Tra il Bene ed il Male.

[Quest Dodoria - Hebiko - Raizen]

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  1. Waket
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    Hebiko era ogni giorno più stressata. Da quando aveva risvegliato i geni della sua innata il peso di quel potere si era fatto sentire, senza considerare il dover convivere con un frammento di suo padre che non aspettava altro che la ragazza cedesse, impossessandosi di lei per riprendersi il suo regno. Certo, era riuscita a stringere un legame con Febh che le garantiva una certa sicurezza, ma c’era troppa aria di tensione nel resto del villaggio, ed Oto non era un granchè per quanto riguardava la protezione dei suoi cittadini. Nonostante si stesse sforzando di migliorare questa cosa, i progressi risultavano lenti e insoddisfacenti. Probabilmente sottovalutava se stessa, se avesse mostrato la sua grinta ai suoi nemici in pochi sarebbero riusciti a sottometterla, ma non si fidava. Non si sentiva forte a sufficienza per affrontare tutto il villaggio a viso aperto, non ancora. Perciò finì col sentirsi al sicuro solamente al fianco dello Yakushi, e barricandosi in casa ogni volta che finiva il suo lavoro in amministrazione.
    Le finestre perennemente chiuse dovevano dare l’impressione che nessuno vivesse più lì. Nonostante ciò un giorno trovò una lettera profumatissima. La calligrafia lasciava credere si trattasse di una donna, fino a che non arrivò in fondo, leggendo la firma:

    ...Oh Kami.

    Non portò in casa la busta, la richiuse e la rimise nella cassetta, richiudendosi la porta alle spalle. Ma ciò non fermò il suo spasimante.
    Nei giorni successivi le buste iniziavano ad accumularsi, tutte scritte a mano, tutte riportanti lo stesso messaggio. Quando il puzzo iniziò ad invaderle anche casa, si decise nel raccattarle tutte, buttando sul tappeto del salotto dozzine di lettere, attirando l’attenzione di un curioso Aoda.

    ...sss… Sembra che il signor Dorian sia particolarmente interessato ad averla a cena.
    Tu dici!?

    A braccia incrociate, sprofondando nella sua morbida poltroncina, fissava imbronciata il soffitto, lamentandosi dell’accaduto:

    Guarda te! Pensi che cederà mai?? Prima o poi mi scardina la porta e me lo trovo in casa, te lo dico. “Mia Viperella”?? Ci siamo visti UNA volta! E manco per un appuntamento, ma solo perché era lì, e poi è successo quel casino. Cosa gli è saltato in mente!? Perchè io poi, c’è pieno di tizie a giro, che vuole da me!

    Allungò le braccia per raccogliere Darwin, che indisturbato mangiucchiava e distruggeva alcune delle lettere, portandosene un paio nel becco fino alla poltrona. Aoda sembrava voler puntare sul lato positivo della faccenda, onde evitare di stressare ulteriormente la Vipera.

    Forse è stato un poco insistente, ma se non altro sappiamo che non vuole farle del male. E’ buona cosa avere un altro alleato tra le fila di Oto. ...sss... Ed una cena tranquilla potrebbe aiutarla a stendere i nervi.

    Hebiko sbuffò infastidita, borbottando in risposta:

    Non ho bisogno di stendere i nervi.

    Cadde il silenzio per qualche secondo. I due si fissarono, mentre Hebiko si rialzava da quella posizione semistesa, allargando le braccia imbarazzata:

    E VA BENE, forse sono UN POCHINO su di giri negli ultimi tempi. Ma di certo accettare le avances di un tizio a caso non mi aiuterà a stendere i nervi!!
    Mi scusi signorina, io parlavo della cena.
    Ah sì, la cena! In ogni stupida lettera mi invita a “questa sera”. Questa quale!? Mi aspetta tutte le sere di fronte casa, come un beota, fino a che non esco!? Spreca tutte le sere così? Non voglio alimentare tutto questo. ...Come si accetta una cena senza fargli credere che sono interessata a lui?

    Aoda avrebbe fatto spallucce se solo avesse potuto. Non era pratico di relazioni umane, e purtroppo nemmeno la Vipera ne sapeva molto. Era certa che accettare l’invito sarebbe stato visto come un’aperta dichiarazione d’amore, o così immaginava l’avrebbe percepito Dorian. Perciò decise di tentare con un approccio diverso.


    Si era fatta dire da Aoda qual’era l’ora durante la quale si avvicinava per portare la lettera. Si sarebbe appostata con la finestra semi-aperta, silenziosa, attendendo l’arrivo dell’uomo. Nel momento in cui avesse tentato di infilare l’ennesima lettera, si sarebbe sentito avvolgere e trascinare in casa dal braccio della Vipera, facendolo entrare dalla finestra per poi richiuderla di colpo. La stanza era ben illuminata dal lampadario del salottino, e l’uomo era stato gettato con non troppa grazia sul divanetto, probabilmente ancora con la lettera in mano.

    Scusa. Non mi piace tenere la finestra aperta.

    Il suo tono di voce sembrava tranquillo, sparì per qualche secondo in cucina, tornando indietro ed accogliendolo come se fosse un ospite in amministrazione: gli portò un vassoio con un caffè, una teiera ed un paio di tazze vuote, con qualche tisana tra le quali poteva scegliere. Posò il tutto su un tavolino di fronte al divano, mettendosi comoda sulla poltrona e indicandogli il vassoio con un cenno della mano.

    Serviti pure.

    Nonostante apparisse poco colloquiale, ed avesse la solita espressione cupa e preoccupata degli ultimi tempi, non sembrava pericolosa.

    Non ti sto sequestrando, stà tranquillo. E’ il mondo là fuori che non mi va a genio.

    Si sarebbe preparata una tisana non appena Dorian avesse finito di servirsi. Aoda fece capolino dietro la poltrona, controllando la situazione, mentre Darwin si dimostrò il più amichevole lì dentro, strofinandosi tra le gambe del nuovo ospite in cerca di carezze. Hebiko prese parola, mostrandogli una delle lettere:

    Ho ricevuto il tuo invito. ...I tuoi inviti. E… Uhm… Nonostante mi alletti l’idea di una rilassante cena e fiumi d’alcool… Dalla tua lettera mi pare di aver leggermente intuito che ti aspetti un’uscita romantica. E, insomma. Non ne ho voglia. Possiamo uscire come amici?

    Un sorrisetto nervoso terminò la frase. Sperava semplicemente che Dorian non si trasformasse nell’ennesima persona vendicativa o delusa nei suoi confronti. Era certa di non potergli dare ciò che voleva, ma convincere lui sarebbe sicuramente stato più difficile rispetto a convincere Febh.
     
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