[Quarto Accesso] East Gate Of Sound

[Free GdR] [Macro GdR]

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  1. | Killua |
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    CITAZIONE

    Legenda:
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    Narrato
    « Parlato »
    - Pensato
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    Background.



    Era uscito da quel cancello che era appena un moccioso insolente, quattro anni non erano molti, bensì troppo pochi. Non poteva sapere cosa andava incontro, soprattutto se la sua mente era concentrata su altre vicende che lo avevano sconvolto nell'animo. Assassino esiliato, queste le due parole che lo avrebbero accompagnato in quei quattro anni che si prospettavano duri ed oscuri. La sua meta era Kirigakure, dove viveva il padre, di cui non aveva mai visto il volto né tanto meno ne aveva potuto conoscere il carattere.
    Con la morte nel cuore, si recava nel lungo viaggio della sua penitenza, abbandonando la sua casa attraverso il Cancello dell'Est. A quel tempo non si rese conto della crudeltà dell'opera, preso come era dal suo senso di colpa, dalla sua paura, ma di sicuro non avrebbe dimenticato facilmente la bocca del demone attraverso la quale lasciò Otogakure.




    L'entrata al Cancello.



    Quando i miei piedi calpestarono quel suolo maledetto, quasi piansi di gioia. Quattro anni, quattro anni erano passati dal tempo in cui bambino varcai quella demoniaca architettura. Ed ora che la rivedevo non sapevo se esserne terrorizzato o felice. Era spaventoso come quel Cancello incutesse timore in coloro che viaggiando verso il Villaggio lo scrutavano già da lontano, temendo la prova finale che li aspettava all'arrivo: varcare quella bocca infernale che era l'accesso al Suono.
    Duecento metri appena separavano la mia figura dal mero edificio. E tali sarebbero rimasti finché la mia mente non si fosse fatta coraggio. Il ricordo di ciò che avevo compiuto era ancora vivo nel mio cuore. Il sangue che schizzava, le urla, la calca di persone, il processo. Tutto ora vorticava velocemente nella mia mente, immagine per immagine quasi le stessi passando al setaccio. Era un riflesso involontario, segno della mia ineducazione alla concentrazione, all'esclusione di quei ricordi da cui dovevo e volevo liberarmi. Ora ero un uomo nuovo, ero più forte; il mio fisico non era quello da latte di un bambino di quattro anni, ma quello forte - ed ancora acerbo - di un ragazzino di otto.
    Mia madre sapeva del mio ritorno, mi attendeva al di là di quel Cancello. La bocca spadroneggiava su di me man mano che mi avvicinavo. Il mio animo era forte, quelle forme gotiche non avevano alcun effetto su di me, ora. Mio padre mi aveva mostrato crudeltà e paure ancora maggiori. Dinnanzi al cancello, chiesi il passo:

    « Un Mikawa torna alla sua terra dopo l'esilio. Che il diritto al passo mi venga concesso. Aprite il cancello »

    Avrei atteso che i guardiani, che mi sbarravano il passo, facessero i dovuti controlli. Ero lì per quello. Sarei entrato nel Villaggio da lecito cittadino.

     
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    Cancello orientale...
    Era rimasto il solo gate orfano di un guardiano umano.
    Le sentinelle si davano il cambio sulla sommità delle mura vigili nel cogliere la minima variazione nel paesaggio.
    Inquiete, con il peso che quell’incarico gravava sui loro animi.
    La giovane amministratrice di Oto sapeva quanto fosse importante garantire un perimetro di sicurezza e che non ci fossero anelli deboli tra i quattro gate.
    Per cui aveva deciso che fin quando non fosse stato nominato il successore del precedente guardiano, si sarebbe occupata lei di vegliare sulla sicurezza dell’entrata orientale.
    Fu così che anche quel giorno la ragazza era seduta sopra il muro, con lo sguardo rivolto alla campagna circostante.
    Si era portata alcune pratiche da visionare per evitare di fare gli straordinari, beh più straordinari del solito.
    L’arrivo del bambino non passò inosservato.
    La kunoichi poggiò le pratiche sul camminamento, soffermandosi ad osservare il giovanissimo viandante.

    Aveva gli stessi capelli bianchi di Ryutsuki e a guardarlo bene doveva essere di poco più piccolo.
    E non solo: aveva gli stessi modi di fare di quel ribelle.

    CITAZIONE
    « Un Mikawa torna alla sua terra dopo l'esilio. Che il diritto al passo mi venga concesso. Aprite il cancello »

    Shinodari si sollevò in piedi.
    Attivò il chakra adesivo e scese lungo le mura, mura che non erano facili da oltrepassare per chi non fosse autorizzato.
    Si mosse con naturalezza, con passo tranquillo.
    Sembrava avere un’aria serena, ma i suoi sensi erano all’erta.
    Per quanto le sembianze fossero quelle di un bambino, non aveva ancora svelato nulla di sé se non il nome del clan di appartenenza.

    La kunoichi si fermò a pochi passi da lui.
    Killua si sarebbe trovato davanti una ragazza sui sedici, forse diciassette anni, dai lineamenti delicati e lunghi capelli serici blu scuro che facevano da contrasto alla carnagione chiara.
    Due iridi ametista lo stavano fissando con uno sguardo profondo.


    -Salute a te, giovane Mikawa. Sono Shinodari Jaku Kazekumo. Temo, però, che ti manchino le buone maniere. Presumere che tutto ci sia dato perché riteniamo che sia così, è l’arroganza tipica dei bambini. Tu ti fregi di appartenere al clan Mikawa. Conosco alcuni suoi esponenti e ne apprezzo le loro indubbie abilità. Ma tu piccolo shinobi, non pensi che sarebbe educato dire all’amministratrice del villaggio qualcosa di più che mi permetta di identificarti?-

    Commentò in tono gentile.
     
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  3. | Killua |
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    CITAZIONE

    Legenda:
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    Narrato Background
    Narrato
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    - Pensato
    "Parlato altrui"
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    I Guardiani Dei Cancelli.



    Si narrava che i guardiani fossero Shinobi dai poteri strabilianti, che avessero assunto il controllo delle quattro porte cardinali grazie agli insegnamenti di un grande maestro. Questo veniva ricordato dalle vecchie leggende. Quattro guerrieri valorosi e spietati per ogni Demone. Al tempo che fu, i primi guardiani erano i seguaci del Sennin Orochimaru, primo Kokage di Otogakure. Essi erano noti sotto il nome di "Quartetto del Suono". Ma probabilmente altri erano i loro successori ora. Il Tempo inesorabile portava con sé tutto ciò che poteva. Solo la memoria poteva sopravvivere attraverso lo scorrere della sabbia nella Grande Clessidra.




    L'incontro.

    Osservavo il grande Cancello con fare ossequioso. Avevo appena annunciato la mia presenza e la mia appartenenza al Villaggio. Il Guardiano probabilmente aveva notato la mia figura già da lontano. Dopo le mie parole, comincio a scendere a terra, camminando sulla parete dell'edificio. Era straordinario vedere tale abilità e tale grazia. La forma sinuosa dello stesso mi fece pensare che il guardiano fosse donna. Era troppo in alto per poterne distinguerne perfettamente i lineamenti, tanto che il Sole mi abbagliava. Quando arrivò a terra si presentò come una ragazza sui diciassette anni, lunghi capelli di un blu scuro, dello stesso colore delle profondità marine. Gli occhi del colore dell'ametista lo fissavano con aria saggia.

    "Salute a te, giovane Mikawa. Sono Shinodari Jaku Kazekumo. Temo, però, che ti manchino le buone maniere. Presumere che tutto ci sia dato perché riteniamo che sia così, è l’arroganza tipica dei bambini. Tu ti fregi di appartenere al clan Mikawa. Conosco alcuni suoi esponenti e ne apprezzo le loro indubbie abilità. Ma tu piccolo shinobi, non pensi che sarebbe educato dire all’amministratrice del villaggio qualcosa di più che mi permetta di identificarti?"

    Si presentò.

    Portai una mano dietro la nuca, grattandomi il capo e sorridendo per niente imbarazzato, semmai divertito, portando la lingua di poco fuori quasi a mo' di scusa.

    « Ah!Finalmente qualcuno si è degnato di scendere. Mi scusi di questa mia mancanza, signorina Kazekumo. Il mio nome è Killua Mikawa. Ecco il mio [file]. L'ho portato con me dopo che fui esiliato quattro anni fa. Torno ora qui per riscattarmi, come sentenza ordinò. »

    Le porsi il piccolo libretto contenente tutte le informazioni che mi riguardavano, quasi fosse un passaporto o un documento di riconoscimento. Sapevo che avrebbe avvisato l'amministrazione del mio arrivo che speravo fosse non inaspettato. La ragazza non aveva infondo tutti i torti a chiedere ad un piccolo shinobi chi in realtà fosse per arrogarsi il superbo diritto di passare il Cancello Infernale.

     
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    Ancora una volta le due immagini si sovrapposero.
    Quel bambino le ricordava così tanto Ryutsuki?

    Per nulla in soggezione davanti alla sua amministratrice, tutt’altro...
    Era come se l’intera situazione lo divertisse.

    Il bambino si presentò porgendo alla ragazza un documento.
    Shinodari lo lesse senza lasciare trapelare alcuna emozione, ma nel suo cuore rimase sconvolta dal contenuto del foglio.
    A soli quattro anni era stato esiliato dal suo villaggio?
    Com’era possibile?
    Chi l’aveva permesso?
    Non le era mai stato detto nulla.

    Ripiegò il foglio e pose un ginocchio a terra per poter guardare il ragazzino negli occhi.


    -Quello è il tuo passato, ora sei a casa, Killua. Per me da questo momento in poi conteranno le tue azioni come abitante del villaggio e futuro shinobi. Puoi passare. Riabbraccia pure i tuoi parenti, ma appena hai tempo ti aspetto in amministrazione, dove ti darò un nuovo coprifronte per la tua nuova vita.-

    Disse, poggiandogli le mani sulle spalle.

    Si alzò poi, facendo un cenno alle guardie di aprire il cancello.


    -Buona fortuna Killua.-

    Aggiunse con un sorriso che le illuminò le iridi ametista.




    OT


    SPOILER (click to view)
    Ben arrivato ad Oto, Killua.
    Se hai bisogno di qualche informazione sul regolamento del villaggio ma anche sul forum in generale, puoi contattarmi per vie private.
    Ti pregherei gentilmente di aggiungere il link della scheda nella tua firma.

     
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  5. | Killua |
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    CITAZIONE

    Legenda:
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    Narrato Background
    Narrato
    « Parlato »
    - Pensato
    "Parlato altrui"
    ____________



    I difetti degli uomini.



    Un antico scrittore narrava in una sua fiaba:

    « Ci mise addosso Giove due bisacce.
    Ma quella ch'era piena delle nostre
    colpe, dietro le spalle. Appese al petto
    quelle degli altri. Pesava.
    Così
    non c'è dato vederlo il nostro male:
    e siamo accusatori di peccati. »



    Questo era il grande problema degli uomini. Non potevano fare a meno di guardare ai peccati degli altri senza redersi conto dei propri. Un aberrazione della natura umana che rare volte non era presente. Eppure esisteva chi non ne era affetto.






    Il senso dei piccoli gesti.



    Le avevo porto il file con leggerezza, quasi non mi importasse o non dessi alcun peso al forte contenuto che vi era scritto. La ragazza infatti dilatò le pupille quando - e questa fu una mia deduzione - lesse del mio esilio e del suo motivo. Le reazioni di coloro a cui avevo fatto leggere quel foglio erano state sempre le stesse. Giudizi espressi senza remore contro la mia persona, molte volte parole volgari espresse con dabbenaggine e cattiveria. Personalmente non ci pensavo più, non mi preoccupavo minimamente di ciò che la gente pensava di me. L'unica cosa che importava era cosa i miei amici pensavano di me stesso e soprattutto cosa io pensavo di me stesso. Ma di amici non ne avevo più ormai. Non avevo più legami. L'unica opinione che contasse davvero era la mia.
    Rimasi però sorpreso. L'Amministratrice chiuse il foglio e mi guardò negli occhi, poggiando un ginocchio a terra, affinché fossimo uno di fronte all'altro.

    "Quello è il tuo passato, ora sei a casa, Killua. Per me da questo momento in poi conteranno le tue azioni come abitante del villaggio e futuro shinobi. Puoi passare. Riabbraccia pure i tuoi parenti, ma appena hai tempo ti aspetto in amministrazione, dove ti darò un nuovo coprifronte per la tua nuova vita."


    Aprii la bocca sorpreso, e lo rimasi ancora di più quando posò entrambi le mani sulle mie spalle. Nessuno aveva mai fatto questo per me.

    Si alzò, facendo cenno di aprire il Cancello. Le pesanti grate si sollevarono e i batenti indietreggiarono per aprire un passaggio abbastanza grande da farmi passare. Continuavo a fissare la donna, un po' imbarazzato questa volta.

    Killua

    Sorrise dolcemente. Gli occhi le si illuminarono.

    "Buona fortuna Killua."

    Sorrisi, mentre gli occhi divennero leggermente lucidi. Non potevo in quel momento credere a ciò che la Fortuna mi aveva riservato. Mai avevo incontrato persona d'animo più nobile. Il mio cuore traboccava di gratitudine. Mai possibile che il mio ritorno fosse così denso di emozioni? Quasi non le riconoscevo più le sensazioni dell'animo.

    « Grazie mille, Kazekumo- sama. Spero di rivederla presto. »

    Avevo usato un appellativo onorifico, segno del rispetto che la ragazza si era guadagnata nei miei confronti. Un piccolo gesto può avere un grande significato. Era proprio vero.

     
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    Il bambino si commosse.
    Shinodari si accorse di quel velo d’acqua che aveva reso luminoso lo sguardo di Killua.
    Lo vide risponderle con un sorriso.


    CITAZIONE
    « Grazie mille, Kazekumo- sama. Spero di rivederla presto. »

    Le sembrò strano sentirsi chiamare con il nome del suo clan materno, o forse fu per il titolo onorifico che le rivolse.

    -Non ho fatto nulla Killua... Ci rivedremo presto, ti aspetto in Amministrazione...-

    Lo salutò, rivolgendogli un inchino, sempre mantenendo quel sorriso sincero dipinto sulle labbra.

    Rimase ad osservarlo andare via, chiedendosi come mai il destino le avesse fatto incontrare un bambino così simile a Ryutsuki.

    Due piccoli shinobi con un passato che li aveva fatti crescere più rapidamente dei loro coetanei.

     
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  7. Ketsueki Yaiba
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    East Gate of Sound



    CITAZIONE
    Narrato
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    Pensato
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    Il momento in cui la luna scompare dietro i monti ed il sole prende il suo posto nei cieli non era ancora venuto.
    Era difficile distinguere le forme degli alberi, e di qualsiasi cosa fosse immersa in quella tenue luce, che ogni mattina annuncia il risveglio.




    Un'inquietante strato di sottilissima nebbia era presente in tutto il sentiero, che portava al Cancello di Oto.
    Non molto più avanti, si intravedeva la grande costruzione.
    Le sue pareti brillavano alle prime luci, grazie alla rugiada che si era posata nella notte.
    A passi lenti ma sicuri, Ketsueki avanzava in quell'ambiente spettrale, ma che riusciva a sentire molto vicino al proprio spirito.
    Giunse nei pressi del cancello quando i primi raggi del sole tagliarono l'oscurità della notte, definitivamente.




    Probabilmente era emozionato all'idea di iniziare un nuovo cammino, una nuova esperienza; sicuramente, però, i suoi pensieri non riuscivano a discostarsi molto dalla vera causa per cui era giunto.
    Sentì un fremito attraversare il proprio corpo, quando i suoi piedi si arrestarono, a una decina di metri dal cupo Cancello di Oto.
    Si levò una voce forse definibile fioca per il suo volume, ma con tono secco e deciso.




    "Che il sole sorga anche domani per voi, guardie di Oto. Sono Ketsueki Yaiba.
    Il mio arrivo non era stato preventivato, ma vi chiedo di farmi entrare. Non sono qua per disturbare la quiete del villaggio.
    Voglio servirlo, per quanto mi sia possibile."




    Abbassò lo sguardo. Attendendo tacitamente una risposta, si mise a mani conserte, lasciando cadere su di esse il simbolo, utilizzato nelle preghiere.
    Se lo avrebbero accolto a Oto, avrebbe dovuto ringraziare il suo misericordioso signore.

     
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    Il cancello orientale, l’unico baluardo che ancora non era stato affiancato da un guardiano.
    La creatura “riposava” in attesa di quell’incontro.

    Nel frattempo Shinodari dopo il suo ritorno ad Oto, si era assunta il compito di sorvegliare il gate quando i suoi impegni burocratici e medici non la richiamavano altrove.
    Era seduta sulla sommità delle mura con il cucciolo di drago dei ghiacci accoccolato in grembo.
    I suoi occhi abituati alle tenebre vigilavano l’ambiente circostante.

    Le guardie erano appostate lungo le mura.
    Pur essendo addestrate, si percepiva un certo nervosismo in loro.
    Shinodari poteva comprenderne il motivo, ma per ora non poteva farci proprio nulla.

    Si sollevò una coltre nebbiosa, mentre la notte lentamente cedeva il posto al mattino, in quel lasso di tempo che veniva chiamato “alba”.
    L’aurora portò con sé uno straniero.

    Shinodari si soffermò ad osservarlo, mentre questi si rivolgeva a loro.
    Si mosse in maniera quasi impercettibile, ma quel movimento risvegliò il piccolo Ko.
    Sollevò il muso fissando anche lui il misterioso viandante.

    Era un giovane di corporatura non troppo muscolosa, con i capelli scuri tagliati corti.
    Quello che saltava alla vista era la presenza di una sottile linea rossa proprio sotto l’occhio sinistro.


    CITAZIONE
    "Che il sole sorga anche domani per voi, guardie di Oto. Sono Ketsueki Yaiba.
    Il mio arrivo non era stato preventivato, ma vi chiedo di farmi entrare. Non sono qua per disturbare la quiete del villaggio.
    Voglio servirlo, per quanto mi sia possibile."

    image

    La ragazza si alzò in piedi, mentre il cucciolo di drago prendeva il volo, fluttuandole accanto.

    -Un interessante augurio, Yaiba san. Prima di aprire il cancello e permetterti l’ingresso all’interno di Oto, potrei sapere che garanzie porti che le tue parole siano veritiere?-

    Chiese scrutandolo con aria seria.

    Yaiba avrebbe visto sulle mura una fanciulla di circa sedici anni, con i capelli corti tagliati a caschetto, dai toni bluastri, iridi ametista contrastavano con la carnagione chiara.

     
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  9. Ketsueki Yaiba
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    CITAZIONE
    Narrato
    Parlato
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    Parlato (altrui)



    Ketsueki rialzò lo sguardo, al sentore dei primi movimenti in prossimità del cancello.
    Una giovane ragazza, sui sedici, con capelli di una piacevole tonalità bluastra.


    Qualsiasi fosse la ragione della sua domanda, era evidente una certa diffidenza per gli stranieri, per gli sconosciuti. Chiedeva una prova della mia fedeltà. Forse, per un essere umano qualsiasi, sarebbe stato difficile trovare una valida motivazione senza un ragionamento approfondito.
    Ketsueki, invece, non meditò sulla risposta.
    Appena la ragazza smise di parlare, il giovane la fissò negli occhi. La loro età era simile, ma l'esperienza della ragazza era molto più grande, anche solo perchè era stata incaricata di sorvegliare il cancello.
    Con un profondo rispetto e una totale sottomissione, Ketsueki si inchinò.
    Chiudendo lentamente le palpebre, portò in modo tutt'altro che avventato la mano sulla propria arma.
    Un attimo di silenzio, poi la osservò negli occhi, con un'espressione fredda, senza emozioni.
    Riabbassò gli occhi, mentre un sorriso si dipingeva sulla sua faccia.



    "Avrai la tua prova."


    Il coltello passo lentamente sulla mano di Ketsueki, incidendola leggermente. Un flebile quantitativo di sangue caddè dal palmo sulla terra, ancora umida dopo la fredda notte.
    Un altro sorriso, mentre lo sguardo del giovane tornava ad incrociare quello della ragazza.
    Con la mano ferita, strinse il simbolo di ferro che portava al collo. Lasciò cadere il coltello a terra, dimostrando la sua totale intenzionalità di non creare il minimo danno alla giovane.



    Lo stesso sangue che ogni giorno verso per il mio Dio, oggi l'ho versato per Oto.
    Il mio sangue scorrerà solo per loro. Tradire Oto sarà come tradire il mio stesso sangue.



    Attendeva la reazione della ragazza, con un immutabile sorriso.

     
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    I loro sguardi si incrociarono.
    Shinodari non abbassò mai lo sguardo continuando ad osservare le azioni del giovane.
    Yaiba s’inchinò: un segno di rispetto, un gesto di sottomissione.
    Questo si poteva leggere nei suoi gesti, ma sarebbero rimasti che pura formalità se non fossero stati accompagnati dallo scorrere del fluido cremisi.
    La ragazza non mostrò alcuna emozione, mentre Ketsueki si accingeva a versare alcune gocce del suo sangue lacerando la pelle della mano.

    CITAZIONE
    "Avrai la tua prova."


    Le aveva detto.

    Lo sguardo si era abbassato.
    L’unica emozione, se così si poteva definire, era il sorriso che aleggiava sulle sue labbra.

    Il sangue macchiò il terreno intriso di umidità.

    Ancora un sorriso, ancora un incrociare gli sguardi.

    La mano del giovane si chiuse sul un ciondolo di ferro che portava al collo.
    Un talismano?
    Un simbolo di qualche tipo?
    La ragazza poteva fare solo delle supposizioni.

    Il coltello cadde a terra, una volta che ebbe adempiuto lo scopo.


    CITAZIONE
    Lo stesso sangue che ogni giorno verso per il mio Dio, oggi l'ho versato per Oto.
    Il mio sangue scorrerà solo per loro. Tradire Oto sarà come tradire il mio stesso sangue.

    Una promessa...
    Un giuramento...
    Poteva fidarsi, quando lei stessa conosceva l’amaro sapore del tradimento, di un patto infranto?


    Attivò il chakra adesivo per muoversi lungo le mura, lasciando il cucciolo di drago sulla sommità accanto alle guardie che osservavano tese lo svolgersi degli eventi.

    A pochi metri dal suolo si staccò dall’appoggio verticale, atterrando sul terreno con una capriola.

    Si avvicinò al giovane scrutandolo ancora per alcuni istanti in silenzio.


    Dalla sacca porta armi estrasse un kunai stringendolo per la lama in modo che la pelle della mano destra si lacerasse.
    Il sangue bagnò il palmo della mano, mentre con l’altra riponeva al sicuro l’arma.

    Tese la mano insanguinata in direzione di Ketsueki.


    -Il tuo Dio non avrà nessuna anima da reclamare se mai dovessi infrangere il giuramento. Il sangue è linfa vitale, per cui sei disposto a giurare che ti atterrai alla parola data stringendo la mia mano? Stringendo la mano di uno dei rappresentanti di Oto. Il mio nome è Shinodari Jaku Kazekumo e sono uno degli amministratori del villaggio.-

    Si presentò la ragazza.
     
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  11. Ketsueki Yaiba
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    Narrato
    Parlato
    Pensato
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    La ragazza scese dalle mura, portandosi davanti a Ketsueki.
    Prelevò un kunai da una tasca, per impugnarlo successivamente dal lato tagliente.
    Per la prima volta, il ragazzo si sentì veramente a casa.
    Non aveva mai incontrato nessuno che arrivasse al suo stesso grado di fedeltà o convinzione in una cosa,
    sia questa la fedeltà al villaggio o la fede religiosa.

    "Sono finalmente arrivato nel posto giusto"

    - pensò Ketsueki, mentre i suoi occhi si illuminavano di una luce diversa.
    Sentiva una strana sensazione di felicità dentro di sé.
    Non era l'essersi reciso la mano e stretto la cosa che più lo avvicinava al proprio Dio.
    Vedeva nel gesto della ragazza più che un sempice simbolo di convinzione.


    "Forse non sono solo nella mia fede, anche se questa ha risvolti o sfumature differenti.
    Forse davvero credere in una cosa spinge l'uomo a fare anche atti simili"

    - fu il pensiero di Ketsueki, che nel frattempo si era alzato,
    dalla propria posizione inginocchiata.
    Quella ragazza aveva fatto un gesto che forse sarebbe passato inosservato o percepito come folle da qualcuno,
    ma non era il caso di Ketsueki.


    "E' un onore poterti stringere la mano,

    - disse, portando il palmo tagliato a contatto con il suo -

    e sarà un onore assecondare i tuoi ordini, perchè se davvero sei così legata
    al tuo villaggio, servire te sarà servire Oto".


    La stretta non fu fastidiosa, nemmeno con la mano ferita.
    Aveva un gusto troppo piacevole perchè potesse essere rovinato da una ferita materiale.
    Ketsueki, finalmente, sorrise in modo convinto,
    mentre i suoi occhi scrutavano la ragazza.


    "Grazie. Hai fatto molto più di quello che pensi."

     
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    Un onore stringerle la mano.
    Un onore servirla perché legata ad Oto.

    Il sangue si mescolò per suggellare un patto di sangue.

    Shinodari mantenne la stretta, mentre sosteneva lo sguardo del giovane.

    Lo vide sorridere, questa volta in maniera più sincera.


    CITAZIONE
    "Grazie. Hai fatto molto più di quello che pensi."

    La ragazza sorrise a sua volta, illuminando le iridi ametista.

    Lasciò, poi, che il chakra curativo fluisse dalla sua mano per curare entrambe le ferite.


    -E un pensiero reciproco Yaiba san. Benvenuto ad Oto, nella tua nuova dimora.-

    Disse sciogliendo la stretta di mano.

    Fece segno alle sentinelle di aprire il gate.


    -Suppongo ti servirà un coprifronte. Me ne occuperò io se vorrai seguirmi in amministrazione.-

    Commentò la kunoichi invitando il giovane ad entrare all’interno del villaggio.
     
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    九代目水影 - Kyuudaime Mizukage

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    Mi ero chiesto negli ultimi giorni come doveva essere il sole abbastanza forte, seppur non così caldo per via della stagione, a Konoha. Non mi era concesso saperlo ed andare a Suna, letteralmente dall' altra parte del mondo, era un' esagerazione.
    Avevo optato quindi per Oto, un paese che mi aveva colpito l' ultima volta, sopratutto per le stranezze e per la sanguinolenza.
    Il paese del mio sensei, Yami e di molti altri Ninja che avevo conosciuto, compreso quel mostro che non si curava delle ferite.
    Arrivai al cospetto del cancello est, visto che proprio ad est era situata Kiri rispetto ad Oto (o almeno, la strada che avevo deciso di intraprendere per raggiungere il villaggio).
    Sorrisi appena pensando che mesi fa ero qui e Shinodari mi cheideva di chi mi avesse distrutto letteralmente.
    Dhieki Tabako, il Ninja più forte (e stupido) che avessi mai sfidato in vita mia.
    L' avevo rivisto come collega ai corsi Genin e per fortuna che non sembrava in vena di imbrogliare o di rinfacciare vecchie vittorie non così esageratamente larghe.
    Si era solo ripreso prima, nulla di più.
    Scossi il capo e mi destai da quei miei pensieri che quell' aria mi faceva venire in mente ed alzai lo sguardo verso il Gate.
    Orribili come sembre.
    Sorrisi quindi cercando con lo sguardo qualcuno che aprisse.

    « Salve guardie. Avrei un permesso di uscita da Kiri per stare un mese qui.
    Sono in vacanza. »



    Si, ero finalmente in vacanza.
    Attesi una risposta, con i pensieri rivolti sempre a quel villaggio.
    Chissà come stava Yami, non lo vedevo dalla storia della possessione di Kaku.

     
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    Shinodari era riuscita abilmente a svicolare gli impegni amministrativi di quel giorno relegandoli al suo attendente Sato.
    Era una di quelle giornate in cui preferiva stare all’aria aperta piuttosto che reclusa tra quattro mura con pile di documenti da visionare.
    Le piaceva alla fine stare al Gate East, sebbene avesse preso quell’abitudine in attesa dell’arrivo del quarto guardiano.
    Aveva il cappuccio che le copriva parte del volto, nascondendolo nelle ombre, mentre osservava, seduta sul muro, due delle guardie che stavano giocando a carte.
    La giornata era fin troppo tranquilla per cui le sentinelle stavano facendo a turno il pattugliamento delle mura orientali.


    Poi qualcosa di nuovo interruppe la routine di quel giorno.
    Un giovane shinobi stava avanzando verso di loro.
    La kunoichi accennò ad un sorriso: conosceva il ragazzo.


    CITAZIONE
    « Salve guardie. Avrei un permesso di uscita da Kiri per stare un mese qui.
    Sono in vacanza. »

    Shinodari si alzò in piedi, facendo scivolare il cappuccio all’indietro.

    -Itai, ma che bella sorpresa!-

    Esclamò allegramente la ragazza salutandolo con la mano.

    Solo dopo la kunoichi afferrò l’intera frase dello shinobi.


    §Permesso di uscita da Kiri?§

    Un istante prima era sulla sommità delle mura, l’istante dopo a pochi passi da Itai.

    Nessuna strana tecnica, solo la semplice curiosità che accelerava le azioni.


    -Itai, ma cosa è successo?-

    Domandò Shinodari con un’espressione di stupore che non riusciva proprio a nascondere.
     
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    九代目水影 - Kyuudaime Mizukage

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    La persona che non ti aspetti. Quando sentii chiamarmi per nomi alzai lo sguardo e rividi la persona che non vedevo dai tempi del Torneo di Oto.
    Le sorrisi quindi, come al solito, come sorrisi quella volta che mi presentai davanti a lei pieno zeppo di ferite.

    « Shinodari, che piacere! »



    Per un momento ricordai la domanda di Yami e quella sua fugace vista a Kiri, un lampo nulla di più. Non ero nemmeno troppo sicuro che ci fosse stata veramente a Kiri.
    Appena fu giù il mio primo timore che mi era venuto in mente vedendola fu proprio la domanda sul mio nuovo ed inaspettato coprifronte.
    Ed infatti, lei mi chiese in implicite parole il motivo della mia fuga dal solare paese della Fuoco.

    « Bé, come dire... Ci sono state complicazioni. »



    Che risposta diplomatica. Mi era un pò difficile iniziare a parlare della morte di Timo, ovvero, la goccia che aveva fatto traboccare il vaso.
    Esclusi quelle brutte storie, non valeva la pena rivangarle e rovinare una piccola rinuncina.

    « Il Clan Nara sembrava troppo complicato per me e diciamo che i vecchi del villaggio non mi stavano simpatici. »



    La buttai giù vosì, quanto più scherzosa possibile, con un sorrisetto amaro sulle labbra.


     
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