Tra il Bene ed il Male.

[Quest Dodoria - Hebiko - Raizen]

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  1. Waket
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    Questo vestito non s'ha da fare

    III



    Le domande scelte per evitare la scena muta ebbero un effetto peggiore del silenzio, a giudicare dal tono di voce del Pavus. La ragazza strinse i denti, insicura, già era impacciata nel relazionarsi con persone normali, figuriamoci uno particolarmente esuberante come Dorian. Cercò di sdrammatizzare:

    Oh no, mi dispiace. Devo dire che non mi aspettavo che qui ad Oto fossimo schizzinosi riguardo gli hobby particolari. ...Riguardo nulla, in verità.

    Non riuscì a comprendere il collegamento che lo portò a parlare dei ritardi di sua madre, ma sorvolò la questione, limitandosi ad annuire dandogli ragione, per non destare sospetto. Non potè lasciarsi sfuggire una risatina, anche lei aveva in mente una lista di persone che avrebbe ritenuto decisamente più utili se chiuse in una bara sotto metri di terriccio.
    Una volta al ristorante chiunque si sarebbe accorto di come la ragazza si sentisse fuori posto in un luogo simile, appiccicandosi al suo accompagnatore nell’attesa che le mandasse i giusti segnali per spiegarle cosa fare. Sembrò non apprezzare nemmeno i vaneggiamenti sui soldi della Vipera, la quale, non potendo arrabbiarsi dato il gesto, si limitò ad abbassare lo sguardo pentita, scusandosi in un primo momento, borbottando in seguito una risposta:

    Non prendertela, è solo… non volevo approfittare della tua generosità, ecco. Insomma, hai pur sempre passato due settimane fuori casa mia ad aspettarmi, mi sembrava il minimo ricambiare pagandomi almeno il conto. Ma, insomma, se per te è così importante, userò altri metodi per ricambiare le tue gentilezze.

    La frase le uscì tremendamente maliziosa, ovviamente Hebiko non se ne accorse minimamente e si apprestò ad avvicinarsi al tavolo, dove venne sgridata una seconda volta, non capendo il perché in un primo momento. Non riusciva però ad arrabbiarsi nonostante i fallimenti, la gentilezza e pazienza di Dorian erano un ottimo calmante per la Vipera, che si sedette nuovamente al suo posto, prendendo in mano per osservare il tovagliolino, poggiandoselo sulle ginocchia con ordine e annuendo con grazia, cercando di imitare i delicati gesti del Pavus, più raffinato (ed estremamente femminile).
    Vennero entrambi distratti dall’Hokage, chi per paranoia, chi per gusto estetico; Hebiko non ebbe problemi a rivelare l’identità di Raizen, dopotutto uno col suo titolo non era solamente uno shinobi, ma anche un politico, e tra tutti i segreti che poteva nascondere, il volto e il nome erano impossibili da non riconoscere. Certo, a meno di essere Dorian e di avere ben altre cose più importanti dello sprecare tempo nella politica. La Vipera si voltò verso il suo accompagnatore per ribattere, ma dalla sua bocca uscì solo una vocale, stroncata dalla visione di un abito completamente differente. Credendo che fossero improvvisamente cambiate le luci nella sala, controllò il proprio vestito, rimasto blu notte. Si voltò nuovamente ad osservare l’abito del Pavus, indicando prima lui, e poi la porta dalla quale erano entrati.

    Ma… Quello… Tu prima avevi addosso…

    Venne distratta dalle lamentele riguardo il vestiario di Raizen, alle quali rispose quasi sovrappensiero:

    Uhm, non lo so, sembra a posto. ...Voglio dire, già, quel vestito, con quelle scarpe, per non parlare de... Degli accessori! Raccapriccianti.

    Si sforzò di dar corda a Dorian, anche se non riconoscendo la trasformazione di Raizen vedeva solo un elegante vestito di taglio occidentale; non poteva però fare altre figuracce, se il suo accompagnatore aveva notato qualcosa di strano, doveva assecondarlo.
    Nonostante non fosse ancora raffinata quanto serviva, tantomeno avesse i soldi per potersi permettere una vita del genere, ad Hebiko piacevano alcune di quelle abitudini. Starsene per una sera in ristoranti ed hotel lussuosi, discutere di abbigliamento, parlar male di chiunque non fosse ritenuto all’altezza, pettegolezzi vari che tornavano sempre utili… Certo, la Vipera non era adatta del tutto a quel tipo di vita, poteva sopportare un paio di serate mirate al lusso estremo, ma alla fin fine la maggior parte delle sere le bastava un divano, il suo animaletto da compagnia, e la sua serie preferita in tv. Così come tutti, sognava la vita degli aristocratici, serviti e riveriti, ma si sarebbe stancata presto di tutto quello. Una sera ogni tanto però, le piaceva sentirsi come una duchessa.
    Una sera come quella ad esempio, quasi rovinata dalla sua paranoia. Dorian dovette confessare rivelando che quello non era un vero e proprio ristorante, lasciando intuire che c’era qualcosa sotto, senza però nulla di esplicito. Il cameriere le si avvicinò, e la rossa potè notare l’uomo allungare la mano verso di lei: la ragazza capì al volo cosa voleva. Con eleganza, porse il menù al suo accompagnatore, cosicchè potesse ordinare ciò che voleva, dato che il cameriere era arrivato lì per quello. Soddisfatta del suo elegantissimo gesto, fissò con un sorriso il cameriere, aspettando che l’altro terminasse l’ordine. Peccato che sembrò venir rifiutato, cosa che innervosì Dorian. Quando quest’ultimo rispose a male ma eleganti parole al cameriere, Hebiko annuì convinta, dando corda al suo compagno:

    L’hai sentito, no?

    Agitò una mano, indicandogli di sbrigarsi, terminando il suo gesto con un ghigno soddisfatto. Sì, ogni tanto sentirsi all’apice era davvero piacevole.
    Il cameriere però sarebbe tornato a breve, invitando i due a seguirlo: la Vipera si mostrò confusa, qualche ristorantino lo aveva visitato, ma mai le era capitato di essere accompagnata in quella che credeva fosse la cucina. Che gli estremamente ricchi mangiassero le pietanze direttamente dalla pentola? Estremamente confusa, non proferì parola, lasciandosi teletrasportare nella stanza: arrivati dentro, Hebiko perse l’equilibrio per qualche istante, stordita dalla tecnica. Si irrigidì invece non appena scoprì di essere finita nella stessa stanza di Raizen. Con un Dorian decisamente poco tollerante alla sua presenza.
    Evidentemente fuori posto in quella situazione, la kunoichi si richiuse a riccio, con la piccola borsa stretta a se, ancora in paranoia per il fatto di farsi vedere con il konohaniano (nonostante fosse chiaramente ospite del Pavus) temendo di far capire a chi le stava attorno che si conoscessero.
    Il siparietto di quest'ultimo le permise di venir oscurata, permettendole di calmarsi un attimo, cercando di pensare al fatto che andasse tutto bene e che nessuno avrebbe scoperto nulla. Tirò un sospiro di sollievo, sollevata dal ritrovarsi finalmente nelle retrovie, almeno fino a che il Kage non riuscì a riprendere fiato dopo i tremendi sforzi fatti per resistere alle risate, chiamandola addirittura per nome. Sussultò, voltandosi con estrema calma verso il suo interlocutore:

    Quanto sei... gentile. Sssignor. Ikigami.

    Sibilò a denti stretti, sventolando la sua sottile linguetta per il nervoso, imprecando mentalmente. Aveva paura, paura che una domanda di troppo rovinasse la sua copertura, paura che Raizen si facesse scappare qualcosa. E che, di conseguenza, Dorian la condannasse a morte certa confessando la sua natura di spia ad un superiore. Doveva reagire prima che ciò accadesse, prima che qualcuno venisse al sapere del loro “legame”; avrebbe approfittato di qualsiasi occasione disponibile per farlo. Tesa come una corda di violino, ascoltò ogni sillaba pronunciata da ognuno di loro, per non farsi sfuggire nessuna possibile via di fuga. Avrebbe persino assecondato Dorian, non trattenendo un filo di eccitazione sapendo di dover ricevere un regalo all’apparenza estremamente prezioso.

    ...Vessssstito?

    Le pupille le si allargarono appena, con la lingua che faceva capolino, sibilante, sfruttando quell’emozione per dar corda al Pavus:

    OH! Oh no, non mi dire che era questa la sorpresa! Questi signori non vogliono darti il mio regalo? Oh no, mi si sta spezzando il cuore…

    Pronta a mimare uno svenimento sperando che la cosa avrebbe convinto gli altri ad allontanarla da lì, prima di spingersi per terra sentì l’assurda idea del suo accompagnatore. E non potè che scattare in piedi, gridando:

    SI’!

    Si schiarì la voce, arrossendo, proseguendo con una voce più adatta al luogo:

    Voglio dire, mi piacerebbe davvero vederti cacciare uno di quegli animali per me. Nessuno ha mai fatto qualcosa di così… così romantico! Sì! Ti prego, portami con te a vedere quei bellissimi animali, così potrò scegliere personalmente quale di loro diverrà parte del mio abito! Oh, non mi reggo per l’emozione.

    Si fece aria con la mano, estremamente tesa, sperando di essere stata convincente a sufficienza per farsi portare fuori. Sicuramente era meglio andare a caccia di polli infuocati che restarsene lì col rischio di essere scoperta.


    Edited by Waket - 16/7/2017, 00:01
     
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