Casa del Moccioso

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  1. Akimaru Tokugawa
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    Per le strade di Suna
    Hoshi e la sua (?) famiglia
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    Hoshi ben prestò capì che era ora di fare entrare il giovane Kensei, forse più mosso da curiosità e simpatia che da altro. Una volta entrati Kensei non riuscì a non stupirsi della bellezza del Villaggio della Sabbia; le strade affollate, vive e l'espressione della gente sembrava serena e priva di preoccupazioni gravi; sembrava Iwa sotto molti aspetti tranne per l'espressione nei volti della gente. La situazione ad Iwa era complicata, povertà e morte erano il vero corpo di quella facciata pacifista che era l'Alleanza Nuova Terra: un nugulo di rinnegati e mercenari pronti a tutto per ottenere potere.

    Kensei camminava seguendo i passi dello strano ragazzo dai capelli rossi.
    Lo guardava da dietro, invidioso di quando fosse sereno e spensierato. Fossi nato qui...ora sarei come lui... pensò tra se scuotendo la testa e abbozzando un sorriso. Intanto il piccolo Hoshi non aveva badato a spese e, fermatosi ad una bancarella del grande mercato sunese, aveva comprato qualcosa da mangiare; lo stomaco di Kensei brontolò sonoramente. Hoshi non ebbe tempo neanche di finire la frase biascicando che il ninja di Iwa si era già fiondato su una delle buste, trangugiando l'intero contenuto di una busta: sembrava non mangiasse da giorni.

    « Gassie...non maggio da gionni! »



    Biascicò a bocca piena per poi ruttare rumorosamente; ma il suo stomaco continuava a brontolare.
    Il lungo viaggio nel deserto sunese lo aveva sfiancato e cibarsi di qualche frutto portatosi dietro e qualche animale catturato per fortuna di sicuro non era un pasto rinvigorente. Finalmente arrivarono sull'uscio di una casa calda e accogliente, il giardino ben curato nonostante l'afoso clima sunese fu la prima cosa che balzo agli occhi del ragazzo. Non aveva mai avuto una casa, insieme ai parenti il giovane si era sempre spostato accampandosi in grandi tende evocate dal padre; per la sua famiglia avere una casa stabile li poneva a molti rischi quindi non potevano rischiare di stare fermi troppo a lungo in un posto. L'espressione di Kensei lasciava trasparire una nota di invidia e nostalgia al contempo.

    Appena entrati nel giardino i due vennero subito accolti da una bella ragazza dai capelli biondi. Kensei la guardò intensamente con occhi lucidi e dolci. La ragazza così piena di vita e allegra gli ricordava tanto la sorella più piccola Yuki, una ragazzina solare ed espansiva, forse la ragazzina più forte della famiglia. Aveva sempre il sorriso nonostante quello che passassero.


    « Il mio nome è Kensei e si, vengo da Iwa. »



    Rispose gentilmente presentandosi alla ragazza, sorella del rosso. Sorrise languidamente alla proposta della ragazza, se solo avesse saputo come fosse realmente Iwa di sicuro non avrebbe mai affermato di volerla visitare. Un giorno forse... pensò senza rispondere. La ragazza li lasciò, indicandogli dove fosse Furui Chikuma, la persona che Kensei aveva cercato per un intero anno. Alla domanda di Hoshi Kensei lo guardò incredulo Cos'è mi prendi in giro?! sembrava voler dire il suo sguardo mentre seguiva i movimenti di Hoshi che saltellava fino a raggiungere il tetto; Kensei lo imitò arrivando in cima con estrema facilità.

    Furui Chikuma ormai era solo l'ombra di ciò che era un tempo, l'avanzare degli anni ne aveva indebolito il corpo ma di sicuro non l'anima. Kensei lo fissò un attimo mentre i due battibeccavano ma poi, una volta che lo sguardo di Lama Pazza incrociò il suo, non potè fare a meno di distogliere lo sguardo col cuore in gola. Respirò profondamente poi una volta ripreso coraggio incrociò ancora una volta lo sguardo con Furui.

    « Furui-Sama...il mio nome è Kensei, del villaggio di Iwa. Ho bisogno di parlare con lei, ma preferirei entrare... Si tratta di sua figlia: Masaki Chikuma.»



    Kensei aveva il cuore in gola strozzato dall'ansia, qualunque fosse stata la scelta del famigerato Lama Pazza, una volta deciso di entrare o rimanere li, il giovane si sarebbe inginocchiato posando il sacco dinanzi a se. Da esso estrasse una Katana una Wakizashi ed una maschera in stile Kabuki; Furui di sicuro le avrebbe riconosciute, un suo regalo alla figlia per la promozione al grado chunin, chissà se i suoi ricordi di quel giorno fossero nitidi.

    « Faccio parte di un gruppo sparuto di ninja che lottano per la restaurazione del Villaggio ninja di Iwa. Durante una sosta siamo stati attaccati e tutti i miei compagni sono morti. Qualche giorno prima Masaki mi ha chiesto di venire qui a Suna per conoscerla. Nonostante i vostri contrasti lei l'ammirava molto, la riteneva lo shinobi più forte di tutti. Mi ha chiesto di portarle queste il giorno dell'attacco...prima di dare la sua vita per salvare la mia...»



    Fece una pausa.
    Aveva gli occhi gonfi di lacrime e un blocco in gola. Qualunque fosse stata la reazione di Furui, Kensei sarebbe rimasto con lo sguardo basso a singhiozzare come un bambino.

    « Non sono riuscito a proteggerla...»





     
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    Casa di Hoshi
    ..Bad News..
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    Il ragazzo sembrava saper apprezzare del buon cibo che gli veniva offerto e la cosa non poteva che fare un estremo piacere al giovane Hoshi. Una volta giunti al cospetto del potente Furui il giovane di Iwa gli si avvicinò presentandosi al vecchio, i suoi modi erano molto diversi da prima, in lui e nella sua voce il rosso percepiva un filo di tristezza. Il vecchio acconsentì ad entrare in casa, da li era presente una botola che scendeva giù fino alle camere interne, passando lungo il corridoio forse il ragazzo avrebbe notato che una delle stanze sembrava essere stata demolita. Dal letto e dalle cose che vi erano dentro senza alcun dubbio avrebbe capito che quella era la stanza del giovane Chikuma che lo aveva condotto fino a la.


    Raggiunta la sala comune il vecchio si sarebbe seduto per riposare le ossa. Il suo sguardo si era fatto serio, quasi sapesse già cosa il ragazzo stava per dire. Anche Hoshi era li presente mentre Kensei raccontava in ginocchio il motivo per cui aveva fatto tanta strada per incontrare lama pazza. A terra il ragazzo aveva appoggiato un lama ed una maschera che per pochi istanti mutò il volto scavato di suo nonno. Kensei sembrava estremamente addolorato per ciò che era successo, Masaki Chikuma aveva dato la sua vita per proteggerlo e le sue ultime volontà avevano condotto quel giovane messaggero dal padre della donna. Ora anche Hoshi aveva assunto un’espressione seria mentre la mano del vecchio si staccava dal bracciolo della sedia per appoggiarsi sulla sua spalla. Il vecchio avrebbe dato qualche colpo e quindi con un gran sorriso avrebbe detto.

    -E dimmi un po’.. Kenshei.. quanti ne ha fatti fuori prima di cadere?!..-


    Forse il ragazzo non si sarebbe mai aspettato una reazione del genere, ma Furui conosceva bene sua figlia, la ragazza che ribelle che fin da giovane era scappata per combattere per i più deboli e fare sentire la sua voce al di sopra di tutte le altre. Il vecchio era addolorato per la notizia, ma sapeva anche che sua figlia era spirata facendo quello per cui aveva combattuto per tutta la vita, come una vera ninja.

    -Kenshei.. ti ringrascio infinitamente per quello che hai fatto.. riportare qui i tesciori di mia figlia.. io stesscio gli regalai quella maschera molto tempo fa!..-


    L’uomo avrebbe fatto una pausa per riprendere fiato. La notizia aveva scaricato una immensa quantità di adrenalina nel suo corpo ed il vecchio non era più abituato a quella sensazione.

    -Sarai sshtanco.. iwa è lontana e tu hai viaggiato molto.. fermati qui con noi.. da oggi questa cascia sssharà sempre pronta ad osshpitarti!..-


    Il vecchio aveva raccolto da terra la maschera per osservarla da vicino, era proprio quella che aveva regalato a sua figlia per la promozione al corso Chunin.

    -Hossshi.. accompagna il nosshtro ospite alla stanza degli ossshpiti.. Kansshei riposa.. e fai come se fosshe casa tua.. questa sshera mi racconterai di mia figlia!..-


    Il rosso si sarebbe quindi avvicinato al ragazzo aiutandolo a rimettersi in piedi. Solo ora si era accorto di quando quel ragazzo fosse provato dalla fatica e dal viaggio, molto probabilmente non si era fermato un istante per raggiungere Suna e doveva senza alcun dubbio essere stremato. Il Chikuma lo avrebbe accompagnato alla sua stanza, più esattamente quella del fratello maggiore del rosso che per lo più era sempre fuori in missione. Per il momento Kensei poteva riposare li.


    La sera il ragazzo di iwa avrebbe trovato dei vestiti puliti da indossare, Hoshi ne aveva parecchi e i due avevano più o meno la stessa taglia quindi non faceva poi tanta differenza. Una volta sceso al primo piano il ragazzo avrebbe trovato l’intera famiglia del rosso a tavola a mangiare, oltre al rosso e Furui vi erano anche sua sorella, sua madre e suo padre. Il rosso lo avrebbe invitato ad accomodarsi con una calorosa pacca sulla spalla prima di dirgli di servirsi e di mangiare tutto quello che voleva. Sembrava non si badasse a spese in quella casa. Quella sera Kensei avrebbe ritrovato nuovamente quello che forse aveva smarrito qualche giorno prima, una famiglia.



     
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  3. Akimaru Tokugawa
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    Casa Chikuma
    Una nuova Famiglia
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    Masaki Chikuma era una donna dalla straordinaria bellezza, una donna solare e decisa, quasi sempre inamovibile e caparbia. Il padre non era da meno ma, in più, possedeva una saggezza fuori dal comune. L'anziano ricevuta la notizia stoicamente si avvicinò al giovane consolandolo con una domanda che spiazzò il giovane. Rimase immobile paralizzato dal timore e dal rispetto che aveva nei confronti di quell'uomo, padre di una donna straordinaria. Non riuscì a rispondere alla domanda, stanco e sconvolto com'era aveva usato tutte le sue forse per trovare il coraggio di proferire quelle parole così dolorose. Ma ancora non era finita; aveva molte altre cose da dire, alcune avrebbero lasciato di stucco chiunque l'avesse ascoltate. Purtroppo non ce la faceva più. Furui dopo averlo ringraziato decise di ospitarlo in segno di gratitudine; Kensei avrebbe preferito non accettare, si vergognava troppo della sua incompetenza e di sicuro per lui, debole ninja, non c'era spazio in quella casa. Tuttavia non aveva scelta, troppo stanco e provato dal viaggio per rifiutare.

    Furui lasciò la stanza e Hoshi aiutò il giovane a rialzarsi accompagnandolo in una stanza ben arredata.
    Kensei si sedette sul letto col volto tra le mani, ancora scioccato del messaggio che aveva portato in quella casa.

    « Vi ringrazio per la vostra ospitalità. »



    Si affrettò a dire prima che Hoshi uscisse dalla stanza e, finalmente, riposare i muscoli e le ossa.



    Kensei si risveglio per l'ora di cena.
    Non aveva mai dormito in un vero letto, la cosa che più gli si avvicinava era un giaciglio di paglia all'interno di una tenda, avvolto in una spessa coperta di lana fatta a mano. Il suo corpo ora sembrava essersi rinvigorito, si sentiva leggero e riposato. Alla testa del letto trovò una tunica rossa con rifiniture nere e un pantalone di stoffa nero molto comodo che legò con il suo coprifronte di Iwa. Dalla stanza sentiva distintamente un insolito vociare al quale non era abituato; scese lentamente le scale fino ad arrivare alla sala da pranzo. Sin dalle scale era stato investito da un esplosione di deliziosi odori, avrebbe finalmente assaporato una vera cena, tutta l'opposto del solito brodo di serpente che da un anno a quella parte era diventato il suo unico cibo.
    Entrato nella sala i commensali erano già intenti a mangiare, la sua comparsa distolse i presenti dal cibo, il loro sguardo si posò su di lui facendolo sentire a disagio; fortunatamente Hoshi cercò di alleggerire la tensione e, dopo avergli dato due pacche sulle spalle, lo invitò a sedersi e a servirsi come meglio credeva. Portò le mani giunte di fronte al volto abbassando la testa.

    « Vi ringrazio per l'ospitalità. Prometto di ridurre al minimo la mia permanenza per evitare di recar fastidio. »



    Disse con voce tremante per poi voltarsi verso l'uomo la cui somiglianza con Masaki era impressionante.

    « Heddo-dono...sono rammaricato per il vostro lutto... »




     
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    Casa di Hoshi
    ..A Tavola con I Chikuma..
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    Kensei era sceso e si era accomodato a tavola assieme al resto della famiglia del giovane Chikuma. L’aria sembrava serena nonostante le infauste notizie che il ragazzo di Iwa aveva portato. La famiglia di Hoshi era composta tutta da shinobi o ex shinobi e notizie come quelle erano all’ordine del giorno anche se questa volta a cadere in battaglia era stata un membro estremamente vicino della famiglia. Misaki Chikuma, il rosso l’aveva sentita nominare raramente nelle vecchie storie sconnesse del vecchio Furui. Suo padre gliene aveva parlato quando era ancora piccolo in occasione di quella volta che si era sbucciato un ginocchio correndo come un matto fuori in giardino. L’avevano sempre raccontata come una donna straordinaria dal carattere forte e fiero capace di trascinare chiunque a combattere per la sua causa.

    -Ehi Kensei non serve essere così formali!.. per noi sei come uno di famiglia!!!..-


    Come al solito il rosso parlava a sproposito senza capire il reale stato d’animo del ragazzo. Il silenzio era sceso a tavola e non c’era nulla che il rosso odiasse di più in quelle situazioni. Lui amava parlare e sentire la gente discutere mentre si mangiava in allegria. Aveva la bocca piena di cibarie varie quando il ragazzo di Iwa si rivolse al padre di Hoshi. Heddo Chikuma aveva su di se la sua solita espressione seria ed autoritaria. Non era un cattivo uomo, tuttavia la natura lo aveva dotato di una naturale predisposizione all’autorità dimostrata anche attraverso l’aspetto. Per chi non lo conosceva poteva benissimo essere la persona più terribile del mondo. Heddo masticò un pezzo di carne prima di sorseggiare lentamente un bicchiere pieno di vino ad occhi socchiusi. Rialzato lo sguardo l’uomo avrebbe puntato lo sguardo su Kensei quasi lo stesse soppesando.

    -Sei stato gentile a viaggiare fino a qui per darci questa triste notizia Kensei!..-


    Heddo aveva appoggiato le posate e le braccia sul tavolo mantenendo una postura perfetta, sembrava quasi che la sedia sulla quale era appoggiata fosse un trono.

    -..se quello che ci hai raccontato è vero.. e sono sicuro che lo sia.. mia sorella Masaki è morta combattendo per proteggere quello in cui credeva e quello che più amava.. credo che un guerriero o uno shinobi non possa aspirare ad una morte più onorevole di questa!..-


    Sospirò in silenzio. La morte della sorella era stato un brutto colpo nonostante tutto. Era evidente che l’uomo stava viaggiando con la mente a ricordi del passato dove lui e sua sorella giocavano e combattevano assieme. I figli di lama pazza li chiamavano da bambini, due piccoli demoni del deserto che fin da bambini si erano dimostrati abili almeno quanto il leggendario padre. Heddo riprese a parlare senza cambiare tono, la sua voce era calorosa e sincera, Kensei non aveva nulla da temere.

    -Kensei.. sappi che casa mia è ora anche la tua.. resta pure quanto vuoi e non temere nulla.. gli amici di mia sorella sono anche i nostri amici e tu qui sei a casa.. come lo sarebbe stata Misaki!..-


    Silenzio e qualche sorso di vino ormai finito fino al fondo.

    -Mi piacerebbe tanto conoscere la tua storia ragazzo.. come hai conosciuto Misaki?!.. come sei diventato uno dei suoi fidati compagni di battaglia?!..-


    Tutta la tavola era curiosa di conoscere e sapere di questa loro familiare che tempo addietro se ne era andata prendendo una strada diversa dalla loro. Hoshi non si era fermato per un istante a masticare, sembrava estremamente preso da quella storia, la curiosità lo stava letteralmente divorando anche se nessuno a tavola avrebbe costretto Kensei a parlare contro la sua voglia o volontà.



     
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  5. Akimaru Tokugawa
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    Casa Chikuma
    La Carrambata
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    Nonostante l'imbarazzo evidente di Kensei, sembrava quasi che quella famiglia lo trattasse come un membro effettivo del nucleo familiare. La sua presenza era gradita, fin troppo e questo spiazzò il giovane di Iwa. Hoshi con la sua solarità e la sua fame insaziabile si comportava come un fratello, un amico. Kensei guardò i presenti e, di tutti, Heddo sembrava la persona più autoritaria, al contrario di Furui, una persona dallo sguardo sereno nonostante la notizia che avesse ricevuto.
    Kensei era teso dopo aver fatto le sue condoglianze a Heddo, il suo aspetto autoritario e composto, lo metteva molto a disagio aveva paura della sua reazione ma, alla fine, Heddo si dimostrò una delle persone più gentili e generose che avesse mai conosciuto; ad Iwa in quel periodo di estrema tensione tutto ciò che aveva visto era avidità e sregolatezza. Il capofamiglia iniziò a parlare in maniera rassicurante come se fosse un padre che rincuora il figlio dopo un fallimento.

    Kensei ascoltò incantato e commosso da tanta gentilezza e generosità.
    L'espressione contorta nel dolore e nell'imbarazzo mutò in una di gioia e serenità, lacrime di gioia solcavano il suo volto e lui le asciugò scusandosi: era davvero felice. Masaki gli aveva raccontato tutto della sua famiglia, una famiglia straordiariamente ospitale e, in quel momento Kensei sembrava davvero uno di famiglia come se fosse nato e cresciuto li, insieme ad Yoi e Hoshi.
    Arrivato il momento di raccontare tutta la tavola era intenta a fissarlo, mentre Hoshi continuava a divorare cibo su cibo, ma Kensei ormai era a suo agio e iniziò a raccontare la sua storia con un ampio sorriso ed un incredibile entusiasmo.

    « Masaki: che donna straordinaria. Lei ha cresciuto me e le mie sorelle con un amore ed una determinazione quasi maniacale. A volte era esagerata, ricordo ancora quando avevo 6 anni: iniziammo un lungo addestramento che durò ben 24 ore filate...iniziai a piangere dopo un suo attacco, mi colpì in pieno petto procurandomi questa piccola cicatrice sul petto » - disse abbassando leggermente il collo della tunica - « Masaki non mi rincuorò, iniziò a farmi un discorso autoritario su qual'era la nostra missione: salvare Iwa a costo della nostra vita, combattere per i nostri ideali e rendere la vita degli abitanti del paese della Terra migliore. Il suo discorso mi cambiò, insieme a lei abbiam passato anni ad allenarci insieme e, arrivato a nove anni, mi donò questo coprifronte con il simbolo del villaggio di Iwa: dicendomi che sarei diventato un ninja forte e valoroso. Mi amava davvero tanto...infondo... »



    Arrivato alla fine del discorso, nella parte più cruciale, il cuore gli balzò in gola, i presenti potevano ben vedere lo stato ritrovato di disagio ed agitazione ma, fatto un profondo respiro concluse.

    «...era mia Madre. »



     
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    Casa di Hoshi
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    Quando Kensei affermò di essere il figlio di Misaki tutta la stanza si azzittì. Qualche attimo di silenzio prima che ogni membro della famiglia reagisse a suo modo. Il rosso sarebbe letteralmente saltato sulla sedia in piedi piantando le mani sul tavolo mentre pezzi di cibo volavano ovunque e la sua espressione si trasformava in un opera d’arte di pura meraviglia.

    -WOOOOOOOOW!!!-


    Yoi invece si sarebbe limitata ad assumere le stesse sembianze di Hoshi mentre era esplosa in lacrime di gioia e in un urlo di felicità lanciandosi con le braccia al collo di Kensei in un gesto di affetto puro e senza alcuna malizia.

    -KYAAAAAAAAH!!!..-


    La madre di Hoshi invece avrebbe mostrato un gran sorriso verso il ragazzo quello che solo una madre sapeva dare ai figli. Diverse invece furono le reazioni di Furui e Heddo, il primo socchiusi gli occhi si sarebbe messo a ridere sinceramente facendo un segno affermativo con la testa, molto probabilmente il vecchio già sapeva delle vere origini di Kensei ma semplicemente non aveva voluto esporre di persona il ragazzo, forse timido e spaesato in mezzo a degli sconosciuti.


    Mentre Heddo con sguardo fiero lo avrebbe fissato mostrando in volto un’espressione di gioia, forse l’espressione più sincera che fosse mai riuscito a fare da quando sua sorella Misaki se ne era andata. L’uomo si sarebbe alzato in piedi alzando il bicchiere in mano porgendolo verso il ragazzo, quindi avrebbe semplicemente detto.

    -Benvenuto in famiglia.. Kensei Chikuma!..-


    Kensei avrebbe passato una serata molto piacevole. Non era cambiato nulla dopo la rivelazione ma di sicuro ora lui poteva esporsi di più nei loro confronti e le cose sarebbero state più leggere per tutti. Il ragazzo aveva perso una famiglia ed ora ne aveva ritrovata un’altra ben disposta ad accettarlo come uno di loro. Se prima si sentiva solo e abbandonato ora non ne aveva più motivo perché aveva trovato dei nuovi fratelli con i quali condividere sofferenza e gioia. Heddo e Furui subito si sarebbero messi a parlare di come lo avrebbero allenato ed istruito all’arte della scherma dei Chikuma mentre Hoshi e Yoi lo strattonavano da una parte all’altra della casa per contenderselo, l’infelicità non avrebbe più avuto spazio nel suo cuore.



     
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  7. Akimaru Tokugawa
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    CITAZIONE (Akimaru Tokugawa @ 11/10/2012, 15:06) 

    Casa Chikuma
    Preghiera al vento
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    Dopo un brevissimo intervallo di tempo, dominato dal silenzio, si poté sentire un esplosione di gioia proveniente da Hoshi e Yoi. Urla di gioia assordanti ma che mostravano quanto i due ci tenessero a quel nuovo famigliare e amico. Per Furui non fu una gran sorpresa, si limitò a ridere felice, mentre Heddo con un espressione sincera e orgogliosa diede il benvenuto al nuovo componente della famiglia.

    La bella serata proseguì all'insegna dei racconti di Furui che, orgoglioso raccontava l'infanzia di Masaki e Heddo; i presenti ormai conoscevano a memoria quelle storie ma Kensei sarebbe stato tutta la notte ad ascoltare quello che era il nonno che non aveva mai conosciuto. Nell'euforia generale Kensei aveva abbandonato tutti i pensieri alle sue spalle godendosi, finalmente, l'amore familiare che, da tempo, aveva perso. Dopo tanto tempo poteva dirsi felice.

    [...]



    La notte era ormai calata del tutto ma Kensei non riusciva a dormire.
    Sgattaiolando dalla camera si diresse nel giardino per prendere una boccata d'aria. Dopo la bella serata i problemi riaffollarono la sua mente come una serie di diapositive confuse: la morte della madre, la sua fuga e la cattura delle sue sorelle. Avrebbe voluto subito ripartire con qualcuno che lo aiutasse a liberarle, tuttavia ancora non era pronto, debole com'era. Di sfuggita aveva sentito i discorsi confusi di Heddo e Furui sull'addestrarlo nella scherma Chikuma e nei segreti che le appartenevano, l'indomani lo avrebbe chiesto, aveva bisogno di diventare più forte per salvare le sorelle da morte certa; avrebbe avuto ancora tempo, sapeva che se la sarebbero potuta cavare fino al suo arrivo. Per ora dovevano resistere.

    Con un salto si portò sul tetto, dove aveva incontrato Lama Pazza. Si distese guardando le stelle.

    « Madre, salverò le mie sorelle. Darò la mia vita per portare Iwa agli antichi splendori. Te lo prometto! »



    Disse, lasciando che quelle parole fossero portate via dal vento.


     
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    È colpa tua. Ratty

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    Uno Yakushi all'Improvviso...


    Era stata una giornata decisamente pesante. Prima il viaggio da Oto fino a Suna con tanto di attraversamento del deserto, poi le solite, irritanti beghe burocratiche all'ingresso riguardo la fantomatica pericolosità degli oggetti che portava con sè e poi la rigida adesione all'etichetta da parte dell'uomo vestito da vedova che si era identificato come suo omologo nel villaggio della Sabbia. Fortunatamente era riuscito a sbarazzarsene abbastanza in fretta quando, accompagnato a casa del Rosso nel pomeriggio, non avevano trovato nessuno e dunque lo Yakushi aveva detto che sarebbe passato più tardi in serata, facendo prima un giro del circondario. Non era stata la passeggiata più tranquilla della storia, ma nemmeno la peggiore che fosse mai capitata allo shinobi nelle terre di Suna, e in un modo o nell'altro si era procurato una bottiglia di birra quantomeno speciale, che aveva ancora con sè quando cominciò a bussare con la sua solita grazia alla porta di Hoshikuzu mentre il sole cominciava a tramontare.

    EHI TAPPO! SEI TORNATO? EHIIII!! APRI!!! Bussava circa tredici volte al secondo con tutta la velocità di cui disponeva, e probabilmente da lì a qualche secondo avrebbe cominciato ad erodere il legno trasformandolo in trucioli per la semplice forza d'attrito se non fossero arrivati ad aprirgli. Poi vabbè, anche a porta aperta avrebbe continuato a bussare allungando un pò la mano, giusto per il gusto di dar fastidio. Adorava dare fastidio almeno quanto odiava ricevere fastidi. Sono Febh, fammi entrare prima che la vedova si metta in mezzo a rompere...ma è davvero un tuo allievo? Cioè, sembra avere un numero illimitato di scope su per il...cioè, mi hai capito, si? Febh aveva messo nuovamente addosso l'abito da beduino del deserto, ma a capo scoperto con i suoi classici occhiali privi di lenti. Unico segno di riconoscimento di Oto era il coprifronte usato a mò di cintura, mentre una bottiglia di qualcosa che sembrava birra era l'unica cosa che aveva in mano. EHILA! Avrebbe comunque detto, salutando in ritardo dopo le lamentele su Haruki. Comunque fammi entrare che c'erano sia quella tua vedova che un tizio strano di Kiri che volevano parlarti ma li ho seminati e non vorrei arrivassero a interrompere. Su, su. Almeno pensava di averli seminati.

    png



    Una volta accomodato all'interno avrebbe cominciato a parlare del più e del meno come se fosse a casa propria. Non hai idea della giornata che ho passato. Siete tutti matti qua a Suna. Da che pulpito... Comunque ho rimediato questa bottiglia di birra, quindi non c'è male. Certo, è mescolata con un veleno letale che ucciderebbe quasi chiunque in un paio d'ore, ma il sapore ci ha guadagnato. Sorrideva come se avesse il migliore dei souvenir. Penso lo porterò alla mia capoclan come regalino per il viaggio. Ci tiene a queste cose...specie quando parto senza avvisare e la cosa la rende un pò...irritabile. Scosse le spalle. Ah, per te ho preso questo! E avrebbe lanciato al Chikuma una calamita da frigo con scritto "Saluti da Suna". Ho pensato potesse piacerti! Tralasciamo l'assurdità di un simile regalo e concentriamoci su quello che seguì una volta che lo Yakushi trovò un posto dove sedere. Allora, a te come butta invece? E nell'istante in cui si fosse appoggiato il suo supporto, fosse anche stato una sedia in marmo infrangibile forgiata dal chakra di un grande artigiano, si sarebbe distrutta come se nulla fosse, cedendo e magari danneggiando pure mobili e pavimento nel farlo.

    UUHOOOH!.. Certo che le fanno fragili queste cose... Cercò di glissare immediatamente, ma ebbe un secondo di preoccupazione. Uhm...sono qui perchè ho un problema...siamo soli in casa, si? Avrebbe aggiunto dopo essersi rialzato nel giro di qualche istante, con un velo di incertezza e vergogna nel tono.
     
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    Falce dei Kaguya


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    Rumori fastidiosi ed incontri inattesi

    Qualcuno di voi mi sa spiegare come siamo finiti qui?
    Non lo so, fratello, me lo sto chiedendo anch'io... ma non lo so
    AHAHAHAHAHAHAHAHAHAH!!!!
    Non ridere così tanto, Petulante Mostro! Lo so che la colpa è tua, da quando ti ha dato un Trono è diventato, se possibile, più idiota!
    Così ferisci i miei sentimenti, ossicino! Anzi, ripensandoci, stai ammettendo che ho più potere di voi qui dentro! AHAHAHAHAH
    Sei molto vicino a trovarti un osso in quella carapace bucherellata che ti ritrovi!
    Fratello, Chuda, state buoni!
    Buoni? Dopo gli ultimi avvenimenti fra la Colonna, Ame e tutto il resto siamo qualche passo più vicini alla Vendetta e lui che fa? Torna a Suna e finisce così?!!!
    In sua difesa: il piano era un pò diverso, mi sembra di ricordare. AHAHAHAHAHAHAH!!!
    Sì, il piano era di tornare al Villaggio della Sabbia, incontrare Hoshi e chiederli come mai non avesse ancora ritornato quello Spadone a Kiri e non fosse stato, di conseguenza, eletto Kazekage... ma, qualcosa è sfuggito nell'esecuzione dello stesso...
    Non è sfuggito qualcosa... sono solo andati a bere con Hoshi... il ché mi porta alla domanda del momento...
    Calmo, fratello, calmo...
    CALMO? Questo idiota è svenuto sul pavimento del bagno del Rosso dopo aver perso ad una gara di bevute con Hoshi!!! Cioé, parlando solo di massa corporea, lui è quasi il doppio di Hoshi e regge meno di lui l'alcool?
    AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH!!!!

    Ed in effetti Zong Wu, quello il nome con cui il Risorto era noto a Suna, era sdraiato nel bagno del Rosso da una decina di minuti, ubriaco come ormai non gli capitava più tanto spesso, forse proprio perché non frequentava più così tanto Hoshikuzu.
    Se voi tre foste solo delle voci nella mia testa, non mi svegliereste, perché soffrireste il mio stesso mal di testa..., lamentò il Risorto, risvegliatosi.
    Fratello, per quanto io non condivida l'urgenza dell'altro te qui fra noi, non posso che condividere il suo disappunto per la tua poca resistenza in confronto a quella del tuo amico di Suna...
    Vuole dire che sei una pippa a bere! AHAHAHAHAHAH
    Grazie, me lo appunterò, ora lasciatemi dormire, biascicò, poggiando la testa contro un muro della stanza e cercando di riprendere a dormire, non fosse stato per un forte rumore che veniva da fuori il bagno.
    Ed ora che diavolo è?
    Usando quelle due orecchie che ti ritrovi, direi che stanno bussando...
    Con una certa insistenza...
    Lasciatemi dormire, con Hoshi ci parlo quando mi sveglio...
    Con Hoshi ci parli quando ti svegli? Ma se dovevate già aver finito di parlare a quest'ora!!! Ma no, dovevano andarsene a birre e donne, non potevano farne a meno i due!
    Il Rosso è un gran Festaiolo e poi è di compagnia... suvvia!
    Ti ci metti anche tu, fratello?
    Il Risorto, comunque, non aveva solo a che fare con le voci che urlavano nella sua testa, e con i postumi di una sbornia, ma anche con due voci al di fuori di quel bagno, due voci che si conclusero con un forte rumore di qualcosa che si rompeva, il ché fu un pò troppo per la testa dolorante di Zong Wu, che pensò bene di rialzarsi, con molta attenzione, uscire dal bagno e vedere la causa di quei rumori.
    Si trovò davanti Febh Yakushi, Febh-san, che piacere!, esordì, prima di ruttare.
    Scusate... come sta Ogen-sama? Avete degli affari da risolvere, posso tornarmene a dormire?, avrebbe chiesto un pò ancora assonnato per l'alcool.
     
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    La Balia del (Quasi) Kazekage

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    Oh, no. Haruki non l'avrebbe mai permesso. No, no. Per nessuna ragione al mondo. Anche se lo Yakushi l'aveva seminato, non avrebbe desistito. Chissà cosa avrebbero combinato quei due assieme senza di lui. Non che si ritenesse sufficientemente forte per tenerli a bada, ma almeno doveva fare lo sforzo di provarci. Sperava che, usando le parole, sarebbe riuscito a farli desistere dal provocare un qualche disastro. Perché Haruki era sicuro che avrebbero combinato un disastro. L'aveva visto nelle sue visioni e le sue visioni non sbagliavano mai. Anche se in quell'occasione non erano necessarie per trarre una simile conclusione. Gli era bastato passare cinque minuti con l'amministratore di Oto per capire di avere a che fare con un altro folle. Non era ancora riuscito a capire se a Febh mancasse veramente qualche rotella, oppure le sue stramberie non fossero altro che un'elaborata messinscena per nascondere la sua vera personalità. Far credere all'avversario di essere stupidi, così da spingerlo a commettere un errore di valutazione: questo poteva essere il vero fine di tutte quelle stramberie. il Monaco rosso non aveva elementi a sufficienza per decidere, quindi avrebbe continuato a diffidare da lui, tenendolo d'occhio.


    Folle o no, quei suoi comportamenti, mischiati alla lascivia di Hoshikuzu e alla sua capacità di trascinarlo in Dio solo sa quali casini, non lasciavano presagire nulla di buono per il giovanissimo Amministratore di Suna. Per questa ragione, lungo la strada che l'avrebbe portato fino alla casa del Chikuma si sarebbe preso qualche secondo per recitare una breve preghiera. Supplicò Dio perché Hoshikuzu si comportasse finalmente in maniera adeguata al ruolo che avrebbe dovuto assumere. Ovviamente, era certo che le sue preghiere sarebbero state invane. D'altronde, era proprio quello il suo compito. Colmare le mancanze del suo Maestro, porre rimedio ai suoi errori, assicurarsi che svolgesse il suo compito nella maniera corretta. Sul campo di battaglia Haruki non avrebbe mai potuto competere con il Chikuma, ma nel paludoso regno della burocrazia era lui a farla da padrone. Non per niente era stato soprannominato Sacerdote delle Carte da Bollo.


    Quando Haruki giunse finalmente all'abitazione, notò che la porta era stata spalancata. Temendo di essere in ritardo, si precipitò verso l'interno dell'abitazione. Si fermò bruscamente ad un metro dall'ingresso e poi lo attraversò a passo lento, come conveniva si facesse. Non sarebbe stata buona educazione entrare in maniera così sgarbata all'interno della casa del suo Maestro. Fortunatamente per lui, vi trovò soltanto Febh intento a salutare Zong wu che puzzava come una latrina. Probabilmente anche l'Otese era appena arrivato. Immediatamente, il Miyazawa si adoperò per rispettare le dovute formalità. Sono felice di averla finalmente ritrovata, Febh-sama. Sarebbe stato un peccato se si fosse perso, è un sollievo vedere che è riuscito comunque a trovare la giusta via. Pronunciò quelle parole senza esprimere alcuna vera emozione, come se facessero parte di un rito che doveva aver ripetuto almeno un miliardo di volte. Subito dopo, il Sunese ebbe un'altra dimostrazione della pericolosità dello Yakushi. Chissà cosa avrebbe potuto fare sul campo di battaglia se gli bastava toccare una sedia per mandarla in mille pezzi. Haruki, in risposta al disastro che aveva combinato, non fece altro che constatare l'ovvio. La prego di fare più attenzione. Temo che a Hoshikuzu-sama non piaccia che si distruggano i mobili. Dentro di lui maturò la convinzione che lo aspettasse una giornata molto lunga. Avrebbe sicuramente dovuto fare ricorso a tutta la sua infinita pazienza.

    Successivamente, salutò l'altro ospite di Hoshikuzu in modo estremamente formale e freddo. Buongiorno, Zong wu. Il suo rutto e la puzza di alcol lo avevano nauseato. Il fatto che fosse un mercenario, un uomo senza patria, lo rendeva ancor più repellente ai suoi occhi. Nonostante ciò, con un immenso sforzo di volontà, si piegò lievemente verso di lui in segno di rispetto. Sfortunatamente, gli amici di Hoshikuzu sarebbero dovuti diventare anche amici suoi. Pertanto, ignorando i suoi sentimenti, avrebbe trattato Zong wu con il rispetto dovuto. Fatto ciò, sarebbe rimasto in silenzio ad attendere di capire come si sarebbe sviluppata la situazione.
     
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    Casa del Moccioso
    ..Per fortuna che i miei non ci sono..
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    Era incredibile eppure, finiva sempre così. Ogni qual volta che Hoshikuzu CHikuma rimaneva a casa da solo e Zong Wu si trovava nei paraggi finivano in qualche bettola a bere e sfondarsi di ogni bene materiale concesso su quella desolata e calda terra. Il duo non lo faceva apposta, ogni volta si ritrovavano per passare una serata tra amici, tra un bicchiere di birra, un buon pasto, e poi un secondo bicchiere, e poi un terzo, e poi le spogliarelliste così, comparse dal nulla.. si perché gli ultimi ricordi del rosso li vedeva ancora a cena e li di sicuro non vi erano spogliarelliste. Ad ogni modo anche quella nottata era trascorsa e i due in qualche modo erano riusciti a sopravvivere senza rimetterci la vita, anche se il portafogli piangeva dal tremendo dolore dell’essere eviscerato.


    La casa del rosso era libera in quel periodo, tutta la sua famiglia era fuori città, chi per seguire le proprie missioni, chi per un saluto a parenti lontani, chi perché semplicemente non aveva intenzione di vivere sotto lo stesso tetto con il rosso in solitudine. Prima o poi il Chikuma si sarebbe dovuto trovare una casa tutta sua, ma chi glielo faceva fare di andarsene di li, si insomma, le cose si lavavano da sole, il cibo si preparava da solo e anche i letti magicamente venivano rifatti dopo ogni sua nottata -Buuurp.. bleah.. forse abbiamo un po’ esagerato ieri sera..- il rosso aveva passato metà della nottata a vagare per la casa come uno zombie senza riuscire a dormire veramente. Al loro rientro aveva passato almeno un paio di ore a dormire in piedi con solo metà del corpo stesa sul tavolo per poi cadere e passare un’altra oretta in bilico su uno sgabello della cucina appoggiato sulla schiena a corpo morto -Zon.. Zong.. ehi.. EHI ZONG?!.. sei vivo?!..- il rosso manco sapeva dove si trovasse l’amico. Cioè ricordava di essere uscito con lui la sera precedente, ma di certo non sapeva dove fosse finito. Presa una birra dal frigo il rosso l’avrebbe stappata per sciacquarsi la bocca senza sputarla ovviamente -..aaaaah.. bella fresca..- guai a dare dell’acqua al rosso, almeno da quando aveva assorbito il respiro di tutti i capo clan Chikuma compreso quello di Gin Tatsumaki, un regalino divertente che gli aveva lasciato.


    Il rosso nonostante tutto era riuscito a mantenere un aspetto ragionevole per i suoi canoni, certo non indossava lo smoking ma la canotta e i bermuda accompagnati dalle infradito gli calzavano a pennello -Oh?!.. c’è qualcuno alla porta?!.. ma chi diavolo è che rompe a quest’ora?!..- qualcuno era giunto alla porta di casa sua ed evidentemente sembrava intenzionato a sfondarla a suon di bussare -SI SI UN ATTIMO DANNAZIONE!!!- chiunque fosse stava esagerando, quel martellare continuo lo stava innervosendo non poco. IL rosso aprì la porta di colpo verso l’interno tirando fuori il muso sfatto per guardare chi fosse e con sua somma sorpresa trovò niente popò di meno che -Oh merda.. FEEEEBH!!! QUAL BUON VENTO!!!..- buon vento, ah ah ah che Battuta.


    Febh Yakushin era magicamente apparso alla sua porta vestito da beduino del deserto, un evento inaspettato che aveva trovato il rosso completamente spiazzato tanto da non riuscire a tenere l’amico fuori di casa -..ehi no aspetta.. aaah.. accomodati pure!!!..- Febh era un gran burlone o forse era meglio definirlo.. boh è impossibile definirlo. Ad ogni modo sembrava aver fretta di entrare in quanto due strani individui lo stavano seguendo e buon ragione molto probabilmente -..mmh.. sei inseguito da..una vedova con una scopa in culo dici?!.. mmh.. mi viene in mente una sola persona.. ma è un uomo!..- Febh sembrava avere olte più conoscenze di quel che pensava il rosso li a Suna inoltre il secondo individuo di Kiri incuriosiva un po’ il rosso che proprio non immaginava chi potesse essere.


    Febh sembrava essere li a Suna per un viaggio di puro piacere dato che sembrava aver comprato dei suvenir, tra i quali una birra carica di veleno letale per la sua Capo Clan e una fantastica calamita di Suna da mettere sul frigo -..ah.. una calamita di Suna.. beh come si dice.. è il pensiero che conta!..- detto ciò il rosso avrebbe fatto accomodare lo Yakushin dove preferiva solo per vedere esplodere la seggiola sotto al suo sedere come se niente fosse -WAAAARGH!!!.. LA SEDIA DI NONNO FURUI!!!.. QUELLO MI AMMAZZA!!!- e si perché Febh, tra tutte le sedie della casa aveva scelto proprio la sedia preferita di suo nonno, colui che un tempo veniva osannata e chiamato da tutti Furui lama pazza, un simpatico e arzillo vecchietto attaccato alle storie del passato e abile manipolatore del vuoto -..sono morto..- il rosso si era inginocchiato a terra cercando di recuperare qualche pezzo della sedia ormai andata perduta. Fu in quel momento catatonico che Zong Wu fece la sua entrata in scena ridestando il rosso dal suo sconforto -Ah Zong.. ma allora sei ancora vivo.. meno male..- detto ciò si sarebbe alzato gettando a terra quel che rimaneva della sedia, non che poi fosse importante, non per lui almeno. Quella situazione cominciava a farsi strana, il trio aveva già convissuto qualche avventura insieme, un combattimento leggendario con uno dei demoni e uno dei furti di spade più assurdo di tutti i tempi eppure ogni volta che il rosso si ritrovava con quei due poteva percepire l’aria farsi carica di elettricità quasi una tempesta fosse in procinto di abbattersi su di loro, peccato che ora tutti fossero dentro la sua fottutissima casa -..eheheh.. ok ok.. facciamo con calma che ne dite.. Febh li c’è il divano se vuoi.. quello non dovrebbe esplodere.. spero.. Zong tu mettiti li sulla poltrona di mio padre.. che ne dite se intanto vado a prendere qualcosa da bere e da sgranocchiare.. anche perché mi sta venendo su una fame chimica da paura..- il rosso avrebbe sorriso forzatamente voltandosi in direzione della cucina. Sarebbe riuscito a fare solo un paio di passi prima di sentire un terzo ospite fare capolino nella sua abitazione -..oh cavolo.. ci mancava solo questa!..- ormai il rosso ci aveva rinunciato, quella giornata sarebbe forse stata la sua ultima, dentro a quella casa.


    Haruki era entrato mentre inseguiva Febh per il villaggio, cosa che gli faceva onore considerate le sue condizioni fisiche. L’amministratore di Suna stava compiendo un ottimo lavoro da quando aveva assunto la carica ed Hoshi non poteva che esserne felice. Da quando Shaina aveva lasciato l’incarico molti si erano succeduti fallendo, invece Haruki sembrava resistere e non solo, era diventato un pilastro importante per tutto il villaggio. La sua dialettica ed i suoi modi di fare erano semplicemente perfetti per scartavetrare le palle di quei vecchi del consiglio, mai scelta fu più saggia di candidare Haruki ad Amministratore, almeno secondo il rosso -Haruki ci sei anche tu!.. forza entra e mettiti comodo.. Febh e Zong sono venuti a trovarmi per fare una chiaccherata tra amici..- il rosso sapeva che Haruki conosceva già entrambi i ninja quindi non sarebbe stato necessario fare alcuna presentazione. Recuperata dell’acqua e delle birre fresche dal frigo, ora adornato con la calamita “Saluti da Suna” il rosso sarebbe ritornato nel salotto dove tutti lo aspettavano.


    -Ecco qua!.. servitevi pure.. non c’è molta roba.. i miei sono fuori città ed io non ho voglia di andare a fare la spesa.. ci sono dell’acqua.. delle birre fresche e un po’ di roba varia da sgranocchiare..- il rosso aveva appoggiato tutto sul tavolino alla cazzo, non era certo un maggiordomo. Ora che l’atmosfera si era fatta ancora più elettrica era giunto infine il momento di fare la fatidica domanda all’Otese, la risposta già lo preoccupava -Allora Febh?!.. cosa ti porta qui a Suna.. o forse dovrei dire.. cosa ti porta qui a casa mia?!..- certo, quella poteva essere anche una semplice visita di cortesia, ma il rosso, l’otese ed il mercenario avevano troppe cose in ballo perché quella fosse solo una visita, tra amici.

     
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    Se la situazione era già incandescente - letteralmente e non - già alle mura di Suna, la situazione si fece ancora più rovente una volta superato l'ingresso del portone.
    Non che avessi voglia di rimanere in compagnia con il buon e noiosissimo monaco cieco, ma la sua scelta di inseguire a tutta velocità il buon Febh mi lasciò a bocca aperta. Lui era un tipo simpatico, certo, esuberante quasi come me, però...
    Non conoscevo il Villaggio.
    Non sapevo dove fosse la casa di Hoshikuzo.
    Insomma, era solo un triste, povero e assetato Hozuki, perso, in mezzo ad un enorme castello di sabbia che era Suna.
    Ancora con il dito della mano destra alzato, in direzione di Haruki, e la bocca rigorosamente aperta, riuscii a malapena ad emettere un suono a metà tra lo stupito e u rigurgito gutturale. Ehm.
    Guardai a destra, poi a sinistra.
    Indietro, poi di nuovo avanti.
    Fanculo. Esclamai, sconfitto.
    Capite bene che, in qualità di capo delle squadre speciali di Kiri, vero shinobi dedito all'arte dell'infiltrazione e dello spionaggio, sapevo benissimo come gestire la situazione... Quello che non sapevo fare era gestire la sete.
    Detto fatto, entrai in panico, come solo Akira Hozuki sapeva fare.
    Fu così che, dopo ben 3 minuti e 27 secondi di strenua e orgogliosa resistenza, la pazienza che da sempre (?) mi contraddistingue, lasciò spazio unicamente a... Me.
    HOSHIIIIIIIII! Presi a correre.
    E ad urlare.
    Per i tetti di Suna.
    HOSHI DOVE SEEEEEEEEEEEI! HOSHIIIIIIIII! Più o meno così.
    Da un tetto ad un altro.
    Per una buona mezz'ora.
    Tra gli sguardi terrorizzati degli abitanti di Suna.
    Finché, il destino, la fortuna, o, più realisticamente parlando, il caos, fece la sua mossa.
    La casa su cui stavo per appoggiare i miei piedi era solo leggermente più alta delle altre, a prima vista solida. Ma, forse per esigenze di trama, qualcosa non andò come doveva andare e il granello di sabbia portante del tetto pensò bene di muoversi di circa 0,1 micron verso destra quando l'Hozuki adagiò il suo peso contro la superficie simil vaso di terra-cotta.
    Quindi crollai. Insieme al tetto.
    Una cometa bianco-blu fece così ingresso nella sala dove Hoshi, Febh, Haruki e l'uomo che Akira stava cercando erano pronti a brindare e mangiare. Atterrando, comodamente, sul tavolino dove il Rosso aveva sistemato, a suo modo, le pietanze.
    Il mio corpo Hozuki mi permise di atterrare dolcemente, sconquassandomi completamente sul tavolo, distruggendolo unitamente al cibo, ma senza danni alla mia persona. Ci misi all'incirca due secondi per ricompormi, riconquistando la mia forma solida.
    Hoshi! Finalmente ti ho trovato! Mi alzi da terra, come se nulla fosse successo, notando solo in quel momento che anche il monaco e Febh erano presenti nella stanza. Questi due mi hanno lasciato indietro, per fortuna sapevo benissimo dove andare... I miei occhi si paralizzarono su una grossa figura, che avevo imparato a conoscere. E che era anche il motivo del mio viaggio a Suna. Oh che fortuna! Ma allora ci siamo proprio tutti! Il monaco Kaguya! Cercavo proprio te!
    Che lo spettacolo abbia inizio.
     
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    È colpa tua. Ratty

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    Modestamente io ho sempre avuto occhio e gusto per i regali. Ammise con falsa modestia dopo aver consegnato la calamita da frigo ed aver volutamente travisato le parole del Rosso, mentre dopo qualche minuto si faceva piccolo e umile per aver rotto la sedia di Nonno Furui. Mi spiace...sono strani incidenti che stanno capitando sempre più spesso... Certo, perchè le volte che aveva distrutto l'amministrazione (una volta facendola caricare da bufali imbizzarriti) era invece stato un puro caso, roba che può succedere a tutti. Nemmeno un minuto e Haruki arrivò sulla scena, giusto in tempo per testimoniare l'evento. Oh...ecco, è lui la vedova che ti dicevo! Disse con estrema diplomazia, puntandogli pure un dito contro (tanto era cieco) Ci credi che si rifiuta di chiamarmi per nome senza onorifici? Ha detto che sei il suo sensei, non puoi ordinargli di chiamarmi per nome? Il mio Sensei mi dava un sacco di ordini! Intanto sedette sul divano, mentre Zong Wu, in uno stato degno del peggiore sfracellamento alcoolico, si affacciava nella stanza con un saluto e un rutto da competizione. Oddio Zong...stai conciato peggio di quando lo Scimmione ti ha preso a sberle! Ma che avete combinato? Intanto il Chikuma offriva qualche confezione di cibo spazzatura come piccolo invito...senza sapere che aveva grosso modo recuperato le stesse quantità e tipologie di alimento che Febh Yakushi aveva pensato di offrire alla Riunione di Oto che aveva in programma.

    Convenevoli a parte, la situazione precipitò nuovamente...nello specifico nella forma di un ninja di Kiri che precipitò LETTERALMENTE sulla scena sfondando il tetto, un tavolo e magari rovinando il lauto banchetto. NOOO! Avevo fame! Febh si alzò di scatto in piedi in reazione all'evento, puntando le mani avanti...e così facendo intercettò con la testa una delle macerie del soffitto *BONK* che gli provocò una lieve concussione mandandolo nuovamente a sedere sul divano, mentre il calcinaccio veniva sparato con violenza verso il mobile più fragile della stanza, nemmeno fosse una pallonata presa di testa. AHIO! Con la fronte tra le mani, la situazione rimase caotica ancora qualche secondo prima che le cose tornassero a più miti consigli. Ma voi siete tutti sciroccati! Ehi, Vedova, ma perchè piovono Kiriani qui a Suna? Pensavo non piovesse mai! Per quanto razzista e squallida non era una battuta ma piuttosto era il suo effettivo pensiero. In ogni caso scosse il capo, cercando di rimettersi in sesto (non aveva subito danni di sorta, aveva il cranio troppo duro) e tornando a rispondere alle varie domande che gli avevano rivolto.

    Ogen-dono sta bene, ero qui solo per una chiacchierata con Hoshi... Poi su Haruki. E sono qui proprio per una questione di mobili...che poi, quello ha rotto anche il tetto! Accusò Akira, indicandolo con dito. Infine arrivò ad Hoshi, sospirando. C'è un pò più gente del previsto ma pazienza...sono qui per tre motivi. Intanto volevo farmi una bevuta in qualche bettola Sunese per ricordare la nostra missioncina di un anno fa. Un furto che era bene mantenere segreto visto che era stato qualcosa di extra-Accademico. Poi mi serviva una mano per trovare le Danzatrici...sto cercando di sviluppare uno stile di combattimento e mi servivano degli sparring partner. Ricordo che ogni tanto tu ci avevi a che fare. E per concludere...beh, cercavo Shinichi in realtà ma magari qualcosa lo sai anche tu...hai mai sentito parlare di un certo clan Hakai? Altrimenti...conosci qualche metodo per fare indagini genealogiche? O vedere ricordi d'infanzia o roba simile, ma senza mettere in mezzo genjutsu che alterino i ricordi?
     
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    Falce dei Kaguya


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    Piove a Suna: kiriani, notizie, vomito...

    Il rutto era stato liberatorio, questo era innegabile, come innegabile fu il ritorno del suo senso di nausea, quando i suoi sensi ben affinati avvertirono un altro tizio farsi avanti, mentre Hoshi urlava per la distruzione della sedia di suo nonno.
    No, lui no, per favore...
    Una reazione condivisa anche dalle altre voci nella testa del Risorto e dallo stesso, nel vedere il monaco cieco, e simpatico quanto una rettoscopia fatta con un'arma acuminata, che entrava e prontamente salutava e si rivolgeva con quel suo modo saccente e servile (o almeno tale appariva a Zong Wu) verso Hoshikuzu e Febh.
    C'era da dire che per l'alcool che aveva in corpo, forse i suoi parametri percettivi non erano dei migliori, tant'è che nemmeno aveva fatto caso al fatto che Febh si era addirittura scusato per la sedia rotta! Lo Yakushi che si scusava con qualcuno di diverso da Ogen, non era qualcosa che il Kaguya avesse mai visto... in nessuna delle sue due vite.
    Intanto, il cieco (non ricordava nemmeno il suo nome), lo salutò con un vago inchino, mentre il volto del Kaguya diveniva più pallido del solito.
    Fratello, no, per favore!
    Sì, dai, sì!!!!
    Se Haruki avesse avuto la vista (ed una sufficiente prontezza di riflessi) forse si sarebbe potuto salvare, o se qualcuno fosse intervenuto in suo soccorso, ma, nel momento stesso in cui lo salutò, il senso di nausea del Risorto raggiunse il massimo sopportabile ed aprì la bocca, forse in principio per rispondere al saluto... Cia... braaaaaaahhhh, ma alla fine riuscì giusto a vomitare addosso al monaco cieco con una certa velocità decisamente.
    Qualche istante e Zong Wu riuscì a rialzarsi, barcollando ancora, decisamente, mentre guardava al monaco con un sorriso abbastanza divertito in volto, Mi sento meglio, di poco, ma meglio... ed anche tu, monaco, sembri stare un pò meglio, più colorito... e con qualche pezzo di nachos di ieri sera addosso., gli disse, prima di iniziare a ridacchiare, seguendo poi le indicazioni di Hoshikuzu su dove sedersi.

    Alla battuta dello Yakushi sullo scimmione, Zong Wu cercò di scuotere la testa, poi gli tornò il senso di nausea, quindi si fermò dal farlo: Febh-san, tu non hai mai fatto nottata con Hoshi nelle bettole di Suna. Finché si tratta di mangiare ed andare a donne, posso dire che ancora siamo alla pari, le spogliarelliste ci riescono sempre a trovare, o forse sono io a conoscere tutti i bordelli più costosi, non saprei... ma quando si tratta di bere, il Rosso non lo batto, ahimé. Sono il doppio di lui come stazza, ma o la sua vescica ed il suo fegato hanno abilità ninja a me sconosciute, o riesce in qualche altro modo ad ingurgitare tutto l'alcool che prendo pure io ed anche di più! Altro che missioni suicide!
    Bravo, fratello, evitiamo di sottolineare davanti al monaco la storia dello Yonbi... magari crede che si sta parlando dei Kijin, in fondo a Tsuya ne hai ammazzato uno trasformato in gorillone.
    Non penso che stesse pensando alle conseguenze politiche di ammettere che assieme a Hoshi, Febh e Diogene hanno catturato un bestione codato... per quanto ai tempi, il nostro amico qui è stato utile quanto una forchetta in un mare di lava! AHAHAHAHAHAHAHAH

    Probabilmente il Risorto avrebbe anche risposto ad alta voce, urlando contro gli Hai Urami al suo interno, dati i pochi freni inibitori rimastigli dopo la bevuta notturna, ma per fortuna, dapprima Hoshi portò del cibo, il ché provocò un nuovo ritorno di nausea nel Kaguya, poi, dal tetto piovve una vagonata d'acqua, o, più correttamente, un ninja: lo stesso ragazzo dai capelli bianchi che aveva incontrato diversi mesi prima in quel di Tsuya.
    Ragazzo che disse che stava cercando proprio lui, cosa che, probabilmente, se fosse stato più sobrio, lo avrebbe anche fatto incuriosire di più, lì, semplicemente, si trattenne dal vomitare addosso anche a quello che sembrava un ammasso di acqua parlante.
    Tutto, però, prese una direzione decisamente diversa, quando Febh riprese la parola: all'accenno ad una bevuta per la missione dell'anno precedente, Zong Wu alzò il pollice, più che favorevole.
    Sarebbe anche il caso di cercare qualche nuova arma da aggiungere alla collezione, direi...
    Sull'accenno alle danzatrici, non aveva nemmeno idea di cosa si parlasse.
    Non era l'amica di Hoshi, l'allieva di Shaina, quella ragazzina, non si era definita una volta, ad Oto, una Danzatrice?
    Fu l'ultima parola, però, che catturò tutta l'attenzione del Risorto, tanto da farlo completamente, o quasi svegliare, mentre anche gli Hai Urami s'agitavano dentro di lui, quasi facendogli smaltire la sbornia: Hakai? Che ne sai tu degli Hakai, Febh-san?, chiese con semplicità, forse troppa, considerando l'ammontare di gente lì presente e che su tutti e quattro si fidava giusto di Hoshi e nemmeno a lui aveva detto tutto di se stesso (anzi, non gli aveva detto quasi niente della sua Resurrezione e degli Spiriti della Vendetta che vivevano dentro di lui).
     
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    La pulce tra i giganti

    I - Hebiko's rage



    Il gentile guardiano accompagnò la Vipera di fronte alla dimora del Chikuma. Quest’ultima salutò con gentilezza il ragazzo, accennando ad un vago sorriso, poco prima di piazzarsi di fronte alla porta. Rimase leggermente interdetta dalle condizioni del tetto, parzialmente visibile da lontano, sembrava piuttosto danneggiato. Da quell’angolazione non potè notare come il potenzialmente danneggiato fosse in realtà un’enorme buco causato da uno shinobi arrivato poco prima, e ancora meno poteva sapere che all’interno vi erano, oltre a Febh e Hoshi, un kiriano causa dell’incidente al piano superiore, ed un nukenin dalla multipersonalità, in grado (forse) di tenerle nascoste.
    Hebiko bussò. Un tocco lento, quattro rapidi, due più lenti. Avrebbe atteso paziente una risposta, per circa un lunghissimo minuto. Se la porta non si fosse aperta, si sarebbe tirata su le maniche, allontanadovisi appena per prendere le giuste distanze, prima di dare un potente doppiocalcio ad entrambi i cardini che reggevano la porta, cercando di crearsi una via d’entrata. Se non avesse funzionanto, le sarebbe tornato in mente il tetto rovinato: a seconda dell’altezza, si sarebbe aiutata tramite edifici vicini per salirvici, per scoprire una volta sopra l’effettivo danno, e vedere i quattro uomini all’interno dell’edificio. Due sconosciuti, un pervertito che avrebbe strozzato volentieri, e la causa del suo arrivo lì.

    Feeeeeeeeebh. Tu SAI perché sono qui, non è vero?

    Se si fosse trovata sul tetto, sarebbe saltata giù minacciosa, demolendo ancora di più la ormai distrutta sedia dell’anziano Furui. Sedia che avrebbe calpestato senza notare anche se fosse passata dalla porta.

    Quindi tu te ne sei andato all’improvviso lasciandomi tutto il lavoro da fare... per fare una festa con il tuo amico pervertito e questi altri due deviati?! ...A proposito, piacere di conoscervi.

    Dopo aver dato dei deviati ai due sconosciuti (e del pervertito ad Hoshi, ma lui era probabilmente abituato), si inchinò appena verso di loro, a mò di saluto. Poco prima di riportare i suoi severi occhi su Febh.

    E guarda LI’!! Che cos’hai combinato?! Ci sono macerie dappertutto! Ma che ti è saltato in mente, sei passato direttamente dal tetto o hai fatto esplodere qualcosa?! Non posso lasciarti solo cinque minuti!! Sistema subito la casa del pervertito, irresponsabile che non sei altro!

    Sì, perché se Febh si trovava in un luogo semidistrutto, era sicuramente colpa sua, non pensò nemmeno di valutare che la causa potesse essere stato quel lampo che aveva visto da lontano, prima di raggiungere la casa, evento ignorato credendo fosse un buffo effetto di luce dato dall’ambiente desertico. La Vipera fissava Febh con la rabbia di una madre che educava un pargolo discolo, le mancava solamente una ciabatta da lanciargli sulla fronte. Gli altri tre presenti vennero momentaneamente ignorati, dato che per quel che ne sapeva Febh aveva parlato di vacanza, perciò quella doveva essere probabilmente una festa o un ritrovo tra “maschioni”.
    L'odore le permise di voltarsi, notando come ci fosse un'altra persona, e la benda che portava sugli occhi passò in secondo piano dato l'incidente a cui era andato incontro.

    EWW?! E A LUI CHE COSA HAI FATTO??
     
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87 replies since 24/10/2010, 20:40   1712 views
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