Tra il Bene ed il Male.

[Quest Dodoria - Hebiko - Raizen]

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  1. Waket
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    Lezioni di galateo

    II



    Hebiko tornò indietro con il vassoio, facendo in tempo a vedere come, a differenza di parecchie altre persone, Dorian sembrava apprezzare la compagnia di Darwin. Le sfuggì un sorrisetto, mentre prendeva posto sul suo divanetto:

    Beh, cominciamo bene. Qui Darwin, non fare fastidio al nostro ospite.

    L’esserino zampettò verso la Vipera, attirato da qualche dolcetto, mentre entrambi si godevano un tranquillo the in compagnia. Nonostante il brusco invito, l’uomo sembrava sufficientemente a suo agio. Hebiko fissò il suo ospite dubbiosa, non capendo dove volesse arrivare con il suo commento:

    Uh… Che? Trattare umanamente un ospite vuol dire non avere polso? Non farti abituare male dal resto degli otesi, essere rozzi è una cosa, avere carattere un’altra.

    Si impettì, orgogliosa, non voleva dare l’impressione di essere una kunoichi debole pronta a sottomettersi, aveva un carattere agguerrito ed era pronta a dimostrarlo, così come aveva fatto con Febh, convincendolo a farla lavorare per lui senza diventarne schiava (anche se non era previsto il finire a fargli da babysitter). Ma non a tutti, soprattutto in quel periodo per lei così teso: sapeva quando era necessario abbassare la testa, ubbidire ad ordini scomodi e sfuggire da situazioni pericolose, senza però lasciarsi scappare eventuali rivalse. Doveva solo aspettare il momento giusto.
    I toni e le movenze del Pavus lasciavano intendere come fosse ancora convinto di voler conquistare Hebiko, che con un sospiro accettò il baciamano, stavolta più consono ad una come lei. Annuì, limitandosi ad aggiungere prima del saluto:

    La prossima volta che mi mandi una lettera, scrivici una data. E che sia in anticipo di almeno una settimana. Mi devo organizzare per tempo, io.


    hebydress
    Dorian non avrebbe dovuto attendere molto, Hebiko ci teneva ad essere puntuale ed alle otto in punto uscì dalla porta di casa, indossando un elegantissimo abito blu con dei brillanti come decorazione, i capelli sciolti che le scivolavano lungo le spalle ad incorniciare il suo tatuaggio, ed una piccola borsa in tema con il vestito. Lo spacco vertiginoso di quest’ultimo mostrava delle scarpe con un tacco non indifferente, pur non superando comunque l’altezza dell’uomo, dello stesso colore del vestito.

    Uffa. Lo sapevo, dovevo comprare la borsa argentata, questa si confonde col vestito.

    Rimase piacevolmente sorpresa dai fiori in regalo, fissando prima il mazzo e poi l’uomo, visibilmente imbarazzata. Prese il mazzo, restandosene ferma per qualche istante, rossa in viso, prima di scappare in casa, lasciando fuori il Pavus:

    Va-vado a metterli in un vaso prima che si rovinino!

    Non era decisamente abituata a ricevere qualcosa in regalo, soprattutto che non riguardasse il mondo ninja, o che non desiderasse. Per qualche motivo quel gesto la fece sentire in debito, soprattutto riconoscendo l’impegno dell’uomo per farle accettare quell’uscita a cena, in pochi sarebbero stati così pazienti. Si aggrappò al suo braccio, evitando di incrociare lo sguardo durante la camminata. Quel gesto per lei era un ringraziamento per i fiori, nient’altro. Doveva solo farlo capire anche a lui.
    Dati gli sguardi ricevuti, la Vipera tentò di evitare ulteriore imbarazzo cercando di iniziare una conversazione. Il suo lato curioso fece capolino per vincere la timidezza:

    Allora… Da dov’è che vieni tu? ...Cioè, sei otese, vieni da Oto, sì. Intendevo… Sembri uno di quelli che vengono dalla parte ricca della città. Ecco. Tipo che fai, lavori? Ti fai viziare dai maggiordomi? Mangi caviale a colazione e tutto quel cibo striminzito e costoso?

    Era chiaro che Hebiko non avesse idea di come funzionassero i “più che benestanti” in città, se non per ciò che si diceva sui giornali. Sempre felici, sicurezza invidiabile, gossip sulle relazioni, e tutte quelle cose che un cittadino medio non può far altro che sognare. Al momento però non le sembrava di ricordare di aver letto il suo cognome da qualche parte, eppure dava tutta l’impressione di essere un pezzo grosso.
    La Vipera osservò con stupore sia l’esterno che l’interno del ristorante. Non era mai stata in un posto così lussuoso, e si poteva notare dai suoi gesti come fosse emozionata e vagamente a disagio. Non era decisamente un ambiente per una ragazza che non aveva idea di quali fossero le buone maniere, figurarsi le più importanti regole di bon ton. Sibilava leggermente nervosa ed incuriosita, assicurandosi di restarsene vicina al Pavus, unico suo punto di riferimento. Borbottò, stavolta con tono preoccupato.

    Uhn… Questo posto sarà costosissimo… Dovrò fare gli straordinari questo mese.

    Si apprestò a sedersi, quando Dorian, precedendola, spostò la sedia per lei, facendola mettere comoda. Posò la borsa sulle sue gambe, scattando in piedi quando l’uomo accennò a sedersi.

    Aspetta!

    Si spostò verso di lui, imitando il gesto precedente, ovvero spostando la sua sedia per farlo accomodare lei stessa. Era sicura che quella fosse una regola di bon ton, e nonostante la promessa di uscita non romantica, non voleva comunque sfigurare in un posto così chic. Soddisfatta del suo appena imparato atto di galanteria, tornò a sedersi al suo posto, con aria allegra. Iniziò a spulciare il menù, cercando un piatto che la allettasse, anche se non ci volle molto per farle alzare un sopracciglio dubbiosa:

    ...Uhm… Che piatti… Interessanti.

    Non voleva commentare oltre prima di vedere la reazione dell’uomo. Forse era un’altra di quelle cose bon ton delle quali lei era all’oscuro, non poteva permettersi di fare brutta figura insinuando che quel menù sembrasse assurdo.
    Il Pavus attirò la sua attenzione, odorando qualcosa a lui decisamente sgradevole; Hebiko non capì, dando qualche assaggio all’aria con la sua lingua biforcuta, senza capire cosa gli desse così fastidio, almeno non prima che l’uomo finisse la sua frase. La kunoichi gonfiò le guance, ancora con mezza linguetta di fuori, ridacchiando di gusto per la sua reazione, voltandosi ad osservare il “disastro”.

    Dove, dov’è? Ora mi hai messo curiosit...AH!?

    L’istinto la portò a coprirsi il volto col menù. Qualche istante dopo però lo abbassò con violenza, non volendo distogliere lo sguardo dal “disastro”, nientemeno che l’Hokage in persona. Aprì il menù per coprire la bocca nella sua direzione, rivolgendosi solo al Pavus sussurrando aggressiva:

    C’è L’Hokage! Qui! Perchè qui?? Perchè io non so niente!? Scommetto che è una delle solite dimenticanze di quell’idiota dello Yakushi! ...I Kage vengono qui spesso!?

    Visibilmente tesa, non comprendendo la presenza di Raizen, si fece ancora più sospettosa ed ansiosa quando quest’ultimo invece di essere accompagnato ai tavoli si spostò su quello che era il retro, o quantomeno la sezione privata riservata al personale. Sempre a bassa voce, si allungò appena verso Dorian:

    Senti. Sono sicura al cento per cento che quel Kage non metterebbe mai piede ad Oto per un semplice pasto. E dubito che sceglierebbe un posto del genere. Tu sei spesso ospite qui, vero? Questo è solo un ristorante, o nasconde altro?

    Non era difficile intuire che Dorian potesse essere un ospite più o meno frequente di quel posto, e chiunque abitasse nel paese del suono sapeva che tutti nascondevano sempre qualcosa, soprattutto nascosti da ambienti del genere. La presenza di Raizen inoltre la metteva a disagio, oltre che insospettirla: dopo il patto che avevano fatto tra di loro, non le sembrava cauto mostrarsi insieme, ma tantomeno si sarebbe aspettata che lui arrivasse nel villaggio senza dirle niente. Forse nel profondo era un tantino offesa dalla cosa, ma le due emozioni che ora la controllavano erano ansia e sospetto.
     
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