Ospedale della Foglia

[Gestionale]

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    Y Danone
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    HERE WE GO...AGAIN

    A smart man makes a mistake, learns from it, and never makes that mistake again.




    “Abbiamo un problema”
    Risposta: «Come sempre.»

    Quando Raizen Ikigami fosse entrato nel laboratorio sarebbe con ogni probabilità rimasto un attimo in silenzio. Di fronte ai suoi occhi, infatti, Shizuka Kobayashi stava schiacciando della roba color ocra in un pestello di marmo. Accanto a lei Makuramon, la scimmia da laboratorio, era attaccata a quattro tipi diversi di flebo, solo l’ultima delle quali dello stesso colore dell’impiastricciamento che la sua padrona stava combinando. L'animale aveva in testa una specie di caschetto pieno di elettrodi colorati che di tanto in tanto si illuminavano, il che avveniva di solito in concomitanza con il brontolino del suo stomaco o con uno sbadiglio.
    «Come ti senti?» Chiese, del tutto incurante, la Primario. La scimmia fece un paio di gesti, commentò con minuzia di dettagli, infine annuì. «Quindi ancora no…mh, non riesco a capire. Eppure le droghe e i veleni mi riescono così bene.» Si grattò la testa con aria assente prima di rimettersi a pestare il miscuglio. «A quanti giorni siamo?» Domandò a quel punto. Sembrava incurante della presenza dell’allibito Raizen, come del resto la scimmia, che con tutta la calma del mondo si girò a guardare un calendario appeso alla parete in cui erano spuntati quattro giorni. «…Solo quattro giorni digiuno? Beh ma se non sei ancora svenuto è merito dei miei tonici, stupida bestia masochista e psicolabile.» Protestò la donna, tirandogli un calcio. La scimmia piagnucolò con poca convinzione. «Allora dillo che ti fanno effetto…benedetti gli Dei, farò meglio a clonare qualche essere umano per i miei esperimenti.» Affermò con tutta la normalità del mondo. Sembrava stesse parlando di pizzi e fichi. «Tieni, mangia questo.» Riprese a dire, piantando in gola all’animale una cucchiaiata di quella sbobba impestata. La scimmia, dopo un attimo di silenzio, sembrò sul punto di vomitare a terra. «Non osare, c’è un’ora di lavoro: questo tonico dovrebbe darti un sacco di forze, chiarezza intellettiva e anche prestazioni sessuali maggiori. Ma quest’ultimo dettaglio non voglio saperlo.» Puntualizzò gentilmente, mentre la bestia si metteva le mani alla gola. «Ho usato ginseng, rabarbaro, un tocco di menta piperita e radici dure del Paese dei Demoni.» Rimase un secondo in silenzio fissando il babbuino giapponese che gemeva, deglutendo a fatica. «Immagino che il sapore vada migliorato.» Osservò, grattandosi il mento. Solo a quel punto, come se si fosse appena ricordata, si sarebbe girata verso Raizen, e avvicinandosi a rapidi saltelli, avrebbe messo una mano sulla spalla del Gigante (preventivamente mettendosi in punta di piedi). «Raizen, è in nome della scienza.» Avrebbe annunciato seriamente…detto questo, senza esitazione, avrebbe tentato di infilare un cucchiaio di (pseudo)tonico in bocca all’Hokage.

    Il sapore sarebbe stato quello di pecorino stagionato.
    Pecorino con i vermi.

    […]


    Non fu un problema per lei trovare una stanza privata ospedaliera, e nemmeno trasportarvi dentro Eiatsu Nai. Falsificare la documentazione dell’uomo, avvalorandola con gli esami effettivamente svolti su di lui fu un gioco da ragazzi dettato da quel tipo di esperienza che si acquisisce nel tempo (e lei falsificava documentazione ufficiale da quando aveva sedici anni). Per finire, anche il monitoraggio utile ad un naturale e sereno risveglio fu semplice da mettere in pratica.
    Le premure della Primario si sarebbero rivolte in special modo a lasciare al corpo dell’Otese il tempo di metabolizzare autonomamente i medicinali, ritrovando così da solo il proprio equilibrio: in questo modo il fisico non avrebbe tenuto alcuna traccia umanamente rilevabile di nessuna delle medicine somministrate o dei traumi subiti, suggerendo in questo modo una normale guarigione a fronte di una cartella clinica basata, come pattuito con Raizen, su un’aggressione.
    Chakra, vitalità, energie: tutti i parametri erano nella norma, anzi, se possibile migliori di prima. Shizuka Kobayashi si sarebbe infatti premunita ogni giorno, nella settimana di degenza che le era stata richiesta, per curare personalmente lo Shinobi al servizio del Signore del Sangue, tanto che quando ebbe finito con lui, non solo si sarebbe detto l’uomo con la salute migliore di tutto il continente, ma per qualche ragione persino la pelle ne sarebbe uscita tonificata e soffice. Le unghie curate. I capelli pettinati.
    “Devo smetterla di trattarlo come una bambola” pensò tra sé e sé la kunoichi, mentre massaggiava i muscoli delle gambe dell’uomo con dovizia e attenzione. “Oh Pochi…mio amato Pochi…perché sei tu Pochi?” gemette mentalmente la Primario, premendo i punti nevralgici del corpo dell’uomo. L’idea era quella di stimolare il flusso sanguigno, linfatico e chakrico, rimettendo in sesto gli arti altrimenti spossati dalla degenza. "Rinnega i Mikawa, rifiuta il tuo nome...eccetera eccetera" tagliò corto, ponendo una mano sopra la gamba e facendo pressione con indice e medio dell'altra mano sotto il polpaccio. “…come farò senza di te nel mio laboratorio…”

    Era addolorata.
    Ma questo non la fermò dal (far finta di) toccare il culo al paziente.
    E anche dal chiamare Raizen qualche ora prima che questi si svegliasse.

    «Valuta che sta benissimo, ma all’inizio non ricorderà niente: sarà spaesato, la botta in testa non è stata delle migliori e tutto quello che ne è seguito anche meno.» Avrebbe detto quando l’Hokage fosse arrivato. «Ho fatto del mio meglio, ma non escludere nessuna reazione.» Offrì la cartella clinica dell’Otese in mano alla Volpe. «Mi trovo qui fuori se ti servo.» Disse gentilmente. «E queste sono per te.» Aggiunse, infilando in mano al Colosso delle caramelle.

    Caramelle fatte in casa. Molli. Color vomito di gatto malato.

    C’era da dire di lei, che non si arrendeva mai.

     
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    È colpa tua. Ratty

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    Preparativi per un Grande Viaggio
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    Ospedale di Konoha


    L'ufficio aveva un ché di bizzarro che in qualche modo faceva sentire l'Amministratore a casa sua, il che era abbastanza indicativo di quanto fosse pervasivo il caos all'interno della stanza. In ogni caso, a parte un brevissimo tentativo di toccare il castello di carte (che miracolosamente resistette alla presenza dello Yakushi), non ci furono commenti od ulteriori interazioni, per il bene della stabilità strutturale dell'ospedale e, a seconda della magnitudo, dell'intero quartiere. Passarono alle prime spiegazioni e all'inelegante approccio di Febh al cibo, mentre la padrona di casa faceva del suo meglio per mantenere un'inutile aria di formalità. Un plauso alla sua forza d'animo.

    Va detto che quando tornò alla scrivania e cominciò ad imbastire un discorso riguardante i ruoli e le dinastie, si sarebbe trovata di fronte un paio di occhi che dietro a una montatura priva di lenti la fissavano con ignorante cortesia, mentre le dita si stringevano sull'ultimo, preziosissimo biscotto e lo portavano alle labbra. A quel punto le mandibole iniziarono a fare il loro lavoro per garantire a quell'ultimo coraggioso sopravvissuto una sepoltura degna di questo nome, con un servizio funebre degno della più alta creazione di pasticceria in un tripudio di saliva e mescolamenti ad opera della lingua. In tutto ciò, la testa dello Yakushi aveva capito circa la metà di quel che aveva voluto intendere la sua interlocutrice. E la aveva capita male. Come ti pare, Principessa. Se Raizen era un pessimo interlocutore, Febh non era arrivava nemmeno a quel livello e fece spallucce. Io devo solo portarti a Oto e farti fare un pò di soldi. Che poi tu sia una Kobayashi, un'infermiera o una Kunoichi sfigata poco mi cambia. I Kobayashi erano famosi in gran parte del continente. Erano ricchi. Erano influenti. Potevano cambiare la vita di una persona semplicemente volendolo.

    E a Febh Yakushi la cosa non interessava nella benchè minima misura.

    Quindi in sostanza devo chiamarti Principessa invece che Primario. Ok. L'intera questione per lui si era risolta in questo semplice cambio di appellativo, e ci sarebbe voluto ben più che un intervento divino per riportare i suoi pensieri nella giusta forma. Comunque chiamami Febh, non serve stare a fare troppe manfrine, te lo ho detto, Principessa. Poi ebbe come un ripensamento. Alternativamente puoi chiamarmi "Sua magnificentissima esistenza senza la quale non potrei vivere". E annuì. Non era una battuta. E comunque il Villaggio non centra niente, io sono Febh e sono qui per prelevare una Principessa dei Bottegai per farle fare degli affari, non vedo cosa diavolo centrino Oto o Konoha. Nella sua testa erano davvero questioni separate...le finezze delle implicazioni politiche e degli infiniti legami del mondo erano oltre la sua comprensione, almeno quando era in quello stato, quindi semplicemente catalogò quel discorso come "inutile", prese nota di chiamare la ragazza "Principessa" e proseguì nella conversazione.

    Vada per il viaggio in due, faremo più in fretta. Penso che il buon vecchio Ssalshape si sia riposato dopo aver portato quei due fino a Kusa e ritorno, quindi non dovremo nemmeno faticare più di tanto, anche se Kiyomi non pesa quasi niente pur essendo formosa, quell'armadio deve essergli gravato parecchio sula schiena. Non aveva intuito il lievissimo cambio di tono della Kunoichi quando aveva menzionato Kiyomi, e proseguì imperterrito nell'errore. Comunque si, gli ho insegnato un bel pò di cose a quell'armadio, oltre a salvargli la pelle un paio di volte. Aggiunse con un certo autocompiacimento, mentre lei attuava i preparativi con i suoi cloni. Sai mandarli anche tu oltre i limiti di distanza? Io non mi ci sono mai voluto applicare...ho le lucertole per quello, e non mi va l'idea che ci sia troppa gente che pensa come me in giro. Commentò distrattamente. Per inciso, nessuno al mondo avrebbe mai voluto più di un Febh nella stessa epoca contemporaneamente...eccetto un piccolo delirante gruppo di traditori Otesi trasferitisi nel Paese della Neve che inneggiava all'Apocalisse e vedeva nell'otese un candidato come messia oscuro.

    Fu il momento del racconto...e del piccolo incidente con la tazza che esplose senza apparente motivo. Da esperto conoscitore della natura femminile (come già detto) Febh realizzò immediatamente che qualcosa non andava nella Principessa, e naturalmente ne individuò subito la causa. Capisco...immagino debba essere difficile, ma sono convinto che le cose andranno per il meglio. Annuì, cercando di trasmettere saggezza e tranquillità d'animo. Ciò che si spezza può sempre essere rimodellato da zero, non c'è motivo di abbandonare la speranza di una maggiore stabilità. Ovviamente si era autoconvinto che la ragazza fosse una ceramista dilettante e che il suo turbamento fosse legato alla distruzione di una delle sue opere...tanto che concluse con un suggerimento sibillino (per chiunque non fosse capace di leggergli i pensieri). Hai pensato di provare con l'Argilla Palustre? Lei però si alzò...e pur afferrando una seconda tazza senza danni, finì inavvertitamente per distruggere un muro.

    Lo Yakushi rimase in silenzio pochi istanti, osservando la scena senza un solo movimento del viso, decisamente stupito. Poi si alzò con le braccia sollevate al cielo, gli occhi pieni di lacrime.

    LO SAPEVO CHE SONO COINCIDENZE CHE CAPITANO DAPPERTUTTO!



    Lo ho sempre saputo, ma continuavano a guardarmi storto dicendo che ero io causarle. Li sentivo ma facevo di tutto per ignorarli...e ora ho la conferma: SONO COSE CHE CAPITANO!

    Era prossimo all'estasi mistica.

     
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    Dubbi Persistenti






    Assistette in silenzio alla scena, indicando di quando in quando il suo fardello con un sospiro e tenendosi in bocca ciò che Shizuka ci aveva messo.

    Mh.
    Non so che sia, ma sa di buono.
    Non credo però sia roba per tutti i palati. Questa è roba raffinata.


    A risveglio ultimato annuì una singola volta prima di lasciarla andare.

    Va bene, in caso ti avvertirò, tieni pronto lo staff, non vorrei pensare a qualche strambo tentativo di suicidio.
    A tra poco, spero.


    Non ci volle troppo perché l’otese riacquistasse la lucidità necessaria a parlare.
    Alla richiesta di Eiatsu, Raizen tese la mano accanto a se, c’era un piccolo tavolino, il tipico arredamento da ospedale e afferrò la cartella clinica, l’aveva preparata Shizuka secondo indicazioni.
    Gliela lanciò in grembo.

    Li ci stanno le risposte che cerchi, non dovresti avere problemi, dopotutto sei un medico, no?
    Ti sei beccato una batosta di quelle dure da masticare.
    Hanno dovuto rimuovere alcuni sigilli per comprendere cosa è stato danneggiato e cosa no.
    Ti ripeto, gente fidata.
    Basta alzare un po’ la voce sui segreti di villaggio e si fanno poche domande e danno per buona la motivazione, un pelino di savoir faire.


    Continuava a guardarlo fisso negli occhi.
    Nella cartella mancava tuttavia un dettaglio, quello del genjutsu riguardante l’organizzazione con Diogene.

    Tuttavia non ci stanno le mie risposte in quella cartella.
    Saresti così gentile da fornirmele?


    Una frase tutto sommato gentile, al contrario del volto che la poneva, sempre più incline alla rabbia e al sospetto.
     
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    Era fatta, il suo status era stato compromesso. Che Raizen avesse detto il vero o meno, dei medici avevano messo mano sul suo corpo! La missione era stato un vero fallimento e la motivazione di tutto ciò era dovuto al fatto che, per una volta, aveva fatto di testa sua seguendo il cuore piuttosto che la mente.
    Sfilò la cartella dalle mani del Kage con avarizia; doveva sapere cosa era successo. Senza dire nulla passò ad una rapidissima lettura di quelle righe, scritte a mano e con calligrafia femminile (almeno a primo acchito). Era arrivato in ospedale con un trauma cranico nella nuca, clavicola destra rotta, alcune vertebre cervicali lussate e scheggiate...era stata una guarigione lenta e sofferta. Dal punto di vista della memoria, le aree del cervello interessate dal trauma erano l'ippocampo e i lobi frontali portando ad una perdita della memoria a breve termine; probabilità di recupero: medie.
    Era stata necessaria la rimozione dei sigilli e del genjutsu per valutare lo status di salute del cervello e questo, da un punto di vista strettamente medico, aveva senso; tuttavia le tecniche sul corpo di Eiatsu non erano semplici fuuinjutsu da quattro soldi, bensì il risultato delle sue sue capacità congiunte a quelle di Omoi, Jotaro e Diogenes! Era un vero e proprio livello di sicurezza che per essere scardinato doveva essere bombardato con abilità sopraffine!

    " Tu...sei un irresponsabile. Mettere a nudo il mio cervello semplicemente per salvarmi la vita?! Pensi che la mia esistenza valga davvero qualcosa in confronto ai ricordi e informazioni che custodisco?! Io poi, che considero la morte solo come un'altra via da seguire? Voglio andare via da qui, subito. Devo tornare ad Oto e meditare su quanto è accaduto. "

    Era arrabbiato, seriamente alterato, e questo lo si poteva evincere perché ad animare quel sentimento c'era la paura per le implicazioni che quel fallimento poteva aver avuto sui piani di una vita. Fece dunque per alzarsi sulle sue gambe, il suo corpo era inattivo da un po ma i massaggi riportati effettuati e riportati sulla scheda medica erano stati eseguiti con attenzione maniacale...Konoha vantava competenza e forza nel settore medico e questa era una cosa che lo spaventava. In quel momento era nudo, senza difese e in compagnia di un ninja che non aveva la piena certezza potesse essere un suo alleato.
    Se i suoi panni fossero stati nella stanza allora gli avrebbe presi e si sarebbe vestito frettolosamente, giusto per levarsi quel camice di dosso che era la prova del suo fallimento.

    " Non parlerò qui e in nessun altro luogo se non ad Oto. Se vuoi qualche informazione vieni con me e quando mi sentirò al sicuro ti dirò quello che vuoi sapere."

    Niente lo avrebbe smosso da quella convinzione. Doveva sentire anche i suoi cadaveri e scoprire se la storia tornava. Gli servivano maggiori informazioni perché, scambiando le parti, Eiatsu sapeva che la sua mente poteva essere stata manipolata proprio come aveva fatto con il giovane Chikuma quale tempo prima.

     
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    AND SO...

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    Ferma alla sua scrivania la Principessa del Fuoco aggrottò la fronte e per un attimo si chiese non avesse forse capito male. Le ci volle poco per rendersi conto che non era lei quella che aveva mal compreso.
    Socchiudendo gli occhi, la donna non poté trattenersi dallo sghignazzare. Ed era divertita, nel farlo.
    Nonostante in un primo momento si era sentita vagamente offesa e irritata per essersi vista rispondere in quel modo, le fu sufficiente poco per capire che in verità, quel tipo, le piaceva. Abbastanza per non prenderlo per la gola, almeno.

    «Molto bene.»

    Era evidente che i suoi giochetti di manipolazione con Febh Yakushi non avrebbero mai funzionato.
    Ne conseguiva solo una cosa.

    «“Sua magnificentissima esistenza senza la quale non potrei vivere”…giusto?»

    Ed era quella più chiara.

    «Penso di aver fatto un errore, con te. Ho sbagliato a valutare con chi avevo a che fare.» Non mentiva. Avrebbe anticipato qualsiasi risposta appoggiando i gomiti sulla scrivania, sulla quale si distese per arrivare più vicina all’interlocutore. «Ricominciamo, mh?» Disse allora, sorridendo divertita. «Mi chiamo Shizuka: chiamami pure così. Ho passato tutta la vita tra gente che mi chiama Principessa, ma nemmeno io amo le manfrine ad essere sincera, quindi capirai che non sento il bisogno di far sapere a tutti il mio titolo.» Appoggiò il viso sul palmo aperto delle mani, allegra. «Il mio nuovo maestro non ha bisogno di usare troppe accortezze con me del resto.»

    Silenzio.

    «Credo di aver omesso di dirti una cosa, Febh.» Disse allegramente la ragazza. «Io sono l’unica allieva di Raizen Ikigami, il tuo allievo.» Lo fissò. «Che immagino sia il tuo unico allievo.» Non per altro, ma aveva dubbi sul fatto che qualcuno potesse sopravvivere a quel tipo. «Insomma, morale della favola: se io sono allieva del tuo allievo, sono anche tua allieva. No?» Il discorso era vagamente psicolabile, ma non faceva una piega. «Ma visto che ho come la netta sensazione che tu non sia propenso a prendere chiunque sotto la tua guida…Sua magnificenza illustrissima.» Disse con tono grave. Poi fece l’occhiolino. «…facciamo un patto?»

    La cosa era solo una: abbozzarla di cercare di manipolarlo. E semplicemente essere se stessa.
    Il che, nel suo caso, poteva essere un pericolo per tutto ciò che di buono e giusto c’era al mondo. Ma tant’era.
    Di natura, del resto, si era sempre fatta troppi problemi su tutto e abituata com’era a muoversi tre passi avanti a chiunque, trovava difficile smettere di ragionare per seguire il flusso. Ma le parve evidente, di punto in bianco, che giocare alla manipolazione con Febh Yakushi sarebbe stato una roulette in cui il primo errore le avrebbe fatto detonare tutti i neuroni del cervello. E con ogni probabilità anche tutti gli arti del corpo.

    Si chiese se forse, per lei, non sarebbe stato troppo difficile limitarsi a…mmh

    «Ti va di essere mio amico?» Appoggiando il viso sui palmi delle mani, sorrise. Si divertì a immaginare già la risposta. «E mentore.» Aggiunse, a scanso di equivoci. «Oto è pericolosa e io come Shinobi sono una sfigata, hai detto bene. I Villaggi non c’entrano in effetti, ma ciò non toglie che è meglio se non mi metto a fare a botte con nessuno…non vorrei davvero far intervenire Raizen.» La sola idea di vedere arrivare la Volpe a Oto a pararle il culo le fece arricciare la bocca in un’espressione disgustata. Piuttosto sarebbe rimasta al Suono per sempre. «Insomma, ti starò attaccata come una cozza a Kiri e tu -maestrodelmiomaestro- allungami una mano se dovessi trovarmi nei guai…con il carattere che ho potrei finire in qualche casino in men che non si dica.» Aggrottò la fronte: in effetti sarebbe stato un miracolo il contrario. «Poi, già che ci sei, tu che ne sai più di me, dammi anche qualche dritta: Raizen non è più capace di farlo, sembra, ma immagino che tu sappia come mettere in difficoltà un ninja, no?» Niente di più vero. «Vai tranquillo, sono stata cresciuta secondo il principio per cui “più forte le prendo meglio imparo”.» Non era necessario puntualizzare chi l’avesse svezzata in quel triste modo. «Ah, non mi interessa se ti rifiuterai. Io potrò uscire anche scema da questo viaggio che stiamo per fare, ma riuscirò in quanto ho detto, che tu voglia o meno.» Obiettò a quel punto, alzando una mano e puntandogli un indice in faccia. «E non ci provare nemmeno a lavartene le mani, testa di flauto, anche non hai idea di quanto io possa diventare insistente.» Alzò le gambe, iniziando a dondolarle. Sorrise. «E ripetitiva.» Non mentiva…purtroppo. «Fammi sistemare un altro paio di cose, poi possiamo partire.» Disse, facendo per pattargli le spalle. «Allora patto fatto, eh?! Tu mi prendi sotto la tua ala e io offro il primo pasto del viaggio!» Esclamò allegramente, mettendosi seduta sulla scrivania. «Spero ti piacciano le okonomiyaki.»

    Insomma, se poteva essere vero che il potere sovrannaturale di Febh Yakushi fosse quello di non capire un tubo, era altrettanto vero che Shizuka Kobayashi poteva fare di peggio: mettere le cose perché quel tubo non le dispiacesse poi troppo.

    In poche parole, quei due erano l’accoppiata peggiore di tutto il continente.
    Come fu, del resto, tristemente evidente.

    «DI COSA DIAVOLO STAI PARLANDO, DANNATO ACCOMBINATRESCHE?!» Quella volta avrebbe cercato davvero di prenderlo per la gola, il che comprovava il fatto per cui, quando Shizuka era se stessa, non era poi l'accomodante signorina per bene che ci si aspettava. Né tantomeno una manipolatrice provetta. «NON SONO IO LA CERAMISTA! HAI BATTUTO LA TESTA DA BAMBINO E ANCORA SI DEVE RIMARGINARE LA FERITA NEL CERVELLO?! AH?!» Abbaiò la donna, saltando addosso allo Yakushi per strangolarlo. «BECCATI QUESTA COINCIDENZA, FEBH!» Strillò, furiosa. In effetti non sapeva di cosa diavolo stesse parlando il tipo. «GUAZZAGARBUGLI!!» Qualsiasi cosa avesse voluto dire.

    […] Da quel momento, la situazione sarebbe andata più o meno così: Atsushi Kagure dovette intervenire e tirare via la sua boss per i piedi. Ci vollero dieci minuti e un calmante per farla tornare in sé. E anche un carpentiere per rimettere in sesto il muro che lei crettò a suon di pugni mentre si allontanava strillando a Febh di farsi trovare alle mura di Konoha entro l’ora prestabilita.
    Come da programma in quaranta minuti il messaggio al Clan Kobayashi circa il grosso incarico ad Oto aveva già messo radici: l’Airone aveva infatti organizzato una carovana di quattro carri che sarebbe partita nel pomeriggio.
    Raizen Ikigami, avvertito dello spostamento, fornì la documentazione necessaria al trasferimento intervillaggio.

    Shizuka Kobayashi, invece, andò sul suo laboratorio.
    Quando ne fosse uscita avrebbe avuto un forte mal di testa e un vago odore di acido addosso. Tutto questo, però, non la demotivò dal farsi personalmente il bagaglio per il viaggio prima di farsi trovare al Gate dall’Immortale.
    «Non vedo l’ora di arrivare ad Oto.» Esclamò allegramente e in modo emozionato. «Non ricordo davvero l’ultima volta in cui ho avuto a che fare con la tua gentaccia!»

    E non lo ricordava davvero.
     
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    Lazzaro







    L’Hokage alzò un sopracciglio, scarsamente convinto dalle parole di Eiatsu.

    Vorresti tornare ad Oto quindi.

    Si carezzò il mento.

    Per me va bene, ma dovrò scortarti io, e la prima tappa sarà Villa Mikawa.
    Ho dei sospetti e nessuna delle tue azioni mi spinge a cambiare idea.


    Allungò la mano verso i vestiti e glieli passò, erano stati lavati dall’ospedale con i detergenti tipici di quelle strutture, lasciandoli totalmente inodore e puliti.

    Sono vuoti, niente equipaggiamento.
    Se vuoi partire subito partiamo subito, se vuoi capire dove stai piazzato e riposarti mezza giornata puoi farlo.


    Incrociò le mani per creare un Jissai Kagebushin, in tutto e per tutto identico ad un normale clone, quantomeno agli occhi di un inesperto in materia come Eiatsu.

    Resterò qui a sorvegliarti, quando vorrai partire ci muoveremo.
    Capirai che per la tua faccia, mai vista dai guardiani, è difficile uscire senza scorta.


    Fu il clone a parlare, mentre Raizen usciva dalla stanza assicurandosi che il percorso che lui ed Eiatsu avrebbero compiuto di li a breve fosse stato sufficientemente trafficato, senza contare che era stato da poco nominato Hokage, la sua faccia riscuoteva ancora una discreta curiosità quando si muoveva per il villaggio.
    I due infatti una volta usciti dalla stanza avrebbero incontrato, una volta saliti al pian terreno, un discreto numero di persone, non una folla, dopotutto si passava agilmente, ma le vie erano affollate in quell’ora, massaie e lavoratori dopo gli infermieri dell’ospedale puntavano gli occhi sul nuovo Kage e il suo accompagnatore.
    Uscire dal villaggio richiese qualche minuto in più del solito, impiegato in cortesi saluti, ma alla fine ci riuscirono, e la strada per Oto era ora libera davanti a loro.

    Strade preferite?

    Chiese con maliziosa cortesia.
     
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    " Non ho ben capito perché tu voglia venire ad Oto. Lui non si è fatto ancora vedere quindi alla residenza troverai solo noi sottoposti. E ti prego di non parlare così ad alta voce di informazioni sensibili! Tu puoi sentirti a tuo agio a parlare tra queste mura...io no. "

    Dunque avrebbe preso i suoi vestiti lavati e stirati. Di ringraziare in quel momento non aveva proprio voglia, non aveva ancora il quadro generale di cosa fosse accaduto e fino a quel momento non era il caso di dispensare gratitudine o accondiscendenza. Era nell'ospedale del luogo in cui effettuare l'attentato: far esplodere l'armeria di Drake durante la festa era quello che serviva per dare nuovo smalto e credibilità all'associazione guidata da Yashimata. Febh infatti era riuscito a tenere tutto nascosto tra le mura di Oto e l'esplosione del Neko non aveva alimentato la paura generale nei confronti della nuova Alba, fautrice dell'attentato nella piazza di Kiri e del rapimento di alti funzionari medici a Suna.

    Il mondo era come intimorito dal rendere nota questa nuova minaccia e ogni villaggio sembrava voler gestire per se la cosa...serviva un evento ancor più plateale per convincere tutti del fatto che Yashimata fosse un nemico reale! Konoha era l'ultimo villaggio a mancare all'appello e l'occasione era troppo ghiotta per non approfittarne...ma il suo fallimento aveva chiuso di nuovo la porte alla divulgazione del terrore necessario a mettere in moto meccanismi da troppo tempo silenti nello scenario politico globale.

    " Se vuoi venire bene, almeno chiariremo una volta per tutta la tua posizione in merito ai nostri accordi. "

    Disse quelle ultime parole con un filo di voce, timoroso ancora di eventuali orecchie indiscrete.
    Si finì di vestire e venne condotto fuori da quel posto, alla luce del giorno. Farsi vedere in compagnia del Kage e con il suo vero volto non era affatto il suo stile ma non aveva altra scelta: non c'era tempo per autoimporsi i suoi trattamenti chirurgici o richiamare Sayaka per i suoi servigi...non avrebbe di certo attivato l'Edo tensei in quella situazione. Avrebbe quindi preso un asciugamano per indossarlo a mo di turbante in manier tale da coprirsi il volto; almeno in quel modo poteva difendersi dagli sguardi della gente comune...Raizen era l'attrazione del momento, era normale fosse ricercato da tutti. Dunque si nascose dietro la sua ombra, così simile a quella del Colosso, e pian piano riuscirono ad arrivare tra la calca all'ingresso del Villaggio.

    gif

    " Conosco una via rapida e discreta, non è saggio farci vedere il compagnia. "

    Qui iniziava il loro viaggio in solitaria e di domande da fare al jinkurichi della Volpe, Eiatsu ne aveva molte.



    CITAZIONE
    OT/ Continua ad Oto ;) / OT
     
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    È colpa tua. Ratty

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    In un atto di estrema magnanimità potrei concederti di fermarti a "Sua magnificentissima esistenza", per motivi puramente legati alla praticità del discorso. Concesse con fare accondiscendente...e decisamente era impossibile capire se fosse serio o meno. Impossibile. Lei a quel punto propose di lasciar stare i fronzoli (dopotutto lui lo aveva già fatto da parecchio tempo) e si sporse in avanti, parlando di un qualche nuovo maestro. A quella menzione Febh si guardò intorno, evidentemente spaesato. Di chi parli? La faccenda non gli era nemmeno passata per l'anticamera del cervello. No, frena un secondo... La bloccò mettendo le mani avanti, perplesso. Allieva di quel beota? Non sa allacciarsi le scarpe senza andare a pescare il potere di un botolo pulcioso e si mette a insegnare? Portò una mano alla fronte, cominciando a scuotere il capo, sconsolato. Il mondo come lo conosciamo ormai è andato a rotoli.

    E comunque no, non è mica il mio unico allievo, ne ho avuto un bel pò. Quasi tutti addestrati loro malgrado, quasi tutti crepati o dispersi. La ragazza però aveva già fatto propria una variante pericolosa della proprietà transitiva, ed ora accampava diritti a proseguire la sua formazione. Forse due parole su come Febh avrebbe potuto salvarla dalle scadenti conoscenze trasmesse da Raizen avrebbe oliato a sufficienza il meccanismo mentale dell'Otese, ma alla fin fine la sua proposta non era poi così campata per aria. "Più forte le prendo e meglio imparo". Alzò gli occhi al cielo. Quel barbaro che fa di testa sua...i miei addestramenti sono sempre rispettosi dell'integrità fisica e mentale della persona, chi apprende da me lo fa trovandosi a suo agio per tutto il tempo...lui però deve aver imparato poco e male. Pare che assistendo a questa scena con il suo dono della profezia, un indovino di mille anni fa iniziò a ridere tanto che morì di stenti, non riuscendo nemmeno a fermarsi per bere o mangiare. Si grattò la testa, con la vaga sensazione di stare per infilare la testa in una tagliola. Ma suppongo che potrei darti qualche ripetizione, specie se quello ti ha insegnato solo la sua classica strategia del "carica a testa bassa" a volte alternata da "metti un clone o qualcuno nascosto e attacca all'improvviso". Sospirò. Ma non te la caverai con un pasto solo. Sogghignò, convinto di star facendo un affare. Tutti i pasti sono a carico tuo per questo viaggio!

    Venne poi il momento delle insicurezze di lei e dei saggi consigli di lui, che per inciso di ceramiche non sapeva nulla ma adorava dire la propria anche e soprattutto quando non interpellato. La reazione non fu di esuberante gratitudine come si immaginava. GHAK! Le mani di lei si erano serrate improvvisamente sul suo collo mentre, quasi posseduta, gli saltava addosso gridando ogni impropero possibile. GUAK! AAACH! In realtà anche con tutta la buona volontà, le bianche mani dell'erede dell'Airone non avrebbe mai potuto fargli davvero del maleResistenza Nera+3, ma fu più la sorpresa che altro a farlo reagire a quel modo, completamente in balìa della donna mentre agitava le braccia senza un preciso motivo, con lei sopra in una scena che vista da una finestra sarebbe anche potuta essere fraintendibile!

    Probabilmente anche lei si accorse che per quanto stringesse, i muscoli del sottile collo di Febh erano più resistenti dell'acciaio e che forse strozzare un lampione avrebbe dato risultati più soddisfacenti, ma non per questo cessò l'aggressione, fino a quando due inservienti non intervenirono per separarli. MA CHE TI E' PRESO? UNO NON PUO' FRAINTENDERE UN MINIMO DETTAGLIO E GIA' DAI DI MATTO? CHE RAZZA DI CARATTERE HAI? SCOMMETTO CHE NON TI SPOSERA' MAI NESSUNO! Sbottò una volta libero, con una mano sopra il collo dove spiccava solo un livido di minima entità. Raddrizzò gli occhiali (rigorosamente privi di lenti) che si erano un pò piegati nella colluttazione mentre lei veniva allontanata a forza, per calmarsi altrove, dopo aver confermato (tra le urla) il punto di incontro. Lasciamo perdere i commenti sul carattere da parte di uno che nemmeno pochi giorni prima aveva inseguito due studentelli che lo avevano bagnato con un suiton per sbaglio e aveva passato due ore a insegnargli qualcosa di sbagliato e deleterio come forma di vendetta.

    L'appuntamento era preso, e di là a un'ora sarebbe cominciata un'avventura che non si sarebbero dimenticati facilmente.
     
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292 replies since 20/11/2005, 15:40   6821 views
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