[Quarto Accesso] East Gate Of Sound[Free GdR] [Macro GdR]

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    Sono Cannella

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    Parte II - Sotto il Cancello Est di Oto

    E io che ogni volta ci spero anche. Era ovvio che sarebbe andata così, no?
    Ho appena finito di parlare, e mi pare pure di aver detto bene quello che dovevo dire, che dagli spalti della cinta vedo spuntare un volto. Giovane, liscio, decisamente maschile. Ciuffo nero spalmato sugli occhi, appiccicato alla fronte dalla pioggia. Non gli vedo gli occhi, da questa distanza, ma me li immagino freddi e duri. Non so perché, ma i tizi col ciuffo nero hanno sempre occhi freddi e duri. Credo c'entri qualcosa l'adattare il carattere al proprio aspetto.
    Il fatto che sia nato coi capelli rosa dovrebbe rivelare parecchio, di me, ma sto divagando.
    Ciuffo-nero deve avermi sentito parlare, perché quando finisco lascia che la pioggia copra ogni altro rumore per un secondo appena, prima di lasicarsi andare ad una risatina spocchiosa. Iniziamo bene.
    E finiamo peggio, a quanto pare.

    Rifugio? Ahahah dove credi di essere finito e soprattutto chi ti credi di essere, ragazzo? Se vuoi ottenere l’ospitalità di Oto devi guadagnartela. Offrimi qualcosa e forse potrò pensare di aprirti le porte. Altrimenti… puoi benissimo ritornare da dove sei venuto.

    Bene, almeno ho capito che il guardiano dev'essere lui. Altrimenti non mi avrebbe intimato di offrirgli qualcosa. Che voglia una mazzetta? No, perché al momento sono un po' a corto di liquidi. A meno di non contare l'acqua gelida che, sono sicuro, ha ormai raggiungo zone del mio corpo che sarebbe meglio tenere all'asciutto.
    Aveva ragione il mio vecchio: Oto non è un posto accogliente. Davvero, chissà perché deve essermi parsa una buona idea venire qui? Ma ora ho un dannato bisogno di trovare riparo, asciugarmi e riposare un po'. Soprattutto, e faccio un po' fatica ad ammetterlo, ho bisogno di dare un senso alle mie giornate. Speravo che, trovandomi di nuovo in mezzo alla gente, in un grande Villaggio, sarei riuscito a trovare uno scopo da perseguire.
    Convincere un guardiano borioso non era esattamente quello che intendevo con "trovare uno scopo", ma temo che dovrò farmelo andare bene.
    Un piccolo obiettivo alla volta, e magari stavolta riesco ad arrivare da qualche parte.

    Non volendo dare adito a ulteriori sospetti, mi abbasso in cappuccio, e guardo in su. La pioggia mi sferza il viso e lotto per tenere gli occhi aperti. Mi sento un po' come se l'Universo stesso mi stesse sputando in faccia. Mi piace quando le cose cominciano con così buoni auspici.

    Signor Guardiano, perdonate la mia maleducazione. Non ho idea di chi io mi creda di essere, giuro, non ne ho la più pallida idea. Anzi, in buona misura è proprio per questo che sono qui, ma lasciamo perdere. Storia lunga, e nemmeno io ci ho ancora capito molto. Ad ogni modo, se volevate sapere chi sono, e non chi creda di essere, allora questo posso dirlo: mi chiamo Reiji Kanehisa, sono un povero viaggiatore senza possedimento ma versato, si fa per dire, nella arti magiche. E se potessi tornare da dove vengo, ve lo giuro, lo farei. Ci sono delle complicazioni però.

    Tiro il fiato. Dio, era una vita che non parlavo per così tanto, e così forbitamente. Voglio impressionarlo a parole? Boh, ci sta. Non ho molti altri modi di fare bella figura, temo.

    Detto questo, ho ben poco da offrire a chi, credo, ha già tutto. È una posizione di prestigio, la vostra, no? Che cosa potrei offrire io, povero viandante, ad uno shinobi con voi? E ho ben poco da offrire anche al Villaggio in generale, a parte forse una buona storia quasi completamente vera e solo moderatamente credibile.

    Ottimo lavoro, vecchio mio. Piaggeria da quattro soldi e autoumiliazione. È questo il meglio che sai fare, cervello?

    Se invece avete qualcosa di meglio da suggerire, Signor Guardiano, sono tutto orecchie. Ma preferirei essere tutto orecchie al coperto e al caldo, perché le suddette si stanno allagando, e non sono le uniche, qua sotto. Ho sentito rivoli freddi in posti che non ricordavo nemmeno di avere.

    Cielo, invece di congelarmi a poco a poco con i tuoi spilli liquidi, fa che questo bel tenebroso abbia senso dell'umorismo almeno un quarto di quanto ha boria.
    Altrimenti, mi sa che la prossima ingiuria te la rivolgo faccia a faccia.


    Edited by OldCannella - 29/1/2018, 20:37
     
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    II



    La pioggia batteva terribilmente forte, ciononostante la mia risata si blocco quando realizzai che quel piccolo uomo ebbe l’ardire di rispondermi. Pensavo di essere stato chiaro. Non volevo e non avrei mai accettato vagabondi in cerca di rifugio. Persone comuni che avrebbero chiesto una piccola casa o un pezzo di pane. Oto non era quel tipo di villaggio. Se il Suono aspirava a crescere l’unico modo era quello di richiamare persone talentuose. Non dico potenti, perché erano merce rara, ma da molte gemme grezze era possibile ricavare diamanti, no?

    E così la mia attenzione fu richiamata subito all’udire due parole ben precise: arti magiche. Non servì sapere altro. Non ascoltai le parole successive dell’uomo, non aveva senso perdere altro tempo. Con un cenno feci segno di aprire il portone e gridando dall’alto mi limitai a proferire:

    - Entra pure, viandante sperduto. -


    Con un balzo dall’alto mi sarei palesato al suo fianco. Fino a quel momento mi aveva lasciato una impressione negativa: era ambiguo, dall’aspetto quantomeno eccentrico e dalla parlantina forse un po’ troppo loquace… ma in tutto quello c’era un pregio, supposto tale. Forse era un Ninja in cerca di asilo. Ecco: quella era la parola magica per essere accolti ad Oto.

    Prima avrei chiesto la conferma: - Seguimi Kane… - già, mi ero permesso di abbreviare il suo nome. Reiji era troppo complicato da pronunciare e Kanehisa troppo altisonante per un vagabondo. Se mai avesse voluto riacquistare il suo nome, intero, avrebbe dovuto dimostrarmi il suo valore.

    Comunque inoltrandosi nel bastione più vicino arrivammo in una sorta di stanza, dopo aver attraversato qualche corridoio interno. L’ambiente si sarebbe rivelato sicuramente più accogliente e caldo. Due sedie attorno a un piccolo tavolo e una credenza erano gli unici mobili. Sopra al tavolo alcuni bicchieri e una tazza di thé calda, assieme a qualche biscotto di pessima qualità.

    Sarei rimasto in piedi proferendo allo stesso tempo: - Prego, serviti pure Kane. Ristorati. – così avrei atteso qualche minuto, in silenzio. Dopo di che mi sarei avvicinato all’uomo, con molta calma, e portandomi dietro di lui avrei appoggiato delicatamente la mano destra sulla spalla destra, probabilmente inchiodando alla sedia il giovane – Resta pure seduto. Ora toglimi una curiosità. Mi hai parlato di abilità magiche. Sei un Ninja? E dimmi quali complicazioni ti impediscono di riprendere il viaggio? – domande sincere, che avrebbero meritato una risposta altrettanto onesta.



     
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    Parte III - In un bastione da qualche parte nelle Mura


    Sviluppo imprevisto, ma interessante. Ammetto che quando è saltato giù dalle mura per un attimo ho temuto che i miei giorni fossero arrivate ad una conclusione decisamente indegna. Non avràun gran carattere, il mio Signro Ciuffo, ma sa fare un'entrata scenica.
    L'importante, però, è che mi abbia fatto entrare. Cominciavo quasi a sentirmi a casa, con tutta quell'acqua. E Dio solo sa quanto ci stessi male a casa.

    Mentre lo seguo da qualche parte dentro i bastioni delle Mura, mi viene in mente che non si è presentato, e che si è pure preso la libertà di storpiarmi il nome. Non che m'importi. Può chiamarmi Kane quanto vuole, di certo non aumenterà le mie finanze. Se è davvero una mazzetta quello che cerca, è cascato malissimo.
    Grondando acqua sul pavimento di pietra, ci addentriamo sempre di più nel bastione, e mi viene in mente, così, giusto per aggiungere ansia, che forse non è stata proprio un'idea geniale seguirlo. E se volesse, che so, torturarmi? Fare esperimenti su di me? Abusare di me? Che abbia frainteso i miei capelli rosa? Sbaglio, o papà diceva sempre che gli otesi avevano l'integrità morale di un mochi? Ti prego, fa che, qualsiasi cosa voglia farmi, non c'entrino i serpenti.
    Rabbrividisco al pensiero.
    Che schifo i serpenti.

    Alla fine, invece, la tortura si rivela essere una stanzetta piuttosto comoda, per quanto spoglia. Meglio qui che fuori, quantomeno. Ciuffo mi fa accomodare e mi offre té e biscotti. Altro sviluppo interessante. Forse sono più accoglienti del previsto. O forse il té è avvelenato. Ci scommetto che lo è. Ho troppa fame per rinunciare, però, quindi mi avvento sui biscotti. Sono duri, e fanno schifo, ma inzuppandoli il sapore peggiora, e la consistenza pure. Forse però potrebbero filtrare il veleno. Zazzera-san mi fissa mentre mangio, poi lentamente si alza e mi si avvicina, da dietro. Lo guardò in tralice, poi mi posa una mano sulla spalla. Con delicatezza. Con delicatezza e una presa ferrea. Oddio, i miei sospetti sono fondati! Mi lascio sfuggire un grido.

    VI PREGO SIGNOR GUARDIANO, MA NON MI PIACCIONO GLI UOMINI!!!

    Ok, forse sono saltato a conclusioni affrettate. Forse voleva solo intimidirmi. Almeno in quello c'è riuscito. Mi sono quasi strozzato con questo maledetto biscotto di cartone zuppo. È per questo che tossicchio un po', mentre rispondo alle sue domande, poste con calma e devo dire pur abbastanza legittime.

    Scusatemi, coff coff, avevo frainteso le vostre intenzioni. Risponderò, non c'è bisogno di tenermi giù. Quella clavicola era quella buona, e credo che me l'abbiate appena fratturata. Bella stretta, complimenti. Coff. Dieta proteica? Sto divagando, chiedo perdono.

    Non ha senso tergiversare ulteriormente. Voglio essere sincero oppure provare a ingannarlo? Le parole escono da sole prima di darmi il tempo di riflettere. Tipico.

    Ora, dire che sono un ninja mi sembra offensivo per chi un ninja lo è davvero. Il fatto che conosca qualche tecnica da due soldi non fa di me un ninja, no? Il fatto è che io sarei dovuto essere un ninja, non fossi scappato dall'Accademia e dal mio Villaggio. Per inciso, vengo da Kiri, dove il Clan Kanehisa è piuttosto rispettato, credo, o qualcosa del genere, a sentire mio padre. È a causa sua se non posso tornare.

    Mi rendo conto, forse un po' troppo tardi, che non mi sto esattamente mettendo in buona luce. Sembra quasi che io sia un traditore, se la racconto così.

    Ma non fraintendetemi, eh, non sono un traditore. Non ho tradito nessuno, a parte la fiducia di mio padre. Non ho niente contro l'Accademia, a parte che mi spaventa a morte, né contro questo Villaggio. O contro il mio. Contro nessun Villagio. I Villaggi sono ok.

    Non so se sono andato bene.
    Gli interrogatori con una spalla in una morsa d'acciaio mi mettono stranamente a disagio, e tendo a straparlare.
     
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    III



    Quando Kane si accomodò sul tavolo e favorì delle razioni, di scarsa qualità, rimasi in un certo senso impressionato. Già, perché la fame di quell’uomo andava ben oltre ai limiti accettabili di gusto. Quei biscotti erano probabilmente più vecchi delle mura, ciononostante proseguì a mangiarli. Scrollai la testa, i miei pensieri andarono ai miei vecchi precedenti. Alle fughe, alle notti passate all’addiaccio, al cibo raccattato per strada. Quel Kane in un certo senso mi rispecchiava, seppur con le dovute differenze di carattere.

    Quando posai la mano sulla sua spalla il giovane sussultò, decisamente spaventato. Si era fatto un’idea molto, parecchio sbagliata. Certo, era una sorta di intimazione. Un modo per testarlo e la sua reazione, come potevo ormai aspettarmi, fu inaspettata e… bizzarra. Ascoltai con curiosità le sue parole, il suo essere in grado di utilizzare il Chakra. Il fatto che proveniva da Kiri. Da un Clan che non avevo sentito parlare. Non diedi troppo peso, il ragazzo non dava l’idea di essere un pericolo o una mina vagante e per quella volta mi sarei fidato del mio istinto… avrei dato una possibilità a quel ragazzo. Naturalmente poteva essere un Ninja nemico, un sovversivo o un banale traditore alle prime armi, e per quello non avrei certo abbassato la guardia nei suoi confronti. Ma Oto era anche quella. Era un luogo di accoglienza… non per vagabondi qualunque. Oto ospitava chi aveva bisogno di soddisfare i propri desideri. Chi aveva bisogno di diventare forte. E per chi non soddisfava tali requisiti il Villaggio del Suono sapeva ripagare caro, con la stessa moneta.

    -Ti sbagli Kane. L’uso del Chakra è riservato a noi Ninja. Certo, saperlo usare ed essere Shinobi sono due concetti molto diversi… ma ti darò il tempo dimostrarlo. Vai, esci di qui e corri verso l’Amministrazione. Compile le scartoffie e ritorna da me operativo. Ti aspetto… per qualche lavoretto. –

    Sorrisi e muovendomi verso l’uscita, dando le spalle al piccolo Ninja, mi limitai a proferire: - Non deludermi, Kane. Ti ho concesso una sola, e unica, possibilità. Ah, già... Ricordati una cosa: non fidarti della Serpe di Oto, Hebiko. Non fidarti di nessuno.-



     
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    Parte IV - Dentro la stanzetta del bastione


    Devo ricordarmi di smentire mio padre. Dopotutto questi otesi sono meglio del previsto. Capitan Ciuffo non solo non mi ha ancora decapitato per aver ammesso di aver abbandonatoil mio Villaggio, ma a quanto pare sembra pure intenzionato a offrirmi un...lavoro? Perché mai qualcuno dovrebbe offririmi un lavoro? E soprattutto, quale?
    Forse avrei dovuto accennargli alla mia incapacità cronica di assumermi responsabilità. Forse così ci avrebbe pensato due volte prima di affidarmi un incarico di qualsiasi tipo.
    Questo dovermi rivolgere alle autorità, poi, non mi piace molto. Renderebbe la cosa ufficiale, e non ho la minima intenzione di farmi invischiare nelle questioni di Oto. Che diamine, io volevo solo qualcosa da mangiare e stare un po' riparato! E questo tizio ora mi dice di non deluderlo! Dai, sul serio amico, io sono una delusione anche per le mie delusioni, come puoi aspettarti che sia all'altezza delle tue aspettative?
    Ad ogni buon conto, non ho intenzione di dirglielo. A quanto pare mi ha concesso l'accesso al Villaggio, ed è già qualcosa. Vedrò dopo una buona scodella di ramen come gestire il mio nuovo datore di lavoro, se così vogliamo chiamarlo.

    Annuiscono per tutto il tempo, il perfetto ritratto della sottomissione, da bravo ninja ligio al dovere. Temo che dovrò farci comunque un salto in Amministrazione, anche per vedere se magari riesco a trovare qualcuno di più ragionevole che possa liberarmi da questo impegno che sto prendendo mio malgrado.
    Alla fine, Bellicapelli fa un commento che mi appare un po' fuori contesto. Stare attento a questa Hebiko? La Serpe di Oto? Perché adesso tira fuori questa tizia sconosciuta? Senza contare che il non fidarsi potrebbe benissimo applicarsi anche a lui, che non si è neppure presentato e vuole già che lavori per lui. La cosa mi puzza, e non poco.
    Ma questa Hebiko mi intriga. Certo, il soprannome non è dei migliori. Le serpi non mi piacciono, ma finché questa tizia non striscia e non ha le squame andrà benissimo.
    Il fatto che l'abbia tirata in ballo mi fa pensare però che tra i due debba esserci qualcosa. Qualcosa di non positivo, a giudicare dalla pessima pubblicità che le sta facendo. Indubbiamente interessante.

    Quando ha finito di parlare, si allontana da me e si dirige verso la porta. Prima che la varchi gli rispondo.

    Vi ringrazio per la fiducia, Signor Guardiano. Sarò di ritorno non appena verrano sbrigate le dovute pratiche, e io mi sarò rifocillato e riposato a dovere dalle durezze del mio viggio. Grazie mille ancora.

    Un piccolo inchino, lui esce. Attendo un po', poi mi dirigo fuori, di nuovo sotto la pioggia.
    Ho appena deciso che questa Hebiko sarà la prima persona con cui tenterò di parlare. Se davvero avesse un qualche astio con il Guardiano, potrebbe aiutarmi a liberarmene. Almeno lo spero. Non vorrei cacciarmi in qualche altro guaio. Viste da dentro, le Mura rivelano un fatto interessante: sembra quasi più difficile uscire che entrare. La cosa non migliora di certo la situazione di oppressione che si è impadronita di me.

    [...]


    Ci metto poco, una volta fuori, a trovare un'anima buona che mi indichi la direzione per l'Amministrazione. Chissà che questa Serpe non si trovi proprio lì. E che voglia starmi a sentire, soprattutto.
    A passo svelto, mi dirigo nella direzione indicatami, seguendo ancora una volta il percorso che il fato ha tracciato per me.
     
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    Parte I – Al Cancello Est di Oto


    Di nuovo qui, dopo appena qualche ora dal mio arrivo. Non era destino che rimanessi a Oto più a lungo, e dopo la nottata insonne, la mia voglia di andarmene non può che essere aumentata. Spero che il Guardiano, Kato-san, mi permetta davvero di uscire. Non sono sicuro di avere voglia di affrontare le conseguenze di quello che potrebbe succedere se le cose si complicassero. Certo, io probabilmente non avrei troppi problemi, ma l'idea di rimanere qui ancora a lungo mi disgusta. E, in fondo, mi dispiacerebbe un po' per Hebiko. Non la conosco, praticamente, ma ci deve essere un motivo se ci siamo incontrati. Ad ogni modo, non ho troppo controllo su ciò che accadrà da qui in avanti. Non ce l'ho, e non devo avercelo. Seguo la corrente, lei sa dove andare.

    Mi dirigo di nuovo verso la porta da cui sono uscito ieri. Spero che Kato sia lì dentro, nonostante sia decisamente presto. L'aria che precede l'alba è fredda e umida. Non posso più esitare. Devo immergermi nella corrente.

    Busso, due rapidi colpi.

    Signor Guardiano, perdonatemi l'ora. So che è molto presto, ma ho ricevuto ordini precisi. Ho fatto come mi avete detto, sono stato in Amministrazione. Purtroppo non sono stati comprensivi come voi, e mi hanno subito rifilato un incarico.

    Attendo che compaia. Spero lo faccia.
    So già cosa dirò quando aprirà la porta. Ho avuto il tempo di rifletterci a lungo.

    Signore, dirò, so che mi avevate detto di fare rapporto a voi per un lavoretto, ma all'Accademia hanno pensato bene di sfruttarmi per questo compito. Appena ho detto che sono un viandante, hanno pensato bene di rimettermi immediatamente in cammino. A quanto pare devo portare una lettera al Villaggio di Konoha. Una bella rottura, eh? Ho avuto appena il tempo di riposarmi, mi hanno detto di partire il prima possibile.

    Sì, dirò proprio così, accompagnando il tutto dalla mia faccia più scocciata. Per tutto il discorso terrò la lettera in mano, in bella vista. Non ho nulla da nascondere, io.

    Purtroppo suppongo che essere un ninja sia anche questo, no, obbedire agli ordini? Beh, prima parto prima potrò tornare. A quel punto spero che non mi facciano ripartire subito, così potrò riposare finalmente come si deve e provare ad ambientarmi un po'. E ovviamente sarò pronto a sdebitarmi con voi per l'ospitalità. Anzi, ora che ci penso, avete anche voi qualche incarico che potrei svolgere a nome vostro a Konoha? Visto che tanto ci devo andare, perché non approfittare?

    Gli sorriderò, e attenderò una risposta.

    Ripenso alla piega che hanno preso gli eventi. Devo fidarmi del Maestro.
    Qualsiasi luogo finirò per raggiungere, sarà quello il posto giusto.
    Dura la vita dell'Uomo Onda.
     
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    Il Gate


    I



    Fui ridestato da un paio di rumori. Ci misi qualche secondo per riprendermi da una sorta di stato catatonico. Che ore erano? Che suoni avevo udito? Mi scrollai la testa per riportarmi alla realtà e fu allora che realizzai che qualcuno aveva bussato alla porta. Avevo entrambe le gambe appoggiate sulla tavola, mentre la schiena poggiava su una scomoda sedia.

    Lì per lì pensai subito ad uno dei soldati assegnati al Gate. Qualcuno insomma che era giunto per informarmi di qualcosa, tuttavia quando aprii la porta e mi trovai davanti Kane rimasi alquanto sorpreso. Che cosa aveva di così urgente da riferirmi? Il fatto che era ritornato a cercarmi era un segno di fiducia, almeno iniziale. Questa volta però fui io a sedermi e optai per lasciare il giovane Ninja in piedi.

    - Sono tutto orecchie. Per cercarmi a quest’ora della mattina… deve essere qualcosa di particolare – furono le uniche parole che avrebbero anticipato il discorso di Kane. Notai un particolare interessante: una sorta di lettera sbucava visibilmente dalla sua mano, come se me la volesse far notare.

    Ascoltai tutto il suo discorso, senza mai interromperlo e parola dopo parola la mia mente fu sempre più precipitata verso… uno stato di confusione. Che cosa mi stava dicendo esattamente? Per un attimo rimasi in silenzio, cercando in primo luogo di capire bene, io, quello che mi aveva detto e descritto.

    Non ero un investigatore, né un Ninja esperto in interrogatori ma non ci voleva un genio per capire che qualcosa nel complesso non tornava. Già, perché da come avevo capito Kane presumibilmente, dopo l’ingresso ad Oto, si era diretto all’Amministrazione a cercare la Vipera, sotto mia indicazione. A quel punto qualcuno gli aveva affidato un compito preciso e specifico: partire il prima possibile alla volta di Konoha per consegnare una lettera. E a leggere il destinatario era rivolto all’Hogake in persona! Con il sigillo di Oto imposto sulla busta stessa! Stavamo scherzando?

    Sorrisi, no. C’era qualcosa che non tornava. In primo luogo: perché gli avevano consegnato quella lettera? E perché doveva consegnarla per conto dell’Accademia? Eravamo ad Oto, del resto. Se si voleva contattare l’Hogake potevano esserci altri mille modi diversi e molto più intelligenti che affidare una lettera in mano ad uno sconosciuto che si era appena presentato ad Oto da meno di un giorno, peraltro nemmeno come Ninja Accademico. Un corvo? Un Ninja di Oto? E seppure fosse stata una missiva personale, perché mai partire con così tanta fretta? Troppe domande, troppe incognite. Forse era solo paranoia, ma se da una parte gli avevo già concesso fiducia, il giorno prima, di certo non era incondizionata.

    Dovevo capire bene, del resto il mio ruolo di guardiano era ben chiaro. Filtrare gli accessi, e le uscite, ad Oto. Per quanto ne potevo sapere quella lettera poteva essere solo uno specchio per le allodole e il Ninja, o presunto tale, davanti a me essere un messaggero non accademico, magari Nunkenin, magari di Ame. Oppure banalmente, se dovevo limitarmi ad una analisi superficiale, quel ragazzo lì davanti voleva semplicemente svignarsela dal Villaggio. Ma in entrambi i casi non avrei lasciato correre. Piegai entrambi i gomiti, portandomi in avanti con il busto. Quasi avvicinandomi al ragazzo. I miei occhi puntati, fissi, sui suoi.

    - Per quel che mi riguarda solo il personale associato all’Accademia può consegnare messaggi diretti e ufficiali per conto di un Villaggio accademico, addirittura all'Hogake in persona! In secondo luogo se si trattasse di un messaggio urgente, come lascerebbe intuire il sigillo di Oto, nessuno sano di mente lo lascerebbe in mano ad uno sconosciuto. – attesi qualche secondo – Certo, in una ottica Ninja potrebbe essere un diversivo, non si può escludere che te, Kane, potresti passare inosservato e consegnare questo messaggio senza destare sospetti essendo sconosciuto ai più… la conseguenza dunque è logica: mi stai nascondendo la tua vera identità... oppure mi stai solo fregando e mi stai mostrando sfacciatamente quel pezzo di carta di merda per prendermi per il culo e uscire da questo villaggio.. –

    Mi alzai dalla sedia.

    - Ora dimmi… Mi sembra evidente che su quella busta il destinatario sia l’Hogake. Nella migliore delle ipotesi ci troviamo davanti ad un grosso, clamoroso, errore. Una svista dell’Amministrazione di Oto nel darti in mano, ad un sconosciuto del cazzo un documento militare, probabilmente riservato. Nel peggiore dei casi… invece stai tramando qualcosa o mi vuoi banalmente fottere sfidando la mia intelligenza… – Mi avvicinai a Kane. – Devo chiaramente prendere una decisione... Mi hai detto di essere un Ninja? Dunque questo è un ordine, di un tuo superiore Chunin, e prima di prenderti a schiaffi: consegnami quella lettera, la prenderò in custodia io stesso fino a che non mi confermeranno la tua missione... e dovrai dirmi chi ti ha ordinato di consegnarla. La verità, Kane. Se ci pensi, lo sto facendo anche per il tuo bene. Uscire da quel cancello, con quella missiva in mano, fa di te un bersaglio, volente o nolente. Non escludo che ti abbiano sfruttato come pedina sacrificabile, per sviare i sospetti. Sei sicuro di poterti fidare?–

    Davanti a quel piccolo uomo non si trovava un tizio qualunque. Io Kato Yotsuki di Oto ero un Chunin, un Guardiano di Oto. Una persona destinata alla difesa del Villaggio, e di conseguenza alla sua reputazione. La missione ad Iwa, i danni che avevo causato e i sacrifici che avevo subito mi avevano fatto crescere come Shinobi. E Kane stava giocando con il fuoco. Anche se fosse stata scritta dall’amministratore in persona, o da Shinken-sama o da Diogene gli eventi di Kumo, la distruzione di metà Oto, non erano di certi passati dalla memoria. Consegnare ad uno chiunque una missiva diretta all’Hogake stesso era follia! No, avrei scoperto la verità, qualunque essa fosse mai stata.

     
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    Parte II - Al Cancello Est di Oto


    E chi lo faceva così sveglio, il nostro Guardiano del Ciuffo? In effetti quella della lettera non era stata la mossa più saggia da parte di Hebiko. Nella mia profonda ignoranza del mondo ninja, non avevo pensato alle possibili implicazioni del pretendere di avere una lettera per un'alta carica di un altro Villaggio. Non che, se anche ne fossi stato a conoscenza, avrei fatto qualcosa per impedirlo. Gli altri scelgono il proprio destino, io mi limito ad assecondarlo.
    In questo caso, però, mi trovo in una posizione spiacevole. Intendiamoci, non avrei problemi a raccontargli tutto. Hebiko mi piace, ma alla fine, questo è ciò che può succedere a chi prova a piegare le trame della propria vita. C'è sempre il rischio di venire spazzati via dalla corrente. No, il mio problema è che voglio davvero andarmene da questo posto. Ho visto abbastanza, diciamo. Consegnare Hebiko non renderebbe più propenso questo bellimbusto a lasciarmi partire. Sembra prendere parecchio sul serio il suo lavoro di portinaio.
    Facciamo un altro piccolo tentativo, va'.
    Sfodero la faccia più deferente che mi riesce di trovare.

    Signor Guardiano, voi sapete certamente il fatto vostro! In effetti, confesso che anche a me era venuto il sospetto che questa cosa fosse strana. Insomma, io non sono un esperto, è da quando sono piccolo che sono lontano dal mondo ninja, ma mi era parso che l'Hokage fosse una personalità un po' troppo importante per essere raggiunta da me. E allora mi è venuta in mente una cosa.

    Gli allungo la lettera, che la prenda.

    E se fosse un test? Un modo per mettere alla la mia determinazione ad entrare davvero a far parte del vostro Villaggio, intendo. Pensateci: mi viene assegnata una missione praticamente impossibile, perché dubito che i vostri omologhi della Foglia sarebbero meno sospettosi di voi, vedendomi arrivare, povero straccione senza coprifronte del Suono, alla loro porta. Già passare da questo cancello si sta rivelando difficilissimo. Hebiko-san, perché lei è stata a darmi questa missione, doveva sapere che voi avreste fatto scrupolosamente il vostro lavoro. Mi ha messo di proposito in una situazione difficile, per spronarmi a dimostrare fino a che punto sono disposto a spingermi!

    Assumo un'aria pensierosa, ignorando l'atteggiamento minaccioso di Kato.

    Ha senso, considerando anche che mi ha chiesto di riportare una prova della consegna della lettera. Sono un bel po' di rischi, come avete fatto notare voi, ma nel caso ci riuscissi, allora mi si potrebbe davvero considerare degno di fiducia. Oh, e dubito che la lettera contenga davvero qualcosa di importante, potrebbe anche essere vuota. Nessuno sarebbe così folle da affidarmi davvero dei segreti del Villaggio, considerato che sono uno sconosciuto di cui ancora non ci si può fidare. Ma il punto è proprio questo: devo guadagnarmela, la fiducia. L'importante è che io credessi che mi era stata affidata una missione importantissima, per sottopormi al carico della responsabilità, e vedere come avrei reagito!

    Lo guardo con occhi entusiasti, poi mi rabbuio di colpo.

    Ma voi sospettate che io voglia semplicemente battermela, non è così? E cosa avrei da guadagnarci? Se non tornassi più mi sarei fatto dei nemici decisamente potenti, visto che oltre a voi, adesso anche l'Amministrazione si aspetta che ritorni qua. La mia fuga da Kiri non ha portato a conseguenze gravi, perché è avvenuta prima che diventassi uno shinobi. Ma qui, ora, uscire dal Villaggio per non tornare più, quando mi è stato ordinato di farlo, vorrebbe dire estromettermi per sempre dalla possibilità di collaborare con l'Accademia. Mi verrebbe messa una taglia sulla testa come un comune bandito, e addio rientro nella civiltà. Sono cinque anni che vivo da eremita, Signor Guardiano, non voglio tornare a vivere nei boschi...

    Questo è vero, almeno. A non tornare più rischio di beccarmi un avviso di cattura, ma ci penserò poi. Ed è vero anche che i boschi, dopo un po', stufano.

    Signore, vi prego. Controllate pure la lettera, anche se mi era stato ordinato di non farla aprire a nessuno. È giusto che voi facciate il vostro lavoro al meglio. Ma se, come sospetto, la lettera non conterrà niente di importante, vi chiedo di lasciarmi partire, affinché possa provare la mia fedeltà al Villaggio e guadagnarmi il diritto a portare le vostre insegne. Al mio ritorno, vi giuro solennemente che troverò il modo di sdebitarmi per la fiducia che mi vorrete accordare.

    Cado in ginocchio, e una lacrima mi scorre sulla guancia. Non è difficile evocare un po' di pianto, considerata la mia situazione. Piango di disperazione, per quella via che il Fato mi sta mettendo davanti.

    Vi supplico, Signore, non voglio disobbedire ad un ordine, né vostro, né dell'Amministrazione. Voglio solo dimostrarmi degno di fiducia. Se vorrete investigare ulteriormente sulla Serpe, non sta a me dirvi di non farlo. Ma vi prego, fatemi partire. Arriverò a Konoha, tenterò probabilmente senza successo, di consegnare questa lettera, poi tornerò indietro. Vi scriverò, una volta arrivato là, se gradite. Ci fosse davvero qualcosa di strano dietro questa lettera, potrei indagare per voi a Konoha!

    Rimango inginocchiato, a capo chino. Andiamo, Ciuffo, lasciami partire! Che te ne frega se un povero disperato lascia il Villaggio, eh? Sei tu che mi hai fatto entrare, dannato! Dovessi scappare potresti davvero mettermi una taglia sulla testa, non te ne rendi conto?
     
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    II



    A braccia incrociate ascoltai con la massima attenzione le parole di Kane. Sondando con cura i suoi discorsi notai, poco a poco, che avanzava con i ragionamenti un atteggiamento sempre più preponderante. Il suo servilismo. Il piegarsi in ginocchia davanti a me, millantando una seria preoccupazione e una sorta di disperazione che si leggeva anche dalla lacrima (finta?) che scorse lungo il suo viso.

    Lo guardai disgustato. Nessun Ninja, tale di nome e di fatto, si sarebbe mai comportato come quella persona ai miei piedi. Nessun Ninja di Oto si sarebbe piegato per chiedere… a conti fatti una banalità. Uscire da Oto. Questo essere invece stava giocandosi il tutto per tutto pur di convincermi. E nonostante oramai per me quella persona aveva assunto un altro nome, ovvero quello di Cane, non potevo evitare o comunque non pensare alle sue parole.

    Avevano senso. Poteva trattarsi di un test, di una sorta di prova richiesta da Hebiko a quanto sembrava. Ma comunque perché allora non assegnarlo al Villaggio? Perché non renderlo uno studente? No, la mia idea era molto più semplice e banale. Quel maledetto Cane si stava rivelando furbo, stava contrattando e giocando ad una sfida terribile con un Chunin. Parlò di tradimenti, di Accademia e di non poter tornare alla vita civile magari a causa di una taglia sulla testa. Ma se fosse stato esattamente quello che ricercava? Per quanto ne potevo sapere quella lettera poteva contenere qualunque cosa, un messaggio, un fiore o un pezzo di merda e quel Cane la stava usando solo come merce di scambio per andarsene dal Suono. Ma a prescindere non potevo aprirla, già perché su di essa era impresso il Sigillo di Oto e per quanto ne potevo sapere sembrava assolutamente vera. E di sicuro aprire un messaggio rivolto all’Hogake non era l’azione più furba che potevo fare. Se fosse stato scritto dall’Amministratore Yakushi, o chessò da Diogene sama, sarei andato sicuramente incontro alle loro ire e sarei passato dalla ragione al torto.

    Di conseguenza la strada, apparentemente più facile ovvero quello di leggerne il contenuto, mi era preclusa. Ora restava da capire se si trattava di una cosa voluta, se quel Cane consapevole di questo piccolo dettaglio lo stava sfruttando a suo vantaggio. Ma non solo. Sulla mia faccia si dipinse il disgusto anche in seguito ad alcune sue dichiarazioni su Hebiko, sulla Serpe. Dichiarazioni che mi portarono quasi sull’orlo di perdere la pazienza e trasformare la persona che avevo davanti in un sacco di carne morta.

    - Ti ricordi che cosa avevo detto oggi Cane? Ti avrei concesso solo una possibilità di fiducia. Ma ti avevo detto anche di non fidarti di nessuno. E io ora sto facendo proprio quello, nei tuoi confronti. – puntai il dito verso di lui – Sebbene quella lettera possa essere veramente una prova di Hebiko… io non mi fido di te. Magari vuoi scappare. Magari nel tempo che hai trascorso ad Oto hai ricevuto qualche altre informazione, incontrato qualche personaggio chiave. E sai perché non mi fido? Perché hai agito esattamente come avrei fatto io. Hai usato le informazioni che ti ho dato… contro di me. Per quanto ne posso sapere potresti aver citato Hebiko volutamente. Ti avevo riferito i miei dissapori verso la Genin di Oto. Magari vuoi distogliermi dal tuo vero obbiettivo. Magari non l’hai mai incrociata e vuoi confondermi e farmi pensare ad altro. Ma non solo. TI sei permesso addirittura di indicare ad un Chunin quale sarebbe il modo migliore di agire. Di indagare su Hebiko. Ma perché poi? Ti rendi conto che tu, uno sconosciuto del cazzo, hai messo in discussione davanti ad un alto ufficiale di Oto la fedeltà o la reputazione di un soldato del Suono? – i miei occhi si infiammarono. Mi avvicinai quasi a distanza di respiro dal volto di Cane – Solo questo meriterebbe una fustigazione pubblica. Eppure mi trovo in una situazione bloccata. Non posso aprire quella lettera, perché reca il Sigillo di Oto ma allo stesso tempo trovo insensato, sprecare fiato, lasciare questa postazione per indagare sulla veridicità delle tue parole. – Sul mio volto si dipinse un sorriso malvagio.

    - Non mi resta che seguire la terza via. Scoprire la verità, direttamente e senza filtri. Alla maniera di Oto. Ora andrò a chiamare uno specialista, al mio servizio, il quale è perfettamente in grado di valutare se una persona sta mentendo perché è in grado di leggere il passato della persona stessa, parola per parola, dettaglio per dettaglio. Vedremo come saranno andate veramente le cose. Vedremo come l’interrogatore giocherà con la tua mente, debole e inesperta alle torture, e che cosa effettivamente ci racconterai – I riferimenti erano chiaramente rivolti al Jonin Shinken [Nota]Kato sa delle abilità specifiche di Shinken in quanto ha subito e visto Interrogazione mentale in due occasioni durante i Sigilli di Oto, ma questo Cane non poteva saperlo come nemmeno poteva sapere che di certo non era al mio servizio. Mi allontanai di qualche passo indietro, componendo un solo sigillo. Una copia esatta di me stessa sarebbe apparsa al mio fianco – Aspetteremo qui l’arrivo dello specialista. Se avrai detto la verità, e avrai ancora le forze per muoverti, avrai il mio rispetto per il coraggio e la furbizia che mi hai dimostrato, se mi hai mentito... solo una parte del tuo corpo uscirà da questa stanza. La tua testa, infilzata all’entrata di Oto, come monito. – un bluff? Nì, lo sarebbe stato solo in parte. Di sicuro avrei tentato di mettere definitivamente Cane con le spalle al muro.

    Avrei atteso, per diversi minuti. In silenzio fissando l’uomo, fino a che la mia copia sarebbe ritornata indietro a grandi passi. Volutamente, così da farsi sentire. Così da sembrare la persona che avevo cercato. A quel punto mi sarei limitato ad aggiungere: - Manca sempre meno… all’ora della verità. – un invito, velato, a parlare per Cane. Un bluff, studiato ad arte. L’ultimo mio atto di gentilezza.


     
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    Parte III - Al Cencello Est di Oto


    Merda. Ma quanto devi essere paranoico per pensare queste cose? Ma vivitela tranquilla, amico, rilassati. Così ti viene un male al fegato. Senza contare la schizofrenia di uno che prima mi chiede la verità, poi non ci crede. Tecnicamente è vero che la lettera me l'ha data Hebiko, così come è vero che i suoi reali obiettivi potrebbero non essere quelli che ha rivelato a me. Bel Chunin dei miei stivali, che teme di essere ingannato da un signor nessuno come me. Ma vabbé.
    Solo che è una tale seccatura avere a che fare con gente del genere.
    A volte, tipo adesso, mi viene voglia di mandare a quel paese il Fato, il Maestro e tornare a casa, chiedere scusa a papà, ritornare alla vita di prima. Trovarmi un lavoretto e vivere la mia vita tranquilla, lontano da questo mondo.
    Perché poi ho voluto ritornarci?
    Ad ogni modo, non me la sento di tradire Hebiko. Fosse anche solo per far dispetto a questo zelante portinaio.
    Mi rialzo, mi asciugo la lacrima.

    Vi chiedo scusa, Signore, non intendevo arrecare alcuna offesa a voi, né insinuare alcunché su Hebiko-san. Nè vedo quali informazioni avrei potuto usare contro di voi. Mi avete detto di non fidarmi di Hebiko-san, e non l'ho fatto. Mi sono limitato a fare quello che mi ha chiesto, senza peraltro nascondere a voi la lettera affidatami. Non ho nulla da nascondere, io.

    Non voglio fargli vedere che ho, in fondo, un po' di paura. Potrebbe anche volerle davvero portare a compimento le sue minacce. Lo ascolto mentre prosegue, e quello che sento non mi piace. Se davvero ha a sua disposizione una persona del genere, potrei passare dei guai. Certo, mi domando comenon gli sia venuto in mente di domandare direttamente ad Hebiko, visto che basterebbe chiedere a lei per scoprire qual'è la finalità della lettera. Non può davvero essere convinto che io nasconda segreti importanti per il Villaggio. Alla fine, neppure io so esattamente cosa possa implicare il vero messaggio della rossa. Mi ha solo detto, in sostanza, che vuole mettersi in contatto con l'Hokage, che non credo sia un reato, di per sé.
    Ad ogni modo, ormai il corso degli eventi è deciso, e non mi resta altro che piegarmi ad esso.
    Affronterò l'interrogatorio, e sarà quel che sarà.
    Oh, e chissà come mai non tengono il tizio che legge il passato direttamente al cancello. Ci fosse stato lui, non mi avrebbe fatto entrare direttamente, e sarebbe stato tutto più semplice.

    Come desiderate, Signore. Non ho niente da nascondere, a voi, al vostro inquisitore e al Villaggio. Mi sottoporrò a qualunque prova vogliate, per dimostrarvi che sono sincero. Ma non dubitate che uscirò da qui con tutti i pezzi attaccati, Signore. È la verità quella che ho detto.

    Lo osservo creare una copia di se stesso e mandarla a cercare il suo sottoposto. Avanti, fallo arrivare, Kato, e chiudiamo questa faccenda. Il Fato mi protegge, e anche dovessi morire, avrò fatto quelli che erano i suoi desideri.
    Con tranquillità, gli parlo per l'ultima volta. Non ho intenzione di sprecare altro fiato.

    Possiamo entrare, Signore? Vorrei mettermi a sedere, e bere un bicchier d'acqua, in previsione della chiacchierata col vostro inquisitore.
     
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    III



    - Non ci sarà nessuna inquisitore – fu la mia unica risposta, secca, a Kane. Nessuno sarebbe entrato nella stanza. Mi alzai dalla sedia e non diedi nemmeno peso alle parole successive del ragazzo. Mi avvicinai alla porta e per l’ultima volta verso il ragazzo. L’avevo spremuto, oltre al limite. Un po’ come si fa con il più pezzente dei criminali. Non si sapeva veramente dove si voleva andare a parare, ma con la giusta pressione si potevano raggiungere risultati inaspettati.

    Sfortunatamente questo non valse quella mattina. Il viandante non cedette alla mia sorta di interrogatorio e questo mi diede da pensare: verosimilmente Kane era davvero estraneo alla faccenda e non aveva alcun senso continuare con quell’atteggiamento. Un comune Ninja se mai avesse avuto qualcosa da nascondere davanti alla velata minaccia di essere scoperto, grazie ad abilità specifiche, e alle pesanti conseguenze che ne sarebbero derivate sicuramente avrebbe cantato. Ma non avvenne per Kane. Forse i ragionamenti che mi aveva fornito precedentemente erano i suoi punti di vista effettivi, e realmente accaduti, e questo restringeva notevolmente la rosa di situazioni possibili, compresa la gravità della faccenda.

    Tuttavia si poteva escludere il vero protagonista di questa storia: la lettera. Siglata con un timbro, alquanto originale, di Oto e indirizzata all’Hogake – Consegnamela. – fu l’ordine che imposi a Kane. Era evidente che non lasciavo spazio ad alternative di risposta, in quanto in caso contrario l’avrei presa con la mia stessa mano tramite un movimento decisamente, estremamente, rapido.

    - Sei libero di andare, ovunque tu voglia. Non hai colpe nei confronti di Oto. Io, Chunin Kato Yotsuki, ti esonero ufficialmente da qualsiasi responsabilità legata a questa missiva. Puoi rimanere qui, se vuoi e aspettarmi. Magari ritornerò con la lettera e potrai riprendere il tuo viaggio. – Sicuramente avrei lasciato Kane più domande che risposte ma di certo un Chunin non era tenuto a giustificarsi davanti ad uno sconosciuto e per quanto ne sapevo a solo tre persone sopra di me in quel Villaggio dovevo obbedienza. Quello che avrei fatto, da lì a poco, sarebbe stato molto semplice. Avrei seguito il mio istinto iniziale, quello meno malizioso: valutare la missiva, dimenticandomi di quel ragazzo. Era innegabile che quella lettera era di Oto e altrettanto innegabile che era indirizzata all’Hogake… ma come aveva ben sottolineato Kane la cosa era assolutamente strana. Lui stesso non sarebbe stato in grado di consegnarla direttamente al Kage della Foglia e sicuramente avrebbe ricevuto un’accoglienza simile alle mura di Konoha. Senza contare che per un Ninja oggettivamente così debole muoversi con un fardello del genere poteva costargli caro, la vita anche. Insomma… era tutto fin troppo strano per essere vero.

    No, la logica mi imponeva di indagare ed escludere la più banale della possibilità. Un errore di Hebiko, o dell’Amministrazione. In buona fede magari, ma pur sempre un errore. Quella missiva poteva contenere materiale estremamente riservato (visto che era specificatamente indirizzata all’Hogake e generalmente se recava un sigillo ufficiale difficilmente poteva trattare di inezie) e sotto quella logica era meglio assicurarsene prima che fosse stato troppo tardi. Il mio ruolo di Guardiano era anche quello, del resto. Posi solo un’ultima domanda a Kane: - Prima… mi avevi riferito che ti era stato ordinato assolutamente di non aprirla. Chi è stato a dirtelo? Solo Hebiko? Oppure lei, tramite un suo superiore? -

     
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    Parte IV - Al Cancello Est di Oto


    Improvvisamente, tutto cambia. Nessuno viene ad interrogarmi. Siamo solo io e il Guardiano. Ci metto qualche secondo a realizzare che, probabilmente, si è trattato di un bluff. Rimango letteralmente a bocca aperta per il colpo di fortuna sfacciata che ho avuto: ormai mi consideravo praticamente spacciato. La corrente, a volte, porta in direzioni impreviste. Cambia repentinamente. Ancora sorpreso, sento Kato che mi chiede la lettera. Mi ricompongo e gliela consegno.

    Tenete, Signore.

    Sei libero di andare, ovunque tu voglia. Non hai colpe nei confronti di Oto. Io, Chunin Kato Yotsuki, ti esonero ufficialmente da qualsiasi responsabilità legata a questa missiva. Puoi rimanere qui, se vuoi, e aspettarmi. Magari ritornerò con la lettera e potrai riprendere il tuo viaggio.

    L'unica cosa che mi sento di rispondere, in un contesto del genere è:

    La ringrazio, Signore. Lascio a voi la valutazione della situazione. Ma avete ragione: qualunque sia il contenuto di quella lettera, non credo di essere la persona più adatta a consegnarla. Dovrò guadagnarmi la fiducia in un altro modo.

    Faccio una breve pausa, e in quei pochi secondi molte cose si fanno chiare.

    Signore, chiedo il permesso di recarmi a Kiri un'ultima volta. Voglio mettere in chiaro le cose con la mia famiglia, e possibilmente anche col Villaggio, visto che mi stabilirò qui e prima o poi qualcuno lo verrà a sapere. Quanto alla vostra domanda, sì, Signore, Hebiko mi ha detto di non aprirla. Non so se lei abbia ricevuto l'ordine da un suo superiore.

    Non è esattamente la verità, ma ormai non conta più. Ho realizzato una cosa, e molte cose sono cambiate.

    Arrivederci, allora, Signore. Tornerò il prima possibile.

    So già che non sarà così.
    Senza voltarmi esco finalmente dai Cancelli di Oto. Per l'ultima volta.

    [Due settimane dopo, da qualche parte]


    Il Maestro siede come sempre a gambe incrociate. Il volto è coperto dal solito ventaglio.

    Maestro, temo di aver fallito. Non sono stato in grado di seguire la corrente.

    Eppure sei qui, davanti a me. Vivo.

    Sì, ma cos'è cambiato? Persone si sono fidate di me, ho tentato di seguire la corrente, di muovermi lungo le trame del Fato, e non è cambiato niente.

    Ne sei sicuro? Gli effetti di quello che hai fatto potrebbero vedersi tra un po'.

    Il problema allora credo di essere io. Non mi piace dove mi porta il Fato.

    Il Fato non deve piacere o dispiacere. Deve essere accettato, e assecondato. E tu lo hai fatto egregiamente. Spero tu sia pronto per ripartire. Non sono affatto arrabbiato con te.

    Non sono sicuro di voler ripartire, Maestro.

    Come, prego?

    Ho detto che non credo di voler ripartire. Non voglio un'altra missione, Maestro.

    Non essere ridicolo, Reiji. Devi seguire la corrente. È questo il tuo destino.

    Questo è il destino che voi mi avete imposto. Magari non è quello che voglio.

    Attento, ragazzo, stai molto attento. Stai camminando su un terreno pericoloso. Sembra quasi che tu voglia impugnare il tuo Fato. Come gli sciocchi che noi disprezziamo.

    Che voi odiate, Maestro. Una di quelle persone l'ho messa in pericolo. Non voglio vivere così.

    Ti dispiace per quei pezzenti? Reiji, tu mi deludi.

    Mi dispiace, Maestro, ma non voglio più essere un'Onda. Non fa per me. Temo di essere troppo buono. E mi è venuta voglia di rivedere la mia famiglia.

    Il Maestro sembra sul punto di esplodere, ma si controlla. Sospira, sorride e allarga le braccia.

    Se questa è davvero la tua decisione. non posso ostacolarla. Vuol dire che il tuo destino non era questo. Anche io posso sbagliare. Se vuoi andare vai pure.

    Mi inchino, e mi volto. Non c'è bisogno di aggiungere altro. Mi ritirerò, cheiderò scusa a Papà, vivrò una vita normale. Sì, è questo quello che farò. Forse è quello che ho sempre voluto; forse è per questo che sono fuggito dall'Accademia. Volevo solo avere una vita normale e tranquilla.
    Sono già sulla porta, quando sento un lieve fruscio, e una presenza dietro di me.

    Purtroppo non posso rischiare che tu parli dell'Organizzazione. Mi dispiace Reiji, eri il mio preferito.

    Il panico mi attanaglia, e non riesco a reagire in nessun modo. Uno scatto lampeggiante.
    Per primo sento il sangue che mi scorre, caldo, sul petto.
    Solo dopo arriva il dolore.
    Ma dura poco.

    A Minoru sarebbe dispiaciuto vedere tutto questo spreco.

    Il buio prende il sopravvento.
    Poi, il nulla.

    Nota BeneChiedo scusa se ho aggiunto questa parte finale, ma non sapevo dove altro metterla. E chiedo scusa anche se ho fatto perdere tempo a te Cube, a tutti quelli che si sono letti la giocata, e l'hanno seguita su Discord. Questo finale forse inaspettato è dovuto al fatto che cambierò pg, perché con questo proprio non mi ci sono trovato. Qui a Oto terrò l'altro (il gigante metallico) e con il nuovo andrò a Konoha, a fare un ninja normale (più o meno).
    Ci tengo a specificare che il cambio non è stato causato né da questa giocata, né da chi vi ha partecipato o ha partecipato alle discussioni su Discord. Anzi, io mi ci sono divertito parecchio, era da un po' che non mi teneva così sulle spien giocare a un gdr!
    Detto questo, Cube non importa che mi stemmi, ma metti la timeline nondimeno, così stemmo io te! Ci becchiamo in altre giocate con l'altro otese!

     
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  13. l'Horla
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    Alle mura di Oto


    alla scoperta dei villaggi ninja

    La mia visita a konoha non si era prolungata di più del dovuto ma, al momento di riprendere la via per Kiri, decisi di approfittare di quella "gita" nel continente per vedere quali erano gli altri grandi paesi ninja. Andarmene dall'isola del villaggio della nebbia aveva acceso in me una forte curiosità e non mi sarei fatto sfuggire quella possibilità, per questo decisi di mandare un messaggio al mio villaggio e alla mia famiglia dicendogli che, se non fosse stata richiesta la mia presenza a Kiri, mi sarei diretto verso il villaggio del suono per una settimana o poco più prima di tornare a casa.
    Ero in viaggio verso Oto ormai da due giorni e, quando arrivai nei pressi della foresta dentro alla quale si srotolava la strada, una dolce pioggerellina mi accolse sprigionando tutti i profumi di quel antico bosco, i muschi e i licheni che lo punteggiavano appartenevano ad ogni gamma del verde e, con quel cielo carico di nuvole scure, con le ombre pesanti degli alberi sulle strade, rendevano il paesaggio lugubre. Alzai il cappuccio sulla testa e accelerai il passo, ero stanco e tutta quella pioggia rendeva i miei vestiti, ormai bagnati fradici, pesanti da impazzire; non vedevo l'ora di andare in qualche bella locanda otese, mangiare qualcosa di caldo, riposarmi su un letto vero e dedicarmi alla visita del villaggio.
    Mi rincuorai quando vidi le mura del villaggio distanti ancora pochi kilometri, mi feci forza e iniziai a muovermi più rapidamente mentre la pioggia stava lentamente esaurendosi in sporadiche gocce lasciando spazio ad una nebbiolina bassa e leggera che si disperdeva tra gli alberi.
    Giunto alle porte di Oto avrei atteso qualche guardia prima di parlare con voce chiara e cercando il contatto visivo con il funzionario del Suono, volevo che gli fosse ben chiaro che non avevo nessuna intenzione di recare danni al villaggio o a chi lo abitava. Guardiano, sono Youshi Tokugawa, un ninja di Kiri. Sono venuto qua per visitare il vostro villaggio. Per noi che viviamo distanti dalle coste, non capita spesso di passare del tempo qua nel continente, sa? Avrei quindi aggiunto alla fine, aspettando che mi fosse concesso il passo.
     
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    Nuovi Ninja


    I




    Era una giornata come molte altre alle mura di Oto. E potevo dire ormai che stavo entrando, poco a poco, nell’interpretare correttamente il mio ruolo di guardiano. Gli uomini mi conoscevano e poco alla volta stavo comprendevo i meccanismi alla base della difesa di Oto.

    Sicuramente ero fin troppo attento. E decisamente paranoico, ma se avevo imparato qualcosa da tutte le esperienze ninja che avevo superato fino a quel momento… non potevo fidarmi di nessuno. Quella era la chiave necessaria per sopravvivere nel mondo che avevamo scelto.

    Il Jonin Shinken del resto ne era la prova vivente. Devoto ad Oto, ma schivo a qualunque apertura. Servitore fedele e silenzioso guerriero. Non potevo di certo dire lo stesso di me. Certo, Oto mi aveva dato tanto fino a quel momento e sapevo che molto mi avrebbe ancora riservato ma se ero in quel Villaggio era perché avevo degli obiettivi che dovevo assolutamente conseguire, uno tra quali la riforma del mio Clan.

    Tuttavia i miei pensieri furono interrotti dalla comparsa di una guardia. Mi informò dell’arrivo di un Ninja. Mi limitai ad un accenno con la testa, in segno di assenso, e mi diressi verso l’entrata. Dall’alto del torrione squadrai il giovane ragazzo. Ascoltai le sue parole e notai il suo sguardo fiero e i suoi capelli chiari, risaltare in mezzo al groviglio di persone di Oto. Un aspetto che di sicuro non passava inosservato. Non proferii parola e alzando il braccio diedi segno alle guardie di aprire le porte d’ingresso. Gli avrei parlato direttamente, da più vicino.

    Saltai verso il basso, con un rapido balzo, presentandomi così di fronte al Kiriano, forse sorprendendolo: - Youshi Tokugawa? Non ho mai sentito il nome del tuo Clan, nonostante i miei trascorsi a Kiri. Sei ancora uno studente? Comunque fammi capire, sei in una sorta di visita dei quattro Villaggi? Oppure qualche interesse particolare nei confronti del Suono? – furono le prime domande che posi al Ninja di Kiri. Ero decisamente curioso di sentire le sue risposte.


     
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    Parte I - La Lettera

    [Alla Locanda]


    Kenta faticava un po' ad ambientarsi nella sua nuova casa ad Oto (una pensione da quattro soldi). Per cominciare, le cose non sembravano essere state costruite per persone della sua misura. Tutto era dannatamente piccolo. I pasti erano poco abbondanti. La gente, poi, lo guardava come fosse un mostro. I colleghi ninja tendevano a starsene per i fatti loro, e in molti lo trattavano con sufficienza per le sue origini umili, per la sua parlata provinciale, o per la sua ignoranza sul funzionamento di quel mondo nuovo e misterioso. O tutte e tre le cose.
    In poche parole, Kenta aveva una fortissima nostalgia di casa.
    Chissà come se la passano, alla fucina. Ce la fara Ken a lavorare con un braccio solo? E pa', a lui ci riuscirà di nuovo lavorare come prima con tutte quelle ustioni? Mi mancano, dannazione, mi mancano proprio. Ma che c'avevo nella zucca per venire qui? A fare cosa, poi? Mica gli sto dando una gran mano, a starmene qui sdraiato.
    In effetti, non avendo trovato molto da fare fino ad allora, Kenta si era limitato a ciondolare in giro e dormicchiare nella sua stanzetta. Aveva provato a capire come funzionasse il suo nuovo impiego, ma senza eccessivo successo. La situazione pareva calma, anche in un Villaggio movimentato come quello del Suono.

    Stava giusto pensando di uscire di nuovo, in cerca di ispirazione, quando sentì la voce del proprietario della locanda chiamarlo da dietro la porta.
    C'è posta, giovanottone! disse l'ometto, e a Kenta bastò allungare un braccio immenso per aprire la porta e afferrare la lettera che l'altro gli stava porgendo.

    Grazie mille, signore. Chi me la manda?

    Non lo so, ma l'ha portata un funzionario dell'Accademia. Sembra una roba ufficiale.

    Ah! Ottimo! Mi ci voleva proprio! Si sono fatti vivi, alle lunghe!

    Euforico, Kenta aprì la busta rompendone il sigillo e iniziò a leggere. Pochi secondi dopo, il proprietario lo vide sbiancare. La montagna umana che gli si parò davanti poco dopo non aveva niente dell'usuale bonarietà. Aveva lo sguardo spento, e un tremito furioso gli percorreva il corpo, facendo gonfiare i muscoli del collo.

    Devo andare. Non mi aspettate per cena.

    Lo scostò con una mano grossa come un piatto, e si lanciò a perdifiato in strada, la lettera accartocciata nell'altro pugno.

    vSaC22K

    [Alle Mura]


    Kenta arrivò trafelato alle Mura. Non si era fermato neppure per un istante. Tutto quello di cui aveva bisogno l'aveva già addosso, o stritolato in mano. Quella lettera, quella dannata lettera.
    Davanti a lui, il Guardiano, che aveva già visto, stava interrogando un tizio dai capelli bianchi e puntuti, un nanerottolo straniero, a giudicare dall'aspetto.
    Il gigante si fermò di botto, slittando sul terreno e sollevando un gran polverone, poi, senza curarsi dell'etichetta (e delle sue usuali buone maniere) interruppe i due, gridando.

    KENTA NABE, SIGNORE, CHIEDO IL PERMESSO DI LASCIARE IL VILLAGGIO PER UN PO'!

    Dopodiché, tese la lettera stropicciata al Guardiano. Se questi l'avesse presa e letta, avrebbe scoperto il perché di tanta agitazione e fretta.
    La lettera, scritta da una mano visibilmente instabile, era una richiesta di aiuto, inoltrata attraverso l'Accademia.

    CITAZIONE
    Kenta,
    Papà ieri non è tornato dal suo solitogiro di vendite.
    Di solito è così puntuale, lo sai, e avverte sempre se ritarda.
    Sono preoccupata da morire.
    Ti mando questa lettera tramite l'Accademia, per essere sicura che ti lascino venire, o almeno spero.
    Ti prego, fai in fretta.
    Un abbraccio,

    Yoko Nabe

    È di mia madre, signore. La prego, mi faccia andare. La prego.

    Nella sua voce c'era un'impazienza e un dolore che male si sposavano con un fisico così imponente. Quale che fosse il passato del gigante, doveva apparire chiaro che temeva che qualcosa di molto grave fosse successo al genitore scomparso.

    Ciao Cube, questo post è volutamente nel mezzo al post di Horla perchè pensavamo di fare una giocata di quelle co-masterate (una specie di miniquest in due) e questo dovrebbe essere il post di inizio. Poi ovviamente la spostiamo altrove. Ma il tuo contributo alla cosa è ben gradito, così magari ci facciamo pure uno stemmino :riot:



    Edited by OldCannella - 4/3/2018, 20:41
     
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