Taipan[Negozio]

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  1. l'Horla
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    Taipan


    V
    Apprendistato

    Da quando avevo portato i cactus e il maestro Shunsui mi aveva mostrato la loro lavorazione, erano passate ormai diverse settimane. Nel primo periodo la parte commerciale del negozio mi tenne abbastanza occupato, dovetti infatti studiare la disposizione dei prodotti, dalle materie prime ai prodotti finiti. Catalogai mentalmente gli ingredienti principali con i quali il chunin della sabbia lavorava, imparai mnemonicamente i loro effetti e, di quelli che ritenevo più interessanti, la lavorazione degli ingredienti per giungere al veleno. Infatti, quando non si presentavano clienti al negozio, passavo il mio tempo a studiare i libri a cui mi era stato concesso di accedere dal maestro; assetavo il mio desiderio di conoscenza gettandomi su di essi, appuntavo su un quadernino alcuni passaggi fondamentali della lavorazione che poi praticavo la sera, con la presenza del chunin della sabbia, quando il negozio era chiuso e avevo la possibilità di sbizzarrirmi nella creazione di veleni.
    Con il tempo imparai a sopportare la calura del paese del vento, i mesi estivi erano ormai passati e si percepiva una brezza mattutina più fresca rispetto a quella torrida che mi aveva accolto a Suna. Nei rari momenti in cui non lavoravo alla bottega, li passavo a passeggiare per il villaggio scoprendone le segrete quotidianità degli abitanti. Non mancavo ad allenarmi sul controllo dei chakra, da quando avevo scalato quella parete all'esterno del villaggio, mi ero concentrato a migliorarne l'utilizzo e l'economia di chakra nella sua applicazione. Se la capacità di camminare su pareti verticali era, non senza qualche difficoltà, diventato un automatismo, dall'altra parte, la sera durante gli insegnamenti con Shunsui, ebbi non pochi problemi ad applicare lo stesso chakra alle mani per manovrare le ampolle. I primi tentativi erano falliti miseramente infatti o dedicavo troppo attenzione a fare in modo che le ampolle non cadessero, perdendomi alcuni passaggi nella spiegazione del maestro e dovendo chiedergli di ripetere, o cercando di memorizzare i suoi insegnamenti mi distraevo e queste cadevano a terra rovinosamente. Inutile dire che mi prodigai per ripagare immediatamente il danno ogni volta che pezzi di vetro si disperdevano nel laboratorio non senza un accennato disappunto da parte del Chunin. Fu nelle settimane successive che mi impegnai, durante la mattinata quando avevo il tempo per studiare, ad allenarmi nella manipolazione del chakra. Il concetto era lo stesso di quello che usavo per salire le pareti ma, per ruotare le ampolle tra le mani o tenerle solo appoggiate sul mignolo, dovevo modulare diversamente il chakra spingendolo aumentando la concentrazione di chakra o diminuendolo per favorirne la rotazione. Solo con con un'attenzione mentale pari a quella che dedicai allo studio dei veleni e un'uguale e costante applicazione, imparai nei mesi a tenere con facilità le ampolle tra le mani, perdendomi - nei tempi morti durante la gioranta - in alcuni virtuosismi facendole roteare più rapidamente o spostandole da una mano all'altra.

    [...]

    Successe un giorno, quando ormai avevo letto la maggior parte dei manuali presenti nella bottega, che tra le mani mi capitò un tomo vecchio e impolverato dall'aria tanto tenebrosa quanto sporco e rovinato. Lo aprii apprezzando l'odore forte della carta e il colore ingialliato delle pagine e l'inchiostro sbiadito, il titolo si stagliava nella seconda pagina a caratteri cubitali: "L'arte di Colpire".
    Attirò subito la mia attenzione e ripresi il mio posto al banco iniziando a sfogliarlo prima e convincendomi, successivamente, che quel ritrovamento fosse vera manna dal cielo. Arricchito con precisi e numerosi disegni dal carattere scientifico, il libro si divideva in due parti: la prima era costituita da un inquadramento storico, si parlava di alcuni medici monaci che, data un'approfondita conoscenza dell'anatomia umana, avevano sviluppato un particolare stile di combattimento che si basava su di essa; la seconda parte, la più sostanziosa, era una vera e propria descrizione del corpo umano: partendo da ciò che concerne il sistema nervoso, passando ai muscoli e quindi alle ossa per poi dedicarsi alla catalogazione e descrizione funzionale degli organi sia interni che quelli percettivi.
    Io rimasi affascinato da quest'idea, con mio nonno negli addestramenti infantili a cui mi aveva sottoposto, non aveva tralasciato ad insegnarmi alcune conoscenze mediche di base considerandole importanti per un assassino. Ed io non potevo che trovarmi d'accordo con il mio mentore d'infanzia, approfondii il mio sapere esaltato da quella prospettiva di combattimento.
    Il mio rendimento, nelle ore diurne passate nella bottega a seguire i clienti, calò sempre di più. Infatti, dopo le estenuanti ore passate in laboratorio con Shunsui in cui mi applicavo senza freni, quando arrivava il momento di rientrare nella mia dimora e riposare per poter lavorare al meglio il giorno seguente, andava a finire che mi perdessi nello studio di quel vecchio tomo e, senza aver dormito, all'alba mi dirigevo ad aprire la bottega.
    Non bastarono pochi mesi per leggerlo e appuntarmene i concetti, senza perdere lo studio dedicato ai veleni ma, quando ne giunsi alla fine, in bocca mi rimase un gusto amaro: malgrado tutta la costruzione teorica e lo studio di tale stile di combattimento, ne mancava una descrizione della sua applicazione. Fu inutile cercare ossessivamente nella sterminata biblioteca del maestro per trovare quello che dev'essere stato il secondo volume. Solo quando mi assicurai che esso non era presente nella biblioteca a cui avevo accesso, mi feci coraggio e, una sera finita la lezione con il maestro mentre mi dedicavo a pulire con attenzione i materiali usati, mi permisi di domandargli qualcosa al riguardo senza alzare lo sguardo dall'ampolla, già pulita, che strofinavo con insistenza Maestro, volevo chiederle una cosa sospirai mordendomi la lingua, sebbene non si fosse mai dimostrato un tiranno il suo modo di fare freddo e il suo ruolo di maestro nei miei confronti mi intimidiva Ehm durante lo studio dei manuali che mi aveva indicato, mentre sistemavo sulla mensola quelli che avevo letto ho trovato un vecchio tomo dalla copertina in pelle e nera Alzai quindi lo sguardo verso di lui con fare già colpevole, quella che gli stavo dicendo era già menzogna: quel libro infatti lo avevo recuperato in una zona della biblioteca a cui mi aveva vietato l'accesso e, come se questo non fosse bastato, anche diversi avvertimenti nell'introduzione ammonivano alla sua divulgazione. Beh ecco, le mie mani hanno raccolto questo libro e ho iniziato a leggerlo, si tratta di un'introduzione storica e teorica di uno stile di combattimento dei monaci del sud del paese del vento schiarii con un colpo di tosse la voce e procedetti tutto di un fiato Lo so che non dovevo leggerlo ma una volta aperto non ho potuto farne a meno di dedicarmici. Sono quattro mesi che mi sono dedicato al suo studio quando finiamo i nostri studi qui in laboratorio. E' incredibile, ho imparato diverse cose del funzionamento del corpo umano e... era arrivato il momento della domanda fatidica, da una parte temevo la sua reazione alla mia disubbidienza pensando che avrebbe anche potuto ripudiarmi come allievo, dall'altra agognavo troppo apprendere quel particolare stile di combattimento, dovevo comprendere come esso veniva applicato dato che ormai avevo compreso il suo impianto teorico E volevo chiederle umilmente il secondo volume dove possa comprendere come praticare quest'arte particolare
     
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24 replies since 15/1/2017, 15:02   366 views
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