Tra il Bene ed il Male.

[Quest Dodoria - Hebiko - Raizen]

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  1. Dorian Pavus
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    Cena col delitto

    - II -



    Tredici. Tredici era il numero di sere che l'Anaga aveva passato a circa sei metri dall'uscio di porta di Hebiko, con un grandissimo mazzo di rose rosse come il sangue dei Mikawa in mano, uno smagliantissimo sorriso, un gilet bianco, di sete, a coprire una camicia fine ed attillata, gessata, nera come la più tenebrosa kageton. Il pantalone di seta aveva vibrato centinaia di volte alla leggera brezza del vento ed il Pavus aveva sperato più e più volte che quel lieve alito d'aria fosse generato dallo spalancarsi della porta cui sostava di fronte. Se la immaginava con un lungo abito da sera nero la sua Hebiko, un abito nero con ricamature dorate e rosse come la chioma fluente di capelli che le contornava il viso. Un po' di tacco a slanciare la gamba tonica da kunoichi e due lunghi orecchini pendenti alle orecchie. Dal nervosismo si aggiustava dieci, cento, mille volte il ricciolo dei suoi baffi per poi, impensierito, estrarre il suo specchietto dalla tasca del gilet - specchietto agganciato con una sfarzosa catena di vetro al passante del fine pantalone - e controllare di non aver sciupato il lavoro che aveva impegnato le sue ore precedenti. Quella porta, però, non si aprì mai.
    Il quattordicesimo giorno, alla consegna dell'ennesima lettera, però, accade l'imprevedibile. C'era andato quasi rassegnato, tuttavia non senza il solito sorriso stampato sul volto, vestito in modo piuttosto banale ma non per questo poco fine. Si chinò il necessario per sollevare lo sportellino delle lettere ed ebbe giusto il tempo di rendersi conto che tutte le altre epistole che aveva scritto erano scomparse. Ma fu questione di un istante e Dorian fu afferrato e scaraventato all'interno della casa da qualcosa di lesto, rapido e micidiale. Se però su di una cosa si può essere sicuri è che è impossibile cogliere Dorian Pavus - Dojin Riku Anaga - alla sprovvista. Se Hebiko si fosse accorta dell'abbigliamento che il giovane ragazzo dalla carnagione olivastra aveva indosso prima di essere scaraventato nella stanza, le sarebbe subito balzato agli occhi come adesso l'uomo fosse vestito di tutt'altri abiti. Era un uomo dalle mille risorse, il Pavus. Se ne stava sprofondato sulla poltroncina della padrona di casa, un po' colpito da quanto accaduto ma composto nonostante tutto. Il suo vestito bianco era accompagnato da una cravatta verdolina ed una camicia color petrolio. Ancora niente di eccessivamente formale ma qualcosa che potesse fare la sua figura. La guardava con lo sguardo perso mentre lei si esprimeva nervosamente. Tranquilla, Cara, non c'è nessun problema. La forza e la violenza dell'azione avevano reso Dorian ancora più deciso riguardo le sue intenzioni. Doveva averla, in un modo o nell'altro. La kunoichi gli diede le spalle e si avviò in cucina. Un piccolo esserino iniziava a giocare con le sue gambe. Sorrise, sentendo una certa affinità con quell'animale. Quando rialzò la testa Hebiko aveva un grande vassoio con molte bevande odorose. La ragazza lo invitò a servirsi e lui scelse il thè più chiaro presente tra quei liquidi. Aggiunse una frase fuori luogo che fece quasi andare di traverso il primo piccolo sorso che il Pavus diede alla sua bevuta. Non l'ho pensato neanche per un secondo. Però per un attimo ho sperato che fossi una donna dal polso saldo. disse, sorridendo, alludendo al fatto che una donna risoluta è sembre qualcosa di estremamente eccitante. Quanto seguì successivamente fu come ostacolato dall'udito del nostro: si badi bene che Dorian non è un uomo che si può convincere a parole. Molto spesso fa orecchie da mercante e mostrando di aver capito le motivazioni del suo interlocutore asserisce alle loro affermazioni tutt'altro che vinto dalla loro dialettica. Era esattamente quello il caso. Ma certo, ma certo, non preoccuparti dolce Viperella. Si alzò brevemente dalla sedia, cercando la sua mano esattamente come aveva fatto al primo incontro. Dopotutto da qualche parte dobbiamo cominciare, mi sbaglio? sorrise, mentre tentava un ennesimo baciamano - questa volta esente da volgarità. Dorian poggiò poi la tazzina ricevuta - non vuota, non è signorile ripulire completamente i piatti ricevuti - e si diresse verso l'uscita con una mano nella tasca, sollevando leggermente la giacca aperta sopra il polso. Domani sera, qui, alle otto. Passo a prenderti, va bene?

    Se la ragazza avesse accettato, il Dorian che per le tredici sere precedenti sostava davanti alla porta sarebbe stato nuovamente lì, per la quattordicesima sera consecutiva. Le avrebbe porto i fiori, semplicemente, per poi allargare leggermente il braccio, come ad invitarla ad incrociarlo con il suo. Vogliamo andare?
    La passeggiata sarebbe stata breve, il ristorante non distava molto da quella zona di Oto, come abbiamo già detto. Dorian durante il viaggio avrebbe lanciato alla donna numerose occhiate e numerosi sorrisi accennando molto poco a parlare ma rimanendo a disposizione per qualsiasi eventuale domanda della giovane. Arrivati alla Rosa Candida, il caposala sembrava quasi attendere il Pavus. Oh, signor Anaga! La stavamo proprio aspettando, è sempre un piacere averla tra noi. Inutile dire che quello era il locale preferito del nostro - ovviamente mi riferisco al locale preferito per approcciarsi con entrambi i sessi. Tutta la sala era illuminata da enormi lampadari in cristallo, i muri, le tovaglie, i tovaglioli, erano di un fresco color panna e tutti gli infissi di un mogano intenso. La parete più esterna di tutta l'enorme sala era una vetrata gigantesca che dava su un peculiare strapiombo del Bosco dei Sussurri dove sullo sfondo si poteva scorgere una piccola cascata di acqua innaturalmente azzurra.

    RestaurantPetrus


    I due furono fatti sedere al tavolo più vicino alla vetrata: Dorian ovviamente porse la sedia ad Hebiko, facendola sedere per prima e solo successivamente mettendosi anche lui al tavolo. Furono portati loro due menù. Ordina pure quello che vuoi, tesoro. Le disse il nostro mentre lentamente apriva il menù e si immergeva nella carta. Ma durante la lettura delle prime pietanze, il suo sopracciglio destro iniziò a tremare vistosamente in modo quasi nervoso. Hebiko si sarebbe potuta accorgere benissimo che qualcosa non andava. Dorian diede due profondi respiri col naso, divaricando le narici. Sento ... sento ... disse quasi sottovoce, contorcendo la faccia un disastro di moda! e concluse quasi urlando e battendo la mano sul tavolo mentre gli occhi si voltavano verso l'ingresso del locale. [IMG] Nel frattempo anche Hebiko, se avesse avuto capacità particolari riguardo l'indagine, avrebbe potuto notare la stranezza delle pietanze nell'ultima pagina del menù.

    Dorian non si sbagliava. Era entrato da poco un vero disastro della moda. Qualcuno che basava la sua eleganza sul chakra, visione del mondo totalmente poco consona per la raffinatezza Otese. Prima che la Montaglia della Foglia potesse anche solo raggiungere il caposala, un uomo gli si parò dinnanzi con un foglio di carta in mano ed una bottiglia. Il capo sala, nel frattempo, venne chiamato da una voce nelle cucine che lo fece indietreggiare e perdere alla vista dell'Hokage. Qui dentro non si usa il chakra. Gli avrebbe detto l'uomo con il foglio di carta in mano, porgendogli la bottiglia. Non c'era ostilità nelle parole di quello che sembrava un misero cameriere ma il fatto che sapessero che l'uomo stesse utilizzando una tecnica doveva suggerire qualcosa a Raizen. Seguimi Aggiunse, porgendo anche il foglio di carta. Finché non li avesse entrambi presi, il cameriere sarebbe rimasto in quella posizione. Una volta afferrati gli oggetti, il ragazzo avrebbe indicato la Montagna da testa a piedi con l'indice della mano destra per poi indicare il suo stesso occhio destro. Un messaggio non chiaro ma inequivocabile. Il tutto il più lontano possibile dagli occhi dei presenti in sala.
    L'uomo avrebbe portato Raizen dapprima in cucina poi, passando accanto agli chef - e vedendo l'eleganza e la pulizia generali ed incredibili di quel posto (infatti gli chef erano perfettamente puliti ed in ordine, quasi a prova del peggiore Amministratore di Oto) - si sarebbero diretti alla cella frigorifera. Tieni giù la testa. Questo cunicolo non è fatto per quelli come te. E neanche per quelli come me, a dire il vero. Indicò il cameriere, facendo spallucce, infine portò le mani al petto formando il sigillo dell'Ariete e dal centro della cella frigorifera si aprì una minuscola porticina. Era davvero piccola, non più grande di quella necessaria per passare un uomo sotto ai cinquanta centimetri d'altezza. Dopo una rapida osservazione, si sarebbe potuto notare come il corridonio non fosse più lungo di cinque metri.Qui invece è consentito l'uso del chakra. Aggiunse il cameriere mentre, componendo il sigillo della tigre, spariva davanti agli occhi dell'uomo. L'Hokage aveva una frazione di secondo per fermare il cameriere e chiedergi delucidazioni. L'uomo avrebbe interrotto il suo procedimento ed avrebbe fatto qualsiasi cosa il foglioso gli avesse chiesto ma non gli avrebbe rivelato il segreto di quella porticina per nessun motivo al mondo. Doveva trovare un modo per andare dove quella fessura lo portava. Non perda quegli oggetti per nessun motivo al mondo.

    Se fosse riuscito ad arrivare dove l'uomo si era appena teletrasportato, davanti a lui avrebbe potuto notare un vecchio tavolo di legno illuminato da una forte luce giallastra proveniente da un lampadario tutt'altro che nuovo, in netto contrasto con quei lucernari presenti nella sala principale del locale. Lo zotico è arrivato, signore. Raikegi era solito usare dei nomigloli molto particolari per i suoi bersagli. L'Hokage non faceva eccezione. Sii svelto, Raizen Ikigami. Dimmi perché c'erano spie di Konoha nel mio territorio ed io cercherò di non privare uno dei quattro villaggi del suo Kage. La Montagna avrebbe potuto sentire distintamente questa voce molto leggera ma gracchiante provenire con forza dalla stanza, anzi, dall'ombra davanti a lui, ma non sarebbe stato in grado di vederne la fonte. Fino a che essa, con agilità sorprendente data l'età e soprattutto la statura, non saltò sul tavolo, rivelandosi in tutta la sua piccola maestosità. Era l'uomo della foto del suo osservatore, il signor Raikegi. Dal tono, però, egli sembrava tutt'altro che amichevole. Perché la sua risorsa l'aveva mandato da quello che, a prima vista, non sembrava altro che un signorotto malavitoso come se ne vedono tanti a Oto? E soprattutto, come mai si poteva permettere di minacciare l'Hokage in persona?



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    Edited by Dorian Pavus - 18/5/2017, 00:36
     
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