Tra il Bene ed il Male.

[Quest Dodoria - Hebiko - Raizen]

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    Armistizio








    L’ordine impartito ai ninja permise anche a Raizen di distendersi, facendolo ergere per tutta la sua altezza, la tensione e la scarsa altezza della stanza infatti l’avevano fatto leggermente acquattare.

    Non ho sottovalutato nessuno, Raikegi.
    Se vi avessi sottovalutato starei già cercando un modo efficiente per farvi crollare tutto sulla testa.
    Semplicemente, mi aspettavo che pagando avrei ottenuto i vostri servigi.
    Ma apprezzo i chiarimenti.


    E non scherzava, bastò quel poco per fargli trovare la poca calma necessaria ad essere collaborativo ed ascoltare le direttive del minuto boss riguardo il viaggio da affrontare.

    Va bene. Sperando di non doverci rimettere troppo.
    Ma come mai tutti questi cambiamenti climatici?
    Avrei compreso se fosse un ambiente chiuso, quindi facilmente manipolabile da eventuali manipolazioni chakriche… ma all’aperto…
    Non è strano?


    Studiò la mappa qualche secondo ed osservò che le cascate non erano un punto in mezzo al nulla, seppure più lunghe c’erano diverse strade per raggiungerle, o così sembrava.

    E poi questo effetto è presente ovunque attorno alle cascate?
    In caso contrario si potrebbe semplicemente scegliere una via più lunga ma più comune che non ci sfianchi, o procedere in aria aggirando gli ostacoli.


    Le risposte non furono del tutto soddisfacenti e il gruppetto malamente assortito dovette partire per la strada battuta da tante persone prima di loro potendosi armare esclusivamente dei rimedi in uso dalle persone più comuni, era infatti fuori discussione usare il chakra per un periodo così esteso seppur a piccole dosi.

    Al momento sono però vestito per una mezza stagione, non sarebbe male avere una pelliccia spessa e calda, e qualcosa di più leggero per quando ci sarà il sole.
    E… delle funi per tenermi questa zecca sulle spalle.


    L’ultima frase giunse con un tono di rassegnazione.
    Una volta ottenute le poche cose che aveva richiesto si sarebbe teletrasportato nella dispensa del ristorante prendendo qualche piccola provvista.
    Carne salata, cioccolato e dell’acqua che miscelò a bicarbonato, zucchero e limone e del pane.

    Per 6 ore di viaggio non dovrebbe servire altro, in realtà non avrei preso niente, ma non so come comportarmi, non è la prima volta che affronto terreni simili, ma finchè non li si calpesta non si sa mai se lo spazio o la sua percezione sia dilatato, o ristretto o entrambi e in chissà quale proporzione.
    Se poi non basta ci procureremo qualcosa in cammino.
    Ah, fatevi il vostro sacchetto, ma non avete tanto tempo, voglio partire subito, prima che si faccia giorno, non voglio che il sole ci colga in cammino.


    Se gli sarebbe stato chiesto il motivo avrebbe risposto serenamente.

    Beh, semplice, durante la notte non dobbiamo combattere troppe escursioni climatiche, se il problema è caldo-freddo-caldo-freddo partendo la notte elimineremo il problema del Sole, che è l’unica cosa in grado di scaldare l’ambiente esterno. La temperatura calerà, è vero, ma dal freddo ci si può riparare, il Sole e la calura, soprattutto con una zavorra che emette calore, perdonami Dorian, sono sfiancanti.
    E inoltre la notte ha generalmente un clima più stabile.


    Come anticipato avrebbe trasportato lui Dorian, era considerevolmente più forte di Hebiko, e visto che correre era del tutto inutile in quel tragitto un fuscello come Dorian non gli sarebbe pesato sulle spalle.

    Hebiko, a te gli zaini.

    E senza ulteriori specifiche o domande si sarebbe incamminato a meno di suggerimenti particolari.
    La strada si dimostrò… curiosa. Ben più di come l’aveva descritta Raikegi, anche se forse non era semplicemente facile credergli la vallata al termine della quale sorgeva la cascata faceva più di una curva, e ad osservarla da quel punto, quello di inizio, non sembrava avesse chissà quali particolarità.
    Il meteo, come anticipato da Raikegi cambiava nell’arco di pochissimo tempo, e dopo i primi minuti, si lasciarono l’autunno di Oto alle spalle, piombando, quasi letteralmente, in un inverno rigido che prometteva neve.

    Uffhhh.

    Sbuffava come una locomotiva, e il freddo aiutava a rendere più evidente la similitudine, lanciò un occhiata al cielo e notò che era bianco candido, l’aria fredda e secca.

    Beh, direi che non ci vuole un esperto per accorgersi che è il momento dei vestiti pesanti.

    Ma vestirsi era l’operazione più corta, si sarebbero infatti dovuti procurare delle sovrascarpe per camminare efficacemente sulla neve, non tanto per essere più veloci, ma per non affaticarsi, il maggior problema a quanto diceva il vecchio nano.

    Ci vogliono dei racchettoni, a me serviranno abbastanza grossi visto il peso in eccesso, e probabilmente nemmeno basteranno.

    Avrebbe quindi preso di mira il primo arbusto fresco e spesso più o meno tre dita, tagliarlo per congiungerlo nella tipica forma a goccia non avrebbe richiesto troppo tempo, bloccarlo con il nylon un po’ di più.

    Tagli, pieghi, fai una tacca per parte e leghi, altrimenti il filo scivola via.

    Chiusa e stretta la particolare forma avrebbe scelto dei rami aventi lo spessore di un dito, non erano secchi e li avrebbe messi abbastanza vicini, cosa che gli avrebbe impedito di rompersi sotto il suo peso. La corda sarebbe stata meglio, ma non ne aveva a sufficienza. L’operazione gli richiese del tempo ma la fretta in quella situazione era una cattiva consigliera, anzi, aveva il vago sospetto che restare fermo poteva essere la giusta soluzione, ma fermarsi e aspettare che la strana magia di quel luogo facesse il resto non era consigliabile, se avesse sbagliato avrebbe dovuto vedersela con il Sole. Ma era troppo curioso per rinunciare del tutto a quella scoperta, creò quindi un clone che lasciò ad attendere in quel punto.

    Io mangerei un pezzetto di cioccolato.

    Un alimento da non sottovalutare in inverno, costringeva a tenere la bocca chiusa e inspirare col naso introducendo aria più calda nell’organismo.
    Avrebbero proseguito fino alla fine dell’inverno più breve che avesse mai visto, tenendo le racchette da parte se avesse ripreso a nevicare, fino a quel momento aveva tenuto come punto d’orientamento principale il fiume, una strada sicura verso la cascata. Ma ora che l’inverno sarebbe passato si sarebbe discostato dal fiume, le nevi in scioglimento infatti avrebbero potuto ingrossarlo in poco tempo, facendogli franare la terra sotto i piedi. Scelse comunque una strada che gli permetteva di mantenerlo a portata di vista, attento a non cadere nel tranello della foresta.
    La primavera mitigò lievemente il clima, facendogli prima slacciare la pelliccia e poi toglierla, evitando accuratamente il sudore, la cosa più scomoda di quella stagione sarebbe stata la pioggia, ed in un ambiente in grado di quelle variazioni di temperatura era sicuro sarebbero state intense.
    Appena sentite le prime gocce infatti avrebbe tagliato una grossa foglia.

    Dorian, sii gentile.

    Avrebbe chiesto mentre gli passava la grossa foglia-ombrello.

    Reggi, tanto non ci vorrà tanto perché passi.

    L’acqua sui piedi non sarebbe stata un problema, le scarpe erano ben ingrassate, ma l’umidità e lo spostamento lo facevano sudare tanto.

    Abbiate cura di bere più del dovuto, nella foresta si suda senza rendersene conto.

    E li stava il motivo del pane con carne salata, mangiarli avrebbe costretto il corpo a richiedere dell’acqua a prescindere dalla temperatura, senza fargli correre il rischio di disidratarsi senza accorgersene.
    La notte estiva era più calda, ma la differenza con quella primaverile era ben poca da quel punto di vista, per cui, oltre che liberarsi della foglia fece ben poco.
    Se invece avesse immaginato male e anche il giorno fosse più breve avrebbe dovuto anche confrontarsi con le giornate estive, usando come parasole le foglie di piccoli palmeti, che al contrario di quella usata per la pioggia erano più resistenti all’appassimento dovuto al sole.
    Era l’unico modo per difendersi dalla calura, oltre a quello di camminare vicino al fiume, in grado di miticare il clima, cosa che avrebbe sfruttato in tutte le stagioni, eccezion fatta per le occasioni in cui si poteva ingrossare.
    Battere quel percorso era scomodo ma se non altro ne avrebbe guadagnato qualcosa.
     
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