Il Dio Mortale

Il potere di cui vennero pervase le sue mani non era umano, non poteva esserlo, non c’era niente di umano in quell’attacco se non la consapevolezza che come singoli non potevano trascendere, ma niente avrebbe potuto fermarli se uniti.
Solo il Demone poteva essere un ricettacolo adatto a tutto quel carico di potere, pensare di gestire un ondata simile, anche della sola volontà di tre jonin esperti, focalizzata nel porre fine alla vita di qualcosa non era un impresa semplice, figurarsi gestirne le tecniche dal più alto potenziale in loro possesso.
I jinchuriki però sembravano li apposta, la manipolazione del chakra demoniaco, la gestione di una mente così potente e deviata, la crescita stessa nel controllo del demone sembrava focalizzata a trasformarli in ricettacoli di potere.

NOI ti condanniamo, Mortale!

Ognuno di loro poteva parlare, ma solo la sua voce poteva trovare lucidità e sfogo in quel colossale costrutto, e ciò che gli uscì di bocca fu forse il peggior insulto che poteva rivolgere a quel Falso dio.
L’impatto fu cataclismatico, la carica di forza e chakra in quell’arto così mostruosamente grande caricò di energia cinetica la piccola altura, facendola sobbalzare in un primo momento per poi disgregarla come un castello di sabbia in riva al mare, il fragore si sarebbe udito per chilometri e la successiva onda d’urto avrebbe terminato ciò che il primo impatto aveva lasciato in sospeso, quell’area sarebbe stata segnata per sempre da quello scontro.
Sotto la sua mano la presenza del “Dio” risultò meno che una briciola, solo lui aveva coscienza di ciò che accadeva quando il suo potere si abbatteva sul terreno, e sapeva che non c’era spazio per la sopravvivenza li sotto, le successive scariche furono solo un monito e l’ultimo fendente di Feng l’ultimo turpiloquio che quella divinità potesse subire: decapitato dalla sua arma prediletta.
Quel pugno però non aveva solamente posto fine ad un esistenza fisica, si era spinto oltre, era evidente che quell’attacco aveva segnato la natura più intima di quelle divinità, intaccandone il concetto che la definiva come tale.
Avevano peccato, e sarebbero stati puniti.
Forse.
Il teschio urlò nuovamente scuotendoli fin dentro le membra come se un simile portento avesse necessità di fuggire, e contemporaneamente il cielo si appesantì di vendetta, avevano privato una divinità di più delle sue spoglie mortali e di certo non poteva restare indifferente.
Il vento si levò, saette caddero dal cielo, ed in ultimo quattro grosse vampate, come meteore iniziarono la marcia verso il Dileggio degli Dei.

È inutile!

I cloni furono i primi a muoversi mentre il Mikawa imbastiva le sue difese, innalzandosi insieme come muri di carne e chakra tentarono di schermare le fiammate a mani nude, per un istante le vampe si ingrossarono tra le loro dita per poi esplodere oltre di esse e distruggerli nel passaggio ma non senza perdere potenza nell’atto rendendo la difesa di Diogene sufficiente a far subire al team poco meno di una leggera scottatura. [Difesa][i cloni sono a due passi e praticamente si mettono in piedi a protezione del colosso, possiedono circa una leggera di danno e concentrano tutte le tacche disponibili in resistenza, mentre il demone ha valenza solo estetica: resistenza +8 (tra bunus TS, controllo demoniaco e impasto) assorbono quindi 40 di danno]
Quale onta!
Neanche il suo ultimo gesto di rappresaglia aveva sortito effetto alcuno!

AHAHAHAHAHAHAHAH!

Una risata che l’avrebbe perseguitato per sempre.
Scomparsa ogni traccia del dio l’abominio frutto dell’interazione tra i jonin si disgregò lentamente, il sangue scivolò via, il chakra smise di turbinare e Febh, stremato, cadde con essi, il Kaguya, non impegnato nella difesa dell’ultimo attacco era stato pronto di riflessi, ma la mano di Raizen, ancora sovradimensionata grazie all’influsso demoniaco era scattata sotto di loro, ma inutilmente.

Buona presa.

Lentamente le dimensioni di Raizen si normalizzarono, ma qualcosa era successo alla sua trasformazione, ritraendosi infatti, quello che inizialmente sembrava solamente il rimasuglio di una battaglia che aveva modificato per sempre quel paesaggio, gli aderì addosso, concentrandosi nel giubbotto che indossava.

E… questo?

Mostrò agli altri l’oggetto, tenendolo come se fosse una preda tramortita quasi come se chiedesse agli altri se anche loro avevano sentito qualcosa di simile, ma gli giunsero solamente risposte negative.
L’avrebbe quindi riposto, con l’idea di sfruttarlo in futuro, anche se ne percepiva l’influsso negativo, era consapevole che fosse un esca, ma la interpretò solamente come l’ennesima prova, un altro modo per dire a quel dio che il libertà degli umani era un vantaggio per tutti.
Dopo che il quartetto riprese fiato Diogene trovò modo di confermarsi l’abile generale lungimirante che era.

Se qualcosa di marcio c’era, temo che quel pugno sia la cosa più adatta a purificarlo.
Ma comunque farò mandare delle squadre, prima quelle di indagine però, se qualcosa è rimasto è probabile che possa tornarci utile.
Contestualmente farò raccogliere i morti quantomeno per non lasciarli a marcire sotto le intemperie.
E se necessario penserò ad una bonifica.

Diogene prese poi a radunare le sue cose, dimenticandosi Febh.

Ma cosa andiamo, ma non lo vedi com’è ridotto?
Guarda se ti è rimasta un oncia di chakra portatelo dietro con un po' di sangue!
Lo farei io, ma per il jonin più in vista del suono non sarebbe una bella figura tornare affianco all’Hokage fresco come una rosa.

Se quello gli avesse chiesto a cosa si riferisse Raizen gli avrebbe sorriso di rimando.

Al tuo chakra, Mikawa, sei in piedi giusto perché il vento soffia dalla parte giusta! Ahahahah!

Ma anche lui non era certamente il fiore più fresco del giardino, ragione per la quale fece scendere Hibachi di quota per farsi riportare a casa.