S.O.M.A. Parte II

Qdv - Fenix, Kairi, Waket

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    Corvi








    Di lettere all’amministrazione di Konoha ne arrivavano, sia di buone che di cattive, ma quando riconosceva il tratto distintivo di Jotaro tutto acquisiva una nota più oscura.
    Vide il corvo sfaldarsi e sbuffò, incerto se darsi dei pensieri prima di andare a dormire. Ciondolò qualche minuto davanti alla finestra, purtroppo il corvo non era qualcosa di reale a quanto pareva e si dissolse in poco per cui non potè allontanarlo.

    Astuto.
    Molto astuto.


    Guardò di malocchio il rotolo e lo prese, ed ebbe conferma che apparteneva a Jotaro, l’unico Jaku ancora attaccato a quel nome, si chiese il perché mentre iniziava ad aprirlo, aveva sempre dedotto dalle sue parole che odiasse quella stirpe.

    Secondo me è solo pazzo.

    Rispose a se stesso.

    Già, lui, e non tu che parli da solo.

    Io non sono mai solo, come vedi.

    Si, certo, salvato per un pelo eh.
    Ma noi lo sappiamo che non parlavi con me.
    Immaginati se io fossi solo una tua illusione, dopotutto chi mai ti ha visto li sotto a sigillarmi?
    Nessuno.
    Magari sono un’ altra delle tue devianti allucinazioni, dopotutto sei un ninja potente e il tuo chakra non è poco, ed entrambi sappiamo che la tua stramba mente può realizzare cose di cui gli altri ninja non son capaci, tirare fuori un po’ di chakra e dargli la forma della tua pazzia non sarebbe difficile.


    La Montagna lanciò un occhiataccia alla volpe, ma questa pareva intenzionata a non fermarsi.

    Pensaci.
    Io sono un demone dopotutto, potresti davvero riuscire a sigillarmi con così poco?
    Lo sai chi sono io eh?
    Per generazioni dopo il primo Hokage si sono cacati sotto al solo sentire il mio nome, tu chi sei, mh?
    Un omuncoletto che per quanto forte non penso raggiunga il primo…


    A quel punto, scocciato, si sarebbe voltato, guardandola all’interno di quel mondo sconfinato che era il suo subconscio.

    Maddai.
    Sono stato curato la storia non regge.
    Se dicevi che il contatto con la tua forza mi aveva reso scemo ancora ancora era fattibile, ma così non attacca, ho troppa fiducia nei mezzi di Tekuro.
    E poi, a prescindere, non sei un male pericoloso, quindi ben venga.


    Potrei quasi ringraziarti.

    O non fa nulla, tra emarginati ci si capisce.

    Gli diede una pacca e tornò ai suoi affari, leggendo la missiva, le informazioni non erano mai una cattiva notizia, averle era comunque un passo avanti, non sapere verso cosa un po’ meno.
    Decise di prendersi la notte per riflettere da chi farsi accompagnare, fortunatamente aveva qualche giorno per la convocazione.
    Che la notte portasse consiglio tuttavia era una delle più grandi bugie che avesse mai sentito e l’indomani si risvegliò con i medesimi dubbi. Riuscì a dissolverli solamente con una grossa tazza di latte caldo davanti al naso, un secchio, più che una tazza.
    Il soma era un ambiente inospitale, ma prima di tutto era fragile, andare a muso duro, portandosi dietro Sho non era il massimo, il ragazzo tendeva ancora ad andare fuori controllo e in quel luogo non era la scelta migliore. C’era però l’Uchiha, la ragazza che aveva mandato alle mura.

    Mh.
    E perché no.
    Quegli occhi sono fastidiosi per tutti, non sarebbe male riuscire a sfruttarli.
    Le illusioni vanno veloci dopotutto.


    Ma in due erano ancora pochi e non sarebbe stato male trovare qualcuno che affiancasse la ragazza, e si, c’era qualcuno abbastanza capace che gli doveva un favore.
    Prese carta e penna e si sgranchì le dita con un sorriso.

    Ma dai, davvero?

    E perché no?
    Ogni tanto fa bene scherzare


    Si, ma la conosci appena.

    Eh vabbè, che sarà mai.

    Cara Hebiko,
    ricordi la serata di qualche settimana fa?
    Danno un film carino tra un paio di giorni, ma non ho nessuno con cui guardarlo, ti va di fare un salto qui?
    Se non ti porti quella bestiola puoi restare anche a dormire.


    Seeeee, non ci cascherà mai.

    Beh a me serve l’effetto sorpresa.

    Rilesse la lettera, non tanto per il commento della volpe quanto per il fatto che lo scherzone potesse risultare troppo pesante.
    Cestinò la lettera e ripartì da capo.

    Cara Hebiko,
    ricordi quel debituccio che avevamo?
    Ecco, mi serve che accompagni me e una mia kunoichi in una missione, in realtà non è tanto per il debito, ma mi sembri adatta.
    Magari dopo ti offro da mangiare, se ne usciamo vivi.
    Vieni equipaggiata a dovere.


    Non si firmò, non era necessario.
    Gli diede appuntamento nel suo ufficio nel medesimo giorno ed ora di Kairi, che avrebbe contattato con una missiva più formale, dopotutto lei era una kunoichi del villaggio e non doveva fare leva con nessun mezzuccio per convincerla.
    Quando si fossero presentate avrebbe salutato entrambe per poi presentarle.

    Kairi, Hebiko
    Hebiko, Kairi.


    Disse indicandole quando pronunciava i loro nomi.

    Come noti dal simbolino la rossa è un otese, una delle poche buone che ancora da un senso all’esistenza dell’accademia.
    Ma veniamo a cose importanti.
    Qualche tempo fa ho mandato un ninja fidato a cercare informazioni riguardo ad una pessima esperienza ad… Oto. Onestamente nemmeno io so di preciso che accadde quel giorno, ma non fu affatto incoraggiante.
    So solo che qualcosa si era risvegliato, o meglio, lo immagino.
    Le informazioni dobbiamo andare a cercarle in… beh, è complesso da immaginare, ma è un centro di ricerca sottomarino, un lordo Kiriano ci ha lasciato anche morire due dei nostri, e da ciò che mi ha detto non hanno fatto una bella fine… prima della morte più che la morte in se.


    Si alzò dalla sedia e si diresse alle vetrine dove teneva le sue armi più particolari, solitamente non erano in mostra, ma la Montagna si era preparata in anticipo per cui gli rimaneva solamente da pensare cosa portarsi dietro, scelse tutto, e scelse di metterlo dentro un rotolo, erano armi voluminose e non era sicuro nemmeno che le avrebbe usate.

    Bene, possiamo partire, ci aspetta una camminata fino alla costa.

    Il piccolo gruppetto si mosse, era una lunga corsa tra i rami dei boschi del fuoco, alberi secolari a non finire, sempre ben spaziati tra di loro offrivano raramente intrichi che intralciavano l’avanzare, una foresta ammaestrata ben diversa dal soffocante Bosco dei sussurri.

    Tutta un’ altra storia eh?
    A fare tutti sti chilometri dentro il bosco dei sussurri l’odore migliore che può passarti sotto al naso è quello dell’ascella di un vecchio misto al grasso rancido, un po’ come mettere un calzino a stagionare.


    Ridacchiò come suo solito, abituato ad essere l’unico a trovare divertente il suo umorismo.
    Trovarono Jotaro grazie ad un suo piccolo marchingegno, una specie di segnalatore a chakra, qualcosa che un sensitivo avrebbe percepito a chilometri di distanza visto che persino per Raizen era ben percepibile.

    Non hai paura di attirare troppa gente con quella roba?
    Di solito sei più accurato.
    L’avrai fatto apposta, ma ti assicuro che se lo sento io lo sente mezzo continente.
    Non so come mai ma i sensitivi ultimamente sono ovunque.


    Mise il primo piede sulla barca lievemente incerto.

    Questa roba ci regge vero?
    Non vorrei finire a mollo prima del tempo.
    Si, mi sto lamentando, aiuta a liberarmi dallo stress.


    Ignorò del tutto il sangue, ormai una costante della sua vita e si spostò a prua dell’imbarcazione, godendosi il vento.

    Jotaro, sei sicuro che il tuo piccolo contrattempo energetico non ti dia problemi?
    Sei morto fin troppe volte per sperare di cavartela sempre.
    Son più che certo che una soluzione ci sia.


    Lo guardò questa volta senza rabbia ne con l’intenzione di criticarlo, ma con un lieve filo di apprensione.
     
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