[Gioco] Il Ruolo dell'Accademia

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  1. Jotaro Jaku
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    Jotty2Hotty

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    Ingoiare il passato



    L'ultima cosa che Jotaro si sarebbe aspettato, saltellando da un ufficio all'altro nel palazzo accademico, era che da lì a pochi giorni, avrebbe fatto per la mia prima volta appello al suo nome, per ottenere qualcosa. Una pratica che in pieno orgoglio aveva sempre rifiutato, per discostarsi da suo padre il più possibile.
    Il ronin si trovava in uno dei tanti corridoi del grande palazzo, ricostruito pochi anni prima, dopo l'attacco di Kurotenpi, quasi interamente grazie al denaro dei Kurogane, con in mano una pila di cartellette e rotoli da sistemare nella grande biblioteca, quando, passando davanti ad una porta a vetri, il suo orecchio [Udito Perfetto] captò una parola decisamente fuori contesto per il luogo dal quale la stava sentendo, cosa che gli fece prestare attenzione. "Matrimonio"
    Si trovava davanti all'ufficio di Akamira, una ninja che si occupava di smistare i rapporti completati delle missioni accademiche, una tipa molto zelante ma senza troppe pretese, che passava metà del suo tempo annegando nelle scartoffie, e l'altra metà in altre scartoffie. Era solita non prendere mai ferie e non distrarsi sul posto di lavoro, per questo, udire un chiacchiericcio sommesso riguardo un matrimonio, fece distrarre Jotaro dal suo compito.
    Restando qualche attimo, riuscì a percepire qualcosa riguardo la figlia di Asuma Kurogane e un clan del ghiaccio, rinomato a livello politico, più che altro.
    La cosa, di primo acchito sembrava gioiosa, ma pensandoci un attimo, Jotaro si rese conto delle implicazioni. Uno dei pilastri dell'accademia stava per unire la propria famiglia a quella di un gruppo di regnanti. Non regnanti casuale, ma i confinanti con uno dei territori più problematici del continente, Kumo nientemeno. Il che avrebbe significato controllo costante, basi accademiche e quant'altro, dritte nel fianco della Nuvola.
    Il che, tirando le somme, avrebbe significato che quel matrimonio si sarebbe trasformato in un'orgia di devastazione. Specialmente in un periodo in cui grosse delegazioni erano dispiegate un po' ovunque. Con Cantha che aveva appena raso al suolo Kiri, nessuno avrebbe fatto uscire grosse truppe dai rispettivi villaggi, nemmeno per proteggere uno come Asuma.
    Se ci fossero stati problemi, le difese sarebbero state pericolosamente sottostimate, e ci sarebbe scappato qualche morto illustre. Un bel casino. Magari era solo un modo di pensare disfattista, ma negli ultimi decenni quel modo di pensare aveva sempre trovato riscontro nei fatti. Doveva partecipare all'evento, e assicurarsi della sicurezza degli sposi e delle famiglie.


    [...]

    Problema. Come avrebbe superato le difese, che seppur non illustri, avrebbero presentato una limitazione? Considerato che era sprovvisto di chakra, e soprattutto di invito, come sarebbe entrato ? Jotaro passò le ore successive, mentre riponeva rotoli nella biblioteca accademica, a riflettere.
    Giunse quindi alla conclusione che entrare di soppiatto era fuori questione. Farsi strada con la forza lo sarebbe stato ancora di più. L'unico modo per entrare al matrimonio, era farsi aprire le porte personalmente, e forse, c'era un modo per presentarsi in grande stile. Asuma Kurogane aveva già tutto quello che i soldi, molti, potessero comprare. Un uomo della sua risma può avere tutto quello che vuole, sono davvero poche le cose che il denaro non potesse fargli avere, una di queste, era un prestigio elitario, qualcosa che scegliesse lui, e non il contrario.
    La decisione non fu semplice, ma Jotaro decise di ingoiare il rospo, e fare un grosso respiro, prima di avviarsi verso il covo che si era ritagliato, per preparare il tutto. Le informazioni che aveva ricevuto gli avrebbero permesso di essere sul posto ore, forse giorni prima dell'arrivo della sposa; doveva portare un regalo degno dei due piccioncini, e soprattutto dei genitori. Qualcosa che li avrebbe fatti invidiare da tutto il continente, ma senza che nessuno, a parte loro, sapesse. Questa posizione di potere avrebbe reso il suo dono ancora più succulento e desiderabile. Per molto tempo aveva bollito nella mente questa idea, fin da prima di essere capo delle Ombre, fin da prima che il mondo cadesse nell'oscurità, e quello era forse il momento di dare vita a qualcosa di nuovo, e fondamentale.

    Ovviamente non aveva idea nemmeno di chi fossero gli sposi, voleva unicamente farsi finanziare da Asuma in maniera spudorata, sfruttando l'amore di lui per la figlia,ma questo, teniamolo per noi.

    Preparò l'uniforme speciale da Ombra, quella da cerimonia, che aveva indossato unicamente al funerale di Ayato, al riparo da occhi indiscreti, e portando con sè solo il minimo indispensabile, qualche kunai e poco altro equipaggiamento, e qualche rotolo, uscì dalla sua dimora posta chissà dove, verso il paese del Gelo.
    Quando uscì, era il tramonto, e dal nulla, un corvo scese dalla collina dietro di lui, e gli si posò sul braccio. Il ronin lo osservò, i due si scambiarono una lunga occhiata, come se si conoscessero da lungo tempo, ma non disse nulla. L'Antico lo stava accompagnando, non avrebbe viaggiato da solo.


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    Attraversare le Sorgenti Termali non fu un problema, quel posto era praticamente deserto. Solo ninja di Oto e Konoha vagavano per quelle lande tranquille e pacifiche, impiegò molto poco a raggiungere il confine col gelo. Dopo tanti anni, se c'era una cosa di cui era certo, era di essere facilmente riconoscibile. Per anni aveva protetto il mondo con il mantello nero e la maschera bianca, e il nome della sua casata era noto ad ogni angolo del mondo, così come il nome di suo padre.
    Cosa che odiava oltre ogni altra, ma che per una volta, nella sua miserabile vita, forse sarebbe stata utile a qualcosa.
    Scelse di non arrivare con un mezzo di trasporto, ma a piedi, voleva restare discreto, per rendere la sua figura più seria di quanto non fosse. Quando le mura del villaggio scelto per l'evento furono all'orizzonte, con un sospiro inchiodò l'ultima indecisione riguardo quello che stava per fare, e fugando ogni dubbio, riprese a camminare, mentre il corvo si voltava ad osservarlo, come per spronarlo a continuare.
    Al gate, la quantità di persone era impressionante, ma in mezzo alla folla, Jotaro notò un individuo fuori posto, qualcuno che, in un giorno di mercato normale, non si sarebbe trovato lì, abiti e movenze troppo diplomatiche. [Occhio di Falco]
    In barba all'etichetta ninja, alla furtività e alle sciarade, con atteggiamento molto più nobile di quanto non fosse necessario, Jotaro si unì al corteo di nobili, come se ne avesse sempre fatto parte, ma posizionandosi in modo da poter parlare con l'individuo con calma, senza avere nessuno dietro a mettergli fretta.
    Quando il giovane si fosse rivolto a lui, chiedendo spiegazioni, il ronin, lo avrebbe salutato con un inchino formale, aiutato anche dal corvo, per poi parlare.

    << E' un onore essere qui. Ho una missiva della massima importanza dall'Accademia, il mio nome è Jotaro Noriaki Jaku, figlio del nobile defunto Hokage, è un piacere conoscervi. >>

    Disse, con fare autoritario e sicuro [Recitazione] estraendo un rotolo molto speciale, dalla carta rilegata e con uno speciale sigillo apposto, per mantenerne la chiusura. Rotolo da porgere al messo. Una volta che fosse stato aperto, il giovane avrebbe potuto leggere un messaggio segreto estremamente formale.


    CITAZIONE

    "Alla sola visione della sicurezza del villaggio del Gelo. L'accademia nelle vesti del suo fondatore, Gaara del deserto, assegna questo diplomatico, nella persona di Jotaro Noriaki Jaku, come scorta per l'evento di cui le parti sono a conoscenza. L'incaricato sarà a disposizione per ogni evenienza, e risponderà alle regole del posto, cedendo ogni sorta di asset offensivo in uso al momento della presentazione della missiva. Il messaggio scomparirà a seguito della presentazione. "


    E così sarebbe stato, Jotaro conosceva Gaara da più anni di quanti quel giovanotto avesse passato camminando sulle sue gambe. Creare un messaggio del genere era una bazzecola, considerato che aveva a disposizione ogni sigillo accademico. Ma lo scopo non era ingannare qualcuno, ma avere un appiglio per dire la verità! Prima che il giovane potesse ribattere, avrebbe appesantito ancora l'importanza del suo ruolo.

    << Nobile funzionario, il mio nome non compare nelle liste della sicurezza. Sono qui in veste di capitano delle Ombre, il nobile ordine di difensori della mia grande casata. Sono qui sia in veste diplomatica, sia per portare un dono al nobile Kurogane, assicurandomi della sua sicurezza prima dell'arrivo degli ospiti. Potete indicarmi un alloggio discreto dove possa prepararmi ? >>
    Si era presentato con nomi ridondanti e con fare borioso appesantendo la sua presenza fino alla stuccheria, per far sentire minuscolo il ragazzo, fosse anche il figlio del più ricco Daimyo del paese. Il capo di una delle sette di guerrieri più segreta ed elitaria del mondo stava davanti a lui, in missione segreta per conto dell'accademia, per fornire protezioni agli sposi e per portare doni di alta rilevanza politica, non solo, ma l'unico messaggio a prova di questo, era così segreto da essere scomparso.

    Tutta la responsabilità di quell'incontro sarebbe stata sulle spalle del ragazzo, esattamente con Jotaro voleva. Il regalo in questione, per rassicurare il giovane...sarebbe stato mostrato eccome, e quasi certamente avrebbe fatto pisciare addosso il guardiano. Jotaro tirò fuori un rotolo estremamente piccolo e pregiato, rilegato con materiali che forse il giovane non aveva nemmeno mai visto. E lo srotolò appena, per fargli intuire di cosa si trattasse. Era un contratto. Un obbligo interventista di aiuto in favore di capi di stato e nobili. Su quel rotolo c'erano firme di vecchi kage, daimyo e persino sannin. Tutte personalità a cui le Ombre avevano donato la loro protezione. Roba che andava ben oltre il normale tuttofare quotidiano di un paese minore.
    Questo stava donando Jotaro, mettere il gruppo al servizio del Kurogane e della sua famiglia. Un dono davvero, davvero limitato.

    Ovviamente il gruppo si era sciolto dato che erano tutti morti da qualche anno, ma erano sempre stati così discreti che quasi nessuno conosceva nemmeno i membri, ma erano comunque leggenda. Una facciata per arrivare a parlare con il nobile, il ronin non voleva altro. Il rotolo però era vero. Jotaro stava per vomitare.


    Edited by Jotaro Jaku - 9/7/2017, 17:17
     
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