Ospedale della Foglia

[Gestionale]

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    Never stop the rape








    Shorinku, seguendo attentamente le istruzioni di Raizen pose le domande che questo gli aveva commissionato, riportando le testuali parole di Eiatsu sulle carte ninja in modo che Raizen potesse usufruirne in contemporanea e reagire alle risposte tempestivamente.
    Non potevano certo prevedere che Shizuka sarebbe svenuta e crollata come un sacco di patate di li a poco.

    Oh!

    Esclamò nella sua tipica maniera il jonin degli Yamanaka, scattando abbastanza rapidamente da prendere Shizuka prima che impattasse, ma senza farsi impensierire troppo dalla situazione mantenne sufficiente freddezza da riportare il suo parere su un’altra carta ninja.

    Si è affaticata troppo, la sua riserva di chakra è al limite, dovrà riposare fino a domani mattina.

    L’Hokage annuì, prendendo la Kobayashi tra le sue braccia, dopo aver scritto un piccolo appunto.

    Mi occupo io di lei, continua il tuo lavoro.

    Non ci volle troppo per indovinare dove Shizuka riposava dentro al suo ufficio, sembrava in effetti più il nido di una piccola creatura: un fuuton con qualche peluches e fin troppo rosa per il Colosso che avvicinandosi serrò gli occhi mentre scuoteva la testa.

    Decisamente troppo dedita al proprio lavoro.

    La posò sul fuuton rimboccandole le coperte. Gli scosto i capelli dal volto prima di alzarsi, quando dormiva poteva addirittura somigliare ad una ragazza dolce, non ricordava a memoria sua di averla mai vista dormire. Sollevò gli occhi al cielo e tornò da Shorinku.

    Hokage, quello mi sembrava un calo di professionalità…

    Disse lo Yamanaka ad alta voce.

    Eh?

    Mi sembrava ci fosse del tenero.

    Aggiunse con un tono canzonatorio e malizioso.

    Bah, non saprei… non penso.

    Ammise con un tono così serio che il goliardico Yamanaka ci rimase quasi male a nel vedere che quella tipologia di scherzi attecchivano ben poco sul Juudaime, che pareva fin troppo esercitato nel porsi quel tipo di domande ed a trovarvi una risposta in un tempo così breve.
    Senza aggiungere altro passò a Raizen il foglio con su scritte le risposte, materiale che non potè non creare qualche ruga sulla fronte della Montagna.
    Le sue domande erano sufficienti a far proclamare Diogene e tutta la sua banda dei nukenin, ma era sicuro che le criptiche risposte di Eiatsu nascondevano ben altro, soprattutto a causa dell’appunto a piè pagina in cui Shorinku scriveva le domande a cui l’otese aveva fatto a meno di rispondere resistendo alle domande mediante l’utilizzo del chakra[Percezione del Chakra].
    Scrisse rapidamente il Colosso, e badando poco alla calligrafia.

    -Konoha è stata o sarà vittima di altri danni pianificati da te, Diogene o la vostra associazione?
    -Suna e Kiri invece?
    -Quali scelte effettuate dai kage porterebbero loro danno in caso di interazione con voi o l’associazione?
    -Nelle due volte in cui hai incontrato Diogene successivamente al suo ritorno avete discusso di qualcosa che potesse arrecare danno a qualcuno dei villaggi accademici?
    -Tra i vostri rivali compaiono i villaggi accademici?
    -Cosa guadagnerà Oto dal nuovo assetto geopolitico?
    -Acquisirà territori appartenenti ad altri villaggi accademici?
    -Esclusa sottomissione a voi o ad Oto i villaggi come potrebbero evitare di avere svantaggi dalle vostre azioni?


    Terminate le domande Raizen ne avrebbe letto il contenuto per poi intimare a Shorinku di seguirlo all’esterno della stanza.

    Vai pure Shorinku, avrai bisogno di riposare anche tu.
    Fammi un ultimo favore, passa dalle mura e comunica ad Atasuke di aumentare le guardie alle mura in questi giorni, non voglio che resti neanche un centimetro di perimetro non sorvegliato.


    Quanto al Colosso avrebbe cercato di riposare nella sedia, giustamente scomodo in quanto avrebbe sorvegliato lui stesso su Eiatsu per quella notte.





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    Narrato

    °Pensato°
    «Parlato»
    "Parlato" (altri)
    -Citazioni-


    [Abilità/Potenziamenti/tecniche]


    ~Ordinaria Follia part. II~


    Atasuke, per quanto decisamente non a suo agio in mezzo a tutte quelle ragazze saltellanti, si accorse di provare una leggera invidia nell'osservare l'efficenza dello staff dell'ospedale, confrontato a quanto accadeva ogni volta che Sougo era di turno. Certo, nell'aria era presente l'odore di qualcos'altro che sembrava muovere tutte quelle infermiere, ben diverso dal semplice attaccamento al dovere, tuttavia, poco importava. Alla fine di tutta quella storia avrebbe sicuramente passato del tempo a strigliare i suoi, ma in quel momento doveva occuparsi di altro.
    Ascoltò con attenzione la giovane infermiera che si stava occupando di shinichi, regalandole un sorriso compiaciuto quando ella, accortasi dell'attenzione riacquisì improvvisamente energie, terminando la sua impeccabile esposizione.

    «Come sempre siete molto efficenti. Vi ringrazio dell'aiuto, ora se volete scusarci... Dovremmo andare da Shizuka»


    Fece un cenno al giovane Shinichi di seguirlo, mentre con un sorriso ed un gentile inchino salutava le infermiere che mestamente tornavano ai loro ruoli, continuando a seguire la combriccola con lo sguardo.

    «Sempre questa storia, tutte le volte che vengo qui sembra quasi debbano sbranarmi...»


    Sussurrò appena l'Uchiha al giovane Kurogane mentre con passo deciso seguivano il corridoio diretti verso il reparto in cui doveva trovarsi Shizuka.

    «E tu che mi consideravi dell'altra sponda...»


    Rise lievemente aprendo una delle porte taglia fuoco che separavano la tromba delle scale dal piano, iniziando quindi a salire verso il reparto di loro interesse.
    Mentre percorreva la via, sicuro dei suoi passi, non potè evitare di ricordare la fatica che faceva le prime volte che si era diretto in quel luogo. Negli anni, infatti, solo un paio di volte aveva avuto a che fare con l'ospedale e solo in due casi, si poteva dire che ne ebbe necessità per questioni mediche. Negli altri casi, si trattava solo ed esclusivamente di semplici visite di controllo periodiche, nulla di particolare.
    Questione diversa era invece per l'ultimo periodo. Ormai si poteva qusi dire che passasse più tempo all'ospedale che alle mura, con tutte le volte che vi spediva Sougo per una delle sue solite baggianate e tutti i casi in cui si premurava di portare personalmente i guardiani feriti durante il servizio. Per quanto avesse organizzato delle piccole squadre di primo intervento in ogni turno per il primo soccorso, non erano pochi i casi in cui era necessario arrivare all'ospedale, specie per le squadre che tornavano dalle ronde da Otafuku, dove di tanto in tanto venivano coinvolte negli scontri tra bande o peggio nelle azioni delle associazioni mafiose, indebolite rispetto ad un tempo, ma di certo non ancora estirpate.

    «Sai... è da parecchio che non sento Shu, come se la passa nel torrido deserto?»


    Introdusse il discorso per il breve tratto che ancora li separava dal reparto, dove a quel punto avrebbero dovuto concentrarsi sul trovare Shizuka, cosa che si rivelò piuttosto semplice...

    [...]


    Giunti in reparto, non vedere la Kobayashi era fondamentalmente una cosa impossibile. Se anche fossero tanto distratti da non vederla proprio nel centro del corridoio, sarebbe stato decisamente complesso non notare i quattro che la attorniavano.

    «Sembra proprio che l'abbiamo trovata nel pieno dei suoi impegni...»


    Commentò a bassa voce Atasuke vedendola. Decise quindi di rimanersene in disparte, aspettando il suo turno per importunarla, ben coscende del fatto che ella probabilmente avrebbe continuato ad ignorarlo pesantemente. Non mosse un dito quando sentì delle urla improvvise, ipotizzando che potessero essere una sorta di conseguenza delle azioni dell'omaccione che era corso con una siringa in mano, piena di liquido bianco dietro a quello che sembrava essere un fattorino, ma che evidentemente era ricoverato nel reparto delle malattie psichiatriche.
    Alle sue spalle, due bambini arrivarono di corsa, superandolo con rapidità ed evitandolo per poco, tanto che smossero il suo nero mantello, rischiando quasi per finirci impigliati.
    Osservo la scena con gusto, non trattenendo una risata sotto ai baffi nel vedere come Shizuka si stava sforzando di fingersi seria mentre stava palesemente giocando con quei due bambini.

    “La Sensei crede ancora di poter convincere queste due piccoli furfanti a comportarsi come si conviene pur essendo così gentile?”


    Rise un'anziana donna, attirando l'attenzione della scena e dando in effetti un'apertura in cui l'Uchiha avrebbe potuto inserirsi, ma che decise di lasciar correre, continuando ad osservare con quale diligenza Shizuka governasse quell'ospedale.

    “Voi siete troppo buona, Sensei... ma io non sono ancora così sciocca.”

    °Sembra che qualcuno si sia accorto di noi...°


    Si ritrovò a pensare l'Uchiha, notando i gesti della vecchia, che maliziosamente accennava a loro due, portandolo a notare che c'era in effetti un certo grado di interesse da parte dell'intero reparto.
    Si sentiva osservato, ed in effetti, guardandosi bene attorno, non era possbile non notare che tutte le infermiere casualmente stavano lavorando nel corridoio e tutte ad orecchie ed occhi tesi verso il gruppo. Comportamento non dissimile dai vari degenti che senza grossi problemi si erano messi ad osservare, chiaramente incuriositi.
    Nonostante l'udto, Atasuke non riuscì a sentire che cosa la Kobayashi stesse bisbigliando alle persone attorno a lei, anche se era decisamente palese che stavano discutendo di qualcosa. L'intuito lo portò a pensare a quanto era accaduto quella mattina al gate, senza ignorare quello che gli era stato detto al suo ingresso. Come temeva, ella era alquanto arrabbiata con lui, anche se, in effetti, lui era forse tra i meno colpevoli di quanto accaduto in quella mattinata.
    Nonostante un piccolo battibecco i due bambini ritornarono correndo, tutti allegri verso il reparto di pediatria, senza però risparmiarsi un profondo inchino verso l'Uchiha, che non poteva assolutamente permettersi lo sgarbo di rendere tale saluto.
    Si inchinò di risposta, aggiungendo poche parole, oltre che uno dei suoi sorrisi più smaglianti e sinceri.

    «Lieto di fare la tua conoscenza, giovanotto. Rispetta sempre le parole di Shizuka, è un'ottimo medico oltre che un'ottima sensei, ma prima di lasciarti andare, vorrei dirti una cosa privata...»


    Si avvicinò poi leggermente al piccolo in modo da lasciargli un'ulteriore “sorpresa”.

    «Quando sarete guariti tutti e due, passate al gate del villaggio e chiedete di Atasuke Uchiha. Vi farò passare una giornata da veri uomini con i guardiani del villaggio... Ora andate»


    Sussurrò appena quelle parole, stando bene attento che Shizuka non lo sentisse. Sapeva bene che la Kunoichi non avrebbe preso bene quel suo tentativo di traviare le menti di due bambini, anche se in fondo non aveva promesso loro altro se non una gita con lui e gli altri guardiani sulle mura del villaggio, una cosa che di tanto in tanto aveva l'abitudine di fare nel tempo libero.
    Quando il bambino, lo guardò colmo di felicità nel sentire del doppio regalo che si era guadagnato quel giorno, Atasuke gli lanciò un'occhiolino, seguito dal cenno del capo di andare e felice come una pasqua, questi trotterellò con l'amico lungo il corridoio da cui erano arrivati, iniziando a lanciare gridolini divertiti e fantasticando su quanto avrebbero fatto quella sera e nei giorni successivi.

    “Buon pomeriggio, signori... Atasuke”

    °Ok, è decisamente arrabbiata°

    «Buongiorno Shizuka»


    Senza un vero motivo si sentì dannatamente fuori luogo, anche se il netto cambio di tono della kunoichi non aiutava di certo a sentirsi a proprio agio. Si accorsoe poi che nel salutare Shizuka si era messo a grattarsi la testa, quasi come se stesse cercando di nascondere qualcosa o chissà che e non potè non sentirsi un'idiota.
    Si sentì stranamente meglio nel vedere come una dopo l'altra, tutte le scuse di Shizuka per non incontrarli, cadevano come foglie. In un particolare impeto di patriottismo, infatti, tutti i presenti si davano disponibili a caricarsi tutte le incombenze della Kobayashi, anche se era palese che tutto quel servilismo aveva uno scopo ben preciso, ben lungi dall'essere di aiuto: Tutti volevano sapere come sarebbe andata a finire tra quei due, tanto diversi quanto simili.

    “Hara maaa... che corpo ospedaliero volenteroso, che ho. Sono proprio una dottoressa fortunata.”

    «Già già... Non hai idea di quanto vorrei tanta operosità anche da parte dei miei guardiani... Hehe»


    Rispose Atasuke con uno dei suoi sorrisi, cercando di nascondere quella forte sensazione di imbarazzo. Per quanto potesse apprezzare il fatto di essere al centro dell'attenzione, non poteva evitare di sentirsi fuori luogo, con tutte quelle attenzioni, specialmente visti i rischi che stava correndo nell'incontrare Shizuka così a caldo dopo quanto accaduto. Anche se si rendeva conto che, forse, quello era il momento migliore per evitare danni fisici, nonostante il numero spropositato di sostanze presenti in quella struttura che avrebbero potuto ucciderlo nel giro anche di pochi istanti, o anni, a seconda dei desideri della donna.

    “A questo punto pare proprio che non possa rifiutarvi un colloquio privato. Prego, da questa parte.”


    Atasuke si limitò a rispondere con un cenno di ringraziamento del capo, mentre con lo sguardo andava a ringraziare i presenti, stando bene attento che solo loro potessero recepire il ringraziamento e non Shizuka stessa, dato che la ricordava parecchio vendicativa e non avrebbe decisamente rischiato l'incolumità dei presenti più di quanto già loro non avessero fatto nel mettersi in mezzo per costringerla a parlare con lui.

    […]


    Raggiunto infine l'ufficio, Atasuke entrò, guardandosi intorno. Era la prima volta che entrava in quell'ufficio ed in effetti si poteva dire che non gli dispiaceva affatto. In un certo senso gli ricordava il suo, decisamente più ampio e studiato per riunioni dell'intero staff organizzativo, ma alla fine della fiera semplice e sobrio, tolto l'enorme accumulo di libri e documenti, stipati fondamentalmente ovunque.

    «Gran bell'ufficio, ti faccio i miei complimenti... Solo un consiglio, non fare mai entrare Raizen qui dentro da solo... L'ultima volta mi ha disastrato l'intera libreria ed ha fatto aeroplanini con i miei documenti...»


    Commentò chiudendosi alle spalle la porta, ignorando per un'attimo Shinichi, che dopo quanto aveva visto di certo non si sarebbe scandalizzato per un'altra informazione pessima sui pessimi modi di quel degenerato Hokage.

    “Scusate la confusione, vi prego. Sto lavorando ad una cosa e purtroppo ho sempre bisogno di avere tutto sott'occhio.”

    °Una situazione conosciuta da tutti noi direi... Salvo forse l'Hokage che a questo punto ipotizzo non tenga d'occhio nulla nella sua amministrazione...°

    “E scusate anche per la confusione di poco prima, il reparto Degenze Brevi è uno dei più vivaci dell'ospedale...”


    «Non ti preoccupare, Shizuka. In fondo se i bambini non fossero scalmanati, beh, sarebbe anche più preoccupante no?»


    Tagliò il discorso, con una leggera battuta, cercando di alleviare quella sensazione di tensione che sentiva su di se e per cercare di deviare l'attenzione della “confusione” dall'intero reparto che aveva segretamente complottato per costringerli a parlare sui due scalmanati bambini che avevano la sola colpa di essere troppo vivaci e gioiosi.

    “Dunque, dicevamo, come posso aiutarvi?”


    A quella domanda Atasuke sorrise, prendendo comodamente posto sull'ultima sedia sulla destra tra le tre occupate dal trio ed iniziando ad introdurre la questione.

    «Shinichi, qui, è un mio amico di suna ed è venuto fin qui dalle roventi sabbie del deserto per far aiutare il suo amico Kojiro che da quanto ho capito ha un problema medico non da poco inerente alle sue mani, ma sono convinto che sapranno spiegarti tutto nel dettaglio»


    Si concesse una brevissima pausa, prima di riprendere con le sue spiegazioni, che a quel punto stavano per toccare un nervo scoperto, oltre che trattare l'argomento decisamente più delicato della questione.

    «Per quanto mi riguarda invece... La solita visita a Sougo ed ho pensato di accompagnare il mio amico fin dalla migliore dottoressa di tutto il continente...»


    Una piccola sviolinata che effettivamente non poteva dire che Shizuka non meritasse, anche se in quel momento poteva decisamente sembrare studiata apposta per cercare di tenersela semplicemente buona.

    «E speravo che potessimo parlare di quanto successo... Capisco che questo possa non essere il momento adatto e che sei certamente molto impegnata, ma... dobbiamo parlare, se non ora più tardi, quando sarai in pausa, quando stacchi dal lavoro con una tazza di tè. Non importa»


    Il tono dell'Uchiha era calmo, equilibrato, quasi dolce nei modi, anche se rivelava una certa decisione. Non voleva essere scortese, tuttavia non avrebbe accettato un rifiuto da parte della Kobayashi. Non quella volta, non su quell'argomento.
     
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    Shinichi in ospedale!

    Post Secondo - Shizuka Kobayashi



    Notammo subito che non appena entrati praticamente ogni persona dotata di sesso femminile stava facendo di tutto per entrare nelle grazie di Atasuke Uchiha, e per avvisarlo che a quanto pareva la dottoressa che dovevamo vedere si era arrabbiata con lui per "qualcosa che aveva fatto al gate".

    Per una volta non siete voi al centro dell'attenzione, Shinichi-sama

    Beh, meglio così Kojiro-san. Certe volte è meglio passare inosservati.

    Dopo aver superato la prima tranche di infermiere Atasuke mi avrebbe risposto per le rime al mio commento di prima

    «E tu che mi consideravi dell'altra sponda...»


    Feci spallucce

    Non ti conosco così bene da sapere tutti i tuoi gusti sessuali, quelle poche volte che abbiamo parlato è sempre stato di lavoro, se non ricordo male. Non escludo mai una possibilità se son privo di prove.

    Se avessimo avuto un momento per parlare da soli, senza essere ascoltati da orecchi indiscreti mi sarei rivolto ad Atasuke sussurrando

    Di un po'... ma sta Shizuka è la tua ragazza o qualcosa del genere? Se serve posso metterci una buona parola io. Dopotutto ero presente.

    In un certo senso mi dispiaceva per Atasuke, era solo un povero diavolo che stava facendo il suo lavoro quando una tizia gli si spoglia davanti agli occhi e viene rapita dall'Hokage, probabilmente per godere delle sue grazie (e chiunque pensasse a qualcosa di diverso era solo un bambino o un idiota)

    Feci un possibile parallelismo con Hoshi Kazekage ed io guardiano delle mura e mi vennero i brividi. Potevo immaginare cosa potesse essere gestire un superiore simile...

    Sorvolai sul fatto che avevo delle foto nel D-Visor che dimostravano che una figura ammantata (forse Atasuke dalle foto, ma non era abbastanza per esserne certi) che si trovava di fronte all'otese mentre era mezza nuda in mezzo alla strada. Avevo rapidamente visionato le foto durante il tragitto... l'unica cosa a cui mi potevano servire era scambiarle con Hoshikuzu o qualche altro pervertito del genere per qualcosa di utile.

    Comunque molto rapidamente venimmo indicati al reparto "Degenze Brevi". Avremmo seguito Atasuke, dopotutto lui doveva conoscere questo posto meglio di noi.

    «Sai... è da parecchio che non sento Shu, come se la passa nel torrido deserto?»

    Ha praticamente smesso di fare il ninja, era in lotta per la successione alla guida del clan ma ha rinunciato quando gli attentati alla sua vita erano diventati troppo frequenti. Tieni conto che ora è anche il capo della famiglia degli Akasuna, quindi deve anche gestire i suoi parenti pazzi. Il tutto correlato poi da quella meravigliosa notizia dell'assassinio di suo cugino, ah già ed è anche senza memoria degli ultimi 6-7 anni o qualcosa del genere. Forse neppure io ho subito così tante ingiustizie dalla vita... e anche se non sembra dato che sono una persona meravigliosamente equilibrata ho subito dei bei traumi sai?

    Sono sicuro che siete la persona con più problemi nel vostro passato, Shinichi-sama

    Né Kojiro né Atasuke potevano saperlo ma probabilmente quell'affermazione del Chikuma, detta quasi per gioco, corrispondeva alla verità.

    Alla fine trovammo la Kobayashi, circondata da varie persone che richiedevano il suo intervento. Mi divertii mentre aspettavo ad analizzare quelle persone, allenando le mie doti di Detective e quasi andando in trance, tanto che manco mi accorsi dei bambini che mi passarono giusto di fianco.

    Dopotutto dovevo trovare un modo per passare il tempo no? Odiavo le attese, mi annoiavano.

    Alla fine, dopo la replica di un'anziana paziente, la dottoressa parve accorgersi di noi e notai che praticamente tutti, personale medico e pazienti, erano fermi ad osservare cosa sarebbe accaduto tra l'Uchiha e la Kobayashi.

    Sussurrai a Kojiro

    Vuoi del pop-corn?

    Non credo servano pop-corn alla mensa dell'ospedale, Shinichi-sama

    Yare yare, l'umorismo ce lo siamo scordati a Suna, eh?

    Se persino i bambini avevano notato che Shizuka era arrabbiata, figurarsi quanti campanelli di allarme la kunochi aveva risvegliato nei sensi affinati del Kurogane. Sguardo alzato al soffitto, chiaro intento di evitare il contatto visivo e di trovare la forza di non spaccare il mondo (aveva notato che era un istinto presente anche negli atei razionalisti). Dialogo coi bambini, tentativo di prendere tempo e ritardare l'inevitabile. Sospiro, chiaro sintomo di rassegnazione. Ed infine il sorriso, abitudine che lui aveva preso in quanto mercante e lei probabilmente in quanto medico.

    Se qualcuno avesse potuto avere dei dubbi sull'oggetto della sua rabbia, il tono di voce l'avrebbe chiaramente tradito. Probabilmente un segnale per Atasuke stesso. Inconscio o conscio? Shinichi non aveva la risposta a quella domanda.

    Buongiorno, Shizuka-san. Il mio nome è Shinichi Kurogane, sono qui ad accompagnare il mio amico per un piccolo controllo. Non crediamo sia nulla di serio, perlomeno così ci hanno riferito i medici di Suna, ma preferiamo avere un secondo parere.

    Buongiorno, Shizuka-sensei. Io sono Kojiro Sasaki, guardia del corpo di Shinichi-sama.

    Dopo quella breve presentazione cercò nuovamente di evitare il colloquio, presumibilmente più a causa di Atasuke che nostra, ma lo staff dell'ospedale fu unanime nell'eliminare ogni possibile scusa od ostacolo al nostro piccolo colloquio.

    E la rabbia e la furia della dottoressa divennero così evidenti nel suo volto che Shinichi avrebbe voluto fotografarlo per usarlo come riferimento da inserire in un potenziale libro sulla lettura delle emozioni basandosi sulle espressioni facciali.

    Non serve un genio per capire che il Kurogane era abbastanza sveglio da non farlo.

    Ci fece quindi accomodare in un ufficio pieno zeppo di libri ed incartamenti.

    Scusate la confusione, vi prego. Sto lavorando ad una cosa e purtroppo ho sempre bisogno di avere tutto sott'occhio.

    Non serve che vi scusiate, Shizuka-san. Se vedeste il mio ufficio quando mi occupo di un caso...

    Anche quando non vi occupate di un caso l'ordine del vostro ufficio impallidisce di fronte a tale casino, Shinichi-sama.

    Lasciai che fosse Atasuke a fare le presentazioni e ad introdurci ulteriormente.

    E speravo che potessimo parlare di quanto successo... Capisco che questo possa non essere il momento adatto e che sei certamente molto impegnata, ma... dobbiamo parlare, se non ora più tardi, quando sarai in pausa, quando stacchi dal lavoro con una tazza di tè. Non importa

    Penso che sia una buona idea... e vi capirei benissimo se non vorreste avere tra i piedi due ninja di Suna. Per cui una volta terminato il nostro piccolo colloquio io e Kojiro potremmo andarcene... o potremmo prenderci anche un thé tutti assieme. Per me è uguale, davvero.

    Nel secondo caso avrei potuto dare una mano ad Atasuke a chiarire quanto avvenuto alle mura, ma non volevo sembrare troppo invadente.

    Lascerò comunque che sia Kojiro a spiegarvi quanto avvenuto.

    Il Chikuma avrebbe slacciato nuovamente il kimono, togliendosi la maglia completamente. Sarebbe rimasto in canottiera mettendo in evidenza il fisico scolpito da spadaccino. Non pensò minimamente ad un eventuale imbarazzo, dopotutto erano in uno studio medico.

    Shizuka avrebbe potuto notare subito, e Kojiro le avrebbe mostrate, le cicatrici circolari che contornavo le braccia del chikuma poco sotto i gomiti.

    Se le avesse analizzate a fondo avrebbe potuto notare che non erano state tagliate da una lama, di certo non di quelle convenzionali.

    Fortunatamente quando è successo questo incidente era presente Hoshikuzu-sama, che ha provveduto rapidamente a riattaccare le braccia con un'operazione di pronto soccorso, sono stato poi visitato a Suna dove il lavoro è stato completato e rafforzato. E' passato qualche giorno da allora e sento le mani molto più deboli. Riesco a compiere la maggior parte dei gesti quotidiani tuttavia ho problemi con i piccoli oggetti, ad esempio i bicchieri e non riesco più ad usare la mia katana al meglio. Non riesco inoltre a sfruttare il chakra su entrambe le braccia.

    Se Shizuka avesse analizzato ulteriormente le braccia avrebbe potuto notare, probabilmente usando strumenti diagnostici o altro, che gli arti del Chikuma erano effettivamente molto indeboliti rispetto al normale tuttavia non sembrava essere una condizione permanente. [Semiparalisi ed Intorpidimento]Come da Regolamento, l'ampuzione è curabile con un'operazione di pronto soccorso, ma causa semiparalisi ed intorpidimento per una settimana. Riporto il testo dello status:

    Amputazione: Non è mai più possibile utilizzare la zona amputata. Con un'operazione di pronto soccorso, la zona sarà utilizzabile ma Intorpidita e Semiparalizzata per 1 settimana.


    Ha bisogno di altre informazioni, Shizuka-sensei?


    CITAZIONE
    OT

    Mi scuso per la descrizione di quello che trova Shizuka tuttavia mi sono attenuto al regolamento :zomg:

    Vedete voi come proseguire ^^
     
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    Tergiversare oltre sarebbe stato intuile: ormai Eiatsu sapeva bene cosa poteva dire loro per dare nuove informazioni o ridargli in pasto di vecchie. Tuttavia fino a quel punto Raizen aveva forse scovato solo un nome in più a tutto quello che già poteva immaginare, essendo lui già venuto a contatto con il Colosso tempo addietro.

    Un nuovo ciclo di domande era in arrivo ma l'eliminatore non si sarebbe fatto cogliere impreparato anche ora, pesando bene le parole utilizzate nelle risposte che avrebbe deciso di poter dare. Ovviamente solo in parte o anche giocando proprio con la figura dell'Hokage che lo aveva ridotto in quella situazione.

    Konoha è stata o sarà vittima di altri danni pianificati da te, Diogene o la vostra associazione?

    " Dipende da te, Hokage. "

    Suna e Kiri invece?

    " Avrenno come tutti modo di evitare il peggio. Le parola hanno più peso delle azioni, a volte. Ma su questo sono abbastanza certo che tu stesso ne sia certo."

    Quali scelte effettuate dai kage porterebbero loro danno in caso di interazione con voi o l’associazione?

    " Decisioni avventate o sciocche come quella che hai compiuto tu. Ma tu sei speciale, gigante della Foglia, scommetto che Diogenes ti darà una seconda opportunità...se non l'ha già fatto considerando come sono andate le cose. "

    Nelle due volte in cui hai incontrato Diogene successivamente al suo ritorno avete discusso di qualcosa che potesse arrecare danno a qualcuno dei villaggi accademici?

    " Certo, abbiamo parlato del piccolo scherzetto a Konoha che hai "sapientemente" sventato. Come da me ipotizzato, d'altronde, ma Diogenes era così sicuro che il tempo non ti avesse cambiato..."

    Tra i vostri rivali compaiono i villaggi accademici?

    " Ormai mi sembra anche inutile rispondere. Potrebbero, come tutti. "

    Cosa guadagnerà Oto dal nuovo assetto geopolitico?

    " Sicuramente maggiore considerazione. Oto è sempre stato visto di malomodo dall'Alleanza, il modo stesso con cui vi entrò fu una forzatura di Ayato per sanare le malefatte dello Yakushin. "

    Acquisirà territori appartenenti ad altri villaggi accademici?

    " Passo. " [Medio]

    Esclusa sottomissione a voi o ad Oto i villaggi come potrebbero evitare di avere svantaggi dalle vostre azioni?

    " Passo. " [Medio]

    Così ultimò anche quell'ennesimo gruppo di domande. La mente dell'eliminatore era stata sottoposta più volte alle peggiori condizioni e estrazioni prorio in previsione di situazioni come questa e, proprio per quetso motivo, riuscì ad opporsi alla tecnica anche a seguito di oltre veni applicazioni. La sua volontà era di ferro, il suo animo incorruttibile, la sua mente inaggirabile...Eiatsu Nai era il prototipo ideale al quali tutti i membri dell'associazione aspiravano e in quella situazione lo aveva sicuramente provato.



    CITAZIONE
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    La notte passò serena, l’ospedale ed ancor di più il piccolo laboratorio di Shizuka sapevano essere estremamente silenziosi durante la notte, sarebbe stato bello poter dormire, invece restò sveglio.
    Rifletteva.
    Perché mandare Eiatsu proprio in quel giorno, asserendo che fosse stato Raizen a sbagliare?
    Quanto poteva essere stupido uscire allo scoperto proprio in un giorno come quello, quanto poteva essere stupido per un organizzazione simile uscire allo scoperto in generale.
    Con un numero così ristretto di elementi, per quanto ottimi, non ci si poteva aspettare di vincere a viso aperto contro interi villaggi, i numeri non sarebbero mai tornati!
    Non sapeva darsi risposte al comportamento di Diogene, ma ricordava bene cosa aveva promesso e in niente di tutto quello c’entrava Konoha.

    Hei

    Lanciò una piccola cartina accartocciata addosso a Shizuka, era l’alba ormai.

    Sveglia.

    Un’altra cartina, sulla guancia.

    Dai.

    Un’altra, sul naso.

    Forza.

    Sull’occhio.

    Lesta!

    Appena aprì gli occhi si alzò e battè sulla sedia nella quale era rimasto seduto per tutta la notte.

    Vieni, dammi il cambio, dormirò qualche oretta, tanto non faccio colazione, da quando è arrivato quel corvo non sono più sereno, quel dannato sigillo pare possa diventare problematico.
    Svegliami quando arriverà Shorinku.


    Appena l’allieva l’avesse risvegliato si sarebbe tirato su rapidamente, quasi come se in realtà non avesse dormito, il che probabilmente era vero.

    Bene.

    Prese nuovamente carta e penna.

    Riniziamo.
    Primo passo: shizuka cancella.


    Continuò a scrivere.

    Shorinku, poni nuovamente tutte le domande in cui hai sentito il suo chakra calare.
    Shizuka, prendi le carte ninja e guarda quelle domande, stai pronta e non prelevare ciò che lui ti porge, preleva la vera risposta alle domande che poniamo, ci ha presi in giro già per troppo tempo.
    Se ti “porge” qualcosa che mi riguarda indaga ancora, lo fa esclusivamente per nascondere altro.


    Passò la mano ai due con un ultimo appunto per la sua allieva.

    Attenta, tieniti dei tonici a portata di mano, non vorrei ripetessi l’esperienza di ieri.

    Fu lo Yamanaka a quel punto ad alzare la mano chiedendo la parola, esprimendosi poco dopo con una cara ninja.

    A tal proposito posso fare qualcosa io, il ragazzo rispetto a me non è forte, per cui i miei tonici non mi serviranno, ma tu potrai farne buon uso.

    Schiuse la mano passando alla ragazza due tonici di recupero superiori.
    L’hokage mostrò quindi i palmi delle mani, invitandoli a proseguire il lavoro.



    -Quali mansioni hai svolto per conto di Diogene o dell’associazione di cui i villaggi e l’accademia sono all’oscuro?
    -Quali azioni lesive per gli stati accademici avete in programma tu o l’associazione?
    -Che azione lesive per gli stati accademici tu o l’associazione avete compiuto?
    -Quali sono i nomi, in codice e reali, di tutti i membri dell’organizzazione?
    -Quali sono le loro abilità?
    -Chi sono i volti dietro cui l’associazione maschera le sue azioni?
    -Quali sono i nomi di tutti i vostri alleati?
    -Konoha Kiri e Suna saranno vittima di danni pianificati da te, Diogene o la vostra associazione?
    -Lo sono state in passato?
    -Oto acquisirà territori appartenenti ad altri villaggi accademici?
    -Esclusa sottomissione a voi o ad Oto i villaggi come potrebbero evitare di avere svantaggi dalle vostre azioni?




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    LOCK UP

    Besides pride, loyalty, discipline, heart, and mind,
    confidence is the key to all the locks.




    Erano tante. Ed erano rosa.
    Impossibile sbagliarsi su chi fossero. Già.
    ...Erano deliziose, succulente e ben grasse bistecchine di manzo Kobe.
    E ballavano. Ballavano in cerchio, tenendosi per mano in un bellissimo prato disseminato di fiori.
    Ballavano per lei...!

    Oh!
    Mi chiamate?
    Volete me? ♥

    Sorridendo, Shizuka, vestita di un bell'abitino color crema pieno di balze che per qualche ragione non la faceva apparire una mongolfiera visti i fianchi e il seno che si ritrovava, saltò allegramente in mezzo al cerchio di prelibati pezzi di carne D.O.P e addentando un po' e un po' là –alla griglia, alla salsa teriyaki, erano tutte deliziose e tutte carine– si unì alla danza... prima che qualcosa cadesse dal cielo, colpendola al fianco.
    ...Oh? Cosa poteva essere? Forse era la sua immaginazione!
    Ma presto qualcosa la colpì di nuovo, sulla guancia stavolta.
    Esitando, la Principessina abbassò lo sguardo e si rese conto che in mezzo all'allegro ballo di carni scelte c'era un sasso a forma di Volpe dallo sguardo truce. Per qualche ragione, solo vederlo, le provocò una forte rabbia e la voglia di spaccarlo in due. Ma si trattenne... doveva pensare a danzare!
    Eppure quelle moleste interruzioni non terminarono. Ed ecco un nuovo sasso. Sul naso.

    «B-basta...»

    E poi sull'occhio.

    «BASTA MALEDIZIONE!» Ruggì di scattò Shizuka Kobayashi, mentre tutte le bistecche esplodevano in una nuvola di prelibato odore di griglia e lei, scattando a sedere, sbatteva con violenza un pugno a terra. «SO PERFETTAMENTE QUANDO DEVO SVEGLIARMI!» Strillò, furibonda, balzando poi in piedi. Ma non sapeva nemmeno con chi era arrabbiata, né perché. Anzi a pensarci bene, dov'era? Perché nel laboratorio? Girandosi e trovandosi Raizen nella stanza per poco non implose di sconvolgimento. «SIAMO ARRIVATI A QUESTO, RAIZEN?!» Sbottò la piccola shinobi, avvampando di indignazione. L'allusione alle intenzioni del Jinchuuriki erano evidenti.
    Poi però qualcosa scattò nella sua testa storta, e improvvisamente, molto piano, i ricordi di quello che era successo il giorno prima riaffiorarono in lei.
    ...Svenire faceva schifo. Ci si ricordava delle cose solo a pezzi, come un film visto a puntate.
    «Ah.» Si limitò infatti ad mormorare, rammentando e abbassando allora la voce di due none. Accennò ad un sorriso. «Buongiorno, Raizen. Vedo che Pochi sta bene. Shorinku è a prendermi da mang–...cioè è a riposare?» Chiese educatamente, lisciandosi il suo bustino scuro che non aveva nessuna piega. Esitando un secondo afferrò uno specchietto a forma di orsetto grasso e vi si guardò dando le spalle al Kage, controllando il viso e i capelli. Grazie agli Dei era presentabile –pensò mentre qualcosa iniziò a ruggire ferocemente. Fece finta di nulla mentre, sorridendo, si tirava un pugno feroce alla bocca dello stomaco.
    Era allucinante come riuscisse ad avere sempre fame.

    “Vieni, dammi il cambio, dormirò qualche oretta, tanto non faccio colazione, da quando è arrivato quel corvo non sono più sereno, quel dannato sigillo pare possa diventare problematico.
    Svegliami quando arriverà Shorinku.”



    «Sì, ma io colazione la faccio...» Gemette Shizuka alzando una mano tremante verso l'interlocutore. «S-se mangio un altro ramen istantaneo vomito su Pochi. Te lo dico.» E così dicendo si voltò verso Eiatsu, a cui ammiccò come per dire “reggimi il gioco, amico”.
    […] Era allucinante anche come riuscisse ancora a giocare con quel povero ragazzo in coma.

    Fortunatamente all'arrivo di Shorinku Yamanaka furono portati diversi manju ripieni e delle bibite energizzanti, che la Principessa del Fuoco accolse con un felice gorgoglio intestinale. Inutile dire che di tutti i saccottini di carne, ben dieci, a Raizen ne rimasero solo quattro. Ma forse di questo, il Kage della Foglia, non si sarebbe preoccupato poi troppo, giacché quando fu svegliato, più dai discorsi animati che avrebbero molestato il suo udito che da un effettivo intervenuto voluto, si ritrovò ad osservare Shorinku seduto su uno sgabello, con un piccolo quaderno azzurro in una mano, le cui pagine apparivano anche da quella distanza scritte in modo talmente fitto da richiedere al biondo Jonin un impegno minuzioso per leggere.
    «L'ho scritto mentre aspettavo.» Stava spiegando Shizuka, battendo la sua penna su una pagina in particolare e cerchiando più volte qualcosa. «Vedi, quello che vorrei ottenere è questo genere di risultato. Ma potenziato. Molto potenziato.» Sorrideva mentre parlava, come sempre quando qualcosa le interessava particolarmente. «Sono certa che unendo le mie capacità mediche a questo genere di abilità, potrei creare qualcosa di davvero interessante. Potrei supportare Raizen e la Foglia in un modo che non ha mai avuto precedenti.» E facendo spallucce, aggiunse: «Non che mi interessi avere un certo tipo di primato, ma in un mondo come questo, pieno di ninja potenti il cui solo nome mi fa accapponare la pelle; ad un livello come il mio, in cui trovo ancora difficoltà ad interrogare mentalmente un uomo ridotto poco più che ad un vegetale... non pensi che ci sia ancora tanto che posso fare e in cui posso migliorare? Che posso creare Disse, allargando le braccia. «Vedi, posso ordire da zero, alzare la mia realtà, manipolare ciò che voglio...se faccio questo.» Disse voltando pagina e cerchiando una serie di calcoli e valutazioni. Sorrise allegramente. «Non ci deve essere scampo oltre quello che io devo concedere, Shorinku-san.» Suggerì con educazione. «Cosa ne pensi? Ho corretto ciò che mi hai detto, eh...» Fece presente timidamente, indicando alcune parti tra le pagine. Sembrava una scolaretta in attesa del giudizio del suo maestro, e in effetti guardava Shorinku proprio con gli occhi con cui un tempo guardava Raizen.
    Quel Jonin, del resto, aveva il potere e la conoscenza che lei voleva. Ed era evidente che ne fosse molto più che affascinata.

    Era ingorda. E affamata.
    Di potere e sapere.
    Lo era come nessun altro, a Konoha.

    “Bene.
    Riniziamo.
    Primo passo: shizuka cancella.”



    «Buongiorno!» Esclamò Shizuka, visto che il Jinchuuriki non si era degnato di dirlo per primo, poi sospirò, e annuendo stancamente agli ordini immediati se ne andò accanto a Eiatsu. Lo guardò con commiserazione, la stessa che si poteva rivolgere ad una creatura in cattività, e prima di eliminare i ricordi di tutto il giorno precedente, gli accarezzò la fronte, quasi con gentilezza. Anche se la memoria veniva cancellata, la mente rimaneva stanca. Subire un così fitto interrogatorio avrebbe potuto piegare il cervello di quell'uomo in modi grandemente imprevedibili. E lei, contesa tra il suo essere medico e fedele shinobi, non sapeva per quale parte delle due possibilità pregare.
    Quando ebbe finito l'operazione ascoltò i nuovi ordini e annuì, prendendo le carte ninja e leggendo le domande che sarebbero state poste.
    «Non può mentire fintanto che le mie abilità sono abbinate a quelle di Shorinku-san. Con la sua interrogazione mentale ho modo di vedere tutto, posso scavare fino a quando è necessario. Ci ha presi in giro perché non sapevamo come gestirlo, Raizen, credimi non è niente di speciale. Ha una mente solida e un grande volere, ma possiede ciò vogliamo ed è solo questione di tempo prima che ce lo consegni.» Fece gentilmente presente, ma incredibilmente, anziché parlare, scrisse. Il motivo era evidente: se quell'uomo era ancora così sveglio da poter resistere ad un attacco mentale combinato, lei non avrebbe più dato lui modo di attaccarsi a niente. Lo avrebbe lasciato nel vuoto più totale.
    Pensava questo, la Principessa del Fuoco, tuttavia prese comunque i suoi tonici dalla saccoccia ninja sopra la sua scrivania e anche quelli offerti lei da Shorinku-san, tenendo tutto vicino a sé, sopra un carrellino medico arrugginito. Suo malgrado arrossì di vergogna ricordando com'era svenuta il giorno prima. Era stata così stupida da non rendersi conto di niente... parlava in quel modo per fare la spaccona, ma era certa che Eiatsu non avrebbe commesso un errore del genere –pensò stupidamente, come se ci fosse da ammirare un nemico. Cosa che, effettivamente, non poteva negare: era un uomo solido, e questo non le dispiaceva. Non le dispiaceva mai in un uomo che doveva ghermire.
    «...Ikimashoka?» Domandò, leccandosi le labbra. Gli occhi le brillavano di interesse, e portando allora le mani alle tempie dell'otese, non esitò a calarsi nella mente di lui.
    Stavolta nascose completamente la sua presenza, cancellando l'antropomorfismo precedente. Era fortemente difficile che Eiatsu avesse potuto rendersi conto di una presenza in lui ad eccezione di quella di Shorinku Yamanaka, ma stavolta se anche l'avesse avvertita, non avrebbe saputo come definirla. Un qualcosa, indefinito, imprecisato. Niente, forse. O forse tutto. Non era dato lui di decidere. Ma a chi altri allora. A tutti. O forse no. Non poteva saperlo. Ma avrebbe dovuto. Avrebbe. No. Certo.

    C'era qualcuno? No. Forse. Si. No. Forse.
    Cos'era? Difficile dirlo. O forse no. Da vedere. Cosa. Dove?

    La Principessa del Fuoco osservava e rimaneva in attesa in quella foresta divorata da se stessa in cui le immagini dell'essere che violava sbocciavano e appassivano su fiori improvvisi e di vita breve, rimandandole immagini, ricordi, sensazioni, sapori.

    La mente di Eiatsu le apparteneva. Per il semplice fatto che lei stessa era Eiatsu, ora.


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    L'interrogatorio era cessato ma Eiatsu sapeva bene che il team non si sarebbe arreso alla sua opposizione. Avendo tempo e modo per metterlo alle strette sarebbe stata solo una questione di tempo...Non poteva muoversi nè percepiva stimoli dai suoi sensi, tuttavia riusciva a ragionare ed utilizzare il chakra. Quello che doveva fare gli era ben chiaro sin dal momento in cui vide Raizen attaccarlo, durante il concerto.

    Interessante la mente umana. Per una vita intera non si era minimamente soffermato a ragionare su certi argomenti; la sete di conoscenza, il mondo dei morti e il sapere ninja tramandato dal retaggio del Suono erano argomenti molto più importanti che le futilità della vita di tutti i giorni. Tuttavia in quel momento non potè che pensare al colore dei petali degli alberi che attorniavano la sala da thè della foglia...erano perfetti, un elogio alla vita e alla bellezza. Non c'erano sigilli, tecniche o corpi umani ad occupare i suoi pensieri, ogni traccia di oscurità lasciò il posto a piccoli frammenti di ricordi che non pensava nemmeno di possedere poichè troppo puri per essere presi da lui in considerazione: l'ultimo neonato fatto nascere all'ospedale, Ryoshi che riposava beato nel suo letto dopo l'allenamento, Yachiru che gli si avvinghiava al collo per salutarlo con un abbraccio...

    I suoi studi erano al sicuro, opportunamente schedati e avendo quelli il Colosso non avrebbe perso che un mero soldato ligio al suo dovere. La Causa non ne sarebbe uscita così depotenziata da quegli avvenimenti, di abili ninja se ne trovavano a bizzeffe e con un po di tempo Aloysius avrebbe trovato un valido rimpiazzo a cui far apprendere le sue conoscenze. Ma lo pensava davvero? Sarebbe stata la fredda reazione di un comandante nei confronti di un soldato perso, la reazione del Colosso nello scoprire della sua dipartita? L'eliminatore aveva imparato che la morte è solo uno stato di passaggio ma il Garth aveva davvero assimilato questo concetto?

    Così, dopo nemmeno un'ora dall'ultima interrogazione mentale, iniziò a rilasciare il chakra poco alla volta. Una quantità difficilmente percettibile anche da un sensitivo esperto o un medico affermato; lo fece con la naturalezza e metodicità che lo aveva contraddistinto da sempre.
    Si spense così, durante la notte, durante il turno di guardia di Raizen, prima che i suoi uomini potessero continuare con il loro interrogatorio.



    CITAZIONE
    Con questo immagino che io sia al post conclusivo. A voi le belle cose XD (piange per aver buttato gli stemmi sui livelli dell'edo :sob:) Ma ai fan di Eiatsu dico di non disperare, presto tornerà :guru:
     
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    Mai na gioa :whem:



    A seguito della segnalazione ricevuta, mi vedo costretto ad intervenire per correggere l'azione intrapresa da Eiatsu. Di fatti si comprende chiaramente come egli decida di utilizzare il chakra descrivendo uno stato mentale (la capacità di prendere decisioni e quella di utilizzare chakra) che non sono minimamente associabili ad un qualsiasi stato di incoscienza. Quando una persona è incosciente, così come non è in grado di ragionare e prendere decisioni non è in grado di decidere di utilizzare chakra. L'uso del chakra in interrogazione mentale è limitato dall'uso che ne consente la tecnica, non ad uno stato mentale preesistente: è la tecnica che concede la possibilità di usare il chakra, non è una condizione preesistente sfruttabile in qualsiasi modo. Per cui è richiesto l'edit al fine di correggere questa mancanza che influenza in maniera pesante lo svolgimento di questa giocata.

    Questa decisione è stata presa dopo la valutazione da parte dell'intero corpo dei giudici GdR, oltre che me, ed è stata unanime.
     
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    Seinji sembrava avere la lingua sciolta, forse l'esperienza di quasi-morte l'aveva realmente reso più collaborativo. Ma non sapeva poi molto. A quanto pareva non era riuscito ad entrare molto a fondo nei piani dell'organizzazione di Diogenes, così alla fine sapevo che Diogenes stava programmando qualcosa e probabilmente lo stava facendo anche contro Kiri, ma non avevo idea di quando e come intendesse agire. Certo, saperlo poteva aiutarmi molto. Feci un lungo sospiro imponendomi la calma, mentre Seinji proseguiva a parlare: infiltrazioni, Etsuko.
    Ah già, Etsuko. Involontariamente mi aveva risposto alla domanda che non avevo avuto modo di porgli. Era un altro che intendevo trascinare a Kiri per i capelli volente o nolente. E se anche lui si fosse unito a Diogenes? Quanti altri segreti di Kiri quel maledetto doveva avere prima che mi muovessi?


    Mi passai le mani sugli occhi che bruciavano per la stanchezza. Erano arrossati e lucidi e due borse erano ben evidenti sotto i miei grandi occhi verdi, borse che avevo cancellato anno prima e che tornavano a tormentarmi da quando ero divenuto Kage. All'epoca era il demone a tenermi troppo sveglio, adesso erano le preoccupazioni ed i costanti impegni. Cosa fare a quel punto? Sfruttare Seinji per ottenere altre informazioni oppure no? Che che ne dica l'Hokage esiste una possibilità che la notizia di ciò che successo arrivi a Diogenes. Dissi con tono stanco. Ti ho appena recuperato, e non intendo farti avvicinare troppo a lui. Per il momento però teniamo aperta quella porta. Piegai la testa di lato, le articolazioni del collo schioccarono all'unisono. Avevo voglia di stendermi nel mio letto. Seinji Akuma rimarrà Nukenin, ma tu smetterai di chiamarti Seinji Akuma per il momento. Dichiarai, con tono deciso. Ti sceglierai un nuovo nome e finché non potrò fare in modo di cambiarti i connotati, dovrai indossare una maschera finché sei in pubblico. Tornerai a Kiri e servirai Kiri. Avevo specificato Kiri, non me. Io non volevo servitori, volevo alleati con cui servire il mio villaggio al meglio. Quando sarà necessario però tornerai ad essere Seinji Akuma, il Nukenin, e compirai le missioni che riterrò opportune. Ah, ti prego... dichiarai con un tono alquanto esasperato. Ti voglio propositivo Seinji. Ciò che hai fatto è sbagliato, e dovrai lottare e faticare per riguadagnarti la mia fiducia e quella di Kiri, ma ciò non significa che dovrai accettare passivamente qualsiasi decisione prenda. Nemmeno io sono infallibile.


    Era davvero lui Itai Nara? L'uomo che Seinji aveva imparato a conoscere (e disprezzare) non avrebbe mai detto quelle parole. Era evidente che qualcosa mi aveva cambiato, nel profondo, un evento davvero traumatico del quale ne portavo ancora i segni... come cicatrici di parole scritte sulla mia stessa pelle, dalle mie stesse mani.
     
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    Però, non aveva un bell'aspetto il Kage... Questo voleva forse significare che anche i demoni potevano stancarsi? Seinji volle scuotere la testa per un attimo, rassicurandosi che no, non potevano. Rassicurandosi che quel tizio biondino che si era conquistato la fiducia di Seinji, era davvero pronto a difendere il villaggio che l'Akuma amava, nel quale era cresciuto, e che voleva far splendere come anni indietro. Era davvero pronto, ma oltre? Si trovavano entrambi dinnanzi a un abisso infinito o quasi; un abisso buio e viscido, dietro al quale si poteva trovare la distruzione del villaggio, o ancor peggio: la sua sottomissione. Erano due persone mature ormai, non dei genin qualunque, ed erano dei bastardi rari, dei bastardi che sopravvivevano alle cose più grandi di loro. Ripensandoci, Seinji era già un paio di volte che sarebbe dovuto morire per sempre, e invece... invece riusciva sempre a trovare una via d'uscita. Che fosse cieco e in fin di vita sulla spiaggia di un paese lontano, o che fosse in coma per aver tradito il patto... che importava? Le idee non possono morire, e tanto meno poteva morire lui, che era l'anima di Kiri, - i suoi occhi. In quel o in quell'altro caso sarebbe sopravissuto; se la sarebbe cavata come sempre, o forse no? In ogni caso, era pur sempre un pericolo che poteva rischiare. Era un pericolo che anzi doveva rischiare, perché se oggi loro due avessero fatto la decisione sbagliata, domani si sarebbero entrambi ritrovati dinnanzi alle mura di Kiri a combattere contro un esercito che poteva essere senza capo e senza coda; un esercito che nemmeno il Bijuu di Itai sarebbe riuscito a fermare... Poiché l'unica cosa che appariva chiara a Seinji da tutta quella storia, era che Diogene Mikawa era una bestia rara anch'egli, e le bestie rare si sa: prima le tagli la capacità di agire, meglio sarà, altrimenti acquisiranno forza, acquisiranno potenza, si moltiplicheranno e poi neanche Itai Nara, per quanto possa essere bravo e forte, sarà capace di fermarli. Dunque, bisognava essere un passo avanti; bisognava avere ciò, che gli altri non avevano: le informazioni. Già. E bisognava usarle, il prima possibile.
    «Bisogna agire prima che quella porta si chiuda Itai,» - disse seriamente l'Akuma, - «poiché nulla è più prezioso di un informatore che riesce a conquistarsi la fiducia del suo nemico. Oggi siamo qui a disperarci per una situazione che può drasticamente cambiare in peggio, ma un domani potremmo stare a Kiri a disperarci perché alle mura c'è un avversario infinitamente potente con il suo esercito infinito, e allora, sull'orlo della sconfitta del nostro mondo, potremmo rimpiangere le decisioni che abbiamo preso oggi. Il male cresce rapidamente Itai... I suoi semi sono sempre molto veloci e agili, - è un desiderio dell'universo.»
    Seinji si fermò un attimo, osservando la stanchezza del Kage. Era davvero così difficile protare il Bijuu dentr di sé? Follia. Se Diogene Mikawa fosse cresciuto ancora, e avesse ancora aumentato i ranghi, l'un domani sarebbe venuto sicuramente a Kiri, e nello scontro con il Bijuu Kiri non sarebbe diventato altro che un villaggio-fantasma, o un villaggio-cratere. I fiumi del sangue non si sarebbero fermati mai, e sarebbero stati più numerosi i corpi dei senza vita gettati per le vie di Kiri, che le stelle nel cielo. Diogene non andava fermato a Kiri. Diogene andava fermato prima.
    «Una volta passato il rubicone non si torna indietro: se passato troppo tempo dal mio tradimento, Diogene potrebbe accorgersene, potrebbe capire il trucco, e allora la porta resterà chiusa per sempre Itai. E allora l'occasione può andare perduta, e con essa può andare perduta la possibilità di salvezza per il villaggio che io e te amiamo.»
    Era chiaro ciò che voleva Seinji, ma era anche chiaro che Seinji era un soldato, e che stava al Kage prendere le decisioni in una gerarcia di tipo militare.
    «Per il resto, farò come desideri. Chiamami Asmodai, da ora in poi, come si chiama il Demone-lupo dentro di me, colui che mi permette di creare illusioni, di trasportarle dal mondo delle ombre nel mondo reale. Sono d'accordo di tornare a Kiri e servire Kiri. Lo farò per quanto lo desidererai e per quanto mi riterrai utile, ma nella mia voglia di essere propositivo, un consiglio spassionato: non gettare alle ortiche l'unica possibilità per Kiri di avere un solido informatore tra le fila nemiche, perché dopo tanti anni da nukenin nessuno riuscirebbe a infiltrarsi e svolgere il compito meglio di me. Nessuno è perfetto e tutti sbagliano, ma noi non possiamo sbagliare. Tu non puoi sbagliare, Itai. Perché un tuo errore oggi può divenire una Tragedia per milioni domani.»
    Il suo lo aveva detto, e dunque scosse il capo sorridendo lievemente.
    «Etsuko immagino lo recupereremo ancora, ma ora credo sia meglio di andarcene...» - e con queste parole attivai la mia tecnica speciale, facendo comparire una maschera bianca raffigurante un lupo sul mio volto.
    «E' da troppo tempo che attendo rivedere Kiri.»
     
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    DUTY

    We never fail when we try to do our duty,
    we always fail when we neglect to do it.




    La prima cosa che fece quando si sedette alla sua scrivania fu tirare fuori dalla tasca del suo camice la lettera che le era stata consegnata. Fece saltare la ceralacca che chiudeva la busta con un gesto secco del pollice, scorrendo poi rapidamente il testo che le si parò davanti agli occhi. Scritto con calligrafia ricercata ed elegante, simile a quella antica di un tempo... il testo si rivolgeva sì all'Erede dell'Airone, ma a Mihoko Kobayashi, sua nonna. Non a lei.
    Aggrottando la fronte, la ragazza esitò per un istante. Quella lettera sembrava parlare a sua nonna come se fosse una donna nel fiore della giovinezza con un figlio appena ventenne, il che lasciava adito a due sole possibilità: o sua nonna aveva partorito a sua insaputa appena era nata lei, oppure il mittente della lettera era indietro sulla storia conosciuta di circa cinquant'anni. Suo malgrado, morsa dalla curiosità, la Principessa spostò gli occhi verso il basso e rimase allibita nel leggere la firma che chiudeva la lettera di convocazione: Ogen Yakushi. La capoclan degli Immortali.
    Non aveva mai avuto a che fare con gli Yakushi, ma il suo Clan aveva trattato con ogni grande nobile del continente e non c'era dunque difficoltà a credere che il suo bisnonno avesse vestito la donna di cui ora si parlava... che era ancora viva. E forse lo era da molto tempo. Forse lo sarebbe stata per sempre.
    Sorrise, trattenendosi a stento dal muoversi nervosamente sul posto e scappare via per tornare a casa a strillare di rispondere immediatamente alla missiva annunciando che sarebbero partiti per Oto (il Suono, amava quel posto così insolente!) alla fine del mese. Purtroppo però aveva ospiti. E purtroppo per lei erano Atasuke e l'amico di Atasuke.
    Sospirò, infilandosi di nuovo la lettera nel camice prima di alzare lo sguardo verso chi aveva di fronte. Aveva la faccia di chi non sapeva perché doveva stare lì. E quando l'Uchiha parlò, sembrò esserlo ancora meno.
    «Raizen è sempre qui, per la verità. Quasi ogni giorno.» Rispose la Principessa, perplessa. «La metà di quanto io sto nel suo ufficio, comunque.» Puntualizzò. Non che fosse una novità che Shizuka razzolasse nell'amministrazione e nella casa dell'Hokage come più le piaceva...per qualche strana ragione, però, ricordare quel dettaglio in quel momento sembrò istigarla ad un violento conato di vomito. «Beh non ricapiterà di nuovo per molto tempo.» Aggiunse, disgustata. Le piattole non le piacevano, e del resto chissà quali altre patologie quella donna gli aveva trasmesso: rabbia, scabbia, leptospirosi...
    Sorrise, aggiustandosi gli occhiali dalla montatura fine sul naso, e benché il suo sguardo era quello glaciale della lama e del ferro, rimase ad ascoltare educatamente Atasuke, girandosi verso Kojiro quando questo fu introdotto e accennando lui un piccolo cenno del capo. I suoi occhi caddero sulle sue braccia, ma non vi esitarono troppo.

    “E speravo che potessimo parlare di quanto successo... Capisco che questo possa non essere il momento adatto e che sei certamente molto impegnata, ma... dobbiamo parlare, se non ora più tardi, quando sarai in pausa, quando stacchi dal lavoro con una tazza di tè. Non importa”



    «Oggi mi volete parlare tutti, sembra.» Ringhiò offesa Shizuka, fissando male l'Uchiha. Inutile dire a cosa si riferisse: essere stata presa sulle spalle e portata via da Raizen probabilmente aveva fatto il giro del Villaggio nella metà del tempo che lei aveva impiegato per tornare a casa.

    “Penso che sia una buona idea... e vi capirei benissimo se non vorreste avere tra i piedi due ninja di Suna. Per cui una volta terminato il nostro piccolo colloquio io e Kojiro potremmo andarcene... o potremmo prenderci anche un thé tutti assieme. Per me è uguale, davvero.”



    Si girò molto lentamente verso il Sunese, e rimase a fissarlo per un lungo istante.
    ...Kurogane, eh? Li conosceva, il suo Clan aveva intrattenuto con loro alcune contrattazioni. Quando era piccola e accompagnava suo padre aveva avuto modo di fermarsi presso le loro residenze per qualche notte, ma ad essere sincera non ricordava nessuno dei membri. Tantomeno quello.
    «Siete venuto per un consulto medico o per trattare anche sull'idiozia del vostro fidato amico?» Domandò Shizuka, sorridendo. Sapeva a che emblema si affidava, e lo lasciò subito comprendere. «Il bello della contrattazione, Kurogane-sama, è che può essere discussa più volte. Propongo dunque di visitare prima il vostro attendente, e poi di decidere sul da farsi circa questo pomeriggio.» Suggerì elegantemente. «E la parcella ospedaliera.» Aggiunse con garbo, posando il viso sul palmo aperto della sua mano guardando poi abbastanza negli occhi Shinichi da cercare in essi la scintilla che desiderava. Di qualsiasi genere questa fosse, però, non lo lasciò intendere.
    Alzandosi dalla sedia la donna si avvicinò all'uomo causa della visita, che spostò al centro dell'ufficio mentre ne ascoltava il discorso in silenzio. Quando questo terminò, la Primario non fece nessuna piega, limitandosi solo ad annuire.
    «Questo “Hoshikuzu”...sarebbe?» Chiese, ed effettivamente non sembrava saperlo. Avrebbe aspettato di ricevere risposta, prima di domandare ancora: «E' un medico?»
    Era sibillina, ma non era aggressiva, quanto piuttosto attenta. Lo fu anche quando alzò una delle braccia dello Shinobi sopra il livello delle spalle, e puntualizzando di rimanere così, fermo, voltandosi poi a cercare con molta calma qualcosa tra la pila di documenti posti sul tavolo. Dopo un'attesa certo più prolungata del necessario, si girò infine nuovamente, tenendo in mano un rotolo chiuso, che a quel punto offrì al paziente.
    «Prego, adesso prendete questo, Chikuma-san, e poi tornate con il braccio nella posizione di prima.» Invitò con calma. Osservò con occhi affilati ogni movimento dello Shinobi, ma sembrò quasi che fosse indifferente se questi riuscisse o meno in quanto ordinato. Che ammettesse di non farcela oppure ubbidisse, infatti, la Principessa avrebbe subito impartito un secondo comando. «Per favore, potreste attivare il vostro chakra, impastarlo nel rotolo e scagliarlo fuori dalla finestra?» Domandò, andando ad aprire una delle grandi vetrate dell'ufficio. «Fino a quell'albero lì.» Puntualizzò, indicando un pino dalla punta alta e sfrondata. Sorrise divertita, guardando l'espressione forse perplessa di chi aveva di fronte. «Perdonatemi, non conosco il vostro livello, ma questi sono esercizi da studente accademico, dunque sono certa che non vi siano problemi di sorta.» Voltandosi poi verso Shinichi, avrebbe abbassato la testa, rispettosamente. «Vogliate scusarmi per la confidenza con cui tratto il vostro attendente, Kurogane-sama. Spero capirete.» E ritornando su Kojiro, aggiunse: «E perdonate anche il luogo non idoneo, sto solamente accertandomi di alcune cose. Ci sposteremo presto in sale più opportune.» Disse con cortesia, indicando poi al di fuori dalla finestra. «Prego, non temete. Lanciate alla vostra massima velocità, impastando la massima concentrazione di chakra che potete.» E detto questo, si sarebbe messa le mani in tasca, aspettando.
    I suoi occhi, da dietro le ampie lenti degli occhiali, saettavano con attenzione su ogni movimento dell'uomo, scandagliando cose che un occhio normale non avrebbe neanche ritenuto importanti, ma che lei accolse in silenzio, con serietà.
    Shizuka Kobayashi era una ragazza allegra, sempre scherzosa. Ironica, se non addirittura sarcastica, non abbandonava mai la sua indole affilata se non durante il suo lavoro, verso il quale era evidente nutrisse un rispetto e una cura assolutamente superiori alla norma.
    Quando tutto ciò che aveva chiesto si fosse o meno compiuto, la ragazza avrebbe chiesto di ripetere l'operazione con l'altro braccio, offrendo un secondo rotolo se necessario. Poi, quando anche quella faccenda fu terminata, domandò incredibilmente di eseguire la tecnica della moltiplicazione.
    «Avete capito benissimo.» Disse la donna, gentilmente, guardando il paziente. «Sei copie andranno più che bene... siete capace di sfruttare la Kegebushin, Chikuma-san?» Domandò con tatto, poi aspettò. Quando anche quella richiesta avesse trovato una fine, positiva o negativa che fosse, Shizuka annuì lentamente, invitando poi il Chikuma a sedersi. «Per ora va bene così, potete accomodarvi. Perdonatemi ancora per le richieste, senza dubbio particolari, confido che tutte troveranno presto una spiegazione.» E così dicendo aprì uno dei cassetti della sua scrivania, prendendo una cartella e dei fogli. «Posso offrire voi qualcosa, signori?» Domandò, guardando tutti i presenti. Infine si avviò alla porta.
    Quando si affacciò nel corridoio, però, rimase un secondo interdetta di trovare dalla parte opposta del muro un corteo di infermiere, tra cui spuntavano anche quattro pazienti: un ragazzo di circa quindici anni, con un bicchiere di vetro vuoto in mano, una vecchia intenta a girare la manopola del suo apparecchio uditivo al massimo volume, una donna di mezza età con una fascia per l'addome e una mano sui reni, e un vecchio dall'aspetto arzillo e irritato che divorava a grandi boccate snack al wasabi da un sacchettino di plastica che prometteva piccantezza infinita.
    Sorridendo deliziosamente, Shizuka si avvicinò a rapidi passetti al gruppo, e senza esitazione stappò dalle mani del nonnetto il pacchetto di snack. Poi si girò e lo lanciò fuori dalla finestra. Lei non ebbe problemi a far ottenere alla busta l'accelerazione della luce.
    «SEMPRE LA SOLITA!» Gracchiò il vecchio, battendo in testa alla dottoressa con un sonoro stonfo il suo bastone di legno. «STO PER MORIRE, LASCIAMI GODERE DELLE PICCOLEZZE DELLA VITA.»
    «Chi sta per morire?»
    Domandò l'altra gentilmente, afferrando il bastone del vecchio e troncandolo su una sua gamba. Quello la guardò allibita, spalancando la bocca sdentata. «Ci seppellirete tutti, Saburou-san, ve lo posso garantire.»
    «E' questo il modo di comportarsi?!»
    Strillò il vecchio, sconcertato, gracchiando come una cornacchia e prendendo poi a battere il piede intirizzito a terra. Per tutta risposta Shizuka prese i due pezzi del bastone e senza esitare li lanciò fuori dalla finestra. Pure quelli.
    «Voi dovete mangiare in bianco, Saburou-san.» Sibilò, con occhi che si scurirono di due none nel colore, infiammandosi di rabbia. «Keita, tu non devi posare la gamba a terra, perché sei qui?» Ringhiò di nuovo, scattando a fulminare con lo sguardo il ragazzino, che trasalì, pallido come un cadavere, sollevando all'istante una gamba ingessata. «Mameha-san, Megumi-san, trovo sconcertante che persino voi due vi siate alzate!» Abbaiò poi, girandosi verso le due donne, che si scusarono inchinandosi più volte.
    Quando si voltò verso le infermiere, però, lo sguardo di Shizuka Kobayashi era completamente diverso rispetto a quello riservato ai pazienti. Non era arrabbiata. Era ghiaccio in fiamme.
    «E' colpa di Chichinatsu!» Gemette una di quelle, tirando un pugno sulla spalla ad una ragazza bassa con i capelli a caschetto color della cenere. «Voleva sapere chi erano i vostri pazienti, sensei!»
    «Traditrice!»
    Strillò la piccoletta, avvampando. «Non è affatto così, Shizuka, volevo solamente vedere Uchiha-sama! Lo giuro!»
    Quella frase sembrò istigare nella dottoressa, se possibile, maggior irritazione. Allungando la mano, questa agguantò infatti il viso della ragazzina, strizzandolo. Tutti i presenti trasalirono, boccheggiando.
    «Hai finito di fare quello che ti avevo detto?» Domandò con voce glaciale e gli occhi saettanti. Per tutta risposta ricevette un mugolio strozzato che solo lei parve capire benissimo. «Idiota attira idiota, pare. Se non hai finito di fare il tuo lavoro, non andare a giro. Và da Junko e finisci con lei, mocciosa. Sei il disonore del corpo medico di Konoha. La prossima volta ti farò scoppiare la testa.» Sibilò, e nessuno dubitò che l'avrebbe fatto davvero. «E voi...» Riprese a dire, guardando l'orologio appeso al muro dell'ospedale. «...l'ora della passeggiatina è finita. Vi voglio nel vostro letto. O provvederò a legarvici.» Minacciò.
    Un secondo dopo le infermiere e tutti i pazienti stavano letteralmente correndo (o zoppicando) verso i rispettivi reparti di degenza.
    «Chichinatsu, sii così cara da prenotare per me queste analisi per i miei rispettabili pazienti.» Ordinò la Primario, infilando in bocca alla giovanissima apprendista medico un foglio accartocciato. «Dà loro la priorità. Vengono da Suna, il viaggio è stato lungo, non facciamoli aspettare più del dovuto.» E staccando la mano dal viso della ragazzina, aggiunse anche: «E porta del tè con dei biscotti dolci e salati.»
    «Ehi, non sono pagata per...»
    Deglutì, interrompendo a metà il discorso quando vide gli occhi della sua responsabile.
    «Onegaishimasu.» Congelò lei, glaciale. E l'altra annuì, si girò e scappò via.
    Un istante dopo Shizuka era di nuovo nel suo ufficio.
    «Dunque, mentre aspettiamo alcune documentazioni e qualcosa con cui riscaldarci da questa giornata d'autunno...» Esordì rivolgendosi ai presenti come se niente fosse stato. Sembrava abituata a quel genere di situazioni. In effetti l'ospedale di Konoha era un posto più vivace di quello che ci si sarebbe potuti aspettare da un luogo di ricovero... «Suna, giusto? Recentemente non ho avuto modo di recarmi presso il vostro villaggio, ma ho molti piacevoli ricordi legato ad esso e diverse persone a cui tengo che siedono sotto lo stemma del vostro Paese.» Ammise con sincerità. «Purtroppo ricevo sempre meno spesso notizie in proposito alle vostre terre...» Continuò a dire, intrecciando le dita sulla scrivania alla quale sedeva. «Che novità, dal Vento?» Domandò infine, sorridendo.

    Si arrabbiava anche sin troppo facilmente, ma quando era quieta poteva addirittura definirsi una donna piacevole.
     
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    九代目水影 - Kyuudaime Mizukage

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    Lazzaro



    Comprendevo le parole di Seinji, ma non riuscivo ad accettare l'idea di mandarlo a spiare il Mikawa. Forse non se ne era reso conto ma era evidente una cosa: Diogenes Mikawa faceva affidamento sulla segretezza. Aveva agito nell'ombra, costruendo e progettando, allargando una nera rete che aspettava solo di strangolare me ed altri. La segretezza però era saltata: io sapevo e questo mi dava un vantaggio che dovevo solo essere bravo a sfruttare. Certo, potevo sacrificare Seinji e mettere a repentaglio la sua vita, ma c'erano alcuni fattori sui quali l'Akuma non aveva ancora riflettuto bene. Il primo era che non mi fidavo di lui. Quel genere di lavoro di spia richiedeva una fiducia totale ed incondizionata: dovevo affidare a Seinji un compito delicato di doppiogioco ma essendo lui il manipolatore delle informazioni nonché unica fonte, cosa mi dava la certezza che stesse lavorando per me e non per Diogenes? Il secondo era che avevo bisogno di lui a Kiri. Se avevo recuperato uno shinobi valido come Seinji non volevo allontanarlo troppo se non fosse stato necessario.


    Così scossi il capo, leggermente, in segno di diniego. Ero tranquillo però, sapevo che era la cosa giusta da fare. Grazie alle informazioni che avevo ricevuto Potevo fare in modo che Kiri fosse protetta e avrei potuto fare in modo di creare qualcosa per contrastare l'oscuro ed indefinito potere del Mikawa. Per proteggere Kiri, l'Accademia e tutto ciò in cui credevo. Per lasciare a Jukyu e Nana un mondo migliore e più libero in cui vivere. Cerca di metterti nei miei panni. Dissi, con un sospiro. Non posso lasciare un compito del genere a chi non mi fido. Comunque, se dovessi ricevere messaggi, voglio che tu me lo dica Seinji. Mi avvicinai a lui, al lato del letto. Ce la fai ad alzarti? Se avesse risposto sì gli avrei teso la mano, dandogli un aiuto per rimettersi in piedi, definitivamente. Torniamo a Kiri. Dissi solo.


    Lasciai ad Iron un messaggio per l'Hokage, scritto. Potevo fidarmi di Raizen? Probabilmente sì, ma non ne ero certo. Se era alleato con il Mikawa però non aveva senso che fosse venuto a salvarmi. Avrebbe dovuto sapere benissimo che riportare Itai Nara fuori dal mondo dei morti poteva significare solo aggiungere un nemico, pericoloso e quantomai determinato, tra le fila di coloro che si sarebbero opposti a tali orride azioni.

    Vediamoci al Faro tra una settimana, al tramonto.

    Itai


    Lui sapeva benissimo cosa volesse dire quel messaggio. Se dovevo parlare con lui, volevo farlo nel posto più sicuro e sacro che conoscevamo entrambi e che in un certo qual modo ci legava.

     
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    Pareti sottili







    Nella sua stanzetta il Colosso sospirò, a quel livello degli ospedali regnava il silenzio più assoluto, ben più di quanto se ne udisse tra i corridoi dei reparti attivi, già silenziosi rispetto a qualsiasi altro ambiente pubblico.
    Era in quel silenzio che Raizen accolse Iron.

    Pare tu ci sia riuscita.

    Disse sorridendo.

    Si, le condizioni non erano certamente buone, ma dopo aver eliminato quello che potremmo volgarmente definire blocco o impurità la situazione è andata risolvendosi in autonomia.

    Era interessato, seppur non eccessivamente.

    Impurità?

    Domandò improvvisamente attento mentre Iron si fece pensosa, probabilmente per spiegare in poche parole all’Hokage cosa aveva compreso di quella particolarissima morte.

    Diciamo che la causa della morte era il suo stesso sangue, o qualcosa miscelato ad esso.

    Si rabbuiò per qualche secondo, per poi nascondere quell’espressione.

    Comprendo, comprendo.
    Anche se onestamente non so se per Kiri sia un guadagno.
    Vai pure Iron, e scusa l’ora tarda, ma questo genere di cose si fanno la notte.
    Penserò io a chiudere qui.


    Si scambiarono un saluto mentre la jonin si allontanava lasciandolo solo con una parete di tramezzo tra lui, il Cetriolo e il Mizukage, stava disteso in un letto da degenza che seppur staccato dalla parete gli stava parecchio vicino.
    Sospirò mentre scuoteva la testa.

    Non avrà bisogno di me, ma vaglielo a spiegare che una porta e un tramezzo non impedirebbero a nessuno di ascoltare, soprattutto con la scarsa attenzione dedicata al mantenere segreta quella conversazione.

    Fortuna volle che la Jonin della foglia si era momentaneamente allontanata dalla sala della resurrezione.
    Ascoltò il discorso con attenzione, nonostante qualche parola potesse sfuggire il discorso era tutt’altro che poco chiaro, persino con la scarsa intenzione che Raizen aveva di origliare.
    Pareva che Diogene avesse messo sotto patto la persona sbagliata, un altro passo falso.

    Quell’uomo sta perdendo qualche valvola.
    Non c’è altro motivo.


    O almeno così pensava il Colosso riguardo la scelta che l’aveva portato ad allearsi con quello che ormai per Raizen era il “cetriolo”, se non altro Itai era stato abbastanza saggio da impedirgli di fare l’infiltrato, avrebbero riconosciuto il tanfo del traditore addosso a quel verginello da miglia e miglia di distanza.
    Quando gli venne consegnato il biglietto sospirò nuovamente.

    Beh, se non altro uno su due ragiona.

    Borbottò qualche volta prima di girarsi su un fianco, nonostante l’ottimo acquisto fatto al negozio di materassi qualche settimana prima per arredare il suo nuovo appartamento doveva ammettere che anche quello dell’ospedale non era male, e decise di passarci la notte, le luci basse e la piacevole temperatura gli avevano ricordato che aveva dormito fin troppo poco a causa dell’imbecillotto che Itai aveva riportato dal mondo dei morti.
     
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    Certo, quello era ciò che il subconscio di Eiatsu voleva accadesse. Voleva accedere alla sua riserva di chakra, voleva suicidarsi per mantenere chiusa la porta che permetteva l'accesso a molte informazioni rilevanti...ma non ci riusciva. Il suo corpo non rispondeva, il sua mente non riusciva ad elaborare concretamente quell'istinto primordiale indotto dal suo essere ninja, dalla sua dedizione alla causa.

    La notte passò e, collegato ai macchinari che lo inducevano in quello stato di incoscienza ma al tempo stessa lo tenevano stabile, la sua riserva di chakra si ripristinò. Era nuovamente preda delle domande di Raizen e i suoi uomini e questa volta non avrebbe potuto fare molto per impedirne l'accesso! La sua mente era stata stuprata più e più volte e quell'ultimo set di domande fu davvero troppo per fargli mantenere la lucidità...qualcosa stava accadendo alla sua mante, qualcosa di estremamente destabilizzante, nel limbo tra l'essere costretto a dare risposte e la volontà di non volerlo fare! Avrebbe potuto mentire ma il duo avrebbe in ogni caso estratto con la forza la verità, ottenendo informazioni di estrema rilevanza. Quello che sarebbe emerso dal set di domande sarebbe stata l'esatta interpretazione di Eiatsu dei piani del Colosso che, sebbene veritiera, per alcuni aspetti differiva inevitabilmente da ciò che frullava nella mente del Mikawa. Inoltre le due informazioni non erano aggiornata sugli ultimi eventi, quindi inevitabilmente qualcosa mancava all'appello.

    CITAZIONE
    -Quali mansioni hai svolto per conto di Diogene o dell’associazione di cui i villaggi e l’accademia sono all'oscuro?
    -Quali azioni lesive per gli stati accademici avete in programma tu o l’associazione?
    -Che azione lesive per gli stati accademici tu o l’associazione avete compiuto?
    -Quali sono i nomi, in codice e reali, di tutti i membri dell’organizzazione?
    -Quali sono le loro abilità?
    -Chi sono i volti dietro cui l’associazione maschera le sue azioni?
    -Quali sono i nomi di tutti i vostri alleati?
    -Konoha Kiri e Suna saranno vittima di danni pianificati da te, Diogene o la vostra associazione?
    -Lo sono state in passato?
    -Oto acquisirà territori appartenenti ad altri villaggi accademici?
    -Esclusa sottomissione a voi o ad Oto i villaggi come potrebbero evitare di avere svantaggi dalle vostre azioni?

    Raizen, attraverso la Kobayashi, avrebbe scoperto quindi dell'attentato a Kiri e dell'infiltrazione a Suna. I ricordi afferrati da Shizuka ed indotti dalle domande dall'interrogatorio del jonin avrebbero mostrato anche alcuni dettagli dell'operazione: l'alleanza con le falcidonnole e il modo in cui era penetrato nella Sabbia, gli accadimenti di Kiri con l'arrivo di Febh e il conflitto sfiorato...
    Andando a fondo sarebbe inoltre stato possibile intravedere i piani futuri: in programma vi era un imminente attacco ad Oto ancora non del tutto pianificato, ma che sarebbe costato molti morti all'interno del Suono stesso!! Cosa aveva in mente il colosso? Attaccare il suo stesso villaggio?
    Ciò che i fogliosi avrebbero compreso con chiarezza era che Yashimata era morto e che Eiatsu lo utilizzava come marionetta per coprire tutti i loro movimenti. L'obiettivo di tutti quegli attacchi era dare credibilità ad un nemico unico, che potesse tenere unita l'Alleanza...ovviamente si trattava di uno specchio per le allodole, un modo per far apparire Oto innocente e degna di tutta la fiducia.
    Raizen avrebbe quindi scoperto che l'associazione, sotto il nome di Alba (e questa informazione era una vera e propria proiezione, in quanto il video di Yashimata in questione avrebbe iniziato a circolare nel continente solo qualche mese dopo), vantava diversi alleati; le domande poste e l'abilità della chunin non gli avrebbero permesso di vedere tutto ma oltre i vari Shinken, Jotaro e Brando (artefice dell'attacco all'amministrazione della Sabbia durante l'incontro di riappacificazione tra Oto e Kiri), tra essi figurava Seiniji, il nukenin di Kiri. Che il colosso avesse legami anche con Ame? Difficile a dirsi ma il ruolo dell'Akuma era chiaro: avere un'arma con le giuste motivazioni da usare contro la Nebbia ed Itai. Raizen aveva chiesto di elencarli "tutti" e su questo ovviamente Eiatsu avrebbe glissato, lasciando che il chakra rendesse valida la risposta [Medio]. Di Seiniji e le sue abilità , Arashi avrebbe scoperto ciò che l'eliminatore gli aveva visto fare nel breve scontro al Gate con il Mikawa. Questo era ciò che sapeva.
    Riguardo gli attacchi, in cantiere non vi era ancora nulla di definitivo: a detta di Eiatsu, il Colosso avrebbe aspettato le risposte di Raizen ed Itai per muoversi concretamente. Era dunque palese che la mappa che prima l'eliminatore aveva fornito loro, quella con una X segnata sui principali villaggi extra accademici, poteva essere aggiornata con lo stesso segno tratteggiato su Suna, Kiri e Konoha. A far diventare quei tratti continui sarebbe stato il prossimo futuro; si, perchè le immagini e le sensazione lette tra ricordi di Eiatsu palesavano una certa fretta, come se quelle decisioni che avrebbero deciso le sorti del continente fossero a portata di mesi, se non settimane.

    Raizen non poteva sospettare che era Suna la chiave di tutto e le domande che fece non furono sufficienti a rievocare i ricordi su Hoshi. Inoltre Eiatsu non era al corrente degli ultimi movimenti del Colosso sempre a Suna, per la costruzione delle armi d''assedio, e nel Paese del The, per le navi da guerra. La prospettiva che inoltre l'eliminatore dava a tutte quelle informazioni era dal punto di vista del meticoloso sottoposto e non del comandante; si, conosceva molto del piano generale ma non era affatto nella testa di Aloysius così a fondo da poter comprendere a pieno il suo disegno.

    Avendogli cancellato la memoria, privo del background sull'evento Eiatsu aveva dato più risposte del necessario probabilmente, ma l'Hokage era stato questa volte abile ad usare i suoi sottoposti. Raizen ora sapeva di Yashimata, degli attacchi ai villaggi, e dell'impero Otese in procinto di espansione. Come avrebbe usato quelle informazioni solo il futuro lo avrebbe rivelato.

    CITAZIONE
    OT / Dovrei aver trovato un modo carino per rendere comunque valido il post precedente ;). Ho condensato tutte le domande in un unico discorso, rispondendo comunque a tutte! :riot: / OT



    Edited by DioGeNe - 18/10/2015, 14:46
     
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  15. Asgharel
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    Narrato

    °Pensato°
    «Parlato»
    "Parlato" (altri)
    -Citazioni-


    [Abilità/Potenziamenti/tecniche]


    Tappa all'ospedale 三

    ~Ordinaria Follia part. III~


    Mentre i due avanzavano per i corridoi, approfittando di un momento di solitudine, il Kurogane piazzò una domanda particolare, una sorta di domanda consona a quanto aveva visto, anche se Atasuke si sentì terribilmente imbarazzato nel dovervi rispondere, anche se la sua abilità nel celare le proprie emozioni avrebbe reso comunque ben difficile al Kurogane accorgersene.

    “Di un po'... ma sta Shizuka è la tua ragazza o qualcosa del genere? Se serve posso metterci una buona parola io. Dopotutto ero presente.”

    «No, nulla del genere... Anzi, conoscendola se provi a mettere delle buone parole, beh, rischi solo di finire scottato a tua volta... Comunque non ti preoccupare, so come cavarmela»


    E con un sorriso sornione, proseguì oltre, chiudendo definitivamente quel discorso. Non era quella la sede adatta ed Atasuke di certo non sarebbe andato in giro a raccontare i suoi fatti privati ad un qualsiasi shinobi, specie uno come Shinichi.
    Ascoltò poi la risposta di Shinichi, chiedendosi quanto difficile potesse essere vivere nel deserto, attorniato da una sorta di folle clan fatto da pazzi marionettisti, evidentemente indisciplinati. Se su una cosa si poteva essere erti, era che Atasuke mai si sarebbe preso un tale disturbo, arrivando addirittura a doversi ritirare a causa dei tentativi di omicidio nei suoi confronti, ma in fondo, lui non era di Suna e non conosceva le usanze del deserto, ma aveva avuto il dispiacere di notare quanto brutali potessero essere i marionettisti quando ci si mettevano d'impegno e non fece fatica a comprendere la situazione di Shu.

    «Quindi, per farla breve, non se la passa peggio del solito... Anche se in effetti mi chiedo come possa fare a gestire un clan del genere dopo aver abbandonato la vita da shinobi... Ma immagino che pur avendo smesso di operare attivamente si stia tenendo bene allenato, in fondo, seppure non è più uno shinobi “operativo” ora è a capo della sua famiglia e credo che la cosa non lo metta di certo meno al centro delle attenzioni di quei pazzi...»


    Commentò, ignorando per un'istante lo scambio di battute tra Shinichi ed il suo “protetto”.

    [...]


    Non si potè dire che Atasuke non si sentisse quasi stupito dell'affermazione della Kobayashi. Sapere la frequenza con cui Raizen entrava in quell'ufficio, in un certo senso lo urtava. Anche se in realtà, non era tanto il fatto che l'Hokage facesse spesso visita alla sua amica, quanto piuttosto che si fosse preso la leggerezza di disastrare solo il SUO ufficio, ulteriore (e particolarmente fastidioso) segno di mancanza di rispetto nei suoi confronti. Possibile che l'Hokage avesse così poca stima e rispetto per lui?
    Su quel punto, non volle nemmeno pensarci, men che meno provare a pensare quanto male potesse trattare le persone che nemmeno avevano avuto l'onore di poterlo “sostenere” davanti al Daimyo nella sua elezione. Elezione che ogni giorno non faceva che far sentire il suo peso ed il suo prezzo sulle loro spalle, portandolo a volte a chiedersi se avesse realmente fatto la cosa giusta.

    «Allora devo ammettere che sei stata fortunata, oppure conosci abbastanza Raizen da impedirgli di rovinarti l'ufficio... Ricordami che dovrò farmi insegnare qualche tuo trucchetto per contenerlo...»


    Rispose scherzoso con un sorriso, cercando di alleviare la tensione, se non di quell'incontro del suo animo, che continuava ad ardere ogni singola volta che il suo pensiero si fermava sulle inadeguatezze del colosso nel rivestire ufficialmente quel ruolo.

    […]


    Atasuke non ebbe problemi nel notare il nervosismo di Shizuka nel rispondere alla sua richiesta, e men che meno ebbe problemi nel comprendere che cosa la innervosisse tanto. Era palese che si stavano entrambi riferendo a quanto accaduto al gate, ed era probabile che entrambi avessero preso decisamente male le azioni dell'Hokage, ma conoscendola, probabilmente, più che le azioni del Kage con la sgualdrina, erano piuttosto le conseguenze e le azioni successive all'evento. Non per ultimo il “rapimento” che ella aveva subito a sua volta.
    Avrebbe voluto rassicurarla in qualche modo, tuttavia, quello era un discorso per un'altro momento, ed Atasuke non era tanto sciocco da arrischiarsi inutilmente nel cercare di tranquillizzarla in quel momento. Aveva ormai imparato che Shizuka, come tutte le donne, era una battaglia continua, e come tutte le battaglie, vi era un flusso da seguire per uscirne vincitori ed in quel momento, il flusso seguiva il silenzio. Ogni parola di troppo avrebbe cercato di deviarne troppo bruscamente il corso, finendo per spezzare la diga e distruggere tutto ciò che vi era oltre.
    Sfortunatamente per lui, forse per troppo buonismo o forse per semplice ignoranza, il giovane detective di suna, non ebbe la stessa accortezza, cercando di mettere lui una piccola diga su quel flusso, cercando di indirizzarlo a favore di Atasuke.

    “Penso che sia una buona idea... e vi capirei benissimo se non vorreste avere tra i piedi due ninja di Suna.”

    °No, no, stai zitto, maledizione, non forzare la mano!°

    “Per cui una volta terminato il nostro piccolo colloquio io e Kojiro potremmo andarcene...”

    °No, siano dannati gli dei, fermati!°

    “o potremmo prenderci anche un thé tutti assieme. Per me è uguale, davvero.”

    °Ok, siamo morti°


    Atasuke rimase fermo, immobile come una statua nel sentire la voce del Kurogane che non si decideva a fermarsi, evidentemente ignorante di quanto stava rischiando di provocare. Una piccola goccia di sudore freddo calò lungo la schiena dell'Uchiha, nel brevissimo, eppure eterno istante che separava quell'esternazione dalla risposta della Kobayashi, che non si fece attendere.

    “Siete venuto per un consulto medico o per trattare anche sull'idiozia del vostro fidato amico?”

    °Ecco, lo sapevo, siamo finiti più inguaiati di prima...°

    “Il bello della contrattazione, Kurogane-sama, è che può essere discussa più volte. Propongo dunque di visitare prima il vostro attendente, e poi di decidere sul da farsi circa questo pomeriggio.”


    «Ritengo sia la soluzione migliore, Shizuka»


    Rispose lui, evitando che il Kurogane potesse nuovamente compiere l'errore di istigare o indisporre la donna. In fondo, per quant dedita al lavoro potesse essere, quello era il suo regno e nulla poteva impedirle di somministrare loro un veleno spacciandolo per una medicina necessaria per una qualsiasi patologia. Ed Atasuke sapeva quanto Shizuka sapeva spingersi ben oltre ciò che era “giusto fare”, specie se spinta a farlo.

    “E la parcella ospedaliera.”

    °E qui son cavoli tuoi...°


    Pensò, lasciandosi appena sfuggire un sorriso compiaciuto, approfittando della distrazione della Kunoichi, concentrata sul palmo della sua mano e sull'interlocutore di Suna.
    Atasuke tacque per tutta la durata della visita preliminare. Non commentò ne fece nulla, rimase semplicemente al suo posto, osservando con attenzione ed ascoltando le parole della donna.
    Egli non era un medico, conosceva giusto i rudimenti della medicina, quanto gli bastava per curare un semplice raffreddore o poco più, ma soprattutto conosceva le basi per una prima medicazione sul campo di battaglia, giusto le basi del primo soccorso. Quello che gli bastava sapere per sapere dove mirare per uccidere o dove agire per evitare a se stesso o ai suoi compagni di morire come topi.
    L'arte medica lo affascinava, in fondo la sua prima maestra fu Shay Hyuga, una dottoressa, o meglio, un'aspirante medico della foglia ed era innegabile che in un qualche modo gli avesse anche trasmesso l'interesse per quel campo, anche se, alla fine della fiera, il suo interesse medico era limitato alla semplice teoria, a qualche rudimento e nulla più. Atasuke non era e non sarebbe mai stato un medico, al più un primo soccorritore, ma il suo animo era quello del guerriero.
    Alla fine della visita, Shizuka sembrava, in un certo senso, soddisfatta del risultato, o quantomeno si era evidentemente fatta un primo quadro di quanto le sarebbe servito sapere per procedere con analisi più approfondite o altro.
    Ella si alzò, andando alla porta e chiedendo loro se avessero gradito qualcosa, offerta che Atasuke decise che non era il caso di lasciar correre nel nulla per non mancare di rispetto alla “padrona di casa”.

    «Oh, ti ringrazio, Shizuka... Ma non ti disturbare troppo, un caffè o un semplice tè andranno benissimo, grazie.»


    Fece un breve cenno con il capo, osservandola mentre usciva dalla porta e, con evidente stupore, rimase per alcuni istanti, osservando un qualcosa che i loro occhi non potevano osservare, anche se le affinate orecchie dell'Uchiha non ebbero grossi problemi ad udire. [Percezione] [Abilità]
    Ascoltò tutto, discorsi, parole, esclamazioni, anche se forse, dati i toni, anche un sordo avrebbe sentito quelle parole, tuttavia, il suo udito gli permetteva di ipotizzare anche a grandi linee ciò che stava succedendo. Riconobbe infatti i passi delle infermiere quando correndo si allontanavano per tornare ai loro compiti, al ticchettio delle stampelle e delle gambe ingessate di uno o più pazienti mentre al limite della loro velocità si allontanavano zoppicando “rapidi” verso i loro letti, dove Shizuka li aveva nuovamente segregati.
    Coscente di non essere visto o udito, si voltò nuovamente, non guardando più verso la porta, ma di fronte a se, verso la scrivania della primario e si concesse una breve e goduta risata, mentre immaginava in ogni minimo dettaglio la scena che stava accadendo alle loro spalle.
    Quando Shizuka fece nuovamente rientro, Atasuke si ricompose rapido, simulando che nulla fosse accaduto e che nulla sapesse di quanto era appena accaduto fuori da quella stanza.

    “Dunque, mentre aspettiamo alcune documentazioni e qualcosa con cui riscaldarci da questa giornata d'autunno... Suna, giusto? Recentemente non ho avuto modo di recarmi presso il vostro villaggio, ma ho molti piacevoli ricordi legato ad esso e diverse persone a cui tengo che siedono sotto lo stemma del vostro Paese. Purtroppo ricevo sempre meno spesso notizie in proposito alle vostre terre... Che novità, dal Vento?”


    Atasuke sorrise, quella domanda non era posta a lui, ma chiaramente rivolta ai due ospiti. Tuttavia, per quanto non ebbe nulla a che spartire con quel discorso, tutta quella sincerità da parte di Shizuka lo mise di buon umore, anche se i suoi ricordi verso Suna ed i suoi shinobi, adombravano quella sensazione lieta, riportando alla mente il suo corso genin con quel pazzo di cui nemmeno si ricordava il nome o delle sue disavventure nel deserto con il portatore dello yonbi rapito ed il successivo viaggio nel deserto a recuperare il presunto nuovo portatore, Haruki, il monaco del fuoco.
    Rimase quindi in silenzio, nel suo angolino, osservando gli altri che con tranquillità parlavano del villaggio della sabbia, mentre lui veniva lasciato in disparte. In fondo sapeva che sarebbe accaduto ed il momento per lui sarebbe giunto, appunto, in un'altro momento.



    OT - Nuovo codice per i titoli, nuova corsa :riot: - /OT
     
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