S.O.M.A. Parte II

Qdv - Fenix, Kairi, Waket

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  1. Waket
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    Negli ultimi tempi Hebiko si sentiva terribilmente stressata. Vivere in un villaggio dove non vi era protezione garantita, sia contro le varie bande criminali ma soprattutto dai capricci dei pezzi grossi, la rendeva nervosa ed insicura: persino in amministrazione evitava la conversazione con tutti ad eccezione di Febh. Lui era l’unico che aveva ammesso di proteggerla, a suo modo. Si fidava di lei, perciò a rigor di logica l’avrebbe anche protetta in caso di necessità, dato che anche alla missione per il recupero dei sigilli aveva messo bene in chiaro a Shinken le conseguenze del farle del male. Certo, Febh non era il massimo della sicurezza, dato che una frase sbagliata rischiava di farlo esplodere come una bomba, quindi anche in sua presenza se ne stava sempre sull’attenti. Tuttavia l’unico modo per restarsene sani mentalmente era quello di convincersi che finché se ne stava sotto alla sua ala poteva considerarsi in una botte di ferro.
    Un ticchettio alla finestra la fece sussultare, avvicinandovisi con sospetto. Le finestre erano tutte chiuse, lasciavano solamente piccoli spiragli di luce dentro la casa, tenendola buia. La Vipera conosceva casa sua a memoria, per lei non sarebbe stato un problema orientarsi anche al buio in caso di intrusione. Si sarebbe avvicinata con cautela alla finestra, aprendola di colpo e facendola scattare verso la prima cosa che riuscì a vedere, trascinandosela in casa. Ben presto si accorse di aver semplicemente catturato un corvo.

    Uff, stupido uccello. Mi hai fatto prendere un colpo.

    Allentò la presa, raccogliendo la lettera portatale, per poi posare l'animale sulla finestra e lasciarlo volare via, un po’ spennacchiato. Richiuse tutto, accendendosi la luce nel salottino, se non altro con il suo stipendio la bolletta della luce non era un problema. Una rapida lettura le fece subito capire il mittente.

    Meno male che il debito non gli interessava! Meglio così, se non altro non sentirò più quel peso.

    Rilesse un paio di volte le ultime frasi. All’inizio non gli diede molto peso, immaginava che Raizen stesse sopravvalutando la situazione, ciò che agli occhi di un konohaniano era terribile per un otese poteva essere la norma. Poi ripensò meglio alla carica che l’uomo ricopriva, iniziando a prendere più sul serio la cosa.

    ...Possibile che sia così tremendo?

    Sospirò. Non sentiva di avere il potere di dire di no. Non voleva sottovalutare la cosa, ma tantomeno farcisi influenzare al punto da rinunciare e farsi un nemico in più.



    Sarebbe arrivata puntuale come al suo solito, lasciando detto ai suoi colleghi in amministrazione che si sarebbe assentata per una missione. Le sarebbe bastato omettere che la missione fosse per Konoha per lasciargli credere che riguardasse il suo villaggio come ci si sarebbe aspettati.
    Nell’ufficio avrebbe incontrato Kairi, alzando una mano in segno di saluto:

    Ciao guardiana.

    La domanda riguardante Darwin la prese alla sprovvista. Non era abituata a ricevere attenzioni di quel genere, esitò prima di rispondere, mostrandosi piuttosto timida ed impacciata.

    Ah, giu-giusto, Darwin! S-sì, sta bene, grazie. ...Come… Come stanno i tuoi pennuti?

    Visibilmente imbarazzata, ascoltò ciò che Raizen aveva da dire, e bastarono gli accenni riguardanti Oto per farle aggrottare la fronte, rendendola più nervosa.

    Qua… Quale pessima esperienza?? Non so nulla di… risvegliato che cosa!?

    Piuttosto tesa, stava mentalmente cercando informazioni senza successo. La irritava sapere che nonostante la sua posizione in Amministrazione, ancora si lasciava sfuggire preziose informazioni. Doveva scalare di grado, doveva raggiungere la conoscenza totale di ogni angolo di villaggio per sentirvisi davvero a suo agio. Conoscenza che il frammento di Orochimaru era sempre pronto a cedere, ma in cambio di un prezzo troppo alto.
    Finite le domande, sarebbero partiti tutti insieme. Durante il viaggio fu Raizen il primo a cercare un discorso, con un confronto tra le foreste konohaniane e quelle otesi. La Vipera reagì con una smorfia, rispondendo dopo averci riflettuto per qualche secondo.

    Forse sei stato troppo gentile. La puzza di cadaveri rende il tutto peggiore.

    Fu nuovamente Kairi a prenderla alla sprovvista, pur essendosi impegnata nel cercare di rendere la sua domanda meno invasiva possibile. Il primo istinto della rossa fu quello di voltarsi verso l’Hokage, cercando il suo aiuto. Non le andava di dire la verità ad una sconosciuta, inoltre la verità poteva risultare scomoda anche ad una kunoichi di Konoha.

    Beh… Come segretaria dell’Amministratore di Oto capita incontrare i pezzi grossi di altri villaggi.

    Non le venne in mente altro, ed avrebbe cercato di evitare il discorso se si fosse ripresentato. Raizen avrebbe potuto dire la sua, ma la Vipera avrebbe evitato di far trapelare altre informazioni.
    Degli impulsi avrebbero attirato il gruppetto a destinazione. Un uomo incappucciato li attendeva ad un molo, invitandoli a salire su una piccola barca sporca di di sangue. La cosa sembrò non turbare Hebiko, come otese vedeva di continuo cose del genere. Per quanto ne sapeva un incidente del genere poteva essere causato da un disguido tra colleghi così come era accaduto tra lei e Shinken.
    Non si sarebbe presentata di sua spontanea volontà, avrebbe atteso che fosse lo sconosciuto a parlare per primo, o se le fosse stato ordinato da Raizen. Solamente prima di imbarcarsi lo avrebbe trattenuto per un momento in disparte, tirandogli leggermente i vestiti per attirare la sua attenzione.

    Dato che si tratta di una cosa seria… preferisco mettere le cose in chiaro. Non avrò problemi ad ubbidire come fossi realmente un mio superiore, ma per favore… Se ho qualcosa da obiettare, ascoltami. Non ho intenzione di metterti i bastoni tra le ruote. Ciò che ti chiedo è solamente fiducia reciproca.

    Dal tono che aveva usato si poteva notare come non fosse una pretesa, ma una richiesta sincera. Raizen non poteva saperlo, la Vipera cercava solamente di evitare ulteriori incidenti. Non si sarebbe certamente mostrata arrogante, quella lezione l’aveva imparata, ma continuava a portare rancore non sentendosi davvero in colpa. Lei voleva aiutare i suoi alleati correggendo il loro team leader, la reazione che si era scatenata da ciò era stata fin troppo imprevista, perciò si sarebbe sicuramente sentita più a suo agio nell’avvertirlo per tempo.
     
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