Ospedale della Foglia

[Gestionale]

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    La corda







    Finalmente l’interazione tra Shizuka e Shorinku diede i suoi effetti, permettendo a Raizen di ottenere le informazioni tanto anelate e qualche preziosa bugia, prontamente segnalata con un asterisco da Shorinku.

    Oh, ma guarda un po’ se non è Kiri quella ad avere un cane rabbioso pronto a saltargli alla gola.

    Pensò tra se e se leggendo i ricordi.
    Le nuove domande non si sarebbero fatte attendere a lungo, purtroppo essendo le abilità di Shizuka limitate ad un singolo ricordo con un avversario accorto come Eiatsu dovevano riuscire ad essere più precisi nel porre le domande per evitare che potesse nascondere informazioni.

    -Quale è il numero totale dei vostri alleati tra le file accademiche e non?

    Una domanda d’ingresso la cui risposta, da estrarre da un ricordo superficiale in modo da ottenere un dato aggiornato e maggiormente vicino alla realtà, come avrebbe comunicato a Shizuka, sarebbe stata d’appoggio alla successiva.

    -Chi sono, escludendo Seiji e Raizen gli alleati e infiltrati che avete nei villaggi accademici?

    Se la risposta non fosse stata sufficiente all’individuazione la domanda si sarebbe fatta più affilata.

    -A che villaggio appartengono?
    -In quali piani sono coinvolti?


    Il complesso piano di Diogene stava lentamente emergendo, ma la corda per trainarlo a riva era ancora lunga, fortunatamente il tempo non mancava.
     
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    TRANSFER

    Power always thinks it has a great soul and vast views beyond the comprehension of the weak.




    Non si sentiva ancora stanca come il giorno precedente, ma senza dubbio rimanere all'interno della mente di Eiatsu la stordiva al pari di essere gettata in un fiume in pieno inverno.
    Mentre viveva i ricordi dell'otese con i suoi stessi occhi, la piccola Chunin cominciò ad avere la netta sensazione di essere finita in un Disegno decisamente troppo grande, di cui lei era certamente l'ultima a dover sapere. Ne ebbe paura, come se ne poteva avere di trovarsi a fronteggiare una montagna pronta a crollare, senza niente con cui difendersi se non le proprie mani nude. Nonostante quei pensieri l'attanagliarono con violenza, togliendole il fiato, ella non cessò però di fare il suo lavoro.
    Non era necessario scavare più in profondità di quanto già non avesse fatto per comprendere che quel folle Mikawa era pronto a distruggere tutto il continente se così avesse potuto ottenere il suo scopo, qualunque esso fosse. E lei, nella sua piccolezza infinitesimale –un pulcino se paragonata a quei leoni ben più grandi e spaventosi dietro ai quali si ritrovava a camminare– poteva solo limitarsi a non accettare quella tela di ragno entro cui era finita. E a distruggerla nell'unico modo in cui risultava davvero brava: sabotando e manipolando.
    Chiuse gli occhi mentre Raizen elaborava i ricordi e le informazioni che lei e Shorinku gli avevano fornito. Appoggiata con le mani al lettino del giovane otese, la Principessa dell'Airone esitò, guardandolo dall'alto.
    Ognuno perseguiva il proprio personale spirito di giustizia, facendo solo ciò che considerava giusto. Era sempre stato così, nella storia del mondo.
    Era possibile che fossero nati avversari, in quella vita che si ritrovavano ad avere, in quel momento e in quel luogo, ma quella persona non era poi troppo diversa da lei, lo aveva avvertito. Lo aveva capito la prima volta che aveva sfiorato la sua mente.
    Al pari di lui, anche lei non avrebbe esitato fino all'ultimo –benché resa schiava, torturata o violata– di proteggere ciò che reputava importante: il suo Villaggio e la Pace Accademica che permetteva allo stesso di esistere nella serenità.
    ...Aveva rimpianto per molto tempo il percorso su cui un tempo aveva camminato, quello illuminato dei più retti e giusti che potevano vivere lontani dalla menzogna e dall'orrore, godendo dell'ammirazione altrui, ma aveva ben presto compreso che la porzione d'ombra entro la quale sedeva, svolgendo il lavoro sporco che la giustizia della Foglia le affidava, era un ruolo che probabilmente solo lei poteva fare. E lei, per questo, aveva imparato ad accettarlo con onore.
    Mentre Raizen tracciava le nuove domande su un foglio stropicciato per il troppo esser rimasto in mano, la Principessa scostò con lentezza una seconda ciocca di capelli dalla fronte di Eiatsu, guardandolo.
    “Mi dispiace –pensò, e il tocco gentile delle sue dita sottili parlava per lei sulla sua sincerità–, esattamente come tu ubbidisci ad un ideale e una causa superiore, anche io faccio lo stesso.”
    Si rendeva conto che il suo comportamento avrebbe potuto apparire fuori luogo, se correttamente interpretato, ma Shizuka, ancora così incapace di non percepire gli altri come avrebbe potuto percepire se stessa, non poté fare a meno di pensare alla possibilità in cui fosse stata lei a giacere in quel lettino, incapace di ribellarsi, in balia del nemico...
    Avrebbe desiderato morire più di ogni altra cosa. Si sarebbe maledetta, avrebbe distrutto se stessa un pezzo dopo l'altro se avesse temuto di dare informazioni sul suo Villaggio all'esterno... e per quel motivo, provava pietà. Pietà per un nemico onorevole che anche di fronte all'impossibilità di opporsi cercava di farlo.
    Pietà per un altro essere umano. Quel tipo di sentimento forte che in quelle occasioni, quando cioè si rendeva creatrice dello sbaglio giustificato come corretto, le permetteva di ricordarsi che prima di essere una Shinobi, era una donna. E come tale, provava compassione e amore.

    Poi Raizen protese verso di lei e Shorinku le nuove domande...
    ...e Shizuka, guardando il foglio, si limitò ad annuire, riposizionando le sue mani sulle tempie dell'otese e dopo un rapido scambio di sguardi con il Jonin degli Yamanaka, entrare nella mente di lui, come prima divenendo niente di più che una presenza aleatoria e lontana, silenziosa e scura.
    Stavolta sedette nel livello dell'inconscio più profondo, frapponendo la sua stessa mente a quella di Eiatsu dalla seconda domanda in poi, scendendo a caccia di particolarità, sfumature e dettagli più minuti e dettagliati. Proprio come la Volpe le aveva ordinato di fare nelle note in fondo al foglio.

    [...] Le persone perseguivano la loro giustizia.
    Era sempre stato così, nella storia.
    E anche quella volta non sarebbe stato diverso.
     
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    Shinichi in ospedale!

    Post Terzo - Medical Exam



    «Siete venuto per un consulto medico o per trattare anche sull'idiozia del vostro fidato amico?»

    «Il bello della contrattazione, Kurogane-sama, è che può essere discussa più volte. Propongo dunque di visitare prima il vostro attendente, e poi di decidere sul da farsi circa questo pomeriggio.»

    «E la parcella ospedaliera.»

    Dovrei contrattare su tutto? Persino per un the? Sono sicuro che per un abitante di Konoha un incontro con voi sia un grande onore ma io francamente non sono così interessato. Troppa fatica...

    E se Miyako-sama venisse a sapere come spendete il suo dono...

    Si, meglio non fare qualcosa di "disdicevole".

    Pur senza affermarlo avevano entrambi pensato, più per la scelta di parole di Shizuka che altro, che lei volesse essere pagata per "l'onore" di frequentarla. Shinichi aveva sempre odiato quel genere di donna pertanto cercò con il maggior tatto possibile di rifiutare la "generosa offerta" della Kobayashi.

    Avrebbe quindi estratto un piccolo sacchetto dall'interno del Kimono, appoggiandolo sul tavolo.

    Il contenuto sarà adeguato per il vostro disturbo nei riguardi di Kojiro, Shizuka-sensei.

    La voce era calma e fredda, priva del calore e della giovialità che aveva quando parlava con Kojiro e Atasuke. Quello che era evidentemente un qui pro quo aveva largamente offeso il Sunese.

    Come se io avessi bisogno di pagare per frequentare una donna.

    Dissi che Hoshikuzu era un ninja, non medico, che aveva prestato i primi soccorsi a Kojiro. Nulla di ottimale o adeguato, ovviamente. Le prime vere cure le aveva ricevute a Suna.

    Kojiro avrebbe eseguito i vari esercizi senza fiatare, eseguendo i comandi con efficienza marziale.

    «Vogliate scusarmi per la confidenza con cui tratto il vostro attendente, Kurogane-sama. Spero capirete.»

    Bastò un cenno per fugare i dubbi della principessa della foglia. Non voleva che perdesse tempo a chiedergli un qualche permesso. Lui stesso trattava Kojiro con molta confidenza.

    «E perdonate anche il luogo non idoneo, sto solamente accertandomi di alcune cose. Ci sposteremo presto in sale più opportune.»

    Come preferite voi, sensei. Siete voi di casa, qui. Come vi sentite più a vostro agio andrà benissimo.

    «Sei copie andranno più che bene... siete capace di sfruttare la Kegebushin, Chikuma-san?»

    No, Shizuka-sensei. Mi affido solo ed esclusivamente alla mia lama per affrontare i miei nemici. Sono tuttavia in grado di usare la normale bunshin, se per lei andasse bene.

    «Per ora va bene così, potete accomodarvi. Perdonatemi ancora per le richieste, senza dubbio particolari, confido che tutte troveranno presto una spiegazione.»

    Non so nulla della scienza medica, Shizuka-sensei. Ci affidiamo a voi.

    «Posso offrire voi qualcosa, signori?»

    Per me no, grazie. Ho intenzione di visitare una delle vostre locande o un ristorante dopo e non vorrei rovinarmi l'appetito. Anzi, se voi o Atasuke avete un posto da consigliarci mi fareste un gran favore. Ah, se tu vuoi qualcosa Kojiro, prendi pure. Non rinunciare a causa mia.

    Dell'acqua, se per voi va bene, sensei.

    Quando la dottoressa uscì dalla stanza Shinichi si rilassò, non tanto perché la presenza della Kobayashi gli desse qualche problema ma era ancora irritato per il fraintendimento di prima.

    Non si preoccupò di molto di quanto avveniva fuori da quella stanza, anche se era riuscito a sentire quasi tutto.

    Perlomeno mi piace il modo in cui tiene in riga i suoi sottoposti... anche se forse... oh, beh. Non sono affari miei.

    Sono certo che se usasse i vostri metodi di acquisire nuovi sottoposti non volerebbe una mosca nell'ospedale di Konoha.

    Se Atasuke si fosse interessato o avesse chiesto che significasse quella frase, Shinichi gli avrebbe risposto:

    Le braccia gliele ho tagliate io a Kojiro. Poi dopo l'ho preso come guardia del corpo.

    Siete più il mio ufficiale di sorveglianza, più che io la vostra guardia del corpo Shinichi-sama.

    Semantica, Kojiro. Semantica.

    Se Atasuke avesse voluto indagare oltre Shinichi avrebbe sminuito la faccenda, decretandola come una materia privata priva di importanza.

    Poco dopo Shizuka sarebbe ritornata, chiedendo (con un grosso giro di parole) quali novità ci fossero dal paese del Vento.

    Nulla di eccessivamente importante... a parte l'attacco dei Kijin su cui sarete stati certamente informati.

    Se avessero chiesto informazioni su quello Shinichi li avrebbe accontentati:

    Non conosco i dettagli, mi trovavo fuori Suna per una indagine, un simpatico delitto della stanza chiusa nel territorio dell'erba, so solo che questa specie di clan di guerrieri che si facevano chiamare "Kijin" ha attaccato un avamposto all'estremo ovest del deserto del vento. A quanto pare reclamavano un qualche diritto ancestrale su quelle terre o qualcosa di simile, non è molto chiaro.

    Comunque hanno costretto numerosi profughi dentro Suna. Fortunatamente il Mizukage, assieme a qualche ninja accademico hanno fermato l'invasione sul nascere. Anche se...


    Si sarebbe fermato un'attimo per aumentare la suspence

    Dei Kijin sono riusciti ad infiltrarsi nei profughi, usando un qualche strano jutsu simile alla henge ma molto, molto più complesso. All'improvviso un Kijin è sbucato fuori all'improvviso, esplodendo da un bambino! E si è subito trasformato in una scimmia alta più di dieci metri!

    Uao, Shinichi-sama! E che successe poi?

    Evidentemente neanche Kojiro aveva mai sentito quella storia.

    Fortunatamente un ninja era li presente ed ha fermato la scimmia da solo. Si trattava di Shu, tra parentesi, che mi ha detto di salutarti Atasuke.

    Oh! Dev'essere un guerriero valoroso! Perché non mi avete parlato mai delle sue imprese, Shinichi-sama? Come ha fatto a fermare la furia della scimmia? Con un potente Jutsu? Con la forza del suo braccio? O con una spadata?

    Beh, Shu è un marionettista. Quindi credo più con la strategia, l'inganno e qualche pupazzo a molla.

    Oh. Un marionettista. Capisco.

    I marionettisti di Suna erano famosi in tutto il continente, per cui Shinichi non si fece grossi problemi a svelare le abilità dell'amico specie visto che Atasuke già lo conosceva.

    Abbi un po' più di rispetto, Kojiro! Dopotutto è stato il mio primo sensei.

    Ah, chiedo perdono, Shinichi-sama.

    Nah, scherzavo. Vai tranquillo. Comunque non è successo molto altro a Suna da allora, ma se volete posso raccontarvi dei miei ultimi casi... ce n'è stato qualcuno di interessante, ad esempio quel delitto nell'erba che vi accennavo prima.

    Si sarebbe quindi interrotto, aspettando l'arrivo dell'infermiera coi documenti o qualche ulteriore domanda da parte di Atasuke o Shizuka.
     
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    Altre domande, altro dolore. La mente di Eiatsu era ormai ridotta ad un colabrodo, era stata completamente destabilizzata dal trio di Konoha al punto che ora come ora non sapeva più in cosa credere: come era finito lì? Chi era che lo stava interrogando? Era stato denudato nel profondo, ridotto ad una sorte peggiore della morte stessa sotto molti punti vi vista...gli stessi che adesso lui non ricordava ma che la sensazione di disagio che lo differenziava per ora dai morti che tanto amava gli suggeriva. Ma la sua mente era stata privata dei ricordi dell'interrogatorio precedente e questo impedì all'eliminatore di uscire fuori di senno; la sua mente era pronta ad una serie di domande.
    La verità era che Raizen e i suoi stavano correndo un grosso rischio quel giorno: se Diogenes avesse scoperto tutto ciò allora sì che sarebbero stati guai per tutti, anche per il nuovo Hokage. Ogni azione comporta una conseguenza e l'ira del Garth era a portata di uno schiocco di dita.

    Viste le accortezze prese dall'Hokage, Eiatsu non avrebbe avuto modo di accorgersi di Shizuka e la sua infima abilità così subito, dunque a quelle prime domande non potè che rilasciare qualche ricordo importante. Non era più la voce di Eiatsu a rispondere alle domande del jonin, bensì furono flash di immagini proiettate dai ricordi a mostrare la verità.

    Quale è il numero totale dei vostri alleati tra le file accademiche e non?

    A questa domanda, un numero preciso sarebbe stato praticamente impossibile da carpire e la motivazione era palese: l'organizzazione era in rapida, rapidissima espansione. Sicuramente la quantità di persone rilevanti, da un punto di vista bellico, superava la ventina ma di persone comuni il numero era incalcolabile.

    Chi sono, escludendo Seiji e Raizen gli alleati e infiltrati che avete nei villaggi accademici?
    A che villaggio appartengono?
    In quali piani sono coinvolti?


    jpg

    Il Nuovo set di domande portò alla luce un nuovo volto, scavando oltre i volti di Brando e Jotaro già precedentemente individuati. Era un ragazzino di Suna, dall'aspetto innocente e lo sguardo vispo...forse Raizen già lo aveva visto, ma questo era da ricercare nei suoi ricordi. Seguirono quindi immagini più nitide sull'attacco a Kiri: il ragazzo aveva creato i suoi esplosivi d'argilla, pronto a farli esplodere tra la folla per provocare decine di morti...Un'immagine che se fosse stato possibile trasmettere ad Itai avrebbe minato fortemente l'involucro di calma con il quale aveva rivestito il suo demone. La proiezione si fermò lì in quanto l'intervento del chakra permise all'eliminatore di dare solo un nome dei vari alleati a Suna [Medio]. Il ricordo ormai era stato preso e aveva una rilevanza strategia non indifferente: qualora Kiri avesse voluto nel futuro minacciare Suna ora poteva avere una prova della sua colpevolezza!



    CITAZIONE
    OT / E' giunto il momento di mettere nei guai anche un po il caro Hohe
    Ho editato in sostanza levando il "completamente", che poteva far intendere che Eiatsu in questo momento fosse in parte debilitato, e aggiunto il consumo Medio per poter dare solo un nome...Non serviva l'intervento dell'admin per un edit così effimero bhà /OT


    Edited by DioGeNe - 4/11/2015, 09:11
     
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    MISUNDERSTANDING

    In human intercourse the tragedy begins, not when there is misunderstanding about words, but when silence is not understood.




    Seduta alla sua scrivania, Shizuka Kobayashi sollevò le sopracciglia, schiudendo appena le sue carnose labbra color ciliegia. Non sarebbe stato difficile dare un nome all'espressione che si era materializzata sul suo volto, in quanto era piuttosto evidente che fosse un enorme stupore.
    «Prego?» Si limitò a dire la Principessa, inarcando un sopracciglio. Sembrò sul punto di dire qualcosa, ma poi, portandosi una mano alla fronte, si mise a ridere. E lo fece di gusto. «Sono la più potente Erede del Paese del Fuoco, Kurogane-sama, sono certa che molte persone in tutto il continente vorrebbero provare l'onore di passare un pomeriggio con me. Almeno quanto io vorrei lasciar perdere, preferendo un buon libro e un po' di meritata solitudine.» Osservò, spianando le mani sul tavolo al quale sedeva. «...Le mie parole, fraintese mi vien da pensare, volevano concentrare l'attenzione dei presenti sul caso medico che mi avete sottoposto piuttosto che su inopportune frivolezze, decisamente fuori luogo per il posto in cui ci troviamo, e così facendo volevano egualmente sottolineare, con pudore e riservatezza, il mio rispetto per la Dinastia dei Kurogane del Vento, rinomati commercianti, e come tali abituati a contrattare.» Sorrise, reclinando leggermente la testa di lato, evitando così di nascondere il suo puro e sano divertimento. «Se la nostra pregevole lingua non mi inganna, contrattare significa disquisire con qualcuno in merito alle condizioni di una determinata transazione economica.» Continuò, muovendo un indice sulla scrivania nel delineare un cerchio. «Speravo che il gioco di parole tra il vostro sangue e la stima che l'erede di un altro Clan mercantile poteva nutrire per la vostra famiglia fosse evidente, giacché fare apprezzamenti in modo esplicito è assai di pessimo gusto, mi risulta. E come dicevo, molto fuori luogo.» Fece presente la Principessa, e a quel punto, continuando a tenere la testa reclinata verso il tavolo, alzò gli occhi a incontrare quelli di Shinichi. Sorrise, beffarda stavolta, e la sua espressione era seta su una lama affilata. «Girano molte voci sugli abitanti del Vento, il cui intelletto pare essere leggero come l'elemento cui si accompagnano... ma io, che non sono solita credere alla malizia di una mente poco edotta, non vi ho mai creduto; quindi vi prego, cerchiamo di non sfatare questa mia puerile convinzione proprio oggi.» E così dicendo, riportando la testa eretta, si limitò a guardare con flemma il sacchetto che il sunese le aveva messo di fronte. Dovette fare appello a molto del suo autocontrollo per non far ingoiare ciascuno dei ryo del borsello a quel maleducato ospite, ragion per cui riprese a parlare solo dopo una manciata di istanti. «Benché sembriate assai abituato a pagare a cuor leggero una donna...» Esordì a quel punto l'Erede dell'Airone con eleganza affilata, spingendo indietro, con indice e medio della mano destra, il sacchetto di denaro. «...vorrei che sappiate che questa donna.» E inchinò la testa con rispetto. «non è avvezza a ricevere pagamenti lavorativi se non al termine del servizio professionale offerto, appoggiandosi alle tabelle di compenso ospedaliero come la Legge del Fuoco prevede.» Disse gentilmente. «Ne consegue che qualora foste venuto nel mio Ospedale per mancare di rispetto a me e al mio team di professionisti, come si potrebbe evincere dal vostro comportamento, sarei costretta a farvi allontanare in seduta stante.» Affermò poi, e stavolta il suo tono fu più rude e freddo. I suoi occhi, socchiudendosi, si affilarono come quelli di un cacciatore, brillando in quelli dell'interlocutore. Un istante dopo, però, quell'espressione era già scomparsa. «...ma non è questo il caso, ritengo. L'ignoranza dettata dalla cultura diversa è scusabile, fintanto che è in buona fede. Non iniziamo male il nostro rapporto, professionale e amichevole ci tengo a precisare, che spero possa essere proficuo e interessante come mi aspetto da una mente visionaria e divertente come la vostra.» Concluse infine, in un'ultima e impietosa stoccata, per poi inchinarsi. Detto questo si alzò, e iniziò la sua visita.

    Era una donna intelligente, molto più di quello che qualsiasi uomo avrebbe potuto trovare apprezzabile in una femmina. Acuta, abile nel parlare, e decisamente fuori dalla media di qualsiasi altra signorina del suo rango, Shizuka era la più alta rappresentante del sangue che portava nelle vene: quello Kobayashi, l'Airone che da centinaia di anni proteggeva e rendeva saldo il Fuoco.
    Principessa caparbia e fiera, educata per gestire da sola un impero economico da centinaia di migliaia di ryo, quella ragazza era molto distante dai canoni conosciuti in qualsiasi altra donna, distinguendosi per questo anche nell'ambiente Shinobi, in cui la sua tempra incrollabile e il carattere ardente le rimandavano indietro il rispetto che sapeva di meritare. Difficile, dunque, considerarla la più mansueta da gestire. Ma soprattutto, la meno indicata da offendere.
    E Shinichi Kurogane lo aveva appena capito.

    […]



    Shizuka parve accontentarsi della bushin e non fece questioni sulle capacità dell'uomo, non era lì per quello dopotutto. Tranquillizzò dunque con gentilezza il Chikuma, invitandolo ad impastare chakra e produrre quante più copie fosse lui possibile, mantenendole attive per quanto più tempo potesse. Quando poi anche quel comando fu adempiuto, la dottoressa prese altri appunti sui foglietti che aveva già tirato fuori dalle tasche in precedenza, alla fine delle altre prove, segnandovi anche stavolta le sue considerazioni, prevalentemente riguardanti il sospetto di un possibile problema ai vasi di chakra. Scrisse piccolo, per evitare che i nuovi appunti coprissero le annotazioni in merito alla debolezza di ambedue gli arti –capaci di sostare in posizione di tensione muscolare per un tempo apprezzabile, ma incapaci di lanciare un rotolo su di un albero distante appena cento metri dal punto di fermo.
    Terminò abbastanza velocemente di scrivere, come al solito insudiciandosi tutto il lato della mano con l'inchiostro fresco, che sbafò poi ovunque per distrazione. Inconsapevole del problema abbastanza da grattarsi una guancia, sovrappensiero, insudiciandosi pure lì, la piccola Chunin prenotò allora le visite che riteneva fossero doverose: una monitorazione chakrica, delle analisi del sangue, e altre visite di circostanza non tanto per dare una risposta ai suoi dubbi, quanto piuttosto per avere abbastanza informazioni da poter compilare un'anamnesi del paziente, di modo che se avesse dovuto agire chirurgicamente avrebbe potuto farlo senza ulteriori perdite di tempo.
    Solo a quel punto ritornò nel suo studio e si sedette con infinita pazienza alla sua scrivania, pregando che stavolta il tentativo di parlare con il sunese potesse essere ben accetto.
    Non conosceva Shinichi Kurogane abbastanza da poter dare un giudizio su di lui, ma era evidente che fosse un tipo particolare, come si diceva lo fossero molti della famiglia da cui traeva il nome, del resto. Sperò che non fosse anche un idiota.
    Accomodatasi sulla sua poltrona, dunque, la Principessa del Fuoco ascoltò con attenzione la risposta del detective... socchiudendo stancamente gli occhi quando questo iniziò a dilungarsi su quel genere di argomento che i maschi amavano particolarmente: combattimenti incredibili in condizioni svantaggiate, ammirazione mascolina per eroi qualunque, e altra roba di quel genere di fronte alle quali lei per poco non sbatté i pugni sul tavolo, esasperata.
    Non gliene fregava niente di sapere le vicissitudini di maestro e allievo e le interessava ancora meno venire a conoscenza di quanto entrambi fossero bravi e portentosi... perché gli uomini si eccitavano tanto a tirarselo a vicenda, poi –quell'immagine la fece rabbrividire–?
    Sospirò impercettibilmente, togliendosi gli occhiali e massaggiandosi con indice e pollice la base del naso: uomini.
    Non li aveva mai capiti, figurarsi come poteva capirne uno come quello. Ora intuiva perché sembrava tanto amico di Atasuke, stessa indole da “io sono”, “io faccio”, “io penso”...e non c'era genere di maschio che la irritava di più, quello era poco ma sicuro.
    «Scusatemi, i turni di lavoro mi stanno sfiancando.» Si sarebbe giustificata all'ennesimo sospiro, troncando così immediatamente i discorsi del Kurogane sulle sue mirabolanti avventure al Paese dell'Erba, che le potevano interessare quanto tutto ciò che le aveva precedute (e dunque poco).
    Grazie agli Dei appena un secondo dopo quell'affermazione qualcuno bussò alla porta, che si aprì però prima che la dottoressa potesse dare il permesso: era ovviamente Chichinatsu, che non esitò a girarsi subito verso Atasuke, a cui rivolse uno sguardo penetrante che qualcuno avrebbe dovuto dichiarare proibito e illegale per le ragazzine di diciassette anni come lei.
    Quel qualcuno fu Shizuka la quale, con tutta la serenità di quel mondo, afferrò il suo tagliacarte dalla parte della lama, lanciandolo poi verso la porta, sorridendo e inducendo così la neo genin a girarsi immediatamente verso di lei, il che avvenne più o meno un nanosecondo dopo che il coltellino si era piantato nello stipite della porta di fronte alla quale sostava, troppo vicino al suo viso per essere un caso.
    «Sensei, ho prenotato le visite che mi avevate chiesto.» Gemette in un fischio la ragazza, avanzando verso la scrivania della sua superiore tenendo un vassoio con acqua, tè bianco e alcuni biscotti dolci e salati. Tra i denti aveva un mazzetto di documenti.
    «Chichinatsu, secondo te, cominciando a tagliare le dita di una persona partendo, che so, da quelle dei piedi... e continuando poi progressivamente fino a quelle delle dita, entro quanto potrebbe sopraggiungere la cancrena?» Domandò in un sussurro la Primario quando l'apprendista medico posò il vassoio sul tavolo, approfittandone per guardare di nuovo Atasuke, e poi pure Shinichi, con lo sguardo di chi avrebbe voluto imprimersi a fuoco quella bellezza negli occhi. Fantasia che rese abbastanza evidente con il sorrisetto beota e bagnato di bava che le si materializzò sul viso.
    La domanda fece immobilizzare l'adolescente, che si girò verso Shizuka sorridendo terrorizzata. Improvvisamente stava sudando.
    «N-non saprei, Sensei...» Sussurrò con voce strozzata, passandosi una mano sotto il mento.
    «Neanche io.» Convenne la Kobayashi, annuendo nel prendere una delle tazzine di porcellana e versandosi del tè. «Non scopriamolo, Chichinatsu.» Cinguettò in un sussurro leggiadro.
    Un secondo dopo la diciassettenne era già fuori dallo studio e i suoi passi in corsa echeggiavano in tutto il corridoio.
    «Dunque dicevamo, Suna... si, conosco la vicenda riguardante i Kijin. Ho saputo che assai pochi Shinobi del vento furono presenti a sedare la situazione, e fu per questo che l'accademia mandò rinforzi.» Osservò la Principessa, versando personalmente l'acqua per Kojiro, a cui servì il bicchiere abbassando la testa in un piccolo inchino, sorridendo. «Ricordo che la faccenda mi colpì particolarmente, perché conosco il popolo di Suna come cauto e indipendente, poco incline a scomodare l'Alleanza. Siete temprati dall'Anauroch, la fierezza della vostra gente è stata sempre un vessillo di orgoglio, per voi. Ci devono essere stati problemi davvero rilevanti per impegnare tutti i vostri ninja altrove.» Fece presente, versando il tè anche per Atasuke. A lui non chiese se gli andava o meno, sapeva del resto che una pausa di quel genere gli era sempre gradita, soprattutto se accompagnata a biscotti secchi d'azuki e wakame, che porse lui in coppia di due. «Siete sicuro che non volete del tè, Kurogane-sama?» Chiese a quel punto, guardando il sunese. «In ogni caso la stanza dell'analisi che vorrei fare come prima al vostro attendente si libererà solo tra una ventina di minuti.» Annunciò, sedendo nuovamente e controllando i fogli che le erano stati portati, per poi annuire. «Vi spiego subito di cosa sto parlando così da farvi presente il genere di accertamenti che avrei piacere di compiere: ritengo che al momento della riattaccatura delle braccia non siano stati connessi adeguatamente i vasi di chakra. Che le suture siano ben fatte è evidente, e la capacità di Chikuma-san di muoversi con relativa semplicità è prova che tendini, muscoli e articolazioni sono stati connessi in modo adeguato. Tuttavia trovo sospetto che l'uso del chakra renda difficoltoso l'impegno contemporaneo di forza e agilità, circostanze che non dovrebbero sussistere a discapito della semiparalisi.» Affermò la Chunin, guardando dapprima il paziente e poi il Kurogane. «Non solo gli Shinobi posseggono chakra. Che un essere umano decida o meno di usare il proprio a scopo offensivo e difensivo, com'è voluto dall'arte ninja, è una decisione che appartiene solo a lui, ma non può decidere di non avere chakra. Questo è innato in ogni creatura del mondo e tutti ne beneficiano allo stesso modo.» Spiegò la ragazza, nel modo più chiaro possibile perché i suoi ospiti comprendessero. «Avere un blocco chakrico può portare a conseguenze energetiche pari a quelle che si avrebbero a livello corporeo con un intasamento del sistema linfatico o sanguigno: quindi molto gravi.» Disse poi, con voce ferma. Teneva le mani sulla scrivania, con la punta delle dita e le unghie ben curate che toccavano leggermente il legno lucido della sua postazione, ticchettandovi sopra di tanto in tanto. «Ricollegare i vasi chakrici è un lavoro delicato che richiede una lunga operazione e un esteso periodo di degenza e riabilitazione. Se Chikuma-san ha ignorato la prescrizione degli stimabili colleghi di Suna e ha continuato ad agire senza curarsi della sua situazione, è possibile che ci siano stati strappi interni. Ovviamente non è detto, ma gradirei controllare, poiché qualora questa ipotesi risulti corretta, la situazione potrebbe portare allo sfilacciamento permanente dei vasi di chakra e ad una conseguente cancrena di ambo gli arti che, a quel punto, dovrebbero essere realmente amputati. E in modo permanente.» A quel punto tacque per qualche istante, aspettando che le sue parole venissero assorbite e comprese, e solo dopo una lunga pausa, rispettosa e silenziosa, riprese a parlare. «L'ospedale di Konoha vanta molti professionisti del settore, io stessa sto affinando le mie tecniche in ambito chirurgico, quindi posso garantirvi che siete in ottime mani. Io e il mio team faremo i dovuti accertamenti e poi agiremo al meglio delle nostre potenzialità se Chikuma-san sarà d'accordo e ci darà il permesso.» Concluse, accennando a quel punto ad un sorriso gentile. «Per un uomo di Suna tanto devoto alla sua posizione mi rendo conto che sarebbe infattibile poter vivere senza adempiere al proprio dovere.» Disse la Primario, annuendo. «Forse Suna sta affrontando un periodo di incertezza, ma la sua gente è sempre stata troppo legata ai propri doveri per poterli ignorare anche nel dubbio... lasciate dunque che l'Alleanza frutti anche individualmente, e che sia io ad occuparmi di voi.» Affermò. Abbassò poi la testa, e rimase in attesa.
     
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    Shinichi in ospedale!

    Post Quarto - Fraintendimenti



    ...ma non è questo il caso, ritengo. L'ignoranza dettata dalla cultura diversa è scusabile, fintanto che è in buona fede. Non iniziamo male il nostro rapporto, professionale e amichevole ci tengo a precisare, che spero possa essere proficuo e interessante come mi aspetto da una mente visionaria e divertente come la vostra.

    Avrei lasciato terminare di parlare Shizuka, evidentemente avevamo entrambi preso un abbaglio. Sollevai la mano, come per dirle che non c'era bisogno di continuare.

    Evidentemente ci siamo fraintesi. Chiedo scusa per questo inconveniente. Direi allora che poi potremo contrattare per decidere se e quale evento potrebbe essere adeguato per recuperare un rapporto iniziato direi nel modo peggiore. Ricominciamo da zero, che ne dice?

    Mi sarei alzato in piedi per poi fare un rispettoso inchino.

    Shinichi Kurogane, incantato di fare la conoscenza di una donna dotata del fine dono dell'arguzia e, spero, della grande virtù del perdono.

    [...]

    Non ebbi il tempo di raccontare il caso dell'erba, neanche se interpellato, dato che l'infermiera era finalmente giunta con delle bevande rifocillanti e dei biscotti.

    Non c'era bisogno degli attenti sensi di un detective per capire che l'infermiera era decisamente rapita da Atasuke, cercando quasi di stuprarlo con gli occhi. Fortunatamente la Primaria interruppe quell'imbarazzante distrazione con un abile lancio di tagliacarte. Avrebbe quindi portato il vassoio sulla scrivania della sua capa, che si capiva era decisamente irritata dal suo comportamento.

    Ricambiai lo sguardo infuocato della giovane infermiera del fuoco con un dolce sorriso ed una leggera inclinazione della testa, andando inconsapevolmente a contrastare con quella che sarebbe stata la classica espressione fiera ed altera che secondo me avrebbe scolpito il volto dell'Uchiha.

    «Chichinatsu, secondo te, cominciando a tagliare le dita di una persona partendo, che so, da quelle dei piedi... e continuando poi progressivamente fino a quelle delle dita, entro quanto potrebbe sopraggiungere la cancrena?»

    Il terrorismo psicologico della Primario spaventò a tal punto Chichinatsu che sarebbe uscita di scatto dallo studio. Una volta uscita e chiusa la porta avrei riso delicatamente. La scena era stata decisamente divertente, anche perché una volta avevo praticato quella tortura e quindi conoscevo la risposta alla domanda di Shizuka.

    E' disdicevole ridere delle disavventure degli altri, Shinichi-sama. Dovreste vergognarvi, non mi sembra una condotta degna del vostro rango.

    Ah, ah... chiedo perdono Kojiro. Vedrò di controllarmi meglio in futuro.

    Kojirò cercò di portarsi il bicchiere di acqua alla bocca, usando entrambe le mani, ma le braccia iniziarono a tremargli. Glielo tolsi di mano prima che potesse rischiare di bagnare i documenti.

    Prendi qua, su che ti fa bene.

    Gli avrei portato il bicchiere alla bocca e gli avrei fatto bere con dei piccoli sorsi. Per tutta risposta, dopo aver bevuto, lo spadaccino si sarebbe messo a piangere. Farglielo notare lo avrebbe fatto stare solo peggio quindi ignorai quel momento di fragilità del Chikuma.

    Sono... inutile. Non riesco nemmeno a bere un bicchiere d'acqua. Come posso riguadagnare il mio onore in questo stato? Non faccio altro che rendermi ridicolo...

    Per tutta risposta gli tirai un pesante schiaffo sul volto. Kojiro non reagì ma si vedeva che era pieno di rabbia che non desiderava altro che esplodere.

    Ecco, bravo. Incazzati. La depressione non ti serve a niente, ora. Ti ricordo che hai giurato di servirmi per cui vedi di eseguire i miei ordini! Ti è vietato piangerti addosso fino a quando la sensei non avrà deciso che sei tornato attivo al 100%.

    Ve ne approfittate solo perché non posso restituirvi quel colpo.

    Ricordatelo. Sarà un buon esercizio tenerti a mente tutti i colpi che mi dovrai restituire una volta che potrai finalmente usare le mani per qualcosa di utile, invece di lasciarle penzoloni.

    Kojiro aveva decisamente bisogno di essere incoraggiato e quello, anche se forse non era il modo più delicato, era sicuramente il modo migliore per fargli tornare il fuoco nel cuore.

    Oh, me ne ricorderò Shinichi-sama. Vi farò rimangiare tutto un giorno.

    Ora era decisamente pronto a qualunque tipo di terapia.

    Per quanto riguarda la questione Kijin il motivo per cui Suna era così debole è uno solo. Ma si tratta di una faccenda interna al villaggio che spero di poter risolvere a breve. Nulla che possa inficiare l'alleanza accademica, state tranquilla.

    Non avevo nessuna intenzione di dire a degli shinobi stranieri, seppur alleati, che le colpe dell'attacco Kijin erano da attribuirsi unicamente alle fallimentari politiche dell'attuale amministrazione. Quelle erano faccende interne di Suna, che avrei risolto in un modo o nell'altro. In effetti proprio gli eventi che mi avevano spinto a reincontrare Kojiro mi avevano fatto venire in mente una possibile soluzione: un corpo di persone, totalmente al mio servizio e fedeli, con le quali avrei potuto aiutare il villaggio dall'esterno, visto che dall'interno a quanto pareva regnava la più totale apatia.

    Se vuoi risolvere una situazione, puoi contare unicamente sulle tue forze. E per un progetto così imponente la spada di Kojiro al mio fianco sarà fondamentale.

    «Siete sicuro che non volete del tè, Kurogane-sama?»

    Si, mi è venuta sete ma preferisco servirmelo da solo se per voi non è un problema, sensei. E poi, non mi mettete in imbarazzo su. Shinichi-san è più che sufficiente.

    Avrei quindi bevuto del the accompagnandolo con dei biscotti dolci, degli ottimi prodotti gastronomici. Dopo le disavventure ad Okasada avevo imparato a diffidare del cibo e delle bevande offerte da estranei, ma mi ritenevo moderatamente al sicuro nell'ospedale di Konoha.

    Capii perfettamente la spiegazione di Shizuka, e lo stesso Kojiro, che affermò che aveva seguito le indicazioni del team medico di Suna a parte in un paio di occasioni in cui non aveva potuto proprio fare a meno di sfoderare la sua lama.

    Yare yare... ho fatto bene a portarti a Konoha. Finché la tua spada rimarrà al gate spero che non ti prudano più le mani. Incosciente che non sei altro.

    Il disappunto nella mia voce era palpabile, forse persino maggiore di quello che Shizuka aveva avuto nei confronti di Chichinatsu, poco prima.

    L'unico motivo per cui non ti riduco a brandelli è che non voglio sporcare l'ufficio con il tuo sangue. E perché farti terminare solo ora il tuo servizio nei miei confronti sarebbe una liberazione per te. Ignora ancora una volta il consiglio dei medici e ti userò come cavia per rispondere alla domanda di Shizuka-san sulle dita tagliate e la cancrena.

    La serietà e la tensione erano palpabili. Kojiro sapeva che quella era una certezza, e ne rimase particolarmente turbato. Tuttavia, ripensando attentamente alle parole del suo padrone capì che alla fine doveva semplicemente guarire in fretta per evitare di finire a pezzetti. Rimase tuttavia in silenzio, annuendo semplicemente col capo. Inutile dire che, se la Kobayashi non gli avesse concesso precedentemente un livello simile di confidenza, lui si sarebbe rivolta a lei come "Shizuka-sensei".

    Bene, direi che è deciso. Mi dispiace molto incomodarvi Shizuka-sensei ma vi chiedo di occuparvi del mio sottoposto. Purtroppo se me lo riportassi a Suna questo idiota si spaccherebbe la braccia con la fissa degli allenamenti. Inutile dire che coprirò tutte le spese.

    In un istante ero tornato ad essere incredibilmente allegro.

    Come desiderate, Shinichi-sama.

    Bene. Ora che vi ho parlato di Suna, che ne direste di ricambiare il favore e raccontarmi qualche novità della foglia? Ho avuto il piacere di incontrare il vostro nuovo Hokage alle mura. E' certamente una persona... particolare.
     
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  7. Asgharel
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    Narrato

    °Pensato°
    «Parlato»
    "Parlato" (altri)
    -Citazioni-


    [Abilità/Potenziamenti/tecniche]


    Tappa all'ospedale 四

    ~Ordinaria Follia part. IV~


    In un mondo come quello in cui vivevano, vi erano decisamente molte cose strane. Molti sostenevano di essere dei prescelti, alcuni agnellini si rivelavano per essere dei demoni, alcuni demoni in realtà erano poco più che agnellini ed uno si credeva un dio.
    Ne aveva viste di situazioni paradossali, folli ed assurde. Ma la vita, nella sua totale assurdità, sembrava avere ancora qualcosa da dare, una piccola che era ancora rimasta celata tra le pieghe della follia. Una sfaccettatura che quel giorno si palesò nella forma di Shinichi Kurogane.

    “Dovrei contrattare su tutto? Persino per un the? Sono sicuro che per un abitante di Konoha un incontro con voi sia un grande onore ma io francamente non sono così interessato. Troppa fatica...”

    °Spero di aver decisamente capito male... sempre che non abbia deciso di morire seduta stante°


    Sfortunatamente per il Kurogane, i suoi pensieri non ebbero ne il tempo, ne il modo di essere seguiti dalle parole dell'Uchiha, il quale non fece altro che rimanere fermo, in silenzio ad osservare di che morte Shinichi sembrava intenzionato a morire.
    Egli posò infatti un sacchetto, probabilmente pieno di monete sul tavolo di Shizuka. Un gesto particolare, certo, anche se di certo non si poteva considerare propriamente “cortese”.
    Cortesia, infatti, che Shizuka non lasciò correre nemmeno per un'istante, bacchettando istantaneamente il Kurogane, il quale non ebbe altra scelta se non scusarsi.

    °Seriamente siamo arrivati a simili discussioni? Shinichi, che diavolo ti è preso oggi!? Hai proprio intenzione di farti ammazzare°


    Pensò tra se l'Uchiha, sospirando mentre osservava il diverbio che avanzava tra i due.

    […]


    Quando Ahizuka uscì dalla stanza, oltre che il suo discorsetto alla truppa, Atasuke udì distintamente Shinichi che parlottava con il suo accompagnatore in merito ai modi con cui teneva in riga i suoi sottoposti. Incuriosito dalla questione, non potè fare a meno di chiedersi in che cosa consistessero i “suoi metodi”.

    «Ed in cosa consisterebbero i vostri metodi tanto potenti da tenere a freno un'esercito intero di infermiere?»


    Chiese sorridente, in parte per la sua natura amichevole, in parte divertito per ciò che stava accadendo alle loro spalle oltre la porta.

    “Le braccia gliele ho tagliate io a Kojiro. Poi dopo l'ho preso come guardia del corpo. ”

    «Tu, cosa? Voglio sperare che sia stato un'incidente a seguito di uno scontro più che uno dei tuoi metodi per tenere in riga la gente»


    Il volto di Atasuke, da lieto e sorridente, si fece duro e freddo. Certo, non erano fatti suoi, o meglio: Non era un suo problema come il Kurogane gestisse i suoi sottoposti, tuttavia, non era una cosa poi così congeniale essere amico o anche solo conoscente di un'uomo disposto a tranciare entrambe le mani ad un suo sottoposto per tenerlo in riga, anzi, sottolineava decisamente una mente malata da cui era bene guardarsi le spalle.
    Inutile dire che non apprezzò molto la risposta evasiva dello stesso, che non diede alcun dettaglio, catalogando la cosa come “di poca importanza”. Fattore su cui Atasuke decise di non indagare oltre, almeno per quel momento, dato che Shizuka stava rientrando.
    Chiuso momentaneamente il discorso, quindi, Shizuka prese la parola, chiedendo notizie dal villaggio di Suna, dove evidentemente anche lei aveva alcuni, se non parecchi amici e conoscenti.
    Shinichi iniziò a raccontare quello che evidentemente era l'unico elemento di nota dell'ultimo periodo ed Atasuke non potè fare altro che sorridere nel vedere quella che si dipinse sul volto di Shizuka, approfittando del fatto che ella si stesse massaggiando il naso ad occhi chiusi. Una chiara espressione di noia, chiaro segno del fatto che quell'argomento evidentemente non era di suo gradimento.

    «Non ti preoccupare Shizuka, so bene quanto lavoro hai da fare...»


    Rispose alla Kobayashi, prima di portare la sua attenzione su Shinichi, che ormai aveva terminato il suo racconto di guerra.

    «Sembra che vi siate dati da fare quindi... Mi spiace di non essere stato al fianco di Shu per dare una mano al vostro villaggio... Ma ultimamente ho avuto il mio bel da fare qui e non mi posso più permettere di andare in missione regolarmente come facevo da genin... Ad ogni modo, quando tornerai, porta anche i miei saluti a Shu.»


    Commentò, sorridendo appena, cercando di mostrarsi un filino più ospitale della primario che palesemente sembrava intenzionata a troncare di netto quella storia, evidentemente reputata noiosa a prescindere.
    Forse per coincidenza o forse per un'elaborato tempismo, a quel punto fece ritorno una delle dipendenti dell'ospedale, che rispondeva al nome di Chichinatsu, che senza pudore iniziò a puntare l'Uchiha con uno sguardo difficile da descrivere, ma che Shizuka prontamente si prodigò a terminare, lanciando con aggraziata e ferale precisione il tagliacarte, che si conficcò proprio dietro alla povera ragazza.

    «Buon giorno, Chichi, anche oggi ti tocca fare il lavoro pesante eh?»


    La salutò lui di rimando con un sorriso, poco prima che l'attenzione della ragazza venisse violentemente attirata da quel tagliacarte potenzialmente mortale.
    Inutile dire che la ragazza provò nuovamente a puntare entrambi gli ospiti, approfittando del movimento per poggiare il vassoio sulla scrivania.
    Inutile dire che Shizuka ne approfittò per creare un po di “sano” terrorismo nella mente della ragazza arrivando a minacciare in maniera neppure così velata di staccare ogni dito della giovane ragazza. Scenetta a cui Atasuke non potè evitare di continuare a sorridere, sogghignando appena. Non tanto perchè apprezzasse la tortura, ma perchè sadicamente adorava Shizuka quando si arrabbiava minacciando gli altri, anche perchè alla fine dei conti sapeva che ella, per quanto dura, era troppo buona ed amava troppo i suoi sottoposti per fare realmente loro del male. O almeno così sapeva.
    Inutile dire, che in un lampo appena, la giovane fu fuori dalla stanza, mentre rapida correva via lungo i corridoi del reparto.

    «Sempre gentile con le tue ragazze, vero Shizuka? A volte mi chiedo come faccia a venirti così bene quell'aria minacciosa»


    Le chiese Atasuke in tono scherzoso con un sorriso prima che l'erede dei Kobayashi iniziasse a servire i presenti re intavolando il discorso sul villaggio della sabbia.
    Con un cenno del capo, ringraziò Shizuka quando ella gli porse il tè ed i biscotti, che sembrava aver selezionato con precisione quasi maniacale. Quella ragazza conosceva bene i suoi gusti e come sempre non lo deludeva.

    «Ti ringrazio Shizuka, gentile come sempre»


    Da quel momento, rimase in disparte, ascoltando la spiegazione di Shizuka, che non ebbe grossi problemi a comprendere. In fondo quella ragazza sapeva bene come spiegarsi ed in più l'Uchiha aveva qualche conoscenza basilare della medicina, quindi aveva già sentito parlare di discorsi simili nei giorni antecedenti.
    Osservò quindi lo svolgersi della spiegazione e quant'altro, mentre con minuzia degustava la sua tazza di tè, accompagnandola di tanto in tanto con un morso ai biscotti gli gli erano stati offerti. Nulla da fare, quella ragazza sapeva come metterlo a suo agio e non gli fu difficile immaginare di spostare, anche solo per un giorno, tutti i suoi impegni all'interno dell'ospedale. Una giornata fantastica si dipinse nella sua mente. Una giornata che però si imbrunì di colpo, cadendo nella tetra oscurità, mentre alcuni fulmini ne illuminavano il cielo nero come la notte, mentre una fitta pioggia iniziava a cadere. L'ultima domanda del Kurogane, rovinò definitivamente il suo sogno, riportando alla sua mente l'indegno uomo che per obbligo era tenuto a chiamare Hokage, anche quando il comportamento di questi era degno piuttosto di uno stalliere, più che di un Kage, l'emblema della foglia, l'ispirazione dei suoi abitanti.
    Atasuke ogni volta immaginava con terrore il modo in cui le nuove leve sarebbero cresciute prendendo a modello quel mentecatto.
    A stento a quella domanda evitò di reagire con scatto e violenza, sputando il tè che ancora aveva in bocca. Per sua fortuna, però, l'autocontrollo era una delle sue doti migliori, specie quando rivestiva un ruolo ufficiale, quindi si diede un contegno, evitando di innaffiare la scrivania con il tè.
    Con la dovuta calma ingurgitò ciò che aveva in bocca e con minuzia posò la tazza sul vassoio, per evitare di sporcare in qualche modo la scrivania.

    «Che dire... Ultimamente non ci son stati grossi eventi degni di nota, o almeno nulla che sia passato sotto il mio controllo... Come hai già visto, è stato eletto un nuovo Kage e son cambiate parecchie cose da allora. Io sono ufficialmente a capo dei guardiani, Shizuka, come vedi è il nuovo primario... Ma sfortunatamente non abbiamo avuto grosse emergenze di tipo militare e nemmeno casi irrisolti o senza apparente soluzione da dover archiviare... Da parte mia, temo che la cosa più interessante potrebbero essere dei vaghi racconti sulle stranezze della gente che incontro ogni giorno al gate, ma temo che non sia propriamente un'argomento di vostro interesse...»


    Cercò di deviare rapidamente il discorso, prima che questo prendesse una pessima piega. Atasuke sapeva di alcuni piani, sapeva di azioni che venivano elaborate contro i Kurogane e le associazioni mafiose. Tuttavia, tutte le poche informazioni che aveva, non erano altro che notizie segrete e che quindi non potevano in alcun modo essere rivelate ad anima viva.

    «Anzi no... In effetti ho qualcosa da raccontare, anche se si tratta più di una cosa personale, piuttosto che grandi eventi per il villaggio... Anche se... a dirla tutta... spero ne nascerà una grande cosa per il villaggio, specialmente all'inaugurazione... Avevo intenzione di tenerlo segreto ancora per un po, a se vi interessa e sapete tenere il segreto...»


    Atasuke sorrise, sperando di aver attirato l'attenzione, distraendo tutti da quanto l'Hokage aveva combinato in quella giornata.
    Se così fosse stato, allora l'Uchiha si sarebbe messo comodo sulla sedia, recuperando la tazza di tè e sorseggiandone un po, prima di riprendere con la risposta.

    «Vedo che ho catturato la vostra attenzione... Ne sono lieto... Ebbene, non è una novità che io mi occupi dell'addestramento dei nuovi genin, degli studenti e dei guardiani del villaggio... Dopo anni passati ad insegnare, sto sviluppando un particolare stile con la spada, quindi, stavo pensando di aprire un mio Dojo qui al villaggio. Certo non è una gigantesca novità, tuttavia, spero che attirerà la dovuta attenzione e per fare ciò, ho intenzione di indire una bella festa il giorno dell'inaugurazione e non mi dispiacerebbe se voi voleste partecipare... Anche voi, Kojiro, spero vogliate partecipare, magari sarebbe piacevole duellare con voi quando vi sarete ripreso. Ma attenzione! per ora questo deve restare un segreto tra noi. Non voglio che si sappia troppo in giro o almeno non finché la costruzione del nuovo edificio non verrà ufficializzata.»


    Sorseggiò dell'altro tè, lasciando posto alle domande degli interlocutori o per un nuovo argomento, nel caso in cui il loro interesse fosse scemato o non si fosse manifestato affatto.
     
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    九代目水影 - Kyuudaime Mizukage

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    Spero che sia l'ultima volta che intervengo :sisi:



    Riguardo la giocata tra Diogene e Raizen/Shizuka.

    Diogenes risponde, in particolar modo alla seconda risposta, in maniera volutamente incompleta facendo accusare ad Eiatsu danni che le tecniche a cui è sottoposto non gli causano. Non è per niente giustificato - in nessun modo - sfuggire alla tecnica in quel modo e sicché il gioco, stando a quanto dichiarato esplicitamente da Fenix, è cercare di mantenere Eiatsu vivo e vegeto non ci sono i presupposti di gioco per questi dann


    Una nota al di fuori del giudizio. Questo è l'ennesimo giudizio che faccio su questa giocata, e mi andrebbe anche bene se alle mie grandi orecchie non fossero giunte voci che essa abbia potuto creare frizioni al livello personale tra i player coinvolti. Sinceramente, l'estenuante sforzo di fare tutto secondo il regolamento giocando quanto più lealmente possibile dovrebbe (in teoria) entusiasmare il gioco, al di la della delusione comprensibile qualora esso non prenda le pieghe attese. Questo può solo creare nuove occasioni di gioco in futuro.

    Spero che però il tutto si sia risolto amichevolmente.




    p.s. Sì, mi dispiace intervenire sempre, perché credo che tutti i coinvolti in questa giocata abbiano le capacità di cavarsela senza dover chiedere consulti a me. Per cui, fatelo :dappa:
     
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    Verso la fine








    La risposta alla prima domanda non soddisfò a pieno Raizen che con una smorfia la liquidò appallottolando la carta che la conteneva.

    Pft.

    Fu l’unico commento che produsse prima di passare alle altre domande trovando in esse spunti di riflessione ben maggiori.
    Sembrava che Diogene avesse messo radici a Suna, considerato Brando ed ora Hohequalcosa, un nome che faticò persino a leggere, pareva che fosse un punto abbastanza caldo per le strategie dell’otese.
    Inoltre c’era ben altro da chiarire: dove era attualmente Diogene?
    Aveva taciuto fino a quel momento ma pareva che avesse concordato con Eiatsu quell’attacco.
    Mugugnò una singola volta riprendendo a scrivere.

    -Dov’è stato Diogene in questi due anni?
    -Quando è tornato?
    -È rimasto lontano dall’accademia per affari che potrebbero o meno lederla in qualche modo?
    -Shiltar Kaguia ed Hoshikuzu Chikuma, suoi compagni di missione, erano con lui?
    -Quando si sono separati?
    -Che ne è stato di Shiltar Kaguia?
    -Eravate coinvolti nell’attacco al gate del suono del quale venne incolpato Godsan di kiri?


    Non restava che attendere nuovamente.


    Edited by F e n i x - 6/11/2015, 13:15
     
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    RESEARCH

    Research is to see what everybody else has seen, and to think what nobody else has thought.




    Shizuka Kobayashi non era mai stata catturata né fatta prigioniera.
    C'era andata vicina, certo, e avrebbe mentito se avesse detto che non ne era scampata perché aveva avuto la benedizione di ottimi compagni e alleati. Era stata fortunata, e basta.
    Gli infiltrati si muovevano prevalentemente da soli, ma nessuno usciva dal proprio nido senza aver prima allargato un'ampia tela di ragno che potesse accoglierne i passi. Era quella l'arte degli Shinobi che sedevano sulla sensibile e delicata bilancia di chi pretendeva di vincere senza combattere, di chi muoveva i fili del panorama di cui si rendeva un'appendice silenziosa e irrilevante perché tutto rispondesse ai propri voleri.
    Suo malgrado, non poté fare a meno di pensare che anche Eiatsu avesse agito allo stesso modo. Del resto, se era abbastanza intelligente e disperato da insistere nel mentire, le sembrava abbastanza improbabile che non avesse coperto le sue spalle della veste di qualsiasi tessitore esperto.
    ...Era sempre una questione di fortuna, per ninja come loro due.
    Ogni volta in cui uscivano dalle calde braccia materne del proprio Villaggio, sapevano che era possibile non fare ritorno. Non escludevano mai che qualcosa sarebbe andato storto. Era ovvio che così fosse. Giusto, in un qual senso.
    C'era sempre un'alternativa. C'era sempre qualcosa che scattava se la peggiore delle possibilità si realizzava.
    Alzando leggermente lo sguardo verso il soffitto, la piccola Chunin esitò sulle grate di ventilazione sradicate da cui il corvo dei Mikawa era arrivato (e che il Signore del Sangue le avrebbe ripagato, a costo di andare a bussare personalmente alla sua porta di casa).
    Quella circostanza era stata talmente ovvia da darle il voltastomaco.
    Eppure, non poté fare a meno di chiedersi–...

    «Shorinku-san, ricordi il Fuuinjutsu che ho disegnato prima?
    Vorrei girarlo all'incontrario.»


    Disse improvvisamente la Principessa, guardando lo Yamanaka.
    Accanto ad entrambi, egualmente in attesa di poter proseguire l'interrogatorio, Raizen stava scrivendo e cancellando domande dal taccuino che aveva indebitamente preso dalla sua scrivania (e che, tornando lì, le avrebbe ripagato. Poteva essere diventato l'Hokage, ma il brutto vizio di scroccarle cose se lo tirava avanti da quando avevano sei anni meno di quel momento. Cosa credevano tutti, che fosse facile trovare fondi per l'Ospedale?!).
    Come sempre in quei brevi istanti di pausa, la Chunin si occupava di controllare le condizioni fisiche del paziente mentre tempestava di domande e calcoli il maestro dei Fuuinjutsu che, pazientemente, la ascoltava senza fare una piega.
    Prendendo uno dei suoi tonici, valutando dopotutto che ne aveva a disposizione ancora un altro più tutti quelli di Shorinku, la dottoressa prese un pestello in marmo che teneva nell'angolo opposto del laboratorio, dove un tavolo in legno e una comoda sedia giacevano accanto ad un'infinità di fiale, alambicchi e liquidi di colori diversi, tutti ben chiusi se non addirittura sigillati. Al muro, visto che era ormai evidente che quella ragazza non riuscisse ad essere seria e credibile nemmeno una volta e nemmeno in quel posto, c'era il poster di un famoso cantante del Paese dei Demoni, che lei salutò passandosi una manica sulla bocca.
    Quando tornò indietro prese a polverizzare il tonico, che poi amalgamò con un poco di acqua così da creare una pappa morbida e facile da deglutire. Sollevando con delicatezza la testa del giovane otese, la dottoressa imboccò lui il tonico di recupero di chakra e coadiuvò l'atto di ingestione passando un pollice lungo la gola. Tenne la testa del ninja sollevata, con il volto reclinato in alto per impedire qualsiasi rigurgito e quando convenne che ormai il tonico fosse stato ingerito, annuì, tornando da Shorinku.
    «Lo vorrei spezzare quando voglio io. Anche se ci dovesse volere, che ne so, mille milioni di miliardi di anni.» Spiegò la ragazzina, gesticolando concitata e prendendo un foglio, iniziò a scarabocchiare chissà quale altra diavoleria. C'era chiaramente un problema in lei, oppure non si spiegava come persino in un momento come quello non riuscisse a frenarsi dal creare cose in continua successione, quasi come se fosse abituata a quel genere di tensione sottile e affilata. Quasi come se per lei non fosse più che una stuzzicante normalità. «Supponiamo che capiti una situazione del genere...» Esitò un istante, chiudendo gli occhi. Quell'immagine le fece venire i brividi, ma da quando quella faccenda aveva avuto inizio non poteva smettere di pensarci. Scuotendo la testa iniziò a scrivere una serie di congetture e supposizioni. «...voglio avere la libertà di poter agire in questo modo qui.» Disse, battendo la sua penna rosa con il coniglietto su uno dei punti numerati che aveva tracciato. Sorrise, gentile. «Inoltre, calcolando tutte le possibilità e facendo una rapida stima su quanto potrebbe capitare, vedi, mi sembra abbastanza irreale escludere una valutazione del genere.» Continuò. Stavolta, dopo aver scritto, girò le pagine anche verso Raizen, alzando le braccia in alto e muovendole a destra e a sinistra per attirare la sua attenzione. «Mentre tu pensi alle tue domande, io penso a quello che ne possiamo fare, ovviamente. Come sempre.» Esclamò allegra. A quel punto era indubbio che si sentisse abbastanza abituata a quel tipo di attività e a tutto ciò che questa poteva portare, tanto da permettersi di non essere più nervosa.
    Sul registro che mostrò ai due Jonin il suo nome era cerchiato due volte e sotto c'erano una serie di possibilità, stime e calcoli che qualsiasi altra persona avrebbe impiegato almeno qualche ora a elaborare. Nella pagina accanto, invece, c'erano altri nomi ad essere cerchiati due volte e tutti, connessi tra di loro con segni di penna ben calcati, andavano a impostarsi in uno schema statistico di cui la piccola Chunin sembrava abbastanza orgogliosa, come denotò ammiccando vistosamente. O almeno provandoci. Il problema di Shizuka era di assomigliare troppo al padre, ed era risaputo che questo sembrasse un'oca storpia quando provava a fare qualche lacchezzo facciale.
    Il risultato nella figlia fu, se possibile, addirittura peggiore.
    «Ed è per questo che intendo proprio fare una cosa del genere...» Girò pagina, aggrottando la fronte. No, non era quella. «Una cosa del genere!» Ritentò, ma no, non era neanche quella. Piegandosi sul registro cominciò a sfogliare le pagine scritte fitte, rimanendo per un istante allibita: quante cose aveva fatto dal giorno prima?! Ed erano tutte corrette da Shorinku... oh, avrebbe avuto materiale su cui lavorare per almeno i due mesi successivi ♥ «Ecco, ecco, dicevo... una cosa del genere!!» Esclamò trionfante, mostrando alla fine una pagina in cui una fila di supposizioni erano elencate fittamente. Sorridendo la ragazza annuì alla sua Volpe, socchiudendo poi gli occhi. Come al solito il suo modo di sembrare felice come una bimba il giorno del suo compleanno per cose come quelle, conferiva lei quell'aspetto abbastanza inquietante che le avevano valso troppi nomi. «Non credo che elaborerò molte cose più interessanti di queste, almeno per stavolta e almeno con questo corpo, ma se per te va bene vorrei interrogarlo personalmente, quando hai finito. Ho solo qualche curiosità che vorrei veder risolta prima di rimandarlo a casa.» Sollevò la testa sopra il registro e guardò sotto, puntando poi l'indice in un punto preciso. «Per affinare questo.» Disse, girandosi poi verso Shorinku Yamanaka. «Posso sperare in un aiuto? E' tutto nel nome della ricerca, ovviamente, non che a me interessi poi troppo, sia chiaro...»

    Non si era mai vista una menzogna più smaccatamente falsa di quella.



    Quando l'interrogatorio riprese, Shizuka aveva già riacquistato il suo consueto autocontrollo. Si era dovuta concedere un tonico di recupero e una tazza di tè per sgomberare la mente dalla felicità che tutta quella situazione le dava, ma quando riportò le mani alle tempie dell'otese –di cui approvò al condizione clinica, dando così il via libera a Raizen per quante domande desiderava– era di nuovo diventata la presenza impalpabile, senza sesso né forma, né colore né odore, che albergava, o forse no, nella mente di Eiatsu.
    Lì, seduta nelle profondità della sua coscienza e della sua mente, qualcosa di lontano e irreale, riprese a guardare, ascoltare e vivere assieme all'otese.
    Non era niente di più che lui stesso. Una parte del suo stesso essere.
     
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    Dal buio apparvero nuove domande che la mente dell'eliminatore non poté che accogliere e valutare. Che avesse provato a mentire, rispondere solo parzialmente o essere sincero poco importava ai fini dell'interrogatorio congiunto, un ricordo utile e veritiero sarebbe stato carpito dall'ormai esperta Shizuka in quella sua tecnica della quale stava facendo un uso profuso, forse comprendendo solo allora bene il potenziale e i limiti.

    -Dov’è stato Diogene in questi due anni?

    " Ad Iwa, dopo la missione della Zanna si interessato degli accadimenti di quelle terre. "

    Ed in effetti Eiatsu non sapeva poi molto di cosa avesse fatto li. Diogene gli aveva detto che in quella faccenda era immischiato anche lo Tsuchikage e che era giunto ad un potere nuovo e sorprendente. L'eliminatore non voleva saperne di più poiché non era necessario ai fini della sua missione; era in partenza di Konoha ignaro di quello che gli sarebbe accaduto. Questo ricordo la Kobayashi avrebbe potuto estrapolarlo con chiarezza da una delle tante discussioni tra i due a villa Mikawa.

    -Quando è tornato?

    " E' tornato due settimane prima della tua festa. "

    Anche questo era vero. La kunoichi avrebbe visto con chiarezza il momento in cui Goyo alle mura andò ad avvertirlo dell'arrivo del Mikawa e la sua gioia nel vedere il suo brutto volto nel pozzo di villa Mikawa. Seguì poi tutto il racconto di Eiatsu per aggiornare il jonin degli ultimi avvenimenti, dei quali non aveva seguito minimamente l'evoluzione. Era infatti stato proprio lo "squarciacarogne", come lo chiamava Febh, ad informarlo dell'attacco a Konoha, della nomina di Raizen e dell'apparizione di un Flagello Immortale da tenere sotto controllo.

    -È rimasto lontano dall’accademia per affari che potrebbero o meno lederla in qualche modo?

    " Non ne ho certezza ma sai meglio di me che un uomo del genere non riposa mai ed è sempre al lavoro per portare avanti i suoi piani. "

    Tradotto in altri termini per Shikuka, ma probabilmente anche dall'Hokage senza bisogno della tecnica di indagine: se per trovare in Iwa un alleato o debellare la sua minaccia avesse dovuto prendere accordi o effettuare azioni anti accademiche di certo non si sarebbe fatto alcuno scrupolo! Non sapeva cosa avesse combinato di preciso ma di sicuro il Mikawa avrebbe agito solo per il bene della sua associazione e del suo progetto di espansione.

    -Shiltar Kaguia ed Hoshikuzu Chikuma, suoi compagni di missione, erano con lui?

    " Si, almeno per una parte del suo vagabondare."

    Ed infatti estraendo il giusto ricordo, la fogliosa avrebbe sentito del racconto del Mikawa mentre spiegava al suo alleato di aver dovuto lasciare Shiltar in un piccolo villaggio di nome Kalma in quanto in condizioni vitali pessime e di aver condotto Hoshi dagli esperti delle antiche arti del Paese della Roccia per riportarlo alla normalità da una condizione di pietrificazione totale! Lo scontro alla Roccia degli Spiriti era stato l'impresa fino ad allora più difficile da superare per il Garth, questo era palese dal modo in cui Eiatsu aveva elaborato i pensieri tramutandoli in sensazioni palpabili per Shizuka.

    -Quando si sono separati?

    " Non so di preciso quando."

    La domanda era vaga e questo dava molto spazio di manovra all'interrogato; il Colosso non era stato di certo per due anni sempre incollato ai due! Difatti Aloysius aveva lasciato momentaneamente i due ai loro destini, preoccupandosi della loro condizione, per completare la sua missione in quel di Iwa in quanto erano per lui solo un ostacolo. Dunque la Kobayashi avrebbe potuto solo cercare di analizzare meglio il racconto del colosso riguardo le sue avventure ad Iwa, senza però riuscire a scoprire poi molto. Avrebbe scoperto di un clan di nome Kiku e del fatto che Hoshi era rimasto lì per molto tempo prima di essere spietrificato; riguardo Shiltar invece avrebbe capito che la sua condizione fisica era molto precaria e che l'accanimento terapeutico dell'ospedale del piccolo villaggio nel quale era stato lasciato era l'unica ragione che lo teneva ancora in vita. Erano ben altre le domande che avrebbero sbloccato i ricordi più succulenti e, per una volta tanto, la successiva fu proprio una di queste:

    -Che ne è stato di Shiltar Kaguia?

    " Shiltar Kaguya sparito. " [Medio]

    Ma a Shizuka questa risposta sarebbe apparsa contraddittoria, infatti osservando attraverso il ricordo di Eiatsu, avrebbe potuto vedere nitidamente il corpo di Shiltar esanime e le ore di intervento passate per l'autopsia e le estrazioni delle conoscenze! Chiaramente il perchè di nascondere questa informazione era chiaro: Raizen ormai aveva capito che l'eliminatore poteva resuscitare i morti e quindi avere Shiltar in questo stato significava avere una pedina in più da utilizzare nei loro piani!

    -Eravate coinvolti nell’attacco al gate del suono del quale venne incolpato Godsan di kiri?

    " No, è questo può sembrarti strano vista la vicinanza tra Yashimata e Diogene. Cosa c'entra Yashimata? Ma è chiaro...era stato lui ad escogitare tutto. Doveva farla pagare a Kiri e sapeva che gli Otesi avrebbero reagito molto male alla morte di un proprio consanguineo. E' proprio così, il nukenin prese una sua iniziativa e tutt'ora Diogenes non è a conoscenza del fatto che fu lui ad architettare il complotto. In questo modo avrebbe messo Oto contro Kiri e l'alleanza sarebbe stata messa a dura prova per la prima volta nella storia recente!"

    La chunin potè vedere nitidamente la scena: Yashimata si era travestito da Godsan e aveva escogitato tutto!
    Tenere celata questa informazione a questo punto della storia non avrebbe fatto né caldo né freddo ai piani dell'associazione, così Eiatsu decise di rispondere apertamente. Anche se Raizen fosse andato da Diogenes raccontandogli questa storia non sarebbe cambiato nulla: Yashimata era il mio viscido e potente dei suoi alleati e una pugnalata alle spalle del genere non avrebbe minimamente scalfito la robusta schiena del Colosso.

     
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    Tensioni Suna - Kiri








    Le risposte questa volta furono migliori, e grazie alle domande nuovi scenari si stavano ora aprendo, anche se ognuno di essi dava confini più vasti all’associazione di Diogene, preoccupando lievemente l’Hokage anche se Raizen tendeva a mantenere una certa calma.
    Solo una domanda fu utile a rivelare che Eiatsu nascondeva qualcosa di terribilmente grande: Shiltar Kaguia era un tassello terribilmente importante per quel mistero ormai fin troppo fitto e che la vaga risposta di Eiatsu riguardo la separazione dei 3 continuava ad alimentare.
    Nonostante le terapie pareva comunque che Shiltar fosse morto e che Hoshi fosse rimasto pietrificato per chissà quale ragione, nonostante poi la sua condizione venne ristabilita.
    Ma non commentò, non ancora.

    -Chi ha riportato Hoshi alla normalità?
    -Cosa l’ha pietrificato?


    Eppure basandosi su quei ricordi qualcosa non quadrava, Shiltar seppur precario era stato ripreso per i capelli, basandosi su ciò che Shizuka aveva raccontato. Quindi era vivo, almeno fino a quando non era arrivato sul tavolo da autopsie di Eiatsu.
    Per cui come mai Hoshi era libero e seppur spietrificato non aveva subito la stessa sorte?
    Era impossibile che Diogene sfruttando l’occasione datagli da Shiltar non avesse fatto la medesima cosa con Hoshi?
    O forse lo sfruttava in altra maniera?

    -Cosa è successo dopo che Hoshi è stato spietrificato?
    -Diogene lo sta sfruttando a vantaggio suo e/o dell’organizzazione?


    Prese a battere lievemente gli incisivi con le labbra ancora serrate, un piccolo gesto utile a sfogare la tensione.
    Tensione che non gli avrebbe permesso di Concedere a Shizuka la giusta attenzione, rimandando con gentilezza e facendole segno di tacere, avrebbe considerato dopo le proposte riguardo le informazioni appena apprese.


    Edited by F e n i x - 14/11/2015, 14:18
     
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    LAST PART

    Imagination is the beginning of creation.
    You imagine what you desire, you will what you imagine and at last you create what you will.




    «Non osare ridere a quel modo di me, Yamanaka!!»

    Shorinku era fermo di fianco al lettino medico: di schiena rispetto alla Principessa della Foglia, con le braccia conserte e una mano a coprire la bocca, il Jonin sghignazzava senza emettere un solo suono. Le sue spalle, scosse dai tremiti del divertimento, si piegarono leggermente in avanti nel sentire quelle parole a quel punto sembrava davvero che l'uomo si trattenesse a stento dallo scoppiare a ridere apertamente.
    «Maledetti, quando sarò Jonin riderete molto meno...» Sibilò Shizuka, stringendo la tazza di té che si era fatta per calmarsi e infiammandosi di rabbia fino alle orecchie, per poi lanciare uno sguardo di fuoco a Raizen.
    …Dannata Volpe, come osava metterla a tacere? Con tutto l'impegno che stava impiegando in quella faccenda, a fare tutti quei calcoli, a far fruttare tutta quella roba... credeva forse che fosse semplice, per lei, stargli dietro?
    Credeva che fosse semplice riuscire a camminare al suo passo senza rimanere indietro?
    Abbassando lo sguardo sul registro pieno di calcoli e supposizioni, la Principessa del Fuoco esitò: era così ampio il divario tra un Chunin e un Jonin? Tale per cui lei era addirittura svenuta nel tentativo di adempiere al suo dovere, mentre Shorinku non aveva avuto problemi ad andare a riposare sulle sue gambe, senza denotare nessun segno di cedimento?
    Suo malgrado non poté fare a meno di posare le dita sulle pagine del registro che stava lentamente sfogliando, infine chiudere gli occhi.
    Per quanto si impegnasse pareva che non fosse ancora ai suoi livelli. Non importava da quanti anni lo rincorreva, cosa aveva fatto e a cosa aveva rinunciato per poter sedere nella sua ombra e diventare così il suo braccio destro.
    Non ci era ancora arrivata.
    «Posso non essere un armadio a quattro ante che spacca montagne con un pugno...» Borbottò la ragazza, quando l'Hokage le lanciò un'occhiata per indurla a prendere posto dietro Eiatsu, spiegandole nel mentre su cosa doveva concentrarsi. Rilanciando indietro al mittente quello sguardo, incendiato di irritazione, la Principessa prese posizione. «...ma saprò fare di meglio.»

    Si diceva che in passato ci fossero stati Shinobi talmente potenti da guadagnarsi l'appellativo di “leggendari”.
    Non erano Kage, non erano Sovrani. Ma erano in grado di dominare il mondo senza muoversi dal posto che decretavano essere loro.
    Erano uomini e donne, non necessariamente maestri del colpire sempre e sempre più forte degli altri: avevano menti acute, intelligenza affilata e la capacità di creare da zero qualcosa di mai visto prima.
    Erano stati chiamati in molti modi nel corso dei secoli, e da tempo non erano più chiamati da nessuno, poiché pareva che non nascesse nessuno considerato “degno” da centinaia di anni...
    ...si diceva però che non avessero avuto rivali e che fossero stati in grado di camminare al passo dei Kage, di cui erano la realizzazione inversa: il superlativo fine a se stesso.

    Sembrava che non le rimanesse che diventare così, se voleva costringere Raizen ad alzare la testa verso di lei.

    Portando le mani alle tempie dell'otese, e sincronizzandosi con lo Yamanaka –fattosi nuovamente serio– la ragazza riprese a fare il suo lavoro, insinuandosi nelle pieghe della psiche di Eiatsu come una presenza impalpabile e intangibile alla ricerca di informazioni specifiche, indicatole dall'Hokage con quella sua pedante e inutile abbondanza di aggettivi, riguardanti un tale, a lei sconosciuto, di nome Hoshikuzu Chikuma.
    Si rese il nulla e il tutto. Qualcosa che esisteva nell'oscurità della mente di lui, lontana, silenziosa... ma acuta.
    Sedette e attese che i ricordi che cercava flussero a lei, come lo scorrere delle acque di un fiume: lente, e impossibili da fermare.
     
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    -Chi ha riportato Hoshi alla normalità?

    " Non lo so ma è accaduto nelle terre di Iwa, nelle quali Diogenes si è intromessi negli affari dello Tsuchikage."

    Non sapeva molto di più, era la verità. Inoltre l'unica informazione in più in possesso dell'eliminatore sarebbe stata prontamente individuata dalla successiva domanda del Kage, il quale dopo quella valanga di domande aveva imparato a conoscere il modo di ragionare di Eiatsu.

    -Cosa l’ha pietrificato?

    " Si chiamano Stelle di Iwa. Sono artefatti leggendari natii di quelle lande desolate. "

    Shizuka avrebbe potuto vedere proprio due degli oggetti in questione. Erano pietre di impareggiabile bellezza, artefatti che alla sola vista emanavano un potere tanto antico quanto incomprensibile. Si perchè ciò che la kunoichi avrebbe potuto intuire dalle sensazioni catturate dal ricordo di Eiatsu era che sia lui che il Mikawa non avevano ancora capito il corretto funzionamento delle tre stelle.

    -Cosa è successo dopo che Hoshi è stato spietrificato?

    " Non so cosa sia accaduto dopo la spietrifica del Chukuma, poichè ignoro quando sia avvenuta con precisione"

    Ed era vero, infatti il corpo del sunese era arrivato ad Oto già nello stato successivo, nel limbo che lo rendeva ancora vivo. La domande del Kage era infatti troppo generica, sebbene sufficiente a far affiorare un ricordo utile per Shikuza che avrebbe visto il corpo del ragazzo seduto su di un lettino da obitorio, caratterizzato da una folta chioma grigiastra.
    E come guidato da una mistica capacità predittiva, Raizen fece la domanda che inevitabilmente smascherava parte di una delle informazioni che Eiatsu non avrebbe mai voluto confessare. In questi casi, soggetti alla tecnica dell'interrogazione mentale, era sempre meglio confessare un po di verità, ovvero l'indispensabile per non infrangere la tecnica...e questo lui lo sapeva bene.

    -Diogene lo sta sfruttando a vantaggio suo e/o dell’organizzazione?

    " Abbiamo estratto da quel ragazzo ogni informazione in suo possesso, dai segreti di Suna in suo possesso alle arti ninja, ovviamente. Quindi la risposta è si. "


    Il ricordo preso dalla ragazza confermava la risposta dell'Otese:

    Eiatsu e Sayaka si trovavano proprio attorno al corpo del ragazzo, il primo con le mani posizionate sulla testa del sunese mentre la seconda alle prese con aghi e strani sigilli atti ad analizzare le capacità ninja del malcapitato. Era chiaro che stavano estorcendo informazioni e sapere ninja dal Chikuma.
    Quello che la fogliosa non poteva sapere era che l'intervento durò ben oltre le ore ed ore a lei "visibili" e che a quella fase era seguita una ben più invasiva e vantaggiosa per il Colosso, ovvero quella di riscrittura della mente del Jonin.

     
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    Il tramonto della lunga giornata.







    Era finalmente giunto a scoprire qualcosa di estremamente importante, tutte le domande gli avevano dato informazioni estremamente importanti, in pochissimi sapevano per quali oggetti Kiri aveva perso due mizukage, e molti meno sapevano che non erano poi troppo lontani.
    Il buono era che per quanto potenti Diogene non sapeva come sfruttarli.
    Ma fu l’ultima domanda che prese in fallo la spia otese, facendo sgranare gli occhi al colosso.
    Lui aveva posto il quesito al presente, ed al presente gli era stato risposto, per cui contrariamente a ciò che diceva Eiatsu probabilmente non si erano limitati unicamente ad estrarre quelle informazioni da Hoshi.
    Fu Shizuka a dargli qualche informazione in più, rendendo le sue supposizioni sempre più concrete, dai capelli bianchi, alle mani sulle tempie del sunese, qualcosa di veramente troppo estremo era stato subito da quel corpo e poi manipolato.
    Prese un piccolo angolino di carta e dopo aver letto le risposte vi scarabocchiò pochi simboli.

    :-j

    Un piccolo ghigno soddisfatto gli comparve sulle labbra mentre scriveva le successive domande.

    -Hoshi collabora contro la sua volontà?
    -È stato in qualche modo persuaso a collaborare?


    Ricordò poi del sigillo che Eiatsu aveva apposto su se stesso, atto a modificare i suoi stessi ricordi.

    -I ricordi di Hoshi sono stati modificati?
    -In che modo?
    -Le modifiche vanno a favore di Diogene e dell’associazione?
    -Avete costretto Hoshi a collaborare contro la sua volontà?
    -In che modo lo avete fatto?
    -La modifica dei ricordi aiuta questo processo?
    -Diogene ha intenzione di sfruttare Hoshi per controllare Suna?


    Ultimo giro, e la limonata era ormai servita.
    La vita poteva che essere orgogliosa per quanto i suoi limoni vennero sfruttati quel giorno.
     
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292 replies since 20/11/2005, 15:40   6822 views
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