Tra il Bene ed il Male.

[Quest Dodoria - Hebiko - Raizen]

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    Un Cliente Esigente







    La “gilda”, come la combriccola amava tanto farsi chiamare, aveva dei modi di fare che praticamente chiunque avrebbe odiato, non che Raizen fosse da meno, ben inteso. Per chiunque entrasse nel suo ufficio era una terna al lotto per sperare di tenersi tutti gli arti.
    Sollevò gli occhi al cielo quando sentì il foglio modellarsi sotto le dita, lo lasciò fare in un primo momento, sentendo che la stretta della carta era forte. Lasciò parlare il vecchio, constatando che per quanto la presa fosse forte non era adesiva, come se qualcuno gli stesse stringendo la mano. E non c’era forza in grado di trattenere qualcosa che poteva scomparire. Alla Montagna infatti bastò teletrasportarsi sul posto, di fatto solamente sfarfallando una singola volta, azione che però gli permise di ritrarre il braccio, sacrificando la manica del vestito ed il guanto se necessario, facendolo scomparire e riapparire insieme al resto del corpo, ma in una posizione diversa, lontana dalla carta, seppur di poco.
    Intanto la bottiglia dopo un rapido sigillo sarebbe stata lanciata verso un clone, apparso dal lato opposto della stanza che l’avrebbe prontamente afferrata.

    Ei ei.
    Stiamo partendo col piede sbagliato.
    Non voglio ledere nessuno, sono un cliente dopotutto!
    Tratti tutti così Raikegi?
    Non mi sorprenderei se gli affari andassero male.


    Intanto sarebbe arrivato il resto del gruppetto, ma si poteva benissimo notare come Raizen non avesse intenzioni bellicose dai suoi toni, lo si poteva dedurre dal fatto che nonostante tutto fosse collaborativo, dopotutto la bottiglia non era ancor caduta a terra, e la reggeva sempre in mano.

    Casa tua, regole tue, ma l’ospite è sacro ho sentito dire... e i clienti... beh...

    Dopo la piccola frase potè notare con meraviglia chi fosse entrato nella stanza: Hebiko in compagnia con un damerino impacchettato come i migliori figli di papà, pronto al ballo d’ingresso nell’alta società.
    Non sapeva nulla della vipera, l’aveva vista poche volte, men che meno era al corrente della sua situazione sentimentale.
    Il suo sguardo dardeggiò varie volta tra Hebiko e quello che poi avrebbe scoperto chiamarsi Dorian, mentre la mascella si contraeva, cercando di trattenere la risata che gli imporporava il viso, e non bastava l’aria ricercata da damerino, era pure marcatamente effemminato, cosa che fece uscire un suono gutturale dalle narici di Raizen quando “lo stilista” aprì bocca.
    Se nessuno avesse dato corda all’evento tuttavia sarebbe riuscito a trattenere le risate, asciugandosi una piccola lacrima prima di riprendere parola.

    Hebiko, non indagherò.
    Mi sento buono oggi.
    Bel vestito però.


    Certo, non poteva farle notare che si intonasse al suo, visto che aveva dovuto rinunciare alla sua elegantissima trasformazione per arrivare fin li.
    Bontà che Dorian fece svanire in poco tempo. Alzò un sopracciglio, stupito di quanto poco raziocinio un corpo gracile come quello potesse contenere.
    Mantenne gli occhi sopra Dorian.

    Non posso mettere al corrente delle mie richieste nessuno all’infuori dell’artigiano che si occuperà della realizzazione del manufatto.
    Ma ovviamente richiede capacità ben sopra la media.


    Disse senza troppi complimenti, mettendo Raikegi nella condizione di dover allontanare la petulante vocina, pur senza dirlo apertamente.
    Messo in contatto con l’artigiano avrebbe spiegato con poche parole cosa gli servisse.

    Un abito mutevole.
    Deve essere in grado di sparire, anche sottopelle, ed al contempo riuscire a contenere equipaggiamento.
    Qualcosa da non dover abbandonare MAI e che non abbandoni mai me.
    Qualcosa di adatto ad un assassino, che consenta la mimetizzazione.
    Qualcosa di leggendario.
    Non metto in alcun modo in dubbio le capacità della gilda, vi ho cercato appositamente, e mi scuso nuovamente se qualcuno dei miei uomini ha approfondito troppo durante le ricerche.
    Ma si renderà conto che parimenti devo salvaguardare me stesso.
    Nessuno deve sapere di questa veste, se io sono qui è perché ho la certezza che solo lei ne è al corrente.
    Se qualcun altro lo saprà, sarò in grado di sapere chi ha aperto bocca per primo.
    Se siamo sorvegliati immagino quindi sia suo diretto interesse fare in modo che tutti dimentichino.


    Parlava con tono gentile, conciliante nonostante tutto.

    Non vuole essere una minaccia, voglio solo informarla di ciò che accadrà, tutto qui, mi sembra la cosa più giusta in un rapporto professionale come il nostro, viviamo di segreti dopotutto.

    Abbozzò un sorriso, aspettando le sue risposte.
     
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