi su Yami, cercando di fronteggiare il droide da guerra, bloccandolo con un fuoco incrociato dietro a un carro distrutto. Poi tornò sul bambino, con un sorriso tutto sommato tranquillo, sebbene non si potesse dire lo stesso per il tono.

    …Ammetto che mi hai preso di sorpresa, persino io ho temuto di crepare. Ma come vedi, la fortuna è dalla nostra parte. Se mi puoi togliere quest’affare dalla faccia, possiamo parlare in una posizione più comoda, che ne dici?

    Na, ti stanno bene quei riflessi colorati in faccia. Chissà se mettendoci un po’ di nero carbonizzato, la cosa migliora?

    Fallo, e moriremo entrambi, moccioso.


    Yami era tentato, di abbassare la lama. Si era dovuto sorbire tre giorni di tensione pensando al casino combinato, e invece iniziava a sospettare che la sua morte fosse stata una recita con un preciso scopo.

    Togliere a Giants una delle sue pedine, non mi spiace come idea, veramente. Ma mentre ci penso, possiamo pure parlare da così, per quel che mi riguarda. Dì ai tuoi di non fare scherzi però, non ho la mano molto ferma se mi puntano delle armi addosso.

    Il nabooiano non rispose, ma alzò lentamente un braccio, e i blaster vennero abbassati. Con le dita sempre sui grilletti, ovviamente.

    …Perché hai venduto la tua Senatrice? Cos’è, questo pianeta è la ricompensa che Giants ti agita davanti?


    Questo pianeta merita semplicemente di meglio. Il programma bellico è fermo da anni, se fossimo attaccati potremmo difenderci a oltranza, ma poi? Quando arriverà il giorno in cui una nuova arma apparirà spazzando via le nostre difese, cosa accadrà a tutti noi? Stò solo cercando di salvare il mio pianeta da un futuro di provincia sottomessa.

    …La tua fiducia nella diplomazia della Repubblica è lodevole…

    La repubblica ha fallito con la Federazione. Non possiamo affidarci a lei, e tra poco non potrà farlo nessuno.


    Yami non replicò subito a quella frase. Avvicinò invece il volto a quello del capitano, e sillabò quella domanda di cui ormai iniziava a temere la risposta.

    …Cosa-Diamine-Volete-Fare?

    La guerra è evoluzione, ragazzino. La guerra è cambiamento. Questa pace ha fatto il suo tempo.

    Mettersi a favore della guerra è mettersi contro i Jedi, idiota. Vi state scavando la fossa portando con voi quelli troppo idioti per vederlo.

    ..Tutti gli esseri viventi, possono essere sterminati, moccioso. Anche voi.

    ..Credi di poter vivere abbastanza per raccontarlo?

    Oh, sì.


    Yami sentì un tonfo dietro di sé. E voltandosi, vide una piccola sfera blu, pulsante. Xander rise, e un’onda celeste si propagò per una ventina di metri di raggio, investendo loro come i soldati più vicini. Xander continuò a ridere anche mentre il suo cuore andava di nuovo in arresto cardiaco, e la spada di Yami si spegneva per l'effetto della granata elettromagnetica. Gli uomini più vicini a lui non potevano sparare. Ma quelli più lontani, iniziarono già a mirare. Il bambino afferrò per il collo l’ex capitano di naboo, e se lo mise di fronte al petto, mettendosi di schiena contro i rottami dello speeder, una mano attorno al collo e una sul petto di Xander. Era decisamente nei casini.

    Ucci…detelo…

    Taci o vedremo se un cuore in cortocircuito può esplodere. Ragazzi, questo crepa se non lo aiutate. Che facciamo, uccidete me e io uccido lui, o trattiamo?


    Nessuna delle due opzioni sembrava andasse bene, e nessuno se ne stupì. Ciò che fu inaspettato, fu un rombo che spezzò il silenzio in cui i contendenti di quell’attacco si ritrovarono, fra il dover uccidere il nemico e il loro comandante con lui. Yami non fu il solo ad alzare la testa, vedendo arrivare rapidamente una nave color blu, col portello abbassato, e a volo radente. Ma fu l’unico a reagire abbastanza in fretta. Spostò la mano dal petto di Xander alla sua scapola, e si liberò di quel peso, prima di correre verso la navetta, e saltare non appena pensò di potercela fare. Andò un po’ risicato, visto come finì per aggrapparsi al portellone, ma perlomeno era attaccato. Si ritrovò davanti dei piedi, e alzando la testa vide Febh, che si sedette con calma sul bordo, prendendo la mira con quello che sembrava un fucile.

    Vedi Y2?

    Oh, non c’è di che, figurati, non ha disturbato nessuno deviare per passare a prenderti.
    Lo vedo, lo vedo. Se smetti di parlarmi, vedo anche di riprendertelo.


    Febh sparò quella che sembrava una palla da bowling gelatinosa, che andò a impattare sulla schiena del droide, ormai immobile. Che venne però sollevato poco dopo, quando Febh collegò l’arma a un pannello vicino al quadro comandi. In pochi secondi, e qualche scossone per i colpi in arrivo, il droide arrivò alla loro quota, e Yami si affrettò a tirarlo dentro. Febh non perse quindi altro tempo, e attivò l’interfono.

    Senatrice, li abbiamo ripresi entrambi, portello in chiusura.

    D’accordo.


    La nave si sollevò, e il portello si chiuse. Yami vide il cielo cambiare rapidamente colore, sino a diventare nero. Poi fecero il salto nell’iperspazio, e si concesse di rilassarsi.
    Venendo subito dopo sollevato di peso da Febh, in un modo a cui ormai iniziava quasi ad abituarsi.

    Ti vogliono parlare, vieni.

    Mentre Febh lo trascinava letteralmente via dall’entrata, potè vedere come Y2 avesse pagato per quella sua azione suicida. Le bruciature di blaster erano ovunque, e aveva perso una zampa, insieme a pezzi della corazza. Un..”altro”, cui doveva la vita. Ormai si chiedeva, se non fosse davvero meglio piantarla di scappare, e affrontare le cose a parole anziché con la spada. Solo che al momento, non vedeva altri risultati che il farlo potesse portare, a parte consegnarsi a Giants su un piatto d’argento.

    …Yami.

    O meglio, se fosse riuscito a riabilitare Shin, avrebbero potuto fare qualcosa? Honoak era stato l’inizio, ma non poteva essere l’unico problema che sarebbe sorto.

    Yami?

    Forse trovando delle prove, ma dove poteva andare a cercar-

    Stò parlando con te, dannazione!


    Si era ritrovato su una sedia, di fronte a Shin e Kyoshiro, ma non aveva troppa voglia di stare a sentire altre lamentele. E ciò l’aveva portato di nuovo in aria, a fissare negli occhi suo fratello.

    E io non ti stò ascoltando. Ora che ci siamo chiariti ti levi dalle palle e mi lasci pensare?

    Persino con una spalla ferita, Kyo trovò la forza di colpire di nuovo quella sottospecie di moccioso il cui aspetto infantile rendeva ancora più irritante ogni cosa che diceva. E che ora non si stava rialzando, limitandosi a mettersi seduto contro il muro e ignorare i presenti di nuovo. Shinodari li fissò come i due idioti senza speranza che erano, e i cui caratteri durante tali frangenti, non le erano mai mancati. Si mise quindi a digitare dei comandi, e a parlare. Sapeva che se Yami si chiudeva a quel modo, l’unica cosa era dargli qualcosa di interessante su cui mettere gli occhi o da mettere sotto i denti. E al momento, aveva qualcosa del primo tipo.

    Ho finito di decriptare almeno la prima parte dei dati che abbiamo trovato su Hanoak, o meglio, il programma è a un quarto del lavoro.

    Dopo 24 ore..?

    Già. Si vede che non vogliono proprio che qualcuno la veda, questa cosa. Comunque, c’è qualcosa che forse può esserci utile. Molti dei documenti sono illeggibili, ma alcuni file sono riuscita a ricostruirli. E ho trovato questa.


    Sfiorò la tastiera, e sullo schermo comparve una ricevuta telematica. Solo che invece dei normali crediti repubblicani, c’era dell’altro.

    …Spezia?

    E’ una valuta usata nei pianeti meno…onesti, alcuni mercanti non accettano i crediti. Ad ogni modo, il quantitativo è piuttosto ingente.

    Il punto…?

    Il punto è che sono troppo pochi per una nave, e troppi per un acquisto di mercanzia. Inoltre ci sono altri file simili anche se danneggiati, quindi può essere che sia stato solo un acconto. Hanno tutte lo stesso destinatario e a intervalli di tempo di qualche mese.

    Cosa pensi siano, allora?


    Shinodari fissò il bambino, che si era rialzato avvicinandosi allo schermo pulendosi il sangue dal labbro. La ragazza soffocò un sorriso ironico, ma continuò presto, ottenuta l’attenzione di tutti i presenti.

    Suona come un ingaggio. E guarda un po’ il mittente di quella che ho recuperato.

    Lo schermo cambiò di nuovo, e comparve il timbro di concessione dell’acquirente, per accedere al conto. Solo che non aveva molto senso, come lo sguardo di Yami sembrò dire.

    Lo so, sono curiosa anch’io di sapere quali affari Kamino intavola con i pianeti dell’orlo esterno. Ma immagino dovremo andarci, per scoprirlo.

    Non hai ancora abbandonato l’idea?


    Shinodari non si voltò, ma Yami sì. In effetti si era stupito l’avesse lasciata parlare tanto prima di intavolare l’argomento.

    Tranquillo Shiro-chan, non ho intenzione di farmi giri qua e di là sotto tracce poco chiare. Anche perché devo andare in un certo posto. Se mi scaricate a uno spazio-porto, me lo trovo io un passaggio.


    Alla fine, era l’unica cosa che al momento, potesse essere sicuro non fosse stata nemmeno contemplata, in tutto ciò che Giants e la sua combriccola stavano architettando. Era ora che Ledian gli desse una mano, di fronte a come il problema sembrasse già entrato in una fase troppo estesa perché il Sith potesse starsene a giocare coi pirati tutti i giorni.
    E l’unica leva che poteva usare, era Kaya. In tutti quegli anni, era l’unica cosa che aveva cambiato quello sguardo di ghiaccio che il suo Maestro rivolgeva a ogni cosa, vivente o meno. Se trovava lei, poteva aggiungere una carta non da poco alla sua mano, per trattare. Di conseguenza, stare di più su quella nave metteva in pericolo loro e faceva perdere tempo a lui. Si avviò quindi verso la stiva, data la necessità di capire inoltre i danni che Y2 aveva subito. Ma le cose non furono così semplici, e probabilmente nemmeno ci aveva sperato.

    Primo, per quanto poco chiara o meno, è l’unica traccia che abbiamo. Dove diamine vorresti andare, altrimenti? E secondo, dopo che il mio pianeta è passato sotto il controllo di un mio sottoposto che credevo morto, no, non ho abbandonato l’idea, ok?

    “Vorrei andare”, su un pianeta che tutto sommato, non è una bellezza. Non ti perderai nulla, Kyo ha ragione.


    Yami le dava la schiena. E fece del suo meglio, per restare impassibile. Ma non potè trattenere che gli spuntasse un ghigno in faccia, quando sentì il pugno sul quadro comandi. Fortuna che i capelli lo coprivano anche lateralmente.

    …Pensi che stia andando in gita?! Hanno invaso la mia casa, sono stati i miei concittadini a puntarmi un’arma contro! Ogni posto vale l’altro, e non intendo starmene ferma e farmi ammazzare! Dove vai tu, vengo anche io, allora!

    Se ogni posto vale l’altro, perché non vai a Coruscant prima che le cose vadano peggio di adesso! Stai facendo il gioco di questi tizi, evitando il giudizio pubblico!

    Ho già perso la mia carica di Senatrice. Ma come ex-regina del nostro pianeta, non permetterò che venga militarizzato e diventi un satellite nelle guerre o in qualsiasi cosa che stia per succedere!


    Kyo le si avvicinò alla fine di quella frase, afferrandole le spalle, e guardandola negli occhi. Non vi colse alcuna esitazione, e capì che non l’avrebbe avuta vinta. Ma non poteva reggere altro.

    …Io torno a Coruscant. Qualcuno deve fermare tutto questo, e continuando a scappare non risolverete nulla. Te lo chiedo di nuovo, Shinny.
    Vieni, o no?


    Per un attimo, esitò. Capì, che Kyoshiro non avrebbe preso quella scelta come un semplice piano d’azione. E che gli stava domandando ben più, di quello. Rimase in silenzio, riflettendo, e fissando prima Kyoshiro, poi Yami. Tornando infine sull’uomo davanti a lei, e sottraendosi con delicatezza dalla sua presa, prima di appoggiarsi al suo petto con la testa e le mani. Si godette quella sorta di pace per qualche secondo, mentre Kyoshiro non reagiva. Poi, dovette fare la sua scelta. E quando vide gli occhi di lui a quelle parole, non riuscì a reggerne lo sguardo.

    ..Io resto sulla mia nave.

    ..Resti con Lui, vorrai dire..

    Non vado “con” lui. Vado “dove và” lui. Il passato è passato, Kyoshiro. Fidati di me. Se ti ritieni migliore, dimostralo così. Sai che per me, lo sei.


    I due si fissarono, qualche secondo. Lei sfiorò il volto di lui, e vide che Kyo iniziava a cedere. Vennero interrotti dal rumore della porta che si apriva, mentre una chioma albina vi spariva. Non visto, Kyo sorrise. E si voltò quindi verso la sua compagna, e cercando nelle sue labbra la sicurezza che alla fine, entrambi stavano solo cercando di salvare ciò che avevano di più caro. Lei rispose allo stesso modo, sino a che non si separarono, e Shinodari si rimise al quadro comandi. Kyo quindi uscì dalla stanza, fermandosi un attimo sulla soglia.

    ..Fai come vuoi, Shinny. Ma ricordati che se cambiassi idea, troverai alleati nel Senato. Conta su di me.

    Shinodari non si voltò, limitandosi ad annuire. Se si fosse voltata, avrebbe potuto vacillare come aveva fatto precedentemente, un secondo prima che l’abbraccio di Kyoshiro, riuscisse a convincerla a non separarsi da quelle braccia. Quando uscì, si sentì un po’ più rilassata.
    Le rimaneva solo, da discutere con l’altro fratello.

    Yami?

    Non la sorprese, il silenzio dall'altra parte del microfono che comunicava con la stiva dove stava il jedi. Così come fu grata, di non provare niente a riguardo. Nessun senso di colpa, nessuna preoccupazione. Ne fu davvero grata.

    Yami, dobbiamo decidere dove andare. Qual è questo “pianeta che non è una bellezza”?

    Mi pareva di essere stato chiaro. Fammi scendere, mi levo dalle scatole, e tu puoi andare dove ti pare.


    Sollevò un attimo le sopracciglia, per il tono di quella risposta. Era stato sì scontroso prima, ma adesso sembrava anche peggio. Le venne quasi da ridere.

    Ti offro un passaggio senza che tu debba pagare o infilarti in qualche scatola cercando di scroccare un passaggio a un tipo a caso. Continui a volerti complicare la vita per nulla, vedo.

    Preferisco la scatola, almeno si stà in silenzio.


    Ora però, esagerava. E Shinodari non era in vena, di perseverare con la via diplomatica.

    ..Allora mettiamo le cose in chiaro. Tu sei sulla mia nave, e tu mi dirai dove andrai, o non ci arriverai affatto.

    Oh oh, è una minaccia Senatrice?

    E’ un chiarimento sulla tua situazione. Perciò, te lo chiedo di nuovo. Dove devi andare?

    Ci fu silenzio un’altra volta. Poi l’altoparlante trasmise di nuovo la voce del bambino, ma Shinodari rimase scioccata per un attimo, guardando lo schermo con i dati di prima.

    ..Devo andare a Tatooine.

    …Come?

    Tatooine, devo farti lo spelling?

    …Na, non credo. Ho il nome sillabato scritto qui.

    ..Eh?

    La ricevuta, Yami. Il destinatario, era su Tatooine. E forse c'è ancora.

     
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  13. Yami Kaguya
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    [Capitolo 7 - Supremazia Femminile]


    Un po’ di sonno era stato un toccasana, senza dubbio. Il riposo che aveva ottenuto negli ultimi giorni, non era stato granchè. Tuttavia la sua mente non voleva lasciarle briglia sciolta, a riguardo. Il fatto che aprì gli occhi quattro ore dopo averli chiusi, non le lasciò difatti molti dubbi su come non avrebbe dormito granchè, sino a che quella storia non fosse finita. Si rigirò nel letto, ma l’ansia e la preoccupazione avevano già iniziato ad artigliarle nuovamente la coscienza. Fu così che si alzò, e si guardò intorno mentre cercava di mettere ordine alle idee. Erano in viaggio da qualche ora, dopo che Kyo era sceso a Corellia insieme a Ryu. Avevano concordato entrambi che piuttosto che con dei ricercati, il bambino sarebbe stato più al sicuro defilandosi insieme al padre. Era stato un ricongiungimento breve, ma il bambino non sembrò prendersela troppo. Era anzi rimasto stranamente zitto, dopo che erano stati costretti ad abbandonare la propria casa. Shinodari però non aveva potuto fare altro che abbracciarlo. Qualsiasi cosa ci fosse nella testa di quel bambino, sarebbe rimasta chiusa là a quanto pareva.
    Scambiati i saluti anche col marito, e dopo averlo tranquillizzato per l’ennesima volta che sarebbe stata attenta sia ai pericoli là fuori che alla piccola mina vagante che si portava sulla nave, erano ripartiti verso Tatooine. Shinodari aveva però avvertito una stretta allo stomaco, quando aveva fissato il portellone separarla dalla sua famiglia. Forse era anche quello, uno dei motivi che la stavano tenendo sveglia. Pertanto, decise di dar retta alla sua testa più che al suo corpo, e si alzò in piedi, cercando una tunica per passeggiare sulla nave. Era anche stata fortunata, per certi versi. Non tutti i suoi uomini, l’avevano abbandonata. La squadra di Febh e i piloti, erano sulla nave quando l’avevano raggiunta. Shinodari potè solo ripromettersi di ricompensarli, quando avesse potuto. Per il momento, dovette solo ammettere che un equipaggio, era ciò di cui non poteva fare a meno. E anche per quei motivi, vedere come stavano era anche il minimo che potesse fare. Si mise quindi la tunica, e si preparò a uscire. Per un attimo, gettò un’occhiata alla cuccia dove Ko riposava, e al mobile di nuovo al suo posto dopo che qualche giorno prima, era stato complice di un rischio di infarto nei suoi riguardi.
    Lo fissò un attimo, poi uscì, e iniziò il giro della nave. Salutò gli uomini che incontrava, e che tentarono di sorriderle anche in una simile situazione. Nessuno aveva però voglia di parlare. Anche i piloti si limitavano a fissare gli schermi crucciati, limitandosi ai saluti di cortesia necessari. Febh invece, a quanto sembrava era a riposo dal suo turno. Shinodari quasi invidiò, l’apparente leggerezza con cui il ragazzo prendeva le cose. Lei non era così fortunata.
    Finì però, fra una cosa e l’altra, per dirigersi verso l’unico posto che sino ad allora, aveva cercato di evitare. Non sapeva se per una sua decisione, o per il comportamento del bambino che vi era rimasto sin da quando avevano deciso la rotta. Per qualche motivo, se prima le stava attaccato, ora cercava di evitarla, quasi. Aveva spento gli altoparlanti di quella zona, e bloccato la porta che conduceva alla sala dove si era barricato insieme a Y2. Aveva anche provato a tagliargli l’illuminazione, ma aveva scordato che le spade laser potevano fornire della luce, all’occorrenza. E per quanto fosse tentata di procedere con l’interruzione dell’ossigenazione come aveva suggerito Febh, diede a entrambi un’altra chance. Andò a posizionarsi in piedi davanti alla porta, e la fissò.
    Riusciva a sentire dall’interno dei rumori, un alternarsi di martello e tranciatore a giudicare dai suoni. Però non disse nulla, anzi. Si mise a sedere su un carrello là vicino, e rimase ferma in silenzio. Non sapeva nemmeno dire, il perché. Però non provò a fare nulla, e anzi apprezzò quasi quei rumori metallici. Probabilmente perché in tutta quella situazione, quell’energico rumore di attività riusciva a trasmetterle un po’ di ottimismo. Andò avanti così per mezz’ora, quasi. Poi il suono si interruppe, e una scarica risuonò nell’altoparlante esterno.

    …Quanto vuoi startene lì? Mi deconcentri.

    Inizialmente non rispose, per quanto l’improvvisa interruzione dei rumori seguiti dalla voce di Yami, riuscì a farla sobbalzare un attimo. Ma non sembrava il sith volesse accontentarsi.

    Ti sento che sei lì, vuoi rispondermi? O cerchi di imitarmi?

    ..Non ho fatto un fiato, come posso disturbarti?

    Sfortunatamente ti sento in quanto essere vivente, quindi anche senza fare un fiato non sei invisibile.

    La ragazza non replicò, o meglio, la replica fu uno sbuffo che il bambino non potè sentire. Si alzò quindi in piedi, e si avvicinò all’altoparlante, appoggiandosi al muro su cui era incastonato.

    ...E perché ti deconcentrerei? Se è un lavoro che richiede così tanta quiete, posso darti una mano.

    No, grazie. Puoi tornare a dormire, me la cavo da solo, buonanotte e ciao.

    Shinodari inclinò la testa, fissando quella rete di plastica che gli portava le parole di uno Yami piuttosto irritato, a quanto vedeva. Un po’ la sorprese, ma forse per l’insonnia, stavolta non si fece fuorviare da quel tono scontroso. Prese anzi un respiro, e capì che senza affrontare l’argomento, avrebbe dovuto tenerselo così fino a Tatooine. E anche oltre.

    ..Ti ha dato così fastidio, vedermi con Kyo?

    Ti sembro in vena di rispondere a domande, in questo momento?

    ...Mi sembri irritato, e anche molto. Stò solo cercando di capire perché.

    Di certo non perché due sposi flirtano di fronte a due bambini di dieci anni, te l’assicuro.

    Co-?! Io non flirtavo!

    Dipende da come lo chiami, in effetti. Ok, cercherò sinonimi e poi te li comunicherò, non temere.
    Soddisfatta?


    No, non lo era. Gli ronzava di nuovo invece in testa l’idea di spegnere i macchinari di supporto vitale che operavano nella stanza. Poi però fece un altro sospiro, e si sedette di schiena contro la porta, raggomitolandosi su sé stessa.

    …Sono contenta di avere di nuovo qualcuno da amare, sì.

    ..Buon per te, allora.

    E tu?

    Io cosa?

    ..Sei contento, di essere qui? Felice, della tua nuova vita?

    I rumori si fermarono del tutto. Quindi la porta si aprì, e Shinodari sentì all’improvviso mancarle il sostegno da dietro la schiena. Nella posizione raggomitolata in cui era quindi, sentì il corpo ondeggiare all’indietro, minacciando di cadere. Anche allungando rapidamente le gambe, non riuscì a trovare stabilità, e le braccia si mossero nell’aria in cerca di qualcosa da afferrare. Ma la caduta venne fermata da una mano dietro di sé, che spinse la schiena in avanti, e quindi si staccò. Quando però la ragazza si voltò, Yami stava già tornando verso il corpo di Y2, voltandosi solo un attimo a guardarla prima di riprendere il lavoro.

    Non l’ho ottenuta per trovare la felicità o simili. Cerco solo di rompere le uova a chi blatera di voler conquistare l’intera galassia o simili.

    ...Non è una risposta.

    Non ne ho una per una domanda simile. Vivo, fine. Non ritengo di dover pensare ad altro, fintanto che non riuscirò a capire cosa stà succedendo.

    Riuscì a sentire i passi della ragazza dietro di sé, sino a quando non le fu dietro. Guardò quella piccola schiena, mentre ancora una parte di lei riteneva ridicola, l’idea che dentro a quel corpo ci fosse qualcuno che aveva imparato a tenere fra i ricordi. Poi osservò il corpo del droide, e afferrò un saldatore che stava vicino a Yami, avvicinandolo alle parti scoperte di Y2, e iniziando a riparare le lesioni che i blaster avevano causato, per quanto possibile.

    …Che ti è saltato in testa di correre incontro a una truppa di carri armati? Sfidi la sorte?

    Preferivi me ne andassi e li lasciassi bombardare il tuo hangar?

    Stò dicendo che non hai preso tempo, ti sei quasi fatto ammazzare.

    Dovevo sapere una cosa. Purtroppo quel tizio aveva più fegato di quanto credessi, per friggersi da sé il cuore pur di togliermi l’arma.

    Wow, e almeno l’hai saputa?

    No. Però ho capito che il problema è più grosso di quanto credessi.

    ..Ossia?

    A quanto pare, inizia a serpeggiare l’idea che la Repubblica non sia più qualcosa di democraticamente corretto. O meglio, i risultati dell’attuale democrazia stanno iniziando a non soddisfare le persone sbagliate. Spero che la tua traccia sia utile, non vorrei avessimo i giorni contati e stessimo perdendo tempo.

    Almeno te l’ho trovata, una traccia. Non è che abbiamo altre opzioni.

    Si fissarono da sopra il droide, poi ognuno riprese a lavorare. Sino a che Shinodari non capì lo stato generale del droide. E mise a terra il saldatore di conseguenza.

    ..Hai già riparato il riparabile. Il resto è da buttare, troppo vecchio o distrutto per essere utile. Si può sapere che speri di fare?

    Non ho esattamente i crediti necessari per prendermi dei ricambi. Ho intenzione di arrangiarmi come posso.

    Non durerà nemmeno la metà di quanto ha fatto su Naboo, te ne rendi conto? Se vuoi rottamarlo tanto vale metterlo in una teca e copiare la memoria su un altro droide.

    Non sembrava ascoltarla, a prima vista. Poi però anche lui depose gli atrezzi, e si mise appoggiato di schiena al muro, in silenzio. E fissando quegli occhi chiusi, Shinodari ebbe la sensazione che l’avesse esclusa dai propri pensieri come avrebbe fatto con un mobile.

    …Sei cambiato, alla fine. O per meglio dire, forse sei semplicemente rimasto com’eri quando Shiltar ti ha sconfitto, a suo dire. Un cadavere. Continui a muoverti a caso, senza che davvero ti importi di ciò che stai facendo.


    Se non mi importasse ciò che faccio, me ne sarei rimasto dov’ero.

    Ah sì? Da fuori però, non mi sembra che le tue azioni corrispondano alle tue parole.

    Mi diverte muovermi in maniera indipendente da ciò che dico, non ti ricordi?

    Quindi ammetti che in mezzo ai tuoi discorsi da “protettore della galassia”, c’è una forte volontà suicida.

    Yami non rispose, ma Shinodari aveva già tratto le proprie conclusioni, ed entrambi sapevano come finiva una discussione se arrivavano a quel punto. Finiva e basta con due scemi che pensavano di averla avuta vinta allo stesso modo. Yami però ormai, era stanco di litigare su cose tanto serie. Aveva ripensato alla sua vita così tanto, che ormai era un argomento talmente rivisto che iniziava a nausearlo.

    Morirò comunque, dopo, a che pro cercare di vivere con così tanta forza?

    …Perché ogni essere umano, vuole vivere in pace. Persino quelli come te, scappano dalla realtà solo per cercare una vita migliore.

    Questo se fossi un essere umano.

    Perché? Cosa pensi di essere? Mi sembri umano, e non uscirtene con spiegazioni alla “vengo da un pianeta di razze miste”.

    ..Semplicemente gli umani se li uccidi una volta muoiono, Senatrice.

    Non aggiunse altro, ma la ragazza si limitò a fissarlo con uno sguardo scettico, rimanendo a fissare Ys per i minuti successivi, in cui calò un silenzio generale fra loro. Stranamente, le sembrava che fosse proprio lui stesso, a farsi più complessi su quell’esistenza che stava conducendo. E per il momento, anche l’unico. Kyo e Ryu erano scesi, e solo lei e Febh sapevano cos’era, all’interno di quella nave. E se il ragazzo era di mente piuttosto aperta per definizione, lei…semplicemente accettava, in qualche modo, che fosse vivo. Aveva capito che non le avrebbe dato spiegazioni, sul perché avesse quel corpo. Quindi, non c’era differenza fra il considerarlo “normale” o meno. Non sapeva come considerarlo, e basta.

    …Allora cosa, vuoi morire per sentirti di nuovo umano, nella tua testa?

    Nessuna risposta. Shinodari rimase a fissarlo alcuni secondi, ma non era disposta a lasciarlo fare.

    Credi che ignorarmi mi zittirà? Strano, credevo ti ricordassi bene cosa-

    Poi, lo fissò più attentamente, e vide quel piccolo petto, alzarsi in un modo un po’ troppo ritmico e lento. Si avvicinò quindi lentamente, e si mise dinanzi al bambino, captando un respiro lento e ritmico, che voleva dire solo una cosa. E lei non sapeva se ridere o offendersi. Alla fine però, realizzò che a quanto sembrava, in fondo era umano.

    …I bambini devono dormire tanto, eh?

    Regolò la temperatura della stanza in modo da non fargli prendere freddo, e quindi se ne andò, lasciandolo con Y1 a dormire come stava facendo. Era un trucco nuovo, quello, per sfuggire alle loro discussioni. Gli concesse quindi quel primo set, e tornò nella sua camera a cercare di imitarlo, in vista dell’arrivo su Tatooine.

    […]


    Yami riaprì gli occhi qualche ora dopo, svegliandosi di scatto quando aprendo gli occhi non aveva riconosciuto il luogo in cui era steso. Vedendo però Y1 accanto a sé, il cervello trovò l’appiglio per chiarirsi le idee, e fornire alla mente gli ultimi ricordi coscienti che aveva registrato. Il bambino si calmò quindi, e fece un sospiro, fissando il droide e poi la stanza vuota.
    Rimase in silenzio alcuni minuti, poi un brontolio risuonò nella stanza, e decise quindi di uscirne, dirigendosi verso le cucine. Venne ignorato dall’equipaggio, il che gli semplificò le cose visto che potè ignorarli di rimando, arrivando a destinazione, ma non trovando ciò che si aspettava.
    O per meglio dire, trovando chi non si aspettava, seduto al tavolo.

    Ehilà, pada-coso. Fame? Ho appena finito di farmi la colazione, vuoi un pò?

    Yami fissò il piatto di fronte al petto del Nabooiano, avvicinandosi con cautela per osservarlo, e appurare che non erano uova stavolta. Annuì quindi con un gesto della testa, e in risposta gli venne indicato il forno, dove stavano intatte delle striscie di carne, del pane e i piatti. Si mise quindi dall’altra parte della stanza rispetto a Febh, e consumò quel pasto rapido, in silenzio. Almeno nei suoi programmi. Ma di certo non in quelli del suo compagno di pasto.

    Sentiamo, che hai fatto per far partire tutto questo casino?

    Se lo sapessi, avrei già chiesto scusa, te l'assicuro.

    Potè sentire lo sguardo scettico di Febh addosso, ma non fece fatica ad ignorarlo. Ma che pensava fosse, vendetta personale? Sarebbe rimasto volentieri dov’era, se fosse bastato morire la prima volta per poter evitare quella situazione e ciò a cui conduceva.

    Andiamo, non vorrai mica farmi credere di non saperne nulla. Che diamine, compari tu e da allora mi hanno fatto svenire, la mia nave è stata quasi centrata da una granata sismica, ho dovuto salvare un pianeta di ciccioni, il mio collega diventa una specie di rivoluzionario guerrafondaio, la mia regina viene quasi uccisa, non ho più una casa…e ora che ci penso, anche l’uovo dell’altro giorno mi ha dato il voltastomaco. Ora, o tu c’entri in maniera attiva, oppure porti più sfiga te che rompere uno specchio inciampando su un gatto nero, pada-coso.

    Yami lo fissò. A lungo. Poi riprese a mangiare, replicando una volta finito.

    Sono arrivato per assistere a come sembra stia andando tutto a puttane, sì. A parte questo, non sò che dirti.

    Che menti, quantomeno. Non puoi dirmi sul serio, che nessuno di noi sa che stà succedendo qui. Per ora, restare vivi sembra il massimo che riusciamo a fare. Il che vuol dire che alla prossima ci fregano, e non so te ma io non voglio morire, ancora.

    Nessuno morirà. Ci hanno preso con le mani nel sacco due volte, ma direi che ormai non c’è nient’altro su cui possano fregarci. Non possiamo abbassare la guardia un istante, ora. Perlomeno, stavolta saremo pronti, poco ma sicuro.

    I due si voltarono insieme, rivolti verso la ragazza che si era unita a loro, e il cui trucco abbondante attorno agli occhi, rivelava anziché nascondere come aveva passato la notte.

    …Non volevo portare sfiga, Senatrice, solo-

    Il tuo compito è preoccuparti della sicurezza Febh. Puoi limitarti a quello, i problemi più ingenti lasciali a me. Ok?
    E’ commestibile quella cosa?


    Eh? Ah, sì sì, certo. Vuole?

    La ragazza posò sul tavolo una cartellina, e quindi usò la mano ora libera per prendere una striscia di carne dal piatto di Febh, e mettersela fra i denti mentre tornava a guardare l’oggetto che si era portata sin là, in silente attesa. Nessuno dei due però volle stare al suo gioco, quindi con un sospiro iniziò la sua spiegazione senza rispondere all’ovvia domanda riguardo al perché fosse là.

    Forse noi non sappiamo cosa succede, ma qualcun altro sì. Sono riuscita a trovare un nome, nel mezzo dei dati. Se troviamo lei, è probabile il resto del puzzle si formerà da sé.

    “Lei”?

    Il destinatario del compenso, a quanto sembrava era una donna. Tale Shaina Tori, una volta atterra-

    Il piatto che Febh reggeva, e da cui Shin stava per prendere un’altra striscia, cadde a terra, mentre il Nabooiano fissava la sua amministratrice con quella che sembrava una nota di panico.

    …Lei…non conosce la Monocoda, vero Senatrice?

    Monoche?

    Tori la Monocoda, se facesse il suo nome a Tatooine, riuscirebbe a zittire chiunque non sia abituato a portarsi un blaster anche in bagno.

    E perché, è tipo un verme che infesta le fognature?

    Febh scoccò un’occhiataccia al padawan, che però la resse senza problemi, in uno scambio silente in cui però sembravano aleggiare messaggi subliminali. Qualcosa come “piantala di sparare cazzate” contro “Se devi spiegare cos’è una cosa spiegala e basta”. Sino a che uno schiocco di dita di Shinodari dinanzi alla sua guardia, riportò lo sguardo del Nabooiano su di lei.

    E’ pericolosa?

    E’…difficile da trattare. Tatooine pullula di predoni, come se i Sabbipodi da soli non fossero già una spina nel fianco, lo sanno tutti. Ma lei, è semplicemente diversa. Non ha alleati, non ha limiti, e smercia qualsiasi cosa. Le voci su di lei sono così tante, che a tratti persino le descrizioni del suo aspetto non coincidono. L’unica cosa certa, è che averci a che fare non è mai una buona idea.

    …Che tipo di voci?

    La più eclatante, parla di come abbia raso al suolo un villaggio, fattone schiavi gli abitanti, rivenduti a dei mercanti, e quindi raso al suolo pure il mercato di schiavi, finendo per liberare i prigionieri. E il tutto lasciando fra i mercanti un superstite, che si è divertita ad “accompagnare” sino a un centro abitato tirandogli contro i Crediti recuperati nell’incursione. Questo per ogni singolo metro che ha impiegato sino al suddetto centro. E’ difficile da trattare per come non si capisca nemmeno che diamine vuole.

    …Agisce da sola, quindi?

    Secondo te chi si unirebbe a una tizia la cui prima apparizione è stata a cavallo di uno speeder mente prendeva a sassate un uomo a colpi di crediti, quando il denaro è l’unico mezzo per sopravvivere, su quel pianeta?

    Gli assassini ci sono ovunque, questa non è nemmeno un droide corazzato. Ce la caveremo, alla peggio cerchiamo un caccia e ripeti le tue manovre da giocoliere, no?

    …No. Se conosci la storia dei Nove, sai che chiunque porti un soprannome simile, non è semplicemente un tizio da prendere coi guanti. E il suo se l’è guadagnato appunto contro una squadriglia di corelliani in visita sul pianeta, assoldati da un mercante locale. Alla loro partenza, sembrava quasi che fosse un giorno di festa, per come la gente sorrideva.

    ..Quindi?

    Quindi, partì una squadra di dieci caccia, a setacciare il pianeta. Passarono cinque giorni, e alcuni si chiesero se avessero davvero idea di come trovare Shaina, se si fossero persi, o cosa. Poi, il sesto giorno, durante una tempesta di sabbia, nel villaggio risuonarono dei tonfi ritmici, mentre la terra tremava. Il rimbombo durò per cinque minuti buoni, poi non si sentì più nulla. Nel mezzo della tempesta, non si vedeva ugualmente nulla.
    Quando la tempesta finì però, gli abitanti uscirono. E trovarono i rottami dei caccia nel mezzo del villaggio, ridotti a palle di ferro, senza traccia dei piloti. Nessuno ci riprovò, e la gente le affibbiò il nome di Monocoda, per come nemmeno in dieci l’avessero sconfitta.


    …Sà di racconto talmente gonfiato da sembrare irreale.

    Questa è la voce più leggendaria, credo pure io che non sia un mostro invincibile. Ma che averci a che fare sia una pessima idea, spero tu non voglia negarlo. Mi sorprende persino che questi tizi siano riusciti ad assoldarla.

    Se torniamo indietro, moriremo lo stesso. Provarci potrebbe costare caro, come valere la candela in toto. Voglio trovare questa Shaina, Febh. Grazie per l’avvertimento, ma non possiamo fermarci qui.
    Se Loro ci hanno parlato, allora lo farò anch’io. Vi voglio pronti per quando atterreremo, gireremo tutto lo spazioporto pur di trovare qualche traccia, quindi riempitevi lo stomaco. Non credo ci siano ristoranti, in giro.
    E cambiatevi per cortesia, sembrate troppo un Jedi e una guardia di sicurezza.


    La ragazza se ne andò così com’era venuta, e i due si fissarono, mentre Yami si alzava, e raccoglieva i cocci del piatto, insieme al suo contenuto. Febh invece non si mosse per un po’, ma alla fine riprese il discorso.

    ..La senatrice Jaku non sa con cosa ha a che fare.

    Nemmeno tu, se è per quello. Abbiamo contro dei tizi capaci di ribaltare l’orientamento politico di un pianeta, schierandone i carri armati come se niente fosse. Credo che al confronto, non tema molto qualcuno con semplicemente una fama degna di nota. Non si fermerà, immagino tu lo sappia. Accodiamoci, vedrai che andrà bene.

    …E dire che avevo accettato questo lavoro anche per non stare sullo stesso pianeta di un essere simile.

    Addirittura. Beh, credo meriti una visita allora, se è tanto spaventosa.

    Ma anche no.

    Non fare il guastafeste, e metti a posto. Intanto vado a cercarmi dei vestiti.

    Yami lasciò la stanza, e tornò in quella che gli era stata assegnata, sedendosi a terra e scomponendo nuovamente la propria lama nei componenti fondamentali. Non gli ci volle molto, per sostituire il pezzo che il trucchetto di Xander gli aveva bruciato. Potè quindi ragionare, e tutto sommato rilassarsi.

    …Una delle Code, eh?


    Nella storia, i Nove si consideravano fratelli. E ciò che Febh non capiva, era che un masochista come lui, ci poteva andare a nozze, con la prospettiva di cozzare contro una “sorella” in possesso di un carattere simile.

    [...]

    Doveva mancare circa un’ora a mezzogiorno, a giudicare dal sole. Atterrarono in uno degli spazi riservati alle navette private, uno dei pochi vantaggi che le navi Nabooiane avevano sempre. La forma tanto elegante era il marchio di fabbrica, per quei mezzi.
    Il che voleva anche dire, che non sapevano quanto tempo potevano avere, prima che l’arrivo di una nave nabooiana arrivasse alle orecchie di chi aveva interessi, su quel pianeta.

    Ok, tutto chiaro? Fate un giro, cercate di ottenere qualsiasi informazione, e chi trova torna subito qui, usando il comunicatore della nave per dire cosa ha scoperto agli altri. Cercate di ottenere informazioni decenti prima di tornare qui però, d’accordo?

    La risposta affermativa fu comune, e quindi i tre si separarono. La squadra sotto il comando di Febh era rimasta sulla nave, dato come non avrebbe avuto senso mostrare chiaramente che la ragazza, in quanto scortata, era una personalità di spicco. Vestiti con dei mantelli leggeri tipici del posto, si addentrarono nella folla al di fuori dello spiazzo dove avevano lasciato la nave, e iniziarono quindi la ricerca. Purtroppo per loro però, la “materia” prima su cui eseguirla, sembrava scarseggiare. Non c’era quasi anima viva, in giro. Le poche persone che vedevano, si muovevano in fretta, quasi a dover percorrere uno spostamento indesiderato, e quindi avere tutti gli interessi a renderlo quanto più breve possibile. Yami si chiese se Febh, a farli atterrare nell’ultima area dov’era vissuto, non gli avesse indicato un villaggio che negli anni, era andato disabitandosi sempre più.
    Decise però di tagliare la testa al toro, e correre dietro a una delle persone in giro. Che al suo tocco, gli strillò contro come se fosse stata colta nel mezzo di una rapina. Sferrando al contempo uno schiaffo tale, da farlo cadere a terra di faccia.

    Stunf


    Rimase a terra qualche secondo, prima di rialzarsi di scatto e ripetersi di voltarsi e provare con le buone, prima.
    Si voltò verso una figura in fuga, come potè però notare. Al che, imprecando si mise a correre a sua volta. Il suo bersaglio però, si rivelò fin troppo abile nello sfruttare la conoscenza del villaggio di cui era in possesso. Ben presto, di fronte all’ennesima svolta, la imboccò solo per ritrovarsi solo in mezzo alle case. L’aveva seminato.

    …Aww..

    Quando però si voltò, non era più solo. Anzi, due uomini occupavano la strada da cui era arrivato, mentre un altro, l’unico incappucciato, lo stava osservando dal tetto di una delle case alte qualche metro che li circondavano. E mentre li fissava, non dovette voltarsi per sapere che ne aveva altri dietro di sé.

    Non stà bene inseguire le donne, una volta che ti rifiutano, sai ragazzino?

    Non è però rinunciando al primo muro, che ti trovi una donna, amico. Quindi, se sapeste indicarmi dove è andata, volevo solo parlarci.

    …Il muro è in cemento armato, moccioso, se capisci cosa intendo. Quindi, rendiamola una cosa rapida e indolore per tutti, ok? Che diamine sei venuto a fare, qui? Oggi è il giorno della Vergine, ma sembra che tu non ne sappia nulla…straniero.

    …Mai sentito, in effetti.

    Beh, oggi le donne vanno trattate con particolare riguardo, ragazzino. E i forestieri maschi, non sono i benvenuti, visti i modi che hai appena dimostrato, come tutti gli altri. Quindi, ripeto: che sei venuto a fare, qui?

    …Cerco Shaina Tori.

    Non dovette affidarsi ai midiclorian, per sentirlo. L’atmosfera era cambiata tutta d’un colpo. Ma lui si trattenne dal sorridere, mentre anche la figura incapucciata chinava il torso verso di lui.

    …Di norma, chi la cerca non è un fan. Quindi, sai cosa succede a quelle persone?

    Secondo te?

    Spero di no. Altrimenti, se posso dirlo sei proprio una rottura di palle. Se vuoi morire, arrangiati da te, e non venire a far lavorare la gente durante le festività, moccioso.

    Oh, no. Se devo morire, vorrei almeno vederla prima dell’ultimo respiro.

    …Non si decide come si muore, moccioso. Uff, ecco perché odio i bambini. Sistematelo, io torno dalla Tavola.

    La figura si voltò, mentre gli altri si avvicinavano. Ci furono rumori di collutazione, e l’uomo incappucciato si fermò, in attesa. Quando però arrivò il primo urlo diverso da quello di un bambino, si voltò con la calma di chi non era poi sorpreso di vedere due uomini a terra e il terzo nella stessa condizione ma con un braccio pericolosamente inclinato in maniera quasi anormale.

    ..Sei venuto proprio a creare problemi tu, eh?

    Sono venuto a vedere una persona, ma non credevo facesse così la preziosa.

    Oh, no...non è solo lei.

    Yami vide un movimento sotto il mantello, e si affrettò a mettersi dietro la schiena del tizio che teneva in mano. Il tutto, prima che una raffica di blaster crivellasse tutta la strada accanto a lui, disegnando un cerchio di buchi a circondarlo. Il tutto, incurante di come il cadavere che ora Yami si teneva addosso, fosse stato un suo compagno.
    Il bambino lo buttò a terra, e alzò quindi la testa verso la figura, che aveva in mano le armi che avevano creato quel disastro. Quasi sproporzionate, per quella potenza di fuoco.

    ..Fammi indovinare, è il trattamento che riservi sempre a chi vuole conoscerla?

    Indovinato. Quindi stai fermo da bravo bersaglio, per cortesia.

    Sparò di nuovo. Ma stavolta, dopo il suono del laser che lasciava la canna, ce ne fu un altro, prima che quello stesso colpo tornasse indietro. E ancora, un altro. Dato che per la prima volta da quando aveva ottenuto quell’arma, Yami si ritrovò a respingere per la seconda volta un colpo. Lo deviò a lato, e rimase quindi a fissare le armi del suo avversario, che ora mostravano una placca strana sui lati. E se il bambino fissava le pistole, la figura fissava la lama laser che teneva in mano.

    …Un Jedi, eh? Ciò spiega un paio di cose.

    Hai dei bei giocattoli, amico.


    Quel vostro trucchetto del cazzo di rimandare indietro i colpi, rende necessario aguzzare l’ingegno per ripagarvi con la stessa moneta. Grazie del complimento, comunque.

    E di che. Non vedo niente di male, nell’aprezzare ciò che si stà per ottenere per sé.

    La figura non rispose, in un primo momento. Quindi iniziò a produrre un suono soffocato, che divenne ben presto una risata. Prima che quelle stesse armi, venissero nuovamente puntate verso il bambino.

    Questo lo dico io, moccioso. Mi prenderò cura della tua spada, quando sarai morto, non temere.

    Ah sì? Beh, vieni, allora. Se vuoi vederne la qualità, te la mostro volentieri in azione.

    Partì una seconda raffica, e Yami indietreggiò, mentre la figura scendeva dal tetto. Dopodichè, risuonarono solo i gemiti dell’arma e del fuoco incrociato, fra colpi diretti e rimbalzi.

    […]


    Yami aveva il suo modo di fare domande, e i suoi compagni un altro. Non c’era però dubbio, su quale dei due fosse più efficace, alla fine.

    Giorno della Vergine?

    L’uomo, vestito di un semplice mantello e inginocchiato dinanzi alla ragazza, annuì vigorosamente, guardandosi intorno praticamente ogni cinque secondi. Shinodari non sapeva come reagire a un simile comportamento, però. Quando aveva provato ad avvicinarlo, quello le si era letteralmente gettato ai piedi in un inchino, chiedendole di chiedergli qualsiasi cosa o dargli un ordine.
    Al che, la prima ovvia domanda riguardò il perché si comportasse così, e di alzarsi. E la risposta, quella che non poteva parlare a una donna faccia a faccia, nel giorno della Vergine. Qualsiasi cosa fosse.

    Sì mia signora.


    E cosa sarebbe?

    E’ una festività che cade ogni due mesi, mia signora. In questo giorno, per ordine di Tori-dono le donne acquistano la supremazia sugli altri abitanti del villaggio di sesso opposto. Chiunque non vi aderisca, è deprecabile e come tale và ucciso.

    ..E dove sono le donne, in questo villaggio allora? Perché ci sono solo uomini in giro?

    Nelle proprie case, mia signora, servite e riverite. Siamo noi a doverci spostare di casa in casa per adempiere ai nostri doveri, ovviamente.

    Shinodari fissò quasi incredula quella femminista forma di schiavismo. Ma dopo qualche secondo, decise che almeno avrebbe potuto sfruttarla.

    …Sai dove si trova Shaina Tori, in questo momento? Vorrei incontrarla.

    Sì, mia signora. L’abitazione di Tori-dono è fuori dal villaggio, a un centinaio di miglia da qui. Il suo luogotenente è in città per assicurarsi tutto vada come da programma, ma tornerà da lei al tramonto. Potrà chiedere a lui, come raggiungerla…

    A quel punto però, l’uomo sembrò combattuto. Continuò a guardarsi intorno, e quindi fissare la ragazza. Che dopo circa mezzo minuto di quel silenzio, ebbe un sospetto. Si chinò quindi verso l’uomo, afferrandogli la testa, e avvicinando alla nuca il suo viso.

    …Non dovrei incontrarla?

    …Non so dirle cosa le accadrà. Questa festa esiste da sei mesi, ma molte donne hanno perso i propri compagni perché non obbedivano loro. Alla fine hanno deciso di chiudersi in casa, per evitare altri omicidi, e alcuni di noi a turno si muovono per il villaggio per far credere che andiamo a servirle una dopo l’altra. Non deve cercare un mostro simile, signorina.

    ..Grazie.

    La ragazza si rialzò, allontanandosi a buon ritmo. Non credeva avrebbe trovato altri indizi, e quello che aveva, era sufficiente. Il vice di Shaina era in giro, e in quel giorno forse avrebbe anche potuto sfruttare la cosa a suo vantaggio. Doveva solo riuscire a trovare lui, il resto non sarebbe stato un problema. In mezzo a tanti uomini che si sarebbero probabilmente prostrati dinanzi a lei come aveva fatto quel suo primo informatore, poteva essere quasi sicura che chi non l’avrebbe fatto, sarebbe stato chi cercava.
    Decise quindi di tornare alla nave, ma la strada di ritorno sembrava essere diventata ancora più deserta. Anzi, non c’era davvero più anima viva, in giro. Fu per quello, che in mezzo a quel silenzio quasi angosciante, il bip del comunicatore la fece sussultare.

    Senatrice?


    Febh? Sei già tornato?

    Sì, signora. Non è stata una ricerca fruttuosa però, spero lei abbia avuto più successo.

    Già, immagino. Ma a quanto pare, c’è un uomo di Shaina nel villaggio, dobbiamo trovare lui per poterla raggiungere. Chiama anche Yuki, per gli uomini è pericoloso stare in giro oggi.

    Ah, quindi lei sa perché a toccare una spalla a una donna di qui, sono dovuto scappare da cinque uomini irritati come se l’avessi palpeggiata?

    …Sì, ti spiegherò, ora richiama Yuuki prima che anche lui finisca in una situazione simile.

    Ah..per quello mi sa che è un po’ troppo tardi.

    …Perché..?

    Il tono era quasi disperato, ma sentendo la replica di Febh, Shinodari spalancò gli occhi.

    Mentre mi nascondevo, ho sentito che un moccioso ha sfidato Tatsumaru-sama. Immagino sia un pezzo grosso, qui.


    …Nessun uomo è un pezzo grosso, qui e ora. Se non uno. Chiamalo, se lo uccide possiamo anche lasciare il sistema.

    Ci proverò, ma credo sia un po’ impegnato.


    E tu prova lo stesso!

    Chiuse la comunicazione, mettendosi a correre. Ma perché non sapeva fare altro che negoziare con la spada laser, quello?!
    La risposta la conosceva, probabilmente. E anzi secondo i commenti del suo ex maestro, che la sua lista di omicidi fosse ancora così corta, era un miracolo.
    Ciò però non le impediva di pensare, che se avesse ucciso quello che probabilmente era il vice di Shaina, si sarebbero fatti ciò che ora gli occorreva di meno. Un altro nemico.

    […]


    Yami si riparò dietro a un carro, e attese sino a che non venne crivellato abbastanza, mentre lui cercava di applicare la precognizione che di solito gli permetteva di parare i colpi, per schivarli e basta. Poi, quando il suo riparo stava per cadere a pezzi, potè sollevarlo più facilmente, e scagliarlo in diagonale sopra di sé, così che continuasse a fargli da scudo in linea d’aria, e nel contempo andasse addosso al suo avversario. Che però, come immaginava si spostò semplicemente, senza interrompere il suo fuoco a ripetizione. Yami provava quasi ammirazione, per quelle dita talmente veloci da trasformare un blaster in qualcosa di molto simile a una mitragliatrice.
    Certo ne avrebbe provata di più, se quelle cose non fossero state puntate verso di lui. Ma all’improvviso, la raffica cessò.

    ..Qui non la finiamo più, lo sai vero, ragazzino?

    Yami, andato a finire dietro a un muro per ripararsi, rimase zitto alcuni secondi, cercando di tirare fuori un piano. Intanto però, doveva parlare.

    Sei tu ad avere iniziato, signore. Io me ne andavo per i fatti miei.

    Già, alla ricerca di una mia conoscenza, quindi diciamolo chiaramente, ok? Io non ti posso permettere di andartene in giro a chiedere informazioni su Shaina-chan per poi magari ritrovarti sulla mia porta di casa, e tu hai intenzione di fare proprio quello. Concordi fin qui?


    …Sì, possibile. Ma se come ho detto voglio solo parlarci, che cazzo, non potresti evitare di fare così il possessivo?

    Cerco solo di risparmiarti la fatica, ragazzino. Io sono il suo braccio destro, e mi occupo di tenere lontani i seccatori. Ma Shaina-chan ha un braccio sinistro, che i seccatori li decapita. Dato che sono stanco di far pulire sangue, potresti lasciar perdere?

    ..Ah, lo fai per me ora. Ma che gentile. E’ un peccato che se ti taglio con questa, ti cauterizzo sangue e ferita insieme. Sennò mi andava bene versare il tuo di sangue, se ti può convincere a farmi parlare col tuo capo.

    Yami sporse la spada, e quindi la ritirò, pensando alla mossa successiva, ma escludendo il fulmine. Se quel coso riusciva a rimandargli indietro pure quello, sarebbero stati guai. E non aveva di certo intenzione di scoprire fino a che punto quelle placche riuscissero a respingere i colpi.

    …Ehi, quelli come te di norma non girano con un maestro? Dov’è la tua balia?

    ..Che c’entra ora?

    Tu rispondi.

    Ho già completato il mio addestramento, non mi serve un maestro.

    Oh oh, già così giovane. Sei un genio, quindi?

    …Chi lo sa.


    …E và bene, moccioso.

    Yami non lo sentì subito. Ci fu solo un “clack”, prima che un rumore simile a una turbina ma decisamente meno intenso, gli arrivase alle orecchie. Fu più per istinto, che si gettò in avanti. Seguito da alcuni pezzi del muro, che andarono in frantumi esplodendo verso di lui.
    Si ritrovò quindi a terra, mezzo sepolto dai detriti, e dolori sparsi. Fece forza con le braccia, ma prima ancora che potesse sollevare il corpo per liberarsi dal peso sulla schiena e sulle gambe, venne nuovamente sbattuto a terra, mentre capiva di avere addosso il suo “amico”.

    Non male, hai gli occhi anche dietro alla schiena?

    …Già.


    Beh, sei promosso, ragazzino. Questa la prendo io, però.

    Il bambino sentì la propria arma venirgli sfilata di mano, e quindi i sassi diminuire di numero sopra di lui, permettendogli di rialzarsi. Cosa che fece lentamente, e a ragione. Aveva ancora un blaster puntato conto, e che nella parte posteriore della canna aveva un optional che prima non c’era. E che immaginava fosse responsabile della sua sconfitta.

    …Hai proprio un bel giocattolo.

    Non che volessi mostrartelo, ma mi ci hai costretto. Quindi, ho un affare da proporti, ragazzino. Io ti accompagno da Shaina-chan. E tu…ci aiuti con due o tre cose.

    …Insomma vuoi un servetto, e dovresti comunque portarmi sin là?

    Più o meno. Ma non sei tanto male come altri mocciosi della tua età. Quindi, se te la caverai bene potresti parlarci sul serio, più in là. Ti và?

    Difficile rispondere negativamente, quando ci si ritrova la canna di un blaster in direzione del proprio setto nasale. Ma oltre a quello, al bambino passò per la testa il fatto di non essere solo, e di come introdurre la questione dell’”Ingaggio” a Shinodari, e del suo gruppo a quel tizio incappucciato.
    E alla fine, decise semplicemente di mettere le carte in tavola.

    C’è anche mia sorella e il suo ragazzo qua in giro, non posso mollarli qui. Se vengo io, temo vorranno venire pure loro.

    Aaahh… allora lo sei un moccioso, alla fine. Ancora con la balia, eh? Fammi indovinare, orfani di guerra?

    Hai le mie condizioni, la tua risposta?

    L’uomo non parlò in un primo momento, ma alla fine fece cenno al bambino di girarsi, e di camminare nella direzione da cui era venuto.

    E và bene, ragazzino. Fai strada.

    […]


    D’accordo…fratellino.

    Fulminò Yami con lo sguardo, mentre dietro di lei Febh teneva una mano sull’arma.Iniziava davvero a pensare che quel bambino desse solo problemi. D’accordo, a sentire lui aveva trovato un modo per raggiungere chi volevano. Ma al prezzo del fatto che aveva un blaster puntato alla schiena, mentre l’altro era occupato a tenere sotto tiro loro, e che sembrava quel tizio avesse l’idea di usarli per uno dei loro “lavori”. Che Febh si immaginava benissimo. Ma non fiatò quando la sua Senatrice accettò l’accordo che il suo “parente” aveva già firmato, portando là quel tizio.

    Perfetto, allora se volete seguirmi…


    Potrebbe dirci il suo nome prima, signor..?


    Tatsumaru Azuma, piacere.

    Piacere, noi-

    I vostri nomi potrete dirli a Shaina-chan, sinceramente dato che devo solo trasportarvi, non mi interessano.

    Li fece quindi mettere dinanzi a sé, e iniziarono a camminare, raggiungendo poco dopo un gruppo di speeder a quattro posti, dove Tatsmaru indicò uno a Shinodari e Febh, e l’altro a Yami.

    Il bambino viene con me, non voglio scherzi Jedi. Voi salite su quello, vi guiderò io via radio, dovrete solo andare avanti. Sgarrate di più di venti metri nella rotta, o fate scherzi, e il vostro fratellino muore. Non vogliamo separare una famiglia, vero?

    Lo sguardo tagliente che ricevette, fu doppio. Ma nessuno fiatò, e ognuno si mise al suo posto, Febh alla guida del secondo, che fece partire subito, in attesa di indicazioni.

    Senatrice, è sicura che-

    Ci hanno dato uno Speeder, e o Yami è stato catturato, o si è fatto catturare. In entrambi i casi, per ora non abbiamo scelta. Tieni in caldo i tuoi “numeri”, in caso di necessità mi aspetto che tu sappia seminare i problemi.

    …Sì, Senatrice.


    Direzione est, partite e vediamo di muoverci.

    Febh voltò il mezzo, e quindi diede energia, partendo a velocità sostenuta, e tentando di concentrarsi sulla guida nonostante l’atmosfera elettrica che sentiva attorno a sé. Non capiva bene perché, ma la ragazza accanto a lui sembrava essere sprofondata in un malumore tale, che gli sembrava quasi di poterne vederne l’alone aleggiare sopra la sua chioma blu. Non che lui si sentisse rilassato in una situazione simile, ma era da molto che non vedeva quell’irritazione sul volto della sua superiore. Appunto non collera, ma un blocco di irritazione che non gli permetteva nemmeno di provare a riprendere il discorso precedente.
    Quindi non seppe bene se ringraziare o meno, quando il silenzio tombale del viaggio venne interrotto dalla voce del loro “aguzzino”.

    Svolta di 40 gradi a destra, ci siamo quasi.

    Il nabooiano obbedì, e poco dopo, il terreno sotto di loro si smosse improvvisamente. Tanto che il muso dello speeder, si ritrovò puntato verso il basso anziché in direzione perpendicolare al terreno. Bastò riprendersi dall’improvvisa sensazione di “stomaco in gola”, per vedere come il piatto terreno desertico, si fosse tramutato in una specie di enorme mulinello, che risucchiava tutto ciò che aveva sopra di sé, verso la depressione che si era creata al suo centro. Febh emise un’imprecazione strozzata, ma a sovrastare ogni altro suono fu la voce di Tatsumaru.

    Non fare niente, và tutto bene.

    Bene?! Stiamo finendo in fondo a quelle che mi sembrano sabbie mobili quasi, dov’è che và tutto bene!

    Copri lo speeder, fifone. A meno che tu non voglia che la pettinatura della ragazza venga modernizzata con dei brillantini di sabbia. La nostra destinazione, è qui sotto.

    Non ci furono altre repliche, mentre Febh eseguiva il consiglio, e si costringeva a non fare nulla mentre dalla cupola di vetro che aveva ricoperto la cabina, vedeva lo speeder finire ingoiato dal deserto.
    Per poi ritrovarsi in caduta libera in quella che sembrava una piccola cava. Il volo fu breve, una trentina di metri al massimo, e la decelerazione improvvisa derivata dal sistema gravitazionale dello speeder, riportò i loro stomaci dalla gola al loro posto d’origine, in quel continuo cadere, fermarsi, cadere che era stato l’ingresso in quel posto. Solo alzando lo sguardo, però, Febh e Shinodari capirono. Il buco da cui erano passati, venne richiuso da delle paratie d’acciaio, bloccando il flusso di sabbia attorno a loro. E quella stessa sabbia, veniva riportata in superficie da dei condotti trasparenti, a prima vista.

    Bello, eh? Vedere i cacciatori che passano qui sopra alla cieca, non mi stanca mai come spettacolo. Ora però muovetevi, su.

    Pur osservando ancora quel “soffitto mobile”, Febh tornò ad avanzare lungo una strada di pietra in mezzo a un campo di stalagmiti in cui la strada era ovviamente stata scavata. La loro marcia, ebbe fine solo dopo essere arrivati in una cava più grande, qualche chilometro più in là, illuminata dai raggi del sole attraverso varie rocce piene di piccole cavità che lasciavano passare i raggi. Febh ricevette l’ordine di fermare e smontare dallo speeder, e insieme a Shinodari obbedì, mentre Tatsumaru faceva smontare di forza anche Yami. I tre vennero quindi condotti verso un vero e proprio palazzo in pietra, simile a un tempio per come i vari blocchi di pietra fossero stati accatastati come in una costruzione per bambini. Dopo un piccolo corridoio, arrivarono infine a quella che sembrava una sala di qualche tipo.
    E non appena vi entrarono, una ventina di figure li accerchiarono, puntandogli quelli che sembravano pugnali contro ogni articolazione. Non ebbero il tempo di fare nulla, ma non appena guardarono i loro assalitori, rimasero di sasso lo stesso. Erano tutte bambine, ed erano tutte uguali. Dalla punta dei capelli e quella delle dita dei piedi, vestite con quella che sembrava una tunica lunga sino ai quadricipiti ma aperta sui lati, fissata alla vita da un obi grigio. Alle gambe portavano degli stivaletti neri, coperti da delle specie di pantaloni del medesimo colore della tunica, verde scuro, a partire dal ginocchio sino alla caviglia. E tutte li fissavano come se fremessero dalla voglia di affondare le lame.

    Nana-koo!

    La tensione, andò in pezzi quando Tatsumaru, comparso da dietro il gruppo, andò ad afferrare saldamente una delle piccole, stringendola a sé come un pupazzo. Dal canto suo, la bambina non reagì in alcun modo a quell’azione, continuando a tenere d’occhio gli intrusi. Sino a che, forse soddisfatto, Tatsu la lasciò andare, parlando anche alle altre.

    I signori devono parlare a Shaina-chan, me li scortate per favore?

    Come un unico corpo, le bambine si mossero all’unisono, affiancando i tre ospiti sui due lati, e quindi iniziando a camminare affiancate a loro, quando si mossero a loro volta. Trattenendo chiaramente le domande, visto come lo sguardo omicida di quelle specie di guardie, non fosse cambiato minimamente.
    La marcia ebbe termine di fronte a una scalinata, su cui stava una specie di rettangolo in pietra, coperto da tutti i lati tramite delle tende arancioni. Sia Tatsumaru che le bambine si inginocchiarono alla base delle scale, in attesa. Probabilmente del movimento che fece sussultare le tende.

    Oh. Cosa vedo, abbiamo degli ospiti, Tatsu?

    Sì, mia signora. Hanno espresso il desiderio di parlare con te.

    Uh-uh. E…spero tu abbia degli altri motivi, per averli fatti entrare qui da vivi e senza dei collari al collo.

    Non potevano vedere, chi stava parlando. Solo un’ombra, era visibile dalla loro posizione, al di là delle tende. Non che in effetti dovessero vederla, per immaginare chi fosse. Né gli sarebbe servito.

    Uno di loro è un Jedi, Shaina. Ho dovuto fare quasi sul serio, per catturarlo. Ritengo che potrebbe rivelarsi utile, per il nostro problema.

    …Quel bambino?


    Calò il silenzio un attimo, ma la voce riprese poco dopo, quasi avesse interrotto semplicemente per concedersi un’occhiata di sfuggita al “seguito” del suo luogotenente.

    Riguardo ai suoi accompagnatori?

    Dopo che la tavo- emh, Dedi-chan ha sistemato il tuo ultimo inserviente, ho ritenuto te ne servisse un altro. E la ragazza…è la sorella del piccolo, l’ho considerata una garanzia per i suoi servizi.

    Eh? Ma nemmeno per-

    Di nuovo, le bambine si schierarono in un lampo accanto a Shinodari, stavolta puntandole i pugnali verso i piedi e lo stomaco. Ci fu un momento di stallo, poi uno schiocco di dita al di là della tenda rimise a “cuccia” le piccole.

    Ho capito. Sì, comprendo la tua decisione. Sanno già di che si tratta?

    Ho preferito lasciare a te le spigazioni del caso, mia signora.

    La figura al di là delle tende si fece più nitida, l’ombra più scura. Poi, delle mani abbronzate aprirono le tende, uscendo dalla loro protezione, e percorrendo lentamente la scalinata. Subito, le bambine colpirono il retro delle ginocchia di ognuno degli “ospiti”, costringendoli a cadere a terra in ginocchio, e tenendoceli premendo le lame sulle loro nuche. Fu comunque possibile, pezzo per pezzo, vedere finalmente chi avevano davanti. Prima i piedi, poi le ginocchia, e via via il resto del corpo di una ragazza dalla corporatura minuta ma atletica, si presentarono dinanzi ai loro occhi. Indossava una camicetta composta dal minimo tessuto indispensabile, più simile a un incrocio fra un top e un costume, che a un abito. Ugualmente, a coprirle le gamba stava solo una sorta di pareo, o una gonna con uno spacco che andava dall’anca sino alla caviglia su entrambi i lati. Ma più di quello, ad attirare gli sguardi era la sua espressione. Un gatto con un topo sotto la sua zampa, un serpente con un coniglio fra le sue spire, o un falco che tiene saldamente un pesce mentre questo si dibatte invano. Tutte queste immagini non esplicavano, come lei guardava ogni essere vivente su cui posava quello sguardo. E insieme ad esso, stava un sorriso di chi, in situazioni simili, godeva dell’assoluto dominio che quella posizione gli concedeva. L’unica cosa che quella ragazza, fra i venti e i venticinque anni emetteva, era un’aura di sfida tale da farla brillare. Persino fra le mura della sua dimora, sembrava sfidare chiunque a toccarla, a contraddirla, o ad andare semplicemente contro il suo volere.
    Non era difficile capire, perché Tatsumaru si rivolgesse a lei con termini simili.

    E così, vuoi parlare con me, piccolo?

    Yami alzò lo sguardo, e i due rispettivi si incrociarono. Calò un silenzio tombale, ma nesuno dei due riprese il discorso o interruppe il contatto visivo. Almeno sino a che una delle bambine, non gli premette il pugnale sulla nuca sino a che non si chinò, in un gesto di assenso. Rendendosi conto allora, come Shinodari e Febh, di come quella ragazza sembrasse anche la copia adulta delle altre presenze femminili e armate che li tenevano sotto scacco.

    Io, come mia sorella, vorremmo poter discutere di…un certo argomento, Tori-san.

    Davvero. E sarebbe?

    Alcuni suoi incontri, con quelle che riteniamo…comuni conoscenze.

    Shinodari si intromise nel discorso, ma Shaina sembrò quasi dare più attenzione a lei, che al bambino chinato quasi sino a baciarle i piedi dal ginocchio di quella che gli venne da chiamare mini-shaina.

    …Non credo che io e te possiamo avere conoscenze in comune, tesoro. Cosa credi, che quegli abiti nascondano ciò che sei? Ti inchini come se mi stessi facendo una riverenza, altro che “in ginocchio”.

    ..Io invece credo di sì, Tori-san. Di Kamino, probabilmente.

    La Senatrice colse, il lampo che comparve negli occhi smeraldini della ragazza dinanzi a sé. Ma oltre a quello, non ci fu nessun altro cambiamento, e il sorriso da dominatrice si fece solo più largo.

    Kamino? Che pianeta sfigato dovrebbe essere, mai sentito. Comunque, prima gli affari, tesori. Se mi sarete utili…potrei invitarmi a bere qualcosa. Tatsu, dagli un anticipo, e raduna i numeri compresi fra il 17 e il 30. Aspettiamo Dedi, prima di muoverci.

    Sì, mia signora.

    La ragazza sparì di nuovo dietro le tende, e stavolta la sua ombra non si stagliò più su di esse. Lentamente, le bambine lasciarono andare i loro “prigionieri”, e Tatsu si avvicinò a Yami, dandogli quello che sembrava un olocron rettangolare.

    Beh, diciamo che mi servi per una “caccia”, moccioso. La persona che stà su quell’olocron, ha firmato qualche giorno fa la sua condanna a morte. Purtroppo però, è dura da trovare. E qui, entri in gioco tu.

    Tatsu fece una pausa, mentre l’olocron proiettava un’immagine nell’aria, e gli occhi di Yami vi si fissavano come un magnete. Solo Shinodari, si accorse di come l’espressione che il bambino aveva assunto, per quanto seria, avesse in un angolo degli occhi una nota simile al..panico?

    Comunque, ti basti sapere che ci accompagnerai un po’ a spasso, moccioso. Quando tornerà la mia “collega”, ti darò maggiori informazioni. Ora, rimani qui con le mie “ragazze”. Se ti muovi , non assicuro della tua incolumità. Capito, piccoline?

    Un cenno di assenso generale, permise a Tatsu di lasciare i loro ospiti in custodia alle bambine. Shinodari attese che il ragazzo fosse fuori portata d’orecchio, prima di rivolgersi a Yami.

    Cosa c’è?

    …Niente.

    Quello sguardo che hai fatto non era “niente”. Chi è quella?

    Nessuno.

    Yami, ti ho chiesto-

    E io ti ho detto che non è nessuno, non l’ho mai vista prima, e se vogliono che li aiuti, li aiuterò sino a che ci terrà lontane queste piccole furie. Ok?

    No, non lo era. Ma lo sguardo di Yami, per quanto diverso dall’argento che era abituata a vedere, parlava per lui. Probabilmente era una delle tante cose, appartenenti ai dieci anni della sua nuova vita. Quindi la ragazza annuì, freddamente, e andò a sedersi quanto più possibile lontano da lui, seguita da Febh. Yami tornò a fissare l’olocron, e quindi se lo sbattè qualche volta sulla fronte, soffocando le risate di finto divertimento che a ondate gli colpivano la gola. Mormorò tra sè alcune parole, mentre gli veniva da ridere.

    …Forse hai ragione, Febh. Porto proprio sfiga. Però sono io mi becco sempre il peggio delle situazioni, pudu...

    Non voleva pensare a cosa gli avrebbe fatto Ianos, se quella “caccia” fosse andata bene.
    La preda, la conosceva benissimo. L’aveva cercata per mesi, su altri sistemi, durante il suo addestramento. Guardò nuovamente l’immagine, ma a parte i capelli, quell’occhio e quei simboli sulla fronte, erano inconfondibili.
    Quella era Kaya.


    Edited by Yami Kaguya - 20/5/2010, 23:38
     
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12 replies since 31/1/2010, 01:16   1399 views
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